L'onorevole? E' fuori stanza - La Stampa, di Ugo Magri

La pentola è stata scoperchiata, come spesso accade, dai Radicali per nobili motivi e (va detto) anche per consumare una piccola vendetta. Anzitutto volevano puntare i riflettori sul grande tema del rapporto tra elettori ed eletti, denunciando la difficoltà di conoscere cosa combinano i nostri onorevoli, una volta accasati in Parlamento. Una questione alta di trasparenza, insomma. E poi, en passant, intendevano dimostrare che la perdita di Daniele Capezzone, entrato in rotta con Marco Pannella, non è poi così grave dal momento che l’ex segretario del partito in aula si vede solo ogni tanto. Così nei giorni scorsi si sono fatti consegnare dagli uffici di Montecitorio i tabulati sulle presenze e assenze al momento del voto, una trentina di fogli che un comune mortale cercherebbe inutilmente sul sito istituzionale www.camera.it. Spulciandoli, ne viene fuori uno spaccato di qualche interesse.Intanto le buone notizie. C’è chi, tra i rappresentanti del popolo, sgobba come un matto. Autentici stakanovisti. Gente avvitata al proprio scranno, che non si distrae nemmeno per fare pipì, che sulle 3116 votazioni elettroniche effettuate dal 28 aprile 2006 al 7 giugno 2007 (è il periodo preso in esame) sono arrivati a sfiorare il 100 per cento delle presenze. Da Guinness la performance di Massimo Zunino, diessino di Savona, già recordman delle votazioni nella XIV legislatura, il quale ha pigiato il tasto ben 3115 volte. Guarda un po’, nella speciale classifica tutti i primi dieci appartengono all’Ulivo. Per scovare finalmente un forzista occorre calare intorno al ventesimo posto (Gaetano Fasolino, con un pur ragguardevole 98,23 per cento di centri). E’ la prova di una diversità antropologica, una sinistra disciplinata e compatta contro una destra pasticciona e assenteista? Può darsi. Certo il Cavaliere non se ne può lamentare, in quanto è da lui per primo che viene il cattivo esempio. Certo, Berlusconi è Berlusconi. Oltre alla politica ha il Milan, le tivù, le ville, le canzoni napoletane e tanto ancora. Però le sue incursioni alla Camera sono così rare da costituire un evento: ha votato in un anno 70 volte, faccenda che si sbriga in tre sedute. Peggio di lui hanno fatto solo Paolo Cirino Pomicino e Cesare Previti: il primo perché malato (ha subito un trapianto di cuore) il secondo in quanto detenuto. Qualche maligno sostiene che il Cav. snobba le votazioni potendosi permettere di rinunciare alla diaria mensile da 4.190 euro, accordata oltre all’indennità di 7 mila euro a quanti non risultano mai assenti (ogni forfait sono 200 euro in meno). Ma la ragione per cui Berlusconi si tiene al largo dalla Camera è molto più seria. E affonda le sue radici nell’ultima riforma elettorale.Il cosiddetto «Porcellum» attribuisce a chi vince un premio su base nazionale. Non a Palazzo Madama (dove difatti se la combattono sul filo di pochi voti e i senatori sono stressatissimi) ma alla Camera. Qui, grazie ai contestatissimi 24 mila voti in più delle ultime elezioni, Romano Prodi può usufruire di un margine garantito, 71 voti che rendono praticamente impossibili i ribaltoni. Provarci, da parte dell’opposizione, sarebbe perfettamente inutile: alla maggioranza è sufficiente tenere un «piantone» in aula per sventare ogni possibile agguato. Ne discende un’organizzazione del lavoro dove ad alcuni tocca fare la guardia al bidone. Mentre quelli che possono, cioè i grandi capi e gli aspiranti tali, con una giustificazione o con l’altra si sottraggono alla frustrazione dell’atto di presenza.Ministri, vice-ministri e sottosegretari hanno una scusa eccellente: gli affari di governo. Senza ipocrisie Giuliano Amato, ministro dell’Interno, ha votato 18 volte su 3116, fiducia compresa. Il premier, 115. D’Alema, giramondo in quanto capo della diplomazia, 138. L’unico ministro che di tanto in tanto si incontra alla Camera è Vannino Chiti (16,46 votazioni su cento), ma lui è titolare dei Rapporti col Parlamento. Anche per i massimi leader si tende a fare eccezione, in passato non è che i Moro, i Berlinguer, i Nenni fossero sempre lì a votare. Piero Fassino, anche per rispetto della tradizione, è risultato assente nel 91 per cento dei casi. Ora, tutto si può dire a Fassino tranne che sia un lavativo. Così come si offenderebbe Claudio Scajola se gli rimproverassero l’assenza dall’aula (in 98 votazioni su cento): lui è presidente del Comitato di controllo sui servizi segreti, di questi tempi un vero tormento. Lo stesso Capezzone, uno che letteralmente vive di politica, presiede la Commissione Attività produttive. Insomma, fanno dell’altro: riunioni, incontri, conferenze spesso autorizzate. Dunque, prima di bollarli come «imboscati» occorre controllare se fossero in missione o meno. Nel caso di Capezzone, è accaduto 4 volte su 10. In quello di Giulio Tremonti, vicepresidente della Camera e figura di spicco dell’opposizione, 7 su dieci. Qualcuno esagera. Il comunista italiano Severino Galante risulta ufficialmente in missione ben 93,7 volte ogni cento votazioni. Il che lo rende (paradosso del Regolamento) uno dei deputati più presenti in assoluto. Laddove un plotoncino di deputati del gruppo misto tranquillamente «bigia» le votazioni una volta su due, tanto nessuno dice nulla.Per i radicali Sergio D’Elia e Maurizio Turco, attivissimi sull’argomento, è materia da riformare in profondità. Hanno già bussato alla porta di Bertinotti (assai sensibile) perché si rendano pubbliche le informazioni sull’attività di ogni deputato. Come avviene nei paesi di più antica tradizione democratica, ogni cittadino elettore deve poter cliccare sul sito della Camera e sapere come si comporta il proprio rappresentante. Senza doversi rivolgere a «Chi l’ha visto».
 

 

 

 


Lu cuntu de Mariglianella

guarda qui foto e video della manifestazione!

Di Mimmo Grasso

Mariglianella (Napoli), 21 luglio, aspettando Franca Rame.
Lu cuntu de Mariglianella

Erano i luoghi di Giambattista Basile, virtuosissimo raccontatore e fabbro della linguaggio poco citato nei testi scolastici.  In questi posti quondam rurali, di fede agricola ma da decenni devoti alla Madonna del Santo Pilastro dell’abusivismo e della camorra,  Basile ambientò i suoi “cunti: masserie, pozzi, orti, filari di viti e cocozze rattristate, nardielli e pacchiane, animali da cortile basti e somari somari, pezze al culo e minestra di pesci fuyuti (lische in brodo e la sarda appesa al filo  per insaporire i tozzi di pane battendoceli sopra). Niente  tigri e draghi alati, principesse su  pisellini e pisellini di principesse, non le  fate ma le  janare (per chi non è campano: “dianare”: hanno a che vedere con la stella Diana) e monaconi. Un monacone  benevolo doveva essere anche  Carlo Carafa, per il quale Anita Capasso ha organizzato la  manifestazione che ci vede qui  e che si chiama “Il Gallo d’oro”. “Cos’è, un ristorante?”, le ho chiesto quando mi ha invitato. Mi ha spiegato che il gallo è nel gonfalone di Mariglianella e che , per ricordare Carlo Carafa, vogliono consegnarlo  ogni anno a persone che si sono distinte per l’attività nel sociale. Quest’anno hanno pensato a Franca Rame. Carlo Carafa. Chi era costui?.Ricordo Ettore Carafa, Diomede Carafa, che al centro storico di Napoli c’è un  nobilissimo a antiquissimo Palazzo Carafa.  Mi sono documentato e il tipo mi è riuscito  molto simpatico. E’ ufficialmente appellato come  “Beato Carlo Carafa” e ho visualizzato il Diodato di Dario Fo  che levita in cielo sospinto dai suoi pensieri nonché il  più bislacco della congregazione dei santi, Giuseppe da Copertino,  protettore degli studenti asini  e mio in particolare e che ho poi cambiato per una più esotica Caterina d’Alessandria.  Riconosco  sul palco, allestito alla buona in una piazzuola , Sasà Mendoza, Carlo Faiello, Tony Cercola e, con Enzo La Gatta che ora sgrinfia ora fuseggia, qualcuno delle Nacchere Rosse. Che ci fanno qui? Neodevoti del Beato Lui? Se lo sono forse  scelto  come intermediario inedito, senza concorrenza, perché intorno a  S. Alfonso Maria de’ Liguori ci ronzano tutti i musicanti napoletani? Questo Carafa  mi piace: mentre razzolava in tutti i pertugi del regno ebbe “la chiamata” del Signore ( io faccio ancora in tempo? Il Signore ha il mio numero di cellulare? Non mi venisse poi a cianciare che ne ho combinato troppe: è lui che è in ritardo). Iniziò allora, il Carafa, la sua conversione a U  verso la  Carità, quella che San Paolo definisce come la massima delle virtù. Napoli ha nel guardaroba un sacco di santi nuovi nuovi, mai usati. Mi riprometto di fare un piccolo pellegrinaggio nei luoghi del Beato  sepolto -forse non a caso-  in una chiesa di piazza Carità. Avrà, questo Don Milani del 1600, delle cose da dirmi.  Lo vedo mentre, come capoparanza, dirige la processione partenopea dell’eruzione in cui apparve San Gennaro a fermare  la lava (sì: era Carlo  il primicerio. Interessante, no?). Riesco anche ad ascoltarlo in questo pomeriggio di luce ammoniacale.:”…  e considera, guagli, che  i nobili di spada e i cacciuotti di serramanico hanno pur sempre una lama in comune. E’ solo  una questione di distanza: i nobili ti facevano uccidere senza sporcarsi le mani,   perché la spada  s’incrocia solo con  un’altra spada. Alla mazzamma  rimanevano le mani sporche  perché il coltello è corto e il polso affonda  nella pancia. Ricordi quando Petrarca venne a Napoli e assistette, nei pressi di San Giovanni a Carbonara, a un gioco  finito a coltellate? Le ragioni della violenza  sono ancora quelle. Le prammatiche medievali e quelle del mio secolo  vietavano già allora quello che dovrebbe esserlo ancora oggi (monnezza escluso, in questo siete più bravi voi) e i personaggi di Andreuccio da Perugia sono sempre di scena, affacciati nelle stesse pose agli stessi  balconi con gli stessi pitali e attenti alle stesse robberie.  Il popolo napolegno imborghesito ha origini da posti come Mariglianella. Ecco  le sue  maledizioni: “Puozze schiattà, sculà, jettà ‘o sanghe, t’ hanna a ‘mpennere, squartà,  puozze jettà fora ‘o vveleno (traduco: che tu possa schiattare, scolare, buttare il sangue, che ti possano appendere, squartare, che tu possa buttare fuori il veleno…) che sono espressioni del corpo, rusticane, percezioni  della massaia o del contadino quando  ammazzano (sì: con una mazza,  prima ancora dell’età del ferro)  gli animali del cortile, quelli che si sono cresciuti e coccolati. Uccidere è un fatto naturale. La gente ha l’alito  di sangue raffermo  di capri e antenati  scannati. A Delo, d’altra parte, si faceva originariamente lo stesso. Le Fedriadi –le due grandi e splendenti rocce che introducono alla grotta del dio Apollo- insieme con l’antro formavano il sesso femminile  che troneggia nelle bestemmie napoletane…”…Mah.. Non so  rispondergli. D’altra parte lui è uno del ‘600 e non ha  letto i libri che ho letto io su Napoli. Però lui, nobilotto,  decise di frequentare  i paria, i fellah,  le puttane, i mariuoli, la gleba, la mazzamma, i lazzarioti. Certo ne sa più di me.  E , comunque,  un giorno mi sono divertito a cambiare i protagonisti del famoso libro di Allum mettendoci quelli di oggi e quelli dell’altro ieri e ci azzeccavano tutti a pennello. Se funziona così vuol dire che bisogna lavorare più che sui personaggi sulla struttura, cambiare il contenitore, l’organizzazione sociale. E’ una cosa nota, no? Sarà questo che vuole Franca?Mentre aspetto che si inizi guardo il Vesuvio, la sua ombra verde obliquo, i suoi suntuosissimi ed esagerati pini importati dall’oriente  dagli ammiragli di Augusto per il legname necessario alla flotta. In Campania non c’è pertugio dove non ci sia un segno memorabile, un  fossile dell’arca e della mente. Augusto stava qui vicino,  ad Ottaviano,  paese noto più per il camorrista Cutolo che per lui. Magari dove sto mettendo i piedi  è passato Spartaco con le sue valigie piene di rabbia. Dopo la guerra civile, dovendo dare la pensione ai veterani sotto forma di terre (si potrebbe ripristinare questa simpatica consuetudine assegnando fette di demanio incolto ai pensionati con beneficio sui conti INPS) il nipote di Cesare   diede  i siti ad alcune famiglie: i Marii, i Pomilii, i Secundilii..da cui Marigliano (e Mariglianella), Pomigliano, Secondigliano…Ma quando si inizia? Antonio Vitolo parla con un signore che gli chiede un appuntamento per il figlio che, da come capisco dalla mimica,  ha problemi di epilessia. Lascio i miei pensieri sul muretto e vado in cerca di Riccardo Dalisi venuto qui  in  bermuda, tutto inzaccherato  di pittura ( l'ho’prelevato che stava lavorando al suo studio); si è fatto dare una matita e un foglio di carta e dialoga con l’attesa insegnandole a disegnare i propri ricordi. Non è il caso di disturbarlo. E Vittorio? Dov’è Vittorio Avella? Alzo  le narici per  intercettare l’  usta del suo  sigaro toscano. Eccolo: sta discutendo coi maestri cartapestai di Nola, che l’hanno accompagnato a Mariglianella, sulla lavorazione dei carri di Piedigrotta. Dopo  decenni di dimenticatoio, riparte la festa dell’identità  di Partenope  e certamente Vittorio con le sue machinae  darà dei punti all’inventiva di  Raimondo di Sangro. Che ridere: da lontano sembra che Vittorio e i cartapestai col loro gesticolare si stiano dicendo parolacce.Comincio a sentirmi stanco. Fa afa. Lo dico ad   Ahmad prendendolo un po’ in giro per tutte le h che usa quando parla o dipinge :” Ahmad, aleph ahfa wa ahfa. Fahafa, fa h?”. Ne ricevo una parolaccia araba (un “vahffhanchul-oh”, credo).Anita mi ha chiesto di dire qualcosa sul simbolo del gallo.Mi devo concentrare un poco e  decido di camminare  per i cortili di Mariglianella. In uno c’è anche un pollaio. Mi fermo  qui. Mi inteneriscono le galline coi loro occhi d’estate, il loro charillon aggloglottato, a forma di ? .Il gallo di questo pollaio è  marrone-gialloblù-rosso-indaco-grigio-bianco. Beh, a questo quando fa chicchirichì  gli cade l’arcobaleno dal gozzo. Raspa.  Cerca ricordi, è chiaro,  vuole  dissotterrare il  grido delle occasioni importanti. Si muove a scatti, quasi caricato a molla. E’ posaiolo. E’  molto fiero, silvestre, da stemma. Questo gallo mi motiva. Comincio a prendere nota:

