No, non tengo per l'italia

Tante buone ragioni per non tifare per la nazionale.

Lettera di don Renato Sacco

 

 No, non tengo per l’italia in questi campionati europei di calcio. Anche perchè, sarà banale ricordarlo ma lo faccio ugualmente, mentre si parla di un Paese in crisi, di famiglie che non arrivano alla fine del mese, i nostri campioni guadagnano cifre da paura, a cominciare dall’allenatore via via tutti gli altri.

E poi anche perchè, sarà banale dire anche questo, il calcio rischia di diventare un ottimo anestetico, una droga per la realtà del nostro Paese.
Si dice di un clima nuovo, positivo che attraversa il Bel Paese... Mah ?! Certo è che se almeno l’italia, (sì con la i minuscola... perchè è solo un gruppo di ragazzi che gioca al pallone) non vince agli europei, ci si ridimensiona un pò e non scatta, in chi gestisce informazione, economia e potere... la logica del panem et circenses.. Si dovrà cercare un’altra strada per ‘far contento’ il popolo.
 
E poi, e anche qui niente di nuovo, non mi è piaciuto il commento di qualche telecronista che usa spesso la frase ‘far male agli avversari’ quando parla di azioni di gioco importanti, in attacco. Perchè bisogna usare un’immagine così aggressiva e violenta? E’ vero sono solo parole. Ma in questa nostra società ci si fa già male abbastanza, una certa violenza dilaga già, senza bisogno di soffiare sul fuoco. Non mi riferisco solo agli arresti di alcuni tifosi tedeschi che urlavano slogan filonazisti. Penso più semplicemente ad un certa violenza che si riscontra a volte nel tono degli allenatori anche dei ‘pulcini’ o dei genitori a bordo campo quando gioca il loro... bambino. 
E’ chiaro che i cronisti sportivi sono ‘arruolati’ al seguito della squadra, ed è logico che sia così. Come succede, ma questo è un po’ meno logico.., anche con gli eserciti che hanno al seguito i giornalisti ‘embedded’, arruolati appunto. Così i ‘nostri’ si comportano sempre bene... e gli ‘altri’ sono brutti e cattivi. Il problema è che quando si muovono gli eserciti ci si fa male davvero, e si muore.. anche!
E allora il ruolo del giornalista diventa ancora più fondamentale per narrare le gesta e spesso nascondere la verità.
 
Ma torniamo all’italia del pallone... in fondo è solo un gioco e si può dire tutto e il contrario di tutto.. Non è in gioco l’amor Patrio, la fedeltà alla bandiera ecc. E quindi posso dire, credo sia ancora lecito e consentito,  che non tengo per l’italia, immaginando già qualche commento umoristico o sarcastico di chi invita a non esagerare o di altri che magari invocano il rispetto e l’amore per la propria Nazione. ‘Disfattista’! diranno.  Ma no dai.. in fondo è solo un gioco... o no ? Certo che se l’Italia dovesse perdere anche con la Romania - sì proprio la Romania, Patria di quei delinquenti, ecc ecc.. che sembrano essere l’unica causa delle violenze e dell’insicurezza della nostra Italia – allora sì rischiamo di sentirne di ogni colore, nei bar, al lavoro...e sarà più difficile dire che, anche in quella occasione, non tengo per l’italia.
Certo, sarà più difficile dire che non tengo per l’italia quando si parlerà di eserciti schierati in guerra, come è successo in Iraq o, adesso, in Afghanistan o in chissà qualche altro luogo saremo chiamati a incontrare e ‘far male’ agli avversari non con un pallone, ma con bombe e pallottole vere. Magari facendo finta che non si è in guerra, come è successo per la missione in Iraq.
Sì, in quel caso la vedo più dura dire che non tengo per l’Italia.
Ma per ora si può dire ... vediamo la reazione... in fondo è solo una partita di pallone.. o no??
 

Don Renato Sacco 

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Baciamo-le-mani, Santità!

don Farinella: “La mia indignazione di cittadino italiano e cattolico praticante per il «baciamo-le-mani, Santità!»”

di don Paolo Farinella

Come sarebbe bello se tutti i cattolici "dissidenti" prendessero carta e penna e scrivessero personalmente al proprio vescovo pregandolo di inoltrare al papa il proprio dissenso dall'orrenda visita di Berlusconi al papa con "baciamo-le-mani" incorporato. L'effetto sarebbe più grande che non una raccolta di firme perché sarebbe personale e spedita via posta, segno che si è pensato, scritto, andato alla posta e imbucato. Non importa se non risponderà nessuno. Ciò che importa è il gesto profetico in se stesso.
PS. Il
Giornale di Berlusconi questa volta con un titolo virgolettato "Farinella: Arsenico per il Papa", chiede alla gerarchia la mia sospensione a divinis. Non sapevo che il mio vescovo fosse Paolo Berlusconi, ma tutto è possibile, anche l'impossibile, se è possibile che Berlusconi Silvio sia ricevuto dal papa.

L’immagine di Silvio Berlusconi che prende tra le sue la destra anulata del papa e, «inclinato capite», compunto, ne bacia l’anello, consapevole della dissacrazione che compie, ha fatto il giro del mondo e si è depositata nell’immaginario collettivo dei più come atto di devozione verso l’autorità, riconosciuta, del papa. Il contrasto con le dichiarazioni di Romano Prodi, dopo il «fattaccio» della Sapienza di Roma è abissale e incolmabile. Il cattolico praticante appare il nemico e censore del papa, mentre l’inquisito per frode ed evasione, il condannato, il corruttore, il compratore di senatori a suon di attricette da strapazzo, il puttaniere, il Piduista, l’ateo divorziato difensore della famiglia, appare, di colpo, quasi per magia, l’umile figlio della Chiesa, «prostrato al bacio della sacra pantofola». Il gesto del bacia-anello è stato ripetuto ancora alla fine dell’udienza. «Repetita iuvant».

Dicono i bene informati che il rito del «baciamo-le-mani, Santità!» non è stato spontaneo e istintivo, suggerito dall’emotività del momento che sarebbe stato comprensibile. E’ stato studiato a freddo da esperti psicologi e creatori di consenso d’immagine. Ciò aggrava il fatto e costituisce un doppio «vulnus» che difficilmente sarà riparabile. Peccato, che il papa sia stato al gioco e non abbia rotto il giocattolo fin dall’inizio. A meno che tutto non fosse concordato, come fa supporre il fatto che il Vaticano abbia preteso, fatto unico nella storia della diplomazia vaticana, la presenza del «Gentiluomo di sua Santità», Gianni Letta, come «garante» e testimone dell’incontro. Segno che Berlusconi è tenuto al guinzaglio corto dal sistema clericale imperante.

Come cittadino italiano, sono indignato che il presidente del consiglio dei ministri, che rappresenta la mia nazione, abdichi alla sovranità e alla dignità del mio paese, prostrandosi in baciamano che somiglia più a rappresentazione di stampo mafioso che non a un atto di devozione sincera. Mi ripugna essere rappresentato da un uomo che pur di ingrassare il suo «super-ego», dimentica ogni parvenza di dignità e usa e strumentalizza qualsiasi cosa gli sia utile per i suoi perversi scopi. Egli «fa finta» perché è un finto uomo che ha sempre vissuto di finzione, costruendo sull’apparenza e sull’effimero un potente potentato economico e ora anche politico, «clero iuvante». A questo «homo parvus» dell’opportunismo e della strumentalizzazione si oppone la chiarezza fiera di un grande statista, integerrimo cattolico e anch’egli presidente del consiglio dei ministri, Alcide De Gasperi, che il papa Pio XII nel giugno del 1952, volle umiliare, annullando l’udienza privata con la famiglia, già programmata da mesi, perché si oppose all’ordine del papa di fare il governo con i fascisti. De Gasperi convocò ufficialmente l’ambasciatore della Santa Sede presso l’Italia, e, stando in piedi, dietro la sua scrivania di capo del governo dell’Italia, disse: Signor Ambasciatore, riferisca al papa che come cristiano accetto l’umiliazione, come presidente del consiglio dei ministri della repubblica italiana, protesto energicamente e chiedo spiegazioni.

Come cattolico praticante, sono indignato e scandalizzato che il papa si presti al gioco mediatico di accreditare come modello di figlio devoto e pio della Chiesa un individuo come Silvio Berlusconi senza chiedergli previamente un atto di conversione e/o di penitenza. Egli è adoratore di «mammona iniquitatis» perché ha fatto l’ingiusta ricchezza con l’inganno, il furto, la corruzione, l’evasione fiscale. Egli è divorziato, abortista e i suoi figli convivono more uxorio, fatti che sarebbero questioni private, se il presidente del consiglio non si dichiarasse cattolico e non andasse dal papa «caram populo et mundo» a parlare in difesa della famiglia secondo la visione della Chiesa: allora anche le sue scelte private diventano fatti pubblici e criteri ermeneutici. Egli è implicato con la mafia (ne ha ospitato uno a casa sua ed è fratello germano di un altro, condannato in secondo grado per mafia). Egli sta perseguitando gli immigrati, tra i quali vi sono migliaia e migliaia di uomini e donne di religione cattolica, di cui il papa dovrebbe essere padre, difensore e vindice, in forza della sua paternità universale. Ho visto latinoamericani, africani e orientali, cattolici, piangere di fronte allo scandalo del papa che accettava l’omaggio di un persecutore ateo e amorale.

Il pastore riceve il lupo travestito da agnello, e abbandona gli agnelli al loro destino: anzi a molti, a tanti, pare che il pastore così sembra autorizzare il lupo a devastare il gregge. E’ ancora fresca nella memoria, la scelta del papa che, per opportunità di equilibri politici internazionali, non volle ricevere il Dalai Lama, premio Nobel per la pace, mentre a meno di tre mesi delle elezioni, riceve il predatore d’Italia, colui che con le sue tv ha degradato l’Italia in forza del principio, pubblicato sul giornale del papa, l’Osservatore Romano (6 giungo 2008), che «la televisione privata dovrebbe avere tra le sue funzioni quella di divertire, come seconda funzione quella di informare e soltanto successivamente, quella di formare». Egli ha detto queste cose alla radio e sul giornale del Vaticano e nessuno gli ha tolto la sedia di sotto e lo ha rimandato a casa. Di fronte all’opinione pubblica, il papa approva.

Santità, mi sento parte integrante della Chiesa-Sacramento e riconosco la sua autorità di papa in quanto vescovo di Roma, ma non mi sento parte di un sistema che pure lei rappresenta: un sistema di connivenza con i potenti che prosperano sui poveri, che affamano i poveri, che manipolano i poveri che nessuno difende. Nemmeno il papa.

Note a làtere:

1. Silvio Berlusconi ha regalato al papa una croce tempestata di pietre preziose fatta fare apposta: un pezzo unico e solitario. Nello stesso momento a due passi di distanza, la Fao ammetteva il suo fallimento sul dramma della fame del mondo: la croce tempestata di diamanti e il Crocifisso affamato. Mai stridìo di simboli fu più drastico. Il 6 giugno 2008 «fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza». Per me, resta un giorno di lutto per la Chiesa cattolica, un fallimento del papato, una vergogna per l’Italia ferita nella sua dignità di Nazione laica.


Al cittadino non far sapere

Il 25 aprile scorso i carabinieri di Verona arrestano Claudiu Stoleru, il romeno sospettato di aver assassinato due pensionati, Luigi Meche e Luciana Rambaldo, nella loro villetta a Lugagnano di Sona, dove li aiutava a tinteggiare una ringhiera. Il giovane era fuggito, ma grazie alle intercettazioni telefoniche gl’inquirenti l’hanno individuato e fermato a Civitavecchia. Stoleru ha subito confessato. Il sindaco leghista del piccolo comune, che aveva chiesto la pena di morte per l’assassino, ha annunciato il suo arresto in piazza alla popolazione inferocita. Ecco: se davvero, come ha annunciato due giorni fa il premier Silvio Berlusconi due giorni fa a S. Margherita Ligure,il governo vieterà di intercettare chicchessia, salvo che sia sospettato di mafia o terrorismo, con la nuova legge Stoleru non avrebbe mai potuto essere intercettato, dunque sarebbe ancora uccel di bosco.

