LIBERAMENTE: AIUTIAMO LE DONNE CHE HANNO SUBITO VIOLENZA

LiberaMente è una cooperativa sociale onlus in grado di erogare gratuitamente servizi mirati e specialistici per aiutare e sostenere le donne in difficoltà a causa di maltrattamenti, violenze e abusi.
La cooperativa può vantare un’esperienza consolidata e una conoscenza unica sul territorio rispetto al drammatico problema del maltrattamento sulle donne, in quanto è una filiazione diretta dell’Associazione Donne contro la Violenza, attiva in città e provincia dal 1988.
È parte della Rete Nazionale dei Centri Antiviolenza e delle Case delle Donne, e della Rete Europea WAVE ( women against violence europe ), con cui elabora e confronta periodicamente la metodologia di accoglienza alle donne e di contrasto alla violenza. L’azione della Cooperativa si fonda sul riconoscimento della centralità della donna e sulla difesa dei suoi diritti.Principale obiettivo della Cooperativa è contrastare la violenza alle donne e ai minori in ambito familiare
La Cooperativa offre ascolto, solidarietà, condivisione per sostenere ogni donna nel proprio percorso di recupero dell’autostima e di riconoscimento delle risorse, a tutela dell’incolumità fisica e psichica necessarie per il raggiungimento di un’autonomia economica e relazionale.

La cooperativa si propone di essere sempre più visibile sul territorio e di riuscire a concertare con i diversi enti gli interventi più idonei per aiutare il maggior numero di donne possibile a liberarsi dal maltrattamento, garantendo un’attenzione privilegiata alle diverse forme di disagio femminile, che sono sempre più diffuse e complesse.

Convenzionare il servizio garantirebbe il mantenimento e il proseguimento di un impegno unico ed indispensabile sul territorio ma anche per ampliarlo.
Questi i progetti che la cooperativa sta cercando di realizzare:

- una stabilizzazione degli interventi con i minori, vittime di violenza assistita, attraverso l’utilizzo di La cooperativa si propone di essere sempre più visibile sul territorio e di riuscire a concertare con i diversi diverse forme di aiuto, come il supporto scolastico ed educativo (attraverso laboratori di lingua e laboratori di gioco creativo), e percorsi psicologici

- interventi di prevenzione nelle scuole, strumento indispensabile per creare consapevolezza e cambiare la cultura che discrimina il genere femminile
- corsi di informazione e formazione per gli operatori sociali, per la polizia locale, con l’obiettivo di garantire una continuità a tutti gli attori coinvolti e di creare una rete stabile

- formazione continua per le operatrici e per le professioniste che si avvicinano alla cooperativa.

- garantire uno spazio appropriato e specifico per donne straniere attraverso l’integrazione della metodologia tradizionale con ulteriori conoscenze e nuove professionalità.

- promozione di iniziative culturali volta alla sensibilizzazione della popolazione

- realizzazione di interventi specifici rivolti alle donne migranti in difficoltà

Cosa offriamo
La cooperativa LiberaMente dispone di:

- un centralino telefonico, al quale lavorano operatrici appositamente formate, che garantiscono ascolto e anonimato.

- un centro di accoglienza per svolgere, con operatrici esperte nelle tecniche di relazione di aiuto, colloqui individuali di sostegno, volti ad elaborare insieme, nella totale libertà di scelta della donna, interventi e percorsi specifici.

- In fase di realizzazione: una casa protetta per ospitare donne in stato di pericolo con gli eventuali figli minori, nella quale lavorano psicologhe, educatrici, animatrici.

Alle donne che si rivolgono alla cooperativa attualmente possiamo offrire:
- consulenza ed assistenza legale da parte di avvocate specializzate
psicologici
- inserimento in gruppi di auto-aiuto
- assistenza nella ricerca di casa e lavoro
- accompagnamento sul territorio, mediazione con i servizi
- attività culturali
- interventi di prevenzione nelle scuole
- corsi di formazione e informazione per gli operatori sociali
- interventi mirati rivolti a minori vittime di violenza assistita

FAI SENTIRE LA TUA VOCE!
Una rete per prevenire e contrastare la violenza contro le donne

Progetto redatto ai sensi dell’Avviso pubblico per la presentazione di progetti contro la violenza sessuale e di genere - Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità – Piano Nazionale d’Azione

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Bambini al centro
In questi giorni la Fondazione Le Vele, in qualità di ente capofila, insieme alla cooperativa liberaMente, hanno dato avvio al progetto “Bambini al centro”, finanziato ai sensi della L.23/99 “Politiche regionali per la famiglia”, art.4, comma 2, lett.g, anno 2008.

L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra la Fondazione Le Vele, che opera attivamente nel campo della formazione e dell’iniziativa sociale, con una specifica attività a sostegno delle famiglie e la cooperativa LiberaMente, punto di riferimento sul territorio provinciale per le donne vittime di abusi e dei loro figli.

Il progetto ha come finalità quella di garantire, a bambini e preadolescenti che vivono gravi conflitti intrafamiliari generati da atti di violenza domestica, uno spazio di riferimento e, al contempo, contribuire a supportare le madri nel loro ruolo genitoriale.

Le attività prevedono dei percorsi di laboratori atti a stimolare l’espressione creativa dei minori coinvolti, attività di sostegno scolastico ed altri momenti utili alla socializzazione. I bambini saranno seguiti da personale qualificato ed operatori volontari durante tutto l’anno scolastico.
Il progetto è stato realizzato grazie al patrocinio del comune di Pavia, dell’amministrazione provinciale e si avvale della collaborazione dell a.s.l.