-araldo  ( raffigurato dal IV secolo su monete e ceramiche greche). -domestico ma non addomesticato-simbolo di  Odisseo ( scaglie  di ala e un becco di gallo decoravano le poche cianfrusaglie scavate  a Itaca)-consacrato a Zeus. Dire qualcosa sulla derivazione indoeuropea di Zeus (Dj-eus, fuoco.   Gesù., Dj-eoshua: radice “fuoco”).-Cina: Ki, gallo: “buona sorte”-l’aruspicina- Socrate prima di morire:”Un gallo ad Esculapio”. n.b. sacrificando il gallo era ironico o seriamente obbediva alle leggi  di Atene, fino in fondo?)-vigilante (Ermes, gli influssi “ermetici” e mercuriali)-sarà il caso di parlare di Temistocle e della vittoria sui persiani (dopo, fu istituita la festa del gallo)? Meglio di no: si annoierebbero.
Mi stacco dagli appunti con un qualche brivido: la dormitio Virginis e l’assunzione al canto del gallo solare. San Pietro e il gallo.
Su, riprendiamo, così mi concentro e non avverto né  la calura né il tanfo  di piumaggio sudato del cortile (ma neanche io scherzo: puzzo di cartuccia di bic liquefatta).
-le lucerne. Si dice “becco della lucerna” perché questi strumenti erano a forma di gallo.
Ci sono: Gesù utilizzò il gallo perché fu dopo il suo canto che Pietro comprese, fu “illuminato”, uscì dalle tenebre e dalla paura. Sarà per questo che il gallo è anche metafora del Salvatore, che scaccia l’oscurità. Durante il gallicinium e il lucernarium  monastico , momenti officinali del giorno e della notte, i monaci iniziavano gli officia con la preluce e li terminavano con le lucerne. Li vedo in fila, muti, mentre barbigliano orazioni, camminano per corridoi in mezzo a bisbigli d’alluminio;  cantano in un “re” mercuriale per evocare la resurrezione dei morti… (…).
Alzo la testa dal foglio. Pensavo che il cielo fosse diventato  nuvoloso per i miei pensieri, che piovessero  chicchi di piombo. La luce è boreale.
Ma quando viene Franca? Occorre che elabori una sintesi, una mnemotecnica sennò se  poi mi chiedono di dire qualcosa  mi impappino:gallo (luce)-voce (forma sonora della luce)-luce (conoscenza)
E del gallo di Bitonto che faccio, ne parlo? Su una colonna nella cripta della cattedrale pugliese è raffigurato, tra altri prodigi,  come una chimera: basilisco, uccello, leone alato.Gli fa compagnia il pellicano, metafora della chiesa, che dà il cuore in pasto ai propri figli. Qualcuno definisce queste cose “nevrosi allegorica” ma io penso che siano faccende che riguardano il bilico “mente e natura”, physis e nomos, cioè il nostro procedere  bilogico. Del resto, prodigi naturali come il gallo di Bitonto sono descritti già da Plinio quando parla della glittica. Non c’è niente di mostruoso: è la nostra mente che procede così. Riccardo, ad esempio, lavora con lo stesso metodo. E Bosch?  Ulisse Aldovrandi, non era un monstrum anche lui? Matematico, pittore, studioso de rerum natura, farmacologo, letterato.. Perché adesso ho pensato ad Aldovrandi? Semplice: ha scritto un trattato, anche anatomico, nel (mi pare) Ornithologiae tomus alter, del 1600.
-il gallo come segno centrale nello stemma codicum della mente-il mio sta ancora pozzolando con gli speroni e il becco nell’aia della sua memoria perimetrata dal recinto dei miei  significati.
Vuoi vedere che scava per verificare se è vero quello che penso? Ora mi guarda minaccioso. Non capisce che non deve temere per il suo territorio e che le sue galline che non mi attizzano per niente.
Un applauso.  Non è per le mie confuserie ma per Franca Rame,  giunta vestita di bianco come una candidata. L’emozione del popolo è intensa. E’ artetecato anche il sindaco, un forzista che ha premiato persone tutte di sinistra (bravo:meriterebbe un gallo anche lui per l’esempio di democrazia).L’ombra vesuviana si  avotecheia, si stacca dalle radici dei pini e rotola quaggiù   per vedere che succede. E’ un momento  in cui tutti vogliono  celebrare lo stare insieme, esibirsi davanti a Franca. Smancerie strapaesane? No: sono eventi, poveri, ai quali molte persone hanno lavorato duramente. per far festa e festa oggi è ottenere l’attenzione e  il consenso di Franca. .E’  un modo molto forte e serio  per essere riconosciuti da chi è già riconosciuto, per dire “ci siamo, esistiamo,  non siamo  nessuno e, comunque, siamo così”. E’ con questi meccanismi  che si rafforza il senso etico con cui  Napoli può trovare la forza di indignarsi e ricominciare a essere protagonista di civiltà. I leaders come Franca  hanno questo di virtuoso: fanno la cosa giusta. I tecnici, i managers, analizzano come fare la cosa, forse, giusta. Franca qui è testimone di presenza, del “ci siamo”. Ricordo un testo di Nelson Mandela, che è anche poeta,  quello in cui dice che, in fondo, noi abbiamo più paura della luce che c’è dentro di noi che del buio e che  luce è “essere qui. Nella presenza”. Esser presenti è ex-habere,  portare davanti, esibire.Ciò che si esibisce è in genere o una qualità o un dono. Sto parlando di fatti cultuali, ovvio, non dell’esibizione del panfilo. Quella è “ostentazione”,”mettere in mostra”, “far pompa”.Un bimbo vuole leggere a tutti i costi una poesia che ha scritto per  Franca che, maternamente,lo  fa salire e se lo porta a fianco, la mano sulla spalla. Nel testo, letto in napoletanuotto,  il bambino descrive il suo modo di preparare le polpette, che vuole regalare a Franca perché le mangi tutte. O a questo bimbo piacciono le polpette o va avanti a pane e acqua (ingredienti base delle polpette) e dunque non mangia e quindi  le polpette, magari con la carne,  sono per lui il massimo. Il metamessaggio, è molto bello: un’inversione del rapporto madre-figlio: Franca, mangia tu le  polpette. Ti regalo il mio digiuno. Una signora vicino a me storce il naso e bis-bis dice alla bizzoca vicina (ma facendo in modo da essere sentita da altri)  che non era poi il caso che si leggesse una poesia sulle polpette. Le dico “Comunque sempre meglio il suo fare le polpette e donarle che fare  polpette dell’Italia e mangiarsela”. In modo molto garbato  Franca informa  sugli sprechi, le auto blu (se le togliessimo dalla circolazione, potremmo costruire un ospedale all’anno),  l’uranio impoverito (e sono i figli del popolo i “cacciuotti” ammalati in Kossovo sulla necessità di ritrovare insieme un senso etico al vivere, le morti bianche. Noto che sceglie, tra i tanti argomenti, quelli immediatamente percepibili dalla gente, quelli riconoscibili. Enzo La Gatta gongola: ci lavora da anni sulla questione delle morti bianche e ha fatto preparare alle Nacchere Rosse ‘A Flobert. Franca vuole essere vicina alle persone che l’hanno attesa per ascoltarla e continua a farlo usando parole  aperte ed accessibili al vissuto di  tutti. Qualcuno, incoraggiato da questo modo di parlare, “soave e piano” (Beatrice di Dante: “e cominciommi a dir soave e piano”)  tira fuori dalla tasca i  pensieri  che aveva accartocciato per ritegno e si esprime ripetendo più volte le parole importanti, quasi il bisogno di un’eco di conferma. Uno, sceso dal palco, mi si avvicina e “Vulevo dicere chesto (mi mostra il foglio stropicciato, scritto a computer con le parole piene di sbaffi d’inchiostro) ma ‘e pparole cu ‘sta gnostia ‘e calore  se ne so’ fujute. Però, aggio ditto ‘o bbuono?”. Si, ha detto il bene. Franca ascolta fino alla fine in perfetta quiete, con serenità. Forse è anche felice. Il mio gallo,  a pochi metri, lancia in aria un  verso. Ha trovato ciò che aveva sotterrato?*Riaccompagno Antonio e Riccardo. Giungo a casa abbastanza squagliato (ma, penso, non come Franca e Carlotta, la sua segretaria, che è ormai anche un po’ la nostra, e  che devono rientrare a Roma).
*Non ho detto niente sul gallo, non ho voluto togliere spazio ai molti giovani di Mariglianella.Meglio così. Non ho finito gli appunti e mi mancava un collegamento Francarame-gallodoro.
Questo sogno è venuto da me la notte del  21 luglio: un monaco sordo, incappucciato, avanza nel cortile (nel cortile? Quale? Perché non “in un cortile”?) con una lucerna accesa. E’ uno scriba benedettino. Mi allunga un exultet con un gallo miniato d’argento e di rosso-oro con su scritto, in onciale, purpurisso: gallo, dall’indoeuropeo GARL, gridare, onde anche il sanscrito garnati, chiamare. …altri idiomi, che non conosco o non vedo bene. Il grifo e il gallo di Bitonto.…giù, in azzurro, alla fine del rotulo:  an gel-lein, annunziare, da cui angelo, messaggero.

