MORTE IN CARCERE A PERUGIA - SI CHIEDONO CHIARIMENTI SULLE CIRCOSTANZE
Cari Amici,
ecco un articolo di cronaca su un fatto inspiegabile, e di seguito l'interrogazione da me sottoscritta, a prima firma della Sen. Emprin Gilardini
Ucciso in carcere dal proibizionismo (fonte: carta.it)
Sarah Di Nella
[24 Ottobre 2007]
E’ morto tra le mura di un carcere, dov’era finito perché possedeva due piantine di marijuana per uso personale. È questa la sorte toccata ad Aldo Bianzino, cinquantaquattrenne di Pietralunga, nel nord dell’Umbria, morto in una cella del carcere di Capanne, a Perugia, nella notte tra il 13 e il 14 ottobre scorsi. Nessuna traccia apparente di violenza sul suo corpo, ma «lesioni compatibili con l’omicidio» dice l’autopsia, che rivela quattro emorragie cerebrali, traumi al fegato e due costole rotte. Sembrano i segni di un pestaggio.
Aldo Branzino era stato portato nel commissariato di Città di Castello e poi trasferito nel carcere di Capanne, nel pomeriggio del 13 ottobre, insieme alla sua compagna Roberta, dopo una perquisizione della polizia nel loro casale immerso nella campagna umbra. E fino al suo ingresso in carcere, Aldo stava bene. Separati al momento di entrare in prigione, Aldo e Roberta sono stati visitati dall’avvocato d’ufficio che ha registrato il loro normale stato di salute, e la preoccupazione di Aldo per Roberta.
Falegname di professione, incensurato, Aldo si era trasferito dal Piemonte in Umbria, passando dall’India, alla ricerca di una vita più vicina alla natura, armoniosa, che aveva trovato nel rapporto con una piccola comunità spirituale vicina agli Hare Krishna. Dai suoi conoscenti e amici i commenti sono di incredulità assoluta. Aldo viene descritto come «la mitezza in persona» e il suo credo nonviolento di stampo gandhiano esclude qualsiasi lite con altri detenuti. Peraltro, l’unico giorno in carcere di tutta la sua vita, Aldo l’avrebbe passato in isolamento.
Al senato, Haidi Giuliani, Giovanni Russo Spena e Erminia Emprin Gilardini hanno chiesto martedì 23 ottobre in una interrogazione parlamentare urgente al ministro della giustizia Clemente Mastella, di avviare una procedura immediata per fare chiarezza sulla vicenda.
«Il decesso di Aldo Branzino – si legge – deve essere chiarito. Dalle notizie apprese dalla stampa, risulta che le lesioni riscontrate sul corpo di Aldo Branzino, dopo il suo decesso, configurerebbero la compatibilità con l’omicidio, in quanto il medico legale escluderebbe la morte per infarto, riscontrando quattro commozioni cerebrali, lesioni al fegato, due costole rotte. Branzino sarebbe stato ristretto in cella da solo, dato che la prassi prevede l’isolamento dell’arrestato prima dell’incontro con il giudice preliminare». Un’altra interrogazione, presentata dal senatore Mauro Bulgarelli [Insieme con l’Unione], denuncia «un fatto di inaudita gravità, se fossero accertate le gravissime lesioni che sarebbero state riscontrate sul corpo di Aldo Bianzino». «E’ sconcertante – dice Bulgarelli – che a 24 ore dall’arresto, le cui circostanze sono peraltro da chiarire, un uomo muoia per cause che potrebbero essere non accidentali e fare addirittura ipotizzare un pestaggio».
La procura di Perugia ha aperto un’indagine «sulle cause del decesso del detenuto».
Dieci giorni dopo la morte di Aldo, né la sua compagna, né i suoi tre figli, né i suoi familiari hanno potuto vedere il suo corpo.
Nel moderno carcere di Capanne, inaugurato da Roberto Castelli quando era ministro della giustizia del governo Berlusconi, non è la prima volta che un detenuto muore. Nel rapporto «Morire di carcere», pubblicato dall’associazione Ristretti orizzonti del giugno 2006, sono segnalate due altre vicende. Quella di una detenuta italiana di 44 anni, che si era suicidata nel centro clinico penitenziario del carcere di Perugia e quella di un detenuto straniero, morto dopo un intervento chirurgico alle emorroidi, per mancanza di assistenza notturna.
I movimenti antiproibizionisti di Perugia e di tutta Italia, assieme alle associazioni di tutela dei detenuti, stanno pensando a un’iniziativa da tenere nel capoluogo umbro nei prossimi giorni. Per protestare contro il carcere che uccide.
Legislatura 15 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-01031 Atto n. 3-01031
Pubblicato il 24 ottobre 2007
Seduta n. 236
EMPRIN GILARDINI , RUSSO SPENA , GAGGIO GIULIANI , RAME - Al Ministro della giustizia. -
Premesso che:
da notizie apprese dalla stampa nella notte di venerdì 12 ottobre è stato arrestato nella propria abitazione, nel comune di Petralunga (Perugia), per violazione dell'articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, il signor Aldo Bianzino;
dopo l'arresto, lo stesso sarebbe stato condotto assieme alla moglie nel commissariato di Città di Castello per le formalità di rito e quindi trasferito nel carcere di Capanne (Perugia);
i due coniugi sarebbero stati divisi non appena entrati in carcere, e sarebbero state riscontrate da parte dell'avvocato d'ufficio condizioni normali di salute in entrambi;
nella notte di sabato 13 ottobre il signor Aldo Bianzino è deceduto all'interno della struttura penitenziaria;
il signor Bianzino, secondo le normali procedure, sarebbe stato ristretto in cella da solo, prevedendo la prassi l'isolamento dell'arrestato prima dell'incontro con il giudice preliminare;
le lesioni riscontrate sul corpo del signor Aldo Bianzino, dopo il suo decesso, configurerebbero la compatibilità con l'omicidio, in quanto il medico legale escluderebbe la morte per infarto, riscontrando quattro commozioni cerebrali, lesioni al fegato, due costole rotte,
si chiede di sapere quali procedure urgenti di competenza il Ministro in indirizzo intenda avviare per fare completa chiarezza sulla vicenda.