ABORTO, VERONESI: COSI' LA CHIESA PERDE CREDIBILITA'

"Mi sembra si voglia fare un gran polverone. Che cosa c'entrano le nascite premature con l'aborto?". In una intervista alla Stampa Umberto Veronesi, convinto difensore della legge 194 sull'interruzione di gravidanza si dice sconcertato dal clamore suscitato dal documento dei direttori delle cliniche di ostetricia e ginecologia delle facoltà di Medicina delle università romane.
L'oncologo parla anche di "un'offensiva senza speranza" da parte degli anti abortisti e per la campagna per una moratoria dell'aborto di "tentativi in extremis di una Chiesa che sta valutando e verificando la sua perdita di credibilità. E si attacca, purtroppo, sempre di più a posizioni indifendibili". Entra quindi nel merito del documento "Per quello che ho letto sui giornali è una sciocchezza - afferma l'ex ministro della Sanità -. Non c'è il tema. Si sostiene che quando un bambino nasce prematuro bisogna rianimarlo: ma lo sappiamo benissimo! E' ovvio che un medico debba soccorrere un neonato prematuro. Se sta morendo lo aiuterà a morire, se ce la fa a sopravvivere lo deve aiutare a vivere. Mi sembra implicito. Piuttosto quello che mi sconcerta è l'accostamento che si fa con l'aborto. L'aborto è altra cosa. Aborto significa un'interruzione di gravidanza in cui la madre decide che non vuole far crescere il feto. Nell'aborto il bambino nasce morto.
Vogliono rianimare un aborto?".
Nel documento dei neonatologi, secondo Veronesi, non c'e' nessuna significativa novita' e il professore si dichiara quindi d'accordo con la senatrice Paola Binetti, che parla di applicare in toto la legge vigente. 'Io sono a favore del neonato - prosegue - e, del resto, chi si sognerebbe di non esserlo'? Ripeto: se da una nascita normale, pur se prematura, il neonato nasce vivo vuol dire che merita di essere rianimato. Se poi il neonato e' a rischio e' chiaro che bisogna stare attenti. E' il medico che deve decidere cosa fare se il neonato e' malformato, se gli manca mezzo cervello...E' una decisione da prendere secondo coscienza'.
Il pontefice, durante l'Angelus di ieri celebrato nella Giornata della Vita promossa dalla Chiesa italiana, ha ribadito anch’egli  la condanna di aborto e eutanasia e ha lodato 'quanti, con fatica ma con gioia, senza clamori e con grande dedizione assistono familiari anziani o disabili, e a coloro che consacrano regolarmente parte del proprio tempo per aiutare quelle persone di ogni eta' la cui vita e' provata da tante e diverse forme di poverta''.
Anche il Ministro Livia Turco è intervenuta, a difesa della legge sull’aborto: "Vogliono rianimare il feto? va bene, anche nella 194 c'e' un riferimento a questo. Mi sembra pero' una crudelta' insensata che certo non aiuta ad accogliere una vita umana farlo contro la volonta' della madre". Cosi' il ministro della Salute Livia Turco, intervistata da 'Repubblica', torna sulla polemica nata dal documento dei ginecologi delle universita' romane. Un dibattito che tocca la stessa legge 194, e che la Turco giudica "non sereno", "surreale", mentre occorrerebbe "fare un dibattito serio su questo, bisognerebbe ragionare di piu' sulle persone e meno sui principi, sarebbe necessario mettere in campo dialogo e reciproco ascolto".  
Rianimare il feto ad esempio, ricorda il ministro, e' una procedura prevista dalla 194. "Credo conti il parere del medico e che la vita vada alimentata - spiega - ma non contro la volonta' della madre, ma con quella volonta' e il medico non puo' non tenerne conto". Con le elezioni alle porte, e il possibile cambio di maggioranza, anche la legge sull'aborto potrebbe essere a rischio: "Sfido chiunque vuol metterla in discussione. - scandisce Livia Turco - Vedendola da vicino l'ho apprezzata ancora di puo', ho apprezzato il suo equilibrio e la sua lungimiranza. La legge ha fatto leva su due principi etici fondamentali: la responsabilita' femminile e la responsabilita' del medico. Io sono serena. Tutti sanno che con questa legge l'aborto e' diminuito. Ho fiducia nelle donne - conclude - e nella loro saggezza". 

 


CARNEVALE DI VIAREGGIO: IN VENDITA PER BENEFICENZA LITOGRAFIE DI DARIO FO A FAVORE DELLE VITTIME DELL'URANIO IMPOVERITO

 

 

CARNEVALE DI VIAREGGIO: IN VENDITA PER BENEFICENZA LITOGRAFIE DI DARIO FO A FAVORE DELLE VITTIME DELL'URANIO IMPOVERITO .

GUARDA QUI IL VIDEO DI STRISCIA LA NOTIZIA!!