Mimmo Grasso


RISPOSTA DI GIGI MALABARBA A VERGARA

Pubblichiamo con piacere la risposta del Sen. Gigi Malabarba a quanto scritto sul suo conto.
Caro Vergara,
vista la qualità del sito che ospita le sue osservazioni e più in generale comunque per rispetto dei cittadini, vorrei chiarire anche in questa sede il sottile e interessato veleno sparso il primo luogo dal gruppo L’Espresso-Repubblica sulle mie dimissioni da senatore in favore di Haidi Giuliani. Già il Corriere della sera del 20 luglio ha ospitato una mia replica ad un articolo di Gian Antonio Stella che riprendeva come buone le affermazioni del settimanale, che invece non ha ritenuto – alquanto scorrettamente – di voler pubblicare anche la mia versione dei fatti.I gruppi parlamentari e le mie dimissioni dal Senato, preannunciate ben prima delle elezioni perché sono rimasto fedele al principio della rotazione degli incarichi dopo cinque anni di legislatura, nulla hanno a che vedere con un contenzioso che attiene alla mia collaborazione con il partito della rifondazione comunista.Tale collaborazione, iniziata all’epoca del mio licenziamento quand’ero operaio Fiat nel 1998, si è conclusa con un saldo di 110.000 euro, come hanno scritto i ben informati rivelatori del ‘mercimonio’ tra il sottoscritto e la signora Giuliani, omettendo però di dire che contestualmente ho versato al Prc 76.748,20 euro quale contributo volontario da parlamentare per il 2006: entrambi gli atti sono registrati nel bilancio del Prc e all’Agenzia delle entrate. Punto.Se ci si è fermati a questa, chiamiamola così, buonuscita e non si è definita una nuova collaborazione col Prc non è per ragioni economiche, ma per il semplice fatto che la mia componente politica nel partito, quella di Sinistra Critica, non condividendo le scelte di partecipazione al governo, è stata emarginata e il suo principale esponente al Senato, Franco Turigliatto, espulso per non aver votato le politiche di guerra.I veleni fatti circolare dall’Espresso hanno anche una ragione ‘interna’, perché in quel Gruppo c’è chi difende a spada tratta l’operato del capo della polizia, Gianni De Gennaro, e mi ha in particolare antipatia per le mie campagne di segno opposto e che durano, guarda caso, dagli episodi del luglio 2001 a Genova, dove fu ucciso Carlo Giuliani. Poter gettare discredito su di me, sulla madre di Carlo e sul Prc che si batte per la Commissione d’inchiesta non gli è sembrato vero…Quanto al ‘debito con l’Inps’. Quand’ero già parlamentare la Fiat ha rinunciato a ricorrere in Cassazione per contestare la vittoria del mio ricorso contro il licenziamento perché evidente era la ragione politica e antisindacale del suo provvedimento. Sono stato così reintegrato e ho dovuto di conseguenza restituire un anno di indennità di mobilità percepito (il debito). Peraltro poi nel 2004 la mia fabbrica, lo stabilimento Alfa Romeo di Arese, ha chiuso definitivamente la produzione e il mio rientro è diventato ormai solo teorico.Credo che bisogna davvero prestare attenzione ai costi della politica, agli abusi e ai privilegi: dopo 30 anni di catena di montaggio mi sono sentito respinto dalla politica del ‘palazzo’ che mi ero ritrovato a frequentare, così come Franca Rame, Haidi Giuliani, Franco Turigliatto e anche altre brave persone che ci sono. Temo che ci sia qualcuno interessato a fare di tutte l’erbe un fascio per dire che tutti sono comunque uguali… Quando il nostro amico Gino Strada era nell’occhio del ciclone per tentare di restituire a Rahmatullah Hanefi la sua libertà, c’è chi ha messo in giro i conti di Emergency, facendo passare lui e la moglie per affaristi sulla pelle dei feriti di guerra. Ma le bugie per fortuna hanno le gambe corte.Spero di aver dato qualche elemento in più per capire la partita che stiamo giocando. E’ dura, ma contro i privilegi dei cosiddetti politici non abbiamo ancora perso.
Gigi Malabarba


PEDOFILIA E CLASS ACTION

660 milioni di dollari alle vittime di pedofilia della chiesa cattolica USA.

E in Italia?


L'Arcidiocesi di Los Angeles, guidata dal Cardinale Roger Mahony, ha riconosciuto ben 660 milioni di dollari di risarcimento alle 508 vittime di pedofilia della chiesa cattolica USA. Il Cardinale ha affermato: "non c'è realmente alcun modo per ridar loro [alle vittime ndr] l'innocenza che gli è stata portata via", "ancora una volta, mi scuso con chiunque sia stato offeso, chiunque abbia subito abusi. Non sarebbe dovuto accadere e non accadrà ancora".

In casi consimili le scuse e le manifestazioni di rincrescimento sono d'obbligo, ma non si può dimenticare che gli abusi di cui si parla sono intercorsi in un periodo di tempo che va dagli anni '40 ad oggi: oltre 60 anni di silenzio, negazione, disinteresse, occultamenti e collusioni assolutamente ingiustificabili e imperdonabili.
Detto questo, ci preme ricordare che le vittime di questi "terribili peccati e crimini" (per usare le parole del Cardinale Roger Mahony) possono oggi ottenere una qualche forma di compensazione, esclusivamente pecuniaria, solo grazie all'esistenza dell'istituto legale Class Action (causa collettiva risarcitoria), accessibile negli USA e del tutto assente in Italia.

La vittima "tipo" del reato di pedofilia, in Italia e altrove nel mondo è spesso individuata dagli aguzzini negli strati marginali della società, nei ceti meno abbienti, insomma tra i poveri. Una vittima povera è "ideale" perché normalmente non ha la possibilità di reagire ai soprusi con una causa legale, troppo costosa, troppo lunga.
Dove esiste la "Class Action" le vittime non abbienti possono reagire in gruppo ottenendo quasi sempre risarcimenti e cospicue compensazioni economiche per i danni subiti dal medesimo criminale: la class action è infatti gratuita, essendo le spese processuali totalmente a carico degli avvocati che tutelano gli interessi del gruppo di vittime ("la classe"), inoltre è rapida ed efficace, in quanto normalmente (ben oltre l'80% dei casi) si risolve con una conciliazione amichevole "pre-giudiziale", ovvero un accordo tra le parti che avviene addirittura prima dell'inizio del processo vero e proprio, evitando così la possibilità dei corsi e ricorsi processuali (nei vari gradi di giudizio) e di conseguenza abbreviando drasticamente i tempi e i costi della giustizia.

Per chi ha avuto la disgrazia di subire un reato equiparabile alla violenza sessuale, parrà forse cinico e insufficiente limitarsi a richiedere un risarcimento economico. Ma il risarcimento ha una doppia valenza: è sì un compensare la vittima per il danno subito, ma è soprattutto un poderoso deterrente per coloro che hanno o potrebbero avere l'interesse e la volontà di commettere ancora e contro altre potenziali vittime un reato analogo. Ha dunque una straordinaria valenza sociale, di riequilibrio tra le parti: tra chi ha i soldi e attualmente non ha remore a commettere reati perché sa che non ha nulla da temere e chi non li ha, i soldi, e attualmente subisce in silenzio, senza soluzione di continuità, perché sa che non si può permettere di accedere alla giustizia e farla pagare ai propri aguzzini.

La class action, quella vera, su modello USA, va perciò immediatamente introdotta in Italia, deve essere accessibile a tutti coloro che hanno subito un reato penale o un danno, sia che si tratti di consumatori e risparmiatori truffati, sia che si tratti di vittime di reati indegni e odiosi come la pedofilia. L'alternativa, qui in Italia, è di continuare ad accontentarsi delle "scuse" e noi NON CI ACCONTENTIAMO.

