Il 25 aprile con Franca e Dario.

 
 
 
E' una giornata tiepida di sole che ci saluta al mattino di questo 25 aprile a Milano. Ne approfittiamo per fare un giro fra i banchi del mercato e comprare del pesce e della verdura per il pranzo.
Nel pomeriggio siamo alla manifestazione in piazza del Duomo. C'è tantissima gente (50.000 per gli organizzatori), ex partigiani, famiglie, precari, militanti di partito, ragazzi dei centri sociali, giovani e anziani della società civile, della Milano che non dimentica il valore della Resistenza. Franca e Dario sono accolti col solito entusiasmo e dalle consuete manifestazioni di affetto e di stima. Sono moltissimi quelli che li applaudono, che li chiamano, che stringono loro le mani; molti chiedono di scattare una foto insieme a loro. Una coppia li presenta ai propri figli, una bambina e un bambino di pochi anni con occhi grandi e attenti, che sembrano carta assorbente , una nonna ai nipoti adolescenti. Loro sono sempre disponibili, rispondono a tutti i saluti e non si negano alle foto.
Al cronista di Repubblica dichiarano: "Siamo qui per dimostrare il nostro attaccamento ai valori della Resistenza, che ormai si sono cancellati. C'è tanta gente che batte le mani e che si bacia. Così ci sentiamo meno disperati dopo la vittoria di Berlusconi".
Si ritorna a casa in metropolitana. C'è ancora tempo, prima di andare a cena da amici di Franca e Dario, di portare avanti il lavoro al testo su Ruzante e allo studio su Giotto.
La serata scorre piacevolmente in un clima di convivialità e amicizia, consumando eccellenti piatti di pesce cucinati sapientemente dall'ospite.
La Milano di Berlusconi e della lega sembra lontana anni luce. Invece è appena lì fuori, col suo compiacimento per la vittoria elettorale e col suo disprezzo per la festa del 25 aprile, per i migranti, per la Costituzione.
Eppure oggi ho visto confermato e sentito profondamente che un altro paese c'è, un paese fatto di donne e uomini che non si uniformano al riflusso dell'egoismo del profitto, della cecità davanti ai gravi problemi che stiamo vivendo e della sordità alle voci che vengono da un disagio sociale crescente.
Nella disperazione per il risultato delle urne siamo uniti nella speranza che questo sia solo un tragico, sconfortante, ma breve capitolo nella storia del nostro paese.
gargantua


IL valore della Resistenza

Attacchi alla Resistenza (da revisionare), al 25 aprile (una festa che divide),a "Bella ciao", al Manifesto dell'Anpi nella parte che dice: "a sessant'anni dal 1° gennaio 1948, da quando essa entrò in vigore, l'Italia sta correndo nuovi pericoli. Emergono sempre più i rischi per la tenuta del sistema democratico, come evidenti si manifestano le difficoltà per il suo indispensabile rinnovamento.
Permangono, d'altro canto, i tentativi di sminuire e infangare la storia della Resistenza, cercando di equiparare i "repubblichini", sostenitori dei nazisti, ai partigiani e ai combattenti degli eserciti alleati."

Io consiglio a questi individui e a tutti, (anzi, scusatemi se mi permetto, allargandomi un pò troppo, proporrei di inserirlo come un libro di testo per le scuole) di leggere "Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana"
Sono uomini, donne, ragazzi, vecchi, di ogni estrazione sociale, di ogni credo politico e religioso(moltissimi i cattolici) che hanno sacrificato la loro vita per la libertà di tutti, per un' Italia migliore, davvero rinata.
Come si può disconoscere il loro sacrificio? Come si può negare il significato, il valore, la realtà di ciò che è stata, per l'Italia, la Resistenza?
Una lettera tra le tante:
Giordano Cavestro (Mirko)
Di anni 18 - studente di scuola media - nato a Parma il 30 novembre 1925 -. Nel 1940 dà vita, di sua iniziativa, ad un bollettino antifascista attorno al quale si mobilitano numerosi militanti - dopo l'8 settembre 1943 lo stesso nucleo diventa centro organizzativo e propulsore delle prime attività partigiane nella zona di Parma -. Catturato il 7 aprile 1944 a Montagnana (Parma), nel corso di un rastrellamento operato da tedeschi e fascisti - tradotto nelle carceri di Parma -. Processato il 14 aprile 1944 dal Tribunale Militare di Parma - condannato a morte, quindi graziato condizionalmente e trattenuto come ostaggio -. Fucilato il 4 maggio 1944 nei pressi di Bardi (Parma), in rappresaglia all'uccisione di quattro militi, con Raimondo Pelinghelli, Vito Salmi, Nello Venturini ed Erasmo Venusti.
Parma, 4-5-1944
Cari compagni, ora tocca a noi.
Andiamo a raggiungere gli altri tre gloriosi compagni caduti per la salvezza e la gloria d'Italia.
Voi sapete il compito che vi tocca. Io muoio, ma l'idea vivrà nel futuro, luminosa, grande e bella.
Siamo alla fine di tutti i mali. Questi giorni sono come gli ultimi giorni di vita di un grosso mostro che vuol fare più vittime possibile.
Se vivrete, tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella, che ha un sole così caldo, le mamme così buone e le ragazze così care.
La mia giovinezza è spezzata ma sono sicuro che servirà da esempio.
Sui nostri corpi si farà il grande faro della Libertà.

By clara61 at 2008-04-24 13:55


La lettera di Franca Rame nel libro di Salvatore Giannella "Voglia di cambiare"

 

Voglia di cambiare. Seguiamo l'esempio degli altri paesi europei
Segnaliamo un interessante libro di Salvatore Giannella, "Voglia di cambiare", edito da "chiarelettere".
Vi si trova pubblicata, nel capitolo "I fogli sospesi. Parole di ieri per riflettere oggi sulla buona politica" la lettera di Franca Rame al presidente Prodi.
 
 
Salvatore Giannella, come scritto sulla III di copertina, "da oltre trent'anni è alla scoperta di storie e personaggi "luminosi", carichi di realtà e di favola. Lo ha fatto come cronista e inviato dell'Europeo (che ha anche diretto) e come direttore di Genius e di Airone, uno dei maggiori successi editoriali del dopoguerra. Dal 2000 al 2007 ha curato le pagine di cultura e scienze del settimanale Oggi, del quale attualmente è tra le principali firme. Proprio per Oggi ha pubblicato la recente inchiesta sulla "meglio Europa", da cui trae spunto questo libro".
 
Le morti sul lavoro, il precariato, le case sempre più costose, i trasporti che non funzionano, l'energia, la sicurezza stradale, lo smaltimento dei rifiuti, la parità dei sessi: in Italia sembrano problemi insormontabili. Non abbiamo più fiducia nel futuro e siamo i MENO FELICI in Europa.Cosa ci succede? Questo libro è per noi che fatichiamo a pensare positivo: dimostra che i problemi, anche quelli grandi, si possono affrontare e superare, basta guardare ai modelli di eccellenza dei nostri cugini europei e vedere come hanno fatto.
La SVEZIA ha quasi azzerato le morti bianche, conquistando il primato mondiale della sicurezza sul lavoro grazie all'"ombudsman" dei lavoratori, ovvero il delegato per la salute e la sicurezza. E guai a fare i furbi (due ministri sono stati costretti alle dimissioni per avere retribuito in nero la babysitter e non avere pagato il canone tv).
Con l'invenzione della corsia dinamica, in SPAGNA non si vedono più ingorghi in entrata e in uscita dall'autostrada, mentre i treni corrono superveloci.
A Friburgo, in Germania, i cittadini hanno detto no al nucleare, ma contemporaneamente hanno detto sì alle energie "dolci" e trasformato l'energia solare in un formidabile business.
L'INGHILTERRA ha scelto i migliori architetti per progettare case popolari di pregio e quartieri a misura d'uomo, e con controlli severi ha dimezzato le stragi sulle strade.
I DANESI non hanno più l'incubo della precarietà grazie alla "flessicurezza", mentre a Copenhagen i rifiuti vengono bruciati nel cuore della città, in regola con le leggi (e con tecnologia made in Italy).
Risolvere i problemi si può. La buona politica è alla nostra portata. Parola di Franco Bassanini, uno dei "saggi" chiamato a riformare la Francia, qui intervistato. Proviamo a recuperare coraggio, onestà e fiducia.


