“PER NON DIMENTICARE ANNA POLITKOVSKAJA.” A Riscassi Andrea

Caro Andrea, Mi scuso per il ritardo nel risponderti, ma sono rientrata in questo momento. GRAZIE PER QUELLO CHE STAI FACENDO.

Aderisco con responsabilità e partecipazione, profondamente sentita, al vostro appello.
franca rame

Teniemoci abbracciati stretti stretti nel Suo ricordo e uniamoci, noi, ESTRANEI A QUESTA SOCIETA’ ASOCIALE, senza memoria, egoista, disimpegnata, precariata, furbetta, disonesta, razzista, frega tu che frego anch’io, meschina, che non paga le tasse, che sta alla finestra a guardare indifferente, senza uno slancio generoso, senza una lacrima né pietà per le mille sofferenze di questo nostro disastrato Paese... e quando si muove e solo per chiedere, raccomandarsi, mentire, apparire senza essere, o peggio “essere” senza far scoprire quello che sei in realtà.  Soldi, soldi, soldi!  

Dove sono tutti quelli che in questo Paese vivono SOFFRENDO il disagio politico, ambiguo e distaccato… lontano da noi, che la pensano e sono in sintonia con i nostri desideri? Dove siete?
Cerchiamoci Andrea, chiamiamoci a gran voce, vedrai quanti onesti incorruttibili, “non in vendita”, quanti  “dispersi”... quanti ardenti solitari che vivono male il disagio dei giorni nostri, “quanti, donne, uomini che...” si stringeranno a noi... e ne chiameranno altri e altri e altri.
Forza: urliamo!

Beh, mi piacerebbe proprio...

Vivo  scontenta, infelice e depressa. “ma come? – mi dice Jacopo - sei senatrice e non sei contenta?!”
No… perché vorrei UN MONDO diverso, dove si possa avere il tempo di godersi un tramonto, il sorriso di un bimbo, la voglia di ASCOLTARE  a orecchie tese, attenti  ai bisogni degli altri, guardare le persone negli occhi ed essere certi che ti stiano parlando sinceramente.
Ho un cocente bisogno di “impegno”, pulizia, generosità, concretezza.
E ONESTA’.

Dario è preoccupato. Io anche.
Da molti anni, quando spegniamo la luce  prima di addormentarci, commentiamo quello che ci sta a cuore, maturato nella giornata. A volte si parla di fatti positivi… si sorride… ci si addormenta sereni.
Di ‘sti tempi, è dura. Il sonno tarda a venire. Nell’aria rimangono sospiri e malinconia.
Ieri sera siamo tornati per la centesima volta sul deterioramento  della politica e il gioco di chiacchiere, liti, insulti.
Nessuno va d’accordo con nessuno. Che bello spettacolo stiamo dando al Paese. Che esempio!!  
Ci passan davanti agli occhi i tempi del “glorioso” Partito COMUNISTA ITALIANO. L’orgoglio di sentirsi COMUNISTI, la sicurezza che ti dava la fratellanza che avevi intorno.
“Siamo tra compagni”.

E’ come se quelli che lo erano una volta, rinnegassero il loro passato.
Non è più di moda essere comunisti. Vogliono un partito nuovo… alleanze nuove… non quell’accozzaglia dell’Unione, documenti nuovi, passaporto, carta d’identità fresca di giornata… Potessero, cambierebbero pure nome e connotati.

Qualche sera fa c’è venuto in mente Gramsci… e mestamente ci siamo chiesti: “Cosa è successo?! Dove sei finito? Sono riusciti a dimenticarti come si fa con i simboli imbarazzanti… si è continuato con il cancellare la memoria di te nel carcere fascista, costretto a camparci e morire.”
Mi viene da piangere.

Scusa, mi sono lasciata prendere dal malessere che ho addosso da quando sono diventata una “politica” di professione. Retribuita con i denari dei contribuenti... quei pochi che non evadono il fisco. 
Ferie pagate.
Impotente e il peso della mia non precarietà.
Ti abbraccio.
ABBRACCIMOCI!
 
Franca

 


Uranio Impoverito: una testimonianza

 di Salvatore Antonaci
  PRELUDIO

Andrea Antonaci 
Si era nel mese di agosto del 98, e Andrea era in attesa… una lunga attesa, visto che aveva programmato di andare in missione nel mese di aprile, e quindi non aveva programmato le ferie per essere pronto alla partenza. Così, arrivato ai primi di agosto e non avendo avuto ancora nessuna notizie per la partenza, è sceso giù, nei giorni di ferragosto, per salutarci. Ha fatto appena in tempo perché proprio il giorno 15 viene chiamato a rientrare perché si doveva preparare
alla partenza.
Infatti parte il 31/08/1998 per i Balcani.
Rientra in Ialia dopo sei lunghi mesi, gli avevano detto che sarebbe dovuto partire per 4 mesi.
A gennaio 1999 dalla sua voce e da come tossiva noi avvertivamo qualche difficoltà, e, siccome dove aveva operato era freddo, abbiamo pensato che fosse un po’ di bronchite: quindi niente di particolare.
Al rientro in Italia, noi sapevamo che ero obbligo fare degli accertamenti nell’ospedale militare: cosa che non era avvenuta. Tanto che il colonnello della caserma di Firenze ha richiesto ufficialmente una visita di controllo, cosa che nonostante la richiesta non gli era stata fatta.
È passato un po’ di tempo finché si è arrivati a giugno.
Era sabato 19 giugno del 1999; Andrea aveva un appuntamento all’ospedale Careggi di Firenze con il medico del Pronto soccorso (cugino della sua ragazza Laura) per un normale controllo per alcuni dolori alla spalla. Alla prima visita sembrava tutto normale, ma siccome c’era il dolore, il medico ha optato per una
radiografia per meglio verificare lo stato delle cose. Ed ecco che si scopre il corpo del reato: “una macchia” non meglio identificata, ma che agli occhi di un esperto ed attento medico non sfugge. Noi  in famiglia si aspettava una telefonata di Andrea: sapevamo che aveva l’appuntamento in ospedale per un normale controllo.
 
Io (Salvatore) ero in ufficio (erano le 12) e tutto potevo aspettarmi dalla telefonata, meno che la notizia che era arrivata in casa. Mi chiama Simona mia figlia e mi dice che ha chiamato il papà della ragazza di Andrea e che era necessaria la presenza di noi genitori a Firenze per un incontro con il medico la domenica mattina.
 
 
Così la sera di sabato abbiamo preso il treno, io e mia mogie Grazia, e siamo partiti per Firenze, via Bologna con il cuore in subbuglio.
Il viaggio era un calvario… i “perché” si susseguivano uno dopo l’altro cercando di darci ragione. Ma quando un medico chiama c’è sempre un interrogativo tremendo. Sì, perché se fosse qualcosa di semplice si ha un tempo comodo. Ma essendo urgente la cosa era grave e non ti puoi crollare di dosso il peggio. Peggio ancora quando si vuole arrivare presto alla meta e il treno fa ritardo, allora il peggio è ancora peggio. Arriviamo a Firenze con due ore di ritardo. In stazione ci aspetta Franco (papà di Laura). Non ci conoscevamo e l’occasione non era di quelle ideali: ci eravamo solo scritti una lettera promettendoci di incontrarci, conoscersi: sarebbe stato più normale così ed invece in quel modo e con una giornata grigia, piovigginosa non prometteva nulla di buono.
Franco vedendo in quel momento uno spiraglio di sole fare capolino tra le nuvole, dice: “spero che sia di buon auspicio”. Fatta la conoscenza siamo in macchina e partiamo per Careggi. Voglia di parlare non c’era ma qualcosa si doveva pur dire.
Arrivati ci avviamo verso il pronto soccorso dove Andrea era stato sistemato provvisoriamente in una saletta a fianco alla corsia. Noi ci siamo fermati all’ingresso dove ci attendeva il medico per informarci di quello che lui sospettava. E così abbiamo appreso quella brutta notizia: il male tremendo che aveva colpito Andrea. Io e Grazia ci siamo guardati senza parole e con gli occhi che si erano riempiti di lagrime. Il mondo ci è crollato addosso, e il respiro ci è venuto a mancare. Il medico ha cercato subito di mettere le mani avanti dicendo che ancora non era tutto chiaro e che per essere sicuri di quanto affermava si dovevano fare altre analisi e altri accertamenti più sicuri, ma per lui era quasi certo quello che aveva diagnosticato. Cosi ci siamo presentati ad Andrea e non sapendo cosa dire ci siamo limitati a dire che il dottore aveva pensato di contattarci perché aveva visto una cosa strana e che poteva trattarsi di una forma di broncopolmonite acuta e che necessitava di un consulto e aveva voluto consultarci. Aveva creduto alla nostra teoria?
Ha cercato di sorridere un po’ ironicamente dicendo che non ci avrebbe fatto fare quel viaggio così in fretta. Ma noi l’abbiamo rassicurato un po’ dicendo che noi avevamo approfittato del fatto che c’era di mezzo la domenica e ci dava l’occasione di fare la conoscenza con i genitori di Laura che ancora non conoscevamo e che ci eravamo proposti di fare la conoscenza quanto prima.
Quando la sera ci siamo lasciati era  piuttosto tranquillo, almeno così abbiamo pensato. Con la macchina ci siamo avviati a casa dove Andrea e Laura convivevano, con l’intenzione di sposarsi dopo qualche anno.
Così è cominciato il nostro calvario. Le speranze erano tante ma la certezza poca. Il giorno si passava in ospedale vicino ad Andrea; si cercava di evitare di parlare della malattia sperando che i nuovi accertamenti ci dessero qualche buona speranza e così è passata la settimana in attesa del risultato definitivo. Intanto i suoi superiori parlavano con i medici del reparto cercando anche in qualche modo, con toni un po’ accesi per accelerare gli esiti. Andrea cominciava a sospettare qualcosa e chiedeva a noi quale era la causa del suo male. Noi che non sapevamo come e cosa dire… ci stringevamo i muscoli della faccia, non sopendo cosa dire, e quando abbiamo saputo la verità non sapevamo come dirla. Così è arrivato il giorno che il primario glielo ha dovuto dire e, anche lui è rimasto così male esclamando: “Che ho fatto di male? Eppure sono stato fuori a fare del bene.” Ma come da suo carattere: quando giocava a tennis (aveva preso anche il tesserino di giudice di campo per arbitrare le partite), lui non si perdeva mai di coraggio e cercava sempre di giocare come se fosse un vincente anche se perdeva. Ci siamo rimboccati le maniche , noi a stargli vicino e continuare come di solito e lui con il coraggio di sempre, come se fosse ogni giorno una partita di tennis. Solo che questa volta non aveva di fronte un essere umano ma un mostro senza volto. È cominciato con l’aiuto del dottore, parlando sempre e prendendo coraggio si sottoponeva nei giorni stabiliti alle varie fasi di chemioterapia.
Il sorriso anche se un po’ sofferto lo dispensava sempre e con il suo solito carattere allegro era lui a darci fiducia e speranza.
 
