Fo sente aria di fascismo "Allora al rogo pure Dante"

"Atto vergognoso, si vieta di scherzare sui diktat del Pontefice" 

"Di questo passo torniamo a Federico II: nel ‘200 fece una legge per dare facoltà di bastonare chi insultava le autorità" 

ANNA BANDETTINI 

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ROMA - «Di questo passo condanniamo anche Dante. Anche il sommo poeta, in fondo, aveva mandato un papa all´inferno. Bonifacio VIII, lo ricordate? L´aveva messo in un foro in mezzo a un grande fuoco. E che dire di Jacopone condannato e messo in una galera così tremenda da uscirne a pezzi per aver scritto "Ai, Bonifax kai jocato assai lo munno, ai Bonifax ke come putta hai trajto la ecclesia", per aver detto cioè che papa Bonifacio aveva sfottuto assai il mondo... I tempi non sono poi così cambiati».

Anche vista dal pulpito del Nobel, con lo sguardo della storia e della cultura, la faccenda non cambia. È un Dario Fo arrabbiato e scuro quello che commenta la notizia del procedimento giudiziario contro Sabina Guzzanti. Ripete: «È una vergogna. Peggio: è fascismo».

Che c´entra il fascismo?

«L´accusa è di vilipendio al Papa, per una norma che ci riporta indietro ai Patti Lateranensi. Leggi fasciste, appunto. È un nuovo passo indietro. Di questo passo torneremo alla legge di Federico II di Svevia del 1225 contro i "jugulares obloquentes", contro i giullari triviali sparlatori. La legge di Federico incitava i cittadini a bastonare i giullari che si permettevano di insultare le autorità costituite, anche procurando loro la morte. In fin dei conti, procedimenti come questo contro la Guzzanti non fanno che considerare l´ironia e la risata come cose degeneri, indegne».

Ma la Guzzanti, quel pomeriggio, non aveva esagerato? Non era uno spettacolo: era il caso di lasciarsi andare a quella pesante ironia?

«Bisogna mettersi d´accordo se la satira, che esiste da duemila anni, sia una forma d´arte o è qualcosa di deteriore. Se vale quest´ultimo giudizio, allora dobbiamo prendere tutti i testi di Aristofane e bruciarli. Per non parlare dei satirici del ‘500, dei teatranti della Commedia dell´Arte, i quali consideravano la satira un valore di libertà. Ma poi, la battuta sul Papa all´inferno della Guzzanti era legata un modo per scherzare sul fatto che il Papa proprio in quei giorni, come faceva da mesi, era tornato a proibire aborto, unioni di fatto.... Leggi di un altro Stato su cui non ha nessuna facoltà ad intervenire».

Non lo manderà anche lei all´inferno.

«No, ma le sue restano intrusioni nel nostro paese. L´ultima addirittura per dirci che ci vogliono più politici cattolici. Ma che ci viene a dare il regolamento?».

Ritiene che anche questo sia un segno dei tempi?

«Sono stato di recente a Saragozza e in uno spettacolo ho raccontato del nostro paese: la gente rideva ma non ci credeva. Siamo come negli anni Sessanta quando a Franca e me ci censuravano perché ricordavamo i morti sul lavoro e la mafia in Sicilia. Oggi, come si vede, anche per molto meno». 

 

 


UNA DONNA SOLA - da "TUTTA CASA, LETTO E CHIESA" 1977

QUESTO MONOLOGO E' UN PO' LUNGO... MA MOLTO BELLO! BUON DIVERTIMENTO!!!

Personaggi: Una donna, Il cognato.

Elementi scenografici: due porte disposte ai lati del palcoscenico, un’altra porta sul fondo a sinistra. La porta di destra è l’entrata dell’appartamento, quella di sinistra dà nella camera da letto, quella sul fondo in cucina. In proscenio un lungo tavolo, sul quale stanno un telefono, una radio, un ferro da stiro, una bacinella, una spazzola. Davanti al tavolo uno sgabello. Ancora: un mobiletto qualsiasi con sopra un vassoio contenente cerotti, bende, alcool e una pomata. Appeso a una parete un fucile da caccia grossa. Una sedia. Questa scena rappresenta il tinello di una casa di piccola-media borghesia. La radio accesa a tutto volume trasmette musica Rock; la luce sale lentamente. Ballando freneticamente entra in scena una donna, che regge una cesta colma di indumenti da stirare. Indossa una vestaglietta scollata, piuttosto pretenziosa. Ballando si avvicina al tavolo, posa la cesta, prende una giacca da uomo e sempre ballando si dirige a un’immaginaria finestra in centro proscenio. Scuote la giacca per toglierne la polvere, solleva lo sguardo e si blocca, piacevolmente sorpresa nello scoprire la presenza di qualcuno nel palazzo di fronte.

DONNA (ad alta voce per richiamare l’attenzione) Signora... Signora! Buongiorno!... Ma da quando è venuta ad abitare di fronte a casa mia?... Non mi sono neanche accorta del trasloco... credevo che fosse proprio disabitato. Sono contenta... (Quasi urlando) Dicevo che sono contenta... Non mi sente? Ah sì, ha ragione... la radio... la spengo subito... (Esegue) Mi scusi tanto, ma quando sono in casa sola, se non ho la radio bella sparata mi viene voglia di impiccarmi. In questa stanza (si dirige alla porta di sinistra) ho sempre in funzione il giradischi... (Apre la porta, si sente una musica) Sente? (Richiude) In cucina il mangianastri... (Idem alla porta di cucina) Risente? (Richiude la porta) Così in qualsiasi stanza vado, ho la compagnia. (Si avvicina al tavolo e inizia a lavorare: spazzola la giacca da uomo, attacca bottoni, ecc.) No... in camera da letto no, ci mancherebbe altro! No, lì ho il televisore... sempre in funzione... a tutto volume! Ora stanno trasmettendo una messa. Cantata!... In polacco. Che lingua! Da papi! Non si capisce niente... Sì, mi piacciono anche i non ballabili... purché sia musica... il rumore... mi tiene compagnia. E lei come fa a tenersi compagnia? Ah, ha un figlio! Che fortunata!... Che stupida, anch’io ho un figlio... anzi, ne ho due. Scusi, me ne ero dimenticato uno, per l’emozione di parlare con lei... No, non mi tengono compagnia. La più grande è grande, sa, gli amici, le amichette... Il maschietto invece è sempre con me, ma neanche lui mi tiene compagnia... Eh, dorme! Dorme sempre! Fa la cacca, mangia e russa!.. . Ma io non mi lamento, io sto bene in casa mia... non mi manca niente... mio marito mi tiene come una rosa nella serra!... Ho tutto! Ho... dio, quante cose ho... Ho il frigorifero!... Sì, lo so che il frigorifero ce l’hanno tutti, (dandosi molta importanza) ma il mio fa il ghiaccio a palline!! Ho la lavabiancheria, 24 cicli! Lava e asciuga... Ma come asciuga!... Certe volte devo ribagnare tutto, per poter stirare... è tutto secco! Ho le pentole a pressione... il frullatore “Girmiii”, la musica in tutte le stanze, cosa devo volere di più dalla vita io... Dopotutto, sono solo una donna... Sì, ce l’avevo, a ore, poi è scappata; poi ne è venuta un’altra, è scappata anche quella. Scappano tutte le donne a casa mia... Come?... No, non per me... (imbarazzata) per mio cognato... Eh... le toccava! Le toccava tutte! Proprio lì... È ammalato... Morboso? Non so se sia morboso, so solo che pretendeva certe cose da queste ragazze... e loro giustamente si ribellavano. Vorrei vedere lei, cara signora, che è lì che fa i mestieri e tràchete!, le si infila una mano sotto... che strizza... e vedesse che mano che ha mio cognato! Meno male che ne ha una sola!... Ma no, cosa ha capito? Un incidente, un incidente di macchina... pensi, così giovane, trent’anni, si è tutto rotto! È ingessato dalla testa ai piedi; l’hanno ingessato seduto per farlo stare più comodo... è stata una gentilezza del primario... Gli hanno lasciato solo un buchino per respirare e mangiare. Parlare non se ne parla, biascica solo qualcosa... non si capisce niente. Gli occhi sono rimasti sani, qumdi non glieli hanno ingessati... glieli hanno lasciati fuori... poi gli hanno lasciato fuori anche la mano tocacciona... che anche quella è rimasta sana... ed è rimasto sano anche... (Si blocca imbarazzata) Non so come dire... ci conosciamo da così poco tempo, non vorrei che pensasse male di me... Insomma... è rimasto sano... lì. Com’è sano lì, signora! Anche troppo!! Ha sempre voglia di... lei mi capisce... Sì, per quello si distrae. Legge, legge moltissimo... s’informa... Fumetti porno! Ha la stanza piena di riviste schifose, con su tutte le donne nude... in certe posizioni! Scomode! Per me, quelle povere ragazze dopo le foto le ingessano come mio cognato... Con su dei pezzi di carne anatomica, ingrandita, a colori... pare un dépliant di macelleria! Che a me quando me ne capita una in mano, poi, a mezzogiorno, non riesco a cucinare la bistecca... mi viene da vomitare... E così, da quando tutte le donne se ne sono andate, mi occupo io di mio cognato, sa, io lo faccio per mio marito... è suo fratello dopotutto... Ma che dice! (Risentita) A me mi rispetta eccome! Ci mancherebbe altro! A me, prima di allungare la mano, me lo chiede, me lo chiede sempre! (Squilla il telefono) Oh, dev’essere mio marito... mi chiama sempre a quest’ora. Scusi un attimo... (Risponde al telefono) Pronto?... Come? Sì... ma come... Vaffanculo, stronzo! (Posa la cornetta conforza. È furiosa. Guarda la dirimpettaia e le fa un sorriso, quasi per chiederle scusa) Scusi la parolaccia... ma quando ci vuole ci vuole! (Riprende a lavorare nervosamente) No, no, non era mio marito, ci mancherebbe altro!... (Fuori dalla grazia di dio) Non so chi sia! È un porcone telefonico! Mi telefona una, due, tre... mila volte al giorno... mi dice delle zozzerie... ma di quelle parole... che non esistono nemmeno sul vocabolario... le ho cercate sullo Zingarelli... non ci sono! Dev’essere un oriundo... Ammalato? Senta, ne ho già uno di ammalato in casa... Non sono l’infermiera di tutti gli sporcaccioni d’Italia, io! (Squilla di nuovo il telefono) Questo è ancora lui! Stia a vedere cosa faccio adesso... Non lo lascio neanche parlare. (Solleva la cornetta) Pronto porco! Ti avverto che il mio telefono è controllato dalla polizia e se... (Cambiando completamente tono) Ciao... (Rivolta alla dirimpettaia, tappando con la mano la cornetta) È mio marito! (Parla al telefono. È molto impacciata) No, non ce l’avevo con te, caro... credevo fosse... insomma c’è un signore che telefona sempre... chiede di te!... Dice delle parolacce tremende... È arrabbiato con te... dice che tu gli devi dei soldi... Così, io, per spaventarlo, gli ho detto “polizia”! (Cambia completamente tono: meravigliata, sempre più meravigliata) Sì, sono in casa... Aldo, ti giuro che sono in casa! Ma scusa, che numero di telefono hai fatto?... E se ti rispondo dove vuoi che sia!... Non sono uscita! Come faccio a uscire se mi chiudi in casa a chiave?! (Rivolta alla dirimpettaia) Signora guardi che mio marito... (Al telefono) Pronto... No, non sto parlando con nessuno... Sì, ho detto signora... ma ogni tanto tra me e me mi chiamo signora... No, in casa non c’è nessuno... Sì, c’è tuo fratello, ma non è qui... Sì, il bambino dorme... Sì, gli ho dato da mangiare... Sì, gli ho fatto fare la pipì... (Seccata) Sì, anche a tuo fratello! (Cerca di controllarsi) Ma chi si arrabbia... dicevo di stare tranquillo che in casa tutti hanno fatto pipì!... Ciao, sì... no, no, sono felice... sono felice, Aldo, sono molto felice. (Sempre più nervosa) Ero qui che stiravo e ridevo... Sì Aldo, sono felice... (Gridando) Sono feliceeee! (Attacca il ricevitore. Lancia un urlo di rabbia contro il telefono. Guarda la dirimpettaia per un attimo, seria e tesa, poi le fa un gran sorriso silenzioso. Ha ripreso il controllo dei suoi nervi) Ha visto? Gli ho dovuto dire una bugia... Eh no, non lo sa del porcone telefonico... se glielo dico va a finire che se la prende con me!... Lo so che io non ho colpa, ma lui dice che se loro insistono è perché sentono che io mi turbo, si eccitano di più e insistono col masturbo! E va a finire che mi fa togliere anche il telefono... Già mi tiene chiusa in casa... Prigioniera! La mattina quando esce mi chiude... Per la spesa? La fa lui... (Riprende a stirare) Beh, se succede qualcosa, lui telefona ogni tanto. Ma cosa vuole che succeda in casa mia... Siamo una famiglia tranquilla... (Di colpo smette di stirare. Punta lo sguardo più in alto. Cerca di coprirsi i seni: il sinistro con un bavaglino, il destro... col ferro da stiro – indicheremo il momento esatto in cui preme il ferro sul seno. Ad altissima voce) Ti vedo, sai! (Alla dirimpettaia) Scusi un attimo. (Al guardone) È inutile che ti nascondi, sai... vedo il binocolo che brilla nel sole! (Si mette il ferro sul seno e lo toglie subito lanciando un urlo. Alla dirimpettaia) Oddio, mi sono stirata un seno!! Là, lei non può vederlo... è la finestra sopra la sua... Pure il Guardone mi mancava oggi!... Vede, una povera donna non può starsene un po’ in deshabillé in casa sua a stirare... Per colpa di quello lì devo stirare con su il paltò! (Gridando rivolta al Guardone) Vero?... E il passamontagna!... E gli sci!... Che non so neanche sciare, cado e mi rompo tutta come mio cognato!... (Alla dirimpettaia) La polizia? No, non la chiamo. Sa cosa succede? Arrivano, stendono un bel verbale, vogliono sapere fino a che punto ero nuda o vestita in casa mia... se ho provocato il Guardone con danze erotiche... e per finire io, solo io, mi becco una bella denuncia per atti osceni in luogo privato, ma esposto al pubblico! No, no, me la cavo da me. (Stacca dalla parete ilfucile da caccia grossa e lo punta alla volta del Guardone’ gridando) Ti ammazzo porco! (Delusa) t scappato! (Rivolta allafinestra del Guardone) Basta vedere un fucìle che scappa! Vigliacco! Vieni fuori, orbo di un binocolaio!... (Posa ilfucile sul tavolo. Alla dirimpettaia) L’ho fatta ridere? Sono matta? (Riprende a stirare) Meglio essere matta, piuttosto che fare come facevo prima... ogni due mesi mi ingoiavo un tubetto di Veronal... tutte le pastiglie rotonde che trovavo nel bagno le mandavo giù... persino il vermifugo dei bambini... per la disperazione! O tagliarmi le vene come ho fatto tre mesi fa!... Sì, le vene... guardi qua... ci ho ancora le cicatrici... vede? (Le mostra i polsi) No signora, mi dispiace, ma ’sta storia delle vene non gliela posso raccontare. È riservata e intima. Non mi sento proprio,... ci conosciamo da poco tempo... (Cambia completamente tono) Gliela racconto?... No, no... ho avuto un conato di confidenza col suo palazzo! Forse mi fa bene... può darsi che mi sfogo. È una storia triste! Dunque... è stato per via di un ragazzo... quindici anni più giovane di me... che oltre tutto dimostrava ancora meno della sua età... timido, impacciato... dolce... delicato... roba che farci l’amore insieme sarebbe stato come fare... un incesto! Un incesto!! L’ho fatto!... Come cosa ho fatto? Ho fatto l’incesto. Ho fatto l’amore col ragazzo! E sa la cosa più terribile? Non me ne vergognavo... anzi, ero felice! Cantavo dalla mattina alla sera... La sera no, la sera piangevo: “Sei una depravata”, mi dicevo. (Si sente strombettare fuori scena) Scusi, un attimo... questo è mio cognato che mi chiama con la trombetta... un momento, torno immediatamente. (Affacciandosi alla porta di sinistra) Che c’è, caro? Stai tranquillo un attimo... sto parlando con una signora... (Squilla il telefono. Richiude la porta e corre a rispondere alla chiamata telefonica) Pronto... che c’è Aldo... perché mi chiami così subito?... Se viene chi? Quello dei soldi?... (Quasi tra sè) E chi è quello dei soldi?!... Ah, quello che telefona sempre... Beh, che devo fare... tanto sono chiusa dentro, mica posso farlo passare dalla serratura... Ah, devo far finta di non essere in casa... spegnere la radio, il giradischi, il televisore... d’accordo, come vuoi tu, agli ordini capo! Anzi, per te faccio di più! Sai che faccio? Vado in gabinetto, mi tuffo nella tazza e tiro la catena!... E s’incazza pure! Ma va’ a morì ammazzato! (Abbassa la cornetta. È furiosa) Ha detto che quando torna mi riempie la faccia di schiaffi! A me? Mio marito a me?... Me ne dà!! (Riprende a lavorare) Ma dice che lo fa perché mi ama, che mi adora! Che io sono rimasta una bambina, che lui mi deve proteggere... e per proteggermi meglio il primo che mi frega è lui! Mi tiene chiusa in casa come una gallina scema, mi prende a sberle... e poi subito vuol fare l’amore!... Sì, l’amore! E non gliene frega niente se a me non va, se non ne ho voglia! Sempre pronta devo essere io, sempre pronta! Come il Nescafè! Lavata, profumata, depilata, calda, snodata, vogliosa, ma: zitta! Basta che respiri! E faccia un gridolino ogni tanto, per fargli credere che ci sto. E invece io con mio marito non ci sto! Insomma non sento niente... io... non riesco ad arrivare... (È molto imbarazzata, non trova la parola giusta. La vicina gliela suggerisce) Ecco, sì... quella parola lì... Che parola! Che parola!! Non la dico mai! Orgasmo! Mi pare come il nome di una bestiaccia schifosa... un incrocio fra un mandrillo e un orango. Mi pare di leggerlo a grandi titoli sui giornali: “Orgasmo adulto fuggito dal circo americano!”, “Suora aggredita allo zoo da un orgasmo impazzito”. Quando poi dicono: “Ha raggiunto l’orgasmo”, mi pare di vedere un povero tapino che dopo una gran corsa riesce a prendere il tram al volo... (Ride) Ah, fa lo stesso effetto anche a lei?... O R GA SMO!! Che parolaaa!! Con tanti nomi che ci sono... non potevano chiamarlo ad esempio “sedia”?... Sì, sedia... così uno dice: “Ho raggiunto la sedia”, primo, non si fa capire che ha fatto le brutte cose... secondo, se è stanco si riposa! (Ride divertita) Dove ero rimasta?... Ah, sì, mi scusi, ma questo fatto dell’orgasmo mi ha fatto perdere il filo. Con mio marito, non sento niente! Niente! Guardi come faccio l’amore con mio marito... così. (È seduta sullo sgabello e restando seduta si stende rigida mettendosi sull’attenti, come un soldato) E quando ha finito dico: “Riposo!”... No, non ad alta voce, se no me le dà... Di dentro... io parlo sempre di dentro. “Riposo!” e dormo rilassata. Non so perché con mio marito non sento niente. Forse perché mi sento come... bloccata... mi pare di essere come... (Non riesce a trovare la giusta definizione. La dirimpettaia gliela suggerisce. Cambiando completamente tono) Sì! Ma perché lei ha aspettato tanti anni a venire a stare di fronte a casa mia! Ma sa il tempo che ci penso... che è anche una parola facile: “ADOPERATA”! Sì, adoperata, come il rasoio elettrico, il fòn per i capelli... Sarà anche che io non ho avuto molte esperienze di sesso... ne ho avute due... questa del marito che non conta, e un’altra che ero ancora una ragazzina... Dieci anni io... lui dodici. Un imbranato! Speriamo sia migliorato crescendo... Noi non sapevamo niente di quelle cose lì... sapevamo solo che i bambini nascono dalla pancia... No, non ho sentito niente... proprio niente! Solo un gran male qui. (Accenna all’ombelico)... Sì, qui... l’ombelico... e sì, perché noi si credeva che fosse quello, il posto dell’amore... e allora lui col suo coso... spingeva, spingeva... Ho avuto l’ombelico infiammato non so per quanti giorni. (Ride) Mia mamma credeva mi fosse tornata la varicella! A mio marito, questo fatto dell’ombelico non glielo ho confidato... E no, perché magari dopo dieci anni fai una lite: “Taci tu! E quella volta dell’ombelico allora! Puttana!” No, no, zitta sono stata. L’ho detto al prete... Mi sono confessata... m’ha detto di non farlo più. Dopo, sono cresciuta... No, non ho più avuto esperienze di sesso... E no, quella lì dell’ombelico non mi era piaciuta. Sono diventata grande, mi sono fidanzata, le mie amiche mi hanno spiegato... Il giorno del matrimonio in chiesa ero così emozionata!... Cantavo a squarciagola... No, non con la voce... di dentro... io faccio tutto di dentro... Cantavo dentro di me: “arriva l’amore, oho ohoo... arriva l’amore...” (Cambia completamente tono: delusa) Invece è arrivato mio marito! Come sono rimasta male la prima notte, signora... “Ma come: è tutto qui?” mi chiedevo... Come sono rimasta male la prima notte! Anche alla centesima!... Informarmi? E da chi? Allora ho incominciato a leggere i giornali delle donne e ho scoperto una cosa! (Dandosi molta importanza) Ho scoperto... che noi donne abbiamo i punti erogeni... che sarebbero quei punti di maggiore sensibilità al tatto del maschio... (Delusa) Ah, lo sa già... Ne sa di cose lei, eh? Ma quanti punti erogeni abbiamo! Su quel giornale c’era il disegno di una donna nuda, tutta divisa in quarti... sa, come quei cartelloni che si vedono nelle macellerie con su la vacca tutta divisa in regioni, come la carta d’Italia. E ogni punto erogeno era pitturato con colori tremendi, a seconda della sensibilità più forte o meno forte. Per esempio, la lombata, rosso fuoco! Poi la parte qui, dietro il collo, quella che i salumieri chiamano “la coppa”, violetto; il filetto della schiena... (cambia tono) ha visto come è aumentato il filetto!... Ah sì, scusi... (riprende il tono descrittivo) il filetto, arancione! Poi lo scamone... Lo scamone è una roba!! Il non plus ultra! Speciale! Quasi come farsi toccare il biancostato e la polpa di roast beaf, che poi sarebbe il muscolo sartorio o anche traverso, come dire interno della coscia o cosciotto! Con mio marito né lombata né filetto né polpa... niente! Non sentivo niente! Ma mi ero rassegnata, perché credevo che per tutte le donne fosse così... finché non ho conosciuto il ragazzo. È andata così: la mia più grande, era grande e io avevo meno da fare, allora ho detto al marito: “senti, sono stanca di fare la casalinga, vorrei fare qualche cosa d’intellettuale, imparare una lingua, l’inglese per esempio, che se andiamo in Inghilterra, lì lo parlano da matti! Lui mi fa: “Brava!” E mi porta a casa un giovane universitario sui ventisei anni che parlava l’inglese benissimo. Passano una ventina di giorni e mi accorgo che il ragazzo dell’inglese si è innamorato pazzamente di me!... Come me ne sono accorta? Se per caso gli sfioravo, nel dire un verbo, una mano, lui tremava tutto... s’intartagliava in inglese che non si capiva niente! Io non ero abituata a quei sentimenti dell’anima, ma solo alle palpate del cognato, al porcone telefonico, alle adoperate di mio marito... sentirmi tutte quelle ondate d’amore... vam, vam... che mi venivano nello stomaco... vam, vam! Una gastrite nervosa! Allora mi sono detta: “stai scivolando verso il peccato!” Basta, ho chiuso con l’inglese! Lui, il ragazzo, l’ha presa male... Tutte le mattine scendevo a fare la spesa e lui era lì, sotto il portone, che mi aspettava. Pallido, triste... con su un impermeabile bianco... bello! Com’era bello! Sembrava Yul Brinner giovane! Mi guardava con quel suo occhio blu... No, no, signora, ne ha due di occhi... È un mio modo di dire, l’occhio blu... E io gli dicevo (parlando a mezza bocca): Vai via... non sono la donna adatta a te... Vai via... potrei essere quasi tua madre! Fatti una ragazza della tua età... (Gridando) Va’ via! (Cambia tono) Si prendeva certi spaventi! Poi un giorno me ne ha fatta una indimenticabile: scendo come tutti gli altri giorni a fare la spesa, e sotto al portone lui non c’è! Come sono rimasta male!! “Non fa nulla, – mi sono detta, – sì sarà rassegnato...” Vado nella nostra piazza, qua sotto, qualche cosa attira la mia attenzione: tutti i muri delle case erano coperti da scritte enormi, con la vernice rossa... c’era scritto: “Ti amo Maria!” Maria sono io... Anzi c’era scritto: “I LOVE YOU!” L’aveva scritto in inglese per non farsi capire! Sono scappata in casa. “Basta, devo dimenticare... devo dimenticare...” e per dimenticare ho incominciato a bere!... Fernet! Amaro! Come è amaro il Fernet! Ma perché lo fanno così amaro! Lo mandavo giù come una medicina... e me ne stavo qui, con tutte le mie amarezze, la radio che cantava, il telefono che squillava, il cognato che strombettava... (Si sente lo strombettio del cognato) Rieccolo! (Va verso la porta di sinistra) Cosa c’è? Stai buono, ora non posso... sto parlando con una mia amica. (Si sente uno strombettio inferocito cbe arriva a coprire le parole della donna) Villano! (Alla dirimpettaia) Sapesse le parolacce che mi dice con quella tromba