ALL’ANGELO DEL FOCOLARE

Girando di qua e di là, ho trovato questo vecchio articolo dell'85, che mi ha fatto sorridere... ve lo passo. Non si può essere sempre seri!!!! baci franca L’Espresso 17/11/1985 DIECI CONSIGLI ALL’ANGELO DEL FOCOLARE A Franca Rame, attrice e donna da sempre attenta alla condizione femminile, abbiamo chiesto di stilare una Carta dei Diritti della Casalinga. Pare sia vero: le donne stanno tornando a casa. Lo dicono gli uomini senza parole, basta guardarli: rilassati. Tracotanti in abiti in ordine, camicie stirate. Lo ribadisce la femminista che guardavi con ammirazione per la sua determinazione: sai mi sono sposata, no, non con Luigi, no, non con Antonio… no Luisella l’ho lasciata da un pezzo… è stata una parentesi conoscitiva. Ora sto a casa. Dio che sbragamento! Peccato! Dall’alto della mia stressante esperienza trentennale di “lavoro e famiglia” cercherò di mettere insieme consigli utili per tutte le nostre sorelle tornate ad indossare le ali dell’angelo del focolare nelle loro case doppi servizi con cucinotto. 1. Dai danari che il nostro maschiaccio, sudandoli nelle intemperie delle metropoli, ci consegna per il mese, togliere in gran segreto , facendo salti mortali nel caso fossero pochi, un tot mensile adeguandolo annualmente con i dati Istat sull’inflazione. Vi dirò più avanti che uso farne. 2. Non rinunciare per nessuna ragione al mondo, come ogni domestica sindacalizzata, alle tre ore di riposo pomeridiano ed al riposo estivo. 3. È inutile pretendere collaborazione domestica dai maschi di casa. L’uomo si è rimpossessato del suo ruolo e quindi ti ripagherà con teneri baci e ti permetterà di giocare con la sua codina (il diavolo ce l’ha di dietro e il maschio davanti) tutte le volte che lui ne avrà voglia. 4. Cerca di non farti “mangiare” dalla casa. In quelle tre ore di riposo esci, corri, nuota e balla conservandoti fisicamente meglio che puoi. 5. Stai attraversando un momento difficile? Lui non è più quello di prima? Accusa forti dolori cerebrospinali con risentimento al parietale, proprio pochi istanti prima di andare a letto? Si gira dall’altra parte offrendoti quel suo deretano da badessa? Non ti preoccupare, non è malato. È solo innamorato. Di un’altra. Stai calma, può darsi che torni. 6. Se però alle tue lamentazioni dapprima accorte e velate non risponde, passa risoluta a quelle più esplicite, fino a trasmutarle in scenate da melodramma monteverdiano con lancio d’oggetti frangibili in quantità industriale. Poi vedrai che al grido di « mi butto dalla finestra» si deciderà finalmente a sussurrarti: parliamone cara. Io ti amo più di prima. Sei il mio rifugio segreto, tu per me sei tutto, come mia madre ». Se la sequenza sarà questa, allora rassegnati, non c’è più niente da fare. Con te non intende più compiere quegli atti lascivi e peccaminosi, oscuri e scurrili che rendono se non vivibile, almeno sopportabile un rapporto di coppia. 7. A questo punto, piangi, urla pure disperata, ma intanto conta i denari di cui ti avevo accennato al paragrafo 1 e corri dal più rinomato plasticaro a farti togliere quei dieci anni di lavoro ingratificato, di delusioni e di «porco qui e porco là». Anche i seni? Ma sì, anche quelli: due punti taglia e cuci! E oplà! 8. Restaurata di fuori scoprirai che anche dentro qualcosa è cambiato. E vedere che gli uomini ti guardano ancora ti farà scattare i muscoli dei lombi, illuminare gli occhi e volare i capelli, se ti imbatterai in un esemplare non male di homus simpaticus-affabilis-sapiens, reperto classico di deluso da ventenni sfacciate e sode ma un po’ stronzette, vedrai che ti punterà gli occhi negli occhi, poserà il suo testone nel tuo senino pimpante… e t’amerà, t’amerà, t’amerà… Fino a quando, beh, non importa, il momento nero è passato. 9. Hai ripreso a sorridere. E ad aspettare quelle tre ore di libertà quotidiana. Come dice Marivaux in “L’Arlecchino educato dall’amore”: «L’illusione se ben vissuta e resa credibile, è più dolce e reale di una vita impossibile e mal vissuta senza spazio d’immaginazione». 10. Attenzione, tutti questi amichevoli consigli possono servire a tutte l elitre donne, quelle che lavorano, che stanno gomito a gomito con l’uomo, sposate e no.


