SCUSATE SE E’ POCA Napoli, 23 febbraio Il Giorno del Rifiuto di Mimmo Grasso
“ E adesso dove la metto questa?”, pensa, corrucciatissimo, Dante mentre regge un sacchettone di spazzatura (e, ovviamente -è un poeta,no?-, che “spazzatura” è perifrastica attiva e futura). E’ indeciso se tenersela in mano o lanciarla cadere sulla capoccia dei passanti. Può anche darsi che la sta portando come souvenir non metaforico del suo viaggio iniziatico, del “rito di passaggio”. E se invece fosse il contrario, vale a dire che porta con sé la “mappatella” con il necessario per il viaggio che stavolta inizia da Napoli? Immaginiamo quanti “maledetti dannati” incontrerà laggiù e quale sarà l’ovvio contrappasso.
L’operazione di mettere nel giorno del “munnezza day” quel presente in mano all’ Alighieri (anche se mi pare che, tutto sommato, stia dicendo,nauseato, “scusate se è poca”) è di Giacomo Faiella, patafisico del Collegio Partenopeo (Rettore Mario Persico). La foto ha già girato mezzo mondo e sarebbe divertente analizzarla come “segno” in vari modi. Dante come lo spazzino di Baudelaire? Dante come emblema del “Trionfo della spazzatura” di Montale? Mah. Ovviamente, elaborando altre letture (teoria del caos, globalizzazione) lo stesso sacchetto può sostituire la fiaccola della statua della Libertà di Manhattan. La spazzatura come monumento e memento della morte del pianeta E, infatti, in termini di caos, le rovine delle Twin Towers (segno di sfacelo che, tuttavia, mantiene un valore storico e semantico) valgono le macerie di Napoli (che, appunto “macerano”, sono già ex-rovine).
Il 23 febbraio ero mischiato indifferenziato nella folla dei “munnezza day” di Napoli, in piazza Dante e ho ascoltato sia cose interessantissime che altre che non condivido (nel merito,ahimè, più che nel metodo).
Tra quelle del primo gruppo ci metterei le relazioni degli scienziati (Marfella, Pallante, Ortolani) sottolineando che Pallante ha fatto benissimo a tirare le orecchie ad altri scienziati che non rispettano il criterio che fonda la scienza, e che è l’abduzione di Peirce. In parole semplici, uno scienziato ragiona sempre (e fino a prova contraria) se…allora, probabilmente e salvo che…. Suscita infatti enorme perplessità che altri addetti ai lavori, incluso i rappresentanti del Ministero della Salute, si mostrino tetragoni ottimisti in ordine ai rischi di malattia generate dai rifiuti tossici che,altrimenti, perché si chiamerebbero tossici, perché hanno la tosse?
Ma, come suol dirsi, occorre trasformare le minacce in opportunità, pensare positivo. Se comandassi io, preparerei questa strategia:
1. individuare qualche extracomunitario raccolto a Lampedusa e che abbia la dissenteria.
2.temporeggiare per togliere la spazzatura e aspettare che arrivi il caldo che, notoriamente, aumenta il rischio di epidemie.
3. creare una ditta e dittarelle collegate per la produzione di articoli sanitari e di vaccini (n.b.: chiedere ai comparielli della camorra di contattare la camorra cinese, così facciamo presto a soddisfare la richiesta ).
4. mandare in giro scagnozzi per acquistare tali prodotti fino ad esaurimento scorte e dimostrare, carte alla mano, al Ministero competente che c’è un problema.
5. far dichiarare a vari primari ( miei debitori perché li ho messi io lì e in quel ruolo) che c’è il rischio di colera (abbiamo precedenti credibili).
6. chiedere soldi a chi di dovere, così sano e risano la sanità campana (occorre fare presto: già escono articoli sui giornali. Devo fare una riunione coi direttori dei miei giornali per dirgli che non sono ancora pronto).