lì! Un giorno o l’altro lo sbatto giù dalle scale, lui e la sua carrozzina... quattro piani... (Altra strombazzata furiosa. Anche la donna è furiosa) L’ultima tromba, deve essere la sua! Dov’ero rimasta? Ah sì... ero qui ubriaca... no, mica da cascar per terra... allegretta... suona il campanello. Chi era? La madre del ragazzo! Un imbarazzo!! Mi fa: “Signora, non mi giudichi male, ma sono disperata, mio figlio sta morendo d’amore per lei. Non mangia più, non dorme più, non beve più... Lo salvi!! Venga almeno a salutarlo”. Che dovevo fare? Sono una mamma anch’io! Vado. Entro in camera del ragazzo... era a letto... bianco come uno straccio, magro, triste:... senza impermeabile... Come mi vede scoppia a piangere... e anch’io scoppio a piangere... e anche la mamma di lui scoppia a piangere... Poi la mamma di lui se ne va. Restiamo soli. (È molto imbarazzata) Lui mi abbraccia... io lo abbraccio. Lui mi bacia... io... lo bacio. E poi... (Con un gesto della mano allude al ragazzo che tenta di toccarle un seno) “Fermo!” Si è preso uno spavento anche quella volta lì. “Ti devo parlare. Non mi vergogno a dirtelo, anch’io ti voglio bene, anzi ti amo. (Alzando sempre più il tono della voce) Ti amo, ti amo, ti amooo!” Come gridavo!!... Il Fernet!! (Sempre gridando) Ti amooo! (Cambiando tono) Tanto che poi mi hanno detto che tutto il palazzo s’è affacciato alle finestre: “Chi è che ama in questo palazzo?” “C’è qualcuno che ama al quarto piano?” “No, da noi non ama nessuno... forse amano al secondo...” Che figura!! Meno male che non mi conoscevano... (Rigrida) “Ti amo! Ma non posso fare l’amore con te: ho due figli, un marito, un cognato!” Lui allora salta giù dal letto, nudo... com’era nudo! Afferra un coltello che c’era lì, se lo punta alla gola e dice: “Se non vuoi fare l’amore con me... io mi uccido!” (Più che mai imbarazzata) Non sono un’assassina io! Sacrificare la vita di un giovane uomo per il mio bieco egoismo? Mai! Mi sono spogliata in otto secondi... e... ho fatto l’amore. (Cambiando tono. Dolcissima) Una cosa, signora... dolce... i baci... le carezze... Doveva esserci, signora! I baci... le parole che mi diceva... le carezze... Benedetto quel coltello! E così ho scoperto che l’amore, l’AMORE, non è quella cosa di mio marito... io sotto e lui sopra: TRAM TRAM TRAM, la macchina schiacciasassi! L’amore è una cosa dolce... ma dolce... Ci sono tornata il giorno dopo. Il giorno dopo ancora. Tutti i giorni dopi dei giorni dopi... Cosa ha capito signora? Era ammalato! E quando tornavo qui a casa ero come stordita... Ma come, perché? Arrivare alla mia età e scoprire che esiste al mondo una roba che credevo fosse solo nel cinema... Mio marito, a vedermi così allocchita, non si era messo in testa che bevessi? Mi ha chiuso a chiave il Fernet! Che pirla!! Poi gli è venuto il sospetto... m’ha fatto pedinare. Un giorno ero lì, in camera del ragazzo... in piedi, nuda... anche lui era lì, in piedi, nudo, che stavamo salutandoci: “Come stai? Bene e tu?” si spalanca la porta e entra mio marito vestito! Tanto che io non sapevo cosa dire e ho detto: “Ah, sei tu?” E, signora... non è mica una cosa di tutti i giorni essere lì, nuda, con un estraneo, nudo, ed il marito con su il paltò! L’avessi mai detto! “Sì, sono iooo! Villana!”... M’ha detto, villana... che non era la parola giusta. Poi si mette a gridare come un matto... voleva strozzare il ragazzo... contemporaneamente voleva strozzare anche me... ma mio marito ha due mani sole e per quanto stringesse, non ci riusciva... con tutto che io collaboravo... agevolavo... spingevo il mio collo contro quello del ragazzo e avevo anche smesso di respirare... tenevo la bocca chiusa. Morirò, per dio! Niente! Improvvisamente il naso mi respirava da solo... Ho il naso indipendente!! Arriva la madre, la sorella, la nonna... io lì nuda come un vermicione col mio naso indipendente. Scappo in bagno, mi chiudo dentro... prendo una lametta che c’era lì, e: zam zam, zim zan... mi taglio tutte le vene che ho! Le cercavo. Eccone un’altra: zam! Un’altra: zam! Ho fatto un tagliamento!! Ma quante vene abbiamo! Le tagliavo per il lungo... Per morire prima, signora!... Mio marito, però, mi voleva ammazzare lui, proprio di persona, ha buttato giù la porta a spallate... e quando mi ha visto lì con tutto quel sangue... rosso... che io ci ho un sangue rossissimo... mi fa: “Non ti ammazzo più. Ti porto all’ospedale”. M’ha fatto su in una bella coperta, per non sporcare la macchina... mi ha portata all’ospedale... e poi mi ha perdonata... è stato molto generoso. Però da quel giorno lì, mi tiene chiusa in casa... Certo, sequestro di persona... Lo so che è proibito dalla legge... La polizia? Ah, ma lei ci ha proprio la mania di chiamare la polizia. Ha qualche parente nell’Arma? Non posso chiamare la polizia... Vengono qui, salta fuori la storia del ragazzo... sicuramente si arriva alla separazione legale... sicuramente il marito mi porta via i figli e magari in cambio, sicuramente, mi lascia il cognato tocaccione! No, no, guardi... io... (Squilla il telefono. La donna solleva la cornetta) Pronto. (Con voce bassa, emozionata) Caro... perché mi telefoni? (Gridando alla dirimpettaia) È il ragazzo! (Riprende il tono “intimo”) Ti prego... non devi telefonare più!... Ma come faccio a vederti, se mi tiene chiusa a chiave... Vieni ad aprire tu! E con che cosa?... (Spaventata) Non farmi una cosa così... pronto, pronto... (Alla dirimpettaia) Ha attaccato! È pazzo, è pazzo! Dice che viene lui ad aprire... Con un chiodo storto!... Sì, lo so che non ce la farà ad aprire, ma che figura faccio se passa un inquilino e vede un estraneo a ravanare nella mia porta con un chiodo storto! (Si sente bussare alla porta) Eccolo... è già qui. (Va alla porta d’ingresso, spaventata) Vattene, sta arrivando mio marito... (Cambia tono) Chi è lei?... Soldi? Che soldi? (Alla dirimpettaia) Dio che guaio... è quello dei quattrini, il creditore. (Verso la porta) In casa non c’è nessuno... Sì, io ci sono, ma... sono la cameriera... Sì, ho detto mio marito, perché mio marito fa il cuoco... No, i signori non ci sono. Sono andati a fare una crociera... in automobile... Senta, io ho l’ordine di non aprire, di non parlare, di non accendere la radio né il giradischi... E poi, anche se volessi non potrei aprire, perché non ho la chiave... (A parte) Oddio che ho detto... (Al creditore) Non ho la chiave perché... mi chiudono... la mia padrona è convinta che rubi... e allora... No, non si preoccupi, non muoio di fame, ho qui la scorta di viveri... La polizia? Perché vuole chiamare la polizia? (Tra sè) È un parente di quella signora lì... (Indica la dirimpettaia, poi subito al creditore) Signore... signore... (Venendo alla finestra) Se n’è andato, è andato a chiamare la polizia... Io dico che è un bluff... l’ha fatto solo per spaventarmi... (Ribussano alla porta) Ribussano... chi sarà adesso signora? Il creditore, la polizia, il ragazzo pazzo? Io non rispondo a nessuno... (Ribussano con insistenza) Vuoi vedere che è proprio la polizia? (Si sente gridare a gran voce: Maria, Maria) Mio marito! (Va alla porta) Aldo... cosa bussi... va bene che il campanello è rotto, ma hai la chiave, e aprila ’sta porta!... Hai perso le chiavi?! Oh mamma! E adesso cosa mi capiterà? Mi toccherà morire di fame, sepolta viva, come l’abate Faria... io, il bambino, il manone... Che morte, che morte!! (Al marito) Guarda che è stato qui il tuo amico... sì, quello dei soldi. È andato a chiamare la polizia... No, non ha parlato con me, non sono cretina!... Ha parlato con la cameriera... Quale cameriera? Non abbiamo cameriera? Certo che ce l’hai la cameriera! Hai la cameriera, l’infermiera, la baby sitter, la donna a ore, tuttofare, tuttolavare, tuttopalpare a farsi fottere!... No, non sono né isterica né pazza... e sono contenta che arrivi la polizia, così la faremo finita... Sì, vattene... e non tornare mai più! (È furente. Cerca disperatamente una parolaccia da lanciare al marito) Presbite! (Si rende conto di quello che ha detto. Torna al tavolo avvilita. Alla dirimpettaia) Con tutte le parolacce che so, una volta che me ne serve una: “presbite!!” Che ci vede benissimo! Va’ che figura che ho fatto! Però gliene ho dette! (Si sente un vagito piuttosto disperato) Il bambino... (Spaventata) Signora, mi piange il bambino!! Mi spavento sì! Non si è mai svegliato da quando è nato! (Corre alla porta di sinistra uscendo di scena) Ma che ci fai tu qui nella mia camera... Brutto sporcaccione, mi hai svegliato il bambino per costringermi a venire qui... Ma che fai adesso... fermo, non tirarmi così! Lasciami andare. (Vagito). Buono, stai buono popo. (Trillo del campanello del telefono). Disgraziato! M’ha strappato la mia vestaglia del COIN. Vengo, accidenti... Poi con te faremo i conti quando arriva tuo fratello, vedrai... (Entra in scena; la vestaglia presenta uno strappo all’altezza della spalla) E quando torna più quello... (Risponde al telefono) Pronto... (Furente) Senta, adesso basta! Guardi che se non la smette di dirmi queste sporcaccionate io un giorno o l’altro perdo la testa... le metto... una bomba nel telefono! Le faccio saltare via tutte le gengive!! Sporcaccione... ma non si vergogna! Sono una mamma! Cosa direbbe se qualcuno dicesse le zozzerie che dice a me alla sua vecchia mamma, con i capelli bianchi, che fa l’uncinetto vicino al focolare... Ah tace! Tace lo zozzone... Ho trovato finalmente la parola giusta! La parola che fa battere il cuore all’italiano medio: MAMMA! (Pausa. Posa la cornetta) È orfano! (Lancia invettive contro l’apparecchio telefonico) Porco, sporcaccione, zozzone!! (Alla dirimpettaia) Signora, ha visto cosa m’ha fatto mio cognato, è arrivato a svegliarmi il bambino... (Chiamando) Signora... signora... (Il bambino riprende a piangere. Delusa, dopo aver sbirciato verso la finestra) Se n’è andata... (Alza lo sguardo) In compenso è tornato il Guardone! (Alza la voce verso la porta di sinistra) Buono popo... (imbraccia il fucile) che adesso la mamma ti fa vedere come si ammazza un Guardone... (Bussano alla porta d’ingresso. In direzione del Guardone, ad alta voce) Stai lì che ti ammazzo tra due minuti... (Posa il fucile e va alla porta) Chi è?... Per carità, vattene... sta per arrivare mio marito, la polizia e anche un creditore... (Si sente armeggiare nella serratura) Non toccare la mia serratura col tuo chiodo... tanto non riuscirai mai ad aprire... (Si sente il rumore di una serratura che scatta) Scatta? Oddio apre... No, non riuscirai ad entrare... ci metto la catena... (Esegue) Aiuto! (Corre al tavolo) Signora, signora... oh, meno male che si è riaffacciata... il ragazzo pazzo è riuscito ad aprire la porta... No, non può entrare perché ho messo la catenella... Sì, adesso glielo dico... (Va verso la porta. Si blocca di colpo alla vista della mano del ragazzo che entra in scena attraverso la fessura della porta). Vai subito via dalla mia casa con quella mano... (La mano fa cenno insistentemente di avvicinarsi). Cosa vuoi?... Stringermi la mano? Ma vuoi capire che sta per arrivare mio marito... (Il ragazzo insiste). Che insistente! Va bene, ma facciamo presto... (Gli dà la mano. Il ragazzo cerca di tirare la donna verso di sè). Ma cosa tiri... mica posso passare dalla fessura... (Il bambino strilla). Lasciami, c’è il bambino che piange... devo dargli la pappa, vattene adesso. (Libera la mano dalla stretta del ragazzo e va alla porta della cucina) Vattene e richiudi la porta col tuo chiodo storto, anzi, lascialo in portineria che mio marito ha perso la chiave... (Al bambino) Buono popo che adesso ti porto la pappa... (Entrando in cucina, vede che la mano del ragazzo è sempre in casa sua. Prende un grande cucchiaio di plastica) Vattene! Guarda che perdo la pazienza... Guarda che ti castigo... (Minacciosa) Guarda che ti do una coltellata con questo cucchiaio che ti taglio via tutte le dita... Non ci credi? (Si avvicina al ragazzo e sferra un gran colpo con il cucchiaio sulla mano. Urlo del ragazzo. La donna, spaventata, guarda il cucchiaio poi corre alla finestra) Signora, gli ho dato una coltellata con questo cucchiaio... Che devo fare, signora?... Brevettarlo? Ma che dice?!... Disinfettarlo? Giusto, ha ragione, bisogna disinfettarlo... Sì, ce l’ho, mio marito non mi lascia mancare niente... (Prende l’alcool che sta nel vassoio sopra al mobile e corre dal ragazzo) Stai fermo... No, non brucia, è quello per i bambini... Caro, caro, che taglio t’ho fatto! Sono un’assassina... perdonami! Adesso vattene... Un bacio? (Gli bacia la mano)... Sulla bocca? No, sulla bocca non ti do niente!... No, mi spiace ma la catenella non la tolgo... Ma non ci passa la testa dalla fessura, ho le orecchie!!... Come sei insistente! (Infila la testa nella fessura della porta) Lasciami andare... lasciami... accidenti... la testa! Mi è rimasta incastrata la testa nella porta! Spingi, spingi... ma non con la bocca cretino! Con la mano! (Toglie con fatica la testa dalla fessura) Ahia, che male! (Si allontana di qualche passo. Il ragazzo batte la mano freneticamente sul legno della porta). Basta! (Il ragazzo insiste). Ti sembra questo il momento di fare del jazz a casa mia?! (Il ragazzo cerca di togliere il braccio dalla fessura, senza riuscirci). Vattene!... Che succede?... Che disastro! (Corre alla finestra) Oh, signora, signora... gli è rimasta la mano incastrata nella porta!... Diventerà vecchio col suo braccio in casa mia... mio marito mi impicca! (Disperata) Che devo fare?... Ah sì, l’acqua, col sapone... come per gli anelli... (Urla al Guardone) Vai via! (Alla dirimpettaia) Calda, ce la metto calda che va meglio... (Prende la bacinella che sta sulla tavola. Al Guardone, esasperata) Lesbico! (Girando indaffarata per la stanza) La guardata al Guardone, l’acqua calda per il ragazzo, la pappa al bambino, (strombettio del cognato) la palpata al palpone... (squilla il telefono) il porcone telefonico! (Va al telefono) Hallo porco! (Cambia tono: crede sia il marito. Fredda) Ciao... Come? Chi è lei?... Scusi, credevo fosse mio marito... No, mio marito non c’è, se vuole dire a me... Sì. Sì... (Ride tra sé) Sa che le dico? Auguri e figli maschi!! Guardi che lei sbaglia numero... Sì, c’è un uomo qui, ma mio marito mette incinta solo me!... No?... Anche sua figlia?! (Interdetta) Non m’ha detto niente... Che porco! Quanti anni ha sua figlia?... Sedici anni!... Però, scusi, lei, sua figlia di sedici anni invece di lasciarla andare in giro a farsi incintare dai mariti delle altre donne, la chiuda in casa! Mio marito mi chiude in casa a me, alla mia età, e lei chiuda... Villano! (Riattacca. Alla dirimpettaia) M’ha detto, puttana! Mio marito gli mette incinta la figlia e lui dice puttana a me! (Il ragazzo, bussando alla porta, cerca di attirare l’attenzione della donna). Lasciami stare! Ho una disgrazia in famiglia... ho il marito incinto! (Entra in cucina da dove esce subito con la bacinella in una mano e la pappa per il bambino nell’altra) Vengo, vengo... Accidenti come scotta questa pappa! (Entra in camera da letto) Eccomi, eccomi qua popo... Stai fermo, stupido... non tirarrni... Attento che ho la pappa bollente! (Si sente un urlo del cognato). Maledizione! (Torna in scena) Signora, che ho fatto!... Gli ho versato tutta la pappa bollente sugli occhi... No, non al bambino, a mio cognato!... Che faccio? (Corre in camera da letto e rientra in scena spingendo una carrozzina sulla quale è seduto il cognato tutto fasciato come una mummia: è un pupazzo, ha una trombetta claxon in mano, è tutto ingessato. Alla dirimpettaia) Il Foil? Certo, gli metto il Foil, sì, sì, ce l’ho, mio marito non mi fa mancare niente... (Al ragazzo che ribussa) Lasciami stare! Ho bruciato mio cognato! (Prende la pomata dal vassoio. Corre dal cognato e gliela cosparge sulla parte ustionata) Eccomi... ti brucia? Eh, ma anche tu! Ti avevo avvertito che tenevo la pappa in mano... buono con ’sta mano... (Mima di essere afferrata dal cognato manichino) Lasciami andare, lasciami andare... (Cerca di liberarsi, senza riuscirci. È furente) Guarda che ti verso addosso l’acqua bollente! (Il cognato la lascia). Ah, l’hai capita finalmente! (Corre con la bacinella dal ragazzo) Presto, metti la mano nel catino... Ma no, non è bollente... l’ho detto per spaventare il cognato... (Il ragazzo mette la mano nella bacinella. L’acqua è bollente. Il ragazzo urla e ritira velocemente il braccio) Era bollente?! Però, hai visto, sei riuscito a togliere la mano. Ora vattene... Ti sei bruciato? Beh, fatti un impacco con questa pomata... (Gli passa attraverso la porta la pomata. Si intuisce che il ragazzo le ha afferrato la mano e che cerca di attirarla il più possibile verso di se e farsi masturbare. La donna cerca inutilmente di liberarsi) Ma che fai... lasciami andare... Sei impazzito? Lasciami andare. Guarda che se passa qualcuno ci portano in questura con la porta in mezzo! Lasciami andare!! Mi stai offendendo... mi manchi di rispetto... Guarda che ti castigo... Ti castigo!... Ah, non ci credi? Guarda! (Mima di tirarlo con forza verso di sé e chiude violentemente la porta. Urlo del ragazzo che scappa. La donna è disperata. Toglie la catenella alla porta e la spalanca. Torna tristissima alla tavola e riprende a parlare con la dirimpettaia) L’ho castigato!... Perché mi ha deluso... io credevo che lui fosse “l’AMORE”... invece no... è un porco come tutti gli altri... (È disperata) Signora, non ce la faccio più... (Si sente il pianto del bambino). Non ce la faccio più... Il mio bambino... vado dal mio bambino... voglio bene solo a lui... (Fa per dirigersi verso la camera, ma viene bloccata dal suono del telefono. Anche il cognato si mette a strombettare). Zitto! Zitto, cretino!! Smettila! (Pianto del bambino, campanello telefonico, strombettio del cognato salgono di tono, all’unisono. La donna non si controlla più) Basta! Basta! (Prende il fucile e se lo punta alla gola) Mi ammazzo, mi ammazzo... (La donna si blocca di colpo e nel silenzio totale ascolta con molta attenzione quanto la dirimpettaia le sta dicendo) Sì... Sì... (A fatica trattiene le lacrime) Sì! (Depone il fucile sulla tavola) Cosa stavo facendo... dio... dio... grazie signora... Meno male che è venuta a stare di fronte a casa mia... Sì, lo faccio subito... Che bei consigli mi dà... (Strombettio prepotente del cognato). Sì caro, vengo, sono qui, tutta per te! Vieni. (Strombettio felice). Vieni... (Si avvicina al cognato e sospinge la carrozzina verso la porta d’uscita) Andiamo a fare una bella passeggiatina erotica! (Lo scaraventa fuori scena. Gran tonfo, poi una sequenza di tonfi e strombettii). Attento alla vetrata! (Gran frastuono di vetri rotti). E uno!! (Pianto del bambino. La donna si dirige alla camera da letto. Arrivata al centro palcoscenico, si blocca e lancia un’occhiata in direzione del Guardone. Gli sorride languidamente. Lo saluta. Lentamente, con movimenti sexi, si avvicina alla tavola, gli butta baci. Repentinamente imbraccia il fucile e spara contro il Guardone) Il Guardone non guarda più! (Sta per andare dal figlio ma è bloccata dal suono del telefono. Risponde con voce terribile) Pronto!! (Cambia tono) Aldo? (È quasi dolce) Sì, sono calma. Sì, sì, qui è tutto tranquillo... Sì, puoi salire... ti aspetto. (Riattacca. Alla dirimpettaia) No signora, non si preoccupi, (prende il fucile) sono calma... sono molto calma... (Si appoggia al tavolo puntando il fucile verso la porta d’ingresso) Aspetto... con calma. Buio. Stacco musicale.


Come cacciare i partiti dalle Asl-MARIO PIRANI ("la Repubblica", martedì 9 settembre 2008 - pagg. 1-27)

Come cacciare i partiti dalle Asl Acide polemiche di bassa intensità ma di evidente disagio angustiano il Partito democratico. Veltroni si sforza, piuttosto rabbiosamente, di sopirle e si appella allo slancio iniziale, quando mi-lioni di elettori speranzosi si ritrovarono alle primarie a votare per lui. Ma lo slancio non è un palloncino che si rianima soffiando a pieni polmoni e gonfiando la gote, quanto un vento che spira sull'onda delle idee e tanto più queste sono forti, tanto più quel vento si fa impetuoso. Così anche una lieve brezza può scemare o tramutarsi in impetuosa libecciata, come speriamo si produca per quella breve frase pronunciata proprio da Veltroni l'altro giorno alla scuola di partito di Bertinoro. La riporto testualmente per agevolare il lettore: «II Partito democratico presenterà una proposta di legge, di cui sarò il primo firmatario, per togliere i partiti dalle Asl e dalla Rai». Nell'illustrare il proposito si è, però, soffermato su una sola nomina per la quale la lottizzazione an-drebbe attenuata, quella dei direttori generali delle Asl. La riforma consisterebbe nell'istituire un al-bo nazionale cui possano adire solo candidati in possesso di specifiche qualifiche professionali. Le selezioni si eserciterebbero, dunque, solo all'interno dell'albo. Lodevole intento come premessa generale ma del tutto riduttiva sul piano della proposta pratica. Tanto è vero che i commenti si sono concentrati solo sulla Rai, dove la nomina e i poteri del direttore generale sono davvero decisivi. Non così per le Asl, anche se il loro funzionamento sta molto più a cuore alla totalità dei cittadini. Prima, quindi, di entrare nel merito della iniziativa Pd e di tornare, purtroppo per l'ennesima volta, a chiarire i punti focali della lottizzazione ospedaliera, vorrei invitare il segretario di questo partito a riflettere sulla inopportunità dell'accoppiamento Rai-Asl, due temi profondamente e tecnicamente diversi. Il primo riguarda la libertà d'informazione, coartata dal pluralismo istituzionale dei partiti; il secondo investe l'autonomia di gestione del Servizio sanitario nazionale e delle sue articolazioni dalla invadenza politica a tutti i livelli. Il primo ha il suo fulcro a viale Mazzini; il secondo in ogni capoluogo regionale. Vengo al cuore del problema. La gestione della sanità è in Italia la questione più scottante nei rap-porti fra i partiti, sia che siano della stessa coalizione sia di sponde opposte. Quasi tutte le crisi po-litiche, da quelle regionali alla caduta del governo Prodi, in seguito agli infortuni di Mastella e fa-miglia, hanno avuto origine da scandali nell'ambito delle Asl. Per la destra basta ricordare le disav-venture della giunta Storace nel Lazio per il coinvolgimento negli affari di lady Asl. Non è un caso ma una costante statistica spiegabilissima. Essa trae origine da due evidenze: la prima va individu-ata nello spostamento progressivo del potere politico e del flusso degli investimenti dal Centro alle Regioni; la seconda consiste nel fatto che circa l'80% dei bilanci regionali ricade sotto la voce del-l'assistenza sanitaria, con un impatto anche maggiore se si mettono in conto i profitti delle attività derivate, dalle mense ai servizi esterni, dagli appalti alle convenzioni, dalle pulizie alle forniture. Attorno a questa torta si declinano lotte di potere, compromessi, spartizioni, affari, mercato delle influenze elettorali e delle clientele corporative. La cura dei malati è la giustificazione e non il fine del predominio politico nella Sanità. I tentativi di spezzare il nesso fisico delle complicità recipro-che, che amalgamano destra e sinistra in un sistema con analoghe regole, sono tutti falliti, portas-sero essi il nome del ministro Sirchia (governo Berlusconi), Veronesi (governo Amato) o Turco (governo Prodi). Istituire un albo professionale qualificato per i direttori generali non cambierebbe nulla. L'imperante potere politico nella sanità si articola dall'alto al basso attraverso una ben oliata catena di comando: il presidente della Regione nomina l'assessore alla Sanità (primo livello di scontro e compromesso), l'assessore nomina i direttori generali delle Asl, in nome del "primato della politica" (secondo livel-lo di scontro e spartizione intra-coalizione), il direttore generale nomina i dirigenti di secondo livel-lo (primari), magari dopo un finto concorso che proclama un certo numero di idonei, senza però una classifica; designa, inoltre, a suo libito, i cosiddetti "primarietti", laddove, soprattutto, il primario nominato non soddisfa perfettamente tutte le richieste politiche e occorre distribuire qualche premio di consolazione. A volte i primari scelti sono effettivamente bravi, altre volte sulla media, non di rado risultano pessimi. La combinazione è, però, prevalente mente casuale, dovendo sottostare alla bronzea legge del "primato della politica". Come tutte le leggi italiane può essere temperata dalla furbìzia. Il candidato più furbo è colui che, pur non appartenendo a uno schieramento politico, riesce in tempo a targarsi nell'area dell'ammini-strazione provvisoriamente vincente e intessere gli indispensabili legami. Le nomine, infine, da quella dell'assessore a quella del direttore generale ed anche a quelle dei primari sono tutte a tempo e, a certe condizioni, risolvibili anche prima del termine. Tutti, dunque, sono sotto ricatto: l'asses-sore dipende dal presidente, il direttore è succubo dell'assessore, il primario è appeso al direttore. I criteri di affidabilità politica e conformismo gerarchico fanno premio su ogni altro parametro. Non deve stupire che in questo quadro le maggiori resistenze all'introduzione di criteri professionali oggettivi nelle nomine sia venuto finora proprio dalle Regioni di eccellenza, come l'Emilia, la Lom-bardia, il Veneto e la Toscana, due di destra e due di sinistra. I loro leader politici, soprattutto gli assessori, si vantano di governare una sanità funzionante e poco importa loro che il sistema esploda periodicamente nei punti deboli e, nel suo assieme, rappresenti una degenerazione dei valori alla base della riforma sanitaria. Il potere è quello che conta ed un potere auto compiaciuto si reputa ancor più intangibile. Sia esso di destra o di sinistra, eguali come gemelli. La battaglia mai vinta che da anni conduciamo dalle colonne di Repubblica, e che testardamente continuiamo a riproporre, tende a spezzare la catena di comando della partitocrazia negli ospedali. Secondo i seguenti criteri: le nomine e i compiti generali di indirizzo spettano alla politica (ai presi-denti delle giunte e assessori) e nessuno vuol revocarli in dubbio; i direttori generali, chiamati ad applicare gli indirizzi generali e a tradurli in piani aziendali, non possono che seguitare a far capo all'amministrazione regionale. Un accertato livello professionale specifico, secondo la proposta Veltroni, permetterebbe che la spartizione si svolga almeno ad un livello qualitativo decente; la selezione dei dirigenti di secondo livello (i "primarietti" vanno aboliti) deve tassativamente esser sottratta alla politica se si vuoi riportare la cura del malato al centro del sistema. Per far saltare la ferrea connessione oggi in vigore bisogna annullare il potere di nomina o di scelta del direttore generale e sostituirlo con un altrettanto ferreo concorso, con norme rigorose che sco-raggino in partenza tutti i possibili sotterfugi e pasticci pilotati. Ho da tempo depositato in materia un progetto concordato con un gruppo di primari al seminario permanente di Italianieuropei, pre-sieduto dal senatore Ignazio Marino, che sta approfondendo la tematica del "governo clinico". Insisto sull'esigenza di annullare non solo il potere diretto di nomina ma anche il potere di "scelta" perché, non a caso, le nomenklature politiche, soprattutto di sinistra, stanno cercando una via d'usci-ta che, sotto l'aspetto formale del rinnovamento, lasci le cose come sono. Il marchingegno consisterebbe in un concorso, più o meno fasullo, ma, comunque, privo di classi-fica. Non ne uscirebbe un vincitore, primo in classifica perché più capace, sperimentato, competen-te, ma una "rosa" maleodorante di tre o più candidati, fra i quali non sarà certo difficile infilare il prescelto in pectore dal direttore generale, cui spetterebbe, da ultimo, la scelta definitiva. Se nel pro-getto che Veltroni annuncia vi fosse una clausola trabocchetto del genere vorrebbe dire che, ancora una volta, avrebbero prevalso gli interessi delle lobby regionali. Spero proprio di no. Una battaglia di questo tipo su cui chiamare a confronto la destra secondo una dialettica opposta a quella corrente, che vede regolarmente governo e mass-media invitare la sinistra ad equivoci incontri (tipo Alitalia), rappresenterebbe la prima vera risposta all'anti-politica. Sia quella di Grillo che di Berlusconi. Certo, la scommessa è ardua. Essa implica, infatti, uno scontro politico coerente ed esplicito con una componente forte del proprio schieramento che va convinta e ricondotta alla difesa di valori ge-nerali e nazionali. A meno di non ridurre il federalismo ad una federazione di sultanati locali, con una rete di cacicchi sanitari al loro servizio. MARIO PIRANI ("la Repubblica", martedì 9 settembre 2008 - pagg. 1-27)


COMUNICATO STAMPA - AssoconsumatorItalia:

Carovita ? Diffondiamo il “prezzario” sulla Rai! Il caro-spesa è arrivato di schianto sulle nostre tavole. Pane, pasta o latte: la mazzata arriva comunque. C’è chi (è la posizione del Ministro Zaia), addossando le maggiori responsabilità del caro-prezzi alle filiere distributive alimentari (eccessivamente lunghe), propone panieri di beni “low cost”. porative del settore.  C’è chi, invece, ha proposto di munire Antitrust e “Mister Prezzi” di strumenti sanzionatori, oggi assenti, di cui è dotato il Mister Prezzi Svizzero e ciò per metterli in condizione di agire in modopiù incisivo sul mercato.  Con il che, però, saremmo alle solite. Con i giornali che ritraggono due coalizioni eternamente in lotta tra loro, prendendo di volta in volta posizione per un contendente o per l’altro. Le squadre in gioco? Le solite: il partito del “dàgli all’untore”, e il partito che “i prezzi si formano da soli, meglio lasciar correre”.   Che fare, allora, per salvare il portafoglio? Camere di Commercio  ed Associazioni Consumeriste locali possono cominciare una capillare rilevazione dei prezzi sul territorio e, utilizzare il servizio pubblico televisivo - RAI 3, in coda ai TG Regionali, per diffondere giornalmente il “prezzario”  locale. Vista la copertura spiccatamente regionale dei TG di Rete 3, dovrebbe essere possibile monitorare le vetrine delle città e stilare quotidianamente un “prezzario” che serva a capire quale è il prezzo più conveniente dello stesso bene.   Non servirebbe come “bollettino di guerra” né come caccia alle streghe, ma risolverebbe alla radice la questione dell’asimmetria informativa, il problema di milioni di consumatori da sempre: sapere chi vende cosa e a che prezzo.                                                                                                                                                                                         AssoconsumatorItalia    Milano, 8 settembre 2008


Cancelli chiusi alle scuole materne

Oggi, doveva essere il giorno del ritorno a scuola per tutti i bambini che frequentano la scuola dell’infanzia a Milano. Sono tanti, circa 14.000 e tutti sicuri che il 2 settembre avesse inizio il nuovo anno scolastico, così come comunicato prima della chiusura estiva. Questa mattina, 2 settembre, i cancelli delle scuole materne comunali, invece, erano tutti chiusi, anche se le educatrici erano presenti. Un laconico cartello ripeteva il contenuto dell’sms inviato alle famiglie dall’amministrazione solo la scorsa settimana : 8 settembre nuova data d’inizio delle attività . Errore di comunicazione è stata la giustificazione del sindaco. Se davvero fosse stato riconosciuto come errore si era in tempo per rimediarlo immediatamente dal momento che le educatrici sono già al lavoro e poi… una città come Milano aspetta comunque il 24 di agosto per comunicare ai suoi cittadini la data d’inizio di un servizio indispensabile come quello della scuola dell’infanzia? E’ un atteggiamento dispotico, privo di rispetto verso l’utenza, con una scelta unilaterale che danneggia soprattutto le famiglie con maggiori difficoltà organizzative ed economiche. L’apertura delle scuole materne comunali è sempre coincisa con quella dei nidi. Appellarsi quest’anno al calendario regionale previsto per le scuole elementari è semplicemente pretestuoso e fuorviante (e in tal caso la data dell’8 settembre poteva essere comunicata fin da giugno). Altro che errore di comunicazione…vuoi vedere che in questo modo a Luglio prossimo tutte le educatrici si troveranno a dover ancora “svolgere“ una settimana di lavoro? Giusto quella “risparmiata “ oggi. Se è vero che la scuola è aperta dal 1° di settembre, è solo da quando ci sono i bambini che il contratto prevede le 42 settimane di attività lavorativa. E quindi tenuto conto che “Sulla base delle richieste da parte delle famiglie il servizio a luglio sarà organizzato, accorpando più scuole in relazione all’effettivo fabbisogno”, scaglionando le educatrici sulle quattro settimane si coprirà il fabbisogno. Provoca rabbia e tristezza constatare ancora una volta che i parametri di efficienza ed efficacia per un buon funzionamento della scuola materna non sono i diritti dei bambini. Prima di essere un servizio questo è un luogo educativo, socializzante nel quale riprendere a lavorare,a giocare, a crescere insieme.I bambini non sono pacchetti preziosi da collocare,spostare, depositare, all’ultimo momento solo perché un’amministrazione non organizza per tempo e nel modo dovuto i servizi che le sono affidati. E anche i nuovi inserimenti, o slitteranno ulteriormente, o coincideranno con l’avvio delle attività per tutti con buona pace dei tempi distesi da dedicare a consolare qualche lacrima, o semplicemente a sentirsi accolto da nuovi amici che giusto la settimana prima avrebbero avuto il tempo di ritrovarsi grandi nel preparare l’arrivo dei piccoli. Ines Patrizia Quartieri Consigliere comunale indipendente PRC 2 settembre 2008


Copertina dell'Economist del 2001 : Berlusconi perde la causa

Il premier aveva citato il settimanale inglese per diffamazione a mezzo stampa
Il titolo definiva il presidente del Consiglio "inadeguato a guidare l'Italia"

Il tribunale rigetta l'istanza e condanna il Cavaliere a pagare le spese processuali
I legali del capo del governo: "Decisione ingiusta, ricorreremo subito in appello"

ROMA - Il periodico inglese The Economist ha vinto una causa contro il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il premier aveva citato il settimanale britannico per diffamazione a mezzo stampa, per via di una famosa copertina che, prima delle elezioni del 2001, titolava "Why Silvio Berlusconi is unfit to lead Italy" (perché Silvio Berlusconi è inadeguato a guidare l'Italia).

"Nel luglio 2001 - si legge in una nota diffusa per conto dell'Economist - Silvio Berlusconi, attualmente premier italiano, ha avviato una causa legale accusando l'Economist di averlo diffamato in un articolo dal titolo "An italian story", apparso nel nostro numero del 26 aprile 2001.

"Siamo lieti di annunciare - si legge nella nota - che una corte milanese ha emesso un giudizio che rigetta tutte le accuse di mr.Berlusconi, obbligandolo ad assumersi tutti i costi legali sostenuti dall'Economist. Il giudizio in forma integrale è disponibile sul nostro sito internet".

Nella sentenza, emessa dal Tribunale di Milano, si legge che nella "puntigliosa ricostruzione dei fatti" fatta dal giornale, "non è dato ravvisare alcuna dolosa o colposa alterazione dei fatti storici e processuali". E le "conclusioni soggettive" espresse nel giudizio politico su Berlusconi, "sono coerenti" con le premesse da cui parte l'articolo, ovvero sono presentate come una "cruda ma personale valutazione" e non come un "fatto storico".

"La sentenza è ingiusta e ricorreremo subito in appello", ha commentato Fabio Lepri, legale di Silvio Berlusconi. "Il Tribunale di Milano, ha sbagliato nel ritenere lecito uno scritto costellato di asserzioni infondate - ha aggiunto Lepri - Non a caso le parole del periodico The Economist, diffuse poco prima delle elezioni del 2001, sono state smentite più volte dal giudizio degli italiani".

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5 settembre 2008

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Fonte: http://www.repubblica.it/2008/09/sezioni/politica/berlusconi-economist/berlusconi-economist/berlusconi-economist.html?rss


Vicenza: carica della polizia contro il comitato "No dal Molin"

 

 

 

 

I primi manganelli targati Berlusconi fanno una trentina di feriti a Vicenza. È successo sabato 6 settembre. Mentre un nutrito gruppo di "No dal Molin" forniti di autorizzazione, presidiava l’ingresso dell’aeroporto dove dovrebbe venire realizzata la nuova base Usa (la cosiddetta Ederle 2), la polizia, dopo alcuni momenti di tensione, ha deciso di caricare il sit-in del comitato cittadino. 

In una nota dei giorni scorsi i membri del Presidio permanente annunciavano di non fidarsi delle parole del commissario per l'ampliamento della caserma, Paolo Costa, e di aver quindi deciso di monitorare in prima persona il terreno dell'aeroporto affinché nessuno tentasse di partire con i lavori prima del referendum, previsto per il 5 ottobre, e prima del pronunciamento del Tar del Veneto, sulla liceità del raddoppio, atteso l'8 ottobre.

Così i "No dal Molin" hanno portato del materiale per costruire una torretta vicino all'aeroporto e controllare che i mezzi pesanti della ditta Cmc non tentassero di entrare per lo meno fino a ottobre. Il tutto con tanto di autorizzazione comunale. Una volta finita la torretta, la tensione è salita. Ad un certo momento la polizia è entrata nel sit-in e sono scoppiati i tafferugli. Dopo alcuni minuti concitati la tensione si è abbassata. I manifestanti si sono comunque spostati dalla zona del Dal Molin alla questura di Vicenza per protestare contro il fermo di un gruppetto di loro che avrebbero reagito alle forze dell'ordine.

Indignati gli esponenti del movimento civico vicentino. I rappresentanti della civica “Vicenza Libera No Dal Molin” chiedono «l'immediato allontanamento» del questore di Vicenza Giovanni Sarlo. Secondo Cinzia Bottene, consigliere comunale della civica e “storica” leader del dissenso alla struttura militare, la manifestazione odierna del Presidio era stata «discussa ieri con i vertici della questura. Un'iniziativa pacifica - sostiene Bottene - con decine di persone che avevano deciso di costruire una torretta d'osservazione per vigilare sullo stop ai lavori». Racconta il consigliere che «poco dopo aver avuto il via libera all'installazione è scattata la trappola voluta dal questore e dai suoi funzionari. I poliziotti hanno picchiato indiscriminatamente uomini e donne inermi e pacifici, seduti per terra». «La giornata cilena, brutale e violenta voluta dal questore Giovanni Sarlo - indica quindi una nota della civica “Vicenza Libera No Dal Molin” - non può che avere un'unica conseguenza: il suo immediato allontanamento per l'evidente incapacità di rapportarsi con cittadini pacifici».

Per il sindaco di Vicenza Achille Variati gli incidenti di sabato segnano «una brutta pagina nella storia della nostra città». «L'episodio di oggi - ha aggiunto – mi conferma un'impressione che ho purtroppo da tempo: qualcuno non vuole che la consultazione popolare si svolga in quel clima tranquillo e civile che ho sempre indicato come un obiettivo e un requisito fondamentale». «Come tanti cittadini di Vicenza - ha detto -, ritengo che il progetto di costruzione della nuova base militare in quell'area, così delicata sotto il profilo ambientale, sia un errore, un errore imperdonabile. E proprio perché la città possa esprimersi, dopo che, dal governo ai consigli comunali, tutti hanno parlato tranne i cittadini, abbiamo organizzato una consultazione popolare, che consenta finalmente a Vicenza di pronunciarsi sul destino di quell'area: e che nel far questo ci restituisca la speranza di una condivisione civile, senza divisioni laceranti, che sani le ferite del passato. Un momento di democrazia che possa pacificare la nostra comunità». «Purtroppo, lo ripeto - ha concluso, annunciando di voler recarsi un Questura per avere aggiornamenti -, c'è più di qualcuno, a tutti i livelli, che non vuole che questo accada».

Per il questore di Vicenza Giovanni Sarlo, invece le tensioni sono nate quando i manifestanti hanno iniziato a costruire «una torre di vedetta». «Oggi era in programma una manifestazione del comitato No Dal Molin - ha spiegato il questore - e i rappresentati avevano chiesto e ottenuto che fosse installata all'esterno dell'aeroporto militare una piattaforma in tubi innocenti per controllare eventuali lavori. Quando ci siamo resi conto che si stava per cementificare la base e rendere la struttura permanente siamo intervenuti: ciò non era possibile anche perché l'opera era priva dell'autorizzazione comunale e di quella del proprietario del terreno». E il questore ha poi concluso:  «L'intervento è stato necessario».

http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=78782


Festival No Dal Molin: venite a vedere se ci siamo arresi

Torna il Festival No Dal Molin: dal 3 al 14 settembre, nei campi di via Madre Teresa di Calcutta, a Caldogno, la seconda edizione.

Ci sarà la musica; ci saranno i dibattiti; e ci saranno la cucina e la pizzeria, con piatti ghiotti e pizze speciali. Ma la seconda edizione del Festival No Dal Molin sarà soprattutto un momento di mobilitazione. Una manifestazione di 10 giorni per prepararsi alla consultazione popolare, ma soprattutto per ribadire che, nonostante l'arroganza del Governo e la sentenza del Consiglio di Stato, siamo ancora qui, ben determinati a tenere aperta quella porta che, in tanti, vorrebbero sbatterci in faccia.

La seconda edizione del Festival arriva in un momento delicato; alle spalle la sentenza con cui il Consiglio di Stato ha stracciato i diritti dei cittadini e la sospensiva del Tar del Veneto, dichiarando tra l'altro che l'impatto ambientale, anche se non è stata fatta alcuna valutazione tecnica, non deve destare preoccupazione. All'orizzonte la consultazione popolare del 5 ottobre, quando la popolazione vicentina sarà chiamata ad esprimere la propria opinione sul futuro del Dal Molin; una consultazione che rischia di essere calpestata a priori dalle ruspe della CMC le quali, bardate con le bandiere a stelle e strisce, si preparano ad entrare con arroganza nel territorio che tanti vicentini vorrebbero trasformare in un parco.

Il Festival, dunque, non può che essere un momento di mobilitazione. Perché la consultazione popolare va difesa e riempita di significato contro chi vorrebbe renderla marginale e ininfluente rispetto ai progetti a stelle e strisce; perché la città ha diritto ad esprimersi, ma anche a difendersi da chi le vuole imporre, con le buone o con le cattive, un'installazione militare devastante e pericolosa.

Dal 3 al 14 settembre difendiamo Vicenza, il suo territorio ed i diritti dei suoi cittadini. Non puoi mancare

A breve sarà pubblicato il programma con tutti gli eventi
Nel frattempo, si preparano le liste dei volontari che dovranno montare le strutture e garantire il funzionamento del Festival. Per dare la propria disponibilità scrivere a [email protected]

 


PRESENTAZIONE DEL MONOLOGO: "LO STUPRO" 1975

DOPO LO SCALPORE CREATO DAL BRANO "LO STUPRO" DA ME RECITATO E PUBBLICATO SUL BLOG DI BEPPE GRILLO, MI FA PIACERE DARVI IL TESTO USCITO NEL 75, DI GRANDE E TRAGICA ATTUALITA' ANCORA OGGI.
IL 3 SETTEMBRE SAREMO A VICENZA: DARIO CON "LA STORIA DELLA TIGRE", ED IO CON "LO STUPRO".
VI ASPETTIAMO!
UN ABBRACCIO
franca

 

 

PRESENTAZIONE DEL MONOLOGO: "LO STUPRO" 1975
Al centro dello spazio scenico vuoto, una sedia.
PROLOGO

FRANCA Ancora oggi, proprio per l’imbecille mentalità corrente, una donna convince veramente di aver subito violenza carnale contro la sua volontà, se ha la “fortuna” di presentarsi alle autorità competenti pestata e sanguinante, se si presenta morta è meglio! Un cadavere con segni di stupro e sevizie dà più garanzie. Nell’ultima settimana sono arrivate al tribunale di Roma sette denunce di violenza carnale.
Studentesse aggredite mentre andavano a scuola, un’ammalata aggredita in ospedale, mogli separate sopraffatte dai mariti, certi dei loro buoni diritti. Ma il fatto più osceno è il rito terroristico a cui poliziotti, medici, giudici, avvocati di parte avversa sottopongono una donna, vittima di stupro, quando questa si presenta nei luoghi competenti per chiedere giustizia, con l’illusione di poterla ottenere. Questa che vi leggo è la trascrizione del verbale di un interrogatorio durante un processo per stupro, è tutto un lurido e sghignazzante rito di dileggio.
MEDICO Dica, signorina, o signora, durante l’aggressione lei ha provato solo disgusto o anche un certo piacere... una inconscia soddisfazione?
POLIZIOTTO Non s’è sentita lusingata che tanti uomini, quattro mi pare, tutti insieme, la desiderassero tanto, con così dura passione?
GIUDICE È rimasta sempre passiva o ad un certo punto ha partecipato?
MEDICO Si è sentita eccitata? Coinvolta?
AVVOCATO DIFENSORE DEGLI STUPRATORI Si è sentita umida?
GIUDICE Non ha pensato che i suoi gemiti, dovuti certo alla sofferenza, potessero essere fraintesi come espressioni di godimento?
POLIZIOTTO Lei ha goduto?
MEDICO Ha raggiunto l’orgasmo?
AVVOCATO Se sì, quante volte?

Il brano che ora reciterò è stato ricavato da una testimonianza apparsa sul “Quotidiano Donna”, testimonianza che vi riporto testualmente.

Si siede sull’unica sedia posta nel centro del palcoscenico.

FRANCA C’è una radio che suona... ma solo dopo un po’ la sento. Solo dopo un po’ mi rendo conto che c’è qualcuno che canta. Sì, è una radio. Musica leggera: cielo stelle cuore amore... amore...
Ho un ginocchio, uno solo, piantato nella schiena... come se chi mi sta dietro tenesse l’altro appoggiato per terra... con le mani tiene le mie, forte, girandomele all’incontrario. La sinistra in particolare.
Non so perché, mi ritrovo a pensare che forse è mancino. Non sto capendo niente di quello che mi sta capitando.
Ho lo sgomento addosso di chi sta per perdere il cervello, la voce... la parola. Prendo coscienza delle cose, con incredibile lentezza... Dio che confusione! Come sono salìta su questo camioncino? Ho alzato le gambe io, una dopo l’altra dietro la loro spinta o mi hanno caricata loro, sollevandomi di peso?
Non lo so.
È il cuore, che mi sbatte così forte contro le costole, ad impedirmi di ragionare... è il male alla mano sinistra, che sta diventando davvero insopportabile. Perché me la storcono tanto? Io non tento nessun movimento. Sono come congelata.
Ora, quello che mi sta dietro non tiene più il suo ginocchio contro la mia schiena... s’è seduto comodo... e mi tiene tra le sue gambe... fortemente... dal di dietro... come si faceva anni fa, quando si toglievano le tonsille ai bambini.
L’immagine che mi viene in mente è quella. Perché mi stringono tanto? Io non mi muovo, non urlo, sono senza voce. Non capisco cosa mi stia capitando. La radio canta, neanche tanto forte. Perché la musica? Perché l’abbassano? Forse è perché non grido.
Oltre a quello che mi tiene, ce ne sono altri tre. Li guardo: non c’è molta luce... né gran spazio... forse è per questo che mi tengono semidistesa. Li sento calmi. Sicurissimi. Che fanno? Si stanno accendendo una sigaretta.
Fumano? Adesso? Perché mi tengono così e fumano?
Sta per succedere qualche cosa, lo sento... Respiro a fondo... due, tre volte. Non, non mi snebbio... Ho solo paura...
Ora uno mi si avvicina, un altro si accuccia alla mia destra, l’altro a sinistra. Vedo il rosso delle sigarette. Stanno aspirando profondamente.
Sono vicinissimi.
Sì, sta per succedere qualche cosa... lo sento.
Quello che mi tiene da dietro, tende tutti i muscoli... li sento intorno al mio corpo. Non ha aumentato la stretta, ha solo teso i muscoli, come ad essere pronto a tenermi più ferma. Il primo che si era mosso, mi si mette tra le gambe... in ginocchio... divaricandomele. È un movimento preciso, che pare concordato con quello che mi tiene da dietro, perché subito i suoi piedi si mettono sopra ai miei a bloccarmi.
Io ho su i pantaloni. Perché mi aprono le gambe con su i pantaloni? Mi sento peggio che se fossi nuda!
Da questa sensazione mi distrae un qualche cosa che subito non individuo... un calore, prima tenue e poi più forte, fino a diventare insopportabile, sul seno sinistro.
Una punta di bruciore. Le sigarette... sopra al golf fino ad arrivare alla pelle.
Mi scopro a pensare cosa dovrebbe fare una persona in queste condizioni. Io non riesco a fare niente, né a parlare né a piangere... Mi sento come proiettata fuori, affacciata a una finestra, costretta a guardare qualche cosa di orribile.
Quello accucciato alla mia destra accende le sigarette, fa due tiri e poi le passa a quello che mi sta tra le gambe. Si consumano presto.
Il puzzo della lana bruciata deve disturbare i quattro: con una lametta mi tagliano il golf, davanti, per il lungo... mi tagliano anche il reggiseno... mi tagliano anche la pelle in superficie. Nella perizia medica misureranno ventun centimetri. Quello che mi sta tra le gambe, in ginocchio, mi prende i seni a piene mani, le sento gelide sopra le bruciature...
Ora... mi aprono la cerniera dei pantaloni e tutti si dànno da fare per spogliarmi: una scarpa sola, una gamba sola.
Quello che mi tiene da dietro si sta eccitando, sento che si struscia contro la mia schiena.
Ora quello che mi sta tra le gambe mi entra dentro. Mi viene da vomitare.
Devo stare calma, calma.
“Muoviti, puttana. Fammi godere”. Io mi concentro sulle parole delle canzoni; il cuore mi si sta spaccando, non voglio uscire dalla confusione che ho. Non voglio capire. Non capisco nessuna parola... non conosco nessuna lingua. Altra sigaretta.
“Muoviti puttana fammi godere”.
Sono di pietra.
Ora è il turno del secondo... i suoi colpi sono ancora più decisi. Sento un gran male.
“Muoviti puttana fammi godere”.
La lametta che è servita per tagliarmi il golf mi passa più volte sulla faccia. Non sento se mi taglia o no.
“Muoviti, puttana. Fammi godere”.
Il sangue mi cola dalle guance alle orecchie.
È il turno del terzo. È orribile sentirti godere dentro, delle bestie schifose.
“Sto morendo, – riesco a dire, – sono ammalata di cuore”.
Ci credono, non ci credono, si litigano.
“Facciamola scendere. No... sì...” Vola un ceffone tra di loro. Mi schiacciano una sigaretta sul collo, qui, tanto da spegnerla. Ecco, lì, credo di essere finalmente svenuta.
Poi sento che mi muovono. Quello che mi teneva da dietro mi riveste con movimenti precisi. Mi riveste lui, io servo a poco. Si lamenta come un bambino perché è l’unico che non abbia fatto l’amore... pardon... l’unico, che non si sia aperto i pantaloni, ma sento la sua fretta, la sua paura. Non sa come metterla col golf tagliato, mi infila i due lembi nei pantaloni. Il camioncino si ferma per il tempo di farmi scendere... e se ne va.
Tengo con la mano destra la giacca chiusa sui seni scoperti. È quasi scuro. Dove sono? Al parco. Mi sento male... nel senso che mi sento svenire... non solo per il dolore fisico in tutto il corpo, ma per lo schifo... per l’umiliazione... per le mille sputate che ho ricevuto nel cervello... per lo sperma che mi sento uscire. Appoggio la testa a un albero... mi fanno male anche i capelli... me li tiravano per tenermi ferma la testa. Mi passo la mano sulla faccia... è sporca di sangue. Alzo il collo della giacca.
Cammino... cammino non so per quanto tempo. Senza accorgermi, mi trovo davanti alla Questura.
Appoggiata al muro del palazzo di fronte, la sto a guardare per un bel pezzo. Penso a quello che dovrei affrontare se entrassi ora... Sento le loro domande. Vedo le loro facce... i loro mezzi sorrisi... Penso e ci ripenso... Poi mi decido...
Torno a casa... torno a casa... Li denuncerò domani.

Buio.

(Questo brano è stato scritto nel 1975 e rappresentato nel 1979 in Tutta casa, letto e chiesa).

 

 


COMMENTI AL VIDEO STUPRO DOPO LA PUBBLICAZIONE SUL SITO DI BEPPE GRILLO 26 AGO 2008:DA FABIO GREGGIO

Commenti al Video Stupro dopo la pubblicazione sul sito di Beppe Grillo 26 ago 2008:

maubax ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
... potrei cambiare cittadinanza se mi facesse schifo essere italiano
... potrei cambiare religione se non mi ritrovassi nei valori del cristianesimo
... ma non potrò mai cambiare il mio essere maschio/uomo, quindi mi indigno e mi rattristo di fronte alla confessione di questa Donna che ha conosciuto esseri che nulla hanno da spartire con l'essere uomo.
Un abbraccio a Franca e grazie per la tragica testimonianza.
Maurizio

sidespin85 ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
I nostri politici speculano sugli stupri per raccogliere voti, ma poi ci presentano in televisione la donna come un oggetto sessuale privo di personalità educando le generazioni al disprezzo per la donna e le donne alla poco rispetto dell apropria dignità.
Basta con questa ipocrisia.

blackvenere23 ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
ecco mi viene da piangere....che donna,che coraggio,che forza.grazie franca rame,hai tutta la mia stima

sineDNX ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
Brava, gradissima Franca!

T4l0nITA ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
spesso noi uomini facciamo proprio schifo ..

BlackangelNIGHT ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
I miei complimenti.Un recitazione perfetta che ti entra dentro il Cuore.Ti meriti UN MILIONE DI VOTI POSITIVI

Rogerdrums78 ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
Da brividi...che tristezza la razza umana..

antmerl ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
Bravissima.

tuttoquellochesifa ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
spero che la testimonianza di franca apra il cuore di tante testa di cazzo al governo
grazie franca

god8usall ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
pedofili e stupratori, pagano in carcere...ma sensibilizzare perchè cio' non avvenga è ancora meglio.
complimenti Franca Rame.

Giannipicasso ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
che merde

cuccioloHouse ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
senza parole.. e con lo sguardo perso nel vuoto di chi non riesce a capire, come si possano commettere certe azioni..
Puoi rispondere a questo commento dalla pagina dei commenti.

Val4394 ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
Non so perchè cara franca ma sento che avrei potuto fare mille volte meglio di te, ho come questa impressione. Il fatto è che, anche se sono uomo, certe cose mi fanno così schifo che neanche a recitarle mi viene, a costo di fare disinformazione magari, ma non l'avrei fatto. Sai qual'è il problema però che per un video contro lo stupro ce ne sono 10 pro stupro è quello il vero schifo.

Val4394 ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
Nel marzo del 1973, Franca Rame viene rapita da esponenti della estrema destra e subisce violenza fisica e sessuale, ricordata a distanza di tempo nel lavoro Lo stupro, del 1981. Dopo 25 anni è stata depositata la sentenza del processo, tempo che ha permesso di arrivare alla prescrizione del reato.

popopipipupupepe ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
ho un'erezione...

Helloween85 ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
poverina

mashcatura ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
troppa pornografia in giro specialmente nelle televisioni via satellite

EmilyParr ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
le pene che abbiamo per gli stupratori (a parte il fatto che in galera non ci va nessuno) sono ridicole rispetto all'umiliazione che una donna prova se viene stuprata. ci vorrebbe l'ergastolo. non sarebbe per niente esagerato...anzi...

cirio95 ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
ci vorrebbe la castrazione chimica a tutti gli stupratori

giusexs ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
che palle...pensavo fosse meno melodrammatico...che palle.e poi non sono solo uomini gli stupratori,ci sono anche alcune donne.cmq due palle :lol :D

anfiodarsie ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
Come per le altre cose che hai fatto, un grazie non è sufficente.

affeofen ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
a volte mi vergogno di essere uomo

rappy8787 ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
Bravissima franca, dovrebbero mostrarlo in tv questa scena e magari anche ai nostri politici

Trilingual2007 ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
Sono una donna e per tutto il racconto ho avuto l'impressione di parlare io in prima persona, come se fosse successo a me.
Ed invece era successo a lei. Ma tremavo angosciata, mi sembrava di sentire l'umiliazione addosso, lo schifo, la vergogna, il dolore lancinante nell'animo.
Queste cose non dovrebbero succedere: lo stupro e' una forma di tortura che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico.
I nemici si combattono secondo le regole, niente giustifica i mezzi, altriment siamo uguali a loro

Trilingual2007 ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
E non dimentichiamo che, a differenza della bestialita' scritta qualche riga sopra da tappo64, le donne non possono stuprare, ma anche gli uomini possono essere stuprati.
Ed e' altrettanto criminale che un uomo stupri una donna o un altro uomo, rimane sempre violenza...

fmxdream ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
miha tanto scosso che mi è venuto un senso di nausea assurda

oki20 ha aggiunto un commento su LO SVITATO - 1956: Dario Fo e Franca Rame- Vintage clips:
come si chiama e di chi è il pezzo sotto con il quale inizia il filmato?
grazie

DottZivalo ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
Non credevo potesse essere emozionante fino a questo punto... anche se é una registrazione ho le lacrime agli occhi.
Perché un uomo può abbruttirsi sino a quel punto?

giupat97 ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
una persona che stupra una donna è molto più simile ad una bestia preistorica che un uomo, nessuna pietà, sono solo merde e bisogna pulire per terra quando c'è una merda
PaoloSerra ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
Ricordiamo che Franca Rame negli anni '70 fu sequestrata e violentata da un gruppo di fascisti su istigazione di due ufficiali dei carabinieri. Il suo racconto non è di fantasia, ma è l'elaborazione di quella terribile esperienza. Pensate dove sono oggi i simpatizzanti di quella gente di allora e vi spiegherete il modo in cui sono stati nominati certi ministri.

PaoloSerra ha aggiunto un commento su Dario Fo imita Berlusconi:
Fo ci ha insegnato che il giullare è l'ultima voce a dire la verità sui tiranni quando tutte le altre li incensano o sono state messe a tacere. Non è un caso se oggi, in Italia, la sua lezione magistrale è ormai di strettissima attualità. Il Nobel è meritato anche e forse soprattutto per aver insegnato quanto importante sia il ruolo del giullare per la libertà e quindi per la cultura.

frushando ti ha inviato un messaggio su YouTube:
lo stupro
La prima volta che l'ho visto è stato a MIRA (VE) tetro dei leoni; TEATRO.
Come dire, anzi nulla da dire, solo assorbire, assorbire che di teatro v'è poco, molto poco. Umiliante come uomo poichè rappresenta lucidamente cosa è la violenza, quale è il significante di quel tipo di azione. La donna è forte, NON sviene, sopravvive, in questo è la sua colpa.... ma forse è un altro discorso.
In ogni caso, umiliante è l'impotenza di chi ascolta, di chi si dice ma se io vedessi agirei, ed invece non è facile, come ogni scelta di vita. Quanti di color che si indignano si sentono feriti ascoltando, vedendo il brano, quanti vedendo una ragazza (donna) semivestita (seminuda), che ammina di sera lungo la via, si fermerebbero a chiderle cosa succede?, quanit nella fretta dell'istante di vita, lo verrebbero "corropmpere" alla ricerca di problemi?
Il potere ci vuole deboli, con pococ tempo per noi, il che equivale con nulla per gli altri; e che cristo vada a quel paese pure lui, o come dicono dalle mia, ma va in mona.....

231154filippa ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
furono gli stessi di Pasolini
fascisti maledetti con la testa da fascisti!!

realkamasutra ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
il gesto + orribile che noi uomini possiamo fare su una donna...
mi vergogno io stesso quando sento storie del genere...
approfittare di una persona + debole credo sia il gesto + infame che possiamo commettere...
credo che le donne non meritino questo... ma + rispetto!

faber745 ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
Bestie!!! Non esseri umani!

freemandreamer ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
Quando l'uomo si decide a essere uomo?

atamoro ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
lo stupro e' un abominio , ma le donne non sono tutte sante!

Simbaosx ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
Atamoro VERGOGNATI!

M4V3R1K83 ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
mah sinceramente per chi stupra metterei la pena di morte e in caso dei famigliari o del compagno della vittima lascierei la possibilità di farsi giustizia da soli.

mharko82 ha aggiunto un commento su LO STUPRO - Franca Rame:
Una tedesca a Torre Annunziata
Una olandese a Ponte Galeria
Una ragazza a Firenze
Una 14enne a Bologna
Un trans a Milano
Una studentessa del Lesotho alla stazione di Roma
Una 18enne a Pesaro
Una 31enne a Bologna
Una prostituta romena a Milano
Una ucraina 31enne a Milano
Una colf moldava 22enne a Roma
Una 11enne e una 17enne ecuadoriane a Genova
Una 35enne ad Avellino

Tutte vittime di violenza negli ultimi due mesi. E la maggior parte da italiani, eh... ma cambia qualcosa? E' una cosa indegna.

 

 


ABBIAMO TUTTE LA STESSA STORIA da "Tutta casa, letto e chiesa"

Nel centro della scena vuota un praticabile scosceso delle dimensioni di un grande letto sul quale è distesa una ragazza. Luce bassa. FRANCA: No, no, per favore... per favore... stai fermo... non così, non mi fai respirare. Aspetta... Sì che mi piace far l’amore, ma vorrei... ecco, un po’ più di, come dire? Mi strizzi dappertutto! Tirati su... Piantala! Mi bausci tutta la faccia... No! Nell’orecchio no! Sì, mi piace, ma mi pari un frullatore con quella lingua lì! Ma quante mani hai?! Fammi respirare. Mamma mia, come pesi... Cos’hai mangiato oggi?!... Tirati su, ho detto! (Si tira su lentamente come se si liberasse dal peso del corpo dell’uomo, ponendosi a sedere di fronte al pubblico) Oh, finalmente! Sono tutta sudata! Ti sembra il modo di fare all’amore?... Sì, mi piace, mi piace fare l’amore, ma vorrei farlo anche con un po’ di sentimento... Ma che c’entra il sentimentalismo? Ecco, lo sapevo che saltavi fuori a dire che sono stronza romantica e fumettara!... Ma certo che mi va di fare l’amore, ma lo vuoi capire che non sono un flipper, che basta metterci dentro le 100 lire si accendono tutte le lampadine e tun trin toch toch... den den den... din!, e lo puoi sbattere come ti pare! Non sono un flipper! A me se mi sbatti, vado in tilt! Possibile che se una di noi non si mette subito in posizione comoda, su la sottana e giù le mutande, gambe divaricate e ben distese, è subito una stronza complessata, con le pruderie dell’onore e del pudore inculcate da una educazione reazionaria imperialista capitalistica massonica conformista astroungarica cattolica repressa?... Sono saccente eh? E la donna saccente rompe i colions! Meglio la cretinotta con la risata erotica... (Ride basso, erotico sgangherato) Va’ via... Lasciami perdere... (Canterella nervosa, poi lancia un piccolo grido) Cosa mi tocchi?... Lo sai che non voglio... (Arrendevole) No, non sono offesa... E va bene, facciamolo, questo amore! (Si ridistende di profilo al pubblico; dal cambio di tono, s’intuisce che ha ripreso il rapporto sessuale) Pensare che quando vuoi, sai essere così dolce... quasi umano! Proprio un compagno! (Diventa languida, parla con voce trasognata) Con te mi riesce di parlare di cose che normalmente non riesco neanche a dire... cose perfino intelligenti. Ecco, tu mi fai sentire intelligente! Con te mi realizzo... E poi tu non vieni con me solo perché ti piace come faccio all’amore... ma anche dopo, resti con me... e io parlo e tu mi ascolti... (Sempre più languida) Tu parli e io ti ascolto... parli, parli e io... (languidissima) e io... (Si capisce che sta per raggiungere il cosiddetto “orgasmo”... ovviamente solo dal tono di voce!!) E io... e io... (Cambia completamente tono. Di colpo è realista e terrorizzata) Resto incinta!! (Implorante) Fermati... fermati... (Perentoria) Fermati!! Ti hanno caricato con la chiavetta? (L’uomo s’è finalmente bloccato). Devo dirti una cosa importante... Non ho preso la pillola... No, non la prendo più... mi fa male, mi fa venire due seni che sembrano le cupole di San Pietro. Sì, va bene, continuiamo... ma ti prego, fai attenzione... Non ti dimenticare cos’è successo quella volta là... come sono stata male! (Cambia tono) Sì, lo so, anche tu sei stato male, ma io di più se non ti spiace! Sì, continuiamo, ma stai attento... (Hanno ripreso a fare l’amore. La ragazza resta qualche secondo immobile in silenzio ad occhi spalancati poi nervosamente batte il piede per terra. Guarda il suo immaginario partner e gli bisbiglia con voce piena d ’apprensione) Stai attento! (Si estrania ancora, poi gli ripete con altro tono di voce) Stai attento!!! (Seccata) No, non riesco! Non riesco! Questo fatto dell’incintamento m’ha ghiacciato il sangue nelle vene!!... Il diaframma? Sì, lo uso, ma tu non mi avevi detto che oggi... e poi quel coso di gomma nella pancia non mi piace... mi fa impressione... mi pare di avere dentro un chewing gum... (S’intuisce che l’uomo si è staccato dalla donna. Lei ritorna a sedere, dispiaciuta, di fronte al pubblico) Ti sei spoetizzato? Beh, mi dispiace! Però è perlomeno buffo: io non voglio restare incinta e lui si spoetizza! (Via via, con più rabbia) E tu saresti un compagno? Sai che compagno sei tu? Sei un compagno del cazzo. O yes! È con quello, che ragioni. È lui, il tuo compagno! È lui che è rimasto cattolico imperialista plutocrate massonico represso. Se lo guardi bene ha in testa la papalina da cardinale... con i gradi da generale, e il fiocco da fascista!! Sì, fascista!! (Indignata) Villano! (Le viene da piangere) Una cosa così, a me, non la dovevi dire... (Piange) Dirmi che ragiono con l’utero... Certo che piango, mi hai offesa, mi hai! (Si distende come se l’uomo l’avesse spinta con forza) Ma come, io piango e tu ti ecciti?! Ma, ma... sì, sì... facciamo all’amore... (Piena d’amore) Anch’io, anch’io ti voglio bene... la colpa non è tua... la colpa è della società... dell’egoismo... (diventa via via più languida) dell’imperialismo... delle multinazionali... dell’energia nucleare. Fermati! Ma perché la parola “energia nucleare” ti eccita tanto! (Cambia tono) Fermati... fermati!! (Si lascia andare come senza vita. Senza tono, con voce piatta) Non ti sei fermato! (Disperata) Sono incinta! (Lo spinge via) Sono incinta... (Gridando) Sono incinta!!! (Cambio di luce: da tenue a violenta. La ragazza si mette a sedere girata dalla parte opposta rispetto al luogo dove stava il fidanzato. Ora è come se si trovasse in uno studio medico. La sua interlocutrice è una levatrice) Sì signora, sono incinta... quasi tre mesi... Sì signora, ho fatto le analisi... Sì signora, mi stendo... (Si stende profilo al pubblico) La prego, faccia piano... Sì lo so che non fa male, che è solo una visita, ma sono nervosa... da noi non c’è questo tipo di educazione... Sì, ho già fatto un aborto, tempo fa... senza anestesia né parziale né totale, come dire “da sveglia”... È stato tremendo... un dolore! La cosa peggiore però è come mi trattavano... come fossi una puttana! E non potevo nemmeno gridare: “Taci, – mi dicevano, – hai sbagliato, paga!!” (Cambia tono. Fa cenno con le dita, che intende di aver pagato oltre che col dolore anche col denaro) E ho pagato! Adesso il mio aborto (si rimette a sedere) lo voglio fare bene... non voglio sentire male, anestesia totale! Mi voglio fare una dormita! Non voglio sentire niente di niente... non voglio sapere niente... nemmeno il giorno che mi fate l’aborto... voi mi addormentate una settimana prima, poi con calma, quando avete tempo... (Cambia tono. Seria) Un milione? Un milione?! Sono aumentati i prezzi eh!?... Sì, sì, mi rendo conto: l’anestesista, il rischio... (Cambia tono) Un milione?!... Lo so, signora, che c’è la Legge! È proprio dalla 194 che vengo... Non le dico come sono impazzita per trovare un medico che mi facesse il certificato d’aborto, l’ospedale che mi mettesse in lista... Finalmente mi mandano a chiamare, entro: obiettavano tutti! Un solo medico faceva aborti... stanco morto... tutti gli altri obiettavano. Obiettavano le infermiere, quelli delle analisi, il cuoco... che obiettore il cuoco! Roba che se non ci fossero state quelle ragazze che occupavano il reparto, saremmo morte di fame. Poi è arrivata la polizia, ha caricato le ragazze, le ha sbattute fuori. Io mi sono spaventata e mi sono detta: “Con questa Legge, va a finire che mio figlio mi nasce di ventiquattro anni... col militare già fatto, belle che disoccupato, pronto per emigrare in Germania! Vado a farlo clandestino...” (Cambia tono) Un milione! Adesso capisco perché obiettano i ginecologi... chiamali fessi! Un milione ad ogni obiezione e diventano miliardari sulla nostra pelle! Altro che cucchiai d’oro! (Si alza decisa) No, signora, non lo faccio... No, non è per i soldi, me li potrei far prestare... È che non accetto il ricatto... c’è una Legge, rispettatela! (Cambia tono. Riflessiva)... E poi, prima o poi, un figlio bisogna farlo... già che ci sono... me lo tengo... (Ha finalmente deciso) Mi realizzo... Sì, mi realizzo! (Esaltandosi, a squarciagola) Mi realizzo!!! (Sale, spalle al pubblico, sul praticabile. Felice grida) Maternità! Maternità!! Maternitàaa!! Terzo mese, quarto mese, quinto mese. (Si volta verso il pubblico) Il seno cresce, il ventre cresce... Via con gli esercizi ginnici preparatori a una buona gestazione! Uno, due, tre, quattro! Flessione: uno, due, tre, quattro! (Esegue) Respiro del cane (c.s.) aha, aha, ahah... Distendersi: uno, due, tre, quattro. Respiro del cane (c.s.) aha aha aha... più forte... (Respira più velocemente) Mi gira la testa... Svenimenti... (Si lascia andare come svenuta per qualche secondo) Oh, nausea... Ooh, si muove! (Scivola a sedere faccia al pubblico) La creatura si muove! Come un frullio d’ali! (Come in estasi) Che cosa dolce, dolce... (Cambia tono) Dolce! Gelato... gelato... che voglia di gelato, alla panna con spaghetti, acciughe, melone e salame!! (Tono professionale come fosse una levatrice che parla a lei) Grido acuto con l’addome: (esegue) aaah. Pìù fondo: (c.s.) aah (Incalzante) Più fondo... (Si blocca di colpo. Lentamente si distende al centro del praticabile, testa al pubblico) Ci sono, ci sono... Sì, signora, mi stendo... Sì signora sono calma... Sì signora, respiro del cane... ah, ah... Sì, spingo... o dio come sto male, sto male. Ahia... ahi! (Urla di dolore) Non ce la faccio più... fate qualche cosa... Ahia... Ahi... Dov’è lui? Dov’è lui?... Fuori?... Cosa fa?... (Cambia tono) Fuma nervoso! (Si mette a sedere roteando verso il pubblico) Poverino!! È nervoso!... È teso!! Non poteva essere più teso prima, quando mi ha messo incinta?! (Si rivolge direttamente alle donne presenti in platea) Io non so voi, ma a me, ’sto fatto dell’incintamento della donna SEMPRE e del maschio MAI, non mi va giù! Contesto! Ce l’ho fisso nel cervello... me lo sogno perfino alla notte. Mi sono sognata che il mio lui aveva i seni! Belli! Grossi! Rotondi!! Io volevo toccaccionarglieli un po’ e lui: “Non toccare i miei senini! La mia mamma non vuole!” Chissà cosa credeva d’avere lì! E mi ha spiegato che lui è un femino, un uomo femino, che è una razza speciale di uomini... che, se hanno un rapporto sessuale con una femmina e non hanno preso l’anticoncezionale, restano incinti! (Si gira verso destra come se seduto al suo fianco ci fosse il fidanzato. Mima di toccargli il seno) Pot, pot! Come sei bello... dài, stenditi... (Si stende come se l’uomo fosse sotto di lei) Su, spogliati che ti devo parlare... Che c’è?... Ti sento nervoso... teso... Non hai preso la pillola?... Non importa! Ti amo lo stesso! Non fa nulla se non hai preso la pillola... se resti incinto c’è la 194 che ti protegge... Se no, te lo faccio fare clandestino, anestesia totale, pago tutto io... se invece vuoi farlo il tuo bambino, ti sposo... (Incalzante) Dài, facciamo l’amore, facciamo l’amore, non fa nulla se resti incinto: l’uomo si realizza solo se diventa MADRE! (Grida) Madre! Madreee! (Dalla posizione precedente si ribalta mettendosi supina) È nato! E nato !! (Si mette a sedere guardando verso centro platea. Piena di speranza) È un maschio?... (Tesa delusione) No?... (Allibita) Cos’è?!! (Accompagna con gesti mimici quello che dice. In questo momento è la levatrice) Sculacciamento del neonato: stciac stciac! Vagito! Ueé ué! Taglio del cordone ombelicale: stciac! Nodo! Immersione nel catino di acqua bollente: stciac... Fredda: stciaff stciaff! Pesare: quattro chili scarsi! (Torna ad essere la madre, la bambina ora è sulle sue ginocchia) Bella la mia bambina!... Allattare. Iniezione! Vaccino. Altra iniezione. Clisteri. Flocc! Quanta bella cacca! Vomito. Allattare (mima di succhiare) ciop ciop. Ricostituente. Omogeneizzati. Vitamine. Cici, cici, cara. Bella, ridi, ridi. No, non piangere. Fai il ruttino. To’ i giocarelli... oh che belli, ci, cin, cin, trin, cin, cin! No, non buttare per terra. To’, la pappa. No, non sputare. No, cucchiaio per terra! Aahm, la pappona. Non vomitare. Cattiva! Cresci, cresci, bella bambina della mamma! Mettiti qui (mima di farla sedere alla sua destra) che ti racconto una bella storia... (Per tutta la durata della storia, si sposta, e cambia voce a seconda del personaggio che interpreta) Dunque, c’era una volta una bambina tanto carina che aveva una bella bambolina. Anzi, la bambola non era bella, era tutta sporca, spellacchiata e fatta di stracci, e diceva delle parolacce tremende che la bambina imparava e ripeteva. “Ma chi ti ha insegnato ’ste brutte parolacce?” le chiedeva la mamma. “La mia bambolina”, rispondeva la bambina. “Sei una bugiarda! Sono i maschiacci che te le insegnano”. “No, è la mia bambolina... Avanti, bambolina, di’ qualche parolaccia alla mamma!” E la bambolina, che obbediva a tutto quello che chiedeva la bambina, perché lei le voleva bene, giù a dire una gran sfilza di parolacce tremende: “Porca puttana! Stronzo! Mi piaci un casino! Culo! (Scandendo come uno slogan) Cu lo, cu lo, cu lo!!” Ouhuu!! La mamma, tutta rossa di rabbia, strappa la bambolina dalle mani della bambina, spalanca la finestra e... trach, la scaraventa giù nel prato su un mucchio di immondizie. “Mamma cattiva, mamma cattiva...” dice la bambina, corre nel prato, ma in quel preciso momento passa un gattaccio rosso, che afferra la bambolina tra i denti e se la porta via nel bosco. È notte... È buio... La bambina è piccola... ha paura... “Mamma, mamma...” A un certo punto, lontano lontano, vede un lumino piccolo... Va verso questo lumino piccolo... Cos’era? Un nanetto piccolo, che stava in cima a un fungo grosso, e faceva la pipì fosforescente! “Nano, nanetto, hai visto un gattaccio rosso con in bocca una bambolina di pezza che dice parolacce?” “Eccolo lì”, fa il nano con fuori il pipì, e trach, fa un gran getto di pipì addosso al gattaccio rosso che casca per terra morto stecchito i Che si sa, la pipì dei nani è un veleno tremendo per i gatti! “Grazie, grazie!” si mette a gridare la bambina. La bambolina tutta inzuppata di pipì: “Chi è quello stronzo faccia di merda che mi ha ammazzato il mio gattaccio rosso... che io ci volevo così bene, che mi picchiava, mi faceva un sedere così, mi metteva sotto, mi faceva lavorare, mi faceva le brutte cose ma a me piaceva lo stesso! Mi faceva fare la serva, io piangevo, ci stavo male, ma mi piaceva ancora di più, perché dopo tutto mi faceva sentire una femmina e anch’io avevo il mio MASCHIO! E adesso senza il mio gattaccio come faccio?... brutto stronzo... faccia di merda... culo! Nano culo! Na no culo nano culo!! Il nanetto: “Oh, come mi piace ’sta bambolina che dice le parolacce, quasi quasi me la sposo!” “No, me la sposo io!” Si sente una voce terribile nel buio del bosco, non più rischiarato dalla pipì fosforescente del nano... Chi era? Oh, che paura!! Un lupo, tremendo, con dei dentacci lunghi così! “Me la sposo io!” “Non lo voglio, – dice la bambolina, – non lo voglio, quel rottoinculo di quel lupo lì”. “Non sono un rottoinculo! Sono un ingegnere elettronico, che una strega cattiva ha tramutato in un lupo... tant’è vero che ho il lampograf nel taschino... Ma se questa bambina vergine mi dà un bacio sulla fronte, salta fuori un giovane professionista, bella presenza, settentrionale, a scopo affettuosa amicizia offresi!” La bambina bacia il lupone e... trach!, salta fuori un elettronico di bellezza disumana!... Che dalla gran contentezza fa un gran peto dal sedere sulla faccia del nano che casca in terra stecchito! Che si sa, i peti degli ingegneri elettronici sono velenosissimi per i nani. Come lo vede la bambina s’innamora pazzamente: “Oh, com’è bello, com’è bello!” E l’ingegnere, siccome era passato un sacco di tempo e la bambina era cresciuta... le erano spuntate quelle cose rotonde che le donne hanno davanti... e anche di dietro... che gli ingegneri elettronici vanno pazzi per quelle cose lì rotonde... è proprio una scelta di facoltà la loro... “Ci ho ripensato, – dice, – non sposo più la bambola, ma sposo la bambina coi seni pimpanti e il culetto tondo!” Detto fatto, si sposarono e vissero eternamente... eternamente felici! Il giorno dopo... la bambolina: “Assemblea, assemblea! Cari sposini di merda! Basta, eternamente felici! Io qui mi rompo i coglioni a vedervi il giorno che fate un sacco di smorbierie e cicip e ciciap, e a me mi emarginate. E che poi lui se ne va a fare l’elettronico, e tu sposina culetto tondo stai lì a smoccolare fino a sera che lui torna... ti sbatte sul letto e cicip e ciciap! E anche alla mattina mette la sveglia due ore prima e cicip e ciciap... e anche dopo mangiato, che fa male alla salute... cicip e ciciap”. “Ma io sono tanto felice, – dice la bambina donnina che adesso aveva già la pancina gonfiettina, – sono tanto innamorata!” “Non dire stronzate, – ha risposto la bambola di pezza, – non cacciare balle... “sono felice”, ma se non ho mai visto una cogliona più triste di te! Cogliona com’ero io quando stavo col gattaccio rosso... ma con quello bene o male, se volevi, potevi farla anche fuori politicamente, ma con questo elettronico cosa fai fuori che cosa?” “Senti, bambola di pezza schifosa, – ha gridato l’ingegnere bella presenza a scopo affettuosa amicizia offresi, – o la pianti di montarmi contro la moglie o ti sbatto nel cesso!” La bambolina volgare: “Vai tu al cesso, caro ingegnere... Vai a cagare!” A un elettronico! “E va bene, ci vado... ma ti porterò con me, e ti adopererò per pulirmi il sedere!” Detto fatto, l’ingegnere elettronico prende su la bambolina di pezza e va al gabinetto e si chiude dentro. “No, no, ti prego, non farlo marito mio, non fare una cosa così alla mia bambolina... apri!” “No, non apro! Sono qui con giù i calzoni e adesso mi pulirò il sedere!!” In quel momento si sente un urlo terribile dell’ingegnere: “Ahaaaaa!” Un urlo elettronico!! Cosa era successo? Che la bambolina mentre lui si puliva il sedere... TRACHETE!, si è infilata dentro... con la sua testolina... che le uscivano solo i piedini. “Aiutami, moglie mia, è successa una disgrazia! La bambolina dispettosa mi si è infilata nel sedere... tiramela fuori!” “Tiro, tiro, ma non viene...” “Tira più forte!” “Non viene...” “Ahiuoiu, che dolore! Mi pare di morire... mi pare di partorire! Aiuto!... Moglie, chiama subito la levatrice!” La moglie ubbidisce, va a chiamare la levatrice. Come apre la porta di casa... le vie del Signore come tutti sanno sono infinite... passa proprio di lì una levatrice... con sul grembiule scritto LEVATRICE... all’incontrario, come AUTOAMBULANZA. “Oh, signora levatrice, è il cielo che la manda! Si accomodi... ho una disgrazia in famiglia...” Quando la levatrice si trova davanti al sederotto dell’elettronico, con le gambine che escono fuori, con su le scarpette... dice: “Che previdenti!, ci avete già messo le scarpette! È suo marito?” “Sì...” “Parto difficile! Nasce di piedi!” E poi scoppia a ridere, ma a ridere!... E come tutte le donne... (al pubblico) anche a voi... sapete cosa succede quando ci prende il fou rire... (Grida) “La pipì! Mi scappa la pipì... Son levatrice sì, ma son fatata... e ne faccio tanta... aiuto!... Non voglio far disastri... allagamenti... Non voglio morti, non voglio morti! Datemi un secchio!” Le dànno un secchio, fa tutta la sua pipì, dignitosamente... guardando l’infinito... come fanno gli uomini quando fanno pipì all’aperto... Quando ha finito, dice: “È fatata, dàlla da bere a tuo marito, lo farà andare di corpo”. L’ingegnere: “Siamo cretini in questa casa che adesso bevo la pipì di quella levatrice lì... che non la conosco neanche!” “Te la presento...” “No! Non voglio conoscerla!” “Ma amore, devi andare di corpo!” “Ah sì, è vero. Mettici un po’ di vermouth, angostura, marsala, due gocce di limone... (Mima di bere dal secchio) Buona, guarda cosa ti dico: è buona! Volete favorire?” “No, no, bevi pure tu...” E lui beve, beve... e la pancia si gonfia, si gonfia... e beve... e si gonfia... E: pam!... Scoppia! E dell’ingegnere non c’è rimasto neanche un pezzo di pelle piccola così, neanche la penna lampograf che lui ci teneva tanto! La bambolina invece è lì, tutta intera, che ride come una matta. “Hai visto, – dice alla sua amica bambina cresciuta, – stronza di una cogliona! Ti ho liberato dall’ingegnere! Adesso sei padrona del tuo corpo, delle tue scelte, di te stessa, sei LIBERAAA! Andiamo?” La bambina cresciuta prende la sua bambolina e se la stringe forte forte al petto e piano piano... la bambolina sparisce dentro al suo cuore. Ora, la bambina cresciuta è sola, su una strada lunga lunga... Cammina, cammina, arriva sotto un grande albero. Sotto ’sto albero ci sono tante bambine cresciute come lei, che le fanno una gran festa: “Siediti qui, con noi. Stiamo raccontandoci ognuna la propria storia. Comincia tu...” dicono a una biondina che c’era lì. E la biondina comincia: “Io quando ero piccola avevo una bambolina di pezza che diceva delle parolacce tremende”. “Anch’io!” “Anch’io!” “Anch’io” – scoppiano a ridere tutte le ragazze in coro. E una fa: “Chi l’avrebbe mai detto: abbiamo tutte la stessa storia... tutte: la stessa storia da raccontare”. Buio. Stacco musicale.


DARIO FO: “Viareggio censura il mio manifesto solo per ragioni politiche”

Il progetto era stato approvato dalla precedente amministrazione di sinistra ma ora le cose sono cambiate. Da maggio a Viareggio c’è una giunta di centro-destra.

Per Fo è stato come fare un salto indietro di quasi 40 anni, quando i suoi programmi venivano boicottati e censurati.

“…la realtà è che si è preferito un manifesto senza satira, un semplice ‘sghignazzo’, se così si può dire. In questo modo credo però che distruggano le radici del Carnevale di Viareggio che, forse unico nel panorama nazionale e internazionale, ha fatto della satira, della critica al costume e del gioco sarcastico il fondamento della sua esistenza.”

http://www.francarame.it/files/carnevale_censura.pdf

http://www.francarame.it/files/Viareggio_censura.pdf            

                                   


ALTRO DISASTRO NAPOLETANO.Chiaiano è sola. www.chiaianodiscarica.it/

Gent.ssa Franca Rame, sono il curatore del sito www.chiaianodiscarica.it . Le riscrivo sperando di essere più fortunato. Chiaiano ha delle cave. Cave situate in una selva, che è l'unico polmone verde di Napoli. Qualcuno ha avuto la buona idea di riempire le cave di rifiuti, c'è spazio anche per quelli pericolosi. Come se non bastasse la cava dista mediamente 2,0 Km dagli ospedali della zona ospedaliera, l'ospedale Monaldi dista solo 1,6 Km dalla cava. Tale ospedale è specializzato in malattie infettive, pertanto una discarica nelle vicinanze è l'ideale. La cava è distante circa un 1 km dal parco del poggio Vallesano, un insediamento abitativo che è la sede del presidio nonchè luogo degli attacchi di natura fascista delle forze dell'ordine. Molte famiglie vivono in delle abitazioni che affacciano praticamente sulla discarica, potranno gettare i rifiuti direttamente dalla finestra. Dal produttore al consumatore. La cava, cosa che non sanno i napoletani, è situata nella cuore di Napoli, in una zona densamente abitata, più di 200 mila abitanti. L'Arpac, dopo prelievi incompleti, ha valutato la cava idonea dal punto di vista geologico, cioè non c'è pericolo di inquinamento della falda acquifera. Stimati professori dell'univerisità Federico II di Napoli, come il prof. Ortolani e il prof. De Medici, giocandosi la loro reputazione affermano l'esatto contrario. I tecnici dell'Arpac celandosi dietro un vile anonimato condannano l'intera Napoli. Inutile dire che la cava non è idonea dal punto di vista ecologico, sanitario, logistico e urbanistico. Ad esempio, non ci sono strade adatte per il passaggio di centinaia di camion al giorno, sarà bloccata un'arteria stradale che collega Napoli con la periferia nord. Chiaiano è destinata ad essere un laboratorio. Il laboratorio della strategia fascista attuata dal governo Berlusconi. Deve servire da esempio per tutte le realtà simili: No Dal Molin, No Tav, ecc. Tra poco arriverà l'esercito, se le persone si opporrano, anche se non esercitando violenza come il 23 Maggio, giorno dei primi scontri, saranno manganellate e arrestate. A Chiaiano non è consentito manifestare. Il 23 e 24 Maggio ne abbiamo avuto la prova, non è stato risparmiato nessuno, donne e anziani sono stati picchiati, le prime vittime dell'anarchia del potere. Chiaiano è sola. La classe politica ci ha abbandonati, le istituzioni, lo stato non rappresentano più nulla per noi. Lei e suo marito siete due grandi artisti impegnati da sempre nel sociale, per questo confido in un vostro aiuto. Diffondete quello che sta succedendo a Chiaiano. L'Italia deve sapere. Se non è troppo sarei onorato di pubblicare sul mio sito un suo articolo. La ringrazio dell'attenzione. Cordiali saluti -- Santolo Felaco www.chiaianodiscarica.it


Dante De Angelis licenziato!!! VERGOGNA! Franca Rame e Dario Fo

Da Franca Rame e Dario Fo

Questo è il testo definitivo della petizione online, e Vi chiediamo di darne ampio risalto. Chi vuole aderire all'appello, invii nome, cognome, azienda, qualifica, città, alla seguente email: [email protected]    Saluti.

Marco Bazzoni-Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. Spett.le Trenitalia Spa,

Vi chiediamo il reintegro immediato del macchinista, nonchè Rls, Dante De Angelis. Questo è un attacco a tutti gli Rls d'italia. Dante De Angelis ha solo ricordato che lo spezzamento degli Eurostar a Milano il 14 e il 22 luglio scorsi, sono stati degli incidenti molto pericolosi, e un campanello d'allarme, che pone con forza all`attenzione di tutti la questione della manutenzione, della progettazione e dei controlli sugli Etr. Non bisogna dimenticare che anche l'amministratore delegato di Trenitalia Mauro Moretti, "ammise" in qualche maniera la questione, in un comunicato Fs : http://www.fsnews.it/fsnews/v/index.jsp?vgnextoid=816a183ad255b110VgnVCM...

Se adesso un rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, non si può più permettere neanche di andare in assemblea, e dire i problemi che ci sono per la sicurezza sul lavoro nella sua azienda, che in questo caso riguardano anche tutti i cittadini, dato che i treni, bene o male, li prendiamo tutti, significa che siamo messi davvero male. Inoltre, è inammissibile che un licenziamento venga comunicato a voce. Gli è stato comunicato ieri 15 agosto 2008, mentre si era recato a lavoro per prendere regolarmente servizio (non ha ancora ricevuto la lettera di licenziamento che potra' vedere solo lunedi 18 agosto, dato che è stata notificata in giorni festivi e giace attualmente presso gli uffici comunali) Marco Bazzoni, Andrea Coppini, Mauro Marchi-Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza Claudio Gandolfi-Edile. Email: [email protected]