COSA NE PENSATE?

Amiche e amici… è un po’ che non ci sentiamo. Mi dispiace, ma sono senza spinte, né desideri.
Diciamo che i 20 mesi passati nel Palazzo del gelo umano, mi sono addosso e mi sarà difficile liberarmene. Mi sono immalinconita.
Ho cercato di analizzarmi, di trovare i miei errori, di chiarirmi le idee. Per quanto vada cercando, alla fine mi dico: non hai grandi responsabilità. Avrei voluto fare meglio, fare di più. Ma con lo spauracchio della spallata di Berlusconi, con i senatori Rossi e Turigliatto quasi sempre contro il governo, mi era impossibile muovermi secondo coscienza. Dovevo muovermi secondo i “numeri” dell’Unione… e i numeri erano sempre quelli: un voto in più… il mio.

Il colpo di grazia al morale mi è arrivato un brutto giorno: il senatore Turigliatto aveva presentato degli emendamenti che mi trovavano completamente d’accordo. Li ho sottoscritti. Il pomeriggio stavo entrando in aula dopo la pausa pranzo, mi raggiunge una telefonata che mi convoca nell’ufficio della presidente, senatrice Anna Finocchiaro.
Ci vado. Trovo oltre la Presidente, anche Morando (presidente commissione bilancio di cui facevo parte). Vengo accolta con cordialità e simpatia… Si viene al dunque: “Che fai oggi con gli emendamenti presentati da Turigliatto che hai sottoscritto?” “Beh… sono d’accordo con lui…” “Allora arriverà la spallata di Berlusconi.”
La faccio corta. Potevo prendermi la responsabilità di far cadere il governo?
No.
Sono entrata in aula, ho chiesto la parola e testualmente, con il sangue agli occhi ho detto: “Signor presidente, onorevoli colleghi, ho sottoscritto gli emendamenti del senatore Turigliatto, ma dal momento che Berlusconi è pronto per la spallata alla sinistra, ritiro la mia firma. Questo è il mio governo, è mio dovere sostenerlo fino in fondo.”
Applausi dalla sinistra, fischi dalla destra.
Un gran brutto ricordo.
C’è un’altra storia che mi ha avvilita. Come sapete, mi sono data un gran daffare per informare la gente sulle tragedie dei militari ammalati di uranio impoverito. Ho preso pagine su Repubblica (altissimo costo!!), mi sono prodigata con le famiglie, tutte in difficoltà economica… Il mio stipendio da senatrice è stato speso quasi tutto in sostegno dei loro bisogni, o addirittura per fare la lapide del figlio deceduto. Avessi ricevuto un rigo, non di ringraziamento, ma un solo rigo da parte dei congiunti, che mi informasse dello stato di salute dei loro cari, mi sarei sentita utile e contenta.
Nulla. Nessuno che si sia fatto vivo.
Nessuno.
Che dire? Ci ho pensato su.
Sono molto delusa. Molto.
Io non sono lo “Stato”. Sono una persona che ha il vizio (per mia fortuna) di occuparsi del proprio prossimo.
Che ne pensate voi? Aspetto consigli…
Vi abbraccio
franca

 

 


INCREDIBILE ... MA VERO!