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LIBERE
L'obiettivo di LIBERE - Strumenti d’aiuto alle donne, agendo anche indirettamente nell'area tematica dello sviluppo delle reti e degli organismi di parità, è quello di rafforzare un’azione di rete a livello territoriale che permetta il confronto, lo scambio di analisi e competenze, il coordinamento delle iniziative e la capacità di risposta integrata tra i diversi Enti che interfacciano con il problema della violenza contro le donne e che sono coinvolti di fatto nelle varie fasi del processo, dal riconoscimento della situazione di violenza all’assistenza/accompagnamento.
La Provincia di Pavia, nell'individuare le aree prioritarie d'intervento nell'ambito delle politiche di pari opportunità per tutti, ha scelto attraverso il progetto LIBERE - Strumenti d’aiuto alle donne di concentrare la sua attenzione sui temi della violenza nei confronti delle donne.
Poiché sul proprio territorio la cooperativa sociale LiberaMente è attiva in tale area di lavoro, la Provincia ha deciso di valorizzare, sostenere e promuovere i servizi già in essere erogati da questa realtà. Essi necessitano di essere diffusi e messi in rete con tutti quei soggetti che a vario titolo e secondo specifiche modalità agiscono a favore delle donne. 

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La nascita dei centri antiviolenza

  • 1975: delitto del Circeo: la violenza contro le donne diventa tema politico generale
  • Comincia la stagione dei processi per stupro con i tentativi delle donne di costituirsi parte civile. Nasce il Tribunale 8 Marzo.
  • 1976: a Roma le donne occupano uno stabile in via del Governo Vecchio che diventa la prima casa delle donne e il primo centro antiviolenza in Italia
  • A Bruxelles nasce il primo Tribunale internazionale per i crimini contro le donne
  • A Roma sfilano migliaia di donne per “riprendiamoci la notte”, per rivendicare il diritto di uscire libere senza avere paura
  • 1979: il movimento delle donne presenta una proposta di legge popolare contro la violenza sessuale
  • Nascono i primi telefoni Rosa e le case di accoglienza.
  • Si passa alla costituzione dei Centri in cui si può uscire dalla violenza grazie alla relazione tra donne
  • Molti centri antiviolenza nascono dai centri UDI
  • All’estero esistevano già case per le donne sia di ascolto che di accoglienza: Inghilterra, Svezia, Germania, Svizzera, Belgio, Austria, Irlanda.
  • L’esperienza dei centri delle donne fa emergere che gli stupri di strada sono una minoranza e che il grosso delle violenza è tra le mura domestiche.
  • Il lavoro dei centri attira l’attenzione dell’opinione pubblica anche sulle forme più sottili tipiche della sfera privata
  • I centri si sono sviluppati alla fine degli anni ’80 in maniera autogestita attraverso forme di associazionismo no profit e di volontariato
  • Attualmente in Italia ci sono più di 100 centri e circa 30 case di accoglienza che accolgono migliaia di donne
  • Nella sola regione Lombardia vengono accolte ogni anno circa 2000 donne
  • I centri in Italia devono continuamente lottare per la loro visibilità e per il loro riconoscimento e non riescono ad ottenere finanziamenti dignitosi dalle istituzioni
  • Da due anni c’è un progetto di legge per il sostegno finanziario dei centri antiviolenza da parte dello stato che giace in parlamento. 

    Le tappe della conquista dei diritti fondamentali da parte delle donne italiane

    • Codice civile dell’Italia unita 1865: riconosce alle donne la maggiore età a 21 anni, abolisce il necessario consenso paterno al matrimonio, ammette la figlia all’eredità del padre.
    • 1869: negli USA nasce la battaglia per il voto alle donne, il Wyoming concede il voto e garantisce uguali diritti a uomini e donne nella sua costituzione.
    • 1877: prima petizione per il voto politico alle donne in Italia stesa da Anna Maria Mazzoni. Riproposta nel1906 e nel 1913 verrà sempre respinta.
    • 1902: prima legge di tutela del lavoro delle donne e dei fanciulli
    • 1919: “disposizioni sulla capacità giuridica della donna”, le donne vengono ammesse a ricoprire tutti gli impieghi pubblici.
    • 1919: abolita l’autorizzazione maritale
    • 1925: legge Acerbo, che concede il voto amministrativo solo a certe categorie di donne seguendo il criterio della moralità, del censo, dell’istruzione.
    • 1945: viene esteso alle donne il diritto di voto, escluse le prostitute
    • La Costituzione sancisce la liberazione della donna, afferma l’uguaglianza di tutti, eguaglianza all’interno della famiglia, parità salariale, accesso di tutti alle carriere.
    • 1950: legge a tutela delle lavoratrici madri. Divieto di licenziamento in gravidanza, congedo obbligatorio pagato di quattro mesi. La maternità diventa un fatto di positiva rilevanza sociale.
    • 1956: le donne entrano nelle giurie popolari.
    • 1958: legge Merlin, abolisce la regolamentazione delle case chiuse gestite dallo stato.
    • 1959: istituzione del corpo di polizia femminile
    • 1960: CGIL, CISL e UIL firmano il primo accordo per la parità di retribuzione.
    • 1963: legge che proibisce il licenziamento della donna a causa del matrimonio.
    • 1963: legge 66, che ammette le donne a tutte le cariche
    • 1963: legge sulla pensione alle casalinghe.
    • 1968: legge che abolisce il reato di adulterio che esisteva solo per la donna
    • 1970: legge sul divorzio, riconfermata nel 1974 dal referendum
    • 1971: nuova legge a tutela delle lavoratrici madri
    • 1971: legge che permette la pubblicità degli anticoncezionali
    • 1975: il PCI fa eleggere 41 donne alle elezioni
    • Riforma del diritto di famiglia: viene affermata l’autonomia femminile e il suo diritto a disporre di se come persona. Sancisce la parità dei diritti dei coniugi nei confronti dei figli
    • 1975: istituzione dei consultori pubblici
    • 1976: prima ministra donna, Tina Anselmi al Ministero del Lavoro
    • 1977: legge sulla parità di trattamento sul lavoro tra donne e uomini
    • 1978: legge 194 sull’aborto. Afferma la maternità come scelta libera,responsabile e cosciente
    • 1981: abolita la legge sul delitto d’onore.
    • 1981: legge che inserisce le donne nella polizia di stato
    • Anni ’80:carta delle donne, promossa da Livia Turco, si inaugura la stagione delle pari opportunità
    • 1984: istituita la commissione nazionale per le pari opportunità
    • 1991: legge 125 delle Azioni positive, per la parità sul lavoro
    • 1992: primo progetto di legge contro le molestie sessuali
    • 1994: conferenza internazionale sulla violenza domestica promossa dall’associazione donne magistrato italiane
    • 1996:Creato il ministero perle pari opportunità, ministro Angela Finocchiaro
    • 1996: legge 66 contro la violenza sessuale.
    • 1997: direttiva Finocchiaro che pone il problema della violenza contro le donne come priorità politica del governo
    • 1997: prima conferenza nazionale Zero Tolerance a Bologna contro la violenza maschile
    • 2001: approvazione della legge sull’allontanamento del familiare maltrattante 
      Rete antiviolenza

      Rete nazionale dei centri antiviolenza

      W.a.v.e. - Women against violence europe

      Rete regionale della lombardia

    • Come sostenerci

      Per la nostra attività è importante avere dei sostenitori. Per ragioni economiche, ma soprattutto per non sentirci sole a denunciare la violenza sulle donne come una intollerabile violazione dei diritti umani fondamentali .

      Se volete conoscere meglio la nostra attività non esitate a contattarci.

      Se volete aiutarci a sviluppare i nostri servizi e a raggiungere un numero maggiore di donne in difficoltà potete versare un contributo su:

      C/C 44281
      BANCA REGIONALE EUROPEA
      SEDE DI PAVIA

      COOPERATIVA LIBERAMENTE
      Percorsi di donne contro la violenza
      Cooperativa sociale onlus

    • COOPERATIVA LIBERAMENTE
      PERCORSI DI DONNE CONTRO LA VIOLENZA
      Cooperativa Sociale ONLUS

      C.F. e P.Iva 02117090189 – REA 246933
      Albo coop. A 168548
      Albo reg. coop soc. Sez. A, foglio 441, n 882

      Corso Garibaldi 37/b, 27100 PAVIA
      Telefono/fax 0382 32136
      0382 040195
      e-mail [email protected]
      [email protected]

      ORARI CENTRALINO
      Dal Lunedì al Venerdì delle 9 alle 13


FRANCA RAME: PREMIO CITTA' DI PAVIA

25 NOVEMBRE 2008 - RIDOTTO DEL TEATRO FRASCHINI ORE 18.00 In occasione della "Giornata mondiale contro  la violenza alle donne".     l'Amministrazione Comunale intende conferire A FRANCA RAME  la medaglia della città dello scultore Angelo Grilli quale segno di stima  profonda per la Sua generosa attività a favore dei diritti civili e umani  e per la Sua  più volte confermata amicizia nei confronti della nostra comunità." Pinuccia Balzamo As. Pari Opportunità PV


BERLUSCONI INVITA A SPENDERE: LA TEORIA DELLE BRIOCHES

Il premier ha spiegato che se le famiglie ''cambiano lo stile di vita e si lasciano contagiare dall'idea della catastrofe e della crisi, si cominciano a comprare meno auto, meno elettrodomestici, si riducono i consumi e le imprese si trovano a produrre meno, a dover mettere i propri collaboratori in cassa integrazione. Così questi ultimi potranno consumare meno e ci troveremo in una crisi", ripete Berlusconi a Montesilvano.  È perciò sui consumatori che dobbiamo fare leva perché le dimensioni della crisi dell'economia reale non siano estreme''. Berlusconi invita gli italiani a consumare di piu' e i pensionati si chiedono: con quali soldi?. "Certo i consumi sono il volano dell'economia - ha dichiarato commentando le affermazioni del premier Carlo Fatuzzo, segretario nazionale del Partito Pensionati , incontrando i cittadini a Gorizia, in occasione della fiera " Ruralia" - ed il Presidente Berlusconi invita gli italiani a consumare .

Tutto bene se non vi fosse il problema che milioni di pensionati, lavoratori , cassintegrati, disoccupati ecc. , non solo non possono accentuare i consumi, ma da tempo sono costretti a tagliare non solo il superfluo, ma anche l'ndispensabile . Tanti pensionati rinunciano anche a curarsi - ha sottolineato Fatuzzo - e sono in tanti a saltare la cena. Milioni di italiani hanno gia' dato fondo ai pochi risparmi ,hanno venduto il poco oro di famiglia ed ora si stanno indebitando per cercare di arrivare in qualche modo, a fine mese : altro che aumentare i consumi, siamo gia' all'emergenza economica . Se si vuole rivitalizzare i consumi- ha evidenziato il leader del Partito Pensionati - e' necessario aumentare tutte le pensioni,ferme da un ventennio e che nel corso degli anni si sono immiserite in maniera preoccupante, portando milioni di pensionati alla fame. La quotidiana perdita di posti di lavoro , una realta' pesante ed un futuro incerto, preoccupano e spingono a risparmiare al massimo: questa e' la realta' - ha concluso Fatuzzo- per milioni di italiani che non hanno certamente il dilemma se passare il Natale in isole esotiche o alle Bahamas, ma hanno fortemente il problema di coniugare il pranzo con la cena. -


25 nov FRANCA RAME A PAVIA "TI DENUNCERO' DOMANI"

 

 