Se invece i giudici e i carabinieri l’avessero intercettato ugualmente, avrebbero dovuto scarcerarlo con tante scuse per inutilizzabilità delle intercettazioni, e in carcere sarebbero finiti loro, non lui. Le cronache sono piene di omicidi che vengono risolti grazie alle intercettazioni: da Cogne in giù.Ma ovviamente non è per salvare gli assassini che Berlusconi vuole vietare le intercettazioni. Anzi è probabile che presto diramerà la consueta rettifica, includendo i delitti “comuni” tra quelli per cui sarà ancora possibile intercettare. La sua ossessione sono i reati della casta: fiscali, finanziari e contro la Pubblica amministrazione. Meglio non scoprirli mai.

Proviamo a immaginare quante cose non sapremmo, sulle nostre classi dirigenti, se la nuova legge vergogna fosse in vigore da 15 anni. Intanto Berlusconi si risparmierebbe l’ultimo processo piovutogli addosso: quello per corruzione, nato dalle sue telefonate con Saccà, il direttore di Raifiction che attendeva aiuti finanziari per una “cittadella della fiction” in cambio di ingaggi di ragazze “vicine” al Cavaliere e a un misterioso senatore dell’Unione, pronto a far cadere Prodi. Ma questa, più che ad personam, è una legge ad personas: nel senso che avrebbe salvato (e potrebbe ancora salvare, con una norma transitoria che ordini di cestinare tutte le telefonate già fatte al di fuori delle nuove regole) centinaia di amici, compari e membri della classe dirigente. L’indagine sulle scalate bancarie, nata dalle intercettazioni del 2005,non sarebbe mai partita: Fazio sarebbe ancora governatore di Bankitalia, Fiorani e Consorte avrebbero conquistato illegalmente Antonveneta e Bnl, Ricucci avrebbe portato in dote agli amici di Berlusconi il Corriere della sera. Nulla si saprebbe dei rapporti privilegiati tra i furbetti e gli “arbitri” che giocavano allegramente la partita (governatore, berluscones e ds). Buio fitto anche sui successivi maneggi di Ricucci e Coppola, arrestati mentre tentavano di mettere al sicuro i bottini superstiti. Moggi e la sua banda continuerebbero a regnare sul calcio,scegliendosi gli arbitri à la carte e chiudendo i fischietti sgraditi negli spogliatoi.

Le enormi fortune recuperate dallo Stato grazie alle intercettazioni del pm Woodcock sugli scandali Inail e Monopoli di Stato sarebbero rimaste nelle tasche di chi se le era fregate.E sarebbe rimasto nell’ombra l’incredibile malcostume di sesso e favori alla Rai e alla Farnesina emerso da Vallettopoli. I riscontri telefonici e ambientali trovati dal pool di Milano alle rivelazioni di Stefania Ariosto sui rapporti fra gli avvocati Previti e Pacifico e il giudice Squillante, non sarebbero mai emersi. Nessuno saprebbe nulla delle truffe alla Regione Lombardia sulla sanità (Poggi Longostrevi e altri 150 medici) e sui fondi per la ricostruzione del dopo-alluvione in Valtellina. Né delle tangenti incassate da Luigi Odasso, ex amministratore dell’ospedale torinese Molinette. Idem per le prove telefoniche saltate fuori dalle intercettazioni su alcuni personaggi tirati in ballo dalla pentita delle mazzette sulla sanità laziale, la celebre “Lady Asl”. Nè sapremmo nulla dello spionaggio dello staff di Storace su Alessandra Mussolini e Piero Marrazzo alle regionali 2005. Anche il ministro Fitto e i sottosegretari Martinat e Matteoli dormirebbero sonni tranquilli: senza intercettazioni, i loro processi - rispettivamente per le presunte tangenti sanitarie degli Angelucci, per fughe di notizie su un’inchiesta di abusi edilizi all’Elba e per gli appalti truccati del Tav e delle Olimpiadi invernali a Torino – non sarebbero nemmeno iniziati. Niente si saprebbe su certe frange eversive delle tifoserie di Lazio e Catania.

Più recentemente, sapremmo poco o nulla dei dossieraggi della Security Telecom, degli spionaggi illegali al Sismi del duo Pollari-Pompa, del sequestro Abu Omar a opera di spioni americani e italiani favoreggiati da Betulle varie, dei depistaggi addebitati a Gianni de Gennaro sul G8 di Genova. Il pm Guariniello non avrebbe scoperto nulla della mega-truffa sui farmaci che ha portato alla recente ondata di arresti a Torino. La Procura di Napoli non avrebbe potuto scoprire nulla sugli smaltimenti illegali di rifiuti in Campania che han portato ai 25 arresti di qualche giorno fa. Mastella sarebbe tornato in Parlamento, visto che la moglie non sarebbe stata arrestata, e come lei gli altri venti amici dell’Udeur pizzicati a S. Maria Capua Vetere.Anche il pm De Magistris non avrebbe scoperto le ruberie di fondi pubblici sui depuratori e le società fittizie in Calabria. I ladri avrebbero continuato a rubare e lui non sarebbe stato punito dal Csm. Così come Clementina Forleo, unica a pagare per Bancopoli. Per loro, paradossalmente, la legge Berlusconi arriva tardi. Se i due magistrati non avessero potuto scoperchiare gli scandali, nessuno gliel’avrebbe fatta pagare.

Marco Travaglio

 
Argomento: 

Avviso d'incendio - di Rossana Rossanda e Valentino Parlato

Oggi il manifesto si è vestito di nuovo, più pulito, più ordinato, più elegante. Non che a indossarlo sia un bel ventenne, abbiamo i nostri 37 anni, difficile definirci splendidi quarantenni, abbiamo più che rughe qualche livido. Viviamo nell'incubo di un debito pesante e siamo persino in «stato di crisi» con la cassa integrazione a rotazione. Ma siano inossidabili, questo è certo. E rilanciamo. Diceva un adagio spagnolo che un gentiluomo dev'essere sempre in condizione di incontrare il suo amore, la sua morte, il suo re. Eccoci pronti. Il nostro amore lo abbiamo un poco perduto di vista ma sta qui intorno da qualche parte. Con la nostra morte siamo avvezzi a batterci un paio di volte all'anno. L'attuale re si tratta di sbalzarlo da cavallo prima che lui sbalzi noi. Non ce la faremo da soli, ma dobbiamo metterci più sprint. A questo ci attrezziamo.
L'Italia va incontro ai tempi più oscuri da quando è nata la repubblica. Ha mandato spensieratamente a Palazzo Chigi un governo di fascistoidi, bugiardi e corruttori.

Fascistoidi non solo perché siamo il solo paese in Europa la cui Camera è presieduta da un ex missino e la capitale idem, ma perché il peggio della destra - razzismo, superomismo, arroganza, disprezzo per la democrazia, vaghe idee ma ostili alla Costituzione, populismo, «noi tireremo diritto», balle tipo trecentomila fucili pronti a sparare, il ricatto come metodo dei rapporti - sta dilagando senza fare scandalo, come se un po' di fascismo quotidiano fosse ovvio e comunque disinnescato. E poi, bugiardi, una cosa dicono oggi e ritirano domani, nella persuasione che basti affermarla due volte ergendo il petto perché sia vera. E corruttore il loro leader, scampato alla giustizia solo in grazia alle prescrizioni perseguite dai suoi avvocati, il più vanesio e ridicolo dei capi di stato del continente - e non è che ne manchino.
Al potere da poche settimane, questo governo ogni giorno ne tira fuori una - ha già ridetassato chi ha una casa per ingraziarsi chi qualcosa possiede e va strillando in tv che le pensioni costano il 60 per cento della spesa pubblica mentre sono pagate dai lavoratori fino all'ultimo euro. Agita la galera per l'affamato che riesce ad aggrapparsi fino alle nostre sponde e per chi non si presenta al lavoro nel pubblico impiego. Il premier vagheggia l'uso dell'esercito per le popolazioni del sud strette fra la discarica sotto casa e le forze armate che gli impongo di lasciarvela mettere, mentre dopo la prima devastazione voluta da Veltroni delle povere baracche di un campo romeno, abbiamo un pogrom spontaneo alla settimana. Alemanno ha giurato di far fuori da Roma tutti gli immigrati clandestini, cioè tutti quelli che non sono venuti con un contratto in mano, e Maroni insiste che chi non lo ha vada dentro da sei mesi ai quattro anni. Già succede in Francia, ha detto - e tutti zitti. Finché Sarkozy ha spiegato a Berlusconi che questa è una disposizione mai applicata una volta, non essendosi trovato un Pm che abbia la faccia di chiederla. E poi, osservano coraggiosamente i democratici, è più facile cacciare gli immigrati senza processo che con, e cacciarli in fretta è quel che conta. Con l'amico Sarkozy il nostro presidente avrebbe già cambiato a fine settimana le nostre cosiddette missioni di pace in esplicite missioni di guerra per far contento l'amico Bush se proprio l'altro ieri Obama non avesse vinto le primarie dei democratici e va a capire se non lascia Iraq e Afghanistan per primo. E sempre Berlusconi avrebbe già fissato il viaggio dall'amico Olmert se questi non fosse sulla via dell'uscita anche lui per corruzione.
Sarebbe un governo pessimo come altri, se ci fosse una opposizione come altre, che non si felicitasse con il premier ogni due giorni, ricevendo in cambio congratulazioni per le sue buone maniere. Ratzinger, che da giovane ne ha viste altre, fa sapere di essere tutto contento per il «clima» che vige oggi in Italia. Trovarne uno che alle prodezze della Lega sbotti: Ma questa è una vergogna! No, uno c'è, Massimo Cacciari, ora che i serenissimi vogliono impedire un quartiere per i sinti, ancorché siano italiani e paghino le tasse da decenni. Ma non c'è una società civile che scenda in piazza a dire: Questo è troppo. Basta qualche decina di leghisti a Mestre per bloccare un cantiere, perché Venezia dorme, non vede, non sente.
Questo è il guasto profondo, e in atto da tempo. La tempesta elettorale ha solo reso evidente un processo di egoismo, e incarognito, che ha portato l'Italia a essere il solo paese d'Europa che ha tutta la destra al governo e tutta la sinistra fuori dal parlamento. Non ce ne sono altri. E se questo è successo, qualche responsabilità l'avremo avuta pure noi nel nostro piccolo. Per distrazione, per sufficienza, perché «rivoluzione o niente», per stanchezza - siamo in campo da quasi quarant'anni, troppo modesto distributore di contravveleni.
Il peggio che avviene nelle situazioni simili alla nostra è il pensare di non farcela, che tanto tutto è inutile, vero motivo della disaffezione di chi scrive e di chi legge, mentre le piccole ferite che ognuno si sente bruciare sulla pelle a forza di tirare la carretta non aiutano a liberarsi dai vecchi vizi e dai vecchi vezzi. Come potrebbe essere diverso con l'aria che tira? Anche il manifesto ha avuto le sue linee d'ombra, i suoi momenti di spleen.
Ma non c'è più tempo per lo spleen. Si sente puzza di fuoco, mettiamo fuori il cartello «Avviso di incendio!» come Walter Benjamin nella repubblica di Weimar, era il 1926. Non fu molto ascoltato. Noi abbiamo meno genialità ma più lettori di quel profetico infelice. E avvertiamo compagni ed amici - si diceva una volta - che chi ha adesso le redini del paese non farà prigionieri, come ebbe a dire Previti. A lui non è andata bene. Perché non vada bene ai suoi consoci, il manifesto riparte ancora una volta.
Dateci una mano.


V PUNTATA

V Puntata Ho trascorso tre giorni di pausa a Milano, con Dario e insieme abbiamo cercato di ricordare il programma che il centrosinistra s’era dato durante la campagna elettorale. In primo luogo c’era da risolvere il problema del lavoro, delle paghe, soprattutto quelle ai precari, in gran parte ragazzi e ragazze senza ingaggio sicuro, sospesi nel vuoto come equilibristi sul filo. Quindi organizzare un controllo dei prezzi, specie dei prodotti alimentari, bloccando le speculazioni del tutto arbitrarie.