Questa mattina, un amico, URBANO, (grande fotografo di Cervia) ci ha indicato un incredibile insetticida per eliminare le mosche: SEMINATE PER LA VOSTRA CASA UN CARTONCINO CON SU SCRITTO IL NUMERO 58. SPARIRANNO! Abbiamo sistemato ovunque cartoncini con il numero magico. Sì. A casa nostra non ci sono più mosche, nemmeno in giardino, e siamo in campagna! Provate anche voi, poi sappiatemi dire. Un bacione franca


Il mistero buffo di un'Italia derubata da chi è al governo

Mistero buffo è il capolavoro di Dario Fo. L’opera presentata per la prima volta nel 1969, ha segnato il rinnovamento del teatro italiano e ancor oggi, nonostante le opportune revisioni effettuate dall’autore, mostra tutto il genio creativo e l’abilità scenica del Premio Nobel per la Letteratura 1997.

Mistero buffo, che andrà in scena domani sera alle 21,30 a Palazzo Farnese, nell’ambito della rassegna Cavaliere Azzurro Festival, coordinata da Paola Pedrazzini, è certamente il più noto, in Italia e all’estero, tra gli spettacoli di Dario Fo e anche quello che ha destato più polemiche.

http://www.francarame.it/files/misterobuffo.pdf


La strage sul lavoro alla Umbria Olii

E’ colpa loro” Un operaio morto è un operaio colpevole.

ADESSO BASTA!

Lettera d'appello: Partecipate alla fiaccolata del 19 Luglio 2008 per ricordare i quattro operai morti carbonizzati nella strage sul lavoro alla Umbria Olii di Campello sul Clitunno.

 

http://www.francarame.it/files/volantino_fiaccolata_umbra_olii_copia.pdf

L'amministratore delegato della Umbria Olii, Giorgio del Papa, ha chiesto un risarcimento di ben 35 milioni di euro ai familiari delle vittime,  ha ricusato il Gip a otto giorni dall'udienza dell'11 Luglio (sapendo che la Procura di Spoleto l'avrebbe rinviato quasi sicuramente a giudizio), ha denunciato i periti del tribunale che avevano redatto una perizia a lui avversa, e l'assicurazione Unipol che ha liquidato i quattro lavoratori morti assolvendoli da qualsiasi responsabilità.

Questo comportamento è il risultato di un’idea diffusa: l’operaio morto è sempre colpevole di disattenzione, incuranza, imperizia.

Non lasciamo che questa idea si diffonda! Non lasciamo che questi lavoratori vengano umiliati anche dopo la morte!

Questa lettera d'appello è rivolta ai politici, ai sindacati, alle istituzioni, al mondo dell'informazione, ai Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, semplici lavoratori, blog, ecc.
Partecipate alla fiaccolata per difendere la memoria dei quattro operai morti carbonizzati nell'esplosione alla Umbria Olii di Campello sul Clitunno il 25 novembre 2006: Tullio Mottini, 46 anni, Giuseppe Coletti, 48 anni, Vladimir Todhe, 43 anni, e Maurizio Manili, 42 anni.

Caro Marco, siamo molto spiacenti, ma purtroppo in quel periodo siamo impegnati con spettacoli teatrali in Spagna. Vi siamo vicini. Da senatrice, nella commissione lavoro ho conosciuto il numero dei morti dal 2001 al 2007:  7000! 
Aderiamo, comunque, con tutta la nostra indignazione, alla vostra manifestazione.
Un grande abbraccio

franca rame e dario fo

Per ricordare chi non ha più voce, chi non aveva diritto di lamentarsi, chi adesso viene additato come lo Scemo del Villaggio.
Partecipate numerosi.
Marco Bazzoni-Rappresentante dei Lavoratori per la sicurezza
Lorena Coletti, sorella di Giuseppe Coletti, uno dei quattro operai morti nella strage sul lavoro di Campello sul Clitunno.

Eileen Michelle Forsythe, in rappresentanza del forum “Morti Bianche”

Per adesioni, scrivete ai seguenti indirizzi email:
[email protected], oppure: [email protected]


Testo recitato da Franca al blocco dei cancelli della FIAT, effettuato dagli operai.

