aggiornamenti sulla storia di Giuseppe

A seguito della mia segnalazione sul “caso Giuseppe”, tramite il sen. Caforio, alla Commissione Sanità, E' successo di tutto, anche di più!
Il Presidente della Commissione sen. Tomassini e la sen. Paola Binetti, decidono di effettuare un sopralluogo nell’Istituto dove è rinchiuso il bimbo.

Sabato 30 giugno.

Dopo MOLTE difficoltà (!!) per ottenere la locazione della struttura, la delegazione della commissione parlamentare d’inchiesta sul servizio sanitario nazionale, comunica agli organi competenti che l’indomani, domenica effettuerà un sopralluogo ispettivo sullo stato  dei soggetti accolti in quella “casa sicura”.

Domenica 1 luglio.

Il sen. Tomassini parte da Varese, la sen. Binetti da Roma e raggiungono Firenze.
Entrano nella “Casa sicura” alle ore 17.30 Escono alle ore 18.40 Alle 23 vengo relazionata sul risultato dell’ispezione.
I rilievi della commissione sono segretati. Comunque, mi è stato garantito, che le condizione di salute fisiche e psicologiche del minore sono buone.
E questo è assai importante.
Come vi ho già detto, Giuseppe partirà oggi per Forlì, dove, certamente mi sarà più facile vederlo.

Un immenso “GRAZIE” a due persone, una donna e un uomo, senatori della Repubblica, che non  sono rimasti indifferenti alla sorte del nostro bimbo.

Franca


oggi il piccolo Giuseppe...

Oggi il piccolo Giuseppe, dopo 36 giorni in "casa protetta", UNICO BIMBO, (quante volte ha visto il padre, le due sorelle, la sua tata e la sua psicologa?) verrà trasferito a Forlì in un istituto con altri bambini. Incredibile che il comune di Firenze non sia riuscito a trovare una sistemazione più agevole per la famiglia. Per il padre ipovedente e nemmeno ricchissimo sarà sempre più difficile riabbracciarlo.
IL SINDACO E’ AL CORRENTE DI QUESTA VICENDA? GIUSEPPE HA SOLO SEI ANNI, MA E’ UN SUO CITTADINO… PICCOLO, MA SUO CITTADINO. SUO OBBLIGO, OCCUPARSENE. O NO?
Io, proseguo...
franca


"I PALAZZI".... ne avevamo già parlato, ma ci sono novità!

"Oggi" 23 maggio 2007 di Mauro Suttora

Il centro della capitale soffocato dalle sedi dei politici
Venticinque anni fa il Senato aveva tre palazzi.
Oggi ne occupa ben 13. Se si aggiungono
quelli di Camera e presidenza del Consiglio
si arriva a 46 edifici. E non è ancora finita.
Ma ora la città si ribella, dicendo il primo «no»

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è un palazzo di largo Toniolo, nel centro di Roma: il 4 maggio il Primo municipio della capitale ha negato all'unanimità il cambio di destinazione, da abitazioni a uffici, chiesto dal Senato. Non era mai successo che un ente pubblico si opponesse così platealmente alla seconda istituzione dello Stato. Ora la patata bollente finirà nelle mani del sindaco Walter Veltroni, ma questo clamoroso conflitto segna la fine di un'epoca.
Nel 1980 il Senato aveva tre palazzi (Madama, Giustiniani e Carpegna). Oggi ne ha tredici, tutti in centro, e vorrebbe ancora espandersi, espellendo famiglie (sono 11 solo in largo Toniolo) dalle loro case in affitto a prezzi popolari. È solo l'ultimo capitolo di una «Sprecopoli» che coinvolge non solo il Senato, ma tutte le istituzioni italiane: Camera, presidenza della Repubblica, ministeri. «Negli ultimi 20 anni i politici hanno fatto quel che hanno voluto», spiega Mario Staderini, il consigliere municipale radicale artefice della bocciatura, «occupando a man bassa palazzi e comprandoli col denaro dei contribuenti. Ventun milioni di euro è costato il palazzo di largo Toniolo assieme a quello di largo Chiavari, acquistati dal Senato tre anni fa. È ora di finirla: oggi, fra Parlamento e presidenza del Consiglio, sono 46 i palazzi del centro dai quali sono stati espulsi i residenti per far spazio ai politici. È un'invasione che sta stravolgendo Roma. L'esatto contrario di quello che si dovrebbe fare: decentrare gli uffici pubblici per decongestionare il centro». Il numero dei parlamentari non è certo aