«Il suo Giornale confesso che non lo guardo nemmeno, per non avere dispiaceri. Mi sento come un padre che ha un figlio drogato e preferisce non vedere. Comunque, non è la formula ad avere successo, è la posizione:Feltri asseconda il peggio della borghesia italiana. Sfido che trova i clienti!». Indro Montanelli Corriere della sera1995
Montanelli fu cacciato nel 1994 da SB dal Giornale che aveva fondato e diretto per 20 anni perchè, disse, "non voglio ridurmi a trombetta di un editore in fregola di avventure politiche".
Artcolo dal sito maratonaonline.it :
Nel dicembre 1993 Feltri dice al Corriere: "Io al Giornale? Ma che cretinata. Berlusconi non m`ha offerto neppure un posto da correttore di bozze". Infatti un mese dopo diventa direttore del Giornale. Quando nel marzo 2001 al Raggio Verde di Santoro Feltri dà del voltagabbana a Montanelli, questi, 90enne e già malato (morirà a luglio), telefona in diretta per sbugiardarlo e raccontare la verità, ricordandogli come Feltri si fosse messo al servizio di SB dopo che questi aveva cacciato il vecchio Indro con l`inganno e l`aiuto della redazione alla quale aveva promesso aumenti di stipendio se si liberavano di lui.
Sul momento Feltri diventa paonazzo e tartaglia qualcosa mentre Indro gli dà del servo del padrone, poi l`indomani gli spara addosso su Libero: "Santoro getta in campo anche Montanelli". A luglio 2006 Feltri dichiara: "Se Montanelli fosse vivo, lavorerebbe a Libero". Mai Montanelli scrisse su un giornale diretto da Feltri (Europeo, Indipendente, Giorno, Borghese, Libero). Che cosa pensa di Feltri, Montanelli lo dichiara al Corriere nel 1995: «Il suo Giornale confesso che non lo guardo nemmeno, per non avere dispiaceri. Mi sento come un padre che ha un figlio drogato e preferisce non vedere. Comunque, non è la formula ad avere successo, è la posizione: Feltri asseconda il peggio della borghesia italiana. Sfido che trova i clienti!».
E difatti Montanelli, da sempre uomo di destra, nei suoi editoriali alla Voce così parlava di SB: "Ha l`allergia alla verità, una voluttuaria e voluttuosa propensione alle menzogne. Chiagne e fotte, dicono a Napoli dei tipi come lui". "Questa non è la destra, questo è il manganello. Gli italiani non sanno andare a destra senza finire nel manganello".
Siccome Feltri vuole esperti in ogni campo, tra le penne illustri di Libero oggi abbiamo: Moggi, che dopo essere stato riconosciuto come il gran burattinaio dei corrotti e venduti di Calciopoli e affondato la Juve in serie B, viene chiamato da Feltri per fare l`editorialista sportivo.
Poi l`avv. Taormina, indagato dalla Procura di Torino per aver fabbricato prove false nel delitto di Cogne.
Poi Gianni De Michelis, pluripregiudicato per Tangentopoli, definito da Biagi avanzo di balera per la sua passione per le discoteche sulle quali ha scritto persino una guida.
Senza dimenticare il vicedirettore di Libero, Renato Farina (in arte agente Betulla), indagato per favoreggiamento in sequestro di persona, reo confesso che era sul libro paga del Sismi, fabbricava dossier falsi e faceva pedinare un magistrato per lo stesso Sismi.Scoperto, ammette l`errore e chiede scusa.
L`Ordine dei giornalisti della Lombardia a settembre 2006 lo sospende per 12 mesi, l`Ordine Nazionale e la Procura di Milano invece impugnano la sospensione e chiedono che Farina venga radiato a vita.
Per completare questo parterre de roi manca solo che a Previti venga offerta una rubrica fissa sulla lotta alla corruzione. Poichè Farina, sospeso, non può scrivere sul giornale, viene inventato un escamotage: Farina invia lettere a Libero che le pubblica in prima pagina. Viste le sue benemerenze, due consiglieri comunali milanesi di FI propongono Farina per l`Ambrogino d`oro.
Il giornalista Facci lo sberleffa sul Giornale del 1 Settembre; il giorno dopo Feltri gli risponde su Libero: "Chi tocca Farina sappia che deve fare i conti anche con me, prima o poi. Sul piano della iettatura avverto il dilettante del Giornale: ho la patente. Ne ho già stecchiti per molto meno....La dico tutta. Farina merita l`Ambrogino d`oro".
Facci replica: "Ieri sono stato attaccato da Vittorio Feltri: un signore che non ha neppure il coraggio di essere direttore responsabile del suo giornale perchè ha paura delle querele. Un signore che ha fatto la battaglia contro le baby-pensioni e poi è andato in pensione a 53 anni. Un signore che ha fatto la battaglia contro le sovvenzioni pubbliche ai giornali di partito e poi ha trovato il modo di prenderle anche lui".
Il 6 ottobre entra in campo SB e difende Farina con una lettera a Libero intitolata "Attaccano la libertà". Da che pulpito. Lui che aveva fatto cacciare Biagi, Santoro, De Bortoli, Massimo Fini, Oliviero Beha, i fratelli Guzzanti, Luttazzi. Forse perchè nessuno di loro aveva commesso, a differenza di Farina, alcun illecito. E perchè sottovalutare le benemerenze passate di Feltri?
Nel 1993 dalle pagine dell`Indipendente difendeva entusiasticamente Mani Pulite. Nel 1994, passato al Giornale, insinua che i giudici Davigo e Di Maggio sarebbero iscritti ad una cooperativa edilizia assieme al giudice corrotto Diego Curtò e a Salvatore Ligresti.
Non è vero niente, e Feltri verrà condannato dal tribunale. Nel novembre 2001 viene radiato dall`Ordine nazionale dei Giornalisti all`unanimità per aver pubblicato le foto di bambini vittime di pedofili, pur di vendere qualche copia in più. Dopo 15 mesi l`OdG trasforma la radiazione in censura con 46 voti contro 42. Un soffio.
Nel 2005 viene condannato a Monza per aver diffamato con un articolo su Libero del 2002 il magistrato di Potenza Woodcock. Nel febbraio 2006 condannato a Bologna a 18 mesi di reclusione per diffamazione del senatore Ds Chiaromonte. E non contiamo le querele fatte da Di Pietro al Giornale di Feltri ritirate dietro indennizzi di centinaia di milioni di lire sborsati dall`editore.
A novembre 2006 Feltri se la prende col sindaco di Milano (titolo di Libero: Letizia Moratti, ma sei scema?) perché, oltre a voler imporre il pedaggio a chi entra in città con l`auto, ha addirittura «snobbato nelle visite ai morti quelli della Repubblica sociale di Salò».Il che, agli occhi di Feltri, è veramente insopportabile.
E` come se il sindaco di Parigi rendesse omaggio ai collaborazionisti filonazisti di Vichy, mettendoli alla pari del generale De Gaulle. Oppure se quello di Madrid onorasse la tomba del generalissimo Franco e dei suoi sgherri. Invece, in Italia, la Moratti viene chiamata a discolparsi per aver ignorato i repubblichini che, oltre a sparare su suo padre partigiano, mandavano gli ebrei nei lager e sognavano per l`Italia un radioso futuro da provincia del Reich millenario.
Artcolo dal sito maratonaonline.it
Aggiungo alcune frasi celebri di Littorio Feltri:
Sul 25 Aprile Festa della Liberazione:
A distanza di dodici lustri dalla resa dei conti, spacciare quel giorno di sangue e violenze per simbolo della democrazia, di valori eterni quali la libertà, è un'operazione cara solo ai falsificatori e ai mistificatori.
Sul G8 di Genova:
Sono già diventati eroi e tra qualche anno diranno ai loro bambini dissimulando l'orgoglio: io quel giorno a Genova c'ero. Stampa e televisione hanno riservato ai giottini indaffarati a spaccare tutto le energie e gli spazi dei grandi avvenimenti. I reduci della manifestazione ora progettano manifestazioni all'altezza della loro gloria. I primi raduni di militanti agnolettini si terranno il 20 agosto ad un mese dalla morte di Carlo Giuliani, martire dell'antiglobalizzazione e dell'ecologia: Sarà la giornata della memoria. Non dimenticare il compagno caduto sotto il fuoco vile dei Carabinieri, pericolosi nemici dello Stato e della democrazia. E non dimenticare che il dovere del militante è menare le mani.
Sul sequestro Quatrocchi in Iraq:
Sulla prima pagina di Libero compare una maxi-foto dei funzionari italiani rapiti in Iraq (tra cui Fabrizio Quattrocchi ancora in vita). Sono seduti in terra con le canne dei fucili automatici puntati alla nuca. Il titolo recita: "Abbiamo 800mila ostaggi". Si parla, in sostanza, di tutti gli immigrati musulmani e/o arabi presenti in Italia secondo una stima; poi il sottotitolo "Se applicassimo ai musulmani gli stessi criteri che loro applicano a noi dovremmo sequestrare tutti quelli che risiedono in Italia. Ma non lo facciamo perché siamo in una civiltà superiore". Continua, poi, suggerendo che "L'imam di Bagdad adesso fa campagna elettorale per Prodi”.
