Trascrizione della diretta video di Marco Travaglio di oggi.

"Volete farvi quattro risate? Leggete Francesco Alberoni - sociologo del nulla, scalatore delle discese, esperto dell'ovvio - sul Corriere di oggi. Sulla prima pagina del Corriere, dove una volta scriveva Pasolini; oggi Alberoni. Dice Alberoni: "Sono convinto che l'Italia si riprenderà rapidamente. Prima di quanto tutti credano. E si riprenderà perché finalmente ha riacquistato il senso della realtà.

Oggi tutti chiedono sicurezza, vogliono i termovalorizzatori, trovano giusto che il capo del Governo si incontri con il capo dell'opposizione, condannano i minorenni che stuprano o uccidono le adolescenti - (prima invece eravamo tutti solidali con gli stupratori) - e accettano che un ministro proponga che i funzionari che non lavorano possano venire licenziati. I giornali e la televisione cominciano a descrivere oggettivamente i fatti di cronaca nera, di corruzione e di povertà, senza ubriacarci con cento pareri politico-ideologici". - (È bastato che Berlusconi vincesse le elezioni, guardate quanti miracoli in due settimane) - "La gente può riflettere e giudicare con la sua testa, usare il suo buon senso. Naturalmente ci sono personaggi che non hanno ancora capito che la società è cambiata e si comportano come quei giapponesi che, a guerra finita, continuano a combattere. Ma spariranno." Parola di Francesco Alberoni. Insomma, il titolo è "Il Paese sta riconquistando il senso della realtà".
E vediamo subito qualche esempio di questo riconquistato senso della realtà. Per esempio l'abolizione dell'ICI. Che peraltro, per le case più modeste, era stata già abolita prima. Ma quelli che l'avevano abolita non ce lo avevano nemmeno raccontato, perché non sapevano comunicare. Bene, adesso l'hanno abolita anche per i ricchi e dicono di voler fare il federalismo fiscale. In realtà non c'è tassa più federale di una tassa comunale come l'ICI, che essendo basata sul patrimonio e non sul reddito, costringeva a pagare un po' di tasse anche quelli che sul reddito evadono completamente o parzialmente. E soprattutto era il polmone che finanziava i comuni. Cioè era la tassa più federale che si potesse immaginare. I federalisti l'hanno cancellata e adesso ci diranno che vivremo tutti in un mondo migliore perché risparmieremo tutti un sacco di soldi. In realtà non è vero niente, perché se sparisce l'ICI si aprono voragini nei bilanci dei comuni. Il governo ha già detto che rimborserà i comuni dei mancati introiti dell'ICI e che cosa farà? Aumenterà altre tasse per ripianare. Cioè, non pagheremo più una tassa che si chiama ICI, ma ne pagheremo un'altra che si chiamerà "rimborso dell'ICI". Al comune di Palermo, in questi giorni, hanno circa raddoppiato l'IRPEF e il comune di Palermo è una delle avanguardie di questo nuovo modo di fare il federalismo fiscale fregando la gente.
Detassazione degli straordinari. Altra grandissima conquista. E tutti ci credono. E tutti ne discutono. In realtà, come spiegava ieri Scalfari su Repubblica, ci sarà semplicemente uno spostamento nei salari dalla parte fissa alla parte variabile in modo da poter pagare e incassare, diciamo, nella quota che sarà detassata, e questo aumenterà l'elusione e l'evasione fiscale. In ogni caso la detassazione degli straordinari non riguarda gli statali, cioè per esempio le forze dell'ordine, che sono pagate pochissimo e che fanno un lavoro molto spesso difficile non avranno alcun beneficio. Inoltre non saranno coinvolte praticamente le donne, perché le donne di rado fanno straordinari. Non emergerà il nero, perché le aziende quelle in nero continueranno a pagare in nero senza i contributi e senza pagare le tasse. Ci sarà un effetto che bloccherà ancora di più le assunzioni e farà ancora di più ricorso al precariato e agli straordinari di quelli che sono già assunti...

Altro annuncio che non ha nessuna attinenza con i fatti. Il grande risparmio che avremo con la rinegoziazione dei mutui. In realtà, come le associazioni dei consumatori hanno già dimostrato, tornare al tasso fisso del 2006 e rinegoziare i mutui non significherà che risparmieremo, significherà che pagheremo rate per più tempo e quindi alla fine il nostro mutuo ci costerà molto di più di quello che ci costa adesso. Le banche non fanno niente in perdita, quindi ci guadagneranno. Solo che pagheremo a lunga scadenza e non ce ne renderemo conto. Forse qualcuno si farà anche l'idea di avere risparmiato mentre gli viene prelevato qualche centinaio, migliaio di euro di più dalle tasche.
L'annuncio del nucleare: "Avremo quattro nuove centrali nucleari". Nessuno fa caso al fatto che le avremo forse fra quindici anni, che quando nasceranno saranno già vecchie o morte perché useranno tecnologie di terza generazione mentre in tutto il mondo si sta già parlando della quarta generazione. Non si sa dove mettere le scorie. Perché noi le riforme le facciamo a costo zero, senza prevedere le conseguenze di quello che facciamo. Tutto ciò ammesso e non concesso che poi queste centrali nascano perché pare che costino circa 30 miliardi, che ci daranno un'energia costosissima e assolutamente fuori mercato e alla fine, se anche nascessero, coprirebbero il 7% del nostro fabbisogno energetico. Insomma, un altro annuncio buttato all'aria che tutti prendono sul serio, ma che probabilmente non si realizzerà.
È tutto finto. Tutto finto, come il ponte. Il Ponte sullo Stretto, che ancora una volta viene rilanciato per buttare un po' di soldi in progettazione e in opere preparatorie e che poi non si sa nemmeno se starà in piedi, ma possiamo tranquillamente dirci - così inter nos - che il ponte non ci sarà mai. Servirà semplicemente a buttare dell'altro denaro pubblico. Del resto, a vincere l'appalto è stata l'Impregilo, quella che si è comportata così bene nel non smaltimento dei rifiuti a Napoli.
Infine, apoteosi della ricomparsa dei fatti, come ci racconta il professor Alberoni: il reato di clandestinità per gli immigrati, che dovrà garantire grande sicurezza ai cittadini italiani, perché finalmente adotterà la linea dura nei confronti di chi circola per l'Italia senza i documenti e il permesso di soggiorno. Non lo dico io, perché io sono un noto mascalzone, uno di quei giapponesi che sono destinati a sparire, secondo il prof. Alberoni. Ma lo dicono il professor Valerio Onida, che è l'ex presidente della Corte Costituzionale e, il giudice, procuratore aggiunto di Torino, Bruno Tinti, in un articolo che abbiamo pubblicato nel blog www.voglioscendere.it e in un altro articolo che oggi sta su La Stampa di Torino. Bene, che cosa dicono? Che il reato di clandestinità di cui tutti parlano, discutono, si accapigliano, si dividono, pro/contro, ecc. in realtà non esiste. È stato annunciato, ma nell’articolato di legge che è stato presentato da Maroni e dal governo Berlusconi non c'è il reato di clandestinità, cioè di permanenza clandestina in Italia. Ce n'è un altro che sembra la stessa la cosa ma è completamente diverso. Dice l'articolo incriminato: "Ingresso illegale nel territorio dello Stato. Lo straniero che fa ingresso nel territorio dello Stato in violazione delle disposizioni della legge Bossi-Fini è punito con la reclusione da 6 mesi a 4 anni e deve essere obbligatoriamente arrestato e processato per direttissima. Intanto non sarà mai processato per direttissima perché per le direttissime nei tribunali sono intasate per reati ben più gravi, tipo spaccio di droga, tipo omicidi ecc. e poi soprattutto non prevede la presenza sul territorio. Prevede l'ingresso da uno Stato straniero all'Italia. Che cosa vuol dire l'ingresso? Che, o lo prendi mentre entra, l'immigrato, e allora non si vede per quale motivi lo devi arrestare e processare andando a intasare la macchina della giustizia: lo respingi direttamente alla frontiera. Basta la polizia. Basta la guardia di frontiera. Non c'è bisogno che intervengano la magistratura, gli avvocati, gli interpreti, i cancellieri, ecc. Se lo prendi mentre entra, lo rimandi indietro. Viceversa, se lo trovi già mezz'ora dopo che è entrato, come fai a sapere che è entrato dopo l'entrata in vigore di questa legge, e che quindi ha commesso il reato? Perché naturalmente il reato è nuovo e si applica solo da oggi in poi, non può essere applicato retroattivamente. Lui naturalmente non avendo un bollino di ingresso sulla pelle, per fortuna, potrà raccontare di essere entrato in Italia, un mese fa, 6 mesi fa, 2 anni fa, quando non era ancora reato entrare clandestinamente in Italia. E quindi che cosa succederà? Che non sarà né processato, né arrestato, né condannato. Semplicemente gli verrà detto di andarsene. Lui non se ne andrà perché o il Paese d’origine non lo vuole, visto che non si riesce a dimostrare che lui arrivi proprio da lì, oppure non se ne andrà perché gli dicono di andarsene e lui non ha i mezzi per pagarsi il biglietto aereo per tornarsene al suo Paese, dovrebbe pagarglielo una questura, o una prefettura ma come è noto non hanno i mezzo per finanziare tutti quelli che se ne devono andare. E quindi resterà qua a ingrossare le schiere dei clandestini che molto spesso sono semplici irregolari perché poi lavorano cono l'unica differenza che appunto sono al nero.
Ecco questo è un esempio tipico di come si fa a prendere in giro la gente raccontandole una cosa che non esiste. È l'effetto placebo per i gonzi, per coloro che non leggono le leggi ma ne parlano. E questo riguarda molti politici di destra e di sinistra che hanno esultato o che hanno maledetto questa legge senza mai andare a vedere che cosa succede. Lo hanno fatto l'ex presidente della Corte Costituzionale e il giudice Tinti e ne hanno ricavato l'impressione che non cambierà nulla se non aggravare un po’ la macchina della giustizia che è già al collasso. Berlusconi da questo punto di vista è un maestro. Lui ogni giorno prende un lepre e la lancia essendo sicuro che tutti andranno all’inseguimento della lepre.
È un incantesimo. E intanto lui ci guadagna anche se non risolve nessuno dei problemi. Ma continua a fare spot, continua a fare annunci e la gente, compreso il povero Alberoni, scambia lo spot per la realtà.
Ecco, se molti mi chiedono che cosa dobbiamo fare, che cosa possiamo fare: informarci. Quando uno si informa è molto più difficile prenderlo per il culo."

Argomento: 

"Così ho visto i poliziotti scatenati picchiare donne e persone anziane"

Ecco il racconto di una docente di Storia testimone oculare
degli scontri dell'altra sera davanti alla discarica di Chiaiano.

"Ho avuto la netta sensazaione che tutto fosse preordinato. Una carica non motivata
La gente aveva le braccia alte, quelli strappavano gli orologi per farle abbassare"

NAPOLI - Dalla professoressa Elisa Di Guida, docente di storia e filosofia in un liceo di Napoli, riceviamo questa testimonianza suglia scontri di ieri sera a Chiaiano: "Io sono nata in quella zona - ci ha raccontato per telefono - ma non abito più lì da tempo. Però mi sento legata a quella gente e a questa brutta vicenda. Così ieri sera ero lì e ho visto cose terribili. Ho avuto la sensazione che tutto fosse preparato, che la polizia abbia caricato improvvisamente senza una ragione, una scintilla. Perciò ho deciso di provare a scrivere quello che avevo visto".

Ecco il racconto della professoressa Di Guida

"Datemi voce e spazio perché sui giornali di domani non si leggerà quello che è accaduto. Si leggerà che i manifestanti di Chiaiano sono entrati in contatto con la polizia. Ma io ero lì. E la storia è un'altra".

"Alle 20 e 20 almeno 100 uomini, tra poliziotti, carabinieri e guardie di finanza hanno caricato la gente inerme. In prima fila non solo uomini, ma donne di ogni età e persone anziane. Cittadini tenaci ma civili - davanti agli occhi vedo ancora le loro mani alzate - che, nel tratto estremo di via Santa Maria a Cubito, presidiavano un incrocio. Tra le 19,05 e le 20,20 i due schieramenti si sono solo fronteggiati. Poi la polizia, in tenuta antisommossa, ha iniziato a caricare. La scena sembrava surreale: a guardarli dall'alto, i poliziotti sembravano solo procedere in avanti. Ma chi era per strada ne ha apprezzato la tecnica. Calci negli stinchi, colpi alle ginocchia con la parte estrema e bassa del manganello. I migliori strappavano orologi o braccialetti. Così, nel vano tentativo di recuperali, c'era chi abbassava le mani e veniva trascinato a terra per i polsi. La loro avanzata non ha risparmiato nessuno. Mi ha colpito soprattutto la violenza contro le donne: tantissime sono state spinte a terra, graffiate, strattonate. Dietro la plastica dei caschi, mi restano nella memoria gli occhi indifferenti, senza battiti di ciglia dei poliziotti. Quando sono scappata, più per la sorpresa che per la paura, trascinavano via due giovani uomini mentre tante donne erano sull'asfalto, livide di paura e rannicchiate. La gente urlava ma non rispondeva alla violenza, inveiva - invece - contro i giornalisti, al sicuro sul balcone di una pizzeria, impegnati nel fotografare".

"Chiusa ogni via di accesso, alle 21, le camionette erano già almeno venti. Ma la gente di Chiaiano non se ne era andata. Alle 21.30, oltre 1000 persone erano ancora in strada. La storia è questa. Datemi voce e spazio. Perché si sappia quello che è accaduto. Lo stato di polizia e l'atmosfera violenta di questa sera somigliano troppo a quelli dei regimi totalitaristi. Proprio quelli di cui racconto, con orrore, ai miei studenti durante le lezioni di storia".

Elisa Di Guida
(docente di Storia e Filosofia - Napoli)

(

24 maggio 2008

Video degli scontri: beppegrillo.meetup.com/10/messages/boards/thread/4769016

Argomento: 

ABORTO Di A. LITTA MODIGNANI

È una facoltà, ma non un diritto? Dicono fonti autorevoli che Giuliano Ferrara pone sull’aborto una “questione seria”. Chi lo nega, viene iscritto d’ufficio da Ernesto Galli della Loggia al partito dei faziosi e violenti che gli tirano le uova. Chi scrive questo articolo, invece, non avendo mai tirato uova a chicchessia ed essendo nel complesso una persona tollerante, vorrebbe sottoporre all’intelligenza del lettore alcune domande, forse irriverenti, ma di grande attualità. Nei giorni scorsi Ferrara ha scritto in prima pagina sul Foglio che la questione dell’aborto, con la 194, non c’entra nulla.

Qualche mese fa aveva detto in televisione che anche la contraccezione, ugualmente, con l’aborto non c’entra nulla. Questo modo di porre la questione è serio? Vediamo. Sostiene Ferrara che la legge del ’79 era “inevitabile” e che la 194 garantisce “la facoltà di interrompere la gravidanza”, altrimenti si rischierebbe di “imporre il modello inaccettabile e oscurantista del parto forzoso”. Bontà sua. Però poi scrive:” Chi l’ha detto che l’aborto è un diritto?”. Dunque egli riconosce una facoltà, ma nega un diritto. Tutto questo è serio? Qualsiasi persona normalmente intelligente è in grado di capire che quanto più si diffonde la contraccezione, tanto meno una donna si troverà ad affrontare una gravidanza indesiderata. La Chiesa cattolica, condannando la contraccezione, si rende colpevole di un “alto tradimento culturale” nei confronti dell’umanità, poiché questo rifiuto - esso sì! – provoca il ricorso all’aborto come pratica contraccettiva d’emergenza (nonché la diffusione dell’Aids in Africa, ma questo non c’entra). Quando Ferrara dice che la contraccezione con l’aborto non c’entra è serio? Non solo. Con la formula dogmatica della tutela della vita “sin dal concepimento” – recepita nel dissennato articolo 1 della legge 40 – la Chiesa considera la spirale intrauterina e la pillola del giorno dopo, non semplici contraccettivi, ma pratiche abortive a tutti gli effetti. Una donna che usa la spirale, nel corso della sua vita sessuale, sarebbe dunque colpevole di duecento, trecento, quattrocento omicidi. Nella stessa logica, in caso di rottura del preservativo, la donna che ricorre alla pillola nelle 24 ore, non evita l’aborto, ma lo pratica. Secondo Ferrara tutto ciò è “primitivo, arcaico, barbarico, indigeno” eccetera. Sul serio? L’aborto è anche una questione sociale, nessuno può negarlo. È giusto rimuoverne le cause sociali. Solo quelle però. Se una donna povera chiede aiuto economico per non essere costretta ad abortire, la società ha il dovere di intervenire. Anche la situazione degli asili nido è cruciale, tutti lo sanno. Ma se una donna manifesta l’intenzione di interrompere la gravidanza, senza ulteriori specificazioni, delle due l’una: o lo Stato si mette a scavare nella sua coscienza, e poi a indagare, magari a interrogare i vicini, a colpevolizzarla sino a piegarne la volontà; oppure lo Stato fa un passo indietro, lasciando alla coscienza di quella donna la libertà e la responsabilità della sua decisione. Cioè la facoltà – che poi è sinonimo di diritto – di abortire. Quale di queste due ipotesi sia quella oscurantista e primitiva, e quale quella consona al “nostro concetto di libertà individuale”, dovrebbe essere abbastanza chiaro a tutti. Per Ferrara la risposta è la prima, ma questo non è serio.


Diversamente altruista - di Marco Travaglio

Berlusconi che fa una legge per salvare un’altra volta Rete4: chi l’avrebbe mai detto. Lo stupore e la costernazione serpeggiano in Parlamento e tra gli osservatori più accreditati, di pari passo con l’incredulità per il tentativo di mandare in prescrizione con un emendamento al pacchetto sicurezza il processo Mills, per ora sfumato grazie alla fiera resistenza di Bobo Maroni (il nuovo capo dell’opposizione). Non può essere, dev’esserci un equivoco.

Ma come: lo statista che vuole passare alla Storia, il De Gaulle reincarnato, il gigante della politica che due giorni fa risolveva nel breve spazio di una conferenza stampa le annose piaghe della monnezza e dell’insicurezza, il campione del dialogo delle riforme, il Cavaliere trasformato, anzi trasfigurato col quale avviare una nuova era, anzi una Terza Repubblica, il protagonista del “ritorno dello Stato” che dà una “scossa benefica” alla “politica intesa come iniziativa di governo” e al “ripristino dell’autorità politica di pari passo con il principio di legalità e di responsabilità” (Stefano Folli, Sole-24 ore), il decisionista che “rompe col passato” e incarna la “voglia di Stato” e “non ammette neppure l’apparenza di cedimenti” (Massimo Franco, Corriere della Sera), ecco: vi pare possibile che un pezzo d’uomo così si abbassi a firmare una leggina, anzi un codicillo per salvare i propri vili interessi di bottega, mettendo fra l’altro a repentaglio il proficuo dialogo con la fu opposizione?

Impossibile. Ci dev’essere una spiegazione alternativa. Del resto, ha ben poco da dire chi ha governato negli ultimi due anni infischiandosene delle due sentenze della Corte costituzionale che impongono a Mediaset di scendere da tre reti a due, e poi fregandosene della sentenza della Corte di giustizia europea che il 31 gennaio 2008 ha dichiarato illegittime le leggi italiane (Maccanico e Gasparri) che consentono a Rete4 di seguitare a trasmettere senza concessione, in un eterno regime transitorio fino all’avvento della mirabolante Era Digitale, cioè fino al 2012-2015, in barba ai diritti acquisiti da Europa7. Il bello è che il governo del Ritorno dello Stato e della Legalità dice di voler approvare la nuova norma per evitare all’Italia una procedura europea d’infrazione. E poi fa di tutto per beccarsene due o tre di nuove. Infatti, se la Maccanico e la Gasparri violavano “solo” le norme europee in materia di concorrenza sul libero mercato, la nuova Salva-Rete4 calpesta anche la sentenza della Corte di Lussemburgo, già fatta propria dalla Commissione europea presieduta dal noto bolscevico democristiano Barroso.

Dunque è praticamente lettera morta, visto che la Corte europea ha già messo nero su bianco che le leggi nazionali in contrasto con quelle comunitarie vanno disapplicate (per esempio, dal Consiglio di Stato che dovrà presto pronunciarsi sui diritti violati di Europa7). Infatti “il diritto nazionale” va “rapidamente adeguato al diritto comunitario” e non viceversa. Invece il governo del Ritorno alla Legalità fa esattamente il contrario: pretende di adeguare il diritto comunitario a quello italiano. Cioè alla nobile corrente di pensiero giurisprudenziale sorta anni fa nel cenacolo di Mediaset, grazie a giureconsulti del calibro di Fedele Confalonieri e Maurizio Gasparri.

Oltre alla sicura condanna a pagare multe salatissime (300 mila euro al giorno), per l’ennesimo sfregio ai diritti acquisiti dall’editore Francesco Di Stefano, il nuovo Salva-Rete4 ce ne garantisce almeno un’altra: quella, già minacciata dalla messa in mora del giugno 2006, perché la Gasparri chiude le porte del digitale terrestre a tutte le emittenti assenti dall’analogico. Che fa il governo? assicura a chi trasmette in analogico l’esclusiva sul digitale, tagliando fuori chi non è ancora entrato, e dunque non entrerà mai, nemmeno con l’avvento della nuova, avveniristica tecnologia: le aziende già operanti in analogico potranno convertire in digitale il doppio delle reti già accese. Cioè Rai e Mediaset passeranno da tre a sei per ciascuna. E gli altri? Ciccia.

Questo dice il testo della norma che rischia di minare il dialogo tra maggioranza e opposizione. Ma non si parli, per favore, di legge ad personam. E non si dica che Berlusconi bada solo agli affari suoi. Questi sono termini fuori moda, legati a una stagione - quella dell’ antiberlusconismo - fortunatamente superata e consegnata al passato. Se proprio si vuole polemizzare, si dica pacatamente che il Cavaliere è un “diversamente altruista” e, per favore, si continui a dialogare.

Marco Travaglio - Ora d'aria da L'l'Unità, 23 maggio 2008


FRANCA RAME E' STATA MEMBRO DELLE SEGUENTI COMMISSIONI

Mandati XV Legislatura Senato Incarichi e uffici ricoperti nella Legislatura Gruppo Misto: Membro dal 28 aprile 2006 al 28 aprile 2008 (Italia dei Valori, fino al 30 ottobre 2007) 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali):
Membro dal 15 dicembre 2006 al 7 marzo 2007
 5ª Commissione permanente (Bilancio) Membro dal 6 giugno 2006 all'11 settembre 2006 6ª Commissione permanente (Finanze e tesoro):
Membro dal 7 marzo 2007 al 27 marzo 2007 8ª Commissione permanente (Lavori pubblici, comunicazioni):
Membro dall'11 settembre 2006 al 15 dicembre 2006
Membro dal 28 marzo 2007 al 19 novembre 2007
 11ª Commissione permanente (Lavoro, previdenza sociale):
Membro dal 19 novembre 2007 al 28 aprile 2008
 Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro, con particolare riguardo alle cosiddette "morti bianche":
Membro dal 13 novembre 2006 al 3 aprile 2008
 Commissione di inchiesta sull' uranio impoverito:
Membro dal 18 novembre 2006 al 28 aprile 2008 Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi:
 Membro dal 12 ottobre 2006 al 28 aprile 2008 Commissione parlamentare per l'infanzia:



BREVE VISITA AL SENATO - II puntata - con la collaborazione di Carlotta Nao

Infatti l’indomani bastò una sola votazione per eleggere Marini. Un senatore dei DS sussurrava in napoletano: “Quarcherùn(o) ha avut(o) chell(e) ch’ha demannat(o)! E chi è ‘u mariuolo ch’ha condott(o) ‘stu ricatt?” L’ho saputo il giorno appresso leggendo i quotidiani: il mariuolo era Clemente Mastella, il Padreterno dell’Irpinia, che aveva preteso il Ministero della Giustizia. E Prodi ha dovuto ammollarglielo.

Ecco… questo era il Senato. Per me si trattava della prima lezione di politica attiva: dammi sull’unghia o sbotto… ti do l’avvisata e il giorno appresso mi fai l’incoronata, Ministro sono! E di Giustizia! Sì, la dea cieca… cieca, ma solo per gli elettori… Sono sempre più frastornata. Questo ravanare da mercato delle vacche mi piace sempre meno. Per fortuna alla fine ce l’abbiamo fatta e Franco Marini è presidente del Senato. Evviva! Lo osservo… un uomo minuto… nulla di particolare, per ora. Proviene dal sindacato. Anche questa mattina, “senatoriale”, sono arrivata presto al mio posto di lavoro. Tutto chiuso, ma illuminato all’interno con mille luci. Ammazzalo, che spreconi! Mi faccio una passeggiatina sino al Teatro Argentina, guardo i manifesti, le fotografie dello spettacolo in cartellone… gli attori che conosco… mi prende una disperazione struggente così, all’improvviso. Mando giù, mando giù per cacciare il groppo che mi soffoca… niente da fare. Scoppio in singhiozzi e meno male che non ho intorno nessuno. Ma dove mi sono cacciata? Ma che ci faccio qui? Forse sono caduta nel buco profondo come Alice? Tra poco incontrerò il Bianconiglio, mi farò piccola e poi enorme come una sonda d’aria!? Cerco di ricompormi guardando i libri esposti alla Feltrinelli: “Com’è che ho smesso di leggere?” Leggo solo giornali… Cerco disperatamente di scantonare dalla situazione in cui mi trovo; mi son buttata a preparare l’edizione di cinque commedie di Dario che usciranno per Einaudi. La mia testa è tutta lì, fra quei fogli, come un segnalibro. Che ore sono? Anche il tempo va a rilento… perde colpi come un cuore in fibrillazione… Oddio, sta piovigginando… c’era il sole! Per fortuna che ho sempre con me uno scialle. Mi avvolgo, coprendomi il capo. È ora… arrivo al portone del Senato finalmente spalancato, con due soldatini che montano la guardia. Entro, ma subito faccio un salto. I due militari sono scattati al mio passare sull’attenti battendo i tacchi, mentre uno di loro grida: “AAAAttentiiii!” Mi sfugge un “Grazie… state comodi!” M’aspetto quasi che intonino “Fratelli d’Italia!” Procedo segnando il passo… Mi sento ridicola e anche un po’ scema. Manca solo che scatti con la mano tesa sul cuore, come nei film americani. Quasi quasi… e mi metto a ridere. Qualche giorno appresso, le due guardie diranno alla mia assistente: “La tua senatrice ci saluta sempre, ci dispiace molto non poterle rispondere. Diglielo.” In aula si inizia a parlare di leggi, emendamenti. Prendo appunti. L’opposizione interviene su tutto. Spesso vociando, quasi seguendo un programma… Ho imparato da tempo a inquadrare il pubblico in teatro; mio padre, capocomico, diceva: “Se non sai individuare chi hai davanti, in platea, è meglio che cambi mestiere.”. Li osservo, a gruppi e uno alla volta. C’è chi sta seduto come una comparsa, completamente disinteressato, chi si agita di continuo, chi telefona su due cellulari… chi passa da un gradone all’altro senza una ragione logica… poi ecco che all’istante tutti scattano in un gesticolare improvviso e trascinano in quella pantomima anche gli altri. “Ecco – penso – ecco il branco.”. Poi all’istante si vanno a sedere… come esausti… E dalla mia parte?... sì, anche noi facciamo più o meno così. Che strana fauna, i senatori! In una pausa decido di recarmi alla buvette. Attraverso il salone Garibaldi, pieno di gente… con un certo impaccio, ma mi muovo con aria spavalda, come se abitassi lì di casa. Sicuramente si stenta a pensarmi timida e sballonata, ma è così. Penso a Dario, a Jacopo… vorrei averli qui con me. Folla: Senatori e giornalisti. Attira la mia attenzione una specie di possente Erma, una scultura in legno policromo di un certo Giuliano Vangi. Allude a un grande dito che indica il cielo o è piuttosto un fallo con inserita in cima una testa di donna? Sì… è proprio così. Che strano! Si sente spesso ripetere che il maschio ha sempre in capo, come un chiodo fisso, quella cosa lì… ma non sapevo che infilzasse anche teste! E pensa che questa statua dovrebbe rappresentare l’Italia!! Mi informo e vengo a sapere che quell’opera è stata acquistata dal precedente presidente del Senato Marcello Pera, quindi è un’opera quasi autografa…. Tra qualche mese verrà sostituita con un busto di Garibaldi… o qualche eroe più recente… forse Mangano…! Storicamente il busto di Garibaldi è sempre stato in quella stanza, ma il presidente Pera ha pensato bene di traslocarlo in qualche cantina o magazzino per fare spazio al menhir rosa. Grazie al cielo Marini ha ripristinato in gran fretta il vecchio Garibaldi al suo posto d’onore. Della stele di Vangi non ci sono notizie. Il magnate Pera non si è limitato a quell’opera bizzarra: un delfino assai discutibile al posto di un altro padre della patria, uno scimpanzé di marmo in una nicchia in cima ad uno scalone, qualche altro quadro qui e là. Particolare da non sottovalutare, gli artisti erano tutti amici suoi, e i soldi per comperarli tutti del Senato! Ho cercato di fare chiarezza su questi acquisti, andando a parlare addirittura con il ragioniere generale della tesoreria… Ma lui muto! Professione OMERTA’! Mi rivolgo a un commesso: “Scusi, dov’è la cassa?” “Beh, senatrice, basta guardarsi intorno… qui è tutta casta!” “Ma cos’ha capito? La cassa, non la “casta”! Dove pago insomma?” “Ah, scusi – trattiene a fatica una risatina – la cassa è subito qui a destra.” Questa volta chiedo una spremuta. “Quanto devo?” “1 euro.” Pago. “Che poco!” Commento. “Lo scontrino, per favore…” “No, senatrice, qui non diamo lo scontrino…” mi risponde meccanicamente il gestore. Che stravaganze!... A Montecitorio lo danno, non al Senato. Perché? “Non è elegante”. Siamo nei matti. Col tempo ho capito la comodità di questa usanza. Si consuma e poi pagano i senatori corretti. A qualcuno invece, capita di consumare e se ne esce, scordandosi di versare il dovuto: uno si può dimenticare, andiamo… con quella ressa…! Come diceva Sartre: “È dall’insignificante scorrettezza che s’indovinano i furbi di rango!” Mi accosto al banco e chiedo la mia consumazione con un “Buongiorno…” gentile ai camerieri indaffarati. Mi guardano perplessi. “Oddio, ho sbagliato?” No. È che non li saluta mai nessuno. “Buongiorno” sussurrano a loro volta e ci sorridiamo. Lo stesso discorso vale riguardo quei signori abbigliati con eleganti abiti neri da 1800 euro: sono i commessi. Per tutta la popolazione degli onorevoli, sono esseri trasparenti… e sono 300, maschi e femmine. Non ho mai notato qualcuno che li salutasse. Sono a completa disposizione dei senatori. E’ ora di rientrare in Aula. Mi siedo accanto a Furio Colombo. Parliamo del più e del meno, quando Furio mi sussurra: “Guarda, sta entrando Dell’Utri…” Lo sbircio appena e poi gli soffio: “Lo sai che quello ci ha querelato per il fatto che nello spettacolo ‘L’Anomalo Bicefalo’ facevamo un apprezzamento su di lui, ricordando che è un grande collezionista di libri antichi e aggiungevamo: ‘Ne ha una caterva e di preziosissimi! Quando sono sporchi li ricicla…” Scoppia a ridere e poi subito: “Zitta, zitta che sta venendo verso di te…” “Chi?” “Dell’Utri…” “Oh… parli del diavolo e spuntano le corna…” faccio io. Infatti me lo trovo davanti… con calma mi prende la mano e me la bacia, sussurrandomi: “Sa chi sono io?” “Ma certo… Lei è sempre nei miei pensieri… caro Onorevole…” calco appena il tono su “Onorevole”. Poi, chinandosi verso il mio orecchio: “Non si preoccupi per quel milione di euro di danni che ho chiesto per diffamazione…” “Grazie onorevole… ma non siamo affatto preoccupati… la sua querela non andrà mai in porto… il processo non si farà mai. Lei è stato condannato a 9 anni per concorso in associazione mafiosa… A meno che… col tempo non cada in prescrizione…” Sorridendo m’informa: “Senatrice, ho molti avvocati…” “Giusto! Ne ha proprio bisogno… tanti auguri!” e mi lascia con un sorriso. Inizia la seduta. Ascolto, prendo appunti. Ho le antenne tutte tese. Mi sento al ginnasio… ci metterò un bel po’ ad arrivare al liceo. Passerò gli esami? Pausa pranzo. Scendo al ristorante, cerco tra i tanti ospiti un viso amico. Qualcuno che conosco c’è, ma il mio imbarazzo congenito m’impedisce di avvicinarmi e dire: “Posso sedermi e pranzare con te?” Mi sento molto distante da tutti… sconosciuta tra sconosciuti. Mi viene in mente la descrizione dell’Inferno di Bescapè, dove le anime dannate stanno tutte per proprio conto ed evitano di dialogare tra di loro per timore di dover raccontare dei propri peccati, e soprattutto per non dover ascoltare quelli degli altri. I camerieri sono gentili, e premurosi… Ho l’impressione che la maggior parte mi mostri una particolare attenzione. Da sempre mi capita di intuire quello che la gente “prova”, i loro sentimenti nei miei riguardi… e, senza presunzione, raramente mi sono sbagliata. Mangio di malavoglia. “Senatrice desidera ancora qualcosa?” “Quand’è che mi chiamerà Franca?” gli butto lì con un sorriso. Mi guarda spiazzato, imbarazzato… e con rincrescimento risponde: “Qui?... Mai.” E termina di sparecchiare, regalandomi un bel sorriso. C’è un commesso anziano, che sta ad un ingresso laterale, che ama ricordare di quella domenica in cui ha portato la moglie a far colazione al bar, e ha incontrato me e Dario, ma la cosa che più l’ha colpito è che io l’abbia salutato, di domenica! Fuori dal lavoro e senza divisa! Penso a casa mia, “cosa staranno mangiando?” se ha fatto il risotto Dario ci vorranno due ore per rimettere in ordine la cucina. Però… che risotto…! Ci mette tutto, perfino la frutta! E anche qualche fiore! La giornata passa senza tremiti. Mi sono scordata di parlarvi del nostro primo incontro di gruppo IDV, avvenuto qualche giorno prima dell’elezione del Presidente del Senato. Rimedio subito. Ci eravamo riuniti con Antonio Di Pietro nella sede del partito, una sede un po’ periferica, oltre stazione Termini: 4 senatori, 21 deputati. C’era anche il sen. Sergio De Gregorio. S’indovinava che non era del tutto a proprio agio. I vari intervenuti sembravano evitare ogni contatto con lui. Personalmente, lo sentivo sfuggente, e anche un po’ untuoso, sul tipo Bondi… un po’ più tondo e più lucido. IL Senatore De Gregorio, ad oggi, è sotto indagine per riciclaggio, poiché in un blitz a casa di un camorrista, Rocco Cafiero, sarebbero stati sequestrati assegni firmati e girati dal senatore. Due suoi fedelissimi sono tra gli indagati per i fondi in Liechtenstein, risulta poi iscritto nel registro degli indagati per concorso in esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso (‘Ndranghetista). L'inchiesta condotta dalla Dda di Reggio Calabria riguarda il presunto ruolo di mediatore che il parlamentare, ancorché presidente della commissione difesa del Senato, avrebbe svolto per conto della cosca Ficara per l'acquisto della caserma dell'esercito Mezzacapo. E da ultimo è indagato a Roma per corruzione nell'ambito di un'indagine avviata a Napoli e poi trasmessa nella capitale per competenza e riguardante presunti tentativi per ottenere voti al Senato per far cadere il governo in occasione della discussione della Finanziaria. L'indagine riguarda un presunto accordo che prevedeva il finanziamento del gruppo 'Italiani nel mondo' da parte di Forza Italia. Dopo tre mesi… l’uovo era fatto… il De Gregorio Sergio, passa con il peso di tutto il suo corpo che non è poco, armi e bagagli con Berlusconi... da cui PROVENIVA. FORZA ITALIA. E così con l’andata via di questo galantuomo, l’Ulivo è sempre più resegato, siamo 158, contro 156. Non sarà divertente votare. Durante quella riunione, ci viene chiesto di quale commissione vogliamo essere membri. Avevo già anticipato l’idea di compiere un’inchiesta sugli sprechi di Stato, ma alla riunione Antonio mi propone la Commissione Cultura. “No, scusami, per la mia inchiesta andrebbe meglio la Commissione Bilancio. Solo lì ho la possibilità di raccogliere i dati per il mio progetto sugli sperperi.” Il cambio mi viene accordato. Consegno a Di Pietro, tutta contenta un breve dossier di cui vi offro qualche primizia. Impresa SOGIN di cui è presidente il generale Carlo Jean (SOcietà Gestione Impianti Nucleari) Nata nel 1999 si dovrebbe occupare dello smaltimento delle scorie accumulate dalle centrali nucleari italiane non più funzionanti. La società è finanziata tra l’altro anche dalle bollette degli utenti Enel per centinaia di milioni. Nel triennio 2002-2004 la Sogin ha speso 468 milioni di Euro senza smaltire nulla; la stessa Autorità per l’Energia e il Gas e il Min. del Tesoro ritengono esagerate, anzi assurde, tali spese puntando il dito su: 4,8 milioni di Euro per la sede centrale e lo sfavillante ufficio a Mosca, ripetiamo a Mosca! Da Putin!, 2,7 milioni di Euro per la comunicazione, 257 mila Euro, cioè mezzo miliardo di lire, per uno stand al Salone del Libro usato, organizzato da Publitalia voluto da Marcello Dell’Utri. Rieccolo il collezionista raffinato! E per chiudere, un messaggio elegiaco dedicato ai giovani precari: Si tratta di un’interrogazione parlamentare del Sen. A. Longhi (Ds) su: - assunzione di raccomandati fra cui: Baldassarri figlio del viceministro dell’Economia, la nuora di Gustavo Selva, la nuora di Altero Matteoli ministro dell’Ambiente; - consulenze esterne tra cui quella allo Studio legale di C. Previti; - appalti affidati senza gara. In conclusione, una società al 100% del Tesoro, al momento inutile, con un personale che conta 600 dipendenti, e che continua ad assumerne. Inoltre: una previsione di spesa per 360 milioni di Euro per lo smantellamento dei sottomarini nucleari russi formalmente in cambio dello stoccaggio delle nostre scorie in Russia, al momento Mosca si è sempre rifiutata di prendere le nostre scorie e noi abbiamo cominciato a spendere 8 milioni di Euro. E a ‘sto punto andate pure a dormire tranquilli… e sarei curiosa di sapere i sogni che riuscirete a inventarvi. Un bacione Franca Continua….

 

INGLESE:

A BRIEF VISIT TO THE SENATE by Franca Rame
English Version
Translated by Elizabeth Pyjov
Department of Romance Languages and Literatures, Harvard University
Adviser: Prof. Walter Valeri

PART II

In fact, the day after a single vote was enough to elect Marini. A senator of Democratici di Sinistra was whispering in the Napolitano dialect: “Someone received what he’s asked for. And who’s the wise guy who blackmailed us?” I found out the next day reading newspapers that the wise guy was Clemente Mastella, the Eternal Father of Irpinia, who had demanded the position of Minister of Justice. And Prodi had to be lenient. There … this was the Senate. For me it has to do with the first lesson of active politics: give me cash right away or I’ll burst … I’ll give you the warning and the next day you crown me – I’m the Minister! And one of Justice! Yes, the goddess is blind … blind, but only for those voting … I’m increasingly bewildered. I’m liking less and less this mixing with the cow market. Lucky that at the end we did it, and Franco Marini is indeed the president of the Senate. Hooray! I observe him … He’s a tiny man … Nothing special, for now. He comes from a labor union. Even this morning, I arrived at my workplace early, in senator style. Everything is closed, illuminated from the inside with a thousand lights. Damn, how wasteful! I take a little walk up to the Teatro Argentina. I look at the posters, the pictures of the show on the placard … the actors that I know … Suddenly, just like that, I’m taken by an aching desperation. I send down, way, way down, the knot in my throat that has been suffocating me … Nothing left to do. I break out into sobs, and it’s lucky that there’s no one around. But where did I end up? But what am I doing here? Perhaps I fell through a deep hole like Alice? In a little while I’ll meet the white rabbit, and I’ll make myself small and then enormous like an air balloon!? I try to get a grip on myself, looking at the books put out in the window of Feltrinelli: “How is it that I stopped reading?” I read only the papers… I desperately try to get out of the situation in which I find myself; I plunged into preparing the edition of Dario’s five comedies which will be published by Einaudi. My head is all there, among those pages, like a bookmark. What time is it? Even the time goes by slowly … It loses beats like a heart in fibrillations … Oh God, it’s drizzling … before there was sun! It’s lucky that I always have a shawl with me. I wrap myself up, covering my head. It’s time … I arrive at the main door of the Senate, which is finally open. Two soldiers mount guard. I enter, but right away, I jump. The two soldiers click their heels as I pass to draw my attention, while one of them shouts: “Look out!”. I blurt out, “Thank you… be comfortable!” I almost expect them to begin singing “Fratelli d’Italia!” I proceed, counting my steps … I feel ridiculous and also a little stupid. All I need now are outbursts with a hand placed over my heart, like in American movies. Almost, almost … and I’d start laughing. A few days later the two guards will say to my assistant: “Your senator always says hello to us, and we’re very sorry that we can’t reply. Tell her this.” In the assembly room people start talking about laws, amendments. I take notes. The opposition intervenes all the time. Often it shouts out loud, practically pursuing an agenda … I learned a long time ago to comprehend the public in the theatre. My father, the head of the company, used to say, “If you don’t know how to identify who’s in front of you in the audience, it’s better that you pick a different profession.” I observe them, as a group and one at a time. There’s one who’s sitting like an extra, completely disinterested, who is constantly gesticulating, who calls from two cell phones … who passes from one row to another without a logical reason … then all of a sudden everyone goes into an improvised gesticulation and involve the others in the pantomime. “There – I think – there’s the herd.” Then immediately they go sit down … as if exhausted … And as for my side of the Senate? … Yes, we also act more or less like this. What a strange kind of fauna, these senators! During a pause I decide to go to the restaurant Buvette. I pass through the room Garibaldi, which is full of people … I feel a certain discomfort, but I keep moving with a bold attitude, as if it’s my own home. Certainly it might be hard to think of me as timid and distracted, but I’m actually like this. I think of Dario, of Jacopo … I would like to have them here with me. There’s a crowd of senators and journalists. A kind of mighty Erma draws my attention, a polychromatic wooden sculpture of a certain Giuliano Vangi. He alludes to a big finger pointing to the sky. Or rather is it a phallus with a head of a woman on top? Yes… it’s just like this. How strange! It’s repeated a lot that a male always has that thing in his head, like an obsession … But I didn’t know that it even pierced heads! And he thinks that this statue is supposed to represent Italy!! I do some research and find out that that work was acquired from the previous president of the Senate, Marcello Pera, so it’s almost as if it had his signature … In a few months it’ll be substituted with a bust of Garibaldi … or some more recent hero … maybe Mangano… ! Historically the bust of Garibaldi has always been in that room, but the president Pera made the good decision to move it to some cellar or storeroom to make room for a menhir rose. Thank heavens Marini quickly restored the old Garibaldi to its place of honor. From the stone of Vangi there’s no news. The magnate Pera is not limited to that bizarre work. A very controversial dolphin is in the place of another patriarch, a marble chimpanzee in a niche on top of the grand staircase, some other painting here and there. A detail not to be underestimated – the artists were all his friends, and all the money that they were paid came from the Senate! I tried to clarify things about these acquisitions, even going to talk to the general accountant of the treasury … But he was mute! That’s a profession of SILENCE!

I ask a shop assistant: “Excuse me, where is the cash desk?” “Well, Senator, all you need to do is look around you … here it’s all a caste!” “But what did she hear? I meant the cassa not the casta! Where do I pay, anyway?” “Oh, sorry – she retains a forced smile – the cash desk is immediately on your right.” This time I ask for juice. “How much do I owe?” “1 euro.” I pay. “How little!”, I comment. “The receipt, please…” “No, senator, here we don’t give receipts …”, the manager replies mechanically. How bizarre! … At Montecitorio, the Chamber of Deputies, they give receipts, but at the Senate no. Why? “It’s not elegant.” This is a madhouse.

With time I understood the usefulness of this custom. One eats and then the correct senators pay. On the contrary, it can happen that someone eats and then leaves, forgetting to pay what he owes: one can forget, of course … with such a crowd …! It’s like Sartre used to say: “It’s from insignificant mistakes that one can tell the cunning of high caliber!” I come to the counter and ask for my snack with a “Good morning”, being polite to the busy waiters. They look at me, perplexed. “Oh God, did I make a mistake?” No. It’s just that no one ever says hello to them. “Good morning” they whisper from their side and we smile. The same goes for these well-dressed men with elegant black 1800 euro costumes – they’re the shop assistants. For this whole group of “honorable parliamentarians,” the shop assistants are like transparent beings … and there are 300 of them, men and women. I have never seen someone say hello to them. They are at the complete disposal of the senators. Now it’s time to reenter the assembly room. I sit down next to Furio Colombo. We’re talking about this and that when Furio whispers to me: “Look, Dell’Utri is coming in…!” I peek at him a bit and then whisper: “You know, that one filed a complaint against us because in Dario’s play The Anomalous Bicefalo we commented that he is a great collector of antique books, adding: “He has loads of them and they are very precious! When they get dirty, he recycles them…” Furio bursts out laughing and then immediately says: “Quiet, quiet, he’s coming toward you…” “Who?” “Dell’Utri…” “Oh… speak of the devil…”, I say. Indeed, I find him before me … he calmly takes my hand and kisses it, whispering to me: “Do you know who I am?” “But of course … You’re always in my thoughts… dear honorable one …” I slightly overdo the tone of “honorable.” Then, bending over toward my ear he says: “Don’t worry about the million euros of damages that I had asked for libel…” “Thank you, honorable sir… but we are not a bit worried … your own lawsuit will never go through… the process will never happen. You’ve been condemned for nine years of prison for collaboration with a mafia association … unless … with time the prescription expires …” Smiling, he informs me: “Senator, I have lots of lawyers…” “Right! And you really need them … best of luck!” and he leaves me with a smile.

The session begins. I listen and take notes. My antennas are all tense and ready. I feel like I’m in middle school… It’ll take a while to make it to high school. Will I pass the exams? There’s a break for lunch. I come down to the restaurant and look for a friendly face among the  many guests. There are some people I know, but my innate self-consciousness prevents me from approaching them and saying “Can I sit down and have lunch with you?” I feel very detached from everyone else … unknown among the unknown. Bescape’s description of inferno comes to mind, in which all the damned souls are on their own and avoid talking amongst themselves for fear of having to tell their sins, but above all to not have to listen to the sins of others. The waiters are nice and attentive … I have the impression that most of them give me some special attention. All along it has happened that I intuit what people feel, the feelings they have toward me … and, without conceit, I can say that I have rarely been wrong. I eat unwillingly. “Senator, do you want something else?” “When is it that you’ll call me Franca?” I flash him a smile. He looks at me, caught off guard, embarrassed … and with regret replies: “Here? … Never.” And he finishes clearing the table, giving me a beautiful smile. There’s an old salesman at the side entrance who loves remembering that Sunday when he took his wife to have breakfast at the cafe, and met me and Dario. What struck him the most was that I said hello him -- on a Sunday, outside work and without a uniform! I think of my family, “What will they be eating?” If Dario made risotto, it will take two hours to get the kitchen back to normal. But … what a great risotto… ! He puts everything in, even fruit! And also some flowers!

The day passes calmly. I forgot to tell you about our first meeting with the party Italia Dei Valori, which happened a few days before the election of the president of the Senate. I’ll make up for it right away. We were assembled with Antonio di Pietro at the party headquarters, a headquarters that’s a little peripheral, just behind the station Termini. There were four senators and twenty-one deputies. There was also Senator Sergio De Gregoria. We were guessing that he wasn’t completely at ease. Various participants seemed to avoid all contact with him. Personally, I felt he was slippery, and also a little suave, like the Bondi type… a little chubbier and more clear-headed. The senator De Gregori is to this day under investigation for money-laundering, because in an incursion at the house of a Camorra member, Rocco Cafiero, checks signed by the senator himself were confiscated. Two of De Greogori’s most loyal men are under investigation having to do with the funds in Liechtenstein, and then it turned out that his name is on the list of those under investigation because of collaboration abroad in association with a criminal conspiracy of the mafia organization, the ‘Ndranghetista. The inquiry conducted by the Dda of Reggio Calabria, a special section of CIA for mafia crimes, supposes that the role of the mediator was as follows: the parliamentarian, despite the fact that he’s the president of the defense commission of the Senate that works against the mafia, actually bought the army barracks Mezzacapo for a mafia gang, the Ficara. And finally, he’s under investigation in Rome for corruption due to an inquiry launched in Naples. The case was then transmitted to the capital for jurisdiction. It has to do with supposed attempts to gather support in the Senate to make the government fall if there was to be any discussion of the national budget. The investigation concerns a presumed connection between Italians abroad and the political party Forza Italia – Forza Italia was financing the cultural group Italiani nel mondo. Then three months later … the egg had been hatched … De Gregorio Sergio, once again, became a member of Berlusconi’s party, FORZA ITALIA. He passed the party line with the whole weight of his body, which is not little, and with everything he owned ... And so now that this gentleman left, the coalition Olive Tree is drying ever more. It’s 158 against 156. Voting won’t be fun. During that meeting we’re asked which commission we want to become members of. I had already anticipated the idea of completing an inquiry about the wastefulness of the State, but at the meeting Antonio offers me to participate in the Commission on Culture. “No, sorry, thanks to my inquiry the Commission on the Budget would have been better. Only there I have the possibility of gathering data for my project on wastefulness.” The change is agreed upon. I happily hand over a file to Di Pietro. I’ll offer you a glimpse of it. The firm SOGIN (the Society of the Management of Nuclear Plants), which was established in 1999 and whose president is Carlo Jean, ought to deal with the disposal of waste accumulated from Italian nuclear centers which are no longer functioning.

What’s more, the society is also financed by the bills of Enel users for hundreds of millions. In the three years between 2002 and 2004, SOGIN spent 468 million euro without disposing of anything; the same Authority on Energy and Gas and the Finance minister believe that such spending is over the top, rather absurd, pointing fingers at the 4.8 millions of euro spent on the central headquarters and sparkling new office in Moscow. We repeat, Moscow! Where Putin is! 2.7 million euro spent on communication, 257 thousands of euros, that is half a million lyres for a used bookstand, arranged by Publitalia, wanted by Marcello Dell’Utri. There he is again, the refined collector! And to conclude, a poetic message dedicated to the precarious youth that has to do with a parliamentary interrogation of Senator A. Longi (Ds) about the employment of those who have been recommended. Among them are: Baldassari the son of the vice-minister of the Economy, the daughter-in-law of Gustavo Selva, the daughter-in-law of Altero Matteloi, the Minister of the Environment -- legal outside consultancies among which are the studio of Carlo Previti– contracts entrusted without competition. In conclusion, there’s a group of external collaborators which is the property of the Treasury 100%. It’s a useless group composed of 600 employees, which nevertheless continues to hire more and more people. Besides, there’s a prediction that 360 million euro will be spent on the dismantlement of Russian nuclear submarines in return for storing our debris in Russia. Until now Moscow has always refused to take our debris and we began spending 8 million euro. And at this point you can all go to sleep in peace … and I would be curious to know the dreams that you manage to have. A little kiss, Franca.
Continued …

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BREVE VISITA IN SENATO: III PUNTATA CON LA COLLABORAZIONE DI CARLOTTA NAO

Qualche giorno dopo l’inizio della XV legislatura, il 3 maggio (2006),siamo stati convocati per eleggere il Presidente del gruppo mistico, pardon misto, al Senato. Mi ha confuso la presenza di alcuni democristiani: presiede Giulio Andreotti. Oh! Eccolo il capo mistico! Sono entrata in una delle grandi aule di palazzo Carpegna, non ricordo a quale piano, con un certo imbarazzo all’idea di incontrarmi con il più enigmatico fra tutti i Senatori a vita. Sicuramente Andreotti aveva letto i giornali di qualche giorno fa quando interpellata dai giornalisti: “Che farà quando incontrerà Andreotti?” rispondevo: “Andreotti?... Grigio più grigio del grigio…”

In più, incontrare l’enigmatico, dopo tutto quello che Dario aveva detto di lui in scena, mi faceva sentire proprio a disagio. Senza parlare della satira in cui lui, il Torquemada sghembo, Ministro della Cultura nel primo governo De Gasperi, giovane ma già braccio secolare del clero, era rappresentato come forsennato gestore della censura che arrivava a bloccare capolavori come la Mandragola di Machiavelli e l’Arialda di Testori, per non parlare del massacro dei nostri testi satirici al Piccolo Teatro! Beh, l’incontro è stato meno difficile di quanto pensassi. Entro, il senatore a vita stava appena oltrepassata la soglia. Mi accoglie con un gran sorriso, mi abbraccia e bacia sulle guance. “Cara piccina (testuale!) – mi dice, lasciandomi a bocca aperta – ti devo ringraziare… tu e Dario siete stati meravigliosi… avete fatto l’impossibile per aiutarci a conoscere dove i brigatisti tenessero nascosto Aldo Moro… grazie!” - “Presidente… lei è troppo gentile…. Ma io, quei terroristi, sono andata a incontrarli alle carceri Nuove di Torino, solo perché il capo gabinetto del ministro Bonifacio, dott. Selvaggi me l’aveva chiesto. Ero certa che quei detenuti non sapessero nulla… e avevo ragione. - e continuo - Ora che sono passati tanti anni, Presidente, mi potrebbe svelare per quale ragione non avete accettato, pur di salvare Moro, di liberare in cambio un gruppo di carcerati delle Br?

Al posto vostro li avrei lasciati andare. Liberato Moro, avreste tranquillamente potuto riarrestarli.” “No, non potevamo accettare quella soluzione poiché le Br volevano trattare per lo scambio come fossero lo Stato, da pari a pari.” “Sì, ma così è stato ucciso un uomo: Moro.” Mi ha guardato sconsolato, aprendo le braccia, come a dire: “Non si poteva fare diversamente…” All’istante m’è venuto in mente il Cardinal Siri, potentato massimo della Santa Sede, che a chi gli dava la notizia del sequestro Moro commentava: "Ha avuto ciò che si meritava". PROPRIO UN GRANDE “CRISTIANO”!

La solita ragion di Stato, ovvero l’irragionevole rifiuto della ragione. E come un flash, m’è venuto avanti agli occhi Cirillo, pezzo grosso della DC napoletana, catturato sempre dai brigatisti tre anni dopo. In quel caso il Governo non frappone nessuna questione di Stato. Ci si serve perfino di mafiosi, si contratta, si versa tutto ciò che è richiesto (1 miliardo e 400 milioni di lire) ed ecco Cirillo libero e arzillo come un grillo… che fa pure rima! Ma come mai? Qual è l’inghippo?

Qualche malalingua insinua che il Cirillo, a differenza di Moro, non aveva certo in capo di traghettare il partito comunista di Berlinguer al governo, perciò con lui non si interposero questioni di dignità morale e difesa dell’autorità di Stato. Evviva! La straordinaria metamorfosi della ragione! A riprova del fatto che nella democrazia cristiana c’è un gene di resistenza eterna, volete sapere che fine ha fatto colui che trattò con la mafia per il rilascio di Ciro Cirillo?!? Ça va sans dire…. E’ Enzo Scotti, sottosegretario agli esteri del nuovo governo Berlusconi! Quel giorno, senza intoppi, abbiamo eletto il presidente del gruppo misto: sen.

Nello Formisano, IDV. Vi avevo già accennato qualcosa a proposito di una mia assistente. Si chiama Giuliana, una giovane già collaboratrice di un senatore della precedente legislatura. Conosce bene il suo lavoro. Graziosa, capace. Per assumerla, bisogna stendere un contratto. In che forma? Mi viene consigliato… o in nero o co.co.pro.. Parlo con il mio commercialista, Giancarlo Merlino, e decidiamo per un più corretto contratto a tempo indeterminato. Qualcuno mi dice: “ Hai sbagliato, non sei nella norma.”

Scopro che la norma qui, ma più a Montecitorio, è quella di far passare i collaboratori per volontari… altri “onorevoli”, in gran numero, se la cavano con cifre miserabili, 500, 700 euro, in nero. Pochi sono quelli che assumono i collaboratori con contratti a tempo indeterminato. Per la verità, ho fatto un’inchiesta… sono risultata l’unica... fuori norma. E dire che, ognuno di noi, senatore o deputato, percepisce dallo Stato per il “portaborse” 5 mila euro al mese! Al proposito c’è stato un grande scandalo.

Nella trasmissione televisiva “Le iene”, hanno condotto un’inchiesta dove intervistavano parlamentari all’uscita da Montecitorio e chiedevano loro: “Onorevole, lei ha il portaborse?”, un nervosissimo “Sì.” e tiravano via infastiditi. Ma quelli insistevano: “È a contratto o è precario? Quanto lo paga?” Gli intervistati si mostrano molto a disagio, balbettano, abbozzano risposte davvero paradossali… tipo: “Mi sfugge… lo chieda a lei, alla mia collaboratrice…” E un altro: “Ho accettato una studentessa che fa pratica. Mi dovrebbe pagare lei!” E un altro ancora: “Anche la mia fa pratica, viene gratis: io non la pago, però l’aiuto a fare i compiti. E ogni tanto la invito perfino a cena!”

Il migliore è stato l’On. Avv. Taormina, che intervistato dal grandioso Bernardo Iovene rispondeva più o meno così: “Io? Non ho collaboratori, non me ne faccio nulla, ho già uno studio grandioso… I soldi che prendo per il collaboratore li do a mia moglie che li usa per fare beneficenza ad un canile”. I contribuenti ringraziano la signora Taormina che fa beneficenza con il denaro pubblico…. Fatto sì è che il presidente della camera, Fausto Bertinotti, è stato costretto a togliere la possibilità d’ingresso agli assistenti, se non muniti di tesserino. Ne sono rimasti fuori un sacco. disoccupati. Ne parlo con alcuni veterani, commentando: “Mi sembra un po’ meschino far la cresta sullo stipendio di chi ci assiste!” Ognuno scantona. A ‘sto punto mi sfugge un commento, poco benevole: “Ho capito! -Dimenticavo che noi siamo la testa del pesce…!” “Che vuoi dire?” mi chiedono. “E’ dalla nostra testa che si comincia a puzzare! E il tanfo poi si sparge per tutto l’emiciclo: dalla Camera al Senato! E si sente! Forse bisognerà chiamare una ditta di disinfestazione… di quelle pesanti, con lo spruzzo!” Nessuno ride… temo che questa sia la ragione per cui qua dentro non godo di tante amicizie…! Al proposito, in contatto con l’Associazione “precari parlamento” ho inviato all’Ansa un comunicato stampa: FRANCA RAME: MI UNISCO ALL’ APPELLO ASSOCIAZIONE PORTABORSE: BASTA COLLABORATORI IN NERO

 

Cogliendo spunto dalla lettera che l’associazione portaborse ha inviato ai due candidati premier Veltroni e Berlusconi per chiedere che tra principi di candidabilità nelle liste elettorali vi sia anche l’obbligo di non avere collaboratori in nero, la Senatrice Franca Rame ha voluto formulare la sua richiesta ai due leader: “Nella mia esperienza da Senatrice m’è capitato di trovarmi testimone di un sopruso tra i più vergognosi: parlamentari, di entrambi gli schieramenti, che in Aula difendono i diritti dei lavoratori e condannano il lavoro sommerso, hanno loro stessi negli uffici collaboratori che intascano una miseria e non hanno alcun tipo di contratto, né garanzia. E’ abominevole che questo accada, mi aggiungo quindi all’appello dei collaboratori parlamentari, affinché questo malcostume abbia fine. Ho presentato qualche tempo fa un disegno di legge per mettere fine a questa pratica. (IL DDL PRECARIATO SEGUE A FINE PUNTATA) Ma non è di per sé sconvolgente? Serve una legge per mettere in riga in i parlamentari? Non dovrebbe essere il buonsenso a spingere i rappresentati dei cittadini a non avere collaboratori in nero?”

SENATO DELLA REPUBBLICA XV LEGISLATURA ———– N. 1626 DISEGNO DI LEGGE d’iniziativa dei senatori RAME, FORMISANO, CAFORIO, GIAMBRONE, BARBATO, CUSUMANO, FUDA, LEVI MONTALCINI, PALLARO, ROSSI Fernando e TURIGLIATTO COMUNICATO ALLA PRESIDENZA IL 12 GIUGNO 2007

Norme per l’ordinamento della professione di collaboratore parlamentare Onorevoli Senatori: Il presente disegno di legge si pone l’obiettivo di affrontare il problema delle collaborazioni parlamentari, ovverosia di quelle circa ottocento persone che supportano il lavoro dei parlamentari e che ancora non si vedono riconosciuta, contrattualmente, la loro professionalità. Sicché, proprio per evitare abusi, forme surrettizie di sfruttamento, sacche di lavoro in nero e, al tempo stesso, per far emergere alla luce del sole professionalità tanto importanti ed utili che operano nel Parlamento, nelle sue strutture e attraverso i suoi mezzi, per supportare il lavoro quotidiano degli eletti, il presente disegno di legge mira a porre in essere delle norme che garantiscano questa figura professionale, dandole dignità e pieni diritti all’interno del nostro ordinamento. In questo senso, rivestendo questa figura professionale il carattere di atipicità, si è previsto che ai collaboratori parlamentari debba essere applicato il contratto collettivo nazionale per i dipendenti degli studi professionali e che, proprio in considerazione del necessario vincolo fiduciario che lega questi al parlamentare, tale contratto debba essere a tempo determinato e con scadenza al termine della legislatura. Si è previsto, altresì, per rendere più evidente e certificato questo tipo di contratto, l’istituzione di un Albo dei collaboratori parlamentari che consenta a questi ultimi di godere, anche in termini professionali, di maggiore visibilità e di dimostrare, da parte dei loro datori di lavori, un’ampia trasparenza al pubblico rispetto alle persone che li assistono nelle loro attività.

DISEGNO DI LEGGE Art. 1. (Oggetto) 1. Ai fini della presente legge, per «collaboratore parlamentare» si intende colui o colei che supporta nella sua attività quotidiana il parlamentare e che, conseguentemente, è iscritto nell’apposito Albo dei collaboratori parlamentari di cui all’articolo 4. Art. 2. (Rapporto di lavoro) 1. Ai collaboratori parlamentari di cui all’articolo 1 si applica il contratto collettivo nazionale per i dipendenti degli studi professionali e, quindi, i diritti e i doveri che dal medesimo contratto collettivo discendono, sia per il collaboratore sia per il parlamentare. 2. La durata del rapporto di lavoro dei collaboratori parlamentari con il singolo parlamentare, stante la natura fiduciaria del rapporto, è definita a tempo determinato e comunque non può oltrepassare il termine della legislatura. Art. 3. (Licenziamento) 1. Il collaboratore parlamentare può essere licenziato, ai sensi del contratto collettivo nazionale di cui all’articolo 2, per giusta causa, ragione nella quale si ricomprende anche il venir meno del rapporto fiduciario. Art. 4. (Albo dei collaboratori parlamentari) 1. Al momento della stipula del contratto di collaboratore parlamentare, questi si iscrive, senza alcuna spesa, ad un Albo dei collaboratori parlamentari, pena l’inibizione dall’ingresso nelle sedi del Parlamento. Il predetto Albo è aggiornato periodicamente a cura di ciascuna Amministrazione parlamentare ed è depositato presso gli Uffici dei parlamentari Questori. 2. L’Albo dei collaboratori parlamentari di cui al comma 1 è pubblicamente accessibile e disponibile al pubblico anche via internet, rispettivamente nei siti internet di ciascun ramo del Parlamento. 3. L’iscrizione all’Albo dei collaboratori parlamentari è un titolo valido per la frequenza dei corsi di aggiornamento e di studio promossi dalle Amministrazioni degli organi parlamentari. Art. 5. (Disposizioni finali) 1. Nessun obbligo né vincolo deriva alle Amministrazioni parlamentari a seguito della stipula di un contratto di collaboratore parlamentare ai sensi della presente legge.

 

INGLESE:

A BRIEF VISIT TO THE SENATE by Franca Rame
English Version
Translated by Elizabeth Pyjov
Department of Romance Languages and Literatures, Harvard University
Adviser: Prof. Walter Valeri

PART III

A few days after the beginning of the XV legislature, May 3rd 2006, we were summoned to choose the president of the mystic – pardon, the mixed – group of the Senate. I was confused by the presence of some members of the Democratic-Christian party. Giulio Andreotti was presiding. Oh! There’s the mystic leader! I entered in one of the large rooms of the palazzo Carpegna building, I don’t remember which floor, with a certain embarrassment at the idea of finding myself meeting the most enigmatic senator ever. Surely Andreotti had read the newspapers that came out a few days ago; when journalists asked me: “What will you do when you meet Andreotti?” I replied: “Andreotti? – grey that’s the most grey of all grey…”

Also meeting this enigmatic one, after all that Dario had said about him on stage, made me feel really uncomfortable. Without mentioning the satire in which Giulio Andreotti, the humped Torquemada, the Minister of Culture in the first government of De Gaspari, the young but already secular right arm of the clergy, had been represented as the furious administrator of the censorship who censored masterpieces such as the Mandragola by Machiavelli and Arialda by Testori, not to mention the massacre of our satiric texts in the Piccolo Teatro! Well, meeting him turned out to be less difficult than I thought. I enter just as this senator for life passes the threshold. He welcomes me with a big smile, hugs me, and kisses my gloves. “Dear little one (this is from a text!) – he tells me, leaving me with my jaw dropped – I need to thank you … you and Dario were marvelous … you did the impossible to help us find out where the red brigade had hidden Aldo Moro… thank you!” – “President … you’re too kind … But I went to meet those terrorists at the jails Nuove de Torino only because the head of the cabinet of the minister Bonifacio, doctor Selvaggi, had asked me to. I was sure that those detained didn’t know anything … and I was right. – I continue – Now that so many years have passed, President, could you please reveal the reason why you had not agreed to also save Moro, to free him in exchange for a group of prisoners of the red brigade? In your position I would have let them go. Once you had liberated Moro, you would have easily been able to arrest them again.” “No, we couldn’t have accepted that solution since the red brigade wanted to handle the exchange as if they were the State, to treat them as equals.” “Yes, but in this way a man had been killed: Moro.” He looked at me, disconsolate, opening his arms, as if saying: “It couldn’t have been done differently…” At that moment Cardinal Siri came to mind, the most powerful man of the Vatican government. He’s the one who commented when hearing the news of the kidnapping of Aldo Moro: “Moro got what he deserved. HE’S A REALLY A GREAT CHRISTIAN!”

This was the usual rationale of the state, or rather the unreasonable denial of rationale. And suddenly, Cirillo flashed before my eyes, a powerful man of the Neapolitan Democrazia Cristiana, captured by the very same red brigade three years later. In that case, the government is in line with the state. Even members of the Mafia are used to trying to free prisoners by bargaining. Through the mafia the kidnappers are paid whatever they want (1 billion 400 million lyres). And, there we go, Cirillo is as free and lively as a cricket! But how come? Where’s the catch? There’s some gossip going around that Cirillo, unlike Moro, certainly didn’t have in mind admitting the communist party of Berlinguer into the government. So with Cirillo questions of moral dignity and defense of the authority of the state did ’t get in the way. Hurray! The extraordinary metamorphosis of rationale! This is a demonstration of that fact that in a Christian democracy there’s an aspect of eternal resistance. Do you want to know what the man who cooperated with the mafia for the release of Ciro Cirillo has been up to lately?!? Ça va sans dire… This man is Enzo Scotti, undersecretary of international affairs of the new government of Berlusconi! That day, without any difficulty, we elected the president of the mixed group: senator Nello Formisano, Italia dei Valori. I already hinted at something about an assistant of mine. Her name is Giuliana. She’s a young assistant of the senate of the previous legislature. She does her job well. She’s pretty and clever. To hire her, it’s necessary to draw up a contract. What kind of contract? This is the advice I receive … or under the table or co.co.pro.  I speak with my accountant, Giancarlo Merlino, and we decide on a more adequate contract for an indefinite period of time. Someone tells me: “You’ve made a mistake; you’re not following the norm.”

I discover that the norm here, but more so in Montecitorio is to make the assistants pass for volunteers …  other “honorable ones”, for the most part, manage to pay them pitiful sums: 500, 700 euro under the table. There are few who hire assistants with contracts for an indefinite period of time. To tell the truth, I conducted an inquiry… I ended up the only one … outside the norm. And to say that each one of us, senator or deputy, receives 5 thousand euro a month from the state for a personal assistant! Because of this, there was a big scandal.  

In the television program “the Hyenas”, they conducted an investigation in which they interviewed parliamentarians as they were going out of Montecitorio. They asked them: “Honorable parliamentarian, do you have a personal assistant?” A very nervous “Yes”, and they hurried on, irritated. But the interviewers insisted: “Is he contracted or temporary? How much do you pay him?” Those being interviewed become very uneasy, they stutter and give truly paradoxical answers, such as: “It escapes me … ask her, ask my assistant…” And another one: “I accepted a student who’s gaining experience. She should be the one paying me!” And still another: “Mine is also in gaining experience, and she comes for free: I don’t pay her, but I help her with her homework. And now and then I even invite her to dinner!” The highlight was the honorable lawyer Taormina, who, when interviewed by the magnificent Bernardo Iovene replied more or less like this: “Me? I don’t have assistants, I never take them, because I already have a large studio … The money I get for an assistant, I give to my wife, who then donates it to a dog kennel.” The taxpayers thank Mrs. Taormina who donates to charity with public money … The fact is that the president of the House of Deputies, Fausto Bertinotti, was forced to restrict entrance to only those assistants who were equipped with a pass. Many were left behind, unemployed. I talk about this with a few of the senior senators, commenting: “It seems a little petty to make money on the side with the salary of those who help us!” They all change the subject. At this point I blurt out a comment, hardly a benevolent one: “I understood! – I was forgetting that we are the head of the fish…!” “What do you mean?” they ask me. “It’s from our heads that the stench starts! And then the stench spreads through the whole hemicycle: from the House of Deputies to the Senate! And it’s felt! Maybe it’ll be necessary to call a disinfestations company …. those heavy-duty ones, with the spray!” No one laughs … I’m afraid this is the reason why I don’t enjoy too many friendships here inside …!  In connection with the association “the temporary workers of the parliament”, I sent Ansa the press release: FRANCA RAME: I JOIN THE APPEAL OF THE ASSOCATION OF TEMPORARY ASSISTANTS: ENOUGH WITH ASSISTANTS UNDER THE TABLE.

Getting the idea from the letter that the association of temporary assistants had sent to two prime minister candidates, Veltroni and Berlusconi, asking that in order to be in the list of candidates there be the obligation to not have assistants under the table. Senator Franca Rame wanted to phrase her request to the two leaders in this way: “In my experience as senator, it’s happened that I’ve had to witnessed abuses of power; among the most shameful are the parliamentarians (of both wings) who in the courtroom defend the rights of workers and condemn the black economy, but in their own offices have assistants who earn a pitiful amount and have no contract and no guarantee of any kind. It’s abominable that this happens. I therefore join the appeal of parliamentarian assistants so that this malpractice comes to an end.

I presented some time ago a bill to end this practice (THE AGENDA FOR TEMPORARY WORKERS FOLLOWS AT THE END OF THIS PART). But isn’t this upsetting in its own right? That we need a law to keep the parliamentarians in line? Shouldn’t good common sense encourage the representatives of the citizens to not have assistants under the table?”
THE SENATE OF THE REPUBLIC XV LEGISLATURE ———– N. 1626 BILL of the initiative of senators RAME, FORMISANO, CAFORIO, GIAMBRONE, BARBATO, CUSUMANO, FUDA, LEVI, MONTALCINI, PALLARO, ROSSI Fernando e TURIGLIATTO PRESENTED TO THE PRESIDENCY THE 12TH OF JUNE 2007. The standards for the organization of the profession of the parliamentary assistant, Honorable Senators: This bill has the objective of addressing the issue of parliamentarian assistants, or rather of those eight hundred people who give aid to parliamentarians and whose professionalism still does not seem to be recognized by contract.

Therefore, in order to avoid these very abuses, forms of subreptitious exploitation, lots of work done under the table, and, at the same time, to foster professionalism, which is very important for the functioning of the Parliament, through its structures and resources, to support the daily work of the elected, the present bill aims to put in place standards that guarantee this professional position, giving them dignity and full rights inside our order. In this way, covering this professional figure with the character of the atypical, it’s provided for that a collective, national contract ought to be applied to the parliamentarian assistants for employees of professional studies and that, in consideration of the necessary trustee bond that binds those ones to the parliament, such a contract needs to be for a fixed term and with an expiration at the end of the term of the legislature. Moreover, it has been foreseen, to make this kind of contract more evident and documented, the institution of a Register of parliamentarian assistants who consent that collaborators should benefit from, in professional terms, the greatest visibility and to demonstrate, from the part of their employers, an ample transparency to the public in respect to the people who assist them in their activities.

BILL Article 1. (Object) 1. For the purpose of the current law, for the “parliamentarian collaborator”, it is intended for him/her who supports in his/her daily activity the parliamentary and who, consequently, is enrolled in the proper register of parliamentary collaborators which article 4 describes. 2. (Work relationship). 1. To the parliamentarian collaborators mentioned in article 1, applies a collective national contract for the employees of professional studies and, therefore, the rights and duties that derive from the same contract, both for the assistant and for the parliamentarian. 2. The duration of the work relationship of parliamentarian assistants with a single parliamentarian, on account of the natural trustee of the relationship, is defined by a fixed time and in any case cannot exceed the end of the term of legislature. Article 3 (Dismissal) 1. The parliamentarian assistant can be dismissed in accordance with the collective national contract which article 2 speaks of, for a good reason through which we understand the loss of the trustful relationship. Article 4 (Register of parliamentary collaborators) 1. At the moment of the stipulation of the contract of the parliamentarian assistant, he/she is registered, without any expense, to a Register of parliamentarian assistants. Otherwise, as penalty, entrance to the seats of parliament is prohibited. The above-mentioned Register is updated periodically, edited by each Parliamentary Administration and deposited near the offices of the parliamentary officers. 2. The Register of parliamentarian assistants, mentioned in part 1, is publicly accessible and available to the public even on the internet, on the internet sites of every branch of the Parliament. 3. The registration to the Register of parliamentary collaborators is a valid title for the attendance of refresher courses and of study promoted by the Administration of parliamentary bodies. Article 5 (Final orders) 1. No obligation nor bind derive from the parliamentarian administrations following the stipulation of the contract of parliamentary collaborators under this law.   

Argomento: 
Anno: 

BREVE VISITA AL SENATO - IV PUNTATA, con la collaborazione di CARLOTTA NAO

Primi di maggio… Sto cercando casa… la trovo. Pensa un po’ te! Proprio in piazza del Pantheon! È un piccolo appartamento l primo piano, con poca luce e privo di riscaldamento. Ci dovrò pensare da me… Per di più è un po’ caro… ma quando apro la finestra e mi ritrovo davanti la grande ellisse del Pantheon con la sua enorme cupola, la più antica del mondo, esclamo: “Questa immagine mi libera da ogni remora e magoni vari!” Dario non vuole che stia a Roma da sola, il 9 maggio mi ha raggiunto Marina Belloni, AMICA-COMPAGNA. Mi è di grande aiuto. Mi dà una serenità sapere che Marina è con me… abita con me… che bellezza, non mi sento più sola. Si occupa con Giuliana dell’ufficio. Mi dà consigli… è davvero preziosa, in più ridiamo, ci facciamo dei bei pranzetti, ci guardiamo la televisione. Giuliana, Marina… siamo tutte e tre molto attive. La mattina mi sveglio sempre presto… arrivo a Palazzo Madama che l’aula è ancora chiusa. Vado nella sala lettura-computer e mi metto a lavorare. Faccio come di regola una visitina al mio blog, rispondo alle tante lettere davvero stimolanti che in molti mi mandate… Oh, tu guarda… c’è un tipo che ce l’ha con me. Vorrebbe ammazzarmi a bastonate. Mi fermo un attimo, o forse più a meditare… In tempi passati ho subìto violenze e il solo pensiero che atti “aberranti” possano colpirmi ancora, mi paralizza. Calma, mi dico. Calma. Sarà il solito mitomane che si vuol mettere in vista. E non ci penso più. 10 maggio Mi sono svegliata alle 5,25… dalla fame. Mi capita di saltare la cena per pigrizia… mi faccio una bella tazza di latte con l’orzo… la inzuppo di biscotti. Poi mi riaddormento, mi dico. No, niente. Sveglia come un grillo. Decido per una camminata. E via che esco. Mi piace girare per Roma con poca gente intorno. Mi guardo palazzo Chigi.

Penso a Prodi: potrebbe anche invitarmi una volta a pranzo. Ho incontrato qualche giorno fa la signora Flavia, sua moglie, che se ne andava tutta sola nei pressi della gelateria Giolitti. Ci siamo salutate con simpatia. M’ha dato anche del tu… Vado in via del Corso a guardarmi le vetrine. In fin dei conti sono una donna, e ogni tanto mi piace vedere che ti offrono i negozi di abbigliamento. C’è qualcosa che mi piacerebbe comprare (mi sembrano abiti adatti a una carica istituzionale così prestigiosa). Ma sono chiusi. Tornerò. Dico sempre così, poi non torno. Non c’è il tempo. Non avrei mai creduto si lavorasse tanto in Senato. Si corre anche molto. Anzi: sempre. impegni uno appresso all’altro. Non che si combini molto… Entro a Palazzo Madama. Oggi all’ingresso ci sono due marinaretti. Il solito scatto di tacchi e: “AAAttteeentiiii!”. Ma si deve spaventare la gente così, di prima mattina?! Ciao ciao soldatini. Sono le 9,45. Ho tutto il tempo che voglio per prendere un bel cappuccino con cornetto. La buvette è affollatissima. Saluto qua e là. Qualcuno risponde. C’è anche la Finocchiaro. Le sorrido. Mi guarda senza un cenno di risposta. L’unica volta che mi sono sentita chiamare con affetto “Francuzza” dalla senatrice Finocchiaro, è stato quando ho votato sì, dopo mille perplessità, alla finanziaria. Ma di questo racconterò più avanti…. E’ la mia trasparenza che mi colpisce. Chissà perché ha difficoltà a salutare. Trovo il suo atteggiamento ridicolo. Poi penso. Forse non mi ha visto. Forse è miope… cieca. Oh poverina, dovrebbe venire accompagnata da un cane. Chissà che in futuro riesca a scendere dal piedistallo su cui si è sistemata. Sarebbe piacevole. Speriamo in un futuro di dialogo, e non solo con lei. Un’altra dal saluto difficile è la ministra della Sanità: la Turco. (nei due anni di Senato non mi ha mai salutato. Peggio per lei!) Chissà cosa si trovano nella teste ‘ste signore… a che livello dell’atmosfera vivono? Non posso trattenermi dal muovere la testa da sinistra a destra e da destra a sinistra… pensando a sua maestà la regina di Svezia, che ha dialogato a lungo con Dario e la sottoscritta in occasione del premio Nobel, senza il problema di avere a che fare con esseri non al loro livello. A che livello credono di stare? Se Turco e Finocchiaro dovessero prendere il Nobel (evento che ritengo improbabile), come si comporterebbero con i tanti “nessuno” che popolano questo palazzo, per non parlare del mondo? A chi rivolgerebbero la parola? Mi viene spontaneo mandare un bacio a Dario, che da un sondaggio del Daily Telegraph è risultato “settimo genio del mondo”, eppure posso testimoniare essere la persona più umile che conosca. Sì, ho proprio atteggiato la bocca come si fa quando si butta un bacio volante. “Mi mandi un bacio?!” mi dice qualcuno tra la folla… mi guardo intorno imbarazzata… “No io…” e spalanco gli occhi. E’ il presidente Marini in persona. “Presidente, che bellezza vedere un viso amico! Sì, è proprio per te il mio bacio… anzi te ne do un altro!” Lui mi abbraccia e il bacio glielo schiocco sulla guancia. Ho molta simpatia per Marini, lo trovo alla mano, educato (e non è poco), sempre disponibile. E’ ora di entrare in aula. La spensieratezza mi abbandona. 17 maggio 2006, Gran giorno oggi!

A camere unificate abbiamo eletto Presidente del Consiglio Romano Prodi: “Noi non ci riempiamo la bocca parlando ‘della gente’. – dice - Noi abbiamo la serietà e la consapevolezza di essere gente tra la gente.” Ecco, quel giorno a Montecitorio con tutto il Parlamento riunito, mi sono sentita davvero coinvolta. Ben conscia di dove fossi e di quel che stessi facendo. Quando esco, è una delle prime volte che sento di aver combinato qualcosa di buono. 19 maggio 2006: Prodi, scortato come fossimo in Iraq, arriva in Senato. C’era talmente tanta polizia a bloccare gli ingressi e le strade, che ho dovuto presentare la mia tessera per poter entrare a Palazzo. Il nostro Primo ministro, chiede la fiducia al governo, e l’ottiene: 165 sì, 155 no, nessun astenuto. Hanno votato a favore anche tutti i senatori a vita (Quanti fischi si sono presi! Ho davanti agli occhi il presidente Ciampi che mentre si reca a votare si volta allibito, Qualcuno gli ha gridato a squarcia gola: “pannolone”. C’è da non crederci. Esco che è notte e trovo ad aspettarmi un acquazzone tremendo! Sono organizzata come uno scout… estraggo dalla mia borsona un ombrellino pieghevole giallo. Mi ripara abbastanza… e via che mi dirigo verso casa. Passando davanti al gelataio non resisto, mi gratifico con un cono da 2 euro. Cammino adagio per la stanchezza. Penso alla mia casa e sorrido. Tra 6 minuti sono a letto. 23 maggio 2006 Viene presentato da molti senatori, me compresa un ddl sulla pericolosità dell’amianto.

DISEGNO DI LEGGE SULL'AMIANTO - SENATO DELLA REPUBBLICA N.23 DISEGNO DI LEGGE d’iniziativa dei senatori CASSON, MALABARBA, BAIO DOSSI, RIPAMONTI, TIBALDI, ALBONETTI, ALFONZI, AMATI, BARBOLINI, BASSOLI, BATTAGLIA Giovanni, BENVENUTO, BOSONE, BULGARELLI, BRUTTI Paolo, BUBBICO, CALVI, CAPELLI, CAPRILI, CONFALONIERI, D’AMBROSIO, DE PETRIS, DI LELLO FINUOLI, DONATI, EMPRIN GILARDINI, FERRANTE, FILIPPI, GARRAFFA, GIANNINI, GRASSI, MARITATI, MARTONE, MAZZARELLO, MERCATALI, NARDINI, PALERMO, PEGORER, PISA, RAME, RONCHI, RUSSO SPENA, SCALERA, SCARPETTI, SODANO, TECCE, TONINI, TURIGLIATTO, VALPIANA, VANO, VILLECCO CALIPARI, VITALI e COLOMBO Furio COMUNICATO ALLA PRESIDENZA IL 28 APRILE 2006 Disposizioni a favore dei lavoratori e dei cittadini esposti ed ex esposti all’amianto e dei loro familiari, nonché delega al Governo per l’adozione del testo unico in materia di esposizione all’amianto “Onorevoli Senatori. – Al fine di tenere sempre alta l’attenzione sui problemi causati dalla presenza dell’amianto nel nostro Paese e di offrire finalmente soluzioni alle drammatiche e a tutt’oggi irrisolte conseguenze derivanti dall’esposizione all’amianto, si ritiene opportuno presentare, in occasione della seconda «Giornata mondiale delle vittime dell’amianto» questo disegno di legge, gia` presentato nella scorsa legislatura (A.S. 3696) e non approvato. L’amianto (chiamato anche asbesto) e` un minerale naturale a struttura fibrosa, presente anche in Italia, appartenente alla classe chi-mica dei silicati. Esso e` potenzialmente indistruttibile in quanto resiste sia al fuoco che al calore, nonche` agli agenti chimici e biologici, all’abrasione e all’usura. Per le sue caratteristiche di resistenza e di forte flessibilita e` stato ampiamente usato nell’industria e nell’edilizia, benche` – gia` negli anni 40 del secolo scorso – fosse stato scientificamente dimostrato che si trattava di una sostanza altamente nociva per la salute, risultata poi avere anche effetti cancerogeni. Speriamo che questo disegno di legge venga votato all’unanimità!

 

INGLESE:

A BRIEF VISIT TO THE SENATE by Franca Rame
English Version
Translated by Elizabeth Pyjov
Department of Romance Languages and Literatures, Harvard University
Adviser: Prof. Walter Valeri 

Part IV

The first days of May … I’m looking for a place to stay … I find it. Just think -- right in the Piazza del Pantheon! It’s a small apartment on the first floor, with little light and no heating. I’ll need to put it in place myself… What’s more, it’s a little expensive … But when I open the window and find myself in front of the grand ellipse of the Pantheon with its enormous dome, the most ancient one in the world, I cry out: “This image frees me from any hesitation and various lumps in my throat!” Dario doesn’t want me to be in Rome by myself. The 9th of May Marina Belloni joined me, my FRIEND- ROOMMATE. She’s a great help to me. Knowing that Marina is with me gives me a sense of tranquility … she lives with me … how wonderful, I don’t feel alone anymore. She and Giuliana take care of the office. She gives me advice … she’s truly special, and what’s more we laugh, we make nice little lunches together, we watch TV. Giuliana, Marina … all three of us are very lively. In the morning I always wake up early … I arrive at Palazzo Madama when the assembly room is still closed. I go to the reading and computer room and begin working. As a rule, I visit my blog and reply to so many truly interesting letters that so many of you send me … Oh, look at this … there’s a guy who has a problem with me. He would like to beat me up to death. I stop for a moment, or maybe longer, to meditate … In the past I’ve suffered violence and I feel paralyzed by the mere thought that these aberrant acts can still strike me. Calm down, I tell myself. Calm down. It must be the usual mythomaniac who wants to make himself known. And I don’t think about it anymore.

The 10th of May, I woke up at 5:25 am … from hunger. It sometimes happens that I skip dinner due to laziness … I make myself a nice cup of milk with barley … I dip in biscotti. Then I’ll go back to sleep, I tell myself. No, not really. Awake as a cricket. I decide to take a walk, and go outside. I like walking around Rome when there are few people around. I look at palazzo Chigi. I think of Prodi: he could perhaps finally invite me to lunch one of these days. A few days ago I bumped into Mrs. Flavia, his wife, who was walking around alone next to the gelateria Giolitti. We said hi to each other with affection. She even addressed me informally … I go to via del Corso to look at the shop windows. After all, I’m a woman and now and then I like to look at what the clothes stores have to offer. There’s something that I’d like to buy (these clothes seem well-adapted for such a prestigious institutional office). But the stores are closed. I’ll be back. I always say that, but then I never come back. I don’t have the time. I would have never thought that one works so much in the Senate. One also runs around a lot. Rather: always. Engagements one after the other. But it’s not like a lot is being done … I go into the Palazzo Madama. Today at the entrance there are two little sailors. The usual click of the heels and: “Looooook out!” But do they have to scare people like this, so early in the morning?! Ciao, ciao, my dear little soldiers. It’s 9:45 am. I have all the time I need to get a nice cappuccino with a cornetto. The Buvette is very crowded. I say hello here and there. Someone replies. Finocchiaro is also there. I smile at her. She looks at me without a nod or reply. The only time I heard Senator Finocchiaro affectionately call me “Francuzza” was when I, after a million doubts, had voted “yes” to the financial bill. But I’ll tell about this later on … It’s my invisibility that amazes me. Who knows why it’s difficult for her to say hello. I find her attitude ridiculous. Then I think. Perhaps she didn’t see me. Maybe she’s shortsighted … blind. Oh poor thing, she should be accompanied by a dog. Who knows, probably in the future she would manage to come down from the pedestal where she has settled down. It would be nice. We’ll hope for a future with dialogue, and dialogue not only with her. Another one that has a hard time saying hello is the Minister of Health: la Turco. (In the two years that I’ve been in the Senate, she has never said hello to me. Her loss!). Who knows what goes on in the heads of these ladies … in which layers of the atmosphere do they live in? I can’t help but move my head from left to right and from right to left … thinking of her majesty the queen of Sweden, who talked to Dario and yours truly for a long time during the Noble prize ceremony, without the problem of dealing with beings who weren’t at their level. At what level do they think they are? If Turco and Finocchiaro were to receive the Noble prize (an event which I find improbable), how would they behave with so many “nobodies” who fill this building, not to mention the world? Who would they speak to? I spontaneously feel like blowing a kiss to Dario, who by a survey of the Daily Telegraph turned out to be “the seventh most genius man in the world”, and yet I can testify to the fact that he is the most humble man I know. Yes, I truly pursed my lips, like one does when blowing a kiss. “Are you sending me a kiss?!” someone tells me from the crowd … I look around embarrassed … “No, I…” and my eyes widen. It’s President Marini, in person. “President, how wonderful to see a friendly face! Yes, this kiss is just for you … better still, I’ll give you another one!” He hugs me and I give him a kiss on the cheek. I’m fond of Marini. I find him easygoing, well-mannered (and this is a lot), always helpful. It’s time to go into the assembly room. The light-heartedness leaves me. 17th of May 2006, it’s a big day today! Both branches elected Romano Prodi as President of the Council. “We won’t fill our mouths talking of “the people” – he says – We have the seriousness and the awareness to be people among the people.” There, that day at Montecitorio with the whole Parliament united, I felt truly involved. I was very conscious of where I was from and what I was doing. When I go out, it’s one of the first times that I feel that I’ve done something good.

May 19th 2006: Prodi, escorted as if we were in Iraq, arrives in the Senate. There was so much police blocking the entrances and the streets that I had to show my card to be able to enter the Senate. Our prime minister asks for the trust of the government, and he attains it: 165 yes, 155 no, no abstainer. Even all the senators for life voted in his favor. (How many whistles they received! I have before my eyes the president Ciampi who while going to vote, turns astounded. Someone with a raucous throat shouted: “adult diaper.” It’s hard to believe. I go out since it’s night and I find a tremendous downpour waiting for me. I’m as prepared as a girl scout…. I pull out of my bag a little yellow folding umbrella. It protects me enough … and on I go toward home. Walking by a gelateria, I don’t resist, I fulfill my desire with a cone of 2 euro. I walk slowly because I’m tired. I think of my house and smile. In 6 minutes I’m in bed.

May 23, 2006. The senators, including myself, do an interrogation on the danger of asbestos. BILL ON ASBESTOS – THE SENATE OF THE REPUBLIC N. 23 BILL, the initiative of senators CASSON, MALABARBA, BAIO DOSSI, RIPAMONTI, TIBALDI,
ALBONETTI, ALFONZI, AMATI, BARBOLINI, BASSOLI, BATTAGLIA Giovanni, BENVENUTO, BOSONE, BULGARELLI, BRUTTI Paolo, BUBBICO, CALVI, CAPELLI, CAPRILI, CONFALONIERI, D’AMBROSIO, DE PETRIS, DI LELLO FINUOLI, DONATI, EMPRIN GILARDINI, FERRANTE, FILIPPI, GARRAFFA, GIANNINI, GRASSI, MARITATI, MARTONE, MAZZARELLO, MERCATALI, NARDINI, PALERMO, PEGORER, PISA, RAME, RONCHI, RUSSO SPENA, SCALERA, SCARPETTI, SODANO, TECCE, TONINI, TURIGLIATTO, VALPIANA, VANO, VILLECCO CALIPARI, VITALI e COLOMBO Furio PRESENTED TO THE PRESIDENCY April 28, 2006. Dispositions in favor of workers and residents who are and were exposed and to asbestos and their family members as well as a proxy to the government for the adoption of a unified text of policies in relation to exposure to asbestos. “Honorable Senators – In order to always give our full attention to problems caused by asbestos in our country and to finally offer solutions to the dramatic and still unresolved consequences deriving from the exposure to asbestos, I believe it is appropriate to present, in the occasion of the second “international day that has witnessed a victim of asbestos” this bill, which has already been presented at the last legislature (A.S. 3696) and was not approved. Asbestos (also called amianto) is a natural mineral with a fibrous structure, which also exists in Italy, pertaining to the group of chemical silicates. This mineral is potentially indestructible when it comes to resisting fire or heat, as well as to chemical and biological agents, and to abrasion usury. Due to its strong resistance and high flexibility, it has been widely used in industry and the building trade, despite the fact that – already in the 1940s –
it has been scientifically proven that this substance is highly harmful to health, and it turned out that it even has cancerous effects. Let’s hope that this bill will be voted for unanimously!

Argomento: 
Anno: 

Derattizzare

Oh, non turbate il Santo Padre, che è vecchio e stanco. Ditegli che c’è un guasto nei ripetitori di Ponte Galeria e perciò nei palazzi vaticani per qualche giorno radio e televisori sono in black-out. Ditegli che c’è uno sciopero dei giornalisti di tutto il mondo e quindi non arrivano notizie. Fate che non sappia, insomma, quel che sta succedendo in Italia ai Rom: e cioè che, come molti non-papi e non-VIP sanno, da mesi gli “zingari”, in Italia, vedono (e non soltanto a Ponticelli ma in molte città e paesi) i loro campi assaltati da facinorosi o “rimossi”, quasi senza preavviso, dalle “forze dell’ordine”. E’ una specie di pulizia etnica, senza morti, per fortuna, ma con valanghe di odio, inasprimento di una miseria già di per sé dolorosa e terribili traumi per centinaia di bambini. La comunità europea aveva già sanzionato l’Italia come il paese meno accogliente per i Rom: il nuovo governo ha ora deciso una soluzione radicale. Razzista.

Il Papa, tutto questo, non lo sa. Se lo sapesse, certamente Benedetto XVI, “Vicario di Gesù Cristo, Patriarca dell’Occidente e Primate d’Italia”, lascerebbe i suoi preziosi paramenti dorati e le sue scarpette rosse, per affrontare il fango dei “campi” contro cui si accaniscono le bottiglie molotov della gente bene; vi andrebbe a gridare su quelle devastazioni la parola del Cristo: “Ciò che viene fatto ai poveri è a me che viene fatto”. Papa tedesco, sicuramente Joseph Ratzinger non riesce a dimenticare il genocidio degli zingari compiuto dalla Germania nazista ad Auschwitz, con centinaia di bambini orrendamente torturati dal dottor Mengele; e questo ricordo, se lui sapesse ciò che sta accadendo a pochi chilometri dalla sua finestra domenicale, lo spingerebbe a levare alta la voce per difendere i membri di una etnia dalle vere e proprie persecuzioni in atto. Così attento alle leggi italiane che “violano i diritti del feto”, egli mostrerebbe di non essere meno sensibile ai provvedimenti governativi che violano i diritti umani di migliaia di persone colpite in base alla loro nazionalità.

Davvero vorreste chiedergli di raggiungere i vescovi entrati nei campi degli zingari bruciati dalla gente pulita, a portare una richiesta di perdono per l’offesa fatta a Dio? Il Signore ha voluto che le genti “da un confine all’altro della Terra” diventassero un solo popolo, radunato dall’amore. Per questo chi odia una stirpe pecca gravemente contro Dio. Questo stanno dicendo i vescovi italiani pellegrini fra le rovine fumanti degli abituri devastati dei Rom... Come dite? Nessun vescovo è là, fra quelle roulottes sfasciate, fra quelle motocarrozzette caricate di poveri suppellettili e avviate verso chissà quale destino, fra quei carabinieri che con i loro pesanti anfibi finiscono di demolire le baracche bruciate dalle molotov?

Ahimè, i vescovi rimangono nei loro palazzi e tacciono o (vedi Bagnasco) condannano con flebili voci e gelide parole quelli che con bell’eufemismo definiscono “estremismi”.

Cristo si è fermato in piazza San Pietro?

***

E noi? Noi cittadini abbiamo niente da dire su questa democrazia che diventa, nei confronti dei più poveri, stato di polizia? Dov’è il popolo che due anni fa accorse a votare un referendum per difendere la nostra Costituzione così fortemente impostata sui diritti umani? Dov’è il presidente della Repubblica, galantuomo come pochi altri? Dov’è l’opposizione? Dov’è il governo-ombra?

Non vedo una marea di indignazione levarsi contro la criminalizzazione di un popolo che è marcato dai segni più evidenti di un’estrema povertà ma la cui pericolosità sociale è enormemente minore di quella dipinta dai politici della destra. La Caritas, l’unica vera “esperta di umanità” nel settore, definisce “pesantemente fuorviante” il ritratto dei Rom disegnato dai mass-media. La politica “della paura”, che ha avuto un peso tanto grande sui risultati elettorali, sventola statistiche false. L’Italia è il paese più sicuro della Francia, della Gran Bretagna, degli Stati Uniti. Quanto ai Rom, se la ragazzina che ha tentato di rapire una neonata, a Ponticelli, voleva davvero compiere un reato così nefando, si tratta di un caso isolato. Vi sono stati altri episodi del genere ma si sono sempre rivelati equivoci, dilatati dalla paura della gente e dai pesanti pregiudizi di cui siamo portatori.

***

Può darsi che la storia abbia decretato la fine dei popoli nomadi. Dai pastori somali a quelli mongoli, dai tuareg agli aborigeni australiani, l’evoluzione culturale e il rimodellamento della Terra (quello fisico e quello politico) sembrano imporre una definitiva stanzialità. Del resto, siamo tutti discendenti da antenati nomadi perché il nomadismo è stato una tappa fondamentale della vicenda umana. Ma se davvero è finito il tempo di genti sospinte a un cammino ininterrotto dalla necessità e da un’inesauribile voglia di libertà, allora, almeno, esse hanno il diritto di attendersi l’aiuto di una società dominante che ha già compiuto da secoli un trapasso di civiltà. E invece è proprio quello che non vogliamo consentire ai Rom: la stanzialità, l’integrazione. Delle immagini (troppo rare e prudenti) che la televisione ci ammannisce, quelle che colpiscono maggiormente, oltre alle facce piangenti dei bambini, sono quelle del lavandino montato nella baracca demolita, del libro o del quaderno rimasto nel fango; e, dei discorsi della gente, accanto alle parole di odio, la tristezza di qualche insegnante che cerca dove sono finiti i “suoi” alunni.

Mi è capitato di entrare qualche volta nel carcere minorile di Casal del Marmo, a Roma, e di vedere (non dico conoscere!) giovani Rom attentissimi a imparare un mestiere.

Il carcere come unico apprendistato?

***

Diavolo vuol dire: colui che disunisce. Maledetto il seminatore di odio. Maledetto il seminatore di falsità.

Falsità è la leggerezza con cui si confondono Rom e Romeni (anche questi ultimi, del resto, oggetti di una pesante disinformazione); falsità è la diversa gravità attribuita a fatti di cronaca. Per esempio: tutti ricordano, giustamente, la povera ragazza romana che, durante un litigio con una prostituta romena, è morta perchè il puntale dell’ombrello della contendente è penetrato in un suo occhio, ma chi ricorda che pochi mesi più tardi una ragazza romena è stata spinta da una squilibrata sotto il convoglio della metropolitana, a Roma, e da otto mesi è in coma profondo?

**

La storia non sarà più “maestra di vita” come sentenziano in molti, ma certi ricordi sono davvero inquietanti. Leggo che alcuni commercianti del rione Ponte Milvio, a Roma, hanno fondato un’associazione che finanzierà un gruppo di ex poliziotti addetti alla sorveglianza del rione. Lo fecero (e lo fanno) anche molti commercianti di Rio de Janeiro e di Sâo Paulo. Da queste polizie mercenarie, incaricate di “ripulire le strade” e “dare una lezione” ai piccoli criminali, sono nati un po’ alla volta , gli “squadroni della morte”. Garantivano rapidità operativa e certezza della pena. Il fatto è che vogliamo vivere tranquillamente, a qualunque costo. La vignetta di Altan, oggi, 16 maggio, su “la Repubblica”, mostra un bravo borghese, ben vestito e ben nutrito, che dice: “Basta con le mezze misure. Occorre il boia di quartiere”.

Anche i poeti vedono lontano. Scriveva Davide Turoldo quindici anni fa: “Ho paura del nazismo dietro le porte. Ho paura di questi nazionalismi, di questi rigurgiti di politiche negative. Ho sempre combattuto contro tutto questo. L’ho scontato con guerre che sembravano non terminare mai. Ho paura della volgarità di questa classe dirigente”.

Il direttore di Radio Padania, uno degli organi del nuovo governo, ha detto che è più facile derattizzare una zona che liberarsi dai Rom.

Ettore Masina - www.ettoremasina.it
  

Argomento: 

100.000 EURO....

17 novembre 2002
 
Il ministro Castelli mi ha querelato. I fatti: la mattina del 14 settembre a Roma siamo andati sotto al carcere Regina Coeli in solidarieta' ai detenuti in sciopero della fame vengo intervistata da una giornalista dell'Ansa - segue lancio Ansa:
CARCERI: FRANCA RAME; CASTELLI IGNORANTE, SI PROTESTA DA SEMPRE (ANSA) - ROMA, 14 SET - ''Quel pirla di Castelli si spaventa delle manifestazioni davanti alle carceri. Dovrebbe acculturarsi perche' le manifestazioni in appoggio allo sciopero della fame dei detenuti avvengono in Italia da decenni e non sono state scoperte oggi''. Non risparmia insulti al ministro della Giustizia Roberto Castelli, l'attrice Franca Rame, presente alla manifestazione no global davanti a Regina Coeli. ''Castelli si informi - ha detto - parla come se oggi noi sobillassimo la rivolta nelle carceri ma ce ne sono sempre state e ce ne saranno sempre di piu' perche' dentro le condizioni sono terribili e lo si e' sempre saputo''. Rame ha duettato con Fo ricordando quando negli anni '70 visitavano i detenuti. Uno di questi detenuti, oggi militante no global, l' ha abbracciata durante la manifestazione. ''Parlai con lui - ha detto Rame - ai tempi in cui ando' in vigore il carcere duro. Le condizioni delle carceri sono tragiche e non, come dice quel genio dell'ingegner Castelli, hotel a cinque stelle. Lui e Berlusconi dovrebbero entrarci per capire cosa sono''. (ANSA).
Di seguito l'atto di citazione, vi raccomando di non ridere troppo!
Baci Franca Rame
 
Tribunale Civile di Milano
Atto di citazione
L'on. Ing. Roberto Castelli...
 
CONTRO
 
La sig.ra Franca Rame....
 
FATTO E DIRITTO
 
Il fatto che ha origine alla controversia
Nella mattina del 14 settembre 2002, a margine di una manifestazione svoltasi di fronte al carcere Roma di Regina Coeli per protestare contro le condizioni di vita all'interno degli istituti penitenziari, la sig,ra Franca Rame ha rilasciato alcune gravi dichiarazioni riguardanti la persona dell'on. Roberto Castelli, attuale Ministro delle Giustizia italiano, dichiarazioni che vengono oggi sottoposte a questo Ill.mo tribunale affinché ne accerti l'illiceita' civile e pervenga alle conseguenti pronunce in tema di risarcimento del danno provocato
...
In particolare una nota di agenzia AGI diffusa alle ore 12,07 del giorno in esame attribuisce all'odierna convenuta la seguente affermazione "Quel pirla del ministro Castelli si spaventa delle manifestazioni davanti alle carceri. Dovrebbe informarsi. Le manifestazioni in appoggio allo sciopero della fame dei detenuti avvengono da decenni. Si informi... le condizioni delle carceri sono tragiche e non sono affatto quelle descritte dal genio di Castelli, (...)"
Analogo e' il significato della dichiarazione resa quel giorno dalla sig.ra Rame, siccome riportata dall'agenzia di stampa Ansa alle ore 12,29 del giorno stesso...
Analizziamo il significato delle espressioni utilizzate dalla convenuta nell'occorso, per poi connotarne la portata sotto il profilo giuridico e trarne le relative conclusioni.
Il primo lessema ex adverso utilizzato nel corso dell'intervista e' il sostantivo "pirla", che per sua connotazione gergale e dialettale merita di essere analizzato con attenzione.
L'analisi deve necessariamente prendere le mosse dal significato letterale ed etimologico del termine, per poi analizzarne le applicazioni assunte nello svolgimento delle relazioni interpersonali.
L'origine del termine, chiaramente appartenente al dialetto meneghino (linguaggio storicamente utilizzato dalla popolazione meno colta dell'area milanese, in contrapposizione alla lingua dotta parlata dalla nobilta' e dal clero), deve essere fatto risalire al latino pilus, che letteralmente significa pestello ma che veniva regolarmente adottato per indicare il membro maschile.
E' dunque questo il significato letterale da attribuire al termine scelto dalla sig.ra Rame per apostrofare l'on. Castelli recepito negli identici termini dal Dizionario Garzanti della lingua italiana.
D'altronde, non puo' essere ignoto a nessuno il fatto che l'accostamento di un termine tratto dal gergo volgare o dialettale indicante l'organo sessuale maschile ad una persona assume abitualmente il significato di attribuzione alla persona stessa di scarsissime qualita' intellettuali, accompagnate dall'assenza di presenza di spirito e di avvedutezza...
... Cosi' a dirsi per alcuni termini piu' o meno generali, ma di uso comune, come, a titolo di esempio, per scegliere solo un termine che, per l'uso ricorrente e' ormai entrato nel lessico quotidiano, tanto da meritare un posto sul vocabolario Zingarelli, la parola "minchione" (tratto dal termine dialettale siciliano indicativo del membro maschile), ed altrettanto e' per il termine "pirla" ma cui conoscenza e la cui diffusione, complice anche la maggior facilita' di spostamento della popolazione sul territorio, ha ormai travalicato i confini regionali d'origine e puo' essere percepito nella sua valenza offensiva in tutta Italia...
Il significato derisorio e denigratorio del sostantivo utilizzato dalla convenuta nella fattispecie de quo, pertanto, viola indubitabilmente ogni limite appartenente alla normale critica o anche alla consueta satira di natura politica, e manifesta, viceversa una pesante personalizzazione dell'invettiva, di portata sicuramente diffamatoria dell'esponente.
Né la sig,ra rame puo' legittimamente ignorare il significato del termine, atteso che la stessa e' nata a Parabiago (Mi), in una zona che sicuramente utilizza correntemente il dialetto nella quotidianita'.
Peraltro, corre l'obbligo a questa difesa sottolineare anche come, agli inizi della propria carriera artistica, la sig.ra rame debutto' al teatro olimpia di Milano in un'opera dall'inequivocabile titolo di "Ghe pensi mi", a testimonianza della propria conoscenza del dialetto meneghino.
Altra conclusione non e' percio' possibile: la sig.ra Franca Rame ha insultato il concludente con la consapevolezza e la volonta' di insultarlo, al di la' ed indipendentemente dall'esposizione di qualsiasi idea od opinione personale su temi di interesse pubblico.
Tanto e' vero che, non paga del primo insulto, la convenuta ha immediatamente ripetuto il concetto sotteso all'epiteto utilizzato, laddove, solo pochi istanti dopo ha utilizzato, non senza malizia espositiva, l'eufemismo "quel genio di Castelli", con l'unico e manifesto intento di riaffermare l'epiteto dei confronti dell'esponente e di metterlo "alla berlina" nei confronti dell'improvvisato uditorio venutosi a formare.
Il tutto, ovviamente, in assenza dell'on. Castelli ma alla presenza di un folto gruppo di persone, composto principalmente da cronisti delle principali agenzie di stampa nazionali, fornito da cassa di risonanza alle ingiuriose affermazioni in questa sede censurate...
... deve essere immediatamente osservato come la condotta tenuta dalla sig.ra Rame inegri, senza alcun possibile dubbio, il reato di diffamazione, previsto e punito dall'art. 595 cod. pen., laddove si ponga mente al fatto che la stessa ha ritenuto di dileggiare pubblicamente le qualita' personali dell'esponente, in assenza dello spesso, di fronte ad un nutrito numero di persone particolarmente qualificate e con lo specifico intento di diffondere l'ingiuria anche oltre i confini dell'uditorio del momento,, approfittando del potere di diffusione che gli organi di stampa presenti le garantivano...
... Né, nella fattispecie, la convenuta potrebbe convincentemente invocare la sussistenza di qualsivoglia discriminante, che possa giustificare a propria illecita condotta.
Devono, ovviamente, essere escluse le discriminanti solitamente invocate da chi esercita professionalmente l'attivita' di informazione, posto che la sig.ra Rame e' un'attrice e non una giornalista o una cronista e non puo' esercitare alcun valido diritto di cronaca...
... E altresi' evidente che la condotta non potra' mai assurgere a rango di espressione di un acritica politica, cosi' come apostrofare come "pirla" l'altrui persona non attribuisce ad un discorso alcuna valenza satirica, soprattutto se il discorso stesso proviene da chi la satira la ha esercitata per anni nel proprio campo artistico, acquisendone notorieta' al punto di farne quasi una professione.
Lo stridore sotto tale profilo assume ancor piu' rilievo laddove si confronti l'inutile protervia della contenuta con altre dichiarazioni raccolte nella medesima circostanza e dalle medesime agenzie di stampa presso altri partecipanti, tra cui don Luigi Ciotti e Dario Fo, i quali, pur nella ferma espressione della propria opinione contrastante, hanno mantenuto il proprio eloquio nei limiti della continenza espositiva....
Tutto cio' premesso... l'on Castelli
 
CITA
 
La sig.ra Franca Rame...
 
CONCLUSIONI
 
Voglia codesto Ill.mo Tribunale, respinta ogni contraria istanza, eccezione e deduzione
Dichiarare tenuta e condannare la sig.ra Franca Rame, in quanto autrice personalmente responsabile degli addebiti contestati, a risarcire al conchiudente i danni tutti patiti e patiendi, danni da liquidarsi, anche in via equitativa, nella misura di 100.000,00 euro, ovverso nella diversa misura che sara' ritenuta di giustizia.
Ordinare, ai sensi dell'art. 186 cod. penale e 120 cod. proc. Civile la pubblicazione dell'emananda sentenza su due quotidiani a diffusione nazionale, a cura e spese della convenuta, pubblicazione in Cacelleria dell'emananda sentenza;
Autorizzare l'esponente, ove la convenuta non provveda, a procedere personalmente alla pubblicazione della sentenza con addebito delle spese alla stessa;
Con vittoria di spese e competenze tutte di giudizio, oltre Iva e C.P.A. di legge.
 
 


CASTELLI QUERELA LA RAME

 legali del politico leghista chiedono all'attrice 100 mila euro
di risarcimento. Sott'accusa anche la definizione di "genio"

Vietato dire "pirla"
Castelli querela la Rame
di NATALIA ASPESI

L'on. Ing. Roberto Castelli, attuale ministro della Giustizia ed esimio esponente di quella Lega che detesta i giudici, si rivolge ai giudici per ottenere giustizia contro Franca Rame, attrice, rea di avergli dato del pirla e pure del genio, due epiteti che il querelante ritiene sommamente ingiuriosi: sia pirla che genio. Come si dice, questi i fatti, riportati con solennità leguleia nell'atto di citazione firmato dallo studio Martinez, di cui fa parte anche l'avvocato dal lusinghiero nome di Novebaci. "Nella mattina del 14 settembre 2002, a margine di una manifestazione svoltasi di fronte al carcere romano di Regina Coeli...". C'era, secondo le agenzie, una gran folla di giovani, arrivati da piazza San Giovanni dove un milione di persone manifestava allegramente per la democrazia, e c'erano Dario Fo e Franca Rame, che da anni si occupano delle pessime condizioni dei detenuti.

La signora, riporta l'atto di citazione in corsivo, tra gli applausi dice: "Quel pirla del ministro Castelli si spaventa delle manifestazioni davanti alle carceri. Dovrebbe informarsi: le manifestazioni in appoggio allo sciopero della fame dei detenuti avvengono da decenni. Si informi... Le condizioni delle carceri sono tragiche e non sono affatto quelle descritte dal genio di Castelli...". I puntini della querela omettono misteriosamente il seguito delle agenzie, con la Rame che ricorda come in altra circostanza il querelante aveva paragonato il carcere a un "hotel a cinque stelle". Dichiarazione che da parte di un ministro della Giustizia, Rame o non Rame, appare davvero genialmente pirlesca. O pirlescamente geniale. Perché l'ingegnere - esperto in controllo dei rumori, diventato, curiosamente, Guardasigilli - se l'è tanto presa contro un termine che dalle nostre parti viene persino considerato affettuoso, birichino, troppo leggiadro per essere offensivo? El me pirla, el me pirlùn, dicono le lombarde innamorate al loro lui, incantato dal complimento. E anche la parola genio non può essere considerata normalmente denigratoria, a meno che sull'argomento uno abbia una gran coda di paglia. O che la sola idea di dire, "quel genio di Castelli" venga di per sé considerato un controsenso.

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Gli avvocati che chiedono alla querelata in sede civile una somma di 100 mila euro, deliziano il tribunale con una colta esegesi della parola pirla, per dimostrare quanto il loro assistito non la meriti. Prima di tutto, è offensivo che verso un ministro sia pure padano e leghista (però di Cisano Bergamasco, non milanese) sia stata usata una parola la cui origine appartiene al dialetto meneghino, "linguaggio storicamente utilizzato dalla popolazione meno colta dell'area milanese, in contrapposizione alla lingua dotta parlata dalla nobiltà e dal clero". E forse da Castelli. Inoltre, pirla deve essere fatto risalire al latino pilus "che letteralmente significa pestello ma che veniva regolarmente adottato per indicare il membro maschile". E dare del membro maschile a qualcuno "assume abitualmente il significato di attribuzione di scarsissime qualità intellettuali, accompagnate dall'assenza di presenza di spirito e di avvedutezza". Esatto! Sullo Zingarelli, spiegano gli avvocati, c'è anche un termine dialettale siciliano, minchione, che sarebbe certamente stato più offensivo, se la Rame l'avesse usato per un padano. Ma sia pirla che minchione "complice anche la maggior facilità di spostamento della popolazione sul territorio, hanno ormai travalicato i confini regionali...". In barba alla devolution.

La diffamazione da parte della Rame (querelata pure dalla Fallaci per averla accusata di spargere terrore con le sue sanguinolente lenzuolate) viene ampliata da alcuni fatti: l'essere per esempio nata a Parabiago, dove certamente si dà del pirla spesso, il che fa presumere che ne conosca il significato; l'aver debuttato al Teatro Olimpia di Milano "con l'opera dall'inequivocabile titolo 'Ghe pensi mi', a testimonianza della propria conoscenza del dialetto meneghino"; l'aver utilizzato "non senza malizia espositiva, l'eufemismo 'quel genio di Castelli' per metterlo alla berlina": la parola pirla "non potrà mai assurgere a rango di espressione di una critica politica", né può avere "alcuna valenza satirica: la signora è un'attrice e non una giornalista e non può quindi esercitare alcun valido diritto di cronaca". Cioè, se un giornalista desse del pirla al ministro eserciterebbe un diritto di cronaca?

In ogni caso, continuano gli avvocati, dare del pirla "non è una notizia in quanto tale". Soprattutto in certi casi. A testimonianza dei danni subiti dal ministro-ingegnere "si produce" tre note di agenzia, e neppure un ritaglio di giornale. Il querelante è offeso anche perché parlando alla agenzie la signora ha voluto diffondere "la propria volontà dileggiatrice verso tutti coloro che possono essere raggiunti dal potente sistema dei mass-media". Noi finora non ne eravamo stati raggiunti, non avendo letto da nessuna parte la dileggiante notizia. Da oggi, saranno in tanti ad esserne informati.

(13 novembre 2002)

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NESSUNA PREOCCUPAZIONE PER MARCO TRAVAGLIO!!!

Tutti tranquilli... il processo per diffamazione del Presidente del Senato Schifani, contro Marco Travaglio, non si farà MAI. Anche Dell'Utri a suo tempo ci denunciò chiedendo 1 milioni di danni, per una battuta che lo riguardava, nella commedia "L'ANOMALO BICEFALO" - ecco la frase INCRIMINATA:  "COLLEZIONA LIBRI ANTICHI, QUANDO SONO SPORCHI LI RICICLA:".
A CERTE ACCUSE I POLITICI MINACCIANO (PER FARE BELLA FIGURA...)FUOCO E FIAMME... MA POI... TUTTO TACE.
IN CHE MODO POSSONO CONTESTARE AVVENIMENTI DOCUMENTATI SU CHILOMETRI DI CARTA?
LA VERITA', BRILLA!
Un abbraccio a Travaglio e a tutti voi.
franca


RAME: SOLO DI PIETRO DICE CHE BERLUSCONI E’ SEMPRE CAIMANO…

(Apcom) - "Ho seguito con attenzione il dibattito alla Camera sulla fiducia al governo e l’intervento che più ho apprezzato è stato senza dubbio quello di Antonio Di Pietro, che ho appena chiamato per complimentarmi con lui". E’ quanto afferma Franca Rame eletta al Senato nella scorsa legislatura con l’Italia dei Valori.

"Il ritorno al governo di Silvio Berlusconi - aggiunge la Rame - è una vera iattura per il nostro Paese, come già lo è stato in passato e Di Pietro mi è sembrato l’unico davvero intenzionato a fare opposizione nei confronti di chi è riuscito ad imporre come una cosa normale che il Presidente del Consiglio sia proprietario di tre reti televisive, sia in continuo conflitto con la magistratura ed abbia prodotto una serie impressionante di leggi ad personam". "Il Berlusconi dialogante e sorridente - conclude l’ex senatrice dell’Idv - è solo una maschera dietro alla quale c’è sempre il caimano e non tutti sembrano essersene accorti".


Dichiarazione di voto di Antonio Di Pietro

Antonio Di Pietro: Vorrei dirle con il sorriso sulle labbra, signor Presidente del Consiglio, che mai avrei immaginato, di trovarmi per la seconda volta a dare un giudizio sul suo Governo. La prima volta mi è capitato quando mi ha offerto di fare il Ministro dell'interno e non ho abboccato. Poi se l'è scordato, perché lei è abituato a dimenticare, quando le cose non le fanno piacere
(Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Una voce dai banchi del gruppo Italia dei Valori: «Lasciate parlare!»).

Gianfranco Fini: Prego di non interrompere. Lasciate esprimere all'onorevole Di Pietro la sua opinione.
Antonio Di Pietro: Quindi, signor Presidente del Consiglio, lasci che anche oggi - con il sorriso sulle labbra, ma sempre a testa alta - le diciamo: «noi no, noi dell'Italia dei Valori non abbocchiamo!» Noi dell'Italia dei Valori non intendiamo cadere nella tela del ragno che lei, ancora una volta, sta tentando di costruire con pacche sulle spalle, come ha detto lei: «volemose bene, va' che ce la famo». Lo dica agli altri, non lo dica a noi dell'Italia dei Valori! Infatti, noi dell'Italia dei Valori abbiamo memoria e soprattutto non intendiamo perdere la memoria. Noi conosciamo la sua storia personale e politica e conosciamo bene anche la sua storia...
(Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Gianfranco Fini: Onorevole Di Pietro, la prego di proseguire e prego ancora i colleghi di non interrompere gli oratori.
Antonio Di Pietro: E soprattutto conosciamo bene la sua storia personale e giudiziaria e quella dei tanti...
(Vivi Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Antonio Di Pietro: Signor Presidente della Camera, darmi la possibilità di parlare è un suo compito.
Gianfranco Fini: Onorevole Di Pietro, lei non è nuovo di quest'Aula e sa che è abbastanza naturale che ci sia, nei limiti...
Antonio Di Pietro: Solo quando riguarda me, però.
Gianfranco Fini: Ovviamente dipende unicamente da ciò che si dice
(Applausi dei deputati dei gruppo Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...
Gianfranco Fini: .. fermo restando che ho già invitato la parte destra dell'emiciclo a non interromperla. Prego, onorevole Di Pietro, continui.
Antonio Di Pietro: Ha ragione signor Presidente della Camera, dipende da quello che si dice: non bisogna disturbare il manovratore! (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico) Ma noi dell'Italia dei Valori conosciamo la storia anche dei suoi tanti dipendenti e sodali che si è portato in Parlamento con sé a titolo di ringraziamento per i favori e le omertà di cui si sono resi complici. Noi dell'Italia dei Valori conosciamo bene le sue bugie e la sua capacità di distorcere la verità dei fatti.
Antonio Di Pietro: Soprattutto conosciamo bene la tela sul controllo dell'informazione e sul sistema di disinformazione che ha messo in piedi (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico). Soprattutto conosciamo la disinformazione che ha posto e ha fatto porre in essere per far credere che la colpa dei mali dell'Italia non sarebbe di chi li ha commessi ma di chi li ha scoperti. Lei ha mentito a ripetizione nel corso della sua carriera politica e da ultimo ha fatto credere agli italiani di aver lasciato l'ultima volta il Governo con i conti in ordine, mentre invece ha truccato le carte fin quando l'Unione europea non l'ha scoperto e sanzionato, e quel povero Prodi si è dovuto far carico di far quadrare i conti e ne ha pagato le conseguenze (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della libertà). Lei, signor Presidente del Consiglio, spesso - ed ancora ieri - ha detto di ringraziare e apprezzare il lavoro dei giudici. Ma va! È un falso storico, signor Presidente: lei odia i giudici indipendenti che fanno il loro dovere, a lei quei giudici fanno orrore! Lei vuole solo una giustizia forte con i deboli e debole con i forti! (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della libertà) Lei vuole solo una giustizia che fa comodo a lei, una giustizia a suo uso e consumo, e quando non le basta si fa le leggi apposta per fare in modo che la giustizia funzioni come dice lei. Lei è in conflitto di interesse con se stesso e nulla vuole fare per risolverlo. Così ancora oggi nessuno di noi può sapere, quando decide qualcosa, se lo fa per sé o per gli altri, e quali altri poi. Lei non ci ha detto ieri come intende risolvere il conflitto di interesse, anzi ce lo ha detto con il suo silenzio: non intende risolverlo. Lei ieri ha descritto un Paese di sogni e di balocchi, in un esercizio di equilibrismo per farci stare dentro tutti: nord e sud, poveri e ricchi, imprenditori, lavoratori e parti sociali deboli, pacifisti e guerrafondai, rigoristi e scialacquatori. Insomma, ha fatto solo un discorso furbo per cercare di imbavagliare l'opposizione. Ma noi non abbocchiamo. Lei dice di volere il dialogo...
Antonio Di Pietro: ... ma noi crediamo che lei voglia un dialogo ad una voce sola: la sua. E chi non la pensa come lei è solo un qualunquista, un forcaiolo, un populista; insomma un disturbatore da isolare e condannare. Lei dice di volere una giustizia che funzioni, lo ha ripetuto anche in questi giorni. Ma come può funzionare - di grazia - una giustizia con le leggi ad personam che si è fatto fare nella scorsa legislatura? Come può funzionare un libero mercato, che lei dice di volere, quando ci sono falsificatori di bilanci - che lei conosce molto bene, a lei molto vicini - che grazie alle leggi fatte fare da lei e dal suo Governo oggi possono stare ancora liberi in giro per l'Italia? Lei dice che vuole combattere l'evasione fiscale, ma intanto ogni giorno se ne inventa una, nel corso del processo che la riguarda a Milano, per ritardare i tempi della giustizia che la riguarda. Lei dice che vuole combattere la criminalità organizzata, ma la criminalità organizzata oggi si combatte prevedendo ferree leggi e decisi interventi sull'evasione fiscale, sul falso in bilancio, sulla contiguità esistente e persistente tra politica e mafia, sulla non candidabilità delle persone condannate. Se lo ricordi questo leitmotiv, perché lo sentirà per tutta la legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Sono tutte questioni chiave su cui lei si è ben guardato dal prendere posizione.Certo, lei ha più volte teso la mano all'opposizione, a quell'opposizione che pensa di ingraziarsi ammiccando un po' di più. Io non credo che il Partito Democratico, che è un partito che ha la sua storia, ha un suo passato, cadrà nel trabocchetto, né ci cadremo noi dell'Italia dei Valori. Noi crediamo che fare opposizione vuol dire innanzitutto riscrivere la verità rispetto alle disinformazioni che lei ha portato avanti in questi anni nel nostro Paese. L'opposizione ideale che vuole lei è quella di un'opposizione morbida che non denuncia, non alza i toni, non fa battaglie anche dure per il rispetto delle regole democratiche, insomma un'opposizione di Governo. Noi questa opposizione non la faremo, né crediamo che la faranno gli amici del Partito Democratico, perché una cosa è ascoltarla, un'altra è venirle appresso. Insomma, sappia signor Presidente del Consiglio che da oggi esiste ed esisterà un'opposizione forte, decisa e senza compromessi, fatta di critiche, ma anche di proposte costruttive, che è quella dell'Italia dei Valori.
Antonio Di Pietro: Un'opposizione che avrà anche il coraggio e il dovere, allorché lei dovesse fare un provvedimento negli interessi dei cittadini, di votarlo, ma mai di scambiare la sua politica come una politica nell'interesse della collettività. Noi crediamo che lei abbia fatto e si sia messo a fare politica per i suoi interessi personali e giudiziari (Proteste dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Una voce dai banchi del gruppo Popolo della Libertà: «Vergogna!»); è questa la verità che non ci toglie nessuno. Noi non le diamo la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo del Partito Democratico - Commenti di deputati del Popolo della Libertà)!
Postato da Antonio Di Pietro
 
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