Deterring democracy in Italy intervista a Chomsky

 
Intervista a Noam Chomsky
Un caso chiave di controllo del pensiero :"Deterring democracy in Italy"
Noam Chomsky, intervistato da Domenico Pacitti, dice che le accuse a Silvio Berlusconi sono banali in confronto a quanto accade negli Stati Uniti e spiega che l’Italia è stata l’obiettivo principale degli sforzi Usa per sabotare la democrazia fin dalla Seconda Guerra Mondiale. Chomsky suggerisce come via da seguire le proteste organizzate a livello internazionale. Questa intervista è stata realizzata telefonicamente da Roma mentre il professor Chomsky si trovava nella sua casa nel Massachusetts, subito dopo le elezioni politiche italiane. Viene pubblicata da terrelibere per la prima volta.
di Domenico Pacitti
Title: Deterring democracy in Italy
Pacitti: Silvio Berlusconi, plurimiliardario magnate dei media, ha vinto le elezioni italiane nonostante sia in balia delle accuse criminali e del conflitto tra affari ed interessi politici. Sembra che gli italiani siano meno interessati alla questione morale e più interessati a quello che Berlusconi possa fare per loro.
Chomsky: Perché pensa che la situazione sia diversa in Gran Bretagna e negli Stati Uniti?
Pacitti: È questo che spero che ci spieghi.
Chomsky: La risposta è che non è diverso.
Pacitti: Può elaborare il concetto?
Chomsky: Alcuni mesi fa qui c’è stata un'elezione. Ora, io non so in Italia, ma qui la popolazione è "sondata" estensivamente, in modo massiccio, cosicché noi abbiamo una conoscenza abbastanza buona degli atteggiamenti pubblici. C'è, infatti, ad Harvard un progetto chiamato "L’Elettore che Svanisce", che mi sembra molto significativo. Si occupa di analizzare nei dettagli i risultati elettorali per tentare di determinare perché gli elettori stanno perdendo interesse nelle elezioni da venti anni a questa parte. Una delle cose che viene misurata è il senso di "helplessness", di impotenza cioè, ovvero si percepisce sempre di più che non è possibile fare niente che agisca sul processo politico. Il senso di impotenza ha colpito pesantemente quest’anno, ben oltre ogni precedente. Di fronte all'elezione approssimativamente il 75% della popolazione ha percepito che non c'era alcuna competizione, che era solo una sorta di gioco tra sottoscrittori ricchi, "boss" di partito ed i media. L’industria delle relazioni pubbliche, della pubblicità, ha creato i candidati, addestrandoli ad usare certi gesti e determinate parole che i ricercatori di marketing indicavano come utili ai fini elettorali.Alla fine nessuno diceva ciò che pensava, nessuno capiva e molti pensavano che si trattasse di qualcosa privo di senso, solo una specie di gioco di marketing, di pubbliche relazioni.
Pacitti: E pensa che ciò che sta accadendo in Italia sia simile?
Chomsky: Posso dire che è molto simile, ma io non conosco l’Italia come gli Stati Uniti. Questa è una tendenza che partì dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna e che risale alla prima parte del secolo. Era naturale che dovesse nascere nei paesi più democratici. Negli anni ‘20 qui si capì subito – negli altri paesi più tardi – che non era più possibile controllare la gente con la forza.I paesi stavano diventando più democratici. Il diritto di voto si stava estendendo. Il Partito Conservatore britannico - abbiamo i loro verbali interni – all’epoca della Prima Guerra Mondiale comprese che non c’era più alcun modo di tenere la generalità della popolazione fuori del sistema elettorale. Compresero che si andava verso il suffragio universale e che dovevano perciò rivolgersi a quello che chiamarono "guerra politica". Sono chiamate pubbliche relazioni, ma significa propaganda, cioè il tentativo di controllare gli atteggiamenti delle persone ed i loro pensieri dirigendoli verso altre preoccupazioni.Non potendo controllare il popolo con la mera forza, lo si tiene comunque fuori dall’"arena politica". Lo stesso veniva fatto negli Stati Uniti. Infatti, si registrava una crescita enorme dell’industria delle pubbliche relazioni. Nelle società più avanzate, più democratiche, c’è da credere che appena una società ottiene più libertà, la propaganda sostituisce la violenza come mezzo di controllo del popolo.
Pacitti: Berlusconi è stato imputato in una serie di processi penali in cui è stato condannato. Ma a causa della legge italiana sulla caduta in prescrizione dei reati, in effetti nessuna di queste sentenze è stata applicata. Un recente libro elenca quattordici imputazioni contro Berlusconi. Nell'ultimo decennio ha collezionato pene detentive per un totale di sei anni e cinque mesi per corruzione, finanziamento illegale e falso in bilancio.
Chomsky: Per gli standard Usa si tratta di banalità.
Pacitti: Nel 1990, Berlusconi fu condannato per spergiuro dopo aver negato la sua appartenenza alla loggia Massonica P2, una organizzazione anti-comunista che ha usato i servizi segreti per fini politici.La condanna di Berlusconi fu annullata da un'amnistia generale. Il sostegno degli Stati Uniti alla P2 sembrerebbe confermare quello che lei sta dicendo.
Chomsky: Precisamente. L'Italia, come sappiamo, è stata il principale obiettivo degli Stati Uniti fin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Lo scopo era quello di minare la democrazia in Italia.Negli anni ’40, c'era la grande paura che la Sinistra vincesse un’elezione democratica. In particolare, nel 1948 la Sinistra aveva un grande prestigio. Voglio dire che aver sostenuto la resistenza contro il Fascismo era un fatto molto importante in quel periodo, così come supportare i sindacati. Proprio mentre la Sinistra si apprestava a vincere le elezioni, gli Usa iniziarono a cospirare. Non so se a lei è noto, ma il primo piano del Consiglio di Sicurezza Nazionale [NSC1, si veda in proposito il memorandum in "Storia del Consiglio di Sicurezza Nazionale 1947-1997": www.fas.org/irp/offdocs/NSChistory.htm ] riguarda l’obiettivo di minare la democrazia in Italia. Questo era il problema dell’epoca. E conclusero che potevano minare il processo democratico ricorrendo all’arma degli aiuti alimentari – e non credo che ci sia bisogno di ricordarle che in quel periodo c’era molta gente letteralmente affamata – alla reintegrazione della polizia fascista (cosa che fu effettivamente fatta) e ad altre cose del genere tra le quali il sabotaggio dei sindacati. Se tutto questo non fosse stato sufficiente e la Sinistra nonostante tutto avesse vinto, gli Stati Uniti avrebbero tentato la carta di una "mobilitazione nazionale", appoggiando nel contempo una serie di attività paramilitari contro il governo. La politica del Consiglio di Sicurezza Nazionale prevalse, e continuò fino agli anni settanta e forse oltre. Voglio dire che le nostre conoscenze arrivano solamente fino agli anni settanta perché lì i documenti si fermano. Il sostegno alla P2 va inserito in questo contesto. In altre parole, lo sforzo di minare la democrazia italiana ha radici antiche. A confronto, Berlusconi non sta organizzando attività militari per rovesciare il governo. Ciò che accade oggi non è corretto, ma non è grave quanto quello che è accaduto in passato. Ed è lo stesso qui. A Clinton non è accaduto di avere molti processi per corruzione. Ma guardiamo il "curriculum" di Reagan e di alcuni esponenti della sua amministrazione [1981-89].
Pacitti: C'è più di un sospetto qui in Italia che Berlusconi abbia avuto un sostegno dalla Mafia siciliana alle elezioni nazionali.
Chomsky: Sì, ma da dove venne la Mafia siciliana? Non nacque dal nulla. La Mafia, come lei sa, era stata distrutta da Mussolini. E come fu ricostituita la Mafia? Fu ricostituita quando gli eserciti americani e britannici sbarcarono prima in Sicilia e poi in Italia meridionale; e la stessa cosa accadde in Francia meridionale e la criminalità fu ricostituita come un’"agenzia" per minare la resistenza e minare la Sinistra.
Pacitti: Quindi, lei ha esaminato nei dettagli la vicenda italiana?
Chomsky: Non ho fatto ricerche originali ma ho valutato la vicenda comparando diverse fonti. Quindi, per esempio, nel mio libro Deterring Democracy uno dei capitoli [capitolo 11: la Democrazia nelle Società Industriali], contiene dei riferimenti al principale progetto statunitense e britannico dopo la Seconda Guerra Mondiale: minare la resistenza contro il Fascismo e ripristinare il tradizionale sistema politico. C’è un riferimento all’Italia, che viene approfondito in un altro libro successivo, che si avvale di rivelazioni ulteriori. E sull’argomento c'è un libro molto buono che ho recensito da qualche parte [World Orders, Old and New, Londra, 1997]. Uno storico italiano [Federico Romero, The United States and the European Trade Union Movement 1944-1951, Nord Carolina, 1989-1992] giudica addirittura positivamente il fatto che gli alleati abbiano disarmato la resistenza e riportato il "Comitato di Liberazione Nazionale" all’ordine, perché i "liberi movimenti politici e sociali da sempre ispiravano diffidenza agli Alleati" in quanto "difficili da controllare". Romero descrive gli sforzi degli inglesi e degli americani finalizzati a minare i gruppi operai e la resistenza contro Fascismo in Italia settentrionale. Nonostante il giudizio positivo, la descrizione è di grande interesse in quanto molto accurata.
Pacitti: E la base per questo processo fu posta subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, giusto?
Chomsky: Sì, e non solo per l'Italia. È stato un fenomeno mondiale. Lo stesso è avvenuto in Giappone. Uno studio notevole è appena stato pubblicato – ha vinto il premio Pulitzer [Hirohito and the Making of Modern Japan di Herbert P. Bix] - su come gli Stati Uniti riabilitarono l’Imperatore Hirohito dopo la Seconda Guerra Mondiale come parte dello sforzo complessivo di sostenere il Fascismo e minare la Sinistra. È stato un fenomeno mondiale.
Pacitti: Dunque, i casi italiani di corruzione risultano assai meno gravi della casistica americana?
Chomsky: Menzionerò solo un altro esempio per convincerla. In Francia, proprio accanto l’Italia, ci fu una grande resistenza anti-fascista e forti movimenti operai. Il sud della Francia fu colpito con intensità seconda solamente al caso italiano. L’obiettivo era sempre il sabotaggio della Sinistra e dei sindacati. Così fu restaurata la Mafia corsa in Francia meridionale e quella è stata la fonte del traffico di eroina nel mondo. Per ripagarli dei "servizi politici" gli americani consegnarono ai corsi il monopolio della produzione di eroina. E con questo siamo alla "French connection", giusto? Così nacque il problema della droga nel dopoguerra. Queste sono cose importanti. Basta dare un’occhiata al "NSC1" che ho citato prima, il primo memorandum del "Consiglio di Sicurezza Nazionale", così cruciale nel contesto, richiedeva se necessario, come dicevo, la coercizione. Diciamo in prima istanza il ricatto del cibo e - se non bastasse - il sabotaggio delle elezioni. Gli Stati Uniti avrebbero dovuto sobillare una "mobilitazione nazionale", e quindi preparare la guerra e sostenere le attività paramilitari interne italiane.
Pacitti: Da quello che lei sta dicendo deriva che Berlusconi sarebbe stato appoggiato fin dall’inizio dalla Mafia, che a sua volta è stata spalleggiata dagli Stati Uniti.
Chomsky: Sì, gli Stati Uniti avevano restaurato la Mafia, che in precedenza era stata distrutta.
Pacitti: Quindi in Italia stiamo vedendo solo "metà della storia". Posso chiederle qualcosa di più sul caso Berlusconi? So che non le piace dare consigli e senza dubbio non me ne darà alcuno. Ma molta gente radicale in Italia sta chiedendosi cosa fare. C’è chi ha iniziato a scrivere libri che raccolgono i casi di corruzione e di ingiustizia, dalla Mafia a Berlusconi fino ai casi socialmente accettati di corruzione accademica. So che lei ha posto il problema all'interno di un contesto più largo, globale, ma c'è qualche cos’altro che noi potremmo e dovremmo fare stando qui e che non stiamo facendo e che va oltre un contesto italiano?
Chomsky: La risposta a queste domande è la stessa, al di là di quale sia il caso specifico. Non ci sono segreti che non siano stati scoperti negli ultimi duemila anni. Nello specifico italiano, tra "Mafia connections", criminalità e così via i fatti dovrebbero essere sufficientemente conosciuti. Ma la domanda è un’altra: a chi importa realmente? Per quanto posso capire, il vero problema è che in Italia la gente grosso modo sa, magari non i dettagli, ma effettivamente non gliene importa.
Pacitti: E perché pensa che non ci sia interesse e coinvolgimento?
Chomsky: Il popolo subisce una pressione tremenda, non solo in Italia ma in tutto il mondo. Il tentativo è quello di rimuovere la popolazione dall’arena politica. Questo viene chiamato neo-liberismo, un modello che ha il suo zoccolo duro in Gran Bretagna e negli Stati Uniti - di nuovo i paesi più avanzati - ma che si espande ovunque, col risultato di invertire quello che accadde negli anni sessanta. Quello che accadde negli anni sessanta aveva terrorizzato le élite internazionali. Questo emerge in modo netto, e forse nel modo più netto, in The Crisis of Democracy, il più sorprendente documento sull’argomento.
Pacitti: Fu pubblicato nel 1975 ed era il primo studio della Commissione Trilaterale fondata da David Rockefeller. Giusto?
Chomsky: Sì. La Commissione era una élite, una élite internazionale liberista, da Europa, Stati Uniti e Giappone. Ed era formata prevalentemente da persone dell’amministrazione Carter, che erano quasi interamente "liberal" nel senso americano del termine, cioè socialdemocratici ed internazionalisti. Tutta questa gente era profondamente turbata da quanto accadeva in tutto il mondo negli anni sessanta. Ciò che li turbava maggiormente era la crescita della democrazia, cioè la parte della popolazione – le donne, i lavoratori, le minoranze, gli anziani – solitamente apatica e passiva che entrava nell’arena politica e tentava di imporre le proprie richieste. Stavano entrando in un territorio proibito. Iniziarono a pensare che il sistema politico fosse nelle mani delle tirannie private, di poteri privati, e stavano cominciando ad erodere proprio questi poteri. Quella è la crisi della democrazia secondo la "Trilateral". Affermarono dunque che troppa democrazia non va bene, occorre più moderazione, era necessario riportare la gente all’apatia ed alla passività. Affermarono di essere turbati e richiamarono le istituzioni responsabili dell’indottrinamento – termine loro, non mio – dei giovani. Si riferivano alle scuole, ai funzionari, ai media, alle chiese che anziché indottrinare stavano diventando troppo indipendenti e "pensanti", troppo attivi. Avrebbero dovuto agire per invertire appunto "la crisi della democrazia". Ci sono stati da allora sforzi notevoli per riportare le persone alla marginalità, e questo tentativo assume molte forme. Una forma è la "minimizzazione" dello Stato in chiave neoliberista. Sottrarre le decisioni all’arena pubblica per portarle in mani private è un’altra forma di privatizzazione. Un'altra forma è la centralizzazione delle autorità finanziarie. La Banca Centrale Europea ha autorità enorme e non è responsabile di fronte al parlamento. Ancora più importante è la liberalizzazione della finanza a partire dagli anni ‘70, smantellando il sistema Bretton Woods. Questo crea ciò che gli economisti chiamano un parlamento virtuale, che deve dare retta agli investitori, altrimenti loro possono distruggere l'economia. Ciò restringe enormemente il raggio d’azione dei governi. Ma ci sono anche dei gruppi di potere estremamente importanti che hanno in comune un accordo sostanziale sulla necessità della commercializzazione dei servizi. L’idea dominante è quella di privatizzare i servizi, cioè tutto quello che lo Stato può garantire – istruzione, sanità, ecc. Liberalizzando si aprono i servizi alla competizione privata, e questo significa trasferirne il controllo ai privati.
Pacitti: È precisamente quello che Berlusconi ha in mente.
Chomsky: Precisamente. Ma è solo una componente di un processo mondiale, dovuta ai problemi che comporta la crescita del processo democratico. Si sta concretizzando ovunque come un tentativo di erodere la Sinistra. Non è più possibile in Occidente controllare il popolo con la violenza. Non lo puoi semplicemente sbattere in una stanza delle torture. Occorrono altri mezzi. Uno di questi è la propaganda. Un altro è un consumismo parossistico, che cerca di condurre la gente verso consumi sempre più massicci. Negli Stati Uniti l’economia ha sofferto a causa delle politiche neoliberiste, come è stato il caso in tutto il mondo, tale economia essendo sostenuta in notevole misura dallo spendere dei consumatori. Il debito delle famiglie supera il reddito. E questo viene giudicato positivamente, perché intrappola la gente nel debito. Così hai solo da lavorare duramente e non pensare. Così fin dall’infanzia i bambini sono inondati di messaggi che dicono: compra, compra, compra e così via. Lo stesso avviene a livello internazionale. Il Terzo Mondo è intrappolato nel debito imposto dall’immensa propaganda del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale. Sono congegni finalizzati a controllare le popolazioni e ad assicurare il potere alle tirannie locali. Questo è quello che avviene nell’era della libertà.
Pacitti: Pensa che l'unica cosa da fare qui in Italia sia tentare di svelare tutto questo?
Chomsky: Occorre provare a spiegare alla gente cosa accade. Non è una questione di piccole corruzioni qui o lì. Questi sono fatti marginali. Le persone hanno ragione a non essere preoccupate di questo. Questo è corrotto, quello è corrotto. E allora? Ciò che è veramente importante sono i metodi profondi e sistematici di controllo della popolazione. Uno dei padri fondatori degli Stati Uniti, Alexander Hamilton, descriveva il popolo come una grande bestia che deve essere controllata. Come la mise il maggior compilatore della Costituzione, James Madison, i ricchi della nazione devono controllare ciò che accade.
Pacitti: E pensa che noi dovremmo raccontare la verità continuando a scrivere libri ed articoli?
Chomsky: Noi dobbiamo organizzare; dobbiamo organizzare le persone. Non servono i libri se sono letti solo da alcuni accademici. Le cose cambiano se essi riescono a raggiungere il grande pubblico e diventano così parte degli sforzi organizzativi; per esempio, quegli sforzi che sono riusciti finalmente a creare azioni di protesta a livello internazionale. E ciò emerge dalla organizzazione di massa. Non è sufficiente scrivere libri. Gli obiettivi della privatizzazione sono ovvi e non saranno fermati scrivendo libri. Saranno fermati da una resistenza unita su basi internazionali. Questa è la via per fermare il neoliberismo.
Pacitti: Lei è d’accordo che valga la pena scrivere sulla parte italiana del quadro per chiarirlo?
Chomsky: Ne vale la pena se tale scrivere è parte di uno sforzo organizzativo. Se si scrive qualcosa per lettori accademici che leggono in una biblioteca, va bene. Ma scrivere serve davvero soltanto se qualcuno lo trasforma in azione. Ma la cosa essenziale è che le parole siano usate. Voglio dire, è come quando si fa scienza. Possiamo usarla per aumentare la comprensione e la ricerca, oppure in modo tale da beneficiare il popolo? Se è così, va bene.
Pacitti: Molte grazie. Sono sicuro che i nostri lettori troveranno i suoi commenti, come sempre, illuminanti e stimolanti.
L'intervista è del 2 febbraio 2002
http://www.unamanolavalaltra.it/LiberaMente/Chomsky/Chomsky-DemocraziaIt...
By una donna at 2008-04-20 10:08
 
 

Argomento: 

"Siamo allegri, felici, contenti e disperati".

 Dario Fo: "Estamos alegres, felices y desesperados"
 El Premio Nobel habla de poesía, Italia y Berlusconi en Córdoba
 
EL PAIS,
Il premio Nobel Dario Fo si è intrattenuto ieri a parlare di poesia. Ha elogiato i grandi letterati della storia che riuscirono a combinare tutti i volti della poesia: lirici, tragici, drammatici...
L'ha fatto durante la presentazione di "Rosa fresca aulentissima", l'opera che ha portato al festival della Cosmopoetica, che si chiude domani a Cordoba. Ieri sera ha offerto, insieme alla sua partner, l'attrice Franca Rame, la prima rappresentazione. Oggi sarà l'ultima occasione di vedere il Nobel in azione.
Per parlare del suo paese e di Silvio Berlusconi, recentemente eletto primo ministro in Italia, Dario Fo ha sfoderato la sua ironia. "Siamo allegri, felici, contenti e disperati". Secondo il drammaturgo, la sinistra del suo paese si è distrutta per "non sapere ascoltare il volere della gente".
Sua moglie, che è stata senatrice in Italia durante gli ultimi due anni, è stata più esplicativa. "Tutte le volte che uscivo dal Senato per tornare a casa avevo la sensazione de non avere fatto nulla". Secondo la Rame "la sinistra ha regalato il paese a Berlusconi". All'attrice sembra chiaro che l'Italia sarà, per i prossimi 12 anni, nelle mani del controverso cavaliere.
Anche per parlare di Cordoba Fo si è servito dell'umorismo. Ha detto di non ricordare se era stato precedentemente nella città. La visiterò ora per ricordarlo. E nel parlare della sua compagna, il Nobel si è prodigato in elogi. Ha descritto la sua relazione artistica con la Rame come qualcosa di simile a una partita di mus (mosca cieca?), nel quale i gesti di lei gli mostrano il cammino da seguire.
 
http://cordoba.abc.es/
Nobel in scena
Di Luis Miranda
CORDOBA. Non era necessario identificarlo come Premio Nobel o scrittore di spicco perché nei suoi gesti e nella sua presenza si percepisse che non sarebbe passato inosservato. Prima di attrarre le attenzioni di tutti nel Gran Teatro con la rappresentazione di "Rosa fresca aulentissima", Dario Fo si è intrattenuto nella Sala de Telares per parlare della sua opera e della sua carriera. E' stato uno dei due scrittori premiati col Nobel che ieri erano presenti alla Cosmopoetica.
Lo accompagnava chi più tardi sarebbe stata in scena con lui: Franca Rame, sua moglie, sua consigliera teatrale e critica più esigente. "Quando deve leggere qualche mia scrittura tremo. Se un'altra persona mi dice che va molto bene, Franca invece mi spiega perché pensa che quello che ho scritto non funzionerà" spiegava l'autore. Non per niente l'esperienza della Rame è molto ampia. "E' nata nel teatro, viene da una famiglia di commedianti e vi ha lavorato per molto tempo" spiega.
Non era fuori luogo la rappresentazione di un'opera drammatica all'interno della Cosmopoetica, quando un genere letterario e un altro si davano la mano nel testo che Dario Fo ha rappresentato sul palcoscenico del Gran Teatro. Non a caso il titolo dell'opera è quello del primo verso scritto in Sicilia in lingua italiana ed è datato XI secolo, "un'opera satirico-grottesca di un ingegno straordinario" secondo l'autore.
Con questa si mescolano altri pezzi del XVI secolo : e anche un testo greco classico"Medea", di Euripide, nel quale Franca Rame ha rappresentato con grande trasporto il significato del conflitto di una donna che ha perduto l'amore del suo compagno per ritrovarsi vecchia.
Fra le disquisizioni letterarie Dario Fo troverà il tempo per ricordare se ha già visitato Cordoba. Trent'anni fa fece un giro per la Spagna, ma non ricorda se è stato nella città. "Quando andrò a passeggiare per Cordoba, potrò sapere se ci sono già stato o no", ha detto fra le risa il premio Nobel, dopo avere recitato a memoria, in Italiano, un poema dedicato alla città.
Nessuno dei due si è scomposto quando è stato loro domandato della vittoria di Berlusconi. Se lo aspettavano. "Siamo allegri, felici, contenti e disperati" ha detto spiritosamente lo scrittore. Sua moglie è stata più dura, soprattutto verso i partiti della "sinistra", che secondo lei "hanno regalato il paese alla destra per dodici anni, i cinque in cui Berlusconi governerà, e i sette in cui, dopo, resterà come presidente della Repubblica". Questo è ciò che succede - ha detto l'ex senatrice, disillusa dalla politica attiva - quando non si sa ascoltare la gente....
- Córdoba - 19/04/2008
 
 
MANUEL PLANELLES

 


TV: EUROPA7, IL COMMISSARIO KROES CONFERMA LE VIOLAZIONI - 18/4/08

TV: EUROPA7, IL COMMISSARIO KROES CONFERMA LE VIOLAZIONI - 18/4/08

Dichiarazione di Giulietto Chiesa
In merito alla risposta della Commissaria Neelie Kroes all'interrogazione dei deputati Agnoletto, Aita, Berlinguer, Catania, Chiesa, Fava, Frassoni, Guidoni, Morgantini, Musacchio, Napoletano
Bruxelles, 18 aprile 2008
Al di là dell'arduo linguaggio burocratico, si capisce che la commissaria europea conferma:
a) che l'Italia viola la legislazione europea sulla materia che disciplina la radiodiffusione televisiva.
b) che il Consiglio di Stato Italiano "dovrà applicare il diritto comunitario" alle direttive della Corte di Giustizia Europea. Cioè non ci sono altre vie da esperire che quella di applicare la legge.
Qui va solo aggiunto che non solo Centro Europa 7 ha diritto al risarcimento del danno fino a qui subito, a causa delle suddette violazioni, ma continua vieppiù ad avere diritto di usare le frequenze che gli sono state fraudolentemente sottratte, dopo essergli state regolarmente assegnate.
c) che la Commissione ha notificato all'Italia, nel luglio del 2007, un parere motivato che conferma la procedura d'infrazione avviata nel 2006 e ha "intrapreso un'azione per porre termine alle violazioni e controllerà che la decisione della Corte di Giustizia sia pienamente applicata dall'Italia".
Plaudo alla commissaria Neelie Kroes e all'Europa dei diritti dei cittadini che si fa sentire. Il prossimo governo italiano sarà guidato da un premier che, personalmente, è all'origine di gravi violazioni delle norme europee, che investono il diritto dei cittadini a una informazione libera e pluralistica. Proprietario di una rete che non gli spetta e che non vuole cedere .
Vedremo ora con quali trucchi si cercherà di mascherare ulteriori violazioni del diritto comunitario.
Giulietto Chiesa
Parlamentare europeo

 
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INTERROGAZIONE SCRITTA E-0744/08
di Giusto Catania (GUE/NGL), Roberto Musacchio (GUE/NGL), Umberto Guidoni (GUE/NGL), Claudio Fava (PSE), Monica Frassoni (Verts/ALE), Giovanni Berlinguer (PSE), Pasqualina Napoletano (PSE), Vittorio Agnoletto (GUE/NGL), Vincenzo Aita (GUE/NGL), Luisa Morgantini (GUE/NGL) e Giulietto Chiesa (PSE)
alla Commissione
Oggetto: Sistema di assegnazione delle frequenze radiotelevisive in Italia- Sentenza della Corte di giustizia
Con la recente sentenza della Corte di giustizia dell'UE (C-380/05) sulla disputa dell'assegnazione delle frequenze fra l'emittente italiana Europa 7 e Rete 4, il sistema d'assegnazione delle frequenze radiotelevisive in Italia viene definito come contrario al diritto comunitario.
Secondo la Corte, il regime italiano non rispetta "il principio di libera prestazione di servizi e non segue criteri di selezione obiettivi e trasparenti". La Corte europea dà ragione all'emittente Europa 7 che aveva ottenuto un'autorizzazione a trasmettere a livello nazionale in tecnica analogica, ma non è mai stata in grado di trasmettere perché non sono mai state assegnate le radiofrequenze.
Alla luce del pronunciamento della Corte di giustizia:
Come intende agire la Commissione europea per porre termine alle violazioni riscontrate dalla Corte e fare rispettare il diritto comunitario?
 
 
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RISPOSTA DI NEELIE KROES A NOME DELLA COMMISSIONE
Bruxelles, 15 aprile 2007
La sentenza della Corte di giustizia nella causa C-380/05 faceva seguito a una domanda di pronuncia pregiudiziale ai sensi dell'articolo 234 TCE, con cui il giudice nazionale del rinvio, il Consiglio di Stato italiano, poneva una serie di quesiti riguardo alla compatibilità con il diritto comunitario della normativa nazionale che disciplina il settore della radiodiffusione televisiva su frequenze terrestri e, in particolare, del regime transitorio in favore delle reti esistenti.
Il Consiglio di Stato dovrà applicare l'interpretazione del diritto comunitario fornita dalla Corte di giustizia sui fatti della controversia in questione, che riguardano una richiesta di risarcimento del danno che la Centro Europa 7 sostiene di aver sofferto per il fatto che non le sono state assegnate, dai convenuti nella causa principale, le radiofrequenze terrestri in tecnica analogica necessarie per svolgere l'attività di diffusione di programmi radiotelevisivi.
Per quanto concerne la violazione delle direttive relative al nuovo quadro normativo per le reti e i servizi di comunicazione elettronica (1), la Commissione ha avviato nel luglio 2006 una procedura di infrazione contro l'Italia ai sensi dell'articolo 226 TCE, relativamente alla legislazione italiana che disciplina il passaggio dalla tecnica di trasmissione terrestre analogica a quella digitale(2). La Commissione ha portato avanti la procedura di infrazione notificando all'Italia, nel luglio 2007, un parere motivato ai sensi dell'articolo 226 TCE.
Pertanto, occupandosi delle disposizioni nazionali sopra citate nel contesto della procedura di infrazione ai sensi dell'articolo 226 TCE, la Commissione ha già intrapreso un'azione per porre termine alle violazioni e controllerà che la decisione della Corte di giustizia sia pienamente applicata dall'Italia.
Note:
(1) Direttiva 2002/21/CE (direttiva quadro), GU L 108 del 24.4. 2002, direttiva 2002/20/CE (direttiva autorizzazioni), GU L 108 del 24.4.2002, e direttiva 2002/77/CE della Commissione (direttiva concorrenza), GU L 249 del 17.9.2002.
(2) Legge n. 66/01, legge n. 112/04 ("legge Gasparri"), decreto legislativo 177/05 ("il testo unico") e delibera AGCOM 435/01/CONS (”il regolamento”).
 
 

  

Argomento: 

Ora d'aria - Ave Silvio, morituri te salutant Di Marco Travaglio

"Poteva andare peggio”. “No”. Così, nel 2001, Altan sintetizzava gli umori dell'elettorato di centrosinistra. Stavolta invece poteva andare peggio: poteva vincere Berlusconi e in più potevano tornare in Parlamento tutti gli artefici della sua terza, terrificante reincarnazione. Invece qualcuno resta a casa. Mastella s'è subito riciclato commentatore tv grazie al Tg2, come le vecchie glorie del pallone che non riescono a trovarsi un mestiere. Tweed Berty s'è accomiatato dalla classe operaia all'Hard Rock Bar di via Veneto, mentre la Lega faceva man bassa di tute blu a Mirafiori e Sesto S.Giovanni; poi, fra una telefonata dell'affranto ambasciatore Mario d'Urso e un sospiro di Guia Suspisio, è passato a salutare Vespa e Mentana, per poi proseguire verso il circolo del bridge. Lui almeno s'è dimesso.

Giordano invece no: Fausto gli ha intimato: “Mantieni responsabilità e rotta”. Soprattutto rotta, il piccolo segretario rifondarolo è dato “sull'orlo delle dimissioni”, ma i pompieri sono già stati allertati e alla fine lo salveranno. Pecoraro Scanio, che a Natale inaugurava il nuovo hotel a 7 stelle in Galleria a Milano alla disperata ricerca del voto operaio, l'altro giorno inseguiva l'orso bruno misteriosamente scomparso dall'Adamello. Ora avrà molte tempo libero, ma di dimettersi non ci pensa neppure: anzi annuncia “un congresso straordinario dei Verdi”, che è proprio quel che ci vuole “per una grande sinistra ecologista”. Già prenotate alcune cabine telefoniche per ospitare l'evento.
Diliberto intende “ripartire dalla falce e martello”: ecco, proprio quel che mancava. Cesare Salvi invece vuole “riaprire un ragionamento col Partito socialista”, anche se faticherà a rintracciarlo, perché purtroppo non esiste più (0,7%): scomparso dal Parlamento italiano dopo 116 anni di presenza ininterrotta. Quod non fecerunt Craxi fecerunt craxini. Boselli però dice che è tutta colpa di Veltroni: “Walter ha responsabilità gravissime” in concorso esterno - si suppone - con gli elettori. Ma ora anche lui minaccia “un congresso”, mentre Bobo Craxi s'interroga: “Adesso dovremo capire quanta gente c'è dietro quello 0,7%”. Pochina, a occhio e croce. Con le percentuali se la cavava meglio papa Bettino: quando chiedeva il 5%, arrivava subito l'architetto Larini e glielo portava, in contanti. Una prece anche per Willer Bordon, che tre mesi fa ballava spensierato con l'amico Dini sul Titanic del governo Prodi, contribuendo a mandarlo a picco: la sua Unione Democratica Consumatori ha strappato un eccellente 0,3%. S'è consumata, democraticamente.

Da dietro un cumulo di monnezza si fa vivo pure il neoassessore bassoliniano Claudio Velardi, che esulta perché - testuale – “il risultato del Pd in Campania va al di là di ogni più rosea previsione”: in effetti ha raccolto qualche voto in più dei lettori del Riformista. Totò Cardinale, che ha lasciato il seggio ereditario alla figlia Daniela, quella che “non leggo libri perché studio”, assicura che la ragazza “ha contribuito a determinare il buon risultato del Pd, s'è fatta conoscere”. Ma soprattutto riconoscere. Una prece per il Platinette Barbuto: 0,4%, 122 mila voti, un trionfo se si pensa che sono 15 volte i lettori del Foglio e un terzo dei telespettatori di Otto e mezzo.

Intanto è già iniziata la corsa sul carro del vincitore, sport nazionale da un paio di millenni. Tutti a magnificare la “metamorfosi del Cavaliere” (quale?), il “nuovo profilo di statista”, la prossima “fase costituente”, magari con nuova Bicamerale. Nella notte Massimo Giannini di Repubblica dice addirittura che “il voto a Berlusconi condona i suoi processi e i conflitti d'interessi”, come se si potessero mettere ai voti i reati e le illegalità, come se le urne sostituissero i tribunali, la Consulta e la Corte di giustizia europea. Emma Marcegaglia ha chiesto che “le imprese italiane ritrovino fiducia”: soprattutto due, Mediaset e Mondadori, che infatti l'altra sera schizzavano in Borsa come non mai.

Intanto lo “statista” tornava sui “brogli di Prodi nel 2006”. Annunciava di esser “pronto ad accettare i voti dell'opposizione sulle riforme”, bontà sua. E cenava con Tarak Ben Ammar, Confalonieri, Doris, Galliani, Fede, Adreani, Ermolli, senza dimenticare l'avvocato Ghedini e il medico personale Zangrillo: praticamente, il nuovo governo.

Marco Travaglio da l’Unità del 16.4.2008


PANCHO PARDI RINGRAZIA

PANCHO PARDI RINGRAZIA
di: Redazione Liberacittadinanza

description

-->Ho partecipato alla campagna elettorale con il preciso scopo di raccogliere voti utili a raggiungere il premio di maggioranza. L’obbiettivo è stato mancato. Tuttavia l’Italia dei Valori, che mi aveva voluto capolista in Toscana al Senato, ha superato di molto le proprie aspettative iniziali.
Il mio seggio non era sicuro, dato che si partiva da un 2,16 insufficiente a eleggere un senatore. Invece una campagna elettorale artigianale ma a stretto contatto con la società civile ha permesso di raggiungere il 3,34. Risulto eletto al Senato e messo così di fronte a nuove responsabilità.

Ringrazio prima di tutto gli elettori che hanno voluto premiare la chiarezza di propositi della nostra lista. Ringrazio l’Italia dei Valori che ha sostenuto la mia candidatura con convinzione e impegno organizzativo. Devo un ringraziamento speciale al gruppo di amiche e amici, da tempo compagni nell’esperienza del protagonismo civile, che hanno dispiegato con intelligenza e generosità un’attività ammirevole. Il loro aiuto è stato decisivo.

Invito tutti coloro che hanno contribuito a questo successo a dare in futuro il loro contributo creativo di critica e proposta. Nessun eletto può fare a meno del pungolo dei propri elettori. Io meno di chiunque altro.

Pancho Pardi
Creato da mariaricciardig


Ma che sarà mai altri 5 anni con Berlusconi?!?

Pare proprio che sia arrivata una tranvata di proporzioni galattiche.
Gli italiani hanno scelto i 56 pregiudicati di Berlusconi, i condoni, le tasse non pagate, la criminalità organizzata. Veltroni gli ha dato una mano fingendo di cambiare ma tenendosi Bassolino e 18 condannati tra i candidati. La sinistra ha scelto il suicidio con pacchi di decisioni ambigue.
E adesso ci tocca di affrontare un bel casino.
Comunque potrebbe esserci di peggio. Al momento non mi viene in mente niente ma...
Ad esempio poteva resuscitare Hitler e riinvaderci.
Di certo non ci resta che rimboccarci le maniche.
E comunque cerchiamo di prenderla sul ridere che sennò rischia di far male alla salute.
In fondo è divertente che Berlusconi abbia stravinto.
E ha anche un sacco di capelli.
Ok, questa non fa ridere.
Va beh, ci penso su e ve ne tiro fuori una da scompisciarsi.
Giuro.
Vado un attimo di là a piangere e poi ve la dico.
Ripubblico qui l'articolo che ho pubblicato all'indomani della caduta di Prodi che si intitolava proprio (ma tu guarda):
Va beh… ecche’ sara’ mai un altro governo Berlusconi?!?
Va bene, e’ stata una batosta questo crollo di Prodi, prima ancora che riuscisse a compiere qualche piccolo o grande passo verso il rinnovamento dell’Italia.
Devo dire che anch’io sono crollato psicologicamente, telefono ai miei amici e piangiamo insieme singhiozzando.
Ma ci meritiamo veramente questa situazione di merda? Dopo tutti gli sforzi di questi anni, finalmente si intravedeva un filo di luce… E adesso che succede?
Comunque, a questo punto, tocca farsene una ragione, elaborare il lutto e cercare di capire quale lezione positiva possiamo ricavare.
Ovviamente, prima, hai l’autorizzazione a urlare per quindici minuti che i leader del centro sinistra sono persone con le quali non vorresti mai, in nessun caso, fare sesso. E puoi anche scendere in dettagli vigorosi esprimendo i tuoi giudizi sul loro buon senso, coerenza, fantasia e dedizione alla causa del progresso.
Ma poi ti tocca anche cercare i lati positivi delle questione! Se no cadi in depressione e Silvio ci gode. Vuoi dargliela vinta?
Non ci credo!
Quindi tiriamo su i pezzi della nostra anima e cerchiamo di cambiare prospettiva.
Innanzitutto possiamo dire che la nostra delusione nasce dal fatto che siamo persone ottimiste, desiderose del bene comune, amanti della vita e del piacere.
In ogni caso viviamo molto meglio di quel branco di dannati senza Dio che grufolano nei tunnel del potere assetati di presenze a Porta a Porta.
Hai mai seriamente pensato come vive un D’Alema, un Casini, un Fini?
Un incubo senza tregua di telefonate, complotti da scoprire e da ordire, voci sussurrate, sospetti, con tutti sempre pronti a tagliarti una mano per fregarti l’orologio.
Certo, questo non ci consola del fatto che speravamo fosse giunto l’inizio del cambiamento e invece ci tocca di aspettare ancora.
Ma pensa se nascevi nel 1700 ed eri un progressista che sentiva il cambiamento arrivare. Pensa che tristezza: tutti i progressisti del 1700 sono morti senza vedere un grande cambiamento.
E anche quelli del 1800 hanno sofferto. Hanno visto le macchine arrivare, certo, ma hanno visto anche il mondo incrudelirsi e avanzare i germi folli del militarismo e del fascismo.
Cavolo, a noi e’ andata decisamente meglio. Innanzitutto abbiamo scopato in modo tale che non succedeva da millenni in Europa.
Bisogna risalire al matriarcato, 15000 anni fa, per ritrovare una simile celebrazione felice del piacere, condiviso da maschi e femmine, alla pari.
Ed e’ ovvio che far l’amore alla pari e’ impareggiabile: c’e’ il piacere della complicita’, del gioco, della tenerezza.
Quindi dobbiamo dire che c’e’ andata di culo gia’ solo per la fortuna sessuale che abbiamo goduto.
Sesso sfrenato in un’epoca in cui ci si lava e si fanno i gargarismi!
Il meglio!
E poi c’e’ stato il rock & roll, i festival pop, la marijuana! Cazzo se ci siamo divertiti: tutti nudi al parco Lambro!
L’altra sera hanno mandato un documentario in tv e mi sono rivisto nudo che ballavo insieme a mille persone sotto il palco del Festival di Re Nudo. Sono apparso per un attimo. Ho gridato a mia figlia:”Guarda il tuo papa’ in televisione!” E lei ha detto: “Ma papa’, fai schifo!”
Va beh, non si puo’ avere tutto dalla vita…
E ti ricordi la rivoluzione studentesca? Le scuole occupate dentro cui facevamo sesso in modo esagerato?
(Anzi perche’ non torniamo a occupare le nostre vecchie scuole? Magari anche solo il sabato e la domenica. Non sarebbe divertente? Tirerebbe su il morale!)
Cavolo! E abbiamo anche visto la rivoluzione dei computer. Ma vi ricordate che casino erano gli appuntamenti prima dei cellulari?
Ho perso decine di occasioni di fare sesso perche’ non ci si ritrovava agli appuntamenti! Adesso con il cellulare basta telefonarsi: “Dove sei?”
“Sono qui?”
“Ma qui dove?”
“Nella stazione.”
“Va bene, allora tu stai ferma li che io faccio tutto il giro della stazione fino a che ti trovo che se ci cerchiamo in due non ci troviamo mai!”
Abbiamo vissuto grandi svolte della storia: la fine della segregazione razziale negli Usa e in Sud Africa ad esempio. Vi ricordate Martin Luther King? “Io ho un sogno”. Beh, quel sogno si e’ realizzato e addirittura un nero e’ in corsa per la carica di Presidente degli Stati Uniti.
Stiamo guardando un mondo incredibile!
Un mondo pieno di ecologisti, gente che fa volontariato, gente che lavora al di fuori del sistema. E ognuno di noi possiede mezzi di comunicazione straordinari. Vi ricordate quando stampavamo quei volantini schifosi col ciclostile?
Cazzo, mia figlia non sa neanche cos’e’ un ciclostile!
E vogliamo parlare delle dittature in Sud America che non ci sono piu’?
Della caduta del muro di Berlino?
Nella nostra vita abbiamo visto un mutamento globale incredibile.
E ci siamo illusi che la storia corresse con la velocita’ dei nostri sogni.
Invece adesso e’ un momento di merda.
Ma in fondo abbiamo visto di peggio.
Chi ha la mia eta’ si ricorda quando il pericolo era il colpo di stato e si doveva dormire fuori la notte.
Veramente l’Italia rischio’ la guerra civile. E la storia che i democristiani di allora fossero meglio di Berlusconi e’ una favola!
C’erano meno scandali ma solo perche’ i giornali avevano un bavaglio totale. Anche oggi ce l’hanno ma esistono Report e Santoro. I giovani forse non sanno neppure che negli anni sessanta c’era anche la censura. Mio padre e mia madre si beccavano decine di denunce perche’ non recitavano esattamente il testo che era stato approvato dalla commissione censura.
C’erano proprio funzionari che giravano per i teatri con il testo omologato e una pila e controllavano che gli attori durante la rappresentazione non aggiungessero una sola parola!
E vogliamo parlare della mafia?
Scusate se ricorro a un altro piccolo esempio personale ma credo che sia estremamente illuminante.
Nel 1962 i miei genitori furono costretti dal livello insopportabile di censura ad abbandonare Canzonissima, trasmessa su Rai 2, alla settima puntata. Fu uno scandalo enorme. I motivi scatenanti dello scontro furono due scenette: una riguardava gli incidenti su lavoro. Argomento del quale non si era mai parlato in tv.
L’altro pezzo parlava di mafia. Una madre piangeva il figlio ucciso. Non si accusava nessun pezzo grosso della politica di essere colluso con la mafia. Si osava solo dire che in Sicilia la mafia uccideva contadini, sindacalisti, giornalisti.
Malagodi, allora segretario del partito liberale, fece un’interpellanza alla commissione parlamentare di controllo dicendo:”due guitti insultano l’onore del popolo siciliano sostenendo l’esistenza di un’organizzazione criminale chiamata MAFIA.”
E i giornali di destra in coro lanciavano insulti ai miei…
Oggi neanche Cuffaro ha il coraggio di dire che la mafia non esiste.
Ne abbiamo fatta di strada da allora. Chilometri.
Cinquant’anni fa nessun boss mafioso veniva mai arrestato e interi reparti dello stato a partire dal governo erano direttamente alleati dei mafiosi.
Gli affari sporchi, le raccomandazioni e le tangenti erano la legge e MAI che la magistratura indagasse.
Abbiamo resistito a 50 anni democristiani, potremo sopravvivere ad altri 5 di Berlusconi.
E, comunque, secondo me anche se vince non e’ detto che duri cosi’ tanto.
L’Italia sta cambiando. Pare che ormai il 50% dei nostri connazionali sia collegato a Internet.
Spero che tutti questi scandali, che nessuno puo’ piu’ coprire, stiano creando un effetto valanga nelle coscienze.
L’altro giorno Beppe Grillo passava di fronte al Senato con alcuni amici. Un soldato di guardia, di quelli sull’attenti che non possono muoversi pena la fucilazione ha abbandonato la garitta e gli e’ corso dietro. Lo ha raggiunto e gli ha detto: “Grillo faccia qualche cosa lei! Non se ne puo’ piu’!”
Sono solo piccoli segnali e ancora all’orizzonte non si vede come tutta questa voglia di cambiare possa trovare uno sbocco costruttivo.
Ma vuoi che alla fine non ci riusciamo?
Sono decenni che rompiamo i coglioni. E’ divertente, si conosce gente fantastica e si fa molto sesso.
Non smetteremo certo di farlo solo perche’ un signore fanatico del lifting puo’ dettare leggi che lo assolvono da tutte le sue colpe.


Ieri a Firenze con Franca Rame, Dario Fo e Paolo Flores D'arcais per Pancho Pardi senatore

A Firenze, al cinema Colonna, ieri sera, l'incontro dibattito con Franca Rame, Dario Fo, Paolo Flores D'Arcais e Francesco (Pancho) Pardi ha toccato, a tre giorni dal voto, i temi più significativi di questo passaggio di consegne alla guida del Paese.
All'esterno si distribuisce un volantino con la lettera di Franca Rame al presidente Prodi, un altro con le parole di Flores D'Arcais e il programma di Pancho .
Nella sala c'è un clima di sentita partecipazione. Si dice che lo svantaggio della coalizione si sia ridotto a 3 - 4 punti, e questo accende la speranza.
Ci sono donne e uomini della società civile, delle associazioni, dei movimenti e del mondo della scuola, che si confrontano, attenti, preoccupati e consapevoli del significato di questo voto, di cosa rappresenterebbe il ritorno di Berlusconi. Questa volta, eletto per la terza volta, come sostiene Flores D'Arcais, avrebbe ampio spazio per finire di demolire le regole democratiche condizionando l'esercizio della legalità, preparando il terreno al consolidamento definitivo del suo potere, che eserciterebbe sconvolgendo la Costituzione e negando le radici storiche della Repubblica, legate alla Resistenza e alle lotte partigiane.