TI DENUNCERO’DOMANI  25 novembre
Giornata internazionale contro laviolenza alle donne
LiberaMente, è una filiazione diretta dell’Associazione Donne contro laViolenza, attiva in città e provincia dal 1988. La sua azione si fonda sul riconoscimento della centralità della donna e sulla difesa dei suoi diritti La Cooperativa è un Centro Antiviolenza e aderisce alle linee guida della rete nazionale dei Centri Antiviolenza Servizi
_ Centralino telefonico, attivo dal lunedì al venerdì dalle h. 9.00 alle
h. 13.00, al quale lavorano operatrici formate che garantiscono ascolto e anonimato
_ Centro di accoglienza per svolgere, con operatrici esperte, colloqui individuali di sostegno volti ad elaborare percorsi specifici nella totale libertà di scelta della donna
_ In fase di realizzazione una casa protetta per ospitare donne instato di pericolo con eventuali figliminori
 
GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA ALLE DONNE
Il 25 novembre rappresenta la giornata simbolo di chi si batte per l’eliminazione
della violenza contro le donne, in qualunque forma essa si manifesti.
La violenza contro le donne è un crimine.
Rappresenta la prima causa di morte per la popolazione femminile tra i 15 e i 45 anni.
I Centri Antiviolenza lavorano quotidianamente nel contrastare la violenza di genere, oggi come ieri risultato di una cultura di prevaricazione del potere maschile sul femminile, oggi come ieri non
riconosciuta e spesso legittimata.
Sono passati 13 anni da quando l’ONU stabiliva che la violenza dell’uomo sulla donna è una violazione dei diritti umani fondamentali. Ma, in Italia, poco di tutto ciò si è tradotto in politiche volte a contrastare il fenomeno della violenza. Chiediamo alle Istituzioni di promuovere
interventi che sostengano i Centri Antiviolenza per dare voce alle donne che
non possono più esprimersi, perché uccise o non ascoltate.
Chiediamo all’opinione pubblica di fare propria la cultura del rispetto delle differenze per costruire la strada alla reciprocità.
 
LiberaMente Corso Garibaldi 37/b Pavia
0382 32136/040195

LA FARSA VILLARI-BERLUSCONI: L'INCAPACE E IL REGISTA

Ma voi Villari lo avete sentito parlare? A uno così hanno affidato la Rai? Io non gli avrei affidato nemmeno le valige alla stazione......   Nel teatro classico del trasformismo, la Rai, va in scena l'eterno conflitto delle classi dirigenti italiane: di qua i furbi, di là gli incapaci. Al centro, un personaggio che incarna bene i vizi di entrambi, il senatore Riccardo Villari. Figura mediocrissima, un peone d’altri tempi, ma alla quale dobbiamo una lezione esemplare sui mali della politica nazionale. Democristiano di quarta fila e piccolo barone della medicina, Villari è stato riciclato prima da Mastella e poi da Rutelli non tanto in virtù di dubbie doti politiche, quanto per la conclamata cortigianeria. Cioè la principale e a volte unica competenza richiesta per fare carriera in politica. E’ noto tuttavia, dai tempi di Hegel, che un servo gode di un vantaggio decisivo sul padrone: può sempre trovarsene un altro. Magari più ricco e potente. Villari, a giudicare da come si muove, deve averne trovato uno ricchissimo. Eletto senatore con i voti della sinistra e presidente della Commissione Vigilanza Rai con i voti della destra, il senatore Villari ha subito annunciato urbi et orbi che non si sarebbe dimesso.

Non perché fosse un traditore, un opportunista dei tanti, un cialtrone insomma. No, non si sarebbe dimesso per “rispetto nei confronti delle istituzioni”. Infatti, ha chiesto d’incontrare i presidenti di Camera e Senato, dai quali ha ottenuto copertura istituzionale, in cambio di un solenne giuramento: «Mi dimetterò il giorno in cui sarà trovato un nome condiviso da maggioranza e opposizione». Poi il nome eccellente è stato trovato, quello di Sergio Zavoli. Eppure l’eroico Villari non si dimette lo stesso. Le istituzioni, una dopo l’altra gli hanno ritirato la copertura, a cominciare da Fini, seguito da Schifani e in ultimo da Berlusconi. Gli chiedono di andarsene. Ma lui resta. Fedele all’unica istituzione che quelli come lui riconoscono tale: se stesso.
Se il mandante del pasticcio è Berlusconi, com’è ovvio sospettare, si capisce che abbia scelto uno così. Chi altri, del resto? Dall’istante in cui approda a Palazzo Chigi, Berlusconi ha la prima e l’ultima parola su tutto quanto riguarda la televisione, il suo regno privato. Decide il presidente della Rai, dopo aver esaminato i candidati nella sua residenza privata. Decide in prima persona il direttore generale, i direttori di telegiornali e perfino le presentatrici. Decide quali trasmissioni possono continuare e quali si debbono chiudere. Con l’elezione a sorpresa di Villari, il premier ha voluto scegliere anche il presidente della Commissione di Vigilanza che spetta all’opposizione. Con fiuto infallibile, ha pescato nel mucchio il tartufo. Tartufo Villari, o dell’ipocrisia.
La trappola era ben congegnata e lanciata fra i piedi di un’opposizione già in difficoltà. L'immagine della leadership democratica esce indebolita dalle sempre più evidenti contraddizioni del partito. Perché, per esempio, l’espulsione di Villari e neppure un cartellino giallo per Nicola Latorre, che durante un talk show ha suggerito con un bigliettino la risposta giusta all’avversario politico Bocchino per mettere in difficoltà l’alleato Donati? Un distinguo etico fra i due è arduo. Uno politico no. Villari è un cane sciolto, ereditato da Mastella, mentre Latorre è il messo di D’Alema, un intoccabile.
Comunque vada a finire, la fotografia di queste ore è desolante. L’intero sistema politico è tenuto in scacco da un trecartista mastellato, per giunta su una vicenda, il potere in Rai, che di suo dà il voltastomaco alla maggioranza degli italiani. Veltroni ne esce come un vaso di coccio fra due vincitori, il “furbo” Berlusconi e l’“onesto” Di Pietro. Per uscire dall’impasse, ci vorrebbe un gesto d’orgoglio, magari l’abbandono definitivo del tavolo di trattative Rai, con annesso balletto di nomine. Ma forse è chiedere troppo a un ceto politico che considera la televisione il principale strumento di legittimazione, l’oggetto unico del desiderio. Disposti a tutto pur di ottenere la benedizione di un Vespa, un consigliere d’amministrazione, le briciole della torta regalata tanto tempo fa a uno solo, che ora vuol portarsi via pure il vassoio.