Andrea 2
Accertato lo stato della materia del corpo estraneo trovato nei pressi degli organi vitali (cuore,polmone) dopo l’esame istologico, è un  linfoma “NON HODGKIN” a grandi cellule, di circa 17 cm. Si era al 7 luglio, 99.
Si comincia a preparare psicologicamente, tramite il medico del Careggi per il ciclo di chemioterapia. Io scendo giù a Martano per continuare il lavoro e poi prendere le ferie nel mese di agosto e stare con mio figlio e mia moglie e stringerci nel dolore e sopportare cosi quella croce che nessuno si aspettava di poter ricevere. Le ferie invece di passarle al mare come da  consuetudine ci siamo stretti intorno al nostro adorato figlio formando corpo unico, contro quella dura realtà che è la malattia del tumore. Anche la famiglia Balistreri si è unita al nostro timore, ma con il coraggio che succede alle tristi notizie cercavamo di spingere Andrea che, essendo giovane, il coraggio che era il suo distintivo migliore anche quando nello sport perdeva l’avrebbe superata. Per incoraggiarlo ancora di più, anche gli zii sono saliti a Firenze, a mostrargli il loro affetto. In quei giorni però qualcosa era successa in Italia: qualche giornale parlava di un militare che era deceduto, al ritorno dai Balcani, con una forma di tumore particolare.
E’ stato un campanello di allarme. E’ stato un campanello di allarme che ci ha scosso un po’ tutti. Anche Andrea ha saputo della notizia: manteneva i contatti con i suoi commilitoni in caserma dove era in servizio e quindi le cose si conoscevano anche tra loro. Così ha cominciato a prendere contatti anche con i suoi colleghi americani. Tra i colleghi c’era il M.llo LEGGERO e con lui si confidava; ha cominciato ad informarsi telematicamente mandando e-mail a medici e colleghi inglesi che aveva conosciuto nel la sua missione di pace chiedendo spiegazioni di quanto stava accadendo a lui e chiedendo spiegazioni della sua malattia.
 
 
ANDREA 3
Andrea comincia ad aggravarsi dopo il compleanno del 2000 cioè il 17 settembre.
Lo festeggiamo insieme e Grazia non si allontana più da Firenze cioè da Pontassieve. Io risalgo a fine ottobre e mi fermo una settimana. Andrea mi spinge più volte a firmare una sua petizione da spedire alla Procura della Repubblica Militare, ma il mio carattere bonario e remissivo sempre guardando con fiducia a una possibile guarigione e, per non mettere Andrea in situazioni di conflitto con i superiori, ero restio a fare ciò. Ma quando anche il suo colonnello approvava questo atto, mi convinsero a farlo. Così il 4 novembre 2000 mi decisi , firmai quello che Andrea e il Colonnello avevano preparato e lo spedii oltre che alla Procura della Repubblica, anche direttamente a Intelisano della stessa Procura.
Da allora ancora oggi aspetto risposta.
 
Dopo 2 giorni, cioè 6 novembre scendo a Martano da solo e aspetto notizie sperando sempre in quelle buone.
Ma così non era.
Il 9 mi telefona Grazia e mi dice che è scoppiata la bomba. Io ho capito tutto.
Sapevo che Andrea aveva parlato con Leggero e che stava cercando qualche soluzione al caso uranio. Ho chiesto in che modo e lei mi dice che il lunedì sarebbe passato a “Striscia la notizia” qualcosa di scottante. In quella trasmissione, era l’11 novembre del 2000, Andrea, ormai così affaticato e trasformato dalla malattia atroce ha parlato del caso uranio facendo così esplodere una bomba, forse ancora più grande, di quelle che gli americani avevano fatto esplodere nei territori dei Balcani. Così è iniziata la via del calvario. Un mese di grandi sofferenze per Andrea e per noi le pugnalate dai poteri politici e dello Stesso Ministero della Difesa che vuole ancora oggi, a tutti i costi, nascondere quella che è la verità. Infatti due giorni dopo l’allora Ministro della difesa Mattarella, alla trasmissione di “Striscia la Notizia”, 2 giorni dopo, replica ad Andrea dicendo: “Che non poteva essere stato l’uranio perché Andrea non era impegnato all’esterno ma svolgeva solo lavoro di ufficio”. Però noi sapevamo che Andrea, e c’è lo diceva lui stesso che era nei Balcani lì per la ricostruzione e avevamo anche le sue carte che aveva lavorato per la ricostruzione dell’Università e precisamente della facoltà di Matematica. Quella notizia ci è arrivata come una pugnalata e usata come diversivo per non dire la verità.
Mentre in famiglia si viveva il dramma di Andrea che lottava con la malattia, arriva una buona notizia per Simona la primogenita, anche Andrea era contento per la sorella: infatti il 1° di dicembre del 2000 si sarebbe dovuta presentare all’ufficio Regionale delle Entrate della Lombardia come vincitrice di concorso in attesa da 2 anni e prendere servizio. Così eravamo io a Martano, Simona a Milano e Grazia e Andrea a Firenze.
Alla gioia della figlia faceva da contro altare l’ansia e la tristezza: gioia e dolore tutto in una volta (casi della vita. Una vita tremenda) e così Andrea continuava la lotta contro quella maledetta malattia e l’appuntamento per verificare lo stato di salute era fissato per il 5 dicembre. Il 4 dicembre, Grazia mi telefona e mi dice di salire con urgenza a Firenze perché non se la sentiva di affrontare la giornata del 5 da sola. Io partii la sera del 4 e il 5 ero a Firenze. Alle 15 ci siamo ritrovati tutti nella sala di attesa del reparto TAC. L’umore era di speranza, ma Andrea era troppo teso e spossato perché la notte non aveva dormito. Ma chi avrebbe potuto dormire quando si vede al limite della sopportazione? Così entra per gli esami e quando esce la sua gioia si tramuta in pianto perché sembrava tutto superato e ci si preparava mentalmente al trapianto programmato prima di Natale. Ma come sempre accade, i programmi degli uomini, specie per quelli semplici e più propensi alla sopportazione e alle umiliazioni, non sono
quelli di chi ci governa: Dio.
Infatti la gioia dura poco. Il giorno dopo nostro figlio
comincia ad aggravarsi e i medici continuano ad avvicendarsi finche il 10 dicembre lo trasferiscono in terapia intensiva. Sono giorni di dolore per tutta la famiglia.
Chi crede più alla sua guarigione?
Grazia,mentre un medico ci passa vicino dimostra ampi gesti di resa dicendo che era troppo affaticato con poche speranze, vorrebbe aggredirlo per la disperazione.
Si sperava in un miracolo. Ma nessuno ci mostrava speranza.
Aveva, dicevano, un infezione di cui non riuscivano a trovare la causa. Il 12 a mezzo giorno entriamo io e la sua ragazza e gli siamo vicini; nello stimolo di Laura per vedere se reagiva, vediamo che cerca di risponderci, ma i tubi che aveva per la respirazione hanno smorzato la sua forza. Sembrava un risveglio. La sera alle 19,30 mentre stavano da lui i medici ci chiedono per la notte un numero di telefono per essere rintracciati. Nessuno pensa al peggio. Lasciamo il mio recapito e fermiamo a Firenze nella foresteria della caserma dove il colonnello ci aveva messo a disposizione un appartamentino per non andare a Pontassieve ed essere più vicini per emergenza. Si cercava di non pensare, ma il pensiero era sempre e comunque là: da Andrea.
Non eravamo ancora neanche assopiti che arriva la telefonata urgente dall’ospedale. Arrivati ci dicono che si era aggravato e poco dopo la notizia, che non c’è l’aveva fatta.
Tutto ci è crollato addosso. Ci siamo tutti abbracciati in un dolore immenso e indescrivibile.
Grazia più di tutti: era sua madre e come tutte le madri raffigurano la Pietà. Le lacrime non si potevano contare.
Gli amici e colleghi di Andrea non ci hanno abbandonato. Anzi il colonnello è rimasto tutta la notte in nostra compagnia.
Noi, dopo un’oretta che abbiamo potuto abbracciare il corpo senza vita di Andrea ancora caldo, lo abbiamo lasciato perché doveva essere portato nella camera mortuaria fino a mezzogiorno di mercoledì 13.
Il pomeriggio di mercoledì sono venuti tutti i militari a rendere omaggio alla salma di Andrea con quattro di loro che facevano il picchetto. Il nostro dolore non ci permetteva di allontanarci dal feretro, sarebbero state le ultime ore per vederlo ancora. Anche Simona ci ha raggiunto e si può immaginare con quale accoglienza, per fortuna aveva conosciuto un ragazzo che gli è stato sempre vicino che poi è divenuto suo marito. Andrea ha fatto solo in tempo a conoscerlo.
Al funerale di stato fatto quasi in privato nella chiesetta delle sale dell’ospedale sono arrivati anche Generali che avevano manifestato la possibilità di parlare con Andrea e sapere qualcosa di più della sua testimonianza. Ci porgevano le condoglianze e di essere a disposizione dei bisogni eventuali: quello non era il momento per noi. La cerimonia funebre è stata celebrata dal sacerdote del distretto.
L’omelia è risultata un disastro, tanto che i colleghi di Andrea gli si sono rivolti contro dicendogli che non sapeva quello che diceva, e questo si ripeteva ogni volta che si faceva vedere in caserma. Poi ha chiesto scusa manifestando anche il desiderio di venirci trovare e trovare anche Andrea.
Finito il funerale la salma doveva essere trasportata a Martano e noi siamo partiti tutti la sera stessa da Firenze e trovarci il 14 a Martano prima della salma.
Arrivati tutti i parenti ci si sono stretti vicino e il dolore si faceva sempre più profondo come una lancia che scendeva sempre più giù in quel cuore sanguinante di ogni parente. E’ difficile descrivere quel dolore: era come se nostro figlio dovesse arrivare da lontano morto tragicamente per la patria. Questi erano i nostri sentimenti. Gli amici di Andrea e Simona ci sono stati vicini con il loro dolore. Intanto anche i giornali avevano riportato la notizia della sua morte e avevano riempito tutte le prima pagine; anche quelli nazionali e locali hanno fatto eco evidenziando il caso uranio. In casa erano arrivati anche con le telecamere ma sono state tenute lontane volutamente perché il dolore era nostro. La notizia che era morto colui che aveva quasi sfidato il ministero della Difesa era molto importante. Volevano le foto per fare cronaca, e testimonianze dei parenti; io che avevo sempre criticato il modo con cui si proponevano per intervistare i parenti non ho voluto rilasciare interviste e tanto meno i parenti. Ho cercato perciò il silenzio almeno per quei giorni. Il 15 abbiamo celebrato il funerale nella sua Martano. Tutto il paese si è stretto al nostro dolore, un dolore pacato e religioso nello stesso tempo. Solo la presenza dei militari venuti per dare il loro ultimo saluto a chi aveva dato tutto se stesso per lo Stato portando alto il nome dell’Italia, solo per i Generali quello che aveva denunciato era un reato, per gli altri, era coraggio di aver dato una possibilità a chi dopo di lui avrebbe dovuto lottare con quel male invincibile per molti; e motivo di meditazione e prevenzione per quanti si apprestavano ad altre missioni in territori di guerre. Anche le televisioni ormai erano impegnate a cercare la verità sempre e più nascosta dagli Stati Maggiori dell’Esercito, spesso e fortemente contestati da autorevoli Fisici professori universitari. Cominciava così il dopo Andrea.
A gennaio del 2001 il governo si era impegnato con i nostri ragazzi perché i controlli fossero più regolari. Si era costituita una commissione da parte del Governo per studiare il caso , ma i componenti erano tutti gente fidata del Ministero e della Politica. Ma l’Osservatorio militare non ci stava e, per precauzione, ha costituito una contro-commissione composta dai genitori e parenti delle vittime.
Si era nell’aprile del 2001 e la commissione cominciava a parlare di dati non troppo allarmanti per il governo, ma per l’Osservatorio erano troppo falsi. Sono stati contestati e le contestazioni si sono dimostrate opportune tanto che Il Prof. Mandelli si è dovuto ricredere perché verificando i dati ha dovuto rettificare quanto aveva sbandierato in un primo momento.
Intanto i decessi di altri ragazzi ci portavano nei nostri giorni di dolore e i giornalisti volevano da noi notizie in merito. Io cercavo di motivarli a cercare che la verità venisse fuori dicendo che speravo solo che non fosse un’altra “USTICA”.
Nei miei viaggi per Roma o per Milano incontrando qualche ragazzo in treno che parlava della sua missione di pace, senza far capire niente, chiedevo se realmente il Prof. Mandelli rispettava quell’impegno preso dal Governo di consultare i ragazzi come prevenzione. Sono rimasto deluso dalle loro risposte e nello stesso tempo amareggiato. Era solo fumo negli occhi, perché i ragazzi venivano per passare dal suo studio. Intanto il numero dei decessi aumentava vistosamente.
I parenti dei ragazzi deceduti mi telefonavano per chiedermi consiglio. Anche altre persone mi chiedevano come comportarsi, ed io, visto i risultati dicevo di non essere tanto tranquilli dalle parole di chi li contattava e li controllava. Li invitavo di rivolgersi a gente fidata.
Non avevo più fiducia nello Stato.
 