D'altro canto, come ricorda Dario Fo, in questi giorni le "sparate" del cavaliere hanno dato il segno del suo progetto; fra i fucili agitati dalle differenti leghe, la difesa di Mangano (lo stalliere di Arcore condannato a due ergastoli perchè responsabile di quattro omicidi) innalzato a ruolo di "eroe", le ennesime dichiarazioni sulla sanità mentale dei magistrati (specialmente quelli che lo indagano), le pretese accampate sulla presidenza della Repubblica, Berlusconi non ha trascurato di dichiarare le sue intenzioni con quei messaggi chiari e forti.
Il conflitto di interessi, le leggi vergogna, il "porcellum", le epurazioni televisive, diventerebbero un fatto strutturale in un Italia così in balia della disillusione, così condizionata dal potere mediatico, economico e politico di un solo soggetto, l'anomalia per cui siamo incomprensibili agli occhi del mondo democratico e poco anche ai nostri stessi occhi.
Dario, in una dichiarazione di poco tempo fa, diceva di provare imbarazzo quando, all'estero, gli venivano fatte domande sul conflitto di interessi, e di non sapere cosa rispondere.
Ha raccontato anche dell'esperienza sua e di Franca con il Pci di Berlinguer, che si era mostrato aperto alle loro iniziative politiche e culturali rivolte alla base , e dei problemi che incontrò con le strutture intermedie del partito.
Franca è intervenuta per appoggiare la candidatura al Senato di Pancho con la lista dell'Italia dei valori, raccontando la situazione e gli episodi più significativi che hanno caratterizzato i due anni trascorsi nelle istituzioni. L'assenza di sentimenti, le trame di potere, la mancanza di attenzione ai problemi dei cittadini, i privilegi, l'impossibilità di lavorare serenamente e costruttivamente in un clima folle da "orgia del potere": da senatrice uscente non si è esentata dal denunciare tutti i malesseri, le difficoltà, le delusioni e i dubbi che l'hanno accompagnata in questo periodo.
In realtà ha fatto il massimo di quello che le era possibile, e forse di più, come è suo costume. Travaglio ne tesse le lodi nei suoi Magnifici Venti della XV legislatura.
"Rame Franca (ex Idv, poi Gruppo misto). Ha vissuto la sua esperienza in Senato come una missione, lottando come una leonessa per i princìpi in cui crede. S’è opposta all’indulto extra-large, ha avviato una campagna contro i privilegi della casta e gli sperperi della spesa pubblica. Ha partecipato alle manifestazioni contro la base Usa di Vicenza, contro il Tav in Valsusa e in difesa della libertà d’informazione. Ha preso a cuore – fra i pochissimi – il dramma dei soldati colpiti da tumore per l’uranio impoverito nelle missioni di guerra. Di Pietro l’avrebbe rivoluta in lista, ma lei, stanca e delusa, ha declinato. Peccato. Le dobbiamo tutti un grazie".
Potrà sostituirla Pancho Pardi, quello che, all'alba della stagione dei girotondi, da piazza San Giovanni fu indicato da Moretti come leader ideale per una sinistra vincente; non ha un apparato propagandistico fatto di patinature e di lustrini, ma ha le idee chiare sui rischi che corriamo e sugli impegni da assumere: per la salute della Repubblica, per la laicità, per la difesa della Costituzione, contro il conflitto di interessi. E, oltre a quello di Franca Rame, Dario Fo e Paolo Flores D'Arcais, si avvale del sostegno del Presidente Oscar Luigi Scalfaro, di Pamela Villoresi e Nanni Moretti di scrittori come Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli.
La serata si conclude con la sensazione che saranno determinanti le decisioni che in tanti prenderanno solo in questi due giorni; l'aerea dell'incertezza è ancora consistente. I giochi non sono ancora fatti.
Gargantua


Fo e Rame volata per Pancho Della Monica: indecisi, ascoltate

La Repubblica,  SABATO, 12 APRILE 2008
Fo e Rame volata per Pancho Della Monica: indecisi, ascoltate
 Franca Rame e Dario Fo sostengono Pancho Pardi, capolista al Senato in Toscana per Italia dei Valori. L´ex senatrice, che ha in comune con Pardi un passato nei movimenti e poi il passaggio al partito di Di Pietro, ha incontrato gli elettori giovedì sera al cinema Colonna insieme al marito e a Paolo Flores D´Arcais, invitando gli indecisi e gli scontenti a votare comunque, «per non ritrovarci Berlusconi altri 12 anni, 5 da capo del Governo e 7 da presidente della Repubblica». «Questa legge elettorale ha creato un clima orribile - ha proseguito Fo - ma abbiamo una sola carta da giocare e va giocata bene, anche se con malinconia», ha detto. E al Teatro del Sale ieri il magistrato Silvia Della Monica, candidata al Senato per il Pd, che aveva invitato gli elettori indecisi, ha incontrato circa quaranta persone di tutte le età, tra i 25 e i 60 anni, che le hanno rivolto domande e chiesto spiegazioni sui temi legati alla giustizia e alla situazione politica. Tante anche le telefonate arrivate al Teatro di cittadini che volevano parlare con la candidata.
 


Due persone serie di Marco Travaglio – da voglioscendere.ilcannochiale.it

Se l’Italia fosse un paese serio, sia il centrodestra sia il centrosinistra si impegnerebbero prima delle elezioni, in caso di vittoria, a confermare come ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa. Cioè l’unico ministro dell’Economia, dopo Ciampi, che nei vertici internazionali non viene preso a pesci in faccia, ma anzi viene rispettato e ascoltato.

Questo signore d’altri tempi, questo economista colto e spiritoso, discreto e competente, ha rimesso in sesto in un anno e mezzo i disastrati conti dello Stato sfasciati dai suoi predecessori (vedi l'illuminante documento che allego qui, preparato da un gruppo di studenti di Economia che hanno a cuore i fatti e i dati concreti, non le balle elettorali); ha fatto levare all’Italia la procedura d’infrazione aperta dall’Europa ai tempi del miracolo berlusconiano; ha recuperato insieme al suo vice Vincenzo Visco una ventina di miliardi di euro di evasione fiscale. Insomma, ha riempito la botte che ora Berlusconi e i suoi boys torneranno a prosciugare. Perché naturalmente Padoa Schioppa è visto come il fumo negli occhi dal centrodestra delle spese folli, ma anche dal Pd alla Veltroni, tutto paillettes e cotillons, dunque allergico alle persone serie.

Nel caravanserraglio di nani e ballerine, a metà strada fra “Uomini e donne” e una sfilata di moda, messo insieme da Uòlter, una persona seria come Padoa stonerebbe. Infatti l’hanno rimosso come un ferrovecchio ingombrante, fanno finta di non conoscerlo, sottosotto gli rimproverano la lotta all’evasione fiascale (far pagare le tasse agli evasori è un peccato mortale e “fa perdere voti”). Anziché elogiare e rivendicare i suoi successi, c’è pure qualche somaro che gli rinfaccia la crescita zero dell’economia, come se fossimo in Unione Sovietica dove l’industria era di Stato e di partito, come se le performance deprimenti delle nostre imprese private fossero colpa del governo.

Rimozione forzata per Padoa Schioppa, ma anche per Romano Prodi, altro politico troppo serio e competente per piacere ai berlusconiani “de sinistra” del nuovo Pd. Non è telegenico nemmeno lui. Non parla di sogni, non dice “I care” e nemmeno “We can”. Ma sgobba e sa far di conto. L’altro giorno, con un comunicato di tre righe, ha annunciato l’addio alla politica nel silenzio generale. Nel ’96 ha battuto Berlusconi e nel ’98 ha portato l’Italia in Europa; tre mesi dopo, per ringraziarlo, quei gran geni di D’Alema e Bertinotti l’han rovesciato, riconsegnando l’Italia a Berlusconi. Lui intanto è andato a presiedere la Commissione europea. Nel 2006 l’han richiamato per sconfiggere Berlusconi, cosa che lui puntualmente ha fatto per la seconda volta. Dopo un anno e mezzo l’han rispedito a casa senza nemmeno un grazie.

Lui se n’è tornato a Bologna, da dove era venuto, senza una parola polemica, mentre l’ultima ballerina di Uòlter, l’impresario-falco Massimo Calearo, andava in tv a ringraziare “San Clemente” Mastella per “averci liberato da Prodi”. Vedremo che cosa saran capaci di fare questi giganti del pensiero che reggono il Pd e il Pdl, a parte candidare mogli, figlie, portaborse, pregiudicati e qualche camicia nera, e chiacchierare per ore senza dire nulla. Personalmente già rimpiango Prodi e Padoa Schioppa. Due signori che han saputo uscire di scena con dignità ed eleganza. Due signori che, quando non avevano niente da dire, non parlavano. Due signori.
 


comunicazioni

Cari Amici del blog,
come avrete notato, da qualche tempo è assente Luigi Fusi, il quale, con sms, richiede chiarimenti su questa condizione.
 
Con un certo disappunto, ci siamo trovati costretti ad esporre querela per l’attività diffamatoria in rete del Sig. Fusi a discapito della Senatrice Rame. Risulta infatti che abbia inviato, tra gli altri,  all’On. Chiesa la notizia – assolutamente infondata – di un tumore al cervello che avrebbe colpito la Senatrice.
 
La redazione ha conseguentemente deciso di sospendere l’utenza del Sig. Fusi, a seguito anche, della difficile gestione della sua inspiegabile attività “in nome e per conto” del blog francarame.it e non da ultimo le molte lamentele giunte da parte dei blogger.
 
Franca Rame e la Redazione


Le Ragioni di Flores D'Arcais e quelle di Bertinotti.

 
 
A meno di una settimana dalle elezioni, rese così anomale da una legge elettorale indegna, due opinioni a confronto:
"Salvare l'anima o salvare la pelle da 12 anni di Berlusconi?" è la domanda che pone il direttore di Micromega Paolo Flores D'Arcais.
"La Sinistra L'Arcobaleno non è un espediente ma l'investimento per il futuro" è quello che sostiene Fausto Bertinotti.
 
 
 