SPETTACOLO A SOSTEGNO DELL`OCCUPAZIONE DELLA FIAT

INTERVENTO DI FRANCA RAME DURANTE L`OCCUPAZIONE DI FABBRICA

 

Erano anni, erano anni che sognavo, che aspettavo una roba simile: una vittoria così grande contro il padrone, contro il suo fascismo.

Era da quando che ero ancora bambina e mio padre mi aveva portato a vedere la Fiat a Mirafiori nel ’45, alla liberazione, che non provavo una felicità così grossa. Mi ricordo che allora son rimasta lì fuori dal muro con la mia mamma  e il mio papà è andato dentro, aveva il fucile, doveva dare il cambio ai suoi compagni.

Era tutta in mano ai partigiani, la Fiat… e i padroni, anche quelli erano in mano ai partigiani.

Valletta per primo, che volevano fucilarlo ma da Roma gli alleati han detto di no, e così l’hanno lasciato andare.

Noi operai siamo troppo buoni, diceva un amico di mio padre, siamo talmente buoni che alla fine siamo un po’ coglioni.

Infatti lui, il Valletta, quello spavento di finire al muro che gli avevano fatto gli operai, lo ha fatto poi pagare nel ’48 e ’50 con migliaia di licenziamenti, con migliaia di famiglie di operai in mezzo alla strada a crepare di fame. Mazzalo!! Che tempi quelli!!

E’ dura anche adesso, d’accordo, c’è la crisi, i soldi che ci danno valgono sempre meno… ma almeno adesso si vede chiaro in fondo la fine del tunnel anche se i fascisti buttano bombe, ammazzano, accoltellano, bruciano perfino i loro figli pur di fare il polverone e ci sono un sacco di compagni in galera: operai e studenti.

Tutto questo far cagnara dei neri, sai cosa mi pare? Mi pare la scalmana finale di un mucchio di bisce e scarafaggi sul fuoco.

Di gente che non sa più dove sbatter la testa per star su come quei farfallotti della notte che si buttano come matti contro a lampadine accese e più è forte la luce e più sbattono, fanno fracasso e alla fine si ammazzano.

E siamo stati noi a farla sta luce, soprattutto noi operai con le lotte in fabbrica e anche gli studenti.

Fatto sta che io ho capito, almeno, mi pare di aver capito, e tante compagne e compagni che lavorano con me e mio marito la pensano così, “La caciara bastarda e assassina dei fascisti la fanno e l’hanno fatta perché si sentono fottuti... nella palta fino al collo… e chi li sbatte giorno per giorno giù nel fondo, chi li annega e li farà annegare con i loro amici, primo fra tutti Andreotti e banda, siamo noi, noi classe operaia con le nostre lotte, con la nostra forza. Non basteranno a salvarli né gli intrallazzi dei politicanti del governo, né la mafia, né la polizia che gli tiene il sacco, né la magistratura che gli tiene bandone…no… e l’abbiamo visto noi qualche giorno fa in fabbrica che è lì la loro fine! La loro fine è incominciata proprio di qui, in fabbrica.

M’aveva telefonato a casa mio marito. A casa, che ero appena tornata dal lavoro erano le dodici e qualche cosa di giovedì: “Tutta Mirafiori è occupata” gridava “tutte le porte sono presidiate, è una roba mai vista! Vieni, vieni qui subito, vieni a vedere!”

“Ma ci ho il bambino, dove lo lascio?....”

“Porta anche il bambino”. Così sono andata, sul tram c’erano altre donne coi bambini che andavano alla Mirafiori a vedere i loro uomini che avevano occupato la fabbrica: non succedeva dal ’45!

E tutti ridevano, era come se andassero alla fiera sulle giostre. Alle porte 11 e 12, sui cancelli a Mirafiori c’erano un sacco di bandiere e di striscioni, e siccome c’era molto vento erano tutte distese che sventolavano e si stracciavano e facevano degli schiocchi che parevano frustate.

…e c’erano un sacco di operai, anche sui tetti, anche loro con le bandiere.