 

Testo di Curzio Maltese


VOLTAGABBANA - QUANDO FELTRI E BOSSI ERANO QUASI COMUNISTI

"Per quattordici anni, diconsi quattordici anni, la Fininvest ha scippato vari privilegi, complici i partiti: la Dc, il Pri, il Psdi, il Pli e il Pci con la loro stolida inerzia; e il Psi con il suo attivismo furfantesco, cui si deve tra l'altro la perla denominata 'decreto Berlusconi', cioè la scappatoia che consente all'intestatario di fare provvisoriamente i propri comodi in attesa che possa farseli definitivamente. Decreto elaborato in fretta e furia nel 1984 ad opera di Bettino Craxi in persona, decreto in sospetta posizione di fuorigioco costituzionale, decreto che perfino in una repubblica delle banane avrebbe suscitato scandalo e sarebbe stato cancellato dalla magistratura, in un soprassalto di dignità, e che invece in Italia è ancora spudoratamente in vigore senza che i suoi genitori siano morti suicidi per la vergogna".
(Vittorio Feltri, L'Europeo, 11 agosto 1990, subito dopo l'approvazione della legge Mammì).

"Il dottor Silvio di Milano 2, l'amico antennuto del Garofano, pretende tre emittenti, pubblicità pressoché illimitata, la Mondadori, un quotidiano e alcuni periodici. Poca roba. Perché non dargli anche un paio di stazioni radiofoniche, il bollettino dei naviganti e la Gazzetta ufficiale, così almeno le leggi se le fa sul bancone della tipografia?".(Vittorio Feltri, L'Europeo, dopo la conquista berlusconiana della Mondadori e l'approvazione della legge Mammì).

M. Dell'Utri : 10 anni per il nostro bene

"Eravamo nel settembre 1993, Berlusconi mi convocò nella sua villa di Arcore e mi disse: 'Marcello, dobbiamo fare un partito pronto a scendere in campo alle prossime elezioni...' Lui aveva provato in tutti i modi a convincere Segni e Martinazzoli per costruire la nuova casa dei moderati...'Vi metto a disposizione le mie televisioni', aveva detto. Tutto inutile, e allora decise che il partito dovevamo farlo noi. Poi c'era l'aggressione delle Procure e la situazione della Fininvest con 5.000 miliardi di debiti. Franco Tatò, che all'epoca era l'amministratore delegato del gruppo, non vedeva vie d'uscita: 'Cavaliere dobbiamo portare i libri in tribunale'... I fatti poi, per fortuna, ci hanno dato ragione e oggi posso dire che senza la decisione di scendere in campo con un suo partito, Berlusconi non avrebbe salvato la pelle e sarebbe finito come Angelo Rizzoli che, con l'inchiesta della P2, andò in carcere e perse l'azienda".
(Marcello Dell'Utri intervistato da Antonio Galdo per il libro "Saranno potenti?", Sperling & Kupfer, 2003)

BOSSI:

''Bisognerebbe far scattare la legge per il ricostituito Partito Fascista. Questi (di Forza Italia) sono quella cosa lì. E si può dimostrare facilmente. Al loro interno non hanno nessun meccanismo elettivo. Questo partito è messo in piedi da una banda di dieci persone che lo controllano nascosti dietro paraventi, non rispettano le regole della Costituzione, chiamano golpista il presidente della Repubblica, svuotano di potere il Parlamento e vogliono fare un esecutivo senza nessun controllo superiore. Inoltre usano le televisioni, che sono strumenti politici messi insieme da Berlusconi quando era nella P2, secondo il progetto Gelli: dove il Paese dal punto di vista politico doveva essere costituito da uno schieramento destra contro sinistra dopo la rottura del meccanismo consociativo che faceva da ammortizzatore. Hanno usato le televisioni come un randello per fare e disfare. Si tratta di una banda antidemocratica su cui è bene che ci sia qualche magistrato che indaghi se viene commesso il reato di ricostituzione del partito fascista''
(Umberto Bossi, Ansa, 19 gennaio 1995)

''Richiamo le istituzioni a verificare se nei confronti della Fininvest non esistano gli estremi per configurare in quelle televisioni lo strumento per la ricostituzione del Partito Fascista. Se così fosse, si proceda ad oscurare quelle televisioni''
(Umberto Bossi al congresso nazionale straordinario della Lega Nord, Ansa, 12 febbraio 1995).

Giovanardi prima della cura

"Caro Di Pietro, sento il dovere di ringraziarLa per la professionalità e il senso della misura con i quali conduce la difficile inchiesta a Lei affidata. Voglio esprimerLe la piena solidarietà per la coraggiosa azione Sua e dei Suoi colleghi, perché sappia che all'interno del cosiddetto palazzo, ai piani alti come ai piani bassi, c'è chi fa il tifo per Lei. Perché, come giustamente Lei ha affermato in una intervista, il problema non è quello di criminalizzare entità astratte come i partiti: qui si tratta di aiutare gli onesti e le persone perbene, che sono in tutti i partiti, a difendersi dall'aggressione dei disonesti che con il malaffare lucrano ingenti risorse, parti delle quali vengono investite per comprare consenso politico e via così in una spirale perversa. E... la moneta cattiva scaccia quella buona. Finché qualcuno provvidenzialmente non toglie alla circolazione i falsari. Grazie dunque per il Suo impegno da un deputato Dc che... crede sia ancora possibile dimostrare che non è da ingenui avere fiducia nelle istituzioni".
(Lettera aperta inviata il 20 maggio 1992 da Carlo Giovanardi, allora deputato Dc, all'allora pm Antonio Di Pietro. Si tratta dello stesso Giovanardi che oggi, ministro dei Rapporti con il Parlamento, fa il giro delle tv per presentare un libro contro Mani Pulite).