Al voto, al voto! Istruzioni per l’uso
di Paolo Flores d'Arcais
L’unica cosa certa con l’attuale sistema elettorale è che ogni voto in meno a Veltroni-Di Pietro-Bonino fa vincere Berlusconi-Fini-Bossi-Ciarrapico. Questa circostanza matematica ci manda in bestia, moralmente non vogliamo subirla, ma le cose stanno proprio così. L’alternativa è secca: salvarsi l’anima (con Bertinotti) o salvarsi da dodici anni di Berlusconi-Putin (con Veltroni-Di Pietro-Bonino). ‘Io, da buon materialista ed ateo, trascurerò l’anima’
Il 13 e 14 aprile non andremo a votare. Andremo a votare con questo sistema elettorale, che fa schifo, non a caso è stato definito «porcata» dai suoi ideatori, ma che deciderà – esso solo – la transustanziazione dei voti in seggi. Sarà bene rendersene conto, perché la tendenza spontanea in ciascuno di noi è di illudersi che il voto reale corrisponda al voto emotivo, morale, o comunque lo vogliamo chiamare.
Per capirsi. Tu voti per la lista Xz, perché la senti più vicina, o la meno lontana, o la più efficace nell’opporsi a ciò che più detesti. Nella croce che metti sul suo simbolo riassumi queste tue emozioni, e una volontà di lotta o di riduzione del danno. Ma il risultato matematico di quel tuo voto, l’unico che poi conti, potrebbe addirittura rovesciare il senso che al tuo voto hai inteso dare.
Il sistema elettorale «porcata» stabilisce infatti che alla Camera dei deputati una cospicua maggioranza assoluta vada alla coalizione che prende il maggior numero dei voti, quale che sia la percentuale ottenuta, magari anche molto inferiore al 50 per cento (più coalizioni e liste sono in concorrenza e più bassa può essere la soglia).
Nell’attuale situazione ciò significa che la coalizione Berlusconi-Fini-Bossi-Ciarrapico (ironicamente etichettata «Il popolo delle libertà») otterrà alla Camera la fiducia per un suo governo, con largo margine, se la coalizione Partito democratico-Italia dei valori (che per comodità chiameremo Veltroni-Di Pietro-Bonino, visto che nel Pd si presentano anche i radicali) otterrà anche un solo voto di meno.
Questa la realtà. Il resto è sogno, immaginazione, fantasia. E legittima, legittimissima rabbia, naturalmente. Perché questo sistema, da «porcata» qual è, porcate produce. Ma noi daremo senso concreto al nostro voto con questo sistema elettorale, non con le intenzioni che preferiremmo lo determinasse.
Perciò, quali che siano i nostri sentimenti, se contribuiamo a far avere alla coalizione Veltroni-Di Pietro-Bonino un solo voto in meno rispetto alla coalizione Berlusconi-Fini-Bossi-Ciarrapico, avremo cooperato concretamente e irreversibilmente a cinque anni di governo Berlusconi seguiti da sette anni di Berlusconi al Quirinale. Abbiamo tutto il diritto di concludere che questa prospettiva non ci spaventa, che preferiamo dare un voto «emotivo» anche se questa ne sarà la conseguenza, non possiamo invece far finta di non sapere. Sarebbe disonesto, sarebbe immorale.
Al Senato le cose stanno in modo un poco diverso, ma assai meno di quanto non si speri. I premi di maggioranza scattano su scala regionale anziché nazionale, ma scattano comunque, in compenso le liste «minori» devono raggiungere un quorum quasi improbo, l’8 per cento, al di sotto del quale tutti i loro voti valgono zero.
Torniamo all’essenziale, perciò: un solo voto di meno di Veltroni (e alleati) rispetto al Cavaliere (e sguatteri, Ciarrapico docet), e avremo mandato al potere Berlusconi per almeno dodici anni. Questa circostanza matematica (l’unica che conti per attribuire i seggi) ci manda in bestia, moralmente non vogliamo subirla, ma in realtà le cose stanno proprio così.
Sappiamo tutti che in larghi strati di cittadini democratici, e dunque antiberlusconiani, circolano due tentazioni. Annullare il voto (o non andare proprio), votare la lista arcobaleno di Bertinotti. Tentazioni comprensibili, che hanno dalla loro moltissimi argomenti.
Io stesso sul numero di settembre 2006 di MicroMega, dopo averli certosinamente elencati, concludevo: «Dobbiamo essere conseguenti: rifiutare come ormai indecente ogni ricatto del tipo "finirete per far vincere Berlusconi" e rispedirlo con disprezzo al mittente. Dichiarare anzi esplicitamente, solennemente, collettivamente, che se i partiti di centro-sinistra, attraverso l’azione quotidiana di governo e l’approvazione urgente delle leggi necessarie, non daranno soddisfazione a quel "cahier de doléance" minimalista che sono le richieste stranote in fatto di conflitto d’interessi, giustizia, pluralismo televisivo eccetera, non li voteremo più`. Anche a rischio che in questo modo vinca per una terza volta Berlusconi».
Ho cambiato idea. La nuova coalizione berlusconiana realizza infatti ormai, senza le sbavature e le crepe democristiane di Casini, un disegno populista eversivo di cristallina evidenza. Il fondamento antifascista della nostra Costituzione verrà spazzato via e irriso come un «cane morto», la morsa clericale e oscurantista su corpi, esistenze private e cultura celebrerà fasti medioevali, la libertà sarà intesa solo nel senso di un’inarginabile arroganza del privilegio, la tolleranza zero verso emarginati e senza santi in paradiso si accompagnerà alla impunità totale e opulenta per amici del governo e altri establishment, il controllo totale del sistema televisivo farà concorrenza alle più nere fantasie di Orwell.
Dopo dodici anni (almeno) di Berlusconi al potere, la democrazia italiana sembrerà gemella di quella russa di Putin. Del resto, non è Putin il leader politico con cui Berlusconi vanta la più intima amicizia e di cui canta i più ditirambici elogi? Putin è il suo modello, o forse Berlusconi pensa che sia Putin ad aver realizzato in Russia una «democrazia» sul modello di Berlusconi. Cambiando l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia.
Immaginiamo, come possibile, che alla vigilia del voto lo scarto fra i due schieramenti sia minimo: 100 a Berlusconi-Fini-Bossi-Ciarrapico, 99 a Veltroni-Di Pietro-Bonino, cifre inferiori a tutti gli altri. Restano da conteggiare due voti, amico lettore: il tuo e il mio. Tu mi riassumi l’elenco di tutte le magagne (per atti ed omissioni) compiute dal centro-sinistra, e mi chiedi di votare perciò Arcobaleno. Se mi convinci, il risultato sarà dodici anni (almeno) di potere di Berlusconi, ma una decina (forse) di deputati in più per Bertinotti e Pecoraro Scanio. Sei sicuro di volere questo? Se sei sicuro, non c’è da discutere, è una posizione legittima e un voto con essa coerente.
Io penso invece che per le lotte che comunque dovremo fare (governo Berlusconi o governo Veltroni), su diritti civili ed eguaglianza sociale, informazione libera e pluralista e giustizia eguale per tutti, e via compitando il rosario ben noto, non è indifferente quale sarà il governo. Con dodici anni di potere berlusconiano rischiamo che per lottare democraticamente diventi necessario essere un poco eroi. E ti risparmierò la citazione di Brecht che conosci come me e come me condividi.
Oltretutto, per le lotte che ci stanno a cuore, nello schieramento di Veltroni troveremo degli alleati. Lungi da me fare il peana sul «modo nuovo di fare le liste». In questo stesso numero una donna siciliana, entrata nel Partito democratico con le famose primarie, racconta oltre ogni ragionevole dubbio come il motto del Gattopardo spadroneggi anche nel Pd di Veltroni. Ma alcune novità ci sono, nasconderle sarebbe disonestà e cecità.
L’accordo con Di Pietro, intanto, che entrerà nel Pd (e in parlamento) portando l’istanza della legalità. L’accordo con i radicali, senza pagare il dazio-Pannella, con tutto ciò che di laicità i radicali significano (doppio merito per Goffredo Bettini, dunque). Umberto Veronesi capolista a Milano, uno scienziato al servizio della vita e della libertà delle donne, e della libertà laica tout court (ha difeso, come dovrebbe essere ovvio, il diritto di ciascuno sulla propria vita, la propria sofferenza, la propria morte: il diritto civile all’eutanasia, insomma). La conferma di Ignazio Marino e della sua legge contro l’accanimento terapeutico, bloccata fin qui dall’accanimento teo-dem. Il ripensamento su Giuseppe Lumia, la cui lotta anti-mafia torna capolista in Sicilia (grazie anche a Ignazio Marino). E infine, last but not least, Pancho Pardi capolista al Senato in Toscana per l’Italia dei Valori. Il compagno che a piazza Navona Nanni Moretti indicò come il futuro leader della sinistra e che con Nanni continua a significare, per il milione e passa di cittadini di piazza san Giovanni, 14 settembre 2002, i girotondi, la loro festa di protesta, il loro ossimoro di moderazione intransigente per la libertà e la giustizia.
Il 13 e il 14 aprile non andremo a votare. Andremo a votare con questa legge elettorale. Non saremo liberi di esprimere intenzioni ed emozioni attraverso il segno sulla scheda. Il meccanismo della «porcata» deciderà il significato concreto, cioè vero, del nostro voto. Lo abbiamo discusso a sufficienza. Ciascuno dovrà ora decidere, senza fingere di non sapere.
Potremo salvarci l’anima, o salvarci da dodici anni di potere di Berlusconi-Putin. Io, da buon materialista e ateo, trascurerò l’anima.
(Da MicroMega n°2/2008, in edicola dal 25 marzo 2008).
 
 
 
 
 
 
Appello autocritico: Fausto Bertinotti
Il Manifesto, 6 aprile
 
La campagna elettorale si è ormai consumata. In essa si sono sovrapposti due piani.
Il balletto insopportabile della politica separata, ridotta al confronto tra due soli contendenti che si assomigliano nel linguaggio e nelle proposte.
E' la pulsione neocentrista come esito della transizione irrisolta della crisi sociale, economica e politica.
E' l'esito su cui esplicitamente puntano i centri di comando dell'economia, della finanza, dell'informazione e dei poteri forti. Una camicia di forza sull'intero sistema politico per rendere le istituzioni impermeabili alle istanze sociali e al conflitto democratico.
Realizzare questo esito comporta l'eliminazione definitiva di quella che è stata chiamata l'anomalia italiana, ovvero la presenza di una sinistra politica, sociale, del mondo del lavoro, radicata nella società, rappresentata nelle istituzioni, influente nelle assemblee elettive.
Solo così si può comprendere l'apparente paradosso di una crisi, esplosa nel ventre molle del centro moderato e pagata, invece, con una rottura con la sinistra.
Si vuole arrivare allo splash down: la cancellazione della sinistra come strumento per la normalizzazione del caso italiano. Un obiettivo di fase che sta dentro un processo di americanizzazione di più lunga lena di cui va colta l'ispirazione di fondo: il conflitto di classe è ineliminabile ma da esso può essere cancellata la rappresentanza politica e negata la politicità. Esso può esprimersi anche in forme radicali e diffuse ma senza che possa avere la capacità di scalare il livello della proposta generale di cambiamento. Esso va, quindi, sterilizzato dal punto di vista della possibilità di incisione nelle scelte di società.
C'è stata un'altra campagna elettorale, quella che abbiamo vissuto come Sinistra L'Arcobaleno, fatta di mille incontri, dibattiti, comizi. La campagna elettorale vissuta come l'aggiornamento dell'inchiesta sullo stato del paese reale.
Questa ci restituisce l'immagine di un paese sospeso tra ansia di cambiamento e sfiducia. Due facce anche qui che si sovrappongono. Nulla è semplice o può essere semplificato: questa rappresentazione doppia è dentro il corpo vivo e ferito del popolo della sinistra.
Non possiamo rivolgerci a questo popolo senza una autocritica sul tempo breve della crisi e sul processo di lungo respiro della ricostruzione della sinistra.
Non possiamo rivolgerci ad esso senza un bilancio di verità sui due anni di governo in cui la sinistra ha assunto ruoli importanti di responsabilità di governo e istituzionale.
Nei fatti, è stata smentita l'idea della permeabilità di quel governo da parte dei movimenti. Esso è stato assai più permeabile ai poteri forti che ne hanno condizionato le scelte attraverso la penetrazione dentro le principali forze che lo sostenevano: sulla redistribuzione del reddito, sulla lotta alla precarietà, sull'estensione dei diritti civili e così via. Così è ripiombato nella logica dei due tempi.
Abbiamo colto il senso di quell'esito.
La Sinistra si presenta autonomamente alle elezioni. Non è una condizione a tempo. Sarà autonoma ugualmente dopo il voto.
Al popolo di sinistra, ci rivolgiamo con l'avvio di un nuovo processo di aggregazione.
Il progetto che la sinistra italiana presenta alla prova elettorale, ovvero la Sinistra L'Arcobaleno, è quello necessario. Ma non è ancora sufficiente.
La questione decisiva si ripropone e chiama in causa la capacità di tutti e di ognuno, a partire dai gruppi dirigenti degli attuali partiti, di mettersi in discussione dentro un processo partecipativo. Il vero punto di applicazione del processo unitario è, quindi, quello di aprirsi alla partecipazione, di cessare di essere vissuto come elemento proprietario dei partiti che chiamano associazioni e singoli ma non li rendono protagonisti a pari titolo.
Concludo con due argomenti che sono anche l'assunzione di una responsabilità solenne.
La sinistra italiana ha una grande tradizione: dalla storia del Partito Comunista, alle esperienze socialiste e alle altre forze della sinistra politica che hanno fatto la storia e costruito la democrazia di questo paese, alle organizzazioni del lavoro e del conflitto di classe, a quella sinistra sociale e dei movimenti che ha innervato il tessuto partecipativo più attivo, a quelle culture politiche di trasformazione, dal femminismo all'ambientalismo critico, al pacifismo che sono fondative della nuova sinistra. Il movimento altermondialista, la sua domanda di un altro mondo possibile, ne hanno riaperto la strada per il futuro. Ci vuole il nostro, il vostro concorso perché si concretizzi, perché si riprenda il cammino. Ci vogliono sentimenti caldi, passione, emozione. Dobbiamo metterli in opera.
Non si illudano: l'anomalia del caso italiano non sarà cancellata. Questo è il voto utile che chiediamo a tutte le donne e gli uomini di sinistra.
Qualsiasi esito del voto, non metterà in discussione il processo unitario in atto.
Abbiamo la forza di innovarci e cambiare per reggere la sfida di oggi, invertendo il processo di divisione e frantumazione. La Sinistra L'Arcobaleno è questo progetto, non è l'espediente per l'oggi ma l'investimento per il futuro.
Il 15 aprile parte il processo costituente della nuova sinistra. Fausto Bertinotti
 


Perche' Berlusconi può perdere al Senato pur prendendo più voti se la Sinistra Arcobaleno supera l’8% nelle regioni rosse

I sondaggi di venerdi' scorso di Prediction People (la legge vieta di fornire dati di sondaggi subito prima delle elezioni) ci dicono che Berlusconi e' in vantaggio del 3,5% dei voti. I sondaggi ufficiali davano il distacco a 6 punti e più. Il sondaggio che cito io e' quello ottenuto tramite le scommesse gratuite sul sito Prevision People (http://www.predictionpeople.com/) e ho gia' spiegato (http://www.jacopofo.com/node/4293) perche' mi fido più di questo nuovo sistema di sondaggio che non a caso abbiamo sostenuto con una campagna pubblicitaria intensa.
Possiamo quindi realisticamente affermare (salvo rivolgimenti improvvisi) che si ripetera' una situazione simile a quella delle ultime elezioni con Berlusconi nelle condizioni in cui era Prodi, con una maggioranza minima.
Ma ora il quadro politico e' cambiato e se Casini riesce a superare l’8% in Sicilia e eleggere qualche senatore e se altrettanto riesce a concludere la Sinistra Arcobaleno in Toscana, Emilia o Umbria, otterremo che, pur essendo il primo partito, il PdL potrebbe non avere la maggioranza dei senatori.
E attenzione, se nelle regioni rosse Veltroni stravince in realta' e' un problema perche' il partito più votato ha il premio di maggioranza regionale ma se prende molti voti più del necessario questi voti hanno un peso inferiore in termini di senatori eletti perche' ormai e' scattato il premio di maggioranza. I voti della Camera vengono messi tutti insieme a livello nazionale, ogni tot voti c’e' un eletto, e chi ha più voti prende il premio di maggioranza. Al Senato invece (demenziale!) ogni votazione regionale va a se' e non si recuperano i voti in più nella singola regione se non in minima parte. Per questo nelle regioni rosse ha senso votare per la Sinistra Arcobaleno per ottenere il massimo effetto contro Berlusconi.
Capisco che questi discorsi contorti facciano girare le scatole a molti.
Tant’e', questa e' la situazione.
Si potra' dire che se Berlusconi non avra' la maggioranza in Senato arriverebbe comunque a un governo con Casini ma potrebbe anche essere contrastato in qualche modo, visto che la maggioranza dei senatori potrebbe costantemente metterlo in minoranza.
Insomma, nella migliore delle ipotesi siamo nella merda.
E allora, cosa parlo a fare?
Parlo perche' credo che la battaglia elettorale sia oggi importante anche se non essenziale.
L’essenziale e' che continua ad avanzare la cultura della pace, del rispetto per gli esseri umani e l’ambiente, della cooperazione.
E questo progresso non lo decide il Parlamento, andra' avanti comunque. Ma in questo momento vale proprio la pena di investire un po’ della nostra energia per tentare di limitare i danni in una situazione di crisi. Il paese e' sull’orlo del collasso e il crollo non possiamo permettercelo. Soprattutto gli strati più deboli della popolazione pagherebbero un conto esistenziale gravissimo.
In una situazione come questa anche quel briciolo di scarto tra destra e sinistra fa la differenza.
Berlusconi ci riporta nella guerra in Iraq, Veltroni no. Berlusconi fa impazzare la spesa pubblica e depenalizza i brogli economici, Veltroni cerchera', pigramente, di risanare il bilancio.
Berlusconi finanziera' centrali nucleari, ponti sugli stretti, trafori e se qualcuno si oppone mandera' la polizia come a Genova, con Veltroni c’e' qualche spazio di trattativa e scene alla Bolzaneto sono meno probabili.
Fa la differenza come fa la differenza Bush rispetto a Clinton. Guerra totale o non guerra totale.
E vorrei aggiungere che se andiamo a votare questo non toglie forza alla protesta del V-Day.
Ma se non votiamo, se annulliamo la scheda, se votiamo scheda bianca, il nostro voto non varra' un fico secco, sara' solo un dato statistico di cui i politici se ne fottono. Anche se 10 milioni di italiani non votassero verrebbe eletto lo stesso numero di parlamentari, non uno di meno.
Io credo che se verra' eletto Berlusconi anche chi non ha votato si sentira' un po’ deluso.
Allora perche' non votare?
Se non voti lasci che siano gli altri a decidere.
Punto e chiuso.
Quanto detto spiega anche perche' sui nostri siti e newsletter in questo momento trovate la pubblicita' elettorale della Sinistra Arcobaleno. Non abbiamo fatto una scelta di campo ma non abbiamo motivi per rifiutare la pubblicita' di chi sta concorrendo contro Berlusconi.
La nostra posizione e' vota chi ti pare ma vota contro Berlusconi.
E questo discorso spiega anche perche' sarò a Firenze contro il nucleare a una manifestazione dei Verdi toscani. E perche' sostengo la candidatura di Fabio Roggiolani anche se si presenta alla Camera, in Toscana. E’ una persona onesta, ci siamo incatenati insieme di fronte all’Enel di Firenze, e' uno che si da' veramente da fare per sviluppare le ecotecnologie e ha contribuito a realizzare tutte le nuove leggi sul solare, l’eolico e le biomasse. E’ al quinto posto della lista, una posizione molto scomoda, ma se ci sara' un successo della Sinistra Arcobaleno in Toscana ce la può fare. Avere una persona come lui al Parlamento sarebbe un voto utile.
Allego una lettera dell’avvocato Antonio Rotelli che mi e' stata inviata da Lorenzo Carmassi, del comitato per le Class Action, che spiega perche' le lettere che girano in rete, che sostengono che non votare abbia qualche effetto, sono menzognere.
Viene fatta girare in rete un’informazione sul funzionamento della legge elettorale che vorrei smentire.
Si invitano i cittadini elettori a non votare scheda bianca o nulla in quanto queste sarebbero attribuite come voti validi, automaticamente, alla lista che ha prende il maggior numero di voti, andando a determinare il premio di maggioranza. Non e' vero.
Le schede bianche o nulle non vengono attribuite a nessuna lista o coalizione di liste, ma sono voti che vanno dispersi. A maggior ragione non entrano nel calcolo di alcun premio di maggioranza.
Una scheda bianca o una scheda nulla non rappresentano voti validamente espressi e non vengono assegnati a nessuna lista o coalizione di liste.
La legge, come da ultimo riformata nel 2005, afferma espressamente che il quoziente elettorale, che determina l’assegnazione dei seggi alle coalizioni e alle liste, e' dato dalla somma dei soli voti validamente espressi a ciascuna lista.
Il premio di maggioranza viene assegnato alla lista o alla coalizione di liste che riesce a prendere un voto in più di tutte le altre, indipendentemente dal fatto che abbia ottenuto solo il 10%, il 30% o il 51% delle preferenze degli elettori. e' sufficiente che prenda un voto in più di tutte le altre liste o coalizioni di liste.
Poiche' esistono soglie di sbarramento sia alla Camera, 4% su base nazionale, che al Senato, 8% su base regionale, i voti validamente espressi per liste o coalizioni di liste che non raggiungono rispettivamente il 4 o l’8 %, sono anch’essi voti che non si conteggiano e non concorrono a formare il quoziente elettorale nazionale o regionale. Cosi' come accade per le schede nulle o bianche, sono voti che vanno dispersi e, quindi, che non incidono per nulla sull’elezione dei deputati e dei senatori.
Peraltro il risultato delle elezioni e' valido quale che sia il numero dei cittadini che partecipa al voto, anche se molto basso, e quale che sia il numero dei voti validamente espressi, anche se molto basso. Se partecipasse al voto solo il 70% dei cittadini e di questi il 50% votasse scheda bianca o nulla, mentre solo il 20% esprimesse validamente un voto, quel 20% di voti eleggerebbe il Parlamento e ne stabilirebbe la composizione.
Se inoltre accadesse che quel 20% di voti validamente espressi, facendo l’esempio per la Camera dei Deputati dove il quorum di sbarramento e' del 4%, fossero stati dati: il 6% alla lista A, il 5% alla lista B, il restante 9% a più coalizioni o liste nessuna delle quali raggiunga la soglia di sbarramento del 4%, la cifra elettorale nazionale scenderebbe ulteriormente e sarebbe dell’11% (somma dei soli voti presi dalle liste A e B) mentre il restante 9% dei voti si perderebbero.
In questo caso al partito A verrebbero attribuiti il 55% dei seggi, in quanto avendo preso almeno un voto in più di tutte le altre liste gli viene assegnato anche il premio di maggioranza, che gli spetta indipendentemente dalla soglia di voti/preferenze che ha ottenuto.
L’esempio che ho fatto e' abbastanza irrealistico che si verifichi, ma spiega chiaramente il meccanismo di funzionamento della legge elettorale, quale risulta dalla riforma Berlusconi della legge elettorale, legge 270 del 2005, c.d. Porcellum. Lo stesso esempio e' valido anche per il Senato della Repubblica dove però voti, quorum e cifre elettorali si contano regione per regione.
Per chi fosse interessato a verificare gli estremi legislativi di quanto ho spiegato, sono i seguenti:
Testo unico delle leggi elettorali, Norme per l'elezione della Camera dei deputati, D.P.R. 30 marzo 1957, n. 361 e successive modifiche (ultime modifiche introdotte dalla Legge 21 dicembre 2005, n. 270) art. 83;
Testo unico delle leggi recanti norme per l'elezione del Senato della Repubblica, D.LGS. 20 dicembre 1993, n. 533, artt. 16 e 17.
Infine, non esiste alcuna disposizione regolamentare per il calcolo del premio di maggioranza, ma e' la stessa legge, negli articoli che ho appena citato che stabilisce come e quando si assegna il premio di maggioranza.
Chi scrive il contrario diffonde, consapevolmente o meno, informazioni non corrispondenti al vero.
Avv. Antonio Rotelli