7. in caso di risposta negativa, libererei per le strade di Napoli gli extracomunitari di cui sopra, facendoli ricoverare all’ospedale per le malattie infettive, dandone adeguata informazione ai media con l’ordine di monitorare il caso ogni giorno e aumentare le interviste ai luminari della scienza e al popolo (n.b. ricordarsi di farsi fare il riassunto della peste dei Promessi Sposi).(n.b.di n.b.: gli extracomunitari non rischiano niente perché nessun napoletano se la prenderebbe con un povero cristo).
8. mandare i miei scagnozzi a fare casino sia tra i napoletani che tra gli extracomunitari e creare problemi seri di ordine pubblico.
9. nell’attesa dei soldi chiedere ai miei consulenti finanziari di elaborare un giro di fatture.
10. Arrivano i soldi, dò le percentuali, sistemo la sanità, recupero voti e posso anche alzare senza storie le barriere per l’immigrazione.
Assurdo, vero? Chissà.
Pochi giorni fa ho letto che Hegel, che tifava per la rivoluzione francese, nel vedere Napoleone-a-Cavallo entrare a Jena, si emozionò e annotò:”Ho visto lo Spirito del mondo a cavallo”. E io, chi cazzo vedo? Qual è lo Spirito-del-mondo che mi privilegia di una “visione”? Mi devo accontentare di Re Ubush.
Ci hanno detto dal palco di piazza Dante che “L’incredibile è vero”, che “ciò che non sapete è l’incredibile”, ecc. Lo ha detto Grillo che ha anche chiesto “diecimila scuse” per come l’Italia ha trattato e tratta Napoli. Accetto le sue scuse, una tantum, perché ne avverto la sincerità, ma non accetterò mai quelle di altri. Dò atto a Grillo di aver centrato il bisogno di riscossa e di “appartenenza” di Napoli. Ciò che ha detto è vero e reale (documentabilissimo): le aziende del Nord hanno, ricorrendo all’offerta della camorra (e dunque rendendosi complici di coloro che dicono di condannare) usato la Campania come sversatoio di rifiuti tossici. Ma ciò, caro Grillo, fa parte della tradizione napoletana, a cominciare dai rifiuti del big-bang. Scherzo. E’ altresì vero che Napoli & Affini è ancora colonia del Nord cui interessa comunque la raccolta, irriciclata, di risparmio del sud che viene investito al nord costringendo le imprese di qui a finire in mano agli strozzini (curiali o camorristi). Basta vedere, ad esempio, quante banche nuove sono state aperte negli ultimi dieci anni; leggere i flussi bankitalia relativi al risparmio (dove viene raccolto e dove finisce). A proposito (sennò mi scordo: che fine hanno fatto i furbetti del quartierino? Riciclati? E vorremmo dimenticare Sindona, Calvi, Parmalat, Bipop e tantissimi altri?). I “napoletani” sono borsaioli ma non certo scalatori di borsa. Sono d’accordissimo inoltre nel condannare (ma è poco: occorre prenderli in giro) i Savoia scappati con la cassa (noblesse oblige) e ai quali non è stato inviato un regale vaffanculo. Hanno osato pensare addirittura a un risarcimento. Ok: facciamo un po’ di conti? D’accordissimo ancora su tante altre cose, ivi incluso il brigantaggio (per togliere ogni cattivo pensiero di resistenza duosiciliana il Piemonte pretendeva una ferma militare di sette anni). La “Questione meridionale” non si risolve da centinaia di anni perché è una famelica opportunità settentrionale. Altresì, questa città non ha mai avuto un re napoletano. Sempre stranieri -e con l’indispensabile sigillo papale. Forse solo Federico II si può considerare “napoletano” ed è stato lui, tra l’altro, che ha dato all’Italia la coscienza civile e il senso dello Stato, più tante altre cose modernissime. Tièh.