Di qui affrontare finalmente quell’inaccettabile assurdo che è il conflitto di interesse. E quindi buttare a mare la conseguente truffalderia, sempre a unico vantaggio del Cavaliere Pigliatutto, che è la legge televisiva di Gasparri. Per non parlare delle leggi ad personam, imposte dagli avvocati di Berlusconi, truccati da senatori, allo scopo di evitargli arresto e condanne. Tutte azioni impellenti e sacrosante la cui attuazione era stata solennemente promessa agli elettori, come di assetto immediato.

Mentre si elencava il programma annunciato da tutti gli alti dirigenti della coalizione, ci siamo preoccupati anche di trascriverlo e commentarlo con note a fianco. L’elenco era davvero impressionante. Veniva in primo piano la piaga delle morti sul lavoro, a ritmi di una guerra sanguinosa, poi la questione dell’inquinamento atmosferico e dell’incontenibile traffico urbano e autostradale.

Di qui i conseguenti incidenti sulle strade, altra guerra. Il problema degli immigrati, in gran parte clandestini, sfruttati con il ripristino del caporalato e del lavoro in nero, coi morti specie nell’edilizia, che vengono fatti sparire, gettati perfino nelle discariche.

A proposito di discariche, ci viene naturale offrire particolare attenzione, alla tragedia dei rifiuti che invadono Napoli e provincia, in gran parte gestite dalla mafia e da imprenditori a dir poco criminali, che sfruttano quella catastrofe per speculare persino scaricando nei crateri adibiti a immondezzai camion carichi di scorie tossiche se non addirittura radioattive. Il promemoria del che fare continua inarrestabile, ma per ora ci limitiamo nell’elenco per non crearvi angoscia.

Lunedì, 5 giugno, rientro a Roma da Milano. Dall’aereoporto al centro intasamenti del traffico a non finire: quasi un’ora di taxi. Disfo il trolley che mi porto sempre appresso. Poca roba. Domani alle 15 mi ritroverò per la prima volta fra i membri di una commissione: la V, il bilancio.

Sono un po’ preoccupata… ho cercato di chiedere intorno ma nessuno m’ha informata su niente. Si fa fatica vivere qua dentro. Sono tutti ingabbiati nei loro pensieri. Transito raramente per l’ingresso principale, per evitare il saluto dei soldatini. L’ultima volta che ci sono passata, pioveva. E loro imperterriti lì, al loro posto. Giro per sto appartamento che non mi consola. Non vi ho ancora parlato della tappezzeria della mia camera: grandi arabeschi sul giallo ocre e il marrone. Uno schianto! Mi metto a letto. Martedì 6 giugno ore 15. Eccomi a Palazzo Carpegna.

Chiedo al commesso a che piano si trovi la V Commissione Bilancio. Gentile, mi accompagna. Mancano 10 minuti. Come sempre sono la prima. Devo dire che ritengo un fatto di civiltà e rispetto per il mio prossimo qualsiasi esso sia, l’essere puntuale. Figuriamo ora, in Senato. Entro in una grande aula… Dove mi siedo? Beh, aspetto fuori… arriverà pure qualcuno. Alla spicciola appaiono tutti. Mi intrufolo anch’io. Uso “intrufolo” perché per ora non sono mai spontanea in quello che faccio. Anche se mi incoraggio da sola, devo riconoscere di ritrovarmi sempre imbastita. Ho sempre timore di sbagliare.

Inizia la prima seduta della mia vita. Con un sobbalzo sento il mio nome pronunciato da una segretaria. Vengo invitata al tavolo della presidenza e mi si comunica che dovrò presiedere la seduta. “Scusate, per che ragione sono stata scelta?” chiedo. Sento un certo imbarazzo a rispondermi, poi una voce dice: “Lei, senatrice, è, fra i presenti, la più anziana.” “Oh che privilegio!” non ho potuto trattenermi dall’esplodere in una risata. Tranquilli, non ho mai avuto problemi per l’età… sono una delle poche attrici che compie gli anni immancabilmente una volta all’anno.

Prendo un bel respiro e mi rilasso. Vengo da una famiglia di attori da generazioni; la mia mamma mi hanno abituata a entrare in scena spesso all’improvviso, quindi mi dico ‘Vai! Fai conto d’essere a teatro.’ Mi ritrovo davanti 25 Senatori (12 opposizione, 13 dell’Ulivo, segretarie e segretari). Era tutto vero, non erano comparse, né personaggi dipinti sul fondale. Ma nessuno, almeno penso, ha potuto indovinare l’agitazione che provavo. Accanto a me la collega Simonetta Rubinato, che mi consigliava sottovoce come comportarmi. Di certo lei aveva capito tutto della mia insicurezza. È stupendo quando tra donne nasce la solidarietà. Grazie Simonetta!

All’istante mi sono comportata come fossi una veterana della professione. Abbiamo votato per eleggere Presidente, Senatore Morando. 40 minuti di seduta senza complicazioni: nessuno ha alzato la voce o interrotto gli interventi con sfottò o risate, pareva un film sul Parlamento americano! Qualcuno penserà che non fosse proprio il caso da parte mia di provare titubanza… volete provare voi a darmi il cambio per una settimana?

Chiedo a una segretaria se esista qualche vademecum stampato per conoscere i nomi e i volti dei Senatori. Con un sorriso, mi consegna un opuscolo con tutte le fotografie e i dati anagrafici degli attuali eletti al Senato: è una vera e propria brochure, e si chiama il “facciario”. Lo sfoglio e ci trovo proprio tutti… c’è anche la mia foto. Ma che sorpresa! Cercherò di averne un’altra copia e la regalerò alla mia nipotina Jaele. Poi desisto: figuriamoci… insolente com’è, quella li ritaglia tutti e ci fa dei burattini… e poi li infilza con le freccette! Mercoledì 7 giugno I membri della commissione difesa devono eleggere il presidente.

Di Pietro riunisce i suoi senatori, tra cui: De Gregorio, (vi ricordate di quel De Gregorio che avevo notato nella prima riunione dell’IDV e sul quale avevo delle riserve?), quindi Giambrone, Caforio e me, nello studio di Nello Formisano. È una riunione molto importante. Il nostro capo arriva con un po’ di ritardo come suo solito. È molto preso… corre sempre. Si rivolge a De Gregorio, comunicando che la presidente prescelta dall’Ulivo è Lidia Brisca Menapace candidata di Rifondazione ex-partigiana e da sempre pacifista convinta, considerata da tutti la presidente in pectore della commissione.

De Gregorio assicura che non porrà intoppi di sorta, ubbidirà alle direttive del partito. Ok. Ci lasciamo tranquilli, ma ci aspetta una brutta sorpresa, roba da farsa tragica. Il De Gregorio, dopo aver assicurato fedeltà a Di Pietro, con un colpo di mano, appoggiato dal centrodestra, ottiene 13 voti contro gli 11 raccolti da Livia Brisca Menapace. A sto punto vale la pena di leggere il comunicato stampa dell’Ansa di giovedì 8 giugno: Ansa: (…) Sergio De Gregorio, napoletano, 46 anni, oggi Italia dei Valori, proveniente da Forza Italia, segretamente s’è accordato con Berlusconi (…), per superare la Menapace ha dovuto votarsi anche da solo, ottenendo i 13 voti necessari.

Un inciucio, insomma. (...) E c´è anche chi reclama i trenta denari. La destra esulta: «Ora De Gregorio è nostro, lo abbiamo votato e finalmente è tornato a noi», «È ipotizzabile che il transfuga lasci il suo gruppo e ritorni all’ovile. Fate largo al figliol prodigo, aggiungo io, ammazzate il maiale più grasso. Attenti a non sacrificare quello sbagliato!». Infatti poco tempo dopo, il nostro eroe, torna da dove era venuto… ce lo troviamo seduto proprio di fronte a noi tra nel gruppo di Dell’Utri e Schifani. Addio, voltagabbana, ti cancello.

Qualche mese dopo lo incontro nei corridoi del Senato… come mi vede mi saluta con: ”Buonasera”. Non prendo neanche fiato e gli rispondo secca: “Buonasera un cazzo!” I commessi sussultano e anche i fotografi che si chiedono l’un l’altro se hanno capito bene. Poi quasi meccanicamente scattano alcuni flash. Sì d’accordo, sono stata greve… ma quando ci vuole, ci vuole e non c’è senatrice che tenga!

Tra i tanti senatori ho fatto amicizia con Gigi Malabarba, estremista di sinistra come si presenta lui. Operaio-senatore, una bellissima persona. “Conosci Adele Parrillo?” mi chiede. “Si, ne ho sentito parlare” non era la compagna di quel regista che hanno ammazzato a Nassiriya? Si. lei, la donna di Stefano Rolla.

Dopo la sua morte le istituzioni l’hanno trattata proprio da convivente! Un’intrusa, da tener fuori dai piedi con ogni mezzo. Non ho potuto fare a meno di cercarla. Ci siamo conosciute, frequentate. Ti viene addosso immediatamente la voglia di proteggerla. Minuta, triste sino in fondo all’anima. Vorresti prenderla in braccio e ninnarla come un bimbo.

Ha scritto un libro intenso e per niente compiaciuto sulla sua tragica storia: "NEMMENO IL DOLORE", si chiama. Racconta, in una sequenza da pelle d’oca, di come al funerale del suo uomo, le autorità l’abbiano tenuta addirittura fuori dalla chiesa. “Non s’avvicini alla bara”. Le hanno intimato. “e cerchi di non crearci problemi”. Ne parlerò dettagliatamente, più avanti.

Venerdì, sabato e domenica 9- 10- 11 giugno Vado da mio figlio, a Santa Cristina di Gubbio. Jacopo mi sta aiutando: durante la campagna elettorale mi ero impegnata ad organizzare un primo grande incontro per un convegno sugli sprechi nelle amministrazioni comunali e di stato, a cominciare proprio dal Parlamento e dal Senato: avevamo deciso di indirla ad Alcatraz, la libera università fra Gubbio e Perugia. PANNELLI SOLARI AD ALCATRAZ Iniziamo a censire le follie dell'Italia.

È stato un incontro straordinariamente produttivo. Erano giunti lassù, tra quelle colline dell’Umbria, numerosi relatori davvero informati, ognuno era desideroso di comunicare le proprie esperienze e di riceverne a sua volta. Marco Boschini, assessore di Colorno della Rete dei Comuni Virtuosi. Sandro Sbarbati, ex sindaco di Monsano a sua volta dei Comuni Virtuosi. Arturo Lorenzoni, Università Bocconi di Milano Ivano Visintainer, Imq Milano, e ancora altri in gran numero (vedi blog francarame.it).

A coordinare l’incontro c’era Jacopo, che mascherava a fatica la sua emozione, a tutti ma non a sua madre. Il primo intervento è di Maurizio Fauri (altro coordinatore dell’incontro), docente all'Università di Padova: ci comunica come sia riuscito in quell’importante comune veneto a organizzare un impensabile taglio dello spreco energetico che porterà a un risparmio per l'amministrazione della città di più un milione e mezzo di euro all'anno, a cominciare dal settore delle caldaie. Il clou del risparmio si è realizzato sostituendo lampade per l’illuminazione e la segnaletica del traffico, partendo dai lampioni e dai semafori, con nuovi apparecchi ad emissioni luminose davvero rivoluzionarie: gli ormai famosi LED.

Pietro Laureano, architetto e urbanista, Consulente UNESCO esperto delle zone aride, della civiltà islamica e degli ecosistemi in pericolo, rappresentante italiano nel Comitato Scienza e Tecnologia della Convenzione delle Nazioni Unite per la Lotta alla Desertificazione è intervenuto con un discorso che meriterebbe d’essere registrato e fatto ascoltare ai ragazzi di tutte le scuole d’Italia. Eccovelo: L’acqua. Siamo tutti fatti di acqua. Ci siamo portati via l'acqua nel nostro organismo quando gli esseri viventi sono usciti dall'oceano. L'acqua è una metafora straordinaria delle risorse in genere. Perchè sembra abbondantissima che quindi non abbia valore, e invece è terribilmente preziosa e rara: sto parlando dell’acqua cosiddetta dolce.

Se immaginiamo per confronto di rovesciare tutta l’acqua degli oceani in un contenitore da 5 litri, ebbene, solo un cucchiaio sarebbe d’acqua non salata, quella che noi chiamiamo potabile. Quasi consci di questo rapporto, gli uomini primitivi e ancora i nostri avi recenti l’hanno costantemente rispettata e usata con parsimonia.

Basta che proviate a leggere gli statuti dei comuni medievali per scoprire leggi severe a chi la sprecasse inutilmente o addirittura la inzozzasse rendendola imbevibile. Gli unici uomini che senza alcun ritegno ne hanno fatto scempio siamo noi, e ci chiamiamo moderni.

Forse questo è l'unico periodo nella storia dell'umanità in cui noi pensiamo, i nostri figli pensano, che l'acqua esca dai rubinetti: nulla sanno delle fonti naturali. “Hai ragione” lo interruppe un assessore marchigiano “ qualche mese fa con mio figlio che ha 13 anni abbiamo transitato sotto un tronco di acquedotto romano.

‘Cos’è quella specie di arco di trionfo?’ mi ha chiesto ‘Ma come, a scuola non ti hanno detto niente sul sistema col quale i romani convogliavano l’acqua dalle fonti che sgorgavano dai monti fino alle città?’ ‘No’ Ne hanno costruiti per centinaia di chilometri, solo per poter bere acqua pulita e chiarà” “Ecco” riprese l’urbanista “Questa risorsa di acqua bevibile oggi è negata per circa un miliardo di esseri umani sul pianeta.

E parliamo solo degli esseri umani. È una cifra drammatica. Quanti sono nel mondo i bambini che muoiano per la mancanza di accesso all'acqua ogni giorno? Se siamo ancora una società di uomini civili dobbiamo impegnarci e creare una cultura dell’acqua, imparare a usarla ancora con intelligente parsimonia come facevano i nostri progenitori.

Volete una testimonianza di come noi moderni si sia ormai lontani da ogni ragione e coscienza civile? Prendiamo l'esempio di una città come Firenze, posta vicino all'Arno: la risorsa d'acqua di Firenze è il fiume, noi prendiamo l'acqua dal fiume e la rendiamo potabile. Siamo bravissimi, la rendiamo potabilissima, viene fuori un'acqua perfetta, bevibile, a costi che non vi dico... e che facciamo di quest'acqua?

La mettiamo a disposizione della gente di questa nobile città, culla dell’Umanesimo che la prende e la riscarica nei gabinetti. Non la beve quasi per niente perchè beve acqua minerale. La usa per lavarsi e per gli sciacquoni, quindi scarica il tutto dentro il fiume. Questa è a dir poco una logica incivile. È un ciclo fondamentale dello spreco delle risorse.

Si spreca acqua in ogni occasione, a cominciare dagli acquedotti: dalla nostra civiltà è considerato letteralmente fisiologico un acquedotto che perde il 40% di acqua. Eppure siamo ben consapevoli che l’acqua è patrimonio di ognuno, il Padreterno ce la offre gratis. Invece sapete tutti quanto costa un litro di acqua minerale. Arriva fino a 2 euro al litro.

Noi paghiamo una bottiglia il valore di 4000 litri di acqua naturale. L'acqua è oggi l'elemento su cui si fanno i piu' grandi profitti. Altro che petrolio, altro che uranio: l'acqua è il bene maggiore! Certo, il tema del nostro convegno è lo spreco, e dobbiamo ammettere che corrompendo le istituzioni pubbliche che hanno organizzato questo mercato, si è giunti a non sprecare l’acqua, ma a farla fruttare, eccome.”

Mio figlio Jacopo ha diffuso migliaia di riduttori d’acqua. Il nel comune virtuoso di Colorno, addirittura venivano regalati con il biglietto d’ingressi a un nostro spettacolo. Noi li usiamo… se venite a casa nostra li trovate inseriti in tutti i rubinetti. Avere in mano l'acqua è avere in mano la vita.

In un altro intervento sui risparmi di energia, Boschini fa l’elenco dei Comuni che, in questi ultimi anni, hanno adottato seriamente la politica anti-spreco. “Sono numerosissimi, dal sud al nord; tanto per cominciare si sono creati gruppi di controllo che si preoccupano di regolare i riscaldamenti dei locali degli enti amministrativi e di ospedali, scuole, palazzi di giustizia e perfino della P.S. e dei Carabinieri. Quindi il problema dell’illuminazione: spegnere gli impianti quando c’è abbastanza luce grazie al sole splendente.

Poi abbassare i termosifoni quando la temperatura naturale ha superato i 18 gradi, e per questo basta installare i normali termostati in uso in tutte le amministrazioni dei popoli civili. Inoltre organizzare sul serio il problema dei rifiuti, cominciando con l’evitare di gettare in discarica oggetti o strumenti ancora usabili: biciclette, mobili, stereo, contenitori a vario uso, eccetera, eccetera.

A questo scopo basta creare una cultura dello scambio e del riutilizzo. E cosa accadrebbe domani mattina, a uno dei vertici europei o al prossimo G8, se il nostro Presidente del Consiglio annunciasse l'obbligo per ogni Comune italiano di sostituire tutte le lampade a incandescenza che hanno una durata di duemila ore, con quelle a LED, che hanno invece un’autonomia di centomila ore, cioè un risparmio energetico di miliardi all’anno?!?

Delle volte penso agli uffici dei palazzi pubblici e statali di Roma, o di Milano, per non parlare dei lampioni che danno luce di notte e certe volte anche di giorno, a quelle metropoli. Mi chiedo che cosa aspettino i sindaci e gli assessori a realizzare una trasformazione tanto semplice da non sembrare vera.” In questi pochi giorni di convegno abbiamo ascoltato il racconto, impressionante, di grandi esperimenti innovativi in ogni ambito. Una passione smodata per la semplicità delle soluzioni che funzionano.

Tutta gente che mira ai risultati, persone che hanno in stima la professionalità e il mestiere. Fra le azioni positive che abbiamo affrontato c’è senz’altro il tracciato di una mappa dell'irrazionalità nella gestione della cosa pubblica.
 Una sconvolgente piaga, ahimè, da disseppellire. Basta cominciare col denunciare che il nostro Paese ha bruciato per la guerra in Iraq più di un miliardo di euro e stiamo costruendo una porta aerei che costerà quanto si investe nella spesa sociale in un intero anno.

E, tanto per far cosa gradita all’America, abbiamo firmato un contratto per l’acquisto di cento aerei da combattimento e distruzione che ci costeranno un miliardo a velivolo. Velivoli naturalmente armati di razzi e mitraglie pesanti nonché in grado di trasportare ordigni atomici da gettare dove ci verrà indicato. In un altro intervento si analizza il “Sistema Italia".

A questo proposito ci si rende conto che viviamo in un vero e proprio stato di delirio uscito dalla mente di un malato grave, l'impronta di una classe politica che ha praticato le vie dell'assurdo senza ritegno.
 Le azioni logiche più elementari non vengono intraprese.
 Ad esempio noi spendiamo miliardi di euro in aiuti ai paesi poveri, formazione professionale, progetti per la crescita culturale, l'auto impresa, campagne di informazione sul riciclaggio dei rifiuti.

(È pazzesco: noi, ricoperti da lordure, che insegniamo agli altri come disfarsene!!) Un fiume di denaro viene speso ma non esiste nessun tipo di controllo sull'effettivo risultato pratico di queste iniziative. A nessuna onlus, centro di formazione o ente viene chiesto di certificare l'utilità della propria attività né i soldi vengono distribuiti sulla base di risultati ottenuti.


E come può funzionare un sistema che non è in grado di rilevare la propria efficienza? Il minimo che possa succedere è che finisca tutto in mano a una ghenga di furbi criminali. Alla fine del convegno ci siamo lasciati con l’impegno di ritrovarci di nuovo in autunno. Grazie Jacopo per avermi procurato queste stupende giornate di arricchimento e positività! P.S. Dimenticavo. Ho invitato al convegno rappresentanti dei Verdi Senato e Montecitorio, il presidente Ambiente Senato Tommaso Sodano. Naturalmente ospiti nostri. Non si è visto nessuno.

Evviva! Sono contenta di questo incontro ad Alcatraz, ma soprattutto sono contenta di vedere la mia nipotina, siamo diventati BISNONNI! È dolcissima, piccina, (ma anche Jacopo era così piccolo?) morbida, si chiama Matilde, mangia, dorme e fa la cacca. A Mattea ed Emanuele, mamma e papà, regalerò un albero di ciliegie. Già mi vedo Matilde che parlando con il suo fidanzato sotto all’albero, gustandosi i frutti, dirà: “me l’ha regalato la mia bisnonna franca…”

Lunedì, 12 giugno Tra poco ci sarà il Referendum Costituzione! M’è venuta un’idea: una grande manifestazione: per la prima volta nella storia della Repubblica, tutte le donne del governo, regione, comune, provincia, assistenti, segretarie, donne delle pulizie ecc. in Piazza Montecitorio in silenzio con uno striscione grandissimo con scritto “la Costituzione ci ha dato diritto di voto.

Difendiamola con un NO!” Ne ho parlato con le senatrici di Rifondazione. Abbiamo discusso la proposta durante il pranzo (che festa! È la prima volta che non mangio da sola). Sono interessate. Invio e mail ovunque, persino a Prodi. Telefono alla segreteria del Quirinale per lasciare un messaggio alla signora Clio Napoletano.

Dopo un attimo mi sento dire: “Ciao, come stai?” “Chi parla…?” Sono Clio…”. Che dire? Tra tanti montati un essere semplice ti dà speranza. Gentile mi dice che non può per la sua posizione partecipare alla manifestazione. Capisco. Pazienza. Contatto Teresa Mattei l’unica “costituente” ancora tra noi, che, instancabile, passa le sue giornate nelle scuole elementari e medie a spiegare la Costituzione ai giovanissimi. È entusiasta della mia proposta. Contatto molte parlamentari. Sen. Melandri, freddina.

Non capisce perché si dovrebbe fare una manifestazione. Cerco di spiegarglielo ma sento che è tempo perso. Stop. Lascio messaggi alle segretarie della sempre mitica Finocchiaro e alla ministra Pollastrini (pari opportunità… tra chi e chi, non si sa. Certamente non tra le donne!), in quanto irrangiungibili!!! spiegando quello che le volevo proporre alle loro cape. Forse oso troppo? Parlo, parlo, parlo. Nessuno si fa vivo.

Contatto Veltroni. Mi richiama il segretario. “Bella idea!” mi contatta un’assessora, prendiamo una spremuta d’arancio al bar del Pantheon… Parlo parlo. “Bella idea!” mi fa. Mai più vista ne sentita. Incrocio il Presidente Napolitano a Montecitorio… lo dico anche a lui. “Bella idea, parlane con la Pollastrini” “Già fatto, ho lasciato un messaggio 5 giorni fa… non mi ha richiamato.” “Le tirerò le orecchie…” mi risponde ridendo. Evidentemente non gliele ha tirate. 

Ne parlo sul blog. Arrivano lettere di donne (normali, non politiche) entusiaste: forza! Ci saremo anche noi! Martedì 13 giugno ore 16.30 Aula. Votazione per parere favorevole Commissione di competenza. DISEGNO DI LEGGE 379: di conversione del decreto-legge n.181 del 18 maggio che riordina l’assetto di governo. Meglio che ve lo traduca con parole mie: aumenta i Ministeri da 14 a 18! Evviva!! Con il debito pubblico che abbiamo si dovrebbero diminuire i ministeri, non aumentare!

Stiamo attraversando un periodo assai difficile. Il governo sta mettendo insieme i cocci lasciati dal precedente. A volte sono a disagio. Mi si dice, forse meglio dire: mi si ordina: vota sì o vota no. Mi piacerebbe discutere, capire meglio… ma mi rendo conto che c’è tanta fretta. Mi auguro che questo metodo che non amo, sia causato solo dalle grandi difficoltà del momento. In futuro spero si cambi marcia, e non lo spero solo io, penso che la mia scontentezza sia condivisa anche da altri senatori, specie i nuovi eletti. Sarebbe meglio arrivare in aula con le idee ben chiare. E se pensi sia giusto votare no o sì lo devi fare, ma se non c’è chiarezza, mi permetterò di non essere sorda e cieca.

Esprimerò la mia opinione ad alta voce. Un senatore che mi mostra simpatia è una vecchia conoscenza. Avevo 21 anni, lui qualcuno di più. Era giornalista-fotografo e mi fece un servizio per la Settimana Incom: Sergio Zavoli. Uscì una bellissima copertina. Mi porta spesso cioccolatini che acquista alla buvette… si parla… soprattutto dei nostri piedi gonfi, del poco che si combina, delle ore e ore seduti… e di quanto ci si annoi… a 15 mila euro al mese. Mercoledì 14 giugno Ore 9.30 Commissione Bilancio. Si è votato parere favorevole al provvedimento: abbiamo 18 ministeri (!!). Rifacendomi a quanto appena detto, quale commento posso fare? Credo che siano in molti sulle spalle di Prodi a chiedere, chiedere.

Qualcuno mormora “ricatti”. O mi dai questo o io non ti dico sì per quello. Con Dario conobbi Prodi prima che fosse eletto Presidente del consiglio la prima volta. Ci si incontrava spesso, la sera dopo lo spettacolo. In quel periodo, con il suo staff e con sua moglie Flavia, vennero da me una mattina all’hotel Roma di Bologna. Parlammo delle elezioni.

Ero disposta a impegnarmi completamente nella campagna elettorale con le donne, ne conosco e contatto ogni sera tantissime, anche uomini. Avrei impostato la campagna sulle tasse: poter scontare tutte le spese nella denuncia dei redditi. Avrei portato avanti un discorso fatto e rifatto da un mare di gente: “Caro Stato, lasciami scaricare tutto quello che posso, la visita specialistica, l’idraulico, il dentista, le scarpe, e questo e quello (ci piace tanto l’America,) imitiamola nelle cose buone che fa: Al Capone l’hanno arrestato per evasione fiscale, no?).

Vedrai caro stato, quanti fantasmi con ville, piscine, aerei, panfili, salteranno fuori e saranno costretti a pagare, invece di evadere il fisco”. Non ho visto né sentito più nessuno. La mia idea non deve essere piaciuta. Mah! Ore 11.30 Corro a Montecitorio sala Mappamondo (c’è chi, dal senato ci va con la macchina e autista di stato, ma crepare se qualcuno ti offre un passaggio. Sapete cosa pesa di più in questa vita da senatrice? L’indifferenza, il non preoccuparsi mai dei bisogni o dei problemi degli altri).

“Ehi, brontolona, piantala di blaterare… Montecitorio è vicino!” Commissioni Bilancio congiunte: interviene il ministro Padoa Schioppa. M’è piaciuto molto. Me lo sono guardato a lungo, osservato i gesti, il tono di voce, educato (mi piacciono molto le persone ben educate, quando l’educazione non è formale, epidermica, rara in politica), preparato, serio. Mi dà una gran fiducia.

Nella commissione bilancio mi sono fatta un amico: sen. Antonio Boccia. Sta in Parlamento da 20 anni. Sin dal primo momento m’ha dedicato il suo tempo e la sua amicizia. Se non capivo qualcosa lui mi spiegava. Sa tutto quello che si deve fare in Senato. È stato anche molto premuroso con me. Ricordo una notte che si è finito all’2,30 e mi ha accompagnato sin al portoncino di casa mia. A piedi. Spesso la gente mi chiede: “Ma come? Non hai la macchina blu?!”

No, i Senatori non hanno diritto alla macchina blu. Anche se avessi questo privilegio lo rifiuterei. Penso però che sarebbe giusto, quando si finisce a ora tarda, che il Senato si preoccupasse della tua incolumità e sicurezza. Ho avuto anche brutte esperienze nella mia vita. Tornare a casa a 77 anni… passata da un po’ la mezzanotte, da sola non è bellissimo (peggio a 18…). Taxi? Difficili da trovare.

A Roma a volte ti dicono che vengono, ma non arrivano. Comunque abito vicino al Senato, ma girare per Roma di notte non è che ti rinfranchi il cuore. Referendum Costituzionale Il governo chiude per per dieci giorni! Non posso partire subito per Milano, perché alle 21 ho lo spettacolo al Teatro Eliseo con Sabina Guzzanti, Marco Travaglio in sostegno del disegno di legge “Per un’altra TV” organizzato dall’on. Tana De Zulueta (attivissima, simpatica, onesta); lei è tra le promotrici, con l’on Giulietti, dell’articolo 21, e presentatrice della serata. Sono due anni che non recito… (prima di diventare senatrice mi son fatta 10 mesi di letto… proprio ammalata, senza voglia di alzarmi, mangiare, interessarmi alla vita.

Depressione? Sì, e di quelle brutte. Sarò giù d’allenamento? Sono due anni che non recito, causa furto denari Comitato disabili… temevo di non farcela. Me la sono, per fortuna cavata. Decisamente ‘sto fatto della “senatrice” mi sta aiutando ad uscire da un periodo nero come il cuore di certa gente. 10 giorni di vacanza! Era ora. Sono stanca, proprio stanca, ma contenta.

Non mi sento più “appiccicata”, fuori posto in Senato… mi sto inserendo. C’è dialogo, sorrisi, saluti, qualche pranzo con le compagne/i di Rifondazione. Bene. L’umore è cambiato! Tornando a Milano in aereo scrivo un pezzo per raccontare ai miei blogger come si sono svolti i fatti e del mio fallimento a proposito del referendum costituzionale. NON SE NE è FATTO NIENTE.

Tristemente e un po’ delusa penso: “Che fiasco, la mia idea!” È la prima volta che tento a organizzare un qualcosa senza successo (e Dio sa quante operazioni impegnative sia riuscita a mettere in piedi! Quella del “Treno della memoria” sulle stragi di stato per esempio). USTICA ARAZZO DIPINTO DAL GRANDE PITTORE-AMICO, ENRICO BAJ PER LA MANIFESTAZIONE Non ce l’ho fatta.

L’evento mi sembrava bello. La stampa da me contattata era interessata, aspettava notizie. Non sono riuscita a combinare un bel niente! Torno a casa per votare e penso tra me a proposito della manifestazione andata a monte: la sinistra non ha fantasia. Milano. Tanti anni fa, quando Dario ed io tornavamo dalla turnè a casa, senza accorgercene ci si metteva a cantare “oh mia bela Madunìna che te brìllet de luntan…”.

Quando sono scesa dall’aere, mi sono scoperta a canticchiare la stessa canzone. M’è venuto proprio da ridere di gusto! Che bello tornare a casa… stare con Dario, mangiare con lui… stare con gli amici… che bello parlare, ridere, emozionarsi… Sprizziamo gioia da tutti i pori! Siamo andati a votare per il Referendum.

Abbiamo vinto alla grande anche senza la mia manifestazione. Per chi volesse saperne un po’ di più: Il secondo referendum costituzionale della storia della Repubblica Italiana si è svolto il 25 e 26 giugno 2006. La maggioranza dei votanti ha respinto la riforma costituzionale varata nella XIV legislatura inerente cambiamenti nell'assetto istituzionale nazionale della seconda parte della Costituzione italiana: 0. Parlamento (Camere e formazione delle leggi); 0. Presidente della Repubblica; 0. Governo (Consiglio dei Ministri, Pubblica amministrazione) 0. Magistratura (composizione del Consiglio superiore della magistratura); 0. Comuni, Province, Città metropolitane, Regioni e Stato; 0. garanzie costituzionali (composizione e ruolo della Corte costituzionale); 0. revisione della Costituzione (ruolo del Parlamento).

La legge di revisione costituzionale, approvata a maggioranza assoluta dei membri del Parlamento, per quanto previsto dall'art. 138 della Costituzione, aveva aperto la possibilità alla richiesta di conferma da parte di uno dei tre soggetti previsti dall'articolo. Tale richiesta è pervenuta da più di un quinto dei membri di una Camera, da più di cinquecentomila elettori, e da più di cinque Consigli regionali. 10 giorni di vacanza… come ho già detto.

Chiamala vacanza! Sono stata al computer da mane a sera per preparare i testi da consegnare all’editore Fabbri. Non so se ve l’ho già detto, ma mi sono rimasti, oltre al Senato… tutti i lavori per Dario. Non mi sono uscite nemmeno due ore per andare a fare un’ orgia al mercato di via Papiniano! Pazienza. Andrò al mercato di Roma.

Rientro lunedì pomeriggio 26. Il Senato riapre. Martedì 27 giugno ore 11 Aula: esame del provvedimento n. 325 disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 173. (Milleproroghe, per decidere se posticipare i termini per i decreti che devono correggere alcune leggi su istruzione, agricoltura, pesca, ambiente).

Mille proroghe! Son tante! Chissà chi si metterà denari in tasca con qualcuna di queste mille proroghe. ore 13.30 Commissione Bilancio: alcune osservazioni sul "Millepropoghe". Il Governo annuncia che chiederà la fiducia al maxiemendamento 1.1000, che sostituirà completamente il "millepropoghe".

La seduta è iniziata alle 11,10. Vi è stato, tra gli altri, l’intervento del sen. Bianco (presidente della 1° Commissione), molto applaudito dall'Ulivo e anche da parte mia. È stato bravissimo. Anche lui mi bacia sempre la mano. Ah, ah, mi viene da ridere, l’indomani il Senatore mi legge tutto contento il rapporto stenografico del suo intervento, che chiude con un “anche la sen. Franca R. ha applaudito”. Ma graaazie! Panino veloce. ore 13.30 Commissione Bilancio. Ogni tanto, rifletto su come sto vivendo… e se sia proprio il caso che continui a stare qui a occupare un posto a sedere, a prendere uno stipendio pazzesco (sempre più basso di quello del presidente dell’Alitalia), e non avere la possibilità di incidere su nulla. Speriamo che questo sia un momento di assestamento del Paese.

Speriamo che in futuro si possa partecipare alle discussioni e non intervenire per 5 minuti in aula quando i giochi sono già stati fatti. Non è bello nemmeno un po’! Mercoledì 28 giugno 2006 manifestazione con Turiliatto Il giorno dell'edificante caso Malan ore 10 Aula: finalmente si vota! senatori votanti: 161- maggioranza : 81 - Favorevoli: 160. Contrari: 1. Approvato il "millepropoghe"! Approvato il "millepropoghe"! Mille proroghe!! Mille?! Mille. E il bello che nessuno Ne sa niente.

Almeno, quelli che ho interpellato. Sono andata su google per cercare di capire ciò che andavo votando. Non che potessi, votare contro.. ma insomma, almeno sapere di che si tratta: via libera in extremis, a soli due giorni dalla scadenza, per un provvedimento considerato come l'ultimo treno in partenza su cui è salito un po' di tutto: dalla rottamazione auto alla Visco Sud, passando per l'emergenza rifiuti in Campania. Il risultato di quest'ultima corsa, però, è che le misure pesano sul deficit per circa un miliardo, nonostante il saldo netto sia positivo (43 miliardi).

La questione dell'utilizzo del tesoretto in favore dei salari più bassi e delle pensioni, non è entrata nel milleproroghe, ma è stato adottato un odg della Sinistra Arcobaleno (su cui ancora una volta il Pdl ha votato in modo difforme, con An astenuta e Fi che non ha votato) che impegna il governo, una volta arrivati i dati della Trimestrale di Cassa, a mettere mano al portafoglio. A seguire vi è stata la discussione del disegno di legge, n. 379 per il riordino dei Ministeri. (14 a 18). Quando dico “discussione” non pensiate che anch’io discuta… i - come ho appena detto, la maggior parte delle volte arrivi in aula senza sapere quello che succederà. Solo indicazione di voto.

D’ora in poi cercherò di informarmi prima). Dopo la votazione Il presidente dà la parola al Ministro Chiti, ed ecco che scoppia la gazzarra. Che bizzarria! Sembrava tutto calmo invece… Cosa è successo? Roba da non crederci! Guardo allibita. Gridano in tanti… praticamente tutta l’opposizione… bocche spalancate urlanti… scendono in molti e si dirigono minacciosi verso la presidenza.