URANIO
Provo solo vergogna per quello che leggo sui giornali per il caso uranio impoverito.
Chi dice che qualcuno specula sulla sofferenza dei ragazzi e dei familiari, penso che non ha provato niente che possa eguagliare tale mortificazione e soprattutto quando questo viene testimoniato da persone che dicono di essere vicine o che cercano di fare qualcosa e cercare la verità.
La mia verità è la mia conoscenza, la sofferenza di mio figlio e la nostra, dopo 8 lunghi anni dalla sua morte,   penso abbia qualche valenza. Ebbene no, dopo la morte di Andrea, a Martano, paesino della provincia di Lecce, abbiamo attrezzato un ambulatorio della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, io sono divenuto un punto di riferimento per la cittadinanza, cercando di essere vicino a quanti come me, come mia moglie, hanno provato la nostra stessa sofferenza. La loro stima della mia persona mi induce a fare delle osservazioni non solo a quanti stanno combattendo noi, lottando contro l’Osservatorio militare e lo stesso avvocato Tartaglia i quali, a cominciare dal 4 novembre 2000, nel momento in cui, io, Salvatore Antonaci, sono stato spinto con forza e con coraggio da mio figlio Andrea per fare un esposto alla Procura della Repubblica Militare e del Procuratore Militare Dott. Intelisano, hanno cominciato a portare avanti quello che oggi è e continua ad essere un punto oscuro del ministero della difesa. Gli appelli cominciati con Andrea in quel non ancora lontano 9 novembre 2000 e poi le testimonianze di altri ragazzi militari che oggi non sono più con noi, hanno bisogno di una risposta chiara e non cercare di approfittare della situazione per i proprio tornaconti (non mi riferisco certamente a quanti ci sono vicini), ma quelli che dicono di fare ricerche e cercano con insistenza fondi è per i loro progetti, che non servono certo alla nostra causa.
Mi rivolgo anche ad esimi oncologi che hanno lottato con forza contro i vari inquinamenti (fumo, amianto e quanto di altro materiale inquinante, dichiarato prima non inquinante, viene scaricato nell’aria e respirato da tutti noi). E l’uranio? Non è forse quell’elemento bellico che fa parte delle armi di distruzione e che produce calore tale da bruciare e polverizzare quanto viene colpito? Ci è stato fatto vedere nelle varie guerre, come fossero dei film visti nei cinema, purtroppo erano veri, ed in contemporaneo come erano vere le vittime malcapitate. Non è stato forse usato per cercare di abbattere quel palazzo dove era ubicata l’Università di matematica a Sarajevo e poi da Andrea è stato, insieme ai suoi commilitoni, nella missione del 98/99, ricostruito? Ebbene, cari signori, quando uno fuma, dalla sua bocca esce fumo e oltre che mandare fuori fumo, incamera dentro lo stomaco di chi fuma altro, tanto fumo e fuliggine. Questo comporta un intasamento e congestione degli organi respiratori. Il risultato che provoca l’impatto di un proiettile all’uranio impoverito è quello di formare una colonna di fumo di varie dimensioni e che non si ferma dove esplode ma si disperde nell’aria o depositandosi nei dintorni. Forse che quelle esplosioni erano meno pericolose di una sigaretta? Non sono ingenuo. Ho i mie anni, e so ragionare. Non voglio continuare ancora per mettere in evidenza quanto più grandi erano quelle colonne di fumo che venivano procurate quando, per non lasciare le munizioni a possibili rapine dalla guerriglia avversaria: sembravano altre Hiroshima di brutta memoria che ancora oggi abbiamo brutti ricordi. Ebbene io in questi 7 anni di volontariato, come dicevo della LILT, ho partecipato a diversi convegni e quello che emergeva sempre e soprattutto dalle conferenze degli oncologi, era che la prima causa dei tumori è: l’AMBIENTE.
E allora se una delle cause primarie della peggiore malattia è l’ambiente, mi volete dire quale era l’ambiente in cui operavano i nostri ragazzi? Sono deluso anche delle altre affermazioni e cioè che i nostri ragazzi fumavano, che bevevano e che, ahimè! si drogavano.
Poveri i nostri figli, poveri noi che ci siamo fidati di quella gente che pubblicizzava, con i soldi che noi poveri ignoranti paghiamo il canone RAI, che nell’esercito sarebbero divenuti delle persone qualificate.
Sono in una tomba.
Lo Stato? Assente non una volta, assente in tutti i modi. Però era presente. Sì, era presente.
Sapete quando?
Era a Natale oppure Pasqua: I familiari dei ragazzi dovevano vedere che loro ci tenevano ai militari in missione in qualunque parte del mondo essi operano, sì perché ancora non è cambiato niente, ed allora ecco che mamma RAI, come diceva quel cantante, si mamma, ma di chi? si collegava subito per scambiare gli auguri. Che bella storia. E poi ancora che bella storia quando qualcuno dei civili veniva rapito, poi per liberarlo, si faceva di tutto per liberarlo, sì, era una vita umana e quindi bisognava anche pagare per salvare una vita umana.
E i nostri ragazzi non erano forse vite umane? Loro erano militari e dovevano ubbidire anche a costo della morte. Sì, , in una trasmissione in cui io personalmente ho partecipato, mentre veniva dichiarato che a quel giorno, (era il 9 gennaio 2003), avevano appena seppellito il povero MELIS a Cagliari, erano 27 i ragazzi deceduti tra i partecipanti alle missioni di pace nei Balcani, un Senatore con un sorriso ironico dice: “Che vuoi che siano 27 morti?”
Sono rimasto di pietra, non ho avuto la forza né di rispondere , né di reagire. Ma a lui ha pensato qualcun altro a cambiargli la vita oltre che il viso.
A questo punto voglio ricordare i miei anni di scuola, quando ci facevano studiare la storia antica. Prima della storia di Roma c’era quella Greca, le lotte tra Sparta e Atene: Sparta la guerriera e Atene filosofia della vita. Ebbene i figli di Sparta dovevano essere dei guerrieri e non si poteva tollerare degli uomini invalidi così venivano buttati da una montagna perché erano di peso per la comunità, ed ecco la teoria del Ministero della Difesa: quando ad un militare, anche di carriera, viene diagnosticata una malattia grave o una malformazione, viene abbandonato al suo destino, come uno che non ha più niente da dare, e anche se giovane non gli viene riconosciuto niente e viene “riformato”.
Brutta parola!
Quindi cacciato dall’esercito, proprio da quella casa dove aveva dato tutto perché sentiva il dovere di fare in modo che la sua Patria fosse rispettata dalle altre Nazioni.
Loro sì, i ragazzi ci tenevano e ci tengono a che l’onore della Patria fosse tenuto alto dagli altri, ma la “Patria” quale onore ha riservato per loro? L’onore di mandarli a casa senza nessuna riconoscenza, senza neanche un grazie. Peggio ancora chi per manifestare questo amore per la Patria viene contaminato da un territorio inquinato come i territori inquinati dalle armi dalle armi all’uranio che i più saggi, quelli non avvezzi alla mania di potere dicono la verità su questo argomento, come il compianto Prof. MALTONI ricercatore del CNR di Bologna, in una intervista di un giornalista RAI nel gennaio del 2001, ebbe a dire candidamente a una domanda sull’uranio: “Io mi meraviglio che altri si meraviglino che l’uranio faccia male.” Oggi il Prof. Maltoni non è più con noi, è deceduto proprio pochi giorni dopo questa affermazione. Ma non solo lui, altri prof. Universitari e gli stessi oncologi affermano che l’uranio e radioattivo quindi come si può affermare che i ragazzi non si possono essere ammalati per aver prestato servizio in quelle zone maledette?
 
 
   Andrea 3 
 
Cominciano le delusioni e il dolore ritorna
 
A febbraio del 2001 ho scritto una lettera al Presidente della Repubblica Ciampi perché lo vedevo molto legato ai nostri ragazzi militari e al valore della Patria per un eventuale riconoscimento anche se solo con qualche medaglia al valore civile. E’ stata una delusione. Mi ha risposto tramite la segreteria del presidente dalla Repubblica dicendomi che non era previsto nessun riconoscimento di legge, come se per fare una legge ci volessero i magistrati, quando sappiamo che per un riconoscimento basta solo un decreto.
Ad una ulteriore mia lettera, sempre con la solita persona, quasi come riconoscimento e non perché Andrea se lo era guadagnato sul campo mi ha fatto pervenire che la commissione gli aveva riconosciuto il grado di maresciallo, ma Andrea quel grado lo aveva veramente conquistato su campo solo che non avendo avuto la possibilità di rientrare al lavoro non l’aveva mai potuto ritirare ed essere onorato. Tanto che quando il Brigadiere della tenenza di Martano è venuto a casa per notificarmelo si è scusato dicendomi : “Se serve a qualcosa…”. Questa era ed è la riconoscenza dello Stato per un militare che ha portato alto il nome della Patria fuori dall’Italia. Quanta vergogna ho provato in questa vicenda. Ancora di più quando, per liberare gli ostaggi di persone rapite veniva fatto di tutto e di più, impegnando anche risorse finanziarie per liberarli e riportarli in Italia e si mettevano in primo piano i politici in rappresentanza dei propri ministeri affiancati da militari con le loro belle divise ornate dalle mostrine per far vedere i loro alti gradi ritenendosi eroi per aver riportato quelle persone in salvo. Solo per i nostri ragazzi hanno nascosto la verità e sarebbe bastato attenersi alle normali direttiva e avrebbero potuto salvare tanti giovani e a noi il pianto e quel dolore che chi sa se riuscirà mai a sedarsi.
 
Non è vero che le parole volano con il vento; a volte sono pietre e spesso veri massi che non te li toglie nessuno: sono vere e proprie pugnalate alle spalle, date a chi è già stato,non solo ferito, ma addirittura ucciso, e lo uccidono una seconda volta.
Le morti dei giovani si succedono con una media allarmante e ad ogni decesso, il ricordo di Andrea ritorna più vivo che mai. Io sono chiamato a testimoniare in diverse trasmissioni; con il dolore nell’anima parto con il treno: devo aiutare quei giovani che come Andrea soffrono e se possiamo aiutarli è come se aiutiamo lui. Andrea non ci ha abbandonato ci ha dato un mandato quello di dire a tutti che vale la pena aiutare qualcuno specie quando la tua vita può dare una speranza. Il dolore passerà così quando sono chiamato alla trasmissione di “LA 7” , era il 9/02/03 dopo la morte di un altro giovane: MELIS di Cagliari, il conduttore era Antonello PIROSO lo ringraziai per l’invito ma avevo paura perché ero stato invitato insieme ad altri più esperti di me in trasmissioni con dibattito: Lui mi rincuorò ed entrai in scena. In quella occasione c’era ,seduto al mio fianco un ex-generale,il senatore RAMPONI, ebbene quella mattina ho trovato tutto il disgusto della fiducia ai generali: mentre passava il filmato che enunciava che fino a quel giorno erano 27 i deceduti accertati di uranio impoverito,lui con una risata di scherni dice: “che vuoi che siano?” E’ stata una pugnalata avrei potuto aggredirlo, ma il mio carattere non ere come il suo di una persona assetata di sangue. L’ho solo guardato con uno sguardo di chi avrebbe voluto affogarlo. Dopo qualche giorno ho saputo che era stato colpito da un ictus: non ho inveito, ma qualcuno ha detto che se l’era voluta.
Quel giorno, durante il mio viaggio in treno per raggiungere Roma, nel treno  avevo incontrato qualche ragazzo militare che era tornato dai Balcani e ho chiesto se gli impegni che erano stati presi dal governo erano stati mantenuti: di mantenerli in servizio e di essere seguiti da Mandelli per prevenzione mi rispondevano evasivamente ed io ho capito che nulla era cambiato nonostante i sacrifici e le testimonianze e dei nostri ragazzi e quelle nostre.
Il 19/03/2003, era il giorno dell’attacco americano in Iraq, ed ecco un’altra bella pugnalata, questa volta da un giornalista, nella trasmissione radio anch’io: trasmissione dove si può intervenire in diretta, (non so se per tutti),arriva una telefonata e pone questa domanda al giornalista che risponde alle domande: “Che cosa ne pensa del caso Uranio Impoverito?” Ed il giornalista da una risposta che sarebbe più consona ad una persona vile che uccide un’altra volta una persona che non c’è più per rispondergli: “ E’ una bufala inventata dai genitori dei ragazzi deceduti per avere risarcimenti.”
Non ti dico Grazia come si è sentita ; ha chiamato più volte in redazione e non le rispondevano, ma finalmente qualcuno ha risposto e con quella forza che le era rimasta ha cominciato a parlare a più non posso e dopo ho ripreso io il telefono e gliene ho detto di tutti i colori anche fuori delle regole, dicendogli che lui tutto poteva fare meno che il giornalista, come lo direi
a tutti quelli che offendono l’onore dei nostri ragazzi compresi i proff. Mandelli e Veronesi ; e oggi ne avrei degli argomenti per affrontarli faccia a faccia senza che loro mi potessero prendere più per i fondelli soprattutto quando si fanno riprendere per chiedere fondi per la ricerca, saprei io cosa rispondere. Sono sempre pronti a chiedere fondi per la ricerca, ma quale?
Nei loro convegni dove più volte partecipo come volontario della LILT, non sento altro che è meglio prevenire che curare, e che la prima causa dei mali peggiori e soprattutto per il cancro è l’inquinamento ambientale. Ebbene, forse che in quelle zone dove hanno operato i nostri ragazzi erano zone, dove invece delle bombe all’Uranio erano dolci candeline profumate? Da quanto dico si capisce che (e penso che gli altri genitori dei ragazzi deceduti condividano) nessuno ci potrà mai convincere che non ci siano colpevoli ,come nessuno ci convincerà mai che stanno facendo di tutto per
coprire le colpe di qualcuno.
 

Argomento: 

Per non dimenticare Anna Politkovskaja

di Andrea Riscassi
Il 7 ottobre sarà un anno che Anna Politkovskaja è stata uccisa sul portone di casa sua a Mosca. Chi, a volto scoperto, le ha sparato quattro colpi di pistola è ancora impunito, così come quanti hanno ordinato di far fuoco sulla più coraggiosa giornalista che la Russia ricordi.  Anna in patria era sconosciuta, come ha opportunamente (e delicatamente) ricordato il presidente Putin poche ore dopo l’esecuzione. Lì infatti i libri di Anna sulla Cecenia e sull’involuzione democratica russa faticavano a esser pubblicati. La libertà di stampa è minacciata in Russia da quando il Cremlino è guidato da un ex tenente colonnello del Kgb. Eppure, malgrado minacce e avvelenamenti, Anna non aveva voluto abbandonare la sua terra, la sua Russia. I suoi coraggiosi reportage sulle violazioni dei diritti umani a Groznj come a Mosca erano noti in Occidente.  Ma nessun rappresentante dell’Unione europea si è sentito in dovere di partecipare ai suoi funerali. Nessun capo di Stato. Nessun premier del mondo che parla di esportare la libertà.  Se la politica è stata disattenta (partecipe invece alla gara per pagare il gas russo qualche spicciolo in meno), il mondo della cultura non può dimenticare Anna Politkovskaja. Chiediamo quindi che, in tutta Europa, giornali, teatri, filarmoniche, orchestre o singoli artisti organizzino per il 7 ottobre 2007 iniziative per ricordare Anna.  Per dire a chi l’ha fatta uccidere: noi non dimentichiamo! 
Per aderire: [email protected]


Il futuro della guerra: sopravviverò?

Sembra che le lotte per le condizioni dei lavoratori, della vita degli esseri umani, non abbiano mai fine.
Sono passati trent’anni da quando Franca e Dario allestivano spettacoli per gli operai cassintegrati della cintura milanese, raccogliendo fondi per sostenere le battaglie sindacali, portando loro cibo e sostegno. Le loro battaglie dovrebbero ricominciare oggi.
 
Vengo a conoscenza della storia della Zastava, una fabbrica di auto un tempo partecipata FIAT al 45%, di Kragujevac, in Serbia, bombardata con munizionamenti all’uranio impoverito durante la guerra. I lavoratori hanno bonificato la loro azienda a mani nude, respirando veleno per giorni e giorni, pur di non rimanere disoccupati. Mi dicono anche che la CGIL della Lombardia si sta occupando di questi operai. Un venerdì mattina, con un po’ di calma, telefono. Parlo con Dora, che si è recata più volte laggiù.
 
Il primo attacco colpisce il settore verniciatura, facendolo esplodere ed immettendo nell’aria 360.000 tonnellate di PCB, oltre alle polveri di uranio. Così, terra, aria, e il fiume che scorre accanto alla fabbrica, saranno inquinati per millenni.
 
Non esistono dati sulle condizioni di salute, perché il Ministero non vuole occuparsi seriamente di questa ecatombe, che non coinvolge solo Kragujevac,ma tutti i teatri bellici: è sotto gli occhi di tutti la dimensione della tragedia. Gli ospedali sono in condizioni terribili, portano ancora i segni della distruzione, e nonostante la grande professionalità dei medici è quasi impossibile curare i molti ammalati serbi.
 
Dora mi racconta di aver visitato la fabbrica poco tempo fà, e di aver visto sui cancelli i manifesti funebri. “Li ho guardati sconcertata- mi dice- era una lenzuolata, e quando mi sono avvicinata per guardare i volti di queste giovani vittime, ho iniziato a contare: sono trenta o quaranta morti al mese”. Parole che pesano come macigni. La mortalità dopo il 1999 è aumentata del 250-300%. Ma la causa non è solo l’inquinamento, è la devastazione che la guerra ha portato con sé, la povertà, la disoccupazione, la disperazione. C’è un altissimo numero di suicidi, in particolare tra i ragazzi. “gli psichiatri dicono che è tutto sommato normale – dice Dora – ma a me sembra allucinante”.
 
Sin dalla fine della guerra, è stato possibile registrare un’impennata di leucemie fulminanti tra i giovani, gli uomini risultano colpiti in particolare da tumori al cervello, mentre le donne all’apparato riproduttivo. Tutto avviene con un andamento di routine. Oggi ci sei, domani la tua foto è sul cancello.
“Un giorno è venuto da me un papà in lacrime, chiedendo aiuto per la figlia sedicenne, a cui era stata da poco diagnosticata una leucemia. Il padre aveva scritto a diversi ospedali ed istituti in tutta Europa, senza alcun risultato”. Dora suggerisce di provare col Vaticano. Neppure un mese dopo la ragazza viene trasportata al Bambin Gesù, ma non c’è nulla da fare, è gravissima. Muore tre mesi più tardi, a marzo. I genitori sono morti entrambi, nei giro di pochi mesi: tumore al cervello lui, utero lei. Questa è la vita di chi ha la guerra nel sangue.
 
Anche a Panchevo non è andata meglio: qui c’era una grossa raffineria, bruciata per giorni a causa dei bombardamenti. Dei 150.000 abitanti di un tempo ne sono rimasti solo 50.000, ed è assolutamente improbabile che ci fossero 100.000 abitanti così pecuniosi da poter emigrare. Forse la metà. L’altra metà, 50.000 persone, sono decedute. La ricchezza qui è appannaggio del malaffare: “Se uno gira in Porsche – dice Dora – è chiaro con che soldi l’ha comprato”. Ma questa è un’altra storia di guerra.
 
cn


Rame - Menapace: confronto sulla missione al poligono di Lecce

COSTI POLITICA: MENAPACE, RAME SMENTISCA ACCUSE SU MISSIONE TORRE VENERI

Leggi qui l'articolo di Italia Oggi

(ASCA) - Roma, 25 set - Il gruppo parlamentare di Rifondazione Comunista/SE del Senato ritiene 'gravi e infondate' le accuse mosse - mediante il quotidiano Italia Oggi - dalla senatrice Franca Rame e dal consulente Domenico Leggiero alla presidente della Commissione uranio Lidia Menapace e ai componenti della Commissione che l'accompagnavano in missione al poligono di Torre Veneri in Puglia. Il gruppo parlamentare, attraverso un comunicato, chiede alla senatrice Rame 'di smentire le numerosissime inesattezze contenute nell'articolo'.

In particolare di smentire: - che il volo militare non fosse un'opzione obbligata dai tempi dell'Aula, che e' finita alle 16,10 di giovedi' 20 settembre dopo la votazione sulla RAI, considerato che l'incontro con i familiari delle vittime ed un diretto interessato era fissato per le ore 19. ( Ma l’
aereo di stato risulta “prenotato” con  fax di conferma dallo stato maggiore della difesa il 17 settembre alle 17.42. Questo dimostra che non è vero quanto dichiarato dalla presidente Menapace che non si poteva fare altrimenti, visto l’imprevisto ritardo della partenza causato dal procrastinarsi dei lavori dell’aula)
 
Occorre inoltre rilevare che il costo del volo militare non supera quello di un aereo di linea,(Volo di stato: calcolo del consumo medio del motore di un Falcon 50: 4.500 libbre di carburante. il volo è costato 9.000 euro (fonte: Aeronautica Militare). Il volo di linea sarebbe costato per dieci persone, guardando su internet, sito Alitalia, da un minimo di 2.500 ad un massimo di 4.947,90 euro)  il quale non avrebbe comunque risposto all'esigenza di condurre la delegazione in tempo utile per gli impegni anzidetti a Lecce e che l'uso dei voli militari e' comunque ampiamente giustificato nel caso di una Commissione parlamentare di inchiesta, i cui poteri, in base all'articolo 82 della Costituzione, sono parificati a quelli dell'Autorita' giudiziaria.
Del resto, anche nella precedente missione, al Poligono di tiro di Salto di Quirra, in Sardegna, e' stato utilizzato un velivolo della Guardia di Finanza; - che la missione fosse 'inutile', dal momento che non si trattava di accertamenti relativi sui proiettili montati dal poligono ma anche e soprattutto in relazione ai fattori ambientali considerati concausa nelle eziopatogenesi delle malattie oncologiche.
Poligono di Lecce: il libro bianco della Difesa 2002 dice che il poligono di Lecce è ad uso nazionale, cioè viene utilizzato esclusivamente dall’esercito nazionale, che non possiede munizionamenti all’uranio impoverito né supporti per utilizzarlo che sono: carri armati abrams, aeroplani A10, elicotteri Apache; che sono tutti i mezzi che
 
a)       non sono in dotazione nelle forze armate italiane
b)       non possono sparare in poligoni nazionali
 
Sono invece in uso negli eserciti americani, inglesi, francesi, che con buona probabilità hanno sparato questo tipo di munizionamenti nell’unico poligono interforze italiano, quello di Capo Teulada, dove si sono recati i consulenti della commissione in luglio, con normale volo di linea.
 
Un terzo infatti dei soldati esposti in missioni militari proviene dalla Puglia. La delegazione inoltre ha raccolto le testimonianze e i dati da cinque familiari delle vittime e 2 malati.
Visite ai familiari della vittime: E’ assolutamente nobile l’intento di portare il saluto della commissione alle famiglie, e chiedere loro quali sono le loro attuali condizioni di vita, ma forse la sede più corretta è quella dell’audizione in commissione, così come già fatto nel corso della precedente legislatura dal Presidente Franco. Questa soluzione inoltre, avrebbe permesso a tutti i commissari di conoscere le vicende dei familiari e delle vittime da uranio impoverito.
L'incontro e' stato lungo e proficuo per la commissione che ha anche raccolto le sentite critiche del gruppo sulle lentezze della burocrazia in merito all'acquisizione degli organi competenti per il riconoscimento dei danni provocati all'esposizione all'uranio, sia per le vittime militari che civili; - che la senatrice Rame non sia stata invitata che all'ultimo momento: la missione era stata programmata da prima dell'estate, e la senatrice ne era a conoscenza essendo stato il sopralluogo piu' volte oggetto di esame da parte dell'Ufficio di Presidenza allargato ai rappresentanti dei Gruppi parlamentari e, da ultimo, essendo stata invitata anche da parte dello stesso senatore Bulgarelli, Vice Presidente della Commissione; - che non ci fossero consulenti presenti alla missione, dal momento che ha invece effettivamente partecipato il capitano Minervini, esperto di balistica e, pertanto, l'unico competente nella fattispecie; Tenente Paride Minervini (esperto presente in missione) è un esperto Balistico: è colui che studia la traiettoria di un proiettile o di un dardo, che parte da un punto, attraversa infiniti punti e finisce in un altro punto.
Alla domanda “Qui c’è uranio”? Minervini non può rispondere! Avrebbe potuto invece rispondere un esperto in sistemi d’arma ( che avrebbe potuto dire che tipo di armi possono sparare in quel poligono) o un radioprotezionista (per cercare la presenza di radioattività o sostanze nocive sul territorio)
 
- che i delegati della Commissione abbiano utilizzato lussuose suite, dal momento che hanno invece preso alloggio presso l'hotel Tiziano al prezzo di 90 euro per camera, come risulta dalle apposite ricevute fiscali; - che abbiano cenato nella villa del senatore Costa, Vice Presidente della Commissione, dal momento che la delegazione ha cenato in un ristorante al centro di Lecce.
In merito a quanto affermato da Leggiero sulla 'scarsa efficienza della commissione nel reperire i dati effettivi sul numero delle vittime', la Menapace, continua il comunicato, 'ritiene l'osservazione non pertinente e infondata'; segnala inoltre che nel corso dell'incontro leccese il padre di un malato ha reso noto che l'associazione per la quale lavora o milita con la carica di responsabile del reparto Difesa dell'Osservatorio Militare il dottor Leggiero, quando il figlio malato ha deciso di non rinnovare la sua tessera di associato si e' visto presentare una parcella di 14 mila euro.
La Menapace, infine, ha sottoposto ad un legale l'articolo di Italia Oggi per accertare che contenga il reato di diffamazione per il quale si riserva eventuale querela.
 
 
URANIO. RAME ACCUSA, MENAPACE RISPONDE: SCONTRO IN COMMISSIONE
ATTACCHI DA SENATRICE DI IDV ALLA PRESIDENTE CHE MINACCIA QUERELA

(DIRE) Roma, 25 set. - I contrasti che sinora sono rimasti sottotraccia adesso emergono, fanno rumore e rischiano di avere conseguenze anche sul piano giudiziario.
Da una parte la senatrice di Italia dei valori Franca Rame e il consulente della commissione parlamentare d'inchiesta sull'Uranio Domenico Leggiero, dall'altra la presidente della commissione Lidia Menapace e il gruppo di Rifondazione comunista.
L'attacco e' di Franca Rame e di Leggiero che, attraverso le pagine del quotidiano 'Italia oggi', accusano Menapace sulle scelte legate alla recente missione della commissione in Puglia, al poligono di Torre Veneri. Rame e Leggiero usano parole forti, Menapace non ci sta, risponde punto su punto, e minaccia anche querela.
Menapace chiede infatti alla senatrice Rame di smentire le "numerosissime inesattezze contenute nell'articolo". Passa ad analizzarle punto per punto. Rame, secondo la presidente, dovrebbe smentire in particolare "che il volo militare non fosse un'opzione obbligata dai tempi dell'aula". A questo proposito, Menapace oltre a puntualizzare gli orari, aggiunge che "l'uso dei voli militari e' comunque ampiamente giustificato nel caso di una Commissione parlamentare di inchiesta".(SEGUE)

URANIO: PRC, GRAVI E INFONDATE ACCUSE FRANCA RAME A LIDIA MENAPACE =
Roma, 25 set. - (Adnkronos) - Il Gruppo parlamentare di Rifondazione Comunista ritiene "gravi e infondate le accuse mosse, mediante il quotidiano Italia Oggi, dalla senatrice Franca Rame e dal consulente Domenico Leggiero alla Presidente della Commissione uranio Lidia Menapace e ai componenti della Commissione che l'accompagnavano in missione al poligono di Torre Veneri in Puglia", e chiede alla senatrice Rame "di smentire" quelle che definisce "le numerosissime inesattezze contenute nell'articolo". Menapace, riferisce il gruppo parlamentare in una nota, "ha sottoposto ad un legale l'articolo di 'Italia Oggi' per accertare che contenga il reato di diffamazione per il quale si riserva eventuale querela".

Il gruppo parlamentare di Rifondazione indica al primo punto fra la 'inesattezze' contestate quella che "il volo militare non fosse un'opzione obbligata dai tempi dell'Aula, che e' finita alle 16,10 di giovedi' 20 settembre dopo la votazione sulla Rai, considerato che l'incontro con i familiari delle vittime ed un diretto interessato era fissato per le ore 19", rilevando poi che "il costo del volo militare non supera quello di un aereo di linea, il quale non avrebbe comunque risposto all'esigenza di condurre la delegazione in tempo utile per gli impegni anzidetti a Lecce".

E, ancora, che l'uso dei voli militari e' "comunque ampiamente giustificato nel caso di una Commissione parlamentare di inchiesta, i cui poteri, in base all'articolo 82 della Costituzione, sono parificati a quelli dell'Autorita' giudiziaria. Del resto, anche nella precedente missione, al Poligono di tiro di Salto di Quirra, in Sardegna, e' stato utilizzato un velivolo della Guardia di Finanza".
(segue)

 
URANIO: PRC, GRAVI E INFONDATE ACCUSE FRANCA RAME A LIDIA MENAPACE (2) =
(Adnkronos) - Seconda inesattezza sarebbe quella "che la missione fosse 'inutile' , dal momento che non si trattava di accertamenti relativi sui proiettili montati dal poligono ma anche e soprattutto in relazione ai fattori ambientali considerati concausa nelle eziopatogenesi delle malattie oncologiche. Un terzo infatti dei soldati esposti in missioni militari proviene dalla Puglia. La delegazione inoltre ha raccolto le testimonianze e i dati da cinque familiari delle vittime e due malati".
Il gruppo parlamentare di Rifondazione contesta, ancora, "che la senatrice Rame non sia stata invitata che all'ultimo momento: la missione era stata programmata da prima dell'estate, e la senatrice ne era a conoscenza essendo stato il sopralluogo piu' volte oggetto di esame da parte dell'Ufficio di Presidenza allargato ai rappresentanti dei Gruppi parlamentari e, da ultimo, essendo stata invitata anche da parte dello stesso senatore Bulgarelli, Vice Presidente della Commissione".

Fra gli altri punti contestati a Franca Rame quello che "non ci fossero consulenti presenti alla missione, dal momento che ha invece effettivamente partecipato il capitano Minervini, esperto di balistica e, pertanto, l'unico competente nella fattispecie". Ed anche "che i delegati della Commissione abbiano utilizzato lussuose suite, dal momento che hanno invece preso alloggio presso l'hotel Tiziano al prezzo di 90 euro per camera, come risulta dalle apposite ricevute fiscali", e che "abbiano cenato nella villa del senatore Costa, Vice Presidente della Commissione, dal momento che la delegazione ha cenato in un ristorante al centro di Lecce".

 
URANIO: DURO SCONTRO RAME-MENAPACE SU LAVORI COMMISSIONE
(ANSA) - ROMA, 25 SET - Il Gruppo parlamentare di Rifondazione Comunista valuta come 'gravi e infondate le accuse mosse, mediante il quotidiano Italia Oggi, dalla senatrice Franca Rame e dal consulente Domenico Leggiero alla Presidente della Commissione uranio Lidia Menapace e ai componenti della Commissione che l'accompagnavano in missione al poligono di Torre Veneri in Puglia', e chiede alla senatrice Rame 'di smentire' quelle che definisce 'le numerosissime inesattezze contenute nell'articolo'. La Menapace, riferisce il gruppo parlamentare in una nota, 'ha sottoposto ad un legale l'articolo di 'Italia Oggi' per accertare che contenga il reato di diffamazione per il quale si riserva eventuale querela'.
Il gruppo parlamentare di Rifondazione indica al primo punto fra la 'inesattezze' contestate quella che 'il volo militare non fosse un'opzione obbligata dai tempi dell'Aula, che e' finita alle 16,10 di giovedi' 20 settembre dopo la votazione sulla Rai, considerato che l'incontro con i familiari delle vittime ed un diretto interessato era fissato per le ore 19', rilevando poi che 'il costo del volo militare non supera quello di un aereo di linea, il quale non avrebbe comunque risposto all'esigenza di condurre la delegazione in tempo utile per gli impegni anzidetti a Lecce'.
E, ancora, che l'uso dei voli militari e' 'comunque ampiamente giustificato nel caso di una Commissione parlamentare di inchiesta, i cui poteri, in base all'articolo 82 della Costituzione, sono parificati a quelli dell'Autorita' giudiziaria. Del resto, anche nella precedente missione, al Poligono di tiro di Salto di Quirra, in Sardegna, e' stato utilizzato un velivolo della Guardia di Finanza'. Seconda inesattezza sarebbe quella 'che la missione fosse 'inutile' , dal momento che non si trattava di accertamenti relativi sui proiettili montati dal poligono ma anche e soprattutto in relazione ai fattori ambientali considerati concausa nelle eziopatogenesi delle malattie oncologiche. Un terzo infatti dei soldati esposti in missioni militari proviene dalla Puglia. La delegazione inoltre ha raccolto le testimonianze e i dati da cinque familiari delle vittime e due malati'.
Il gruppo parlamentare di Rifondazione contesta, ancora, 'che la senatrice Rame non sia stata invitata che all'ultimo momento: la missione era stata programmata da prima dell'estate, e la senatrice ne era a conoscenza essendo stato il sopralluogo piu' volte oggetto di esame da parte dell'Ufficio di Presidenza allargato ai rappresentanti dei Gruppi parlamentari e, da ultimo, essendo stata invitata anche da parte dello stesso senatore Bulgarelli, Vice Presidente della Commissione'. (ANSA).

URANIO: DURO SCONTRO RAME-MENAPACE SU LAVORI COMMISSIONE
(ANSA) - ROMA, 25 SET - Il Gruppo parlamentare di Rifondazione Comunista valuta come 'gravi e infondate le accuse mosse, mediante il quotidiano Italia Oggi, dalla senatrice Franca Rame e dal consulente Domenico Leggiero alla Presidente della Commissione uranio Lidia Menapace e ai componenti della Commissione che l'accompagnavano in missione al poligono di Torre Veneri in Puglia', e chiede alla senatrice Rame 'di smentire' quelle che definisce 'le numerosissime inesattezze contenute nell'articolo'. La Menapace, riferisce il gruppo parlamentare in una nota, 'ha sottoposto ad un legale l'articolo di 'Italia Oggi' per accertare che contenga il reato di diffamazione per il quale si riserva eventuale querela'.
Il gruppo parlamentare di Rifondazione indica al primo punto fra la 'inesattezze' contestate quella che 'il volo militare non fosse un'opzione obbligata dai tempi dell'Aula, che e' finita alle 16,10 di giovedi' 20 settembre dopo la votazione sulla Rai, considerato che l'incontro con i familiari delle vittime ed un diretto interessato era fissato per le ore 19', rilevando poi che 'il costo del volo militare non supera quello di un aereo di linea, il quale non avrebbe comunque risposto all'esigenza di condurre la delegazione in tempo utile per gli impegni anzidetti a Lecce'.
E, ancora, che l'uso dei voli militari e' 'comunque ampiamente giustificato nel caso di una Commissione parlamentare di inchiesta, i cui poteri, in base all'articolo 82 della Costituzione, sono parificati a quelli dell'Autorita' giudiziaria. Del resto, anche nella precedente missione, al Poligono di tiro di Salto di Quirra, in Sardegna, e' stato utilizzato un velivolo della Guardia di Finanza'. Seconda inesattezza sarebbe quella 'che la missione fosse 'inutile' , dal momento che non si trattava di accertamenti relativi sui proiettili montati dal poligono ma anche e soprattutto in relazione ai fattori ambientali considerati concausa nelle eziopatogenesi delle malattie oncologiche. Un terzo infatti dei soldati esposti in missioni militari proviene dalla Puglia. La delegazione inoltre ha raccolto le testimonianze e i dati da cinque familiari delle vittime e due malati'.
Il gruppo parlamentare di Rifondazione contesta, ancora, 'che la senatrice Rame non sia stata invitata che all'ultimo momento: la missione era stata programmata da prima dell'estate, e la senatrice ne era a conoscenza essendo stato il sopralluogo piu' volte oggetto di esame da parte dell'Ufficio di Presidenza allargato ai rappresentanti dei Gruppi parlamentari e, da ultimo, essendo stata invitata anche da parte dello stesso senatore Bulgarelli, Vice Presidente della Commissione'. (ANSA).