Marfella ci ha informati, da esperto, sul fatto che noi, i napolegni, siamo geneticamente più forti perché sangue misto, meticci. Facciamo un po’ l’elenco: italici, osci, fenici, greci, romani, longobardi, bizantini, normanni, svevi, francesi, spagnoli, austriaci (cui si aggiungono gli extracomunitari di oggi, la cui maggiore rappresentanza da cinquant’anni è quella americana, per la presenza della Nato). Si, siamo geneticamente fortissimi. In tremila anni, facendo i conti delle lavandaie ,che sono diretti e non sbagliano, ognuno di questi invasori ha governato circa 10 generazioni a testa, quanto basta per mischiare il sangue come si deve. Conviene tenerci buoni: siamo un’ottima riserva di piatrine, “jettammo ’o sango”.
Tre passaggiì di Grillo, nel pieno della vis oratoria, non mi convincono. Anzi, non sono per niente d’accordo e posso accettarli solo come “pro-vocazione” agitatoria, come espediente –retorico- per creare dissonanza e indurre a riflettere (probare-delectare-flectere- Cic, Quint.).
Il primo: “la camorra sarà anche camorra ma è intelligente e non avrebbe consentito che a Napoli arrivasse l’esercito”. Sorry: la camorra fa schifo e non è intelligente; è tribale (nel senso di prepaleolitica, bestiale), conosce solo il diritto penale, ragiona esclusivamente in termini di business, preda. E’ infatti il predatore che si organizza in gruppo per rubare la carcassa agli animali cacciatori, stanchi per le corse nella savana e il lavoro di appostamento. Non si penserà, spero, che il camorrista sia un povero diavolo senz’arte né parte. Il branco della camorra ha arte e parte e dividendi, s’intana a Piazza Affari e nei quartieri-bene. Il capo camorrista è altresì molto borghese. Mi chiedo inoltre cosa ci sia di diverso tra il contratto sottoscritto dall’Impregilo e un’estorsione. Se è vero che la mondezza che giace moribonda per le vie di Napoli appartiene, contrattualmente, all’Impregilo, De Gennaro sta facendo un’appropriazione indebita?
L’esortazione di non andare a votare credo vada nella direzione del “tanto peggio tanto meglio”. Credo che se non si va a votare si aprono spazi proprio a chi si vuole combattere e che certamente se ne impiperà dello scarso consenso numerico eventualmente espresso dal voto. Anzi, lavora meglio e senza controllo.
L’esortazione affinché Napoli chieda la separazione dal resto d’Italia, come ha fatto il Kossovo, può servire solo per far leva sulla presunzione che staccarsi dall’Italia possa contribuire a un senso di identità e sembra conseguente al solo vaffanculismo. Napoli non è il Kossovo, terra sulla quale sono morte migliaia di persone per motivi che non stiamo qui a ripetere (chiamiamola, alla Reich, “peste emozionale”). E, poi, scusate, se è utile che qualcuno vada via, perché non i veneti o altri, quelli che ci hanno riempito di rifiuti pagando quattro soldi lo smaltimento affidato al malaffare e iscrivendo a bilancio tale costo al valore di mercato,lucrando anche sul differenziale e consolidando il rating (il che dimostra che la mondezza di Napoli è più che utile e che non è vero che non viene differenziata)? Perché la finanza non fa qualche ispezioncina sui loro bilanci e proprio per queste voci? E’ semplice: attraverso le fatture (che avranno una partita Iva) si può risalire alla ditta che ha trasportato i rifiuti e verificare dove li ha sgomberati. Poi, attraverso le analisi di bilancio della stessa e degli estratti conto è abbastanza agevole verificare che fine ha fatto il differenziale di cui sopra. M, comunque, perché dovremmo separarci? Mica siamo leghisti: abbiamo molto rispetto per gli antenati che sono morti per l’Italia. Ma, poi, se dobbiamo separarci, dovremmo anche in questo caso attualizzare i soldi che il Piemonte ha incamerato per la sua tesoreria, valorizzare le industrie che c’erano, le materie prime passate di mano, ecc. E valorizzare le centinaia di migliaia di vite perse nelle miniere, ecoballe di carne . Un accordo col Belgio, per esempio, prevedeva negli anni post-bellici tot tonnellate di carbone contro tot minatori del sud. Gli emigrati del Sud con le loro rimesse hanno consentito il boom economico italiano. Se vi capita di vedere la richiesta di attestazione dei redditi che l’INPS invia annualmente ai pensionati, noterete che c’è ancora la voce “indennità ex minatori del Belgio”. Mica occorrerà inserire anche la voce “Indennità Impresilo”? Occorrerà valorizzare, ancora, i giovanissimi napoletani che parteciparono come volontari per liberare la Spagna (4.000, mica bruscolotti). L’elenco, in tutti i settori, sarebbe lungo e il risarcimento incalcolabile. Non ne vale la pena perché questi soldi non ce li restituiranno mai e saremmo costretti a dichiarare guerra. Ma qui siamo tradizionalmente guerrafondai tra di noi e pacifisti con l’estero. L’unica realtà europea che non ha mai dichiarato guerra e ha voluto vivere in pace (nei limiti del tempo) è stato il Regno delle due Sicilie.