Il Senatore Guzzanti urla: “Vergogna! Golpista!” Dal gruppo vola verso la presidenza un libro. Il lanciatore è un biondino, viso pallido, aria mite: Senatore Malan di Forza Italia. Intervengono i commessi a ristabilire la calma mentre Il Presidente Marini è costretto ad espellere il sen. Malan dall’Aula che se ne guarda bene di uscire, ma deciso torna al suo posto circondato da altri senatori del suo gruppo deciso a non abbandonare il suo posto.

A questo punto il presidente Marini, rosso in volto e indignato, lascia l’aula. Eccovi il resoconto stenografico della seduta.

Presidente Marini Ha chiesto di parlare il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, onorevole Chiti.

PASTORE (FI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. No, senatore Pastore. Il rappresentante del Governo ha diritto di chiedere la parola quando lo ritiene.

PASTORE (FI). Ma io ho chiesto la parola!

PRESIDENTE. Ministro Chiti, vada avanti!

MALAN (FI). Presidente, si vergogni! Nessuno lo ha mai fatto. Avevamo chiesto noi la parola! (Vibrate proteste del senatore Pastore, che insieme al senatore Malan e ad altri senatori del centro-destra si avvicina al banco del Governo).

PRESIDENTE. Senatore Pastore, la richiamo all'ordine. (Vivissime proteste dal centro-destra). Invito il Ministro a intervenire.

PASTORE (FI). È un abuso!

MALAN (FI). Si legga il Regolamento, Presidente!

PRESIDENTE. Senatore Malan, la richiamo all'ordine.

MALAN (FI). Avevo chiesto la parola anche ieri, Presidente! (Vivissime proteste dal centro-destra. Coro dal centro-destra: "Venduti! Venduti!").

CHITI, ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, come preannunciato nella Conferenza dei Capigruppo di ieri, sul decreto-legge n. 181...

ALBERTI CASELLATI (FI). Non è possibile!

MALAN (FI). Ministro, lei non può parlare!

VOCI DAL CENTRO-DESTRA. Fuori! Fuori!

PRESIDENTE. Senatore Malan, la richiamo nuovamente all'ordine.

SCHIFANI (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha diritto di parlare il rappresentante del Governo.

CHITI, ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il Governo pone la fiducia sul decreto-legge n. 181, recante disposizioni urgenti in materia di... (Vivissime e vibrate proteste dai banchi del centro-destra).

MALAN (FI). Non può parlare il Ministro! (Il senatore Malan lancia il Regolamento del Senato verso il banco della Presidenza).

PRESIDENTE. Senatore Malan, la censuro e la espello dall'Aula. (Applausi dal centro-sinistra). Senatore Malan, fuori dall'Aula!

GUZZANTI (FI). Vergogna! Golpista! (Vivissime proteste dai banchi del centro-destra. Numerosi senatori del centro-destra si avvicinano ai banchi del Governo).

PRESIDENTE. Sospendo la seduta per venti minuti. (La seduta, sospesa alle ore 12,20, è ripresa alle ore 20,23). .

ANSA: SENATO - MALAN RESISTE IN AULA PROTETTO DA SENATORI FI TIRATO REGOLAMENTO? NO, JO FATTO ER CUCCHIAIO - ROMA, 28 giu - Utilizzando un improbabile gergo romanesco Lucio Malan, ancora asserragliato nell'aula del Senato e "protetto" da uomini di peso "fisico" di Forza Italia, spiega la sua protesta di oggi e anche il lancio verso la presidenza del libretto con il regolamento.

'Veramente è accaduto ben prima del banco della presidenza, diciamo che 'jo fatto er cucchiaio''. Aspetta, aspetta… passano le ore, Malan è sempre in occupazione, circondato dai suoi. Succede di tutto… pare che gli abbiano portato un pappagallo per i suoi bisogni corporali, e anche da mangiare.

In aula è proibito mangiare. Il presidente, rientra? Sì, no, non ancora. Viene sera. Andiamo a cena, un boccone veloce con le compagne di Rifondazione. Alle 20,40 arriva qualcuno ad annunciare: “Tutti a casa. Il Senato chiude! I lavori riprenderanno il 4 luglio.” Ma pensa te! Mai nemmeno immaginata una storia così! Quanto costa allo stato il blocco dei lavori e tutti questi giorni di riposo?

Giovedì 29 giugno raggiungo Dario, che è a Pesaro per la regia de "L’Italiana in Algeri" di Rossini, contemporaneamente sta preparando, la lezione sul Mantegna che andrà in scena a Mantova l’8 luglio. La mattina lavora sul grande pittore, il Mantegna (è uscito dalla Panini editore un libro bellissimo), il pomeriggio L’italiana…. Non si ferma mai.

Il mio ottantenne “giovinotto” mi dà una gran forza ad andare avanti in questa pazzia del Senato. Durante il viaggio in treno mi si è avvicinato un tipo, bruno, faccia simpatica. Sono Fosco Giannini di Rifondazione Comunista (è uno dei 6 contestatori), ti ho visto in aula… finalmente riesco a parlarti... Che farai per la proposta del governo di rifinanziare la missione di “PACE” in l’Afghanistan? Come voti? SI-NO?” Dopo tanti anni di lavoro politico, all’alba dei cento anni… mi si fan delle domande così?

Certamente NO, voterò contro! Mentre le ruote girano mi dà informazioni che scrivo sul mio portatile. Cerca di riempirmi la testa di tutto quello che sa. È MOLTO INFERVORATO. Lui scende prima, ci lasciamo da amici. Tranquillo Fosco. Tranquillo. Guardo la notte fuori dal finestrino.

Non ho dubbi su come votare… ho solo un pensiero in più. In stazione vedo Dario con il suo cappello di paglia bianco (tutti gli dicono ma che bel Panama! A me vien da ridere. Due anni fa ne ho comprati 5 al mercato di Cesenatico. Sì 5, a 5 euro. Faccio scorta. Perché lui li dimentica in treno, a ristorante, sui tram, in aereo… è un po’ sbadato).

Proseguo con i testi per la Fabbri (maledizione, non finisco più!) e cerco su internet tutto sull’Afghanistan. Mi rileggo gli appunti di Fosco, contatto Manlio Dinucci straordinario giornalista del Manifesto e Jacopo, il mio angelo salvatore. Sono informatissimi. Dal momento che devo votare voglio essere ben certa di come muovermi. Che grande responsabilità! Manlio mi invia documenti su documenti, leggo, leggo, studio. Mi contatta il Corriere della sera.

Chiede un’ intervista sulla missione in Afghanistan. Propongo lettera-articolo. Ok. Mi metto a scrivere. C’è poco tempo, devo consegnare entro le 19. Aiuto Jacopo! Glielo leggo per telefono. Uscirà domani. (articolo corriere della sera Franca Rame: Appello al dibattito sulla missione in Afghanistan Sto vivendo il periodo più angosciante della mia vita. Mi trovo a ricoprire una carica che richiede grande correttezza e responsabilità.

Il Parlamento sarà chiamato verso metà luglio a votare il decreto sul rifinanziamento della missione militare in Afghanistan. Come si deve comportare una persona che è da sempre contro tutte le guerre, la violenza, le stragi di vittime innocenti… la disperazione, la morte? È giusto dire “SI” come chiede il governo, o è giusto dire “NO” come hanno deciso di fare gli 8 senatori?

Da giorni sto rileggendomi quanto scritto da persone che stimo come Gino Strada, Dinucci del Manifesto, mio figlio Jacopo e altri, scoprendo avvenimenti che mi hanno turbata non poco. Ho deciso quindi, di esporli uno dietro l’altro, usando il metodo Prodi con le primarie, così che tutti possano conoscere fatti di cui raramente si parla, sia sulla stampa che in televisione ed avere i termini concreti per aiutare, noi, che siamo in Parlamento in rappresentanza del popolo a “fare la cosa giusta”. Aspetto fiduciosa! Questi sono i fatti.

La missione Isaf (Forza internazionale di assistenza alla sicurezza), cui partecipa l’Italia, ha cambiato natura da quando la Nato, con un atto unilaterale, ne ha assunto nell’agosto 2003 la direzione senza alcun mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu, che solo dopo ne ha preso atto. A guidare la missione, dunque, non è più l’Onu ma la Nato, che sceglie i generali da mettere a capo dell’Isaf.

E poiché il «comandante supremo alleato» è sempre un generale statunitense, la missione Isaf è di fatto inserita nella catena di comando del Pentagono. Contemporaneamente l’Italia è stata chiamata ad assumersi maggiori compiti in Enduring Freedom, l’operazione lanciata dal Pentagono nel 2001. Qui ha una partecipazione numericamente minore (circa 250 uomini), ma non meno significativa.

Otto ufficiali italiani sono stati integrati nel quartier generale del Comando centrale statunitense a Tampa (Florida), che ha la responsabilità dell’operazione. E dallo stesso comando dipende l’ammiraglio italiano che, dal 28 giugno alla fine di dicembre, è stato messo a capo della Task Force 152 che opera nel Golfo Persico.

Il coinvolgimento italiano in Afghanistan non si può dunque misurare solo in termini numerici. Partecipando a questa come ad altre guerre sotto presunti «mandati Onu», le nostre forze armate vengono inserite in meccanismi sovranazionali che le sottraggono all’effettivo controllo del parlamento e dello stesso governo.

Tutto questo ci costa sempre più anche in termini economici: la sola missione in Afghanistan ci viene a costare, dal 2002 al primo semestre 2006, quasi 600 milioni di euro. La spesa militare italiana è al settimo posto su scala mondiale. Che quella in Afghanistan sia una guerra condotta non solo contro i combattenti ma contro i civili, viene confermato dall’uso dei bombardieri pesanti statunitensi (B-52H e B1B) i quali, sganciando ciascuno da alta quota decine di tonnellate di bombe e missili, fanno terra bruciata.

Dopo 5 anni e mezzo si parla di 250-300 mila morti in Afghanistan di cui almeno l’80% civili. Lo scopo di questa guerra è ben altro di quello dichiarato: non la liberazione dell’Afghanistan dai talebani, che erano stati addestrati e armati in Pakistan in una operazione concordata con la Cia per conquistare il potere a Kabul, ma l’occupazione dell’Afghanistan, area di primaria importanza strategica per gli Stati Uniti.

Per capire il perché basta guardare la carta geografica: l’Afghanistan, in cui gli Usa hanno installato basi militari permanenti, è al crocevia tra Medio Oriente, Asia centrale, meridionale e orientale. In quest’area si trovano le maggiori riserve petrolifere del mondo. Si trovano tre grandi potenze – Cina, Russia e India – la cui forza complessiva sta crescendo e influendo sugli assetti globali.

Da qui la necessità per gli Stati Uniti di «pacificare» l’Afghanistan per disporre senza problemi del suo territorio in questo grande gioco di potenze. Non è dunque una missione di pace: per essere tale avrebbe dovuto rispettare maggiormente la popolazione, i diritti civili, la legalità.

Non avrebbe dovuto tollerare l'esistenza di campi di detenzione dove si pratica stabilmente la tortura È il caso, ad esempio, del campo di Shibergan, definito da Klaus-Peter Kleiber, delegato dell'Unione europea: "simile al campo di concentramento di Auschwitz".

Franca Rame Blog francarame.it NOTA PER I VISITATORI DEL MIO BLOG Questo appello al dibattito su “missione Afghanistan” è stato inviato al Corriere della Sera. Dovrebbe uscire domani. Cera qualche problema di spazio. Mi auguro venga pubblicato nonostante la lunghezza. Un ringraziamento speciale a Manlio Dinucci, a Gino Strada e a Jacopo che con il loro lavoro mi hanno aiutato moltissimo!! Il dibattito sul Corriere è aperto! FORZAAA! Un bacio franca


Obama Express,

Spike Lee: "Giorno storico per il mondo"

 Il regista afro-americano è un sostenitore della prima ora: "L´Obama Express non si fermerà"

È un leader in grado di sedersi sulla poltrona dell´uomo più potente del pianeta. Sono certo che batterà McCain

"Ho pensato che i suoi antenati erano schiavi, come i miei. E che l´inferno è finito"

ANTONIO MONDA

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NEW YORK - Nelle prime settimane delle primarie, quando il sogno di Barack Obama ha cominciato a concretizzarsi fino a collezionare undici vittorie di fila, Spike Lee ha coniato la definizione dell´Obama Express, il treno inarrestabile che nessuno sarebbe stato in grado di far deragliare. Oggi è entusiasta della nomination finalmente conquistata, ed interrompe la visione di controllo del suo film italiano "Miracolo a Sant´Anna" per proclamare con voce rotta dall´entusiasmo: «Oggi è un giorno storico per l´America e per il mondo».