URANIO. RAME ACCUSA, MENAPACE RISPONDE: SCONTRO IN... -2-
(DIRE) Roma, 25 set. - Dalla senatrice Rame, Lidia Menapace attende una smentita anche sul fatto che "la missione in Puglia fosse 'inutile'- dice- dal momento che non si trattava di accertamenti relativi sui proiettili montati dal poligono ma anche e soprattutto in relazione ai fattori ambientali considerati concausa nelle eziopatogenesi delle malattie oncologiche. Un terzo infatti dei soldati esposti in missioni militari- osserva- proviene dalla Puglia. La delegazione inoltre ha raccolto le testimonianze e i dati da cinque familiari delle vittime e due malati". Non sarebbe vero neppure che la senatrice Rame e' stata invitata solo all'ultimo minuto, visto che "la missione era stata programmata da prima dell'estate", ne' che non ci fossero consulenti presenti alla missione, "dal momento che ha invece effettivamente partecipato il capitano Minervini, esperto di balistica e, pertanto, l'unico competente nella fattispecie".
Smentito anche il fatto che "i delegati della Commissione abbiano utilizzato lussuose suite- dice Rifondazione comunista- dal momento che hanno invece preso alloggio presso l'hotel Tiziano al prezzo di 90 euro per camera, come risulta dalle ricevute fiscali e che abbiano cenato nella villa del senatore Costa, vicepresidente della Commissione- aggiunge- dal momento che la delegazione ha cenato in un ristorante al centro di Lecce".(SEGUE)

(Com/Dac/ Dire) 14:54 25-09-07
 
 
 

Sprechi: due casi lombardi

Stipendi d´oro al Pirellone
 
La proposta di legge prevede un fondo di solidarietà a cui versare l´ultimo aumento di 340 euro. Il ritocco ai compensi è scattato come conseguenza diretta di quello deciso per deputati e alti magistrati. I Verdi: facciamo beneficenza. Fabrizio (Dl): ma il vero scandalo è l´assenteismo in aula.

di Anna Cirillo, La Repubblica

L´aumento di stipendio non lo vogliono. Meglio destinarlo, per legge, a un fondo di solidarietà. È la proposta dei verdi Carlo Monguzzi e Marcello Saponaro, in seguito alla notizia che altri 340 euro si aggiungeranno allo stipendio mensile dei consiglieri regionali, quindi anche al loro, già tra i 9 e i 10mila euro al mese. Ma questo ulteriore schiaffo della politica alla miseria altrui fa vergognare un po´ tutti in Regione. Sia a destra che a sinistra. Non solo, quindi, i due verdi, che hanno respinto il nuovo aumento e presentato un progetto di legge regionale per destinare i quattrini a un fondo di solidarietà. «Quei 340 euro si aggiungerebbero a una retribuzione già alta che, invece, andrebbe ridotta, come tutti i costi della politica».

L´aumento dello stipendio (4mila euro annui a consigliere) è automatico. Le retribuzioni dei consiglieri sono agganciate a quelle dei parlamentari, a loro volta collegate a quelle delle alte cariche della magistratura. Se cresce lo stipendio di questi ultimi, cresce quello di tutti, a cascata. Così dice la legge. «Ma io già all´inizio della legislatura ho presentato un progetto di normativa regionale per sganciarci da questo automatismo assurdo» dice la consigliera di An Silvia Ferretto, che userà i soldi in più per «battaglie politiche e beneficenza». Con lei è d´accordo Franco Mirabelli, consigliere regionale Ds e segretario provinciale del partito: «Non basta dire, si deve fare. Mentre si discute sulla riduzione dei costi della politica si decida di bloccare gli automatismi. Se non lo fa il Parlamento lo dobbiamo fare noi». E quanto agli euro che arriveranno per il 2007, la destinazione potrebbe essere «il sostegno a cause civili, sociali e associazioni». Per Osvaldo Squassina, consigliere di Rifondazione, i 4mila euro finiranno in toto al partito. Ma «questa catena di Sant´Antonio è un sistema mostruoso, che provoca sia un importo mensile esagerato e immotivato degli stipendi sia l´automatismo. Rivalutando, così, stipendi già stellari, quando nel nostro Paese per i lavoratori è stato persino abolito l´unico aggancio automatico dei salari ai prezzi, la scala mobile. Mi auguro che in Italia si faccia una legge per cui le retribuzioni di politici e manager non possano andare oltre una certa cifra. Il solo modo per moralizzare la politica».

Determinata anche Maria Stella Gelmini, coordinatrice regionale di Forza Italia, che ha l´intento di devolvere in beneficenza una parte del nuovo guadagno. «Questa storia indebolisce la politica e aumenta la distanza tra la gente e il Palazzo. Ci vuole più rigore, altrimenti non possiamo poi chiederlo al Paese». Superare il meccanismo dell´aggancio è anche la priorità per Giuseppe Civati, capogruppo Ds in Regione: «È un sistema controproducente - spiega - in un momento di riflessione sui costi della politica il buonsenso avrebbe dovuto evitare aumenti a stipendi già molto significativi. Verrà male interpretato, e giustamente. Va rivista la legge che lo permette, deve essere avviato un processo globale». L´automatismo va abolito pure per Fabrizio Cecchetti della Lega (lui i soldi in più li darà tutti al Carroccio), secondo il quale i consiglieri regionali percepiscono già «uno stipendio troppo alto rispetto ad altri amministratori, come i sindaci. Certo, poi c´è chi fa di tutto per guadagnarselo, quello stipendio, e chi fa poco».

Questo aspetto lo rimarca anche Maria Grazia Fabrizio, consigliere regionale della Margherita, ex sindacalista: «Bisogna rivedere le modalità di retribuzione della politica, certo. Ma la giusta retribuzione deve essere legata anche a quanto uno lavora: il vero scandalo è l´assenteismo indecente in consiglio regionale, nelle commissioni e nelle audizioni, dove a volte siamo presenti in 3 su 30». Pure il vicepresidente del Consiglio, Marco Cipriano, della Sinistra democratica, la pensa così: «Niente automatismi: anzi, le retribuzioni devono essere legate all´effettiva presenza in aula». (30 agosto 2007)

 
 
 
28.08.2007
Quei 160 mila euro per uno stand al Meeting di Cl
 

Olga Piscitelli,  Corriere della Sera
 

Nel linguaggio della burocrazia è «promuovere l’immagine della Regione». Ma c’è chi grida allo spreco. I 165 mila euro stanziati dalla giunta di Formigoni per partecipare al Meeting di Rimini fanno discutere. Solleva dubbi la voce sulle spese accessorie, quei 15mila euro per «le pulizie giornaliere dello stand e allestimento floreale».

La denuncia, comparsa su sprechilombardi.it, il sito nato in seno ai Verdi, «per promuovere l’ecologia della spesa», è affidata al post di un lettore di Cinisello: «lo stand sarà stato lindo e pulitissimo, che vergogna però». La delibera è del 2 agosto. La manifestazione richiama ogni anno oltre 700 mila visitatori, vi si legge, «offre un contesto adeguato per informare sui progetti nell’ambito dell’istruzione, della formazione professionale, delmercato del lavoro», e, ancora, «delle eccellenze del sistema sanitario lombardo». Oltre che «per presentare le proposte regionali inmateria di protezione civile e prevenzione dei rischi».

Da sempre vicino a Comunione e Liberazione, Roberto Formigoni ha partecipato di persona anche a questa edizione del Meeting.

Marcello Saponaro e Carlo Monguzzi dei Verdi: «Presenteremo al presidente Formigoni un'nterrogazione, per chiedere conto di quella spesa».

 
 


Franca: ho bisogno del vostro aiuto!

Cari Amici,
dopo 15 mesi di lavoro da senatrice, ho deciso di fare un bilancio… stavolta economico!
 
Tolte le spese di vitto, alloggio e segreteria, nonostante gli interventi fatti fino ad oggi in sostegno di varie iniziative di solidarietà di cui nei prossimi giorni pubblicherò il rendiconto,  mi rimangono circa 100.000 euro.
 
Vi chiedo di consigliarmi su come potrei utilizzarli: iniziative di solidarietà, situazioni precarie, ecc.
 
Scrivetemi le vostre proposte!
 
Grazie!
Franca

Da Franca: ho bisogno del vostro aiuto!

Cari Amici,
a poco più di un anno del mio lavoro da senatrice, ho deciso di fare un bilancio…stavolta economico!
 
Tolte le spese di vitto, alloggio, e segreteria, nonostante gli interventi fatti fino ad oggi in sostegno di varie iniziative e difficoltà, che pubblicherò a giorni, rimangono a disposizione circa 100.000 euro.
 
Chiedo a tutti voi di consigliarmi su come impiegarli per il meglio. Fate le vostre proposte! Grazie!
Franca