Con mio marito e mio figlio che ha sette anni abbiamo fatto il giro delle porte e lui, mio figlio, chiedeva al suo papà: “Ma chi sono tutti quelli sui tetti con le bandiere?” e lui gli rispondeva: “Sono operai, vogliono battere il padrone” e lui: “Ma dov’è il padrone… non c’è mai nella fabbrica, può darsi che adesso in questo momento sia su per aria col suo elicottero personale che guarda giù tutto arrabbiato la sua fabbrica che gliela abbiamo soffiata noi, noi altri operai… anche se per poco… Allora abbiamo incontrato degli altri operai con le loro donne e coi figli e gli abbiamo fatto far conoscenza ai bambini, che hanno incominciato a giocare e a correre lì nei piazzali nei prati, dove c’erano anche delle coppiette, operai con le loro ragazze, che scherzavano, ridevano, si baciavano.

E c’era un gruppo col mangiadischi che perfino ballavano… e poi più in là degli altri che giocavano a bocce… e quelli sdraiati che prendevano il sole.

Proprio una festa, mai visti tanti bambini e gente che andava intorno a visitare i capannoni della fabbrica. C’erano operai che era la prima volta che vedevano tutta la fabbrica perché il padrone non ti permette mai… perché tu operaio devi conoscere solo il posto dove lavori e niente altro.

Invece gli operai adesso andavano dappertutto e poi quando si incontravano si chiedevano: “Tu di dove sei?” “Io sono di quella porta lì”. Ci si salutava, si andava a trovare gli altri amici… insomma stava diventando un posto allegro ‘sta fabbrica… perfino ti pareva di poterci vivere.

Ma mica avevano sbragato gli operai, mica avevano mollato la vigilanza: ai cancelli c’erano fior di picchetti duri e ogni due ore facevano il turno e non passava mica chi voleva: i crumiri e i fascisti stavano fuori.

I fascisti che Agnelli aveva tirato dentro a centinaia, a migliaia, li avevano sbattuti fuori tutti come ramazze, e così le spie, gli impiegati leccapiedi e i sindacalisti gialli. E c’erano i guardiani che solo qualche giorno prima facevano tanto i cani da guardia prepotenti, adesso erano tutto un sorriso gentile… gentile, ma bavoso come quello dei sacrestani in quaresima: miracolo della forza.  

C’erano dei volantini che svolazzavano sul prato per il vento. Ne ho tirato su uno e l’ho letto, ecco qua, l’ho tenuto: “La forza di questo movimento di massa è sempre ben dimostrata dalla quantità della forza, della violenza che i padroni mettono in campo per bloccarla, per l’azione è la reazione che la nostra forza provoca. Ma il nostro coraggio, la nostra volontà autonoma e organizzata ha spazzato via tutto… anche i pompieri. Il momento in cui la lotta diventa tua compagna, è un giorno di festa proletaria. Dove tutti riacquistano la propria identità, la propria dignità, non siamo più delle rotelle, dei robot ciechi, come ci vorrebbe il padrone… siamo degli uomini e delle donne che vedono davanti a sé un mondo migliore, un altro mondo fatto da noi, per noi. Insomma era bello, era bello, era quasi più bello che quella volta del ’45... Perché adesso tante cose le abbiamo capite e la favoletta rosa della ricostruzione nazionale del “SIAMO TUTTI NELLA STESSA BARCA” non ce la raccontano più. La barca nostra è un’altra… è il comunismo… e adesso sappiamo che il fascismo non sono solo i neri, il fascismo è il padrone, è lui che paga, che copre, che nasconde, è lì che bisogna colpirlo più forte senza tregua.


Berlusconi ha avuto una fidanzata turca!