On. Stefano Pedica, capo della segreteria di Italia dei Valori

Argomento: 

DA GARGANTUA, SU COMMISSIONE URANIO IMPOVERITO

L'uranio impoverito contamina la popolazione
Da "Il secolo XIX di ieri
Il dottor Valerio Gennaro è soddisfatto del lavoro di consulenza che sta eseguendo per conto della Commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito, ma allarga le braccia e dice: «Abbiamo poco tempo a disposizione, perché dobbiamo fornire indicazioni precise su tutti questi preoccupanti problemi entro il prossimo 31 dicembre».
All'epidemiologo genovese e agli altri suoi colleghi è stato affidato un compito non facile: stabilire se l'uranio impoverito abbia provocato tutte quelle morti tra i nostri soldati. Partecipavano o avevano partecipato a missioni di pace in zone dove prima si era combattuto, utilizzando l'uranio impoverito, un materiale che serve a produrre (risparmiando sui costi) proiettili più efficaci. Negli anni passati c'era stata la Commissione d'inchiesta con altri esperti, tra i quali l'oncologo Mandelli che ha effettuato solo una parte degli studi di ricerca riferiti alla morte dei nostri militari affetti da tumore, ma i lavori non arrivarono a una conclusione definitiva.
Gennaro si limita a dire che il professor Mandelli non è un epidemiologo, ma un ematologo e per questo motivo ha seguito solo i suoi studi in materia. A questo proposito, tiene a sottolineare: «Mandelli non ha studiato le altre malattie, oltre a quelle tumorali. A noi ora toccherà il compito di svolgere lo studio epidemiologico vero e proprio. Saranno compiuti confronti tra i soldati che si sono ammalati con quelli che hanno partecipato alle stesse missioni, ma che non erano esposti e che quindi non hanno mai manifestato alcun problema di tipo sanitario. Io penso che ora bisognerà studiare questi tumori e individuare le cause all'origine di tutti i mali che hanno colpito i nostri militari. Ora si parla molto delle conseguenze dell'uso dell'uranio impoverito durante i combattimenti effettuati nei Paesi dell'ex Jugoslavia. I soldati sono convinti di aver avuto gravi danni e da quanto emerge ci sono stati, purtroppo, anche dei decessi in conseguenza ai tumori».
Ma l'uranio impoverito non è stato utilizzato solo nei combattimenti in Bosnia Erzegovina e in Kosovo. Questa micidiale sostanza è stata adoperata anche durante le esercitazioni compiute in alcuni poligoni di tiro.
Quello maggiormente sotto accusa è l'interforze di Quirra, in Sardegna. Le cronache dei giornali hanno dedicato spazio ai problemi che si sono registrati nei paesi vicini all'impianto, descrivendo i casi di malformazioni degli animali e le malattie che avrebbero colpito bambini e persone anziane che vivono nella zona. C'è chi dice che alcuni di questi malati avrebbero poi contratto gravi forme tumorali.
Tutte queste voci allarmanti sono arrivate anche alla Commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito che ha incaricato i consulenti di effettuare la ricerca. Così l'8 luglio scorso il dottor Gennaro ha raggiunto la Sardegna con la dottoressa Antonietta Gatti, il dottor Armando Benedetti del Cisam (Centro della sperimentazione nucleare militare), il professor Massimo Zucchetti del politecnico di Torino e il capitano di complemento Paride Minervini (che praticamente svolge il servizio sei mesi all'anno). Domenico Leggiero, responsabile dell'osservatorio militare, che da anni segue tutti i problemi collegati all'uso dell'uranio impoverito, aveva chiesto di partecipare alla ricerca, ma gli è stato detto di non avere la specialità idonea. Così il gruppo di consulenti è stato accompagnato per tre giorni da un generale nella ricerca a Quirra. Il dottor Gennaro è riuscito a raccogliere gli elementi e ora ha chiesto alla Commissione d'inchiesta il tempo per studiarli e approfondirli allo scopo di poter dimostrare le cause devastanti provocate dall'uso dell'uranio impoverito.
MANLIO DI SALVO
27/07/2007
By gargantua at Sab, 2007-07-28 13:47 | elimina | modifica | rispondi


In risposta a mammamarina “pensione d’invalidità civile per franca rame”

Cara mamma mammamarina, mi metto a vostra disposizione per tutto quello che posso e potrò fare, in solidarietà con i vostri gravissimi, tragici e solitari problemi. Nel 1997, quando Dario con il Premio Nobel ebbe una un miliardo e 689 milioni, abbiamo deciso di mettere a disposizione di famiglie con disabile, l'intera cifra, in più abbiamo fatto serate, venduto fotolito e litografie con disegni di Dario.

 

Anche Autogerma ci ha aiutati regalando un pulmino e un finanziamento, negli anni, di 1 miliardo 720 milioni. Abbiamo donato alle varie associazioni 36 pulmini attrezzati (costo: 60 milioni l’uno), per il trasporto, e assegnato una cifra mensile alle famiglie in maggiore difficoltà.

Siamo stati costretti a chiudere nel 2004, quando abbiamo scoperto che un mascalzone che lavorava con noi, ha rubato al Comitato circa 1 milione di euro con la complicità di un funzionario della banca dove erano depositati i denari. Tale è stato il dolore provato, che dopo aver lavorato con tre commercialisti per venire a capo della truffa, mi sono ammalata facendomi ben 10 mesi di letto e per 2 anni non ho potuto lavorare. Siamo in causa, ma con i tempi della giustizia e l’indulto (ho votato contro, ma non è servito a fermare questa vergognosa legge che non onora tutti quelli, tanti, che l’hanno voluta!) temo che il delinquente non pagherà nulla.

Da qualche tempo ho ripreso i contatti, e mi sto occupando (con piccolo contributo mensile) dei casi più tragici, in ogni campo. Ti sarò molto grata se vorrai prendere contatto con me mettendo sul blog un riferimento telefonico o inviandolo a [email protected].

Allego qualche foto in dimostrazione del lavoro svolto. Aspetto tue notizie con ansia. franca

 

 

 

 

 


Sconti alla Chiesa sull'Ici la Ue ora processa l'Italia

 

Dario Fo e Franca Rame, Il Papa e la strega

di CURZIO MALTESE

Sarà aperta una pratica d'infrazione per violazione delle norme sulla concorrenza
Sotto tiro negozi e alberghi "collegati" a luoghi sacri

C'è chi  in Italia è abituato a ottenere privilegi da qualsiasi governo e autorizzato a non pagare il fisco, ma sul quale nessuno osa moraleggiare. Pena l'accusa di anticlericalismo. L'anomalo rapporto fra Stato italiano e clero è invece finito da tempo sul tavolo dell'Unione europea, che si prepara a mettere sotto processo il nostro Paese per i vantaggi fiscali concessi alla Chiesa cattolica, contrari alle norme comunitarie sulla concorrenza. Oltre che alla Costituzione, meno di moda. Al centro del caso è l'esenzione del pagamento dell'Ici per le attività commerciali della Chiesa. La storia è vecchia ed è tipicamente italiana.

Varato nel '92, bocciato da una sentenza della Consulta nel 2004, resuscitato da un miracolo di Berlusconi con decreto del 2005, quindi decaduto e ancora recuperato dalla Finanziaria 2006 come omaggio elettorale, il regalo dell'Ici alla Chiesa è stato in teoria abolito dai decreti Bersani dell'anno scorso.
Molto in teoria, però. Di fatto gli enti ecclesiastici (e le onlus) continuano a non pagare l'Ici sugli immobili commerciali, grazie a un gesuitico cavillo introdotto nel decreto governativo e votato da una larghissima maggioranza, contro la resistenza laica di un drappello di mazziniani radicali guidati dall'onorevole Maurizio Turco.

I resistenti laici avevano proposto di limitare l'esenzione dell'Ici ai soli luoghi senza fini commerciali come chiese, santuari, sedi di diocesi e parrocchie, biblioteche e centri di accoglienza. Il cavillo bipartisan ha invece esteso il privilegio a tutte le attività "non esclusivamente commerciali".

Basta insomma trovare una cappella votiva nei paraggi di un cinema, un centro vacanze, un negozio, un ristorante, un albergo, e l'Ici non si paga più. In questo modo la Chiesa cattolica versa soltanto il 5 o 10 per cento del dovuto allo Stato italiano con una perdita per l'erario di almeno 400 milioni di euro ogni anno, senza contare gli arretrati.

Il trucco o se vogliamo la furbata degli italiani non è piaciuta a Bruxelles, da dove è partita una nuova richiesta di spiegazioni al governo. Il ministero dell'Economia ha rassicurato l'Ue circa l'inequivocabilità delle norme approvate, ma subito dopo ha varato una commissione interna di studio per chiarirsi le idee.

L'affannosa contraddizione è stata segnalata all'autorità europea dall'avvocato Alessandro Nucara, esperto in diritto comunitario, e dal commercialista Carlo Pontesilli, due professionisti di simpatie radicali che affiancano e assistono il drappello dell'orgoglio laico.

A questo punto la commissione per la concorrenza europea avrebbe deciso di riesumare la pratica d'infrazione già aperta ai tempi del governo Berlusconi e poi archiviata dopo l'approvazione dei decreti Bersani. In più, la commissione ha chiesto al governo Prodi di fornire un quadro generale dei favori fiscali che l'Italia concede alla Chiesa cattolica, oltre all'esenzione Ici.

Che cosa potrà succedere ora? Un'infrazione in più o in meno probabilmente non cambia molto. L'Italia dei monopoli, dei privilegi e delle caste è già buona ultima in Europa per l'applicazione delle norme sulla concorrenza e naviga in un gruppo di nazioni africane per quanto riguarda la trasparenza fiscale. Quale che sia la decisione dell'Ue, i governi italiani, di destra e di sinistra, troveranno sempre modi di garantire un paradiso fiscale assai poco mistico alla Chiesa cattolica all'interno dei nostri confini. Magari tagliando ancora sulla ricerca e sulla scuola pubblica.

E' triste constatare però che senza le pressioni di Bruxelles e la lotta di una minoranza laicista indigena, l'opinione pubblica non avrebbe neppure saputo che gli enti religiosi continuano a non pagare l'Ici almeno al 90 per cento. Nonostante l'Europa, la Costituzione, le mille promesse di un ceto politico senza neppure il coraggio di difendere le proprie scelte.

Nonostante le solenni dichiarazioni di Benedetto XVI e dei vescovi all'epoca dei decreti Bersani: "Non ci interessano i privilegi fiscali".
Nonostante infine siano passati duecento anni da Thomas Jefferson ("nessuno può essere costretto a partecipare o a contribuire pecuniariamente a qualsivoglia culto, edificio o ministero religioso") e duemila dalla definitiva sentenza del Vangelo: "Date a Cesare quel che è di Cesare".

(25 giugno 2007)
 


Appello per l'Afghanistan di 46 senatori - 24/7/07

 Attendiamo ancora la svolta in Afghanistan.  Le notizie che giungono da quel paese parlano invece di una guerra spietata, di un numero crescente di vittime, di crimini di guerra compiuti contro le popolazioni civili da tutte le parti in conflitto. 
La coalizione internazionale sembrerebbe aver rinunciato a  praticare una netta discontinuità rispetto al passato. L'Afghanistan Compact con le sue intenzioni di garantire sicurezza, lotta alla povertà, ed il rafforzamento del buon governo, vacilla sotto la preponderanza dell'opzione militare. 

 Per queste ragioni oggi torniamo a chiedere al governo italiano di impegnarsi per  un'effettiva inversione di rotta. ; La soluzione diplomatica dovrà essere perseguita con massima determinazione, attraverso  una Conferenza iinternazionale, coinvolgendo l'Europa, i paesi presenti con propri contingenti militari, ed i paesi confinanti, nonchè tutte le componenti del popolo afghano, chi accetta la presenza delle truppe internazionali e chi la osteggia. La sicurezza del popolo afghano andrà garantita da un contingente di polizia internazionale, con mandato ONU, che rimpiazzi  le truppe NATO.
La  cooperazione e la ricostruzione dovranno sostenere e promuovere i diritti civili, politici, economici, sociali e culturali delle donne e degli uomini dellAfghanistan.
Pochi mesi mancano all'importante scadenza di ottobre, quando l'Italia dovrà riferire al Consiglio di Sicurezza ONU sul mandato ISAF. Crediamo che quella sia un'occasione cruciale per marcare un cambiamento di rotta, un'occasione unica ed irripetibile.
 Francesco Martone,  Silvana Pisa.  Loredana De Petris.  Piero di Siena,  Gianpaolo Silvestri,  Giorgio Mele,  Giovanni Russo Spena ,  Cesare Salvi,  Manuela Palermi, Milziade Caprili,  Giuseppe Di Lello Finuoli, Antonio Iovene,  Tommaso Sodano,  Natale Ripamonti,  Claudio Grassi,  Franca Rame,  Armando Cossutta,  Oskar Peterlini,  Salvatore Bonadonna,  Paolo Brutti,  Rina Gagliardi,  Massimo Villone,  Lidia Menapace,  Jose Luiz Del Roio,  Haidi Gaggio Giuliani,  Giovanna Capelli,  Daniela Alfonzi,  Erminia Emprin, Fosco Giannini,  Giovanni Gonfalonieri,  Oskar Peterlini,  Olimpia Vano,  Tiziana Valpiana,  Annamaria Palermo Sen. Anna Donati,  Santo Lotta,  Giovanni Bellini, Guido Galardi,  Stefano Zuccherini, Martino Albonetti, Raffaele Tecce,  Salvatore Allocca, Maria Luisa Boccia,  Maria Celeste Cardini,  Giovanni Battaglia,  Marco Pecoraro Scanio
 

 

 


Ridiamo un po'? - seconda parte

Ecco l'uomo!