Argomento: 

LA MORTE DI UN EROE

Di  Antonietta M. Gatti
 
Ieri è morto Fabio Maniscalco, di professione archeologo.
Ma ieri non è morta solo una persona di 43 anni per una rara forma di adenocarcinoma del pancreas: è morto un eroe dei nostri tempi, ed io gli voglio rendere merito. Io voglio che la sua morte lasci un segno nella nostra esistenza.
Come tanti altri soldati, Fabio è stato in “missione di pace” nei Balcani (1995-97), ma al di là dei suoi compiti ha cercato di portare la sua cultura di archeologo in quei luoghi bombardati. Ha cercato di dare un contributo costruttivo, di salvaguardia della storia e del nostro passato in un territorio segnato dall’odio e dalla distruzione.
Il suo lavoro di censimento e di verifica su monumenti e reperti museali in una nazione che cercava faticosamente di uscire da una odiosa guerra etnica voleva essere un segno di ricostruzione, di speranza.
Questa voglia di dare speranza l’ha condotto poi in altri teatri bellici, sempre per recuperare pezzi di storia evitando che la cecità umana li spazzasse via.
Non vorrei scriverlo, ma forse questa speranza è morta con lui. All’interno di questa tragedia, c’è un aspetto inquietante, una beffa del destino, perché la sua morte è da ascrivere alle attività che ha svolto in quei territori.
Io non l’ho mai conosciuto di persona. Ho sempre parlato con lui per telefono perché quando mi ha cercato era già ammalato. Ammalato al di là di ogni possibilità di salvataggio. Con voce ferma, senza tradire la paura della morte, mi ha chiesto se potevo e se volevo analizzare una sezione del suo corpo: un pezzo di quel tessuto malato che gli era stato asportato ma che aveva già messo delle radici profonde in tutto il suo essere.
Di lui, così, conosco una realtà interna, nascosta, intrigante e incredibile.
Guardando questo tessuto con “occhi ultrafini” ho visto miriadi di particelle di metalli dislocate ovunque nei campioni di milza dove estrinsecavano la loro bellicosità. Sì, perché le guerre moderne stanno diventando veramente raffinate. Le bombe, esplodendo, inquinano irrimediabilmente l’aria e riescono ad agire anche dal di dentro dei corpi. Silenziose. Senza che nessuno veda. Senza che nessuno sappia. Senza che nessuno voglia sapere. L’azione di queste bombe può avere due effetti: uno immediato (il soldato o il civile viene colpito direttamente quindi è ferito o muore) ed uno è ritardato. È l’effetto più subdolo e forse più crudele. Gli effetti delle esplosioni, le polveri finissime generate, possono rimanere nel territorio e uccidere lentamente, senza fretta, per tantissimi anni, anche quando i trattati di pace sono stati firmati e la guerra è un ricordo da cancellare. E uccidono senza distinzione di specie, di grado di parentela, di appartenenza politica. Sono molto democratici.
All’interno del tessuto di Fabio, oltre ai metalli pesanti ho trovato anche polveri d’oro, non oro e basta: oro legato ad altri metalli. Le  composizione identificate non esistono in nessun manuale di materiali e  sono il frutto casuale di una combustione incontrollata. Restando nell’ambito di lavoro di Fabio Maniscalco, archeologo, poniamo che una bomba colpisca un museo che contiene reperti di ceramica, di tanti metalli e tra questi l’oro. La temperatura altissima che lo scoppio induce fonderà tutte queste sostanze e molte, addirittura, le sublimerà. Poi il tutto si ricomporrà in maniera che con il prima non avrà nulla a che fare, e saranno polveri di composizioni mai viste in altre circostanze.
Lui cercava di salvare reperti nei musei, ma non è riuscito a salvare se stesso dagli effetti che la guerra aveva creato. Un parte di quel mondo che aveva tanto amato gli è entrata nel profondo contaminandolo. Sembra un paradosso, ma è ciò che le analisi mostrano con chiarezza. Non ho trovato altra spiegazione dallo studio anamnestico che ho fatto con lui e ciò che ho trovato è profondamente logico. L’andare in cunicoli bombardati per ritrovare frammenti di storia senza alcuna protezione non è sano. All’interno di cunicoli o di camere sotterranee bombardate rimane un pulviscolo che, se inalato, è insidiosissimo. Ecco perché il professor Maniscalco è un eroe: perché ha pagato con la vita il suo amore per il passato, per la cultura, per le radici. Qualcuno gli riconoscerà questo merito? L’anno scorso era stato proposto per il Nobel per la pace del 2008. Ma non c’è più tempo.
La sua morte deve essere un messaggio, un monito per governanti e politici: mentre voi decidete a tavolino la morte, alcuni lavorano pensando al nostro futuro attraverso la salvaguardia del nostro passato. Purtroppo la vostra morte ha raggiunto anche lui.
Quante altre persone meno famose, sconosciute, sono morte o moriranno in questo modo? E non penso solo ai soldati, ma penso agli addetti delle varie associazioni non governative, ai volontari, ai giornalisti che hanno frequentato e frequentano quei luoghi, ignari di altri pericoli, che non quelli immediati creati dalle bombe. Chi si prenderà cura di questi eroi? Della loro memoria, almeno?
Vorrei esprimere il mio rammarico per non essere riuscita a salvare questa persona pur avendo visto la causa della sua morte. Quando il mondo si frammenta in “schegge” così piccole, così insinuanti ed insidiose, io non posso toglierle e i farmaci sono inefficaci. Nessuno puo’ fare niente. Però si può fare prevenzione. Si possono scrivere procedure, allestire attrezzature idonee.
Il problema è: c’è qualcuno che mi sta a sentire in questo silenzio di tomba? C’è qualcuno a cui interessa sapere che la guerra continua anche quando il libro ufficiale della storia ha chiuso la pagina?


Grazie Mirella e Nicolò! da franca

Gentile signora, il 9 aprile mio marito ed io nel darLe il voto, eravamo certi di fare cosa giusta. Leggere negli ultimi tempi le Sue difficoltà ed amarezze ci ha molto rattristati. Le “pagine a pagamento” del 15 e 24 gennaio con l’elencazione delle Sue motivazioni che l’hanno indotta alle dimissioni e le riflessioni in preda allo sconforto provato in Aula quel giorno, hanno sortito un duplice effetto. Anzitutto quello di provare nei Suoi confronti profonda stima e compassione per quanto sta attraversando. Dice bene che il Suo grande sconforto non La lascerà presto. Contemporaneamente Lei ci ha infuso ancora la fiducia, anzi al momento attuale Lei rappresenta l’incarnazione della fiducia nella politica. Personalmente inoltre le Sue parole del 24 gennaio mi hanno talmente colpita da essere state le sole ad indurmi a formulare, sebbene in ritardo, gli auguri per il nuovo anno ad una persona così a noi vicina politicamente e quindi sentimentalmente, impedita fino ad allora poiché la tragedia della morte degli operai della Thissen ci aveva come rinsecchiti per il futuro. Sapevo di mancare, ma non riuscito a vincermi a prendere carta e penna. Credo che la nobiltà d’animo ed il senso democratico di dedicare tanti mesi della Sua vita ad una causa istituzionale che Le è parsa giusta, sapranno lenire lo scoramento in quanti hanno da più anni perso riferimenti politici perché traditi dalla mancanza di coerenza che Lei ricorda essere sempre stata una costante della coppia Franca Rame – Dario Fo. Lei riprenderà a ritessere il Suo impegno culturale, sociale e politico “senza ingessature né vincoli”. Permetta di sottoporLe un caloroso invito, perché la Sua esperienza competente di questi diciannove mesi, le Sue proposte non accolte non possono e non devono andare disperse. Il Progetto “10 leggi per cambiare l’Italia”, che abbiamo efficacemente sentito illustrare da Suo figlio Jacopo in Rai Tre un mattino di poche settimane fa, è necessario che diventi un cartello di orientamento al voto, un appello accorato per indurre i delusi che altrimenti ingrosseranno le file dell’astensionismo di sinistra. Quello inoltre che ci pare pressante è trovare tempi e modi per quella vasta sacca che per la solitudine sociale in cui vive è risucchiata dalla sola televisione e sarebbe pronta a rimettere il suo destino in mano alla destra. Profondamente grati per l’impegno parlamentare profuso e per l’onestà intellettuale e la semplicità con le quali si è rivolta a noi tutti attraverso Repubblica, augurandoLe maggiori soddisfazioni, Le inviamo cordiali saluti. Mirella e Nicolò


sondaggio sul sito Repubblica.it: governo istituzionale o elezioni subito?

 
Governo istituzionale o elezioni subito? Già 260 mila utenti, negli ultimi dieci giorni, hanno risposto al sondaggio di Repubblica.it.
La maggioranza, il 73%, è favorevole alla costituzione di un governo che approvi una legge elettorale; il 24% invece vorrebbe andare subito ad elezioni, votando con l'attuale sistema elettorale, il Porcellum; 3% gli indecisi.
VOTATE, VOTATE, VOTATE!!!


Un piccolo lascito di Galapagos, sul Manifesto

Il fisco anche in gennaio ha fatto il pieno: le entrate tributarie sono aumentate del 7,4%, un tasso di crescita superiore a quello del Pil nominale. Sembra che gli italiani da un po' di tempo paghino più tasse. O meglio, che a pagarle siano quelli che in precedenza l'hanno pagate con abbondante «autosconto», approfittando poi dei ripetuti condoni di Tremonti per metterci una pietra sopra. L'aumento della pressione fiscale si spiega solo con la «tigna» di Visco, ovvero con una lotta all'evasione. Ma ora è il momento di farla scendere questa pressione fiscale. Ovviamente partendo da chi le tasse le ha sempre pagate: i lavoratori dipendenti ai quali sfuggire al fisco è sempre stato praticamente impossibile.
La legge finanziaria per il 2008 prevede che tutto l'extragettito derivante dalla lotta all'evasione fiscale sia destinato al sostegno del lavoro dipendente e delle famiglie più indigenti. Proiettando i dati di gennaio si può stimare, anche in presenza di un rallentamento dell'economia, che il tesoretto disponibile si aggira sugli 8-10 miliardi di euro. Una manna per chi da anni sta perdendo potere d'acquisto: a loro debbono essere destinate tutte le risorse disponibili.
Anche le categorie che in questi anni - secondo Bankitalia - hanno fatto il pieno (come commercianti e artigiani) sembrano favorevoli a una redistribuzione del reddito a favore dei lavoratori dipendenti. Non c'è da meravigliarsi: la domanda sta scendendo e i consumi rischiano di scendere ancora di più con il rallentamento del ciclo economico e una spinta all'economia può arrivare proprio dai consumi di chi da anni stringe la cinghia. Ma non c'è il problema del governo? Assolutamente no: la diminuzione della pressione fiscale è già legge dello stato e anche un governo provvisorio può e deve agire per applicarla. Se serve anche con un decreto legge: un piccolo lascito a futura memoria. E chi si oppone rischia di perdere le elezioni.


Aldo Bianzino: morte sospetta in carcere a Perugia. Presunto omicidio taciuto?

Quella di Roberta Radici è una storia di straordinaria ingiustizia: non quella che tocca i politici e le loro mogli, ma quella che travolge la gente “normale”, per poi distruggerla.

Il suo compagno, Aldo Bianzino, falegname quarantaquattrenne di Pietralunga arrestato per possesso di marijuana, è morto in carcere, dopo un giorno di detenzione, in circostanze misteriose. Un decesso controverso, avvolto di dubbi sulle cause e le modalità.
Roberta racconta al telefono con lucida meticolosità ogni dettaglio: orari, minuzie, tutto viene esposto come a creare un film, il cui finale non è affatto scontato.
 

 guarda qui la video-intervista a Roberta Radici girata dal Meetup degli Amici di  Beppe Grillo
 

venerdì 12 ottobre alle 7.30 circa del mattino a casa di Aldo dormono tutti, tranne lui, che sta preparando la colazione per il figlio 14 anni, la compagna, convalescente da una degenza ospedaliera e la suocera 91 enne.
Aldo ha scelto di vivere lontano dal paese, in una casa arroccata in cima ad una collina.
Nulla turbe sue giornate, dopo il lavoro si dedica al suo orto e alla famiglia: niente mondanità, nessuna frivolezza.
All’improvviso un gran rumore di pneumatici ed auto a gran velocità sul vialetto che porta a casa: sbattono le porte: arriva la polizia.
Uomini e donne in borghese con cani antidroga entrano in casa, chiedono se c’è un avvocato di fiducia che vuole essere presente, ma Aldo non ne ha, firma quindi un atto che da inizio alla perquisizione. La casa di Aldo viene divelta: armadi, stipetti, cassetti, tutto svuotato a terra. Il bimbo e la nonna anziana sono sconvolti, non riescono proprio a comprendere cosa stia capitando. Nella perlustrazione dell’orto  si scoprono delle piante di marijuana,  Aldo sa bene che è illegale, ma non vende e non spaccia, si tratta di pianticelle per uso personale.
A questo punto la polizia chiede che anche la sua compagna, Roberta, esca di casa: poco importa se sta male, fa fatica a muoversi ed è fuori di sé per il panico seminato dall’inattesa incursione.
Deve uscire comunque, viene coinvolta dalla polizia.
Aldo e Roberta vengono portati in questura, prima a Città di Castello, dove viene affidato loro un avvocato d’ufficio, poi a Perugia: interrogati e schedati.
Vengono poi tradotti in carcere. E’ sera.
Rimangono il figlio 14enne e la nonna 91 enne da soli, in una casa isolatissima, lontana da ogni contatto.
Arrivati in carcere vengono sottoposti a visita: Aldo risulterà sano e collaborativo. Lei viene portata nella sezione femminile, lui in isolamento fino all’interrogatorio.
 
Sabato 13 ottobre: alle 13.00 circa, l’avvocato  assegnato va a fare visita ad Aldo per la difesa d’ufficio. Alle 14.00 circa va nella cella di Roberta, ha per lei un massaggio di Aldo: “ non ti preoccupare, finirà tutto in fretta”. Roberta si informa delle condizioni del compagno, l’avvocato risponde che sta bene, compatibilmente con le condizioni di carcerato.
 
Domenica 14 ottobre mattina alle 9 e 15 circa arriva una secondina, che obbliga Roberta ad uscire di cella per un incontro. Entra nell’ufficio dell’ispettore capo, che la fa sedere e le chiede se il marito soffra di qualche malattia: cuore, polmoni. Lei, preoccupata, chiede il perchè di queste domande. L’Ispettore risponde che Aldo è svenuto, lo stanno portando in ospedale, e hanno bisogno di informazioni per il soccorso. Roberta risponde più volte che Aldo è sano, sanissimo, non ha alcun problema di salute.
Viene quindi rimandata in cella, con un nodo alla gola e mille preoccupazioni, e di lì a poco arriva la notizia che sarà scarcerata.
Sta firmando i moduli per il rilascio nell’ufficio dell’ispettore capo, continua a chiedere di Aldo: come sta, quando lo vedrà.
 

L’ispettore risponde: Martedì, dopo l’autopsia.
 

Viene riaccompagnata a casa, è disperata.
Domenica sera Roberta contatta l’ex moglie di Aldo, per chiedere che si occupi della nomina di un medico legale di parte, che assista all’autopsia: nei giorni successivi le dice di aver trovato 2 costole rotte, distacco e lacerazione del fegato e  4 emorragie cerebrali, ma non c’è segno esterno di percosse.
Roba da film americani. Sembra un “lavoro da esperti”, non solo un pestaggio andato oltre.
L’ora presunta della morte di Aldo è stimata alle 7.30 del mattino: Roberta sospetta quindi di essere stata chiamata dall’ispettore per conoscere eventuali malattie di Aldo, nel tentativo di insabbiare un omicidio. Aldo non sarebbe mai andato in ospedale ma direttamente in obitorio.
L’avvocato d’ufficio è l’ultima persona che ha visto Aldo vivo, e rispondendo al medico legale ha confermato che le sue condizioni di salute erano buone, così come riportato anche dal referto della visita di ingresso in carcere.
Il decesso di Aldo è circondato non solo di mistero, ma dal senso di disgusto che si prova a pensare che cose di questo tipo possano succedere nelle carceri di un paese civile. Ma gli indizi ci invitano a pensare che il nostro sta iniziando a non esserlo più.
Cosa potrà raccontare Roberta a suo figlio della giustizia in Italia?
 
Leggi qui l'articolo sull'intervento di Franca Rame per Roberta Radici
 

Argomento: 

A Berlusconi non far sapere - di Dario Fo e Franca Rame

 Oggi è arrivata l’assoluzione di Silvio Berlusconi per falso in bilancio nel processo SME, perché il reato non esiste più, (e poi si dice che Berlusconi ha governato male! Guarda come funzionano bene le sue leggi!).
Cercando nel magnifico archivio di Franca, ho ritrovato questo bellissimo articolo, sembra scritto oggi!
 
Buona lettura!
Redazione

Il Venerdì di Repubblica, 3 novembre 1995

 Il Cavaliere è vittima di una congiura ordita dai suoi più stretti collaboratori

 Vi sembrerà strano ma siamo convinti che in tutta questa storia di corruzione, Berlusconi non c’entri proprio per niente.
Se il Cavaliere ha una colpa è, semmai, quella di fidarsi troppo dei suoi collaboratori, primo fra tutti suo fratello Paolo. Costoro, a sua totale insaputa, compiono atti illegali di gravità inaudita.
E’ vero, la prima impressione è che nella direzione manageriale delle proprie imprese Berlusconi non conti un accidente. Com’è possibile che i suoi collaboratori usino dei suoi quattrini per corrompere, a sua insaputa, generali, colonnelli e marescialli della Finanza, come fossero normali assessori o ministri Dc o Psi!
Ma come non capire che quel tenerlo all’oscuro è un atto d’amore profondo. Essi sanno che il cavaliere non accetterebbe mai un’azione illegale solo per risparmiare qualche miliardo in tasse.
Ma in molti si chiedono: “ Com’è possibile che un impero imprenditoriale come quello di Berlusconi, possa restare in piedi con una conduzione tanto allegra e scellerata, dove il maggior responsabile viene tenuto all’oscuro di ogni manovra illegale?” Chi lo sa? Esiste un dio degli ubriachi e anche un dio dei candidi.
Ma i maligni insistono: “No, non ce la raccontate giusta! Berlusconi è mica un allocco imbesuito come ci volete far credere! Impossibile che non sapesse!”
A questo punto perché non dovremmo ugualmente credere che Giovanni Pericò, impiegato dell’INPS, riconosciuto inabile con il 70% di invalidità permanente, non sapesse di essere perfettamente sano e non sospettasse che il medico fosse stato corrotto, né sapesse della mazzetta elargita al direttore del personale.
E dobbiamo anche credere che egli non si fosse reso conto di far parte della squadra di pallacanestro, nella quale giocava nel ruolo di Pivot. Anche al Pericò, come a Berlusconi, colleghi e parenti avevano tenuto nascosta ogni cosa.
Così di sicuro anche Pier Angelo Stanziani, accusato di percepire illegalmente una pensione da grande invalido, in quanto dichiarato cieco dalla nascita, non sapeva di soffrire di tale menomazione… L’oculista che l’aveva visitato non aveva avuto cuore di comunicarglielo, tanto che il medesimo, ignaro, continuava tranquillamente a partecipare ai campionati di tiro a segno dove, in verità, si classificava solo al terzo o al quarto posto. E se accettiamo l’innocenza di Berlusconi, perché non dovremmo credere all’assoluta buonafede di Baldassarri Gaetano di Napoli?
Il caso è conosciuto: Baldassarri Gaetano, che percepiva una pensione da grande invalido, in quanto paralizzato negli arti inferiori, è stato scoperto nell’atto di rincorrere un autobus e saltarci sopra al volo.
Arrestato, l’avvocato durante il processo ha dichiarato che il suo cliente era stato a Lourdes sette giorni prima, ed aveva ricevuto la grazia. E dire che lui, il Baldassarri, manco se n’era accorto.
Beati i candidi e coloro che non sanno.
Loro sarà la gloria e l’archiviazione di ogni processo!
 
 

Franca Rame intervistata da Silvia Terribili e Fabio Greggio per il programma Liberalaradio


C'era una volta un re, seduto sul sofà, che chiese alla sua serva raccontami una storia....

la storia incominciò: c'era una volta un re...
Ipotesi uno
2000: la sinistra cambia la legge elettorale per garantire la governabilità.
2001: Berlusconi vince le elezioni, governa uno schifo, capisce che perderà le elezioni successive e cambia la legge elettorale per non permettere alla sinistra di governare.
2006: la sinistra vince le elezioni e poi non riesce a governare perché Berlusconi ha fatto una legge di merda.
2008: Si va elezioni anticipate. Prima delle elezioni la sinistra cambia la legge elettorale per garantire la governabilità. Berlusconi vince le elezioni e governa uno schifo.
2013: Berlusconi capisce che perderà le elezioni successive e cambia la legge elettorale per non permettere alla sinistra di governare.
2015: la sinistra vince le elezioni, non riesce a governare perché Berlusconi ha fatto una legge di merda.
2017: Si va elezioni anticipate. Prima delle elezioni la sinistra cambia la legge elettorale per garantire la governabilità. Berlusconi vince le elezioni e governa uno schifo.
E via così.


le critiche al Governo Prodi

...Topo Gigio (Veltroni nel caso non "comprendesse") e il centro sinistra implorano adesso una nuova legge elettorale prima del voto. Questi spudorati in due anni di Governo hanno partorito, d’accordo con lo psiconano ( Berlusconi nel caso non "comprendesse"), la legge sull’indulto per evitare che gli amministratori di nomina politica e i bancarottieri finissero dietro le sbarre. Cuffaro e la signora Dini, tra gli altri, ringraziano.
Il centro destra, nel 2006, ha cambiato una legge frutto di un referendum, contro il volere dei cittadini, espropriando gli elettori del diritto di scelta del candidato. Questo, per me, costituzionale o meno, legale o meno, si chiama COLPO DI STATO. La modifica alla legge elettorale è stata illegittima. Votare in queste condizioni porterà a liste chiuse di condannati, di leccaculo e di parenti.
La priorità del governo Prodi doveva essere la legge elettorale, andava cambiata nei primi 100 giorni insieme alla legge sul conflitto di interessi, e poi si doveva tornare subito al voto popolare. Non macerarsi in Senato con il ceppaloide. Fassino in un comizio, prima delle elezioni, disse che la priorità era il lavoro, il lavoro, il lavoro… e non il conflitto di interessi. Si è visto quale lavoro hanno creato. Sottopagato e mortale.
Oggi questa banda di deficienti, e non è un insulto, consegna il Paese al baratro berlusconiano. Per noi sarà dura, per loro è finita...
TRATTO DAL BLOG DI BEPPE GRILLO.
Ecco senatora in questo scritto del buon Beppe c'è la chiave del fallimento del governo Prodi, oltre che il suo naturalmente. Lei in questi due anni ha avvallato con la sua partecipazione (ipocritamente sofferta) questa banda di disgraziati mafiosi capaci solo di perpetuare se stessi e i loro interessi, ed ora che cambiano i suonatori (anche se la musica sarà comunque la stessa) Lei ha la faccia tosta di fare dell'ironia su come vivranno gli operai che Lei e il governo Prodi dovevate aiutare? Le consiglio signora di guardarsi bene attraverso uno dei tanti specchi che avrà sicuramente nella sua bella casa... si guardi a lungo senza "parlarsi" ma "pensando" pensando molto su cosa ha significato la sua fallimentare esperienza politica. La saluto
 
 
 

 Caro Roger,
che ci sia malcontento attorno all’azione di Governo è comprensibile, anzi, molte critiche in questo blog hanno trovato forza, come ad esempio la campagna contro la base di Vicenza o ancora le critiche all’indulto.
Ma ci sono alcuni puntini da mettere sulle “i” :
Di legge elettorale si parla da quando è nata la proposta referendaria, e ancora, le commissioni affari costituzionali di Camera e Senato sono da tempo al lavoro su questo tema, tant’è che proprio martedì, il giorno dell’ esplosione della crisi di governo la commissione avrebbe dovuto votare sulla decisione di assumere la bozza Bianco come “testo base” della discussione sulla riforma… Ma l’Udeur, da sempre contraria alla bozza Bianco, ha aperto la crisi… fatalità o premeditazione?!?
Non si può condannare tutto in blocco, senza fare dei distinguo!
l'Italia nell'aprile del 2006,era a CRSCITA ZERO. Nulla. Zero assoluto.
In 19 mesi di governo PRODI ha
-risanato i conti pubblici, coprendo il buco Tremonti
-rilanciato l'economia da ZERO a +1,8%
-tagliato le imposte sul lavoro di 5,4 miliardi di euro
-liberalizzato una parte di commercio e professioni
- bloccato la comica legge Castelli
-fermato l'arrivo clandestino delle famiglie dei lavoratori extracomunitari rivedendo una parte della  Bossi-Fini col decreto flussi
- aumentato le pensioni minime
-aumentato l'indennità di disoccupazione
-istituito i contributi figurativi per garantire la pensione ai giovani precari e il riscatto della laurea,
-fatto firmare un protocollo d'intesa sia a Confindustria che ai tre sindacati  
- favorito l’installazione di pannelli fotovoltaici
- incentivato la bioedilizia
- abolito il canone RAI per gli ultra 65enni,
- ridotto l’ICI per la prima casa
- detrazione IRPEF per inquilini con redditi bassi
- contenuto le spese della politica, enti locali, comunità montane, magistratura militare
- Voip per le P.A., acquisti verdi, informatizzazione della giustizia
- lottato contro l’evasione fiscale fino a produrre il famoso “tesoretto”
- introdotto la class action (si poteva fare meglio, però intanto c’è)
- aumentato il numero di ispettori del lavoro e inasprito le sanzioni per gli infortuni sul lavoro (si poteva fare di più e di meglio però…)
 
 
Si poteva certo fare di più: essere più decisi nella chiusura delle missioni all’estero, più incisivi nelle politiche sociali, più determinati nei tagli dei costi della politica.
 
Vero, ma la coperta è corta: non c’era un quattrino, e ciò che si è ottenuto è stato frutto di infinite mediazioni tra forze dalle più centriste alle più estreme. Ognuno ha tirato la fune dalla sua parte, ottenendo una grande dispersione di energie. Ma la riflessione, alla fine,  è sempre la stessa: siamo proprio sicuri di cambiare in meglio?!
 
 


Pronto chi sparla?