Adesso inizia la battaglia più dura, quella con McCain ed i repubblicani.

«Dopo quello che abbiamo visto in questi mesi non sono affatto sicuro che sarà la battaglia più dura. Detto questo, sono convinto che Obama prenderà a calci nel sedere John McCain e diventerà presidente»

Hillary non ha ancora ammesso la sconfitta...

«Non sono affatto sorpreso: i Clinton non sanno perdere».

Qual è stato il segreto dell´Obama Express?

«Obama ha capito che l´America è cambiata, e, forse ancor di più, che il mondo intero è cambiato. E´ stato in grado di interpretare con grande intelligenza le diversità. E lo stesso si può dire di come ha interpretato le tradizioni, il ruolo della religione, la differenza dei sessi, e, ovviamente l´integrazione razziale».

Quali sono i suoi punti di forza?

«Si parla sempre della sua formidabile capacità oratoria, così come del suo grande magnetismo, ma io metterei al primo posto la visionarietà. Barack Hussein Obama è anche una persona preparata, che non ha bisogno di ripeterlo in ogni occasione, come invece ha fatto continuamente la sua rivale. Insomma, è un vero leader in grado di sedersi sulla poltrona dell´uomo più potente del mondo».

Lei ha appena citato il nome completo Barack Hussein Obama. Non crede che sarà utilizzato in campagna elettorale contro di lui?

«Certo che verrà utilizzato, e chissà quante diavolerie tenteranno i repubblicani, ma Obama ha dimostrato di saper tenere i nervi saldi, di non accettare le provocazioni e di volare alto».

Cosa ha pensato nel momento in cui e´ stata raggiunta la soglia dei delegati?

«Che gli antenati di Obama erano schiavi, come i miei e quelli di milioni di afro-americani. Ho pensato che questi uomini e queste donne che hanno visto l´inferno in terra non avrebbero mai sperato di vedere un giorno in cui un nero sarebbe stato candidato per la presidenza degli Stati Uniti. Ho pensato che questo paese, nonostante tutte le storture, le violenze e le ingiustizie, offre realmente delle opportunità di riscatto e di trionfo».

La Repubblica, 5 giugno 2008

 


RAI/ DEDICATO A TEATRO DEL 600 E 700 NUOVO CICLO 'PALCOSCENICO'

Roma, 4 giu. (Apcom) - E' dedicato al Teatro italiano del Seicento e Settecento il nuovo ciclo del programma 'Palcoscenico', in onda in seconda serata su Raidue. Il primo dei sei spettacoli - 'La Commedia dell'arte e le maschere' - andrà in onda venerdì. Giorgio Albertazzi e Dario Fo, con la partecipazione di Franca Rame, accompagnano gli spettatori in un viaggio animato da incontri, luoghi e memorie. I set individuati per ambientare i periodi storici sono: per il '600 il Teatro Farnese di Parma e luoghi molto significativi di Padova, Verona, Roma, Napoli; per il '700 il Teatro Bibiena di Mantova, Venezia, e ancora Padova, Roma, Napoli.

Il percorso è insieme reale e virtuale. Ogni puntata ha un set principale in esterni dove i due protagonisti conducono il pubblico a vedere la materia di cui è fatto il teatro - mattoni, marmi, legno, velluti, ecc. - e ad ascoltare le parole che ne rappresentano l'anima. Ma la grande cornice del programma è uno studio virtuale, un limbo in cui Albertazzi e Fo costruiscono l'armonia dell'intera opera.

La prima puntata, dedicata alla commedia dell'arte e alle maschere, comincia nel Teatro Farnese di Parma, da anni trasformato in museo e riaperto eccezionalmente dalla Sovrintendenza ai Beni culturali di Parma proprio per il programma.

 

video


Patto anti atomo vent'anni dopo

Il patto sarà firmato in uno dei luoghi simbolo degli anti atomo, Montalto di Castro davanti alla mega centrale.

Ed ha subito trovato adesioni eccellenti: Dario e Jacopo Fo, Franca Rame, Alberto Asor Rosa, Grazia Francescato, Vittorio Emiliani, Gianni Mattioli, il presidente della provincia di Ascoli, Massimo Rossi, il climatologo Vincenzo Ferrara e Tommaso Campanile,responsabile ambiente del Cna, solo per fare alcuni nomi.

www.francarame.it/files/Patto_anti_atomo.pdf


MERCATO TRA AMICI

Ciao a tutti! È un po’ che non ci sentiamo… Sono in un periodo di “stracca” come se stessi in attesa di qualcosa che non arriva. Lavoro, scrivo puntate “breve visita al senato”… cammino, con Dario andiamo al mercato… mi spavento per l‘aumento dei prezzi… cucino… metto ordine nei cassetti, negli armadi… (sono mancata da casa per un sacco di tempo!) casalinga a tempo pieno. Però non sono né soddisfatta né felice. Trafficando tra le mie cose, tante inutili, m’è venuta un’idea: perché non organizzare un bell’incontro, (il luogo c’è…) con tutti quelli che hanno cose di cui si vogliono disfare? Di qualsiasi tipo. Che ve e pare? Se siete interessati possiamo combinare. Magari non ce la facciamo prima dell’estate. Sentirò il polso delle vostre risposte. Poi decideremo insieme. Aspetto. La storia mi piace molto. Mi piace soprattutto la possibilità di incontrare gente, parlare, ridere e divertirci. Ne ho proprio un gran bisogno! Un bel bacio a tutti franca


Rifiuti. Ultimatum agli inceneritori

Repubblica titola: "Rifiuti. Ultimatum ai ribelli". Propone un indovinato accostamento con un mitragliere in Afghanistan, di certo casuale. Repubblica dovrebbe invece titolare: "Rifiuti. Ultimatum agli inceneritori", con una foto non casuale dell'Impregilo. Sarebbe un atto di coerenza. Jacopo Fo cita un articolo dell'ultimo Venerdì di Repubblica: ben 435 ricerche scientifiche provano un forte aumento di tumori e nascite malformi in prossimità degli inceneritori.

"Mi diverto.
E’ ormai chiaro che dentro i giornali italiani si combatte una battaglia durissima tra i direttori e un pugno di giornalisti che si rifiutano di tacere sempre e comunque.
Così abbiamo delle piccole soddisfazioni: alcune notizie bomba finalmente vengono pubblicate. Non le vedete in prima pagina, non hanno titoli a 9 colonne, non sono correlate da interviste e commenti.

Però le notizie escono.
 Ad esempio vengono pubblicate sul numero 1052 del Venerdì di Repubblica (16 maggio) a pagina 90 (coincidenza o magia alchemica il fatto che la paura nella Smorfia napoletana corrisponde al numero novanta?).
Ecco l’articoletto, secco secco. Un grande pezzo di sintesi giornalistica, probabilmente contrattato parola per parola in riunioni infuocate dei caporedattori, oppure sfuggito per errore alla penna rossa dei censori…

Questo articolo credo che alla fine sia uscito perchè protetto dalla Divina Provvidenza in persona, è comunque stato stampato, nero su bianco, e ci dice che 435 (QUATTROCENTO TRENTACINQUE) ricerche scientifiche internazionali provano un aumento di tumori e nascite malformi spaventoso in prossimità dei termovalorizzatori.
Senza commento. Senza due righe di scuse verso il povero Beppe Grillo accusato con ogni tipo di cattiveria dalle colonne dello stesso giornale per essersi permesso di dire esattamente la stessa cosa: gli inceneritori puoi anche chiamarli termovalorizzatori ma ti ammazzano comunque.


Una nota stilistica che permette di capire appieno il meccanismo perverso utilizzato dai media per rendere di scarso interesse notizie di importanza capitale.
Il titolo può essere un modo per indurre le persone a leggere un articolo oppure a non leggerlo.
Se questo articolo fosse stato: “Aveva ragione Grillo gli inceneritori uccidono!” avrebbe destato grande curiosità. Allora lo hanno intitolato in modo tale da tagliargli le gambe: “Emissioni: Una ricerca francese sottolinea il rapporto diossina-cancro
QUANDO LA SALUTE SE NE VA IN FUMO (TOSSICO).
Capisci l’astuzia: non ti dice che le ricerche sono 435, come viene specificato poi nell’articolo. Non si pronuncia la parola proibita INCENERITORE. Si parla di EMISSIONI… Termine vago come la melma.


Questa tattica in effetti funziona. I lettori accorti dicono: “Però alla fine Repubblica le notizie le dà!” E continuano a comprarla. Mentre il 95 per cento dei lettori, un po’ meno attenti, non si accorge di quella notizia così imbarazzante.
Prova ne è che sono passati 5 giorni dall’uscita del Venerdì e se cerchi sul web: “diossina istituto statale di sorveglianza sanitaria francese”, non trovi niente a proposito di questa colossale notizia!


E non trovi niente neanche se digiti “diossina 435 ricerche PubMed”
Comunque giudica tu: ecco il testo integrale:
“Nelle popolazioni che vivono in prossimità di impianti di incenerimento dei rifiuti è stato riscontrato un aumento dei casi di cancro dal 6 al 20 per cento.
Lo dice una ricerca, resa pubblica dall’istituto statale di sorveglianza sanitaria francese, l’ultima delle 435 ricerche consultabili presso la biblioteca scientifica internazionale PubMed che rilevano danni alla salute causati dai termovalorizzatori per le loro emissioni di diossina, prodotta dalla combustione della plastica insieme ad altri materiali.

Questa molecola deve la sua micidiale azione ala capacità di concentrarsi negli organismi viventi e di penetrare nelle cellule. Qui va a “inceppare” uno dei principali meccanismi di controllo del Dna, scatenando le alterazioni dei geni che poi portano il cancro e le malformazioni neonatali.”
(Il pezzo non è firmato ma sta all’interno di una specie di box dentro un articolo di Arnaldo D’Amico.)
Spero ci si renda conto dell’importanza dell’ufficializzazione di una simile notizia: e ti invito quindi a farla girare e ripubblicarla sul tuo sito.

Se riusciamo a far sapere a molti italiani come funziona questo giochetto dell’informazione ridimensionata (non censurata, non libera, omogenizzata) potremmo creare qualche altro problema ai signori dei giornali. Loro ormai lo sanno che chi legge i quotidiani poi va su internet…
FACCIAMOLI PIANGERE!
 CITIAMOLI A MARTELLO OGNI VOLTA CHE PER SBAGLIO DICONO LA VERITA’.
Usare la forza dell’ avversario per farlo cadere".
Jacopo Fo


ROMA: La nuova aria che si respira

Una macchia di sangue sull´asfalto, una piccola macchia scura potrebbe anche essere olio ma invece no è sangue, lì accanto per terra c´è un bastone chiazzato di rosso, un pezzo di volantino sporco: è sangue. Due sedie di quelle di scuola senza il sedile, un megafono, un foglio scritto a penna, tre bastoni. Una monovolume grigia col vetro sfondato: dentro, sul sedile posteriore, un cappellino degli hooligans e un pacchetto di Gauloises.

 

Sangue, cortei, attacchi squadristi e l´università ritorna una polveriera 

Cristian Floris, del portale Deegay: "È questione di clima cambiato ciò che fa la differenza" 

Il ministro chiede "una relazione sui fatti" al questore Frati, attaccato da sinistra e da destra 

CONCITA DE GREGORIO 

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Alle due del pomeriggio, mezz´ora dopo le botte, davanti alla Sapienza questo è quello che resta. La cameriera del bar lì vicino, Gloria, dice che era uscita a fumare una sigaretta: "C´era un gruppo di ragazzi che attaccavano manifesti, parecchi, saranno stati una ventina. A un certo punto sono arrivate due macchine. Una si è fermata, quella grigia, e sono scesi mi sembra in quattro. Avevano in mano delle mazze, uno agitava in mano un oggetto piccolo, ho sentito gridare "che fai col coltello", poi un altro ha detto "avanti camerati", dopo un secondo erano tutti uno addosso all´altro, una violenza pazzesca, delle botte da pensare qui qualcuno ci resta secco. Sono corsa subito dentro ad avvisare, quando mi sono riaffacciata fuori erano ancora lì, qualcuno steso a terra. Uno non si muoveva, sembrava morto".