 Il mio primo incontro con l'altro sesso.

 

 Avevo 9 anni... e ho visto un sesso maschile... anzi ne ho visti sette, tutti in fila... disegnati su di un muro. Immaginaatevi  fanno i ragazzini che girano col gessetto in tasca... e appena possono... zac!, (disegna nell'aria un gran sesso) poi, zac, zac! (Disegna nell'aria sotto al sesso due cerchi)  Che è il loro emblema, la loro casata... Io guardavo 'sta specie di scafandro… le due ruote e mi chiedevo: "Ma che bicicletta è?! Dov'è il manubrio?...". Meno male che non ho detto alla mia mamma: "Mamma per Natale voglio anch'io una bicicletta come quella lì!" Povera donna, sarebbe morta! Poi, quando ho contato, sette, ho avuto come una folgorazione: "Ah ecco, i sette nani che vanno in bicicletta travestiti da palombaro!".

 La seconda volta, incontro dal vivo... è stato quando mi sono imbattuta nello sporcaccione di turno... ché  noi donne una volta nella vita, tutte!, abbiamo incontrato lo sporcaccione... (interrompendosi) Se non lo avete ancora incontrato abbiate fede, lo incontrerete!

 Dove si sistema lo sporcaccione di turno? Di fianco al vespasiano.

 Come è vestito lo sporcaccione di turno? L'impermeabile... anche d'agosto.

 Tornavamo da scuola... con le mie amiche e lui: "Ragazzine?! Guardate qui!". E zac!, si spalanca l'impermeabile. Che le mie amiche mi facevano: "Non guardare! Non guardare!". Si vede che loro sapevano già... Invece io guardavo... ve l'ho detto che ero ubbidiente! Lui si è richiuso subito… più che vedere ho intuito quel coso… ma quella visione m'ha fatto un'impressione tremenda!

 Sotto all’impermeabile era tutto vestito di nero... e… risaltava tanto!

 M'è venuto davanti agli occhi, la testa e il collo spennacchiato di un tacchino! Che io chiedevo alle mie amiche: "Ma quello lì è scemo? Perché va in giro con un tacchino nelle mutande?!... Non è neanche Natale!". Che orrore! M'ha fatto un'impressione... negativa!

 Uomini, non fatelo vedere all'improvviso alle ragazzine... che ci si traumatizza tanto! Mi sono talmente orripilata... che da quel giorno non ho più mangiato pollo!

 Ho chiuso col volatile!

  a terza volta... incontro ravvicinato! A diciotto anni decido di fare un corso di infermiera alla clinica Principessa Jolanda, a Milano. Inizio il corso... son lì da tre giorni... Nei grandi ospedali i medici non distinguono le allieve principianti da quelle del primo anno. Eravamo tante. Esco da una stanza con la padella in mano... ché all'inizio solo padelle... poi anche…  ma all'inizio solo padelle... camminavo testa alta, petto in fuori... tenevo la padella come fosse la bandiera tricolore, incrocio un medico, il professor Semenza, che  mi fa: "Signorina mi porti subito, alla camera 37, l'occorrente per un cateterismo.".  Ha scelto me come un'altra ma io mi sono sentita così orgogliosa che ho fatto persino l'inchino con la padella: "Subito, professore!".

 Vado... dico "cateterismo"...  mi consegnano su di un vassoio un pappagallo, un tubicino di gomma… un sondino... Vado alla camera 37... Il degente era un ragazzo di vent'anni, svizzero, operato non mi ricordo di che. Busso... "Avanti!" Entro... e vedo il professore che sta trafficando col sesso dello svizzero. Mi blocco un momento imbarazzata... e il professore perentorio: "Venga qua! Posi il vassoio... e tenga!". Volevo morire! Non ho osato dire: "Guardi, professore, io non me ne intendo tanto...". Ho ubbidito... ché l'ubbidienza, ve l'ho detto, è stata la rovina della mia vita! Ho preso 'sto coso con due dita... Ero tutta bloccata... guardavo l'infinito!

 Sentivo tra le dita come una specie di salsiccetta... Tremavo come una foglia… Il povero ragazzo svizzero... vedermi lì... diciotto anni... tanta... che gli tenevo il suo coso con due dita tremanti... ha avuto una reazione nervosa... un'erezione! Per me... non ha più avuto un'erezione così, in vita sua! Voi ridete, ma pensate a me, povera ragazza, che ero rimasta ai 7 nani e al collo del tacchino! Quando ho sentito la salsiccetta... come dire… prendere vita... non l'ho lasciata per ubbidienza… ma  ho lanciato un urlo terribile: "Aiutoo! È vivo!". Il professore ha capito tutto… Mi fa: "Posi pure... Vada, signorina vada!". Che non mi è parso vero. Sono uscita che mi inciampavo da sola... avevo il cuore che... tutta sudata! Son lì che sto varcando la soglia: "Signorina!" - "Madonna, ci ha ripensato!" - "Signorina, si faccia trasferire al reparto pediatria... così s'abitua per gradi!".

Poi sono cresciuta... mi sono innamorata... pazza!... Fuori di testa! E... ho fatto l'amore... (Pausa) Oh, ma che silenzio!... Lo sapete che sono alla quattrocentesima replica e tutte le sere a questa frase, scende in platea un silenzio tremendo? Ohh!  Non sono l'unica a far l'amore! Ho fatto l'amore... e sono rimasta incinta... (Pausa) Anche qui non sono l'unica! Sono rimasta incinta. Tutta colpa della mia mamma. Se mi avesse spiegato... invece di tenere le mani qui (indica l'ombelico) le avrei tenute qui (indica il pube). Sono rimasta incinta. Ma "come", sono rimasta incinta? Io e lui... lui è Dario... Tante volte non vorrei dire il nome ma poi penso: venga qua anche lui con me a fare la sua brutta figura che è il maggior responsabile! Che poi lui era laureando in architettura... Non voglio dire che l'architetto debba per forza sapere come si ingravida la femmina... però avrebbe dovuto saperne un po' più di me!, che ero quella del sedere di dietro-sedere davanti!

Bene, noi due  eravamo convinti che per restare incinta occorresse raggiungere "quel momento"... e tutti avete capito quale... nello “stesso preciso secondo”! Solo così l'ovulo si feconda. Se io no, e lui anche dieci volte... potevo stare tranquilla! Voi direte: "Poveretta! Cent'anni fa non si sapeva niente! - Si fa per dire cent'anni fa - Ma oggi, alle soglie del duemila...". Cosa credete? Che le ragazze siano tutte informate? Non è vero! Se così fosse, non ci sarebbero tante ragazze che restano gravide e corrono ad abortire!

 Degli studenti di un Liceo milanese hanno eseguito per un giornale femminile, un'inchiesta tra le studentesse. La domanda era: "Come si resta incinta? Quale metodo usate per evitare una gravidanza non desiderata?". Alcune hanno dato risposte esatte, altre risposte incredibili.

 "Si può restare incinta attraverso un bacio. Io non bacio nessuno!" Pensate voi! Alle soglie del 2000. Altre: "Per non restare incinta, dopo il rapporto sessuale, basta una bella lavanda vaginale. Con la Coca-cola e il limone è meglio!".

 Ho raccontato questo fatto, perché... ci fosse mai in platea qualche ragazza convinta che basti la lavanda vaginale... Coca-cola o no, per non restare incinta... Noo! Voi fate l'amore, fate la vostra lavanda vaginale, intanto, perfidi… sono già arrivati a destinazione, accasati tranquilli! Non solo: arriva la lavanda calda... fan la doccia e cantano (canta e balla in perfetto stile flamenco) "Trrtrrrttrrrttrtrrrr!".

 Altre ancora: "Attraverso un rapporto orale!", che i mascalzoni hanno risposto: "Non preoccupatevi... poi vi fate un bel gargarismo e via!".

 L'aborto

 Dicevo, sono rimasta incinta... Vi chiederete come mai vi parli di un fatto così intimo. Dico subito che mi è molto difficile farlo...  tutte le sere affronto questo argomento col cuore che mi batte, ma i tempi, come tutti ben sapete, sono brutti. In Italia, stanno per rimettere in discussione la legge che ha legalizzato l'aborto e credo che un esempio di vita vissuta sia più importante di mille discorsi ideologici.

 Quando ho scoperto di essere un'ignorantona incinta, sono andata via di testa. Non me l'aspettavo proprio. Ero spaventata.

 Non voglio dilungarmi qui, a raccontare le difficoltà in cui ci siamo trovati io e Dario... ma più io... perché ero io ad essere incinta. Immaturi, impreparati in tutti i sensi. Insomma, non certamente in grado di mettere al mondo un figlio.

 Se avessi avuto un bel rapporto di confidenza con mia madre  - e qui dico: mamme, attenzione! - cosa avrei fatto? Sarei andata da lei: "Mamma, ho questo problema.". E sicuramente mia madre lo avrebbe risolto nel modo migliore.

 Invece ho avuto paura!

 e' tremendo, lo so… ho avuto paura di parlare con mia madre! Perché in tante abbiamo, non più bambine, paura della mamma, del papà? E sì che lei mi amava... Ho avuto  paura.  Paura della reazione... del dolore troppo grande che le avrei dato... La vergogna, il disonore... lo scandalo... Incredibile, no? E non era, cento anni fa. Il tragico è che ancora oggi è così, per fortuna non per tutte, ma per molte.

Inutile spendere parole. Ho abortito.

 Trauma e paura di quel giorno mi sono rimasti addosso per mesi.

 A quei tempi per l'aborto si finiva in carcere. E la fatica per mettere insieme le trentamila lire... Una cifra! Ricordo tutto come fosse oggi.

 È sera: ambulatorio squallido, al quinto piano di un caseggiato in periferia... senza ascensore... Un'infermiera e il medico. Le 30 mila lire le hanno volute prima.

 "Si spogli... si stenda... metta una gamba qui e l'altra qui... non gridi e non pianga se no la mando via!"

 "Non gridi." Perché "non gridi" pensavo col cuore che mi usciva. Poi ho capito: eravamo d'accordo che me lo avrebbe fatto con l'anestesia totale, era compresa nel prezzo... invece niente. Non ho osato aprire bocca. Troppo spesso noi donne non osiamo.

 Mentre mi operava, pensavo a mia madre. Mi sentivo così colpevole d'essere certa che non avrei più osato guardarla negli occhi. Quanto è durato? Un'eternità. Il dolore che provavo sentivo di meritarmelo tutto. Anche questo "accettare" senza fiatare faceva parte della mia ignoranza... il peccato mortale da espiare. "Ho finito. Può andare. Buonanotte." Scendendo i cinque piani ero certa che sarei caduta a terra e che sarei morta lì, sulle scale.