 

Pera sulla tomba di Craxi

"Chi, come Craxi, attacca i magistrati di Milano, mostra di non capire la sostanza grave, epocale, del fenomeno della corruzione".(Marcello Pera, La Stampa, 19 luglio 1992)

"(Quello del Psi) è un personale vecchio e trasformista e un ceto di individui mai visti, spesso simili ai bravi, certo con scarsi o nessun ideale politico che non fosse la conquista o la gestione del potere".
(Marcello Pera, La Stampa, 5 maggio 1992)

"Un gruppo di amministratori corrotti a Milano non sono dei 'mariuoli', ma la spia di un male più profondo e diffuso. E' inutile che Craxi se la prenda con gli 'sciacallì e il suo portavoce Intini con il solito 'giornale partitò (la Repubblica, ndr)".
(Marcello Pera, La Stampa, 5 maggio 1992)

"Craxi sbaglia (a parlare di golpe dei giudici, ndr)... Ciò che i cittadini vedono è solo una lunghissima serie di indagini, avvisi di garanzia, incarcerazioni, confessioni, processi che riguardano persone specifiche... Il malaffare partitocratico era ramificato ovunque, ma non è in atto un attacco alla democrazia".
(Marcello Pera, La Stampa, 1° febbraio 1993)

"Un'amnistia dei politici ai politici non è solo impensabile perché provoca indignazione e disgusto nella gente. Essa è anche impraticabile. Perché il reato è flagrante e macroscopico, il processo è già cominciato e per buona parte dell'opinione pubblica già chiuso con una condanna... Ci vuole ben altro: come alla caduta di altri regimi, occorre una nuova Resistenza, un nuovo riscatto e poi una vera, radicale, impietosa epurazione. Il male si taglia alla radice"
(Marcello Pera, La Stampa, 19 luglio 1992).


VIDEO: IL MAGGIORDOMO - TRAVAGLIO Vs CAPEZZONE

VIDEOclicca qui  Momenti di grande televisione durante il programma della 7 Otto e mezzo condotto da Lilli Gruber e Federico Guiglia. Lo studio si è trasformato in un vero e proprio ring sul quale si sono fronteggiati a viso aperto, e non senza colpi bassi, Daniele Capezzone e Marco Travaglio. Il tema della puntata era Berlusconi: o si ama o si odia? e lo svolgimento ha dimostrato chiaramente che non solo il punto di domanda dovrebbe essere sostituito da un bell'esclamativo, ma che l'estremizzazione dei sentimenti coinvolge anche seguaci e oppositori.
La bagarre, durata quasi 10 minuti, è iniziata quando Capezzone ha raccontato la discesa in campo del Cavaliere come la vittoria di un outsider. Travaglio ha commentato ironicamente: "Un piccolo fiammiferaio..." ed ha acceso la miccia. L'ex radicale ha subito invitato il giornalista a trattenersi da certe battute e la Sinistra a "elaborare il trauma dell'usurpatore".
A questo punto sono intervenuti i conduttori, che hanno cercato di calmare gli animi ricercando le comuni origini liberali dei due. Travaglio si è subito dissociato da "quello che intende lui per liberale", definendosi "montanelliano". E Capezzone l'ha invitato a lasciare in pace Montanelli "che non può esprimersi", beccandosi uno sguardo furioso in risposta.

Di fronte all'inarrestabile deputato Travaglio ha poi chiesto come si staccasse la macchinetta, per farlo tacere, e l'ha accusato di stare a ogni elezione dalla parte opposta a quella precedente. Ma lo scontro doveva ancora salire di tono, con Capezzone ad attaccare Travaglio per la "lingua in bocca con Grillo" e l'altro a dirgli che Berlusconi era il suo "padrone pro tempore" e lui il "maggiordomo" del premier.

 

 


MESSAGGIO DA franca. "QUALCUNO È IN GRADO DI AIUTARMI?"

Vorrei riuscire ad avere l’elenco degli operai rimasti feriti, mutilati o deceduti sul lavoro nel 2008 (possibilmente con indirizzi e situazione familiare). Ho in mente di riorganizzare il “SOCCORSO ROSSO”, che avevo fondato negli anni 70 in sostegno alle famiglie di proletari (operai e studenti) finiti in carcere per occupazione di scuole e fabbrica, blocco dei cancelli o licenziati. Siamo in un periodo orrendo: indifferenza e solitudine imperano. Vorrei dedicare gli ultimi anni della mia vita impegnandomi seriamente in questa azione di solidarità. franca


CATTOLICA DI MILANO: LEZIONE DI DARIO FO E FRANCA RAME. CRITICATO TREMONTI

Gli studenti attendono il ministro con striscioni: «Benvenuto mister tagli». Lezione di Dario Fo e Franca Rame. Qualche decina di studenti dell’Università Cattolica questa mattina ha atteso l’arrivo del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, a Milano per l’inaugurazione dell’anno accademico 2008-2009 dell’ateneo di largo Gemelli. L’area che circonda la sede universitaria è stata completamente transennata e un corposo dispiegamento delle forze dell’ordine ha bloccato tutte le vie di accesso di largo Gemelli, dove c’è l’ingresso principale dell’ateneo. In poco più di una settantina, gli studenti si sono disposti dietro le transenne allestite dalla forze dell'ordine all'angolo tra via Santa Valeria e via Necchi, al lato dell'ingresso principale dell'università. Dietro lo striscione «Tremonti, più che Robin Hood, principe Giovanni», i ragazzi hanno allestito una gazebo per la raccolta di firme contro la legge 133 che prevede tagli alle università. Tra gli striscioni esposti «Benvenuto mister tagli» e «1.000 firme per abolire la legge 133».  Gli studenti però non hanno incrociato il ministro. Tremonti, infatti, questa mattina ha partecipato alla messa in Sant’Ambrogio celebrata dal cardinale Dionigi Tettamanzi e poi attraverso i cortili interni ha raggiunto l’aula magna dove si svolge la cerimonia, evitando così di incontrare gli universitari in protesta. Verso le 11.30 sono arrivati Dario Fo e Franca Rame, attesa anche da alcuni ragazzi degli altri atenei milanesi: la Statale, il Politecnico e l'Accademia delle Belle Arti di Brera. Dario Fo e Franca Rame hanno annunciato una lezione all’esterno dell’ateneo. Presenti alla cerimonia di inaugurazione diversi «big» del mondo imprenditoriale e culturale della città, tra cui il presidente della Banca Popolare di Milano Roberto Mazzotta, il presidente del Consiglio di gestione di A2A Giuliano Zuccoli, il presidente della Regione Roberto Formigoni, il presidente di Rcs Piergaetano Marchetti e il docente di Diritto tributario all'Università Cattolica Enrico De Mita.Per quanto riguarda invece le mobilitazioni degli universitari della Statale, per il pomeriggio sono previsti due incontri: con il collettivo di scrittori «Wu Ming» alle 14.30 nella sede di via Festa del Perdono, e con il giornalista Marco Travaglio alle 16.30 alla facoltà di Scienze Politiche di via Conservatorio. Martedì, intanto, in diverse facoltà sono comparsi alcuni striscioni contro la recente sentenza per le violenze poliziesche commesse durante il G8 di Genova. In quello appeso nel cortile di Scienze Politiche si leggeva: «La Diaz non si dimentica. Assolti dai tribunali. Condannati dalla storia».


2- MINISTRO FURBETTA: I FANNULLONI SONO DI SINISTRA. NON E' VERO, LUI NE E' LA PROVA!

I fannulloni sono di sinistra: con questa ultima provocazione il ministro irritato dall'inchiesta de L'espresso si conferma capace di occupare la scena mediatica e di dividere l'opinione pubblica. Irritato dall'inchiesta de L'espresso sulla sua carriera politica (fannullone al parlamento UE) e universitaria (Fino a Teramo per un facile coincorso...eheheh), il ministro Brunetta ha ritenuto di alzare il tiro della polemica, ed è tornato sul tema a lui più caro: i fannulloni. Addebitandoli in un colpo solo alla sinistra italiana. "Il Paese è con me, ma un pezzo del Paese no e me ne sono fatto una ragione. E' il Paese delle rendite, dei poteri forti e dei fannulloni, che spesso stanno a sinistra".

Un attacco al sindacato che ha subito scatenato reazioni molto dure, con la sfida del segretario della Cgil Epifani a provare la fondatezza di certe affermazioni. Intanto però, nella compagine governativa, Brunetta si sta dimostrando uno dei più abili nell'occupare la scena mediatica. Abilissimo anche nella politica degli annunci che caratterizza l'esecutivo guidato da Berlusconi. Un ministro capace - con esternazioni a mitraglia - di dividere l'opinione pubblica e far discutere su un tema importante come l'etica del lavoro.

Un ministro furbetto o destinato a stupirci molto presto con risultati speciali?

Fonte Espresso

 

A mio avviso Brunetta dice quel che pensa, ma non pensa a quel che dice. O forse, peggio: pensa a quel che dice.  Ma secondo voi, pensa?


peccato perdere gli amici...

    C'era una volta un amico frequentatore del blog... assiduo, intelligente, colto... M'ha fatto piacere conoscerlo... con lui, Francy e Lara... manifestazioni festose, panini e risate... pranzi seduti a chiacchierare. Invitato a casa nostra, anche al mare... ricevuto con amore...

Una buona persona, simpatica, onesta. Povera. Decido di dargli una mano... come a tanti. Quando non sono stata più in grado di dare aiuto né a lui né agli altri... (io non sono un ente statale... non ho sovvenzioni ministeriali) non l'ho più sentito. C'era una volta un amico... Peccato averlo perso! franca


BRUNETTA: "MINISTRO FURBETTA"

 La trasferta a Teramo per diventare professore. La casa con sconto dall'ente. Il rudere che si muta in villa. Le assenze in Europa e al Comune. Ecco la vera storia del ministro anti-fannulloni . La prima immagine di Renato Brunetta impressa nella memoria di un suo collega è quella di un giovane docente inginocchiato tra i cespugli del giardino dell'università a fare razzia di lumache. Lì per lì i professori non ci fecero caso, ma quella sera, invitati a cena a casa sua, quando Brunetta servì la zuppa, saltarono sulla sedia riconoscendo i molluschi a bagnomaria. Che serata. La vera sorpresa doveva ancora arrivare. Sul più bello lo chef si alzò in piedi e, senza un minimo di ironia, annunciò solennemente: "Entro dieci anni vinco il Nobel. Male che vada, sarò ministro". Eravamo a metà dei ruggenti anni '80, Brunetta era solo un professore associato e un consulente del ministro Gianni De Michelis.
Ci ha messo 13 anni in più, ma alla fine l'ex venditore ambulante di gondolette di plastica è stato di parola. In soli sette mesi di governo è diventato la star più splendente dell'esecutivo Berlusconi. La guerra ai fannulloni conquista da mesi i titoli dei telegiornali. I sondaggi lo incoronano - parole sue - 'Lorella Cuccarini' del governo, il più amato dagli italiani. Brunetta nella caccia alle streghe contro i dipendenti pubblici non conosce pietà. Ha ristretto il regime dei permessi per i parenti dei disabili, sogna i tornelli per controllare i magistrati nullafacenti e ha falciato i contratti a termine. Dagli altri pretende rigore, meritocrazia e stakanovismo, odia i furbi e gli sprechi di denaro pubblico, ma il suo curriculum non sempre brilla per coerenza. A 'L'espresso' risulta che i dati sulle presenze e le sue attività al Parlamento europeo non ne fanno un deputato modello. Anche la carriera accademica non è certo all'altezza di un Nobel. Ma c'è un settore nel quale l'ex consigliere di Bettino Craxi e Giuliano Amato ha dimostrato di essere davvero un guru dell'economia: la ricerca di immobili a basso costo, dove ha messo a segno affari impossibili per i comuni mortali.