No, morti no. Solo una spalla rotta, teste spaccate, ferite di coltello alle braccia. Solo "codici gialli", diranno poi al Policlinico, ferite non gravi. Sei arrestati, la sera: due studenti dei collettivi di sinistra e quattro militanti di Forza Nuova. Fra questi Martin Avaro, un trentenne coordinatore provinciale del gruppo di estrema destra: in questura è schedato. C´era anche lui l´estate scorsa fra i venti del raid a villa Ada: quelli che col casco in testa e i bastoni fecero irruzione al concerto della ?Banda Bassotti´, manifestazione multietnica "Roma incontra il mondo", e aggredirono il pubblico ritenuto, evidentemente, di sinistra. C´è anche lui nel film "Nazirock" di Claudio Lazzaro, documentario la cui proiezione è stata sempre impedita dalle proteste dei neofascisti: vi si racconta tra l´altro dei meeting di Forza Nuova in cui si vendono decalcomanie filonaziste, stemmi con la faccia di Hitler da applicare alle felpe, testi negazionisti che sfoggiano in copertina titoli tipo "Auschwitz: fine di una leggenda". Non è uno studente, Martin Avaro. E´ un militante della destra estrema con precedenti per episodi di violenza.

Quindi uno, più uno, più uno fa tre: l´aggressione xenofoba al Pigneto, l´omosessuale di Deegay. it - Cristian Floris - aspettato e aggredito sottocasa, la spedizione all´Università. Dice Floris: "E´ una questione di clima quella che fa la differenza: è l´aria che si respira in questi ultimi tempi". Non che non sia mai successo prima: è che ora chi picchia si sente legittimato e non conta molto per gli studenti che nel pomeriggio manifestano per strada che Alemanno il nuovo sindaco abbia detto "sono quattro imbecilli, non facciamo teoremi politici, sono criminali isolati che vanno isolati". Non conta per i ragazzi in corteo perché come dice Vanessa, che è andata in questura a rilasciare "spontanea dichiarazione", "erano grossi, avevano i capelli rasati e ci hanno aggrediti a freddo, con tranquillità, come se non avessero paura di essere visti come se stessero facendo una cosa normale". Come se fosse normale. Come se non avessero paura.

Ora tutta la questione sembra essere chi abbia aggredito chi, perché Roberto Fiore segretario di Forza Nuova e deputato europeo dice "sono stati loro, i nostri stavano attaccando manifesti e loro li strappavano e ci hanno assalito in moltissimi", mentre i giovani dei collettivi studenteschi raccontano il contrario: "Noi stavamo attaccando i nostri manifesti, loro sono arrivati in macchina, uno aveva una croce celtica sul braccio, ci hanno accusati di aver strappato i loro volantini, avevano spranghe e coltelli, ci siamo difesi". I dati di fatto sono che la macchina è dei militanti di Forza nuova, chi era in auto "è arrivato". I manifesti strappati sono quelli del convegno sulle foibe a cui avrebbe dovuto partecipare Fiore. Tra gli arrestati i militanti di centrodestra sono quattro, quelli dei collettivi di sinistra due. Poi ci sono i testimoni: una persona che vive nel quartiere, sentita dalla polizia, G. N.: "Ho visto un uomo alto e robusto colpire con una spranga un ragazzo e fuggire a piedi". Giorgio, studente di Lettere, uno degli aggrediti: "Sono scesi dalla macchina ed hanno iniziato a picchiare. Noi ci siamo difesi e abbiamo aspettato la polizia". Davide, un altro studente: "Eravamo poco più di una decina fra cui molte ragazze. Loro sono scesi dalla macchina avevano le mazze". Un giovane al pronto soccorso estraneo agli scontri: "Ero lì che aspettavo il mio turno quando quello seduto davanti a me, ferito, mi ha detto ?ve la siete meritata´, era uno di destra, l´ho capito dai tatuaggi sul braccio".

Nel pomeriggio, all´assemblea autoconvocata a Lettere gli studenti chiedono le dimissioni del preside della Facoltà, del pro-rettore. "E´ andata come andò per Ratzinger - dice Susanna, 21 anni - prima gli hanno chiesto di venire poi ci hanno ripensato dicendo che non c´erano le condizioni di sicurezza. Una balla, perché le condizioni c´erano noi volevamo solo manifestare il nostro dissenso. Anche oggi: volevamo solo dire che Fiore a parlare delle Foibe in università non lo vogliamo". Per la mancata visita del Papa a manifestare davanti alla facoltà alla fine erano poco più di un centinaio. La conferenza che avrebbe dovuto svolgersi oggi aveva come titolo "Foibe, l´unica verità contro il negazionismo dei collettivi antifascisti". Il rettorato l´ha prima autorizzata, poi negata. "Preoccupazione di disordini" dice il prorettore Luigi Frati che aggiunge: "Ho visto i manifesti del convegno, non è possibile mettere un pugnale nel proprio simbolo: chi lo fa non ha cittadinanza alla Sapienza". Ci ha ripensato, insomma, e ne è soddisfatto.

I feriti sono sette. Il ministro dell´Università Gelmini ha chiesto "una relazione sui fatti" al Rettore. Anche Storace si rivolge al Rettore: "E´ incapace di garantire lo svolgimento di un convegno su una tragedia storica. Chi incendia il clima siede al vertice dell´Università".

In corteo nel pomeriggio gli studenti sono almeno cinquecento. Aprono con uno slogan che dice "fuori i fascisti dalla Sapienza". Scandiscono al ritmo di coro: "Alemanno, sono i tuoi amici, li conosci bene". I cordoni di polizia fanno barriera. La macchina col cappellino degli hooligans è ancora lì, in mezzo alla strada. 

 

Da LaRepubblica 28 maggio 

 


“Tolleranza zero!” Come nel 1992, con “Mani pulite”

Buonismo, giustizialismo, razzismo

di Paolo Flores d’Arcais

Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani, diceva quello di un busto del Pincio. La chiave è stata infine trovata: “tolleranza zero!” è ormai la bandiera bipartisan che unisce la penisola e i suoi video-abitanti. D’accordo. Benissimo, “tolleranza zero!” sia, ma alla lettera, ma sul serio.

E allora bisognerà cominciare col riconoscere che una sola volta, nell’intera storia d’Italia, una politica di “tolleranza zero!” è stata tentata: nell’anno di grazia 1992, a partire dall’inchiesta passata alle cronache come “Mani pulite”. Una inchiesta che non ha guardato in faccia a nessuno. Una “politica” nata per caso, per merito di magistrati che facevano solo i magistrati, applicando quanto sta scritto in tutti i tribunali (e puntualmente disatteso): la legge è uguale per tutti.
Perché “tolleranza zero!” significa contrasto sistematico allo scippo della microcriminalità, ma guerra senza quartiere ai macroscippi della criminalità d’establishment: falso in bilancio, tangenti, voto di scambio…
Altrimenti non è “tolleranza zero!”, lo dice la parola stessa, è privilegio-impunità per la criminalità dei quartieri alti e caccia alle streghe per chi non ha santi in paradiso. Ingiustizia schifosa, insomma. Non solo lurida sul piano morale (e già basterebbe per gridare un rotondo NO!) ma inefficace e anzi controproducente su quello pratico, della sicurezza.
Per almeno due motivi. Perché non incide sulle leggi di procedura – alcune nate “ad personam”, altre allegramente bipartisan - che hanno vanificato la certezza della pena (oltre ad applicare a tutti i tre anni di sconto dello sciagurato indulto), e perché intaserà i tribunali di procedimenti contro l’immigrazione clandestina, consentendo che per ogni altro reato sia ancora più facile farla franca (incentivando così il crimine nostrano), e riempirà le carceri di clandestini che non hanno commesso alcun reato, garantendo loro il luogo ideale in cui criminale chi non lo è ha tutte le chance di diventarlo.
Con la sua legge razzista e classista, inefficace contro il crimine e discriminatoria (altro che “tolleranza zero!”, abbiamo visto) la destra fa solo il suo mestiere: è il partito del privilegio, della diseguaglianza, della società piramidale, dei cittadini di serie A, serie B e paria.
Ma la sinistra? Farebbe bene, intanto, a piangere sul latte versato. Per evitare di versarne ancora. Ha avuto quindici anni di tempo per fare l’unica autentica politica di sinistra, la politica della legalità (si chiamavano “Giustizia e libertà”, non a caso, le brigate partigiane più coerenti in fatto di democrazia), quella che da sola avrebbe risolto due terzi della questione sociale, quella che, ovviamente, avrebbe permesso di vincere a mani basse le ultime elezioni (e quelle precedenti).
Farebbe bene, anziché insistere nel suo duplice buonismo (verso i reati e verso il mondo di Berlusconi, inciucio e indulto, due facce della stessa stupidità) a rivendicare il “giustizialismo” per quello che era, legalità eguale per tutti, dunque garantismo (e severità) eguale per tutti. Di conseguenza, monumenti alle varie “banda dei quattro”, anziché vituperi.
E di fronte alla politica della destra, la capacità di metterla in difficoltà sul suo stesso terreno.
Ad esempio: c’è una sola norma, nel famigerato “pacchetto”, che andrebbe presa in parola e portata alle sue logiche conseguenze. La confisca degli appartamenti ai proprietari che lo affittano a clandestini. Norma draconiana (il proprietario rischia tre anni di carcere), che colpisce direttamente chi sfrutta il clandestino (e che dovrebbe scoraggiare indirettamente il fenomeno: si sparge la voce che in Italia non si trova casa, dunque il flusso migratorio preferirà altre strade).
Se si crede all’efficacia di questa dissuasione indiretta (a occhi e croce l’unica che può funzionare: non è certo la galera che può spaventare chi per venire in Italia ha rischiato la vita sul gommone dei nuovi negrieri), logica vuole, però, che norme altrettanto draconiane colpiscano coloro che sfruttano non già il sonno ma il lavoro dei clandestini. Altrettanto draconiane. Per gli imprenditori edili, i latifondisti dei pomodori e della frutta, e via elencando. Altrimenti vuol dire che anche la requisizione delle case resterà una grida di manzoniana memoria, utile a fare la faccia feroce col proprio elettorato di video-dipendenti in cerca non di vera sicurezza ma di capri espiatori, ma inutile (e incivile) per affrontare la cosa stessa.
Perché la sinistra non si è ancora mossa in queste direzione? Colpire chi sfrutta gli ultimi non dovrebbe far parte del suo Dna? In questo caso verrebbe oltretutto incontro al bisogno diffuso di sicurezza, due picconi con una fava, perché allora si continua nell’harakiri del buonismo-inciucismo?
E sempre per “estremismo” logico. Se si deve essere draconiani con i proprietari di case che sfruttano i clandestini, perché non anche con quelli che sfruttano gli studenti fuorisede, in nero a 400 euro per letto in pigia-pigia? Ne verrebbe fuori uno straordinario patrimonio immobiliare da destinare ad usi sociali e di calmiere, che più di sinistra non si può, e tutto prendendo alla lettera (e alla logica) un provvedimento “loro”! Se non accetteranno, il carattere puramente razzista e da grida manzoniana del loro provvedimento verrà smascherato. Chi spreme con affitti da strozzinaggio dei giovani italiani si arricchisce in libertà, ma ad affittare anche ad equo canone ad un immigrato irregolare si va in galera e si perde l’immobile.
Cosa c’è di più moderato, responsabile, parlamentare, di una battaglia di emendamenti? E di più adatto alla logica anglosassone del governo-ombra? Forza dunque, Walter & Co., la coerenza e la logica sono di sinistra! A meno che il governo-ombra non abbia già optato per l’ombra di governo.

(27 maggio 2008)