 Non sapevo cosa mi avesse fatto più male, se l'intervento o  l'umiliazione per come ero stata trattata... come fossi una prostituta.

 Questo è il ricordo più brutto della mia vita.

 È chiaro che in una situazione simile è difficile vivere la sessualità con gioia.

 Gli uomini, e lo dico senza arroganza, devono smetterla di discutere, dissertare, sentenziare sugli aborti.

 L'aborto è un'esperienza tragica, dolorosa per chiunque.

  Uomini, amate le vostre donne. Non ingravidatele per distrazione, inesperienza, ubriachezza ecc... E soprattutto non pensate, come tante volte si sente dire, che per noi donne abortire sia come farsi una "messimpiega..." Nossignori! È un momento terribile. Se invece di litigare sul vietarlo o meno, ci si preoccupasse di una vera, profonda educazione sessuale, prevenzione, contraccettivi, forse l'aborto cesserebbe di esistere... e non ci sarebbero più i neonati abbandonati o sbattuti nei cassonetti dell’immondizia a morire.

 Noi donne tutte, siamo contro l'aborto. Vogliamo avere i nostri bambini quando è il giusto momento. L'aborto è un'esperienza tragica, dolorosa... per tutte.

 Il Papa non lo sa, ma noi donne sì.

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mio figlio e le sue insicurezze

 Come abbiamo potuto constatare, anche i maschi soffrono.

 Io me ne sono resa conto con mio figlio... vedendolo crescere ho potuto osservare tutte le fasi del disastro.

Jacopo da ragazzino si innamorava perdutamente ogni quarto d'ora... quasi mai corrisposto.

Era convinto che per conquistare una ragazza occorresse esibire disperazione, solitudine: "Sono disperato! Sono solo al mondo! Nessuno mi ama!". E non poteva dire "Mia mamma è morta!" perché sono conosciuta, altrimenti l'avrebbe fatto. E le ragazze davanti a tanta malinconia scappavano morte di noia.

 Poi un giorno viene a casa e mi fa: "Mamma, mi sposerei!" "Parliamone..." dico calma. Aveva quindici anni… e si era innamorato perdutamente di una vedova di trentaquattro... che non lo voleva!

Il povero ragazzino... un esaurimento nervoso!

 Ha iniziato a perdere i capelli, "alopecia" si chiama, è un disturbo psicosomatico... causato da frustrazioni, insicurezza e angoscia. Se vedete in giro ragazzi con i buchi in testa, vi prego siate gentili…  anche se non li conoscete "Ciao! Come sei carino! Vuoi un caffè!" perché stanno attraversando un periodo molto brutto. Succede anche alle ragazze ma con i capelli lunghi, i buchi non si notano.

 Jacopo: i buchi in testa, l'acne giovanile moltiplicata per centoquarantasette... lungo come la fame. Magrooo! Una tragedia! Non lo voleva nessuno. Guardate, vi dico la verità... era mio figlio... lo amavo, ma era proprio bruttino… Non mi vergogno a dirlo: purché avesse una ragazza ero anche disposta a pagare!

 Ad un certo punto mi fa: "Mamma, vorrei prepararmi al grande incontro, secondo te, posso leggere "La rivoluzione sessuale" di William Reich?" - "Sì!" Se dici "no" è peggio, l'avrebbe letto di nascosto.

 Ho sempre cercato di parlare con i miei figli... Ho cercato di non commettere gli errori di mia madre... anche se gli argomenti erano difficili, scabrosi mi sforzavo di farlo... (con voce acuta e strozzata nello stesso tempo) "Leggilo! - mi è uscita proprio una voce naturale! - Leggilo... è un libro molto serio... comunque se non capisci qualche cosa… lo chiedi alla mamma... (sta quasi per soffocare) che la mamma ti spiega!"

 Che non si sa perché noi mamme, quando siamo a disagio, tiriamo fuori dei toni da fuori di testa!

 Un giorno, stavo preparando il minestrone... che io ho un bellissimo rapporto con le verdure... Ho il robottino elettrico ma quando mi girano, vado di coltello: tac-tac!... (mima di tagliare velocemente sedano, carote e patate) Preparo minestroni anche per tre mesi… metto tutto in friser! Arriva l'innocente col libro in mano e candido mi fa: "Mamma, come fanno le donne a masturbarsi?". Mi son tagliata un dito!

 Che noi, Dario e io, come fanno tutti, abbiamo spiegato ai nostri figli, con delicatezza l'atto sessuale... come nascono i bambini... incominciando dalle farfalle... ma di parlare di masturbazione non ci era mai passato per la testa.

"Darioooo! Vieni qua... tuo figlio ti deve parlare!" Arriva Dario... l'uomo politicamente impegnato, progressista... e sapete cosa ha risposto al figlio? "Non sono domande che si fanno ai genitori!"

 L'avrei sgozzato! Poi ha peggiorato la situazione: "Chiedilo alla tua fidanzata!" che tutto il quartiere sapeva che lui di fidanzate non ne trovava!,

 nonostante tutti gli sforzi che facevo per farlo diventare un tipo alla Schwarzenegger. Che noi mamme, quando siamo giovani, passiamo dei pomeriggi da incubo: li portiamo a nuoto, li portiamo a tennis, li portiamo a ballo, parlo delle bambine… a piano... che 'sti pelandroni non han voglia di fare niente! Chissà quante mamme mi capiscono!

 Un giorno gli ho parlato seriamente preoccupata: "Jacopo tu sei troppo timido, devi prepararti alla vita. Il mondo è cattivo... va bene la dialettica ma..." aveva sei anni... Insomma l'ho iscritto a judò! 'Sto povero bambino  proprio non ne aveva voglia... "Forza Jacopo che se ti viene vicino uno con cattive intenzioni... tac!, lo fai volare..."

 Dopo dieci giorni ho dovuto tenerlo a casa. Andavo a prenderlo: "Dov'è mio figlio?". Era là che volava!

 Me l'hanno picchiato tutti... anche le bambine!

 Nuoto: non si applicava.

 Sci: s'è rotto due gambe il primo giorno... Che nessuno si rompe due gambe insieme! Meno male che non ne aveva tre!

 "Cresci rachitico, senza muscoli... non mi interessa! Peggio per te!" gli ho gridato ad un certo punto piena di rabbia!

 Comunque tutto il male non viene per nuocere, come si dice. Alla chiamata di leva... quando è arrivata la cartolina rosa... che non so perché la facciano rosa... nera dovrebbe essere, listata a lutto!,... mancava un mese alla visita e gli ho chiesto "Quanto pesi?... Bene, per un mese tu non mangi!" - "Ma mamma, sono già sottopeso per mio conto... non sto in piedi!" - "Non mi interessa! Se non stai in piedi, siediti! Qui non si mangia!"

 L'ho accompagnato io, al distretto militare di Como, sorreggendolo per le spalle... se lo lasciavo andare cadeva per terra... L'ho passato nelle mani dei medici... e me ne sono uscita dalla caserma che piangevo come una fontana.

 Dio mio, avesse fatto il militare sarebbe sicuramente morto.

 La diagnosi è stata fantastica: 1,87... 49 chili. Denutrizione organica.

 Riformato. Evviva! Abbiamo fatto una festa... un gran pranzo... che lui mangiava e vomitava tutto. Non era più abituato, poverino.

 Avrete capito che Jacopo, durante l'adolescenza era sessualmente infelice. Poi un giorno viene da me - al padre non ha chiesto più niente! - e mi fa: "Mamma soffro di eiaculazione precoce!" Senza guardarlo in faccia, imbarazzata: "Non è il mio campo!" Che, lo sapete, quasi tutti i ragazzi hanno questo problema. Anche alcuni adulti, io lo so per certo!

 Non sapevo come consigliarlo... poi... amor di mamma, nelle mie notti insonni, ho elaborato un sistema che mi sembrava potesse funzionare: la matematica.

 "La matematica, mamma?"

 "Sì, la matematica. È la tua salvezza! Tutto il segreto sta nel controllare le emozioni… rilassarsi, distrarsi... Tu inizi a far l'amore e subito ti allontani col cervello... fai dei conti complicati: 7 per 9 diviso 5 moltiplicato 22... Vedrai che ce la farai!” “Va bene mamma, provo."

 Il giorno del grande incontro tutta la famiglia: "Coraggio Jacopo! Forza! Torna vincitore!". Va. Torna. "Com'è andata?" - "7 per 9...  Ho finito, mamma!". (Solitamente a questo punto viene un applauso)  Questo applauso è di tutti gli eiaculatori precoci!

 Poi, da sè solo... lui è un creativo… ha elaborato e sperimentato un altro sistema: "Mamma ho trovato un sistema straordinario: quando sento che mi sto eccitando troppo, contraggo con tutte le mie forze i muscoli del basso ventre... e resisto! Mamma, resisto!".

 Gli è venuta una cistite!!

 Che poi ho scoperto che questo fatto della eiaculazione precoce in realtà non è una malattia: è naturale! Gli scimpanzé e i babbuini, che sono gli animali più vicini a noi, copulano in sette secondi. Giuro! Non lo dico per difendere mio figlio. Sono rapidissimi. È una legge di natura. Certamente! Perché ai tempi della giungla, c'erano le belve feroci, quelli che stavano troppo in quella posizione lì, a carponi... come i  montoni con le pecore... arrivavano le tigri e se li mangiavano!

 Gli eiaculatori precoci, venivano mangiati lo stesso ma almeno avevano già goduto e messo incinta l'amata. Quindi è naturale essere rapidissimi anche per noi che siamo in fondo delle scimmie. Di generazione in generazione i tempi si sono accorciati sempre di più. Proprio così. C'è chi lo fa  in 2 secondi emezzo. Ma dovrebbero dirlo a scuola che è una cosa normale... poi magari con gli anni e con la pratica si migliorano i tempi!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E dovrebbero anche dire ai ragazzi: "Attenti, che quando avete risolto i problemi fondamentali rispetto ai tempi del coito... a volte vi può succedere l'impotenza".  La qualcosa è un dramma pazzesco, perché poi la volta dopo cominciate a pensare: "Ce la farò, non ce la farò... su eccitati! Fatti turgido! Ergiti!" Ergiti, ergo sum! No, lì, non è questione di volontà o di ordini perentori. Lui, è un anarchico indipendente, fa le bizze e i capricci come un Maradona: "Adesso mi rizzo... domani chissà!".

 Oltretutto era il periodo del femminismo... le ragazze esageravano e se uno si azzardava ad avere l'eiaculazione precoce s'incavolavano moltissimo e gli urlavano nelle orecchie: "Sei uno sporco maschio sciovinista!"... e glielo schiaffeggiavano. Che mio figlio aveva il prepuzio sempre rosso! I ragazzi in manifestazione (coprendosi con le mani il basso ventre, mima una marcia cantando:) "Avanti oh popolo..."

 

Poi finalmente ha trovato una ragazza della sua età, più matura di lui, gentile... che sapeva quasi tutto sul sesso e con delicatezza gli ha fatto capire che il rapporto sessuale non è come "Giochi senza frontiere"... che se arrivi primo... non hai un premio, anzi ti dicono "Scemo!"... e me lo ha salvato.