Alle 23e30 dell'11 gennaio, Dario mi telefona e mi dice con voce preoccupata e "circospetta", come uno che teme di essere intercettato: "Ho ricevuto un fax... (pausa come cercasse le parole giuste...) uno strano fax..." "Chi l'ha inviato?" "Non so. (altra pausa...) Non ci sono numeri di telefono... né firma..." "Lo vedrò domani in ufficio... non ho il fax a casa. Ma che dice?" "E' meglio che tu lo legga subito, l'ho fatto ribattere. Lo mando per e-mail. Te lo spedisco."
Lo sento veramente agitato, preoccupata mi agito a mia volta. Pochi secondi ed ecco il documento nelle mie mani.
Leggo e rileggo e non credo ai miei occhi... ci penso su per un po'... e alla fine richiamo il mio legittimo: "Dario... ma perché mi fai 'sti scherzi a mezzanotte?" Scoppia in una gran risata: "Ci eri cascata, eh!" Ecco, Dario è imprevedibile... pensa, ragiona e "VEDE" (e aveva visto giusto!), e di botto si deve mettere a scrivere, a qualsiasi ora. Ha sempre posseduto questa "allarmante" veggenza. Un esempio tra i tanti? Nel 1964 scrisse "Settimo: ruba un po' meno!", una commedia su Tangentopoli, situazione venuta alla luce quasi trent'anni dopo, nel 1992. E nel 1974 con "Non si paga! Non si paga!" anticipò la spesa proletaria, avvenuta un anno dopo.

Lo scritto che mi ha inviato comincia così:

Ecco il documento della trascrizione di una conversazione telefonica segreta fra il Guardasigilli, Clemente Mastella, e l’ex premier, Silvio Berlusconi. La registrazione risale all'11 gennaio 2008, quattro giorni prima dell'arresto della Signora Mastella e di gran parte dei componenti dell'UDEUR.
Purtroppo si tratta di un frammento interrotto.