Chi l'ha visto Appena venticinquenne, Brunetta entra nel dorato mondo dei consulenti (di cui oggi critica l'abuso). Viene nominato dall'allora ministro Gianni De Michelis coordinatore della commissione sul lavoro e stende un piano di riforma basato sulla flessibilità che gli costa l'odio delle Brigate rosse e lo costringe a una vita sotto scorta. Poi diventa consigliere del Cnel, in area socialista. Nel 1993, durante Mani Pulite firma la proposta di rinnovamento del Psi di Gino Giugni. Nel 1995 entra nella squadra che scrive il programma di Forza Italia e nel 1999 entra nel Parlamento europeo.

Proprio a Strasburgo, se avessero applicato la 'legge dei tornelli' invocata dal ministro, il professore non avrebbe fatto certo una bella figura. Secondo i calcoli fatti da 'L'espresso', in dieci anni è andato in seduta plenaria poco più di una volta su due. Per la precisione la frequenza tocca il 57,9 per cento. Con questi standard un impiegato (che non guadagna 12 mila euro al mese) potrebbe restare a casa 150 giorni l'anno. Ferie escluse. Lo stesso ministro ha ammesso in due lettere le sue performance: nella legislatura 1999-2004 ha varcato i cancelli solo 166 volte, pari al 53,7 per cento delle sedute totali. "Quasi nessun parlamentare va sotto il 50, perché in tal caso l'indennità per le spese generali viene dimezzata", spiegano i funzionari di Strasburgo. Nello stesso periodo il collega Giacomo Santini, Pdl, sfiorava il 98 per cento delle presenze, il leghista Mario Borghezio viaggiava sopra l'80 per cento. Il trend di Brunetta migliora nella seconda legislatura, quando prima di lasciare l'incarico per fare il ministro firma l'elenco (parole sue) 148 volte su 221. Molto meno comunque di altri colleghi di Forza Italia: nello stesso periodo Gabriele Albertini è presente 171 volte, Alfredo Antoniozzi e Francesco Musotto 164, Tajani, in veste di capogruppo, 203.

La produttività degli europarlamentari si misura dalle attività. In aula e in commissione. Anche in questo caso Brunetta non sembra primeggiare: in dieci anni ha compilato solo due relazioni, i cosiddetti rapporti di indirizzo, uno dei termometri principali per valutare l'efficienza degli eletti a Strasburgo. L'ultima è del 2000: nei successivi otto anni il carnet del ministro è desolatamente vuoto, fatta eccezione per le interrogazioni scritte, che sono - a detta di tutti - prassi assai poco impegnativa. Lui ne ha fatte 78. Un confronto? Il deputato Gianni Pittella, Pd, ne ha presentate 126. Non solo. Su 530 sedute totali, Brunetta si è alzato dalla sedia per illustrare interrogazioni orali solo 12 volte, mentre gli interventi in plenaria (dal 2004 al 2008) si contano su due mani. L'ultimo è del dicembre 2006, in cui prende la parola per "denunciare l'atteggiamento scortese e francamente anche violento" degli agenti di sicurezza: pare non lo volessero far entrare. Persino gli odiati politici comunisti, che secondo Brunetta "non hanno mai lavorato in vita loro", a Bruxelles faticano molto più di lui: nell'ultima legislatura il no global Vittorio Agnoletto e il rifondarolo Francesco Musacchio hanno percentuali di presenza record, tra il 90 e il 100 per cento.

(13 novembre 2008)

da Espresso.


SVEZIA: DARIO FO SARA' SUI FRANCOBOLLI

L'omaggio oggi  13 novembre in Svezia! Da autore di francobolli (suo è il 550 lire sammarinese per Carlo Goldoni, inserito nella serie del 17 settembre 1993), a protagonista di un intero foglietto. E' disponibile dal 13 novembre il blocco con cui la Svezia ricorda il Nobel per la letteratura Dario Fo.

L'autore, attore e regista italiano, che per il lancio è atteso a Stoccolma, viene citato in due tagli da 11 corone, uno con il busto e l'altro con l'immagine che caratterizza il diploma, dovuta da Bo Larsson e che richiama i giullari medievali. Venne creata in vista della prestigiosa cerimonia di consegna del riconoscimento, poi svoltasi il 10 dicembre 1997. Altre tre significative espressioni di Dario Fo sono presenti sui bordi della confezione.

Nato il 24 marzo 1926, fu -ammette in un'intervista raccolta da Sweden post- collezionista di francobolli da ragazzino, senza soffermarsi su un tema preciso. “Sono stato affascinato da tutti i diversi disegni, che suscitavano la mia curiosità”. Dall'attenzione per le vignette, alla consapevolezza del valore economico. “Quando gli antifascisti fuggirono in Svizzera, non poterono portare soldi con loro, invece presero francobolli italiani da vendere per sopravvivere”. Il paese dove viveva, Sangiano (Varese), si trova sul confine. In quella situazione “ho compreso il valore dei francobolli e come siano facili da trasportare”.