 A Jacopo, una volta superato questo problema, guadagnati i tempi giusti, i capelli sono cresciuti, l'acne è sparita... era proprio un bel ragazzino. Solo che in casa si dava delle arie tremende! Non si poteva parlare di sesso... Sapeva tutto lui... insomma, ce l'aveva soltanto lui!

 Un giorno, aveva un sedici anni... noi, io e Dario, dovevamo partire in tournée... con questo mestiere bizzarro... i figli ci hanno spesso seguiti, ma crescendo era sempre più difficile per via della scuola. Dovevamo partire e lui sarebbe rimasto con la nonna del sedere-davanti-sedere-didietro e le cuginette. In quel periodo, lui stava con una ragazzina dichiaratamente vergine... avevo capito che qualche traffichino lo facevano, ero un po' preoccupata: "Jacopo!! Vieni in bagno che ti devo parlare!"... che io i problemi importanti della famiglia li risolvo sempre lì! Io seduta sul water, Jacopo sul bidé. "Sta attento Jacopo, non fare sciocchezze... questa ragazzina sicuramente è vergine!" E lui: "Ma mamma... so benissimo quello che devo fare!" - "Come sarebbe a dire? Che cosa fai?!” “Faccio soltanto... - un po' d'imbarazzo, perché c'è confidenza, ma rispetto, ché io sono la mamma - faccio soltanto... il chiavino." Che io ho proprio fatto... (mima di mettersi a posto i capelli nervosamente)  "Cos'è?" - "L'ho imparato dai miei amici adulti... all'università... Ne metto dentro solo un pezzettino...” “Sei scemo! Come un pezzettino? Lo misuri prima? Ci metti un cordino col campanello?” “Ma lo sai o no che l'imene è all'inizio del sesso femminile?" -"Ma no mamma! L'imene è un po' più su.” “Ma cosa dici?! L'imene è all'inizio del sesso!"  -"Ma no, mamma... è almeno due centimetri più su!” “Basta! Vuoi saperne più di me?"

 

 

Sapete cosa mi ha risposto? "Non ti ricordi più..." che mi sono anche arrabbiata. Prende un libro di anatomia, mi fa vedere il disegno di un sesso femminile in sezione... Io non riconoscevo nulla che mi appartenesse... "Io, quelle cose qua non le ho... - Riconoscevo solo... che so...  un orecchio - Guarda che io orecchie lì non ne ho!"

 Preoccupata telefono al dottore, mi risponde la moglie, lui non c'era... una signora prude... un po' come la mia mamma... mai una parolaccia... Di botto, agitata com'ero, le chiedo: "Dov'è l'imene?". Un silenzio! Poi, dopo una pausa...  con una voce di testa tremolante, molto imbarazzata, mi fa: "Inteso come fiume?"

 "Scusa, scusa... telefono più tardi.". Sono corsa alla mia sezione del PCI... “Il mio partito mi dirà bene dov’è l’imene!” Sì, ridete pure… avevo una gran fiducia nel mio partito! A parte che se il PCI, a suo tempo, avesse parlato un po' più di imene e un po' meno di svolte... non saremmo arrivati dove siamo arrivati adesso! Entro, c'era la compagna Giovanna che stava facendo i conti… sempre in “rosso”: "Giovanna dov'è l'imene!". Senza pensarci un attimo mi risponde: "È andato di là.". Aveva capito Imerio... un compagno dissidente.

 Va bene. Telefono al medico... voglio partire tranquilla!" Telefono, lui non c'è... mi risponde la moglie... una signora come mia madre... Senza riflettere, agitata com'ero: "Ciao Iole... dov'è l'imene?". Un silenzio dall'altra parte... "L'ho uccisa!" mi sono detta. Poi, con una voce tremolante mi fa: "Inteso come fiume?" - "Scusa, scusa... telefonerò più tardi.". Poi, la sera, quando ho parlato col mio medico: "Alla tua età vuoi ancora sapere dov'è l'imene?... Comunque ha ragione tuo figlio, l'imene è un po' più su.".

 Lo dico... perché ci fosse presente qualche ragazzo che volesse mettere in atto questo... chiavino... State attenti! Fermarvi in tempo! Ricordatevi che il vostro sesso... non ha le spalle... Metteteci un bullone!

 Capii che la vita sessuale di Jacopo migliorava sempre più... un pomeriggio... stavo preparando il mio bel minestrone per tre mesi, che mi giravano... arriva Jacopo festante: "Mamma, mamma, ho trovato la clitoride!".

 Sapete che io non ho capito? Non ho capito! È un termine che non fa parte del linguaggio quotidiano... della mia cultura.  Quanta gente nasce e muore senza aver mai pronunciato il termine "clitoride"? Non è che sei lì, al pranzo di Natale: "Signora, come va la clitoride della bambina?".

 Non ho capito, tant’è che gli ho detto: "Ah sì? Quando l'avevi persa?". Lui si è tanto inquietato. "Ma come mamma, mi dici di aver fiducia in te, di confidarmi e adesso mi sfotti?!" - "Ma no! Scusami caro... non ho capito!" Quando però ho realizzato che per lui era un avvenimento importante... perché siate sincere, donne... per gli uomini è proprio difficile trovarla 'sta clitoride!, quando ho capito... gli ho battuto le mani: "Bravo-bravo-bravo!" Ho fatto una festicciola in famiglia...  La nonna che chiedeva: "Cosa festeggiamo?"

 A conferma di quanto vi dico, arrivo a Roma e mi trovo davanti all'ingresso degli attori un ragazzo, figlio di amici - noi tornando sempre nelle stesse città... vedi due che si sposano, ti portano i confetti, poi ti portano a conoscere  il primo figlio che nasce... ritornano tutti gli anni... si diventa amici.

 Questo ragazzo, 18 anni, mi fa: "Questo è il cellulare del mio papà. Ti faccio il numero di telefono della mia ragazza: adesso tu la chiami... le dici chi sei, quando ha capito che sei proprio tu, le dici: Sai cosa sei tu? Una bella stronzettina! e attacchi!" - "Sei fuori di testa... non posso... non la conosco neanche... Ma cosa ti fa?" - "Come cosa mi fa? Non collabora! Io non riesco a trovare... sì, insomma... quella parte del vostro sesso... siamo lì a letto, nudi che facciamo l'amore... io che mi do un gran daffare... e lei come un serpente, con la bocca tutta tirata mi sibila: "Non la trovi, eh?!" Io non mi scoraggio, vado avanti e lei fredda, fa andare gli occhi di qua e di là e fa: "(Pausa) No!... (Pausa) No!... (Pausa) Acqua, acqua..."

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ragazze, non dovete! Bisogna che voi aiutiate i vostri innamorati!

 Gli ho consigliato di leggere dei libri che spiegano tutta la sessualità e dov'è la clitoride. "Ne ho proprio uno con me!" mi dice e me l'ha mostrato. Ho ricopiato una descrizione su come rintracciare questo clitoride... molto dotta e anche un po' impressionante, ve la leggo:  "Ponetevi idealmente in mezzo ai seni - la prende un po' da lontano - quindi tracciare una linea retta verso l'ombelico - che te li vedi lì col righello: "Non ridere che mi fai andare storto!" - di qui continuare in direzione del pube - ci stiamo avvicinando - oltrepassare la selva oscura - che fa paura! - quindi giunti al culmine del monte di Venere iniziare la discesa sul versante opposto... - che mi viene in mente Tomba che fa lo slalom (esegue) - all'interno dell'avvallamento, seguire il lieve rilievo collinare al centro del Canyon: ecco, il clitoride è lì".

 Oh, non ce n'è uno che la trovi! 

 Mi avete sentito dire: il clitoride, la clitoride. Sbaglio quando dico "la" clitoride ma ci sono state alcune femministe un po' di anni fa, che han detto,  basta, di chiamare "il clitoride", al maschile, come è grammaticalmente corretto. "È roba nostra...". Qualche estremista fanatica ha proposto di cambiare genere anche ad altre parti del corpo tipo: la nasa, la occhia, la puba, la cula... ma poi è arrivato il riflusso e s'è lasciato perdere.

 

 

 

 

 


RIDIAMO UN PO'...?

Da “Tutta casa, letto e chiesa”

Quando sono nata Ecco, quando sono disperata per qualcosa, quando sono infelice... - capita anche a me - mi stendo sul letto... mi rannicchio tutta... mi faccio piccola piccola... e con un grande sforzo mi reinfilo nell'unico posto al mondo dove sia stata veramente bene: nel ventre della mia mamma. Lì, mi rilasso... mi sento sicura. Provate anche voi... Sì, ci vuole un po' d'immaginazione... ma se ce la fate... Mi ricordo tutto, di quand'ero nel ventre della mia mamma... mi ricordo di quando mi rotolavo in quell'acquetta calda al punto giusto... i calcetti che le davo... così, per farmi sentire... E cantavo. Sì, cantavo sempre nel ventre della mia mamma. Giuro! Mi ricordo benissimo... Voi non ci crederete... ma è vero, cantavo!... Cantavo a squarciagola: "Voglio una vita spericolata...". Beh, quasi ce l'ho fatta... Quando sono nata io, mia madre non aspettava più figli... ne aveva già tre. L'ho sempre sentita un po' imbarazzata quando qualcuno le chiedeva: "Come mai con dei figli già grandi..." - a quei tempi avere un figlio a 39 anni era tardi. Pensa oggi che li mettono al mondo a 63! - "Mah... questa bambina, non me l'aspettavo... è stato mio marito che fa sempre affari sballati, che l'ha comperata al mercato...". A me, 'sta storia di essere stato un affare sballato m'ha creato non pochi dei complessi che vi dicevo. Lei scherzava... ma io ci ho sofferto. Anche se crescendo avevo capito lo scherzo... per tutta la vita ho cercato di essere il "miglior affare" che la mia mamma avesse mai fatto. Quando era incinta tutti le dicevano: "Sarà maschio... hai la pancia aguzza...". L'ecografia, allora non c'era... ma anche se ci fosse stata, la mia mamma non si sarebbe mai azzardata a farla. Mi par di sentirla: "Il Parroco ha detto che è peccato mortale guardare dentro la pancia d'una donna! La zia Maria dice che i dottori che guardano dentro le pance delle mamme sono solo porci e viziosi!… E poi il Signore vuole che sia una sorpresa, come con l'uovo di Pasqua!". La sorpresa dell'uovo di Pasqua di mia madre sono stata io. Ho sempre avuto un gran bisogno di essere coccolata, tenuta, amata... Anche voi? Da piccola, avevo 5, 6 anni, per attirare l'attenzione dei miei... (evidentemente mi sentivo trascurata... succede no?), ho rovesciato qualche goccia d'inchiostro rosso nel mio vasino della pipì. La mia mamma, sconvolta... "Mio Dio, s'è sviluppata a sei anni!..." - "No, no, forse è un fatto renale... un'emorragia, chiama il dottore, chiama il dottore!" Tutti gridavano, piangevano... mi accarezzavano, la mia mamma mi teneva in braccio, stretta stretta... Sciolta di felicità per tanta attenzione, ho tirato fuori la bottiglietta d'inchiostro rosso. Hanno capito... M'è arrivato un ceffone dalla mia mamma, che ogni volta che sento l'odore dell'inchiostro, mi tocco una guancia. Meno male che hanno inventato le biro! La mia crescita da ragazzina... voglio dire lo sviluppo, è stato un disastro... Mia mamma diceva che venivo su come i cavalli... a tratti... prima mi si sono allungate a dismisura le gambe... ma il tronco è rimasto fermo... poi mi si è allungato il tronco e mi si sono allargati i fianchi... il collo lungo, tra le spalle strette. Mio Dio! Sembravo un fiasco di Chianti! Ero disperata perché non avevo seni... Allora ho chiesto a mia mamma: "Mamma, perché non ho i seni?!". E lei mi fa: "Eh, perché ehhh… ohh."... Non è stato un gran dialogo! Poi mi fa: "Prega santa Rita da Cascia che è la santa degli impossibili!". Io ho pregato che non sapete quanto... evidentemente non abbastanza bene, e mi è spuntato un seno, uno solo, ma bello, una pera... una bella pera Williams piantata sul petto... Di qua niente! Solo un piccolo rigonfio con un capezzolino turgido e birichino. Quello sulla pera Williams, invece, pareva un fagiolo... un fagiolino. La mia mamma mi metteva il reggiseno e mi imbottiva con i fazzoletti. Poi mi è spuntato anche l'altro... rotondo! Avevo una bella pera Williams e una mela regina. "Mamma perché ho una pera williams e una mela regina?!" Ero disperata. Finalmente ha cominciato a lievitare anche il destro... cresceva tondo come un grosso pomo. Così avevo a sinistra una pera Williams, a destra una mela Regina. Mia madre mi tranquillizzava: "Avere i seni tutt'e due quasi identici... è un colpo di ‘sedere... di dietro’ che non finisce più". Da ragazzina, prima media-seconda media, i miei genitori mi hanno messa in un collegio, a Gorla Minore... e non capivo, nessuno mi spiegava, né osavo chiedere, per quale ragione le suore ci facessero fare il bagno... di rado devo dire, di rado... con la camicia da notte... Scomodo! Ho maturato un pensiero: "Ma cos'ho lì? Una roba brutta che nessuno deve vedere!". Come potete immaginare anch'io ho avuto qualche momento di confusione durante la mia adolescenza… il sesso per me era una cosa misteriosa... sapevo che c'era, ma nessuno me ne parlava. Non parlarne, non vedere e non toccare, era la regola assoluta. Mi sarebbe piaciuto farmi spiegare certe cose... ma da chi? La persona giusta sarebbe stata mia madre, ma non avevo confidenza con lei. Mia madre era nata in una famiglia medio-borghese... suo padre era ingegnere del Comune di Bobbio con 11 figli. Ingegnere sì... ma poveri come l'acqua… ricchi solo di dignità e pregiudizi. Allora non c’erano le tangenti. Di pregiudizi mia madre era miliardaria! Era una donna bravissima mia madre... perbeeene! Maestra. Cattolica-fervente-praticante... e votante! Per tutta la vita ha votato Democrazia cristiana. Che mi ha dato dei dispiaceri! Una spina nel cuore! L'ho perdonata... Con noi figlie, non ha mai parlato di sesso... Per mia madre eravamo fatte come le bambole... finivamo qua (indica sopra il pube). Per lei "sesso" era uguale ad osceno. Tanto per sintetizzare, mia madre, il didietro, lo chiamava "sedere"... e il davanti "sedere davanti". Bizzarro, no? Poi, ogni tanto... io ero lì che facevo i compiti... 12… 13 anni… ero una bambina brava! Bravissima! Che mi spiace non mi abbiate conosciuto allora... perché ero proprio una bambina bravissima... ubbidiente!... che mi son anche pentita! Mia madre, come un fantasma, arrivava all'improvviso e con quell'espressione che hanno le mamme nei momenti solenni mi diceva con una voce... ma una voce... pareva quella di Dio! "Stai attenta bambina! Che gli uomini vogliono soltanto quella cosa là!" (Pausa) Oh, non mi ha mai detto che cosa! Una paura! Guai se un ragazzo mi veniva vicino... Gli gridavo: Vai via!". Gli tiravo i sassi! "Vai viaaa! Non l'avrai mai!" - "Che cosa?" - "Non lo so!" Vi dico la verità: per colpa di mia madre ho perso tanto di quel tempo! Le uniche cose sul sesso le ho sapute da una mia amica... una birichina tremenda... 12 anni... Era un po' che non la vedevo: "Sono molto stanca" - "Perché sei stanca? "L'amore?! - che io manco sapevo cosa fosse - Cos'è l'amore? Cosa hai fatto?" “L'amore ho fatto… Con mio cuginetto... 10 anni... un imbranato!" "Cosa avete fatto?!" "Noi non sapevamo niente di quelle cose lì... sapevamo solo che i bambini nascono dalla pancia... e allora lui col suo coso... spingeva, spingeva! Ho avuto l'ombelico infiammato non so per quanto tempo!" Tra la mia mamma "stai attenta" e l'ombelico infiammat ddella mia amica, ero terrorizzata! Tenevo sempre le mani sull’ l'ombelico. Poi quando sono arrivata in quarta ginnasio, oggi prima liceo... i ragazzi... assatanaaati, impetuooosi!... Mi saltavano addosso, mi abbracciavano e mi stritolavano... Poi cercavano di baciarmi... Non so voi, ma io ho un ricordo del primo bacio... terribile! Lui mi branca... tack, mi sbatte contro il muro, che non me lo aspettavo… mi son presa una zuccata da commozione cerebrale. Poi, con quelle ventiquattro mani che si ritrovano i ragazzi, voleva toccacciarmi dappertutto... con la lingua... bllalllll... sul collo... poi bllallll... nell'orecchio. "Sei impazzito?! Smettila! Mi sembri un frullatore con quella lingua lì!... Smettila!" Poi a un certo punto... non mi vuol infilare la lingua in bocca?! A me?! Che sono anche igenista-vegetariana! "Va via con quella lingua lì che te la stacco e la do' al gatto!" Sempre con le mani sull'ombelico! Poi un'altra cosa che non capivo era che: mi sbatte contro il muro... blllallll.... blllalll... blllallll... la lingua… e mi spingeva il suo pube contro il mio pube con una forza tremenda! Pensavo preoccupata: "Ma perché questo qui va in giro con uno zucchino nelle mutande?!" Poi, invece una mia zia... la zia Ida, di sinistra... zitella - non in quanto di sinistra... non trovava proprio! - maestra come mia mamma, evidentemente più aperta, decide di culturizzare sessualmente le nipotine e le amichette delle nipotine. Un giorno ci riunisce nella cucinona, intorno al grande tavolo tutte noi bambinette di dodici, tredici anni, e ci mostra un libro di anatomia... che io non sapevo che fosse di anatomia… ci indica in particolare, l'immagine di un sesso femminile in sezione, colorato a seconda delle parti, con toni delicati... che a me sembrava una mappa geografica. E quando la zia ha chiesto: "Sapete cos'è questa, bambine?". Io: "Sì zia, è la Florida!". Che lei si è tanto inquietata! "Scioccherella, questa non è la Florida... è il tuo sedere davanti!"... che mi ha fatto un'impressione! Da quel giorno il mio sedere davanti l'ho sempre chiamato Florida... e il sedere di dietro, California! continua...


GLI SPRECHI DELLA RAI:quesito a risposta immediata alla societa` concessionaria del servizio radiotelevisivo

Quesito a risposta immediata alla societa` concessionaria del servizio radiotelevisivo, a norma dell’atto di indirizzo approvato il 25 ottobre 2005 (ex artt. 17 e 18 del Regolamento della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi)
RAMEPremesso che:
il settimanale L’Espresso del 12 luglio 2007 ha pubblicato un articolo dal titolo “Va in onda tele spreco. Mezzo milione di euro a puntata per il flop Parietti. Quasi altrettanti per 'Votantonio'. Un dossier rivela le spese folli di RaiDue” di Riccardo Bocca:
Sintesi articolo – Esposto Associazione dei consumatori Codacons, presentato lunedì scorso alla Procura di Roma e alla Corte dei conti del Lazio: costo per costo, tutti i denari che Rai 2 diretta da Antonio Marano ha investito tra il 2006 e il 2007 per costruire la sua offerta catodica.  'Balls of steel' ('Palle d'acciaio'). Costo: “Due milioni 900 mila euro.   programma notturno a base di burle trash che il critico Aldo Grasso ha definito nell'ordine "campione d'insulsaggine", "uno scandalo" e "un modo per buttar via budget e risorse umane".Assurdo? Soprattutto mentre la tv si evolve e punta ai grandi scenari del futuro? C'è molto di più, 'Votantonio', la trasmissione di fantapolitica prodotta da Einstein Multimedia e condotta da Fabio Canino, il 7 maggio scorso ha fatto il suo esordio ed è stato un flop: 4,96 per cento di share con un milione 174 mila spettatori. Dopodiché il programma ha chiuso i battenti, costando però a RaiDue "1 milione 350 mila euro". Anche perché oltre alla puntata trasmessa ne sono state realizzate altre due.'Wild West', il reality prodotto con Grundy Italia e presentato da Alba Parietti, dopo tre puntate ha tolto il disturbo. A che prezzo? "2.722,22 euro al minuto" - "pari a 490 mila euro a puntata e a complessivi 1 milione 470 mila euro". 'Donne', condotto da Monica Leofreddi e prodotto con Endemol,è costato ben 489 mila euro a puntata per un tottale di 2 milioni 934 mila euro.   'La sposa perfetta', format senza troppa fortuna in Italia, prodotto con Magnolia e presentato da Cesare Cadeo e Roberta Lanfranchi: 530 mila euro a puntata – totale: 5 milioni 830 mila euro.  Da queste e altre cifre, scrive nel suo esposto il Codacons, risultano "evidenti danni al bilancio della rete (RaiDue), finanziato come ben si conosce in buona parte dal canone pagato dai cittadini consumatori". Non solo: "A fronte di questi dati", prosegue l'Associazione dei consumatori, "ciò che stupisce è la condotta editoriale tenuta dai vertici di RaiDue (...). Non si comprende bene, per quale motivo spesso non si sia provveduto a interrompere la messa in onda di programmi (...) di scarso gradimento (...). O viceversa perché alcuni programmi siano stati interrotti immediatamente, nonostante fossero state già acquistate e pagate ulteriori puntate".Un attacco, quello del Codacons, dritto al direttore di RaiDue Antonio Marano che di prodotti televisivi se ne intende, come gli riconoscono amici e nemici. Resta il fatto che a colpire, nell'esposto, non è soltanto il costo dei flop, ma anche quello dei programmi di successo. Basti pensare alle serate de 'L'isola dei famosi' (Magnolia), sostenute con 5 milioni 800 mila euro, cioè 193 mila 330 all'ora. O agli appuntamenti con 'Quelli che il calcio...', 7 milioni 953 mila euro complessivi, 203 mila a puntata.In confronto, Michele Santoro fa la figura del poverino. Al suo 'Annozero' sono stati riservati 65 mila euro all'ora: 130 mila euro a puntata, 1 milione 950 mila in totale.”
si chiede di sapere
se quanto riportato nell’articolo in oggetto corrisponda al vero e, in caso positivo, quali ragioni di strategia aziendale abbiano indotto la Rai alla scelta di tali produzioni;se, oltre ai criteri di spettacolarità, che pure secondo i dati Auditel in alcuni casi sono mancati, nello scegliere tali produzioni si siano tenuti presenti i principi dettati alla Rai dal Contratto di servizio, sottoscritto in quanto concessionaria pubblica del servizio radiotelevisivo.