Comunque, grazie a Grillo l’ Italia sa -in modo diretto e senza fronzoli:è importante- da dove nasce questo pattume, perché Napoli è finita in questa situazione.
E ringrazio, di cuore, Franca Rame, che ha letto la sera del 23 febbraio una lettera indirizzata ad alcuni boss della camorra. Previdente, l’ha solo letta perché, imbucata, sarebbe tornata indietro con l’annotazione “sconosciuto all’indirizzo”. Il testo si trova su questo blog. Su Youtube si può ascoltare e vedere una buona parte della lettura. Mi ha meravigliato il suo trattare i camorristi come persone. Certo, so perfettamente che i vari Sandokan Tanzan e Madrake della camorra una lettera del genere non la leggeranno, neanche se gliela mette il figlio sotto il piatto il giorno di Natale (perché pure loro portano la famiglia in giro per presepi nella settimana dell’avvento). Ma perchè poi dovrebbero leggerla? Non possono farlo, sono analfabeti, sanno solo contare e misurano il proprio onore con gli zero del conto in banca.
Questa lettera è stata tuttavia ascoltata da migliaia di persone, in diretta, ed ha fatto leva sul loro profondo sentimento di civiltà..
Ci sono dei momenti in cui ci sembra di rivivere le situazioni. Si tratta di quelle piccole piramidi di tempo che sono i dejà vu. Vi testimonio il mio: piazza Dante; il palco davanti all’emiciclo di una costruzione in rosso pompeiano; statue sui cornicioni. Port’Alba a sinistra
e il vico (famigerato) Carceri Sanfelice a destra.
Appare Franca, “figura” con un mantello rosso.
Le statue si danno la voce e guardano tutte verso il centro del palco.
Chi c’è con lei, Eleonora Pimentel Fonseca?
Sento aprirsi il portone di Palazzo Serra di Cassano, quello che il Principe, dopo l’impiccagione del figlio Gennaro, rivoluzionario del ’99, volle fosse chiuso per sempre.
E, altresì, mi è sembrato di vedere in quella piazza un tempo “mercatello” e scenario di giochi equestri, un cavallo dal bel manto nero luminoso scalpitare senza briglie. E’ l’ Equus neapolitanus, il cavallo -furente- di Virgilio e simbolo di Napoli che un altro nobilissimo napoletano, Giuseppe Maresca, ha fatto resuscitare pochi anni fa, dedicandoci la vita. Un miracolo. E’, per capirci, come se un gesso pompeiano improvvisamente si alzasse dalla pomice, dalle rovine e dalle macerie e, come niente fosse, vi dicesse “Che ora è?” Non si sa -che anche l’arte equestre è nata a Napoli. Perché l’equus era senza briglie? Perché Carlo d’Angiò, venendo a Napoli, fece apporre, per sfregio all’irruenza dei napoletani, un paio di briglie sulla statua di un famosissimo cavallo di bronzo di cui è rimasta la testa, conservata oggi al Museo Archeologico Nazionale.
“Briglie consapevoli” di allora come lo “sfollagente consapevole” di oggi?
Beh, comunque, tornando a casa e passando davanti al Museo, ho sentito un nitrito.
Mimmo Grasso