Cito da LIFE IN ITALY, un divertente blog questo pezzo sulle amanti di cui Silvio si è vantato. Nessuna indiscrezione quindi. E' tutta farina del suo sacco.
LIFE IN ITALY è anche un blog generoso che offre molti link a siti utili, iniziative antagoniste, video, altri blog, eccetera.
I miei complimenti agli autori.

da Introdurre la propria vita sessuale nella sfera pubblica è una caratteristica saliente del politico Berlusconi. «Ho avuto una fidanzata turca», dice di fronte ad una delegazione turca. Fa battute sull´avvenente premier danese e la moglie Veronica. Si vanta con la stampa francese delle sue amanti d´oltralpe. Dice di essersi sacrificato a fare il dongiovanni con il primo ministro finlandese, una donna bruttina. Parla con gli investitori a Wall Street delle “belle segretarie”. Nell´ultima campagna sbandierava la maggiore avvenenza delle donne del Popolo della Libertà rispetto a quelle del centrosinistra. E commentando la percentuale di donne presenti in lista nella sua coalizione non ha potuto evitare di sottolineare che «Portiamo in Parlamento il 30 per cento di donne e si scatena la corsa a dire che sono fidanzate mie e di Gianfranco. Siamo superman, ma certi traguardi sono impegnativi anche per noi». Intenzionalmente portava a pensare che sì, con qualcuna forse era andato a letto, ma non con tutte.

Cito, sempre da Life in Italy questo stupendo Emilio Fede sulla manifestazione di Piazza Navona, Cav Day, Guzzanti, Grillo, Travaglio. Buon divertimento a tutti.

By Jacopo Fo

 

Argomento: 

Dario Fo difende Piazza Navona e la satira “insultante”


Il Manifesto degli scienziati contro ogni razzismo

S’alza

il sipario sulla kermesse nel parco 

Uno degli obiettivi è quello di cancellare la vergogna del manifesto fascista del 1938 

 PISA. Settanta anni fa, nel 1938, il Manifesto degli scienziati per la razza costituì una specie di prologo alla promulgazione, nel settembre dello stesso anno, delle leggi razziali, firmate da Vittorio Emanuele III proprio a San Rossore. Il tradizionale Meeting voluto dalla Regione - che si apre oggi - si propone di cancellare quel Manifesto, sostituendolo con uno specularmente opposto, che sarà firmato da uomini e donne di cultura, scienziati, semplici cittadini. E’ dedicata infatti al razzismo l’ottava edizione della rassegna che prende il via alle 9,30 nel parco di San Rossore con il saluto delle autorità per chiudersi domani sera.

 «Quando l’anno scorso annunciammo il tema - ha detto il governatore Claudio Martini (nella foto) - mai avremmo pensato che sarebbe stato di così bruciante attualità».

 Storici, scienziati, antropologi, genetisti, politici, uomini di cultura e di religione cercheranno di spiegare cos’è il razzismo, come nasce e perché non muore; analizzeranno i processi del Novecento, “secolo diviso”, e cercheranno di individuare gli scenari futuri dei flussi migratori. Si parlerà molto di rom, naturalmente (ci saranno anche i vicepresidenti dell’Opera nomadi), ma anche di scuola, religione e mezzi di comunicazione. Tra le presenze annunciate quelle del premio Nobel Dario Fo, del leader del Pd Walter Veltroni, e del cardinale di Firenze, Silvano Piovanelli che domani alle 12,30 dialogheranno tra loro sul tema “Politica, fede e ragione contro ogni razzismo”.

 Stamattina alle 11,30 invece Yolanda Pulecio de Betancourt, madre di Ingrid - che sarà presente in collegamento video - parteciperà al dibattito coordinato dal direttore del Tg3 Antonio Di Bella, a cui interverrà anche la vicepresidente del Senato Emma Bonino. Alle 13 “Lo sapevamo anche noi”, conversazione con lo scrittore Erri De Luca. Nel pomeriggio spazio alle tavole rotonde, e a conclusione il video di Barack Obama.

 La sera a Pisa, in piazza Gambacorti è di scena lo spettacolo con il cabaret yiddish di Moni Ovadia - alle 21,45 - seguito da uno spettacolo di danza.