Clemente: Pronto? Con chi parlo?
Silvio: Un momento… dica lei prima con chi parlo io.
Clemente: Sei tu, Silvio?
Silvio: Dipende da chi parla. Chi sei tu? Dammi la parola d’ordine.
Clemente: C’è una parola d’ordine?
Silvio: Sì purtroppo ma anche se me la dici giusta non so se sei attendibile perché io per primo me la sono dimenticata. Ad ogni modo... chi sei?
C: Ma come? Non mi riconosci? Sono Clemente.
S: Clemente Mastella?
C: Sì, sono lui…
S: Ma sei pazzo a telefonarmi? Siamo sotto controllo… intercettati di sicuro!
C: Calmati, il mio telefono non lo è di certo. Non è un apparecchio di qua, è completamente fuori controllo. E, per quanto ne so, anche il tuo sfugge alle registrazioni.
S: Va bene, speriamo. Parliamo pure ma abbottonati, frasi generiche e allusive, nessun termine esplicito.
C: D’accordo. Attento, comincio: tanto per aprire avrei deciso di fare il botto.
S: Che botto?
C: Eh ma Silvio, se mi preghi di non essere esplicito e poi mi chiedi che significa fare il botto...! Scusa, qual è il tuo maggiore cruccio? La spallata, no?
S: Ah certo, che stupido! La spallata a Romano mortadella!
C: Ehi, non sbracare così piatto…
S: Ma Clemente, andiamo, non c’è niente di segreto, lo sanno tutti che è da due anni che aspetto ‘sto botto che lo sgnucchi a capofitto giù dal seggio… e non viene mai!
C: Ma si sa anche che con tutte le tue offerte di mercato, non sei mai riuscito a comprare un voto, a cominciare da quello del topolino…
S: Topolino?
C: Ma sì… il fognaro saltabecco!
S: Topolino fognaro saltabecco? Ah… ho capito, Dini.
C: Eh dai, Silvio, già che ci sei dà pure anche l’indirizzo di Lamberto, dove abita, e il codice del suo antifurto.
S: Ma dico, mi prendi per idiota? Non lo darei mai il suo codice... anche perché non lo conosco…
C: Meno male…
S: No, adesso che mi viene in mente ne conosco uno: 9A6B75, è quello fiscale.
C: Senti Silvio, ma mi stai a sfottere o sei impazzito?
S: Ma sì, facevo per gioco… così se ci stanno spiando si fanno anche loro quattro risate. Piuttosto, non tiriamola alla lunga… non ho ancora capito perché mi hai telefonato. Cosa sarebbe ‘sto botto?
C: Beh Silvio, adesso ti spiego, ma fai molta attenzione giacché ti parlerò per allegoria.
S: D’accordo, vai con l’allegoria. Io sono una forza a capire le allegorie. Io stesso sono un’allegoria.
C: Va bene, va bene, allora ascolta. Ho saputo per vie traverse che i giudici della Magna Grecia hanno deciso di tarantolarmi. E' chiaro?
S: Certo, certo, Clemente, i giudici della Magna Grecia tarantolano sempre.
C: Bene. E con me tutti i miei macedoni, compresa Penelope. In tutto siamo sotto le caudine in ventitre. Intendi?
S: La miseria cosa mi dici! Guarda, sono sconvolto. Ho capito tutto, però mi sfugge qualche particolare…
C: Dimmi…
S: Scusa, chi sono i giudici della Magna Grecia? E cosa significa tarantola? E Penelope chi è? Per non parlare dei macedoni e delle caudine… per il resto ho capito tutto.
C: Silvio, sei una frana. Allora attento. I giudici della Magna Grecia sono i Ceppaloni, o meglio i gip del tribunale campano, e tarantolare significa mettere sotto processo.
S: Ah beh, allora…
C: I macedoni sono i miei compagni di partito, tutti ventitre che dovranno passare sotto la forca caudina, cioè tutti per ora agli arresti domiciliari.
S: Ma quando?
C: E’ questione di qualche giorno e a tutti noi arriverà l’avviso di garanzia. Compreso a Penelope.
S: Anche Penelope!
C: E con una lista di accuse pesanti!
S: Penelope?
C: Sììì!
S: E chi è?
C: E' mia moglie!
S: Ma non si chiama Sandra? Ne hai un’altra? Ah! Ah! Ah! (Ride)Furbacchione! Hai capito il Mastella? Democristiano che va a protestare per i dico… e poi se la fa con due mogli.
C: Ma cos’hai capito, Silvio! Penelope è la moglie fedele per antonomasia, contornata dai proci che la vorrebbero impalmare… Mia moglie!
S: Impalmare? I froci? Per favore, piantiamola con ‘st’allegoria, mi sto scocciando, parla chiaro e chi se ne frega se ci spiano e capiscono tutto: voglio capire anch’io. Allora Clemente, dicevi che fra qualche giorno riceverai una tempesta di incriminazioni.
C: Oh finalmente! E a questo punto come me la cavo?
S: Beh, basta scagliarsi contro i giudici e accusarli di essere al servizio dei comunisti.
C: Ma io sono coi comunisti al governo! O meglio... li sopporto, siamo insieme.
S: E allora cosa pensi di fare?
C: Do le dimissioni da Ministro della Giustizia.
S: Accidenti che colpo! Ma ti conviene?
C: Certo che mi conviene. Ma questa è soltanto la prima mossa. Dicevo: tanto per cominciare, appena mi arriva l’avviso di incriminazione, do le dimissioni con dichiarazione in diretta al Senato. E qui mi scaglio contro i giudici accusandoli di fare un gioco basso per sputtanare la mia onorabilità di eccetera eccetera bla bla bla. Anzi, siccome so già che la prima botta arriverà contro Penelope, voglio dire, mia moglie, reciterò una sceneggiata di uomo sconvolto che per amore della propria sposa sacrifica la sua carriera e i suoi interessi politici, e si immola per lei sull’altare dell’amore.
S: Bravo! Bella questa ‘scelgo l’amore e non la politica!’ Bella frase, la adopererò nel mio discorso. Ma che figlio d’androcchia!
C: Puoi giurarlo, con questa mia tirata, caro Silvio, riceverò applausi come Giulio Cesare quando lo scannarono con trentacinque pugnalate, perché tutti i senatori presenti nell’emiciclo si sentiranno parte della stessa congrega, o meglio... della stessa casta!
S: Caspita che casta! Casta diva!
C: E' certo: guai a chi tocca i politici! I politici sono sacri e inviolabili! Ah ah ah (sghignazzo). Guarda, anche tu, Silvio, dovrai dichiararti subito solidale con il mio gesto di straordinaria lealtà verso il governo.
S: Vai tranquillo. Sai cosa ti dico? Te lo mando subito il mio applauso solidale.
C: No, aspetta che reciti il mio sermone, almeno.
S: Senz’altro, come vuoi Clemente. Certo che hai un nome che è proprio l’opposto del tuo essere. Ma dov’è la clemenza in te? Dovevano chiamarti orrendo... spietato... satanasso! E poi? Cosa combini?
C: Aspetto un paio di giorni e con un affondo da picador lancio il botto finale: pubblicamente annuncio che esco con tutti i miei seguaci del partito dal governo Prodi e dalla coalizione di centro sinistra. Vado al centro, sempre che tu, Silvio, mi assicuri un’accoglienza adeguata al mio sacrificio. Ma t'avverto: quando tu dirai che le porte sono aperte per me, io negherò. "Non mi interessa, io vado soltanto nel centro, se poi lì ci sei anche tu, ci incontriamo lì."
S: Ma cos’è una sceneggiata o stai parlando sul serio? Davvero fai saltare il governo di centro sinistra?
C: Certo, un tonfo della madonna!
S: Ma è splendido, è meraviglioso, domani vado dal Papa e gli bacio i piedi per ringraziarlo del miracolo.
C: No, calma... Il primo da ringraziare sono io! E appresso a me c’è anche Dini, il topino. Siamo in coppia in questo affare, come bibì e bibò! Anche lui ha la moglie inquisita, anzi, condannata per bancarotta fraudolenta.
S: Sì, sì, vi ringrazio! Sono di nuovo in sella, non so come dimostrarvi la mia gratitudine.
C: Te lo diremo noi, ci metteremo d’accordo al momento di formare il tuo nuovo governo.
S: Accidenti che coppia di voltagabbana! Fate quasi schifo!
C: Sì, siamo i meglio della zozza, i trasformisti più veloci del pianeta! E tu, Berlusca, preparati a mettere in piedi qualche altra legge delle tue, di quelle salvafurbi. Allegria! La festa comincia fra qualche giorno, spero di non scoppiare a ridere mentre recito la sceneggiata delle mie dimissioni. Se non resisto scoppio in lacrime, così trucco lo sghignazzo. Come diceva Andreotti: "Il potere logora solo chi non ce l’ha". E noi ne abbiamo a volontà. Alleluia.