Sulla pensione alle donne a 65 anni:
un argomento considerato tabù: il collocamento a riposo delle donne. Che avviene a 60 anni, cioè con 5 anni di anticipo rispetto agli uomini. Perché simile disparità di trattamento in base al sesso? Il nostro è l'unico Paese in Europa a fissare per decreto la discriminazione sessuale in maniera pensionistica. È semplicemente assurdo, grottesco che per le donne l'assegno di vecchiaia scatti 5 anni prima che per gli uomini, i quali, si badi bene, campano (statistiche sul tavolo) cinque anni di meno. Tra l'altro, se l'esercito delle lavoratrici andasse in pensione (di vecchiaia, ripeto) all'età in cui ci va quello dei lavoratori, i conti dell'Inps sarebbero sistemati. Per procedere alla parificazione non occorre Napoleone; è sufficiente modificare un rigo della legge, esercizio accessibile a un qualunque ragionier Rossi. I sindacati protestano? E chissenefrega".
(Vittorio Feltri, 'È l'ora della scure', Libero, 15 giugno 2008)
"Feltri se ne va, Feltri resta. Ovvero: esce dalla porta, rientra dalla finestra... Piu' maliziosamente: un colpo da maestro di un giornalista che sa gestire bene non solo la testata che dirige, ma anche i suoi conti personali. E la sua qualita' della vita. Visto che il nuovo status gli rendera' piu' agevole il dedicarsi alle passioni extraprofessionali: i cavalli, innanzitutto. Sono passate da poco le 15 quando le agenzie di stampa annunciano che Vittorio Feltri "si e' dimesso". Pochi minuti dopo, la precisazione: va in pensione, ma rimarra' direttore del "Giornale", avendo firmato con la societa' editrice un rapporto di consulenza: "I poteri del direttore ai sensi dell'articolo 6 verranno assunti per il momento da Gian Galeazzo Biazzi Vergani, presidente della stessa S.e.e". Dunque, un'uscita squisitamente "tecnica". Che consentira' a Feltri di assicurarsi la pensione (secondo indiscrezioni, ammonterebbe a 12 - 13 milioni mensili), mettendola al riparo da possibili revisioni dello Stato sociale. Il piano d'azione e' stato studiato nei dettagli. Dal primo maggio e per tre mesi il "Giornale" verra' firmato da Biazzi Vergani, in attesa che la pratica vada burocraticamente a buon fine. Poi, con la pensione "in cassaforte", Feltri decidera' con quale formula definire stabilmente il rapporto con l'editore".
(Corriere della Sera, 29 aprile 1997)
E dopo aver auspicato dimagrimenti benefici a causa della crisi, pensionamento alle donne per i 65 anni, orrore per i giovanottoni di 50 anni che vanno in pensione, abbiamo scoperto che di sola pensione il tomo becca nientepopodimenoche, da quando compie 53 anni:
"Vittorio Feltri, 56 anni, giornalista-editore, ex direttore di 'Europeo', 'Indipendente' e 'Giornale'.
Pensione Inps (dal maggio 1997): 13 mensilità da 408.050 lire.
Pensione Inpgi (dal maggio 1997): 14 mensilità da 24.465.170 lire".
(dati forniti in '50 Uomini d'oro', 'L'Espresso', 13/19 agosto 1999)
"Per quattordici anni, diconsi quattordici anni, la Fininvest ha scippato vari privilegi, complici i partiti: la Dc, il Pri, il Psdi, il Pli e il Pci con la loro stolida inerzia; e il Psi con il suo attivismo furfantesco, cui si deve tra l'altro la perla denominata 'decreto Berlusconi', cioè la scappatoia che consente all'intestatario di fare provvisoriamente i propri comodi in attesa che possa farseli definitivamente. Decreto elaborato in fretta e furia nel 1984 ad opera di Bettino Craxi in persona, decreto in sospetta posizione di fuorigioco costituzionale, decreto che perfino in una repubblica delle banane avrebbe suscitato scandalo e sarebbe stato cancellato dalla magistratura, in un soprassalto di dignità, e che invece in Italia è ancora spudoratamente in vigore senza che i suoi genitori siano morti suicidi per la vergogna".
(Vittorio Feltri, L'Europeo, 11 agosto 1990, subito dopo l'approvazione della legge Mammì).
"Il dottor Silvio di Milano 2, l'amico antennuto del Garofano, pretende tre emittenti, pubblicità pressoché illimitata, la Mondadori, un quotidiano e alcuni periodici. Poca roba. Perché non dargli anche un paio di stazioni radiofoniche, il bollettino dei naviganti e la Gazzetta ufficiale, così almeno le leggi se le fa sul bancone della tipografia?".(Vittorio Feltri, L'Europeo, dopo la conquista berlusconiana della Mondadori e l'approvazione della legge Mammì).
Conclusione:
Littorio Feltri, se non ci fosse più da domani, all'improvviso, il Minculpop berlusconiano VespaGiordanoBelpietroTg2Tg4Tg5StudioApertoPanoramaILGiornaleLibero-LaPadaniaIlSecoloXIXIlTempoChiL'OpinioneIlFoglioMimunFede, tutti i giorni, più volte al giorno, siamo sicuri venederebbe quaglie arrosto al mercato rionale.
What elese?