 Domani si riprende alle 10 parlando del razzismo contemporaneo attraverso i videoclip di YouTube. Fra i tanti appuntamenti un viaggio nei lavori di Oliviero Toscani, commentati dal fotografo. Si chiude con la seduta straordinaria e solenne della Giunta regionale per l’approvazione di una direttiva per una scuola antirazzista.


Le nuove intercettazioni segrete: sesso hard e apprezzamenti da caserma?

Pare (si mormora) che l’Espresso abbia rinunciato a pubblicare le intercettazioni hard tra Berlusconi e Confalonieri, la Mara Carfagna, la Michela Brambilla e la Maria Stella Gelmini. Ma perché? Mi avrebbe dato proprio gusto sapere che si sono detti.
Si dice che le intercettazioni verranno bruciate ma per fortuna (si mormora) che ne esistano in giro varie copie. Tra cui una nelle mani dell’Espresso.

Lo sostiene, tra gli altri, http://wildgretapolitics.wordpress.com/2008/07/03/lespresso-annulla-la-p...
E pare che la decisione di rimandare l’apparizione a Matrix, con Mentana, sia stata motivata proprio dalla convinzione che l’Espresso NON avrebbe fatto scoppiare la bomba atomica del gossip.
Ma la cosa interessante è che le copie girano e i giornalisti non sono capaci di tenere la bocca chiusa. Sapete come sono i giornalisti. Si farebbero ammazzare piuttosto che stare zitti (gentiluomo muore ma non tace). E poi oggi come oggi se hai una copia delle intercettazioni, trovi sicuramente qualcuno disposto a fare qualunque cosa pur di dargli una sbirciatina.
E sono convinto che in questo momento c’è chi sta usando bassamente le sue informazioni segrete per ottenere favori sessuali innominabili. Forse eccitato dal tono delle intercettazioni stesse. Ma ti sembra giusto che se non sei nel giro dei giornalisti non puoi sapere cosa abbia detto quel mascanzoncello del Silvio alla procace Carfagna?
Comunque qualche cosa vi posso sussurrare anch’io.
Innanzi tutto a leggere qua e là gli articoli comunque si riesce a intuire qualche cosa.
Innanzi tutto sul fatto che non pubblicare le intercettazioni è stato per qualcuno un dolore cocente. Forse non sopravviverà… Ma ve lo immaginate cosa vuol dire buttare via un’occasione così per mancanza di coglioni?
http://dagospia.excite.it/articolo_index_41803.html pubblica una lettera maligna di Carlo Aimeri che insinua che il non pubblicare le registrazioni sia costato dolore fisico avere di fronte il più grande scoop della storia e non poterlo pubblicare: “Ah che goduria leggere il retroscena di Davanzo su Repubblica. Il cane rabbioso è a due cm dall’ osso (ha le intercettazioni di berlusca sul tavolo) , sbava ringhia, ha il pelo dritto, ma poi il collare si stringe e tutto si dissolve in un guaito incomprensibile. Il suo padrone (oops scusate, libero editore ) questa volta ha qualche partita grossa da giocare è ha chiuso lo strangolo.”
E in effetti chiede Davanzo su Repubblica di oggi: “È vero che, in un documento acustico, spiega a Fedele Confalonieri le ragioni postribolari dell'ingresso di qualche ministra nel governo (gli uomini di Di Pietro arrivano a chiederlo in pubblico)?”.
Sempre da Repubblica di oggi sappiamo che nel Partito della Libertà sono al panico: ” Ecco allora che cosa strilla un'aquila del Partito della libertà (Boniver): "Quelle intercettazioni private. Eccome se ci sono. E dentro c'è di tutto e di più. Le ha in mano un magistrato. Bisognerà solo capire come e quando verranno fuori". Le fa eco un'altra voce femminile del partito blu (Santelli): "Una parte della magistratura ha perso ogni pudore nell'utilizzo delle intercettazioni e ora ha la tentazione di usarle come arma finale nella guerra politica del governo".”
E Davanzo continua crudele: “In quei file-audio, c'è un colloquio alquanto simile a quello che, soltanto immaginato, ingrassato dalla malafede o dall'ingenuità, ammattisce istericamente i Palazzi di Roma e ingolosisce le redazioni. "Silvio" e "Fedele" si intrattengono sulle virtù di una giovane signora planata dallo spettacolo nella politica”
A questo punto ci viene in mente, chissà perché l’altra frase che gira sui blog, messa in bocca a Donadi delI’IDV, che dice grossomodo: “Clinton però poi la Lewinsky non l’ha fatta Ministro.”
E’ di questo che parla Berlusconi con Confalonieri?
Sarebbe estremamente piccante.
Ma torniamo a Davanzo su Repubblica, scrive ancora più carogna: “Sono conversazioni malinconiche, a quanto pare. Il mago si protegge da ogni tentazione giovanile e pressing femminile. Appare consapevole, con qualche nostalgia, dell'ingiuria che il tempo infligge all'energia. Le soubrette ne parlano tra di loro, deluse.”
Cioè ci sarebbero le intercettazioni anche di due soubrettes che discutono di quanto ce l’ha duro Berlusconi?
Ma questo è un grande show!!!
A questo punto vorremmo anche una telefonata hard in cui Silvio spiega a a una ministra o a una sottosegretaria, come vorrebbe che lei procedesse alla famosa manovra Lewinsky. Sì, lui e lei che si toccano, rantolano, ansimano e dopo aver raggiunto apici lirici nel settore telecomunicazioni. Poi, conclusi i gemiti (e i ti prendo così, ti rigiro di su, te lo piazzo lì, con quell’accento milanese che fa tanto porcaro) lui le annuncia che ha trovato una nuova polverina che insieme al viagra glielo intosta come il piccone che ha fatto fuori Trotsky.
E poi… Cosa potrebbe esserci ancora? Io ci vedrei anche un Silvio che fa lo spiritoso con Fedele Confalonieri e decreta la classifica di quali tra le tre fanciulle sia più abile nelle riunioni nella Stanza Ovale.
Cioè ma riesci a immaginare che pieno ne uscirebbe se venissero fuori delle registrazioni così?
Cioè, Gesù, ti prego, questa ce la devi lasciar vedere! Anzi sentire.
Che poi, in laterale, potremmo osservare: Dio mio ma come sono caduti in basso!!! O forse ci sono sempre stati. Tra la spazzatura di Napoli e le telefonate del presidente siamo certi che a livello internazione l’Italian Style è in crisi.
E’ il sistema, baby. O stai su o stai giù. E se stai giù o lo prendi di qua o lo prendi di là.

Argomento: 

"Un´altra storia" diventa nazionale la Borsellino chiama il centrosinistra

É già nata in Sicilia ma ora punta a "sbarcare" nelle altre regioni italiane. Rita Borsellino vuole far diventare la sua associazione politica "Un´altra storia", nata dal lavoro sul territorio di oltre 200 cantieri, un soggetto plurale federato e federativo, che non sia contro i partiti ma a loro vantaggio, con l´obiettivo di «offrire dei luoghi della politica» per recuperare il rapporto con i cittadini-elettori ridotto ormai ai minimi termini, come dimostrano i tassi di astensionismo, e dare un contenuto progettuale all´antipolitica. «La protesta sterile fine a se stessa - teorizza la Borsellino, che ieri ha presentato a Roma il suo progetto alla presenza di Antonio Di Pietro e di Anna Finocchiaro - non porta da nessuna parte. Bisogna tornare a parlare con la gente».
I valori di riferimento sono quelli del centrosinistra («anche se ora come ora - dice la Borsellino sono diventati difficili da individuare») a cominciare dalla cultura della legalità. "Un´altra Storia" vuole essere una critica all´attuale governo e al modello che esprime. All´associazione hanno già aderito diverse celebrità del centrosinistra: da Flores D´Arcais a Carla Fracci, da Ovadia a Fo e Franca Rame, da Carlo Lucarelli a Dacia Maraini, a Roberto Benigni. 

La Repubblica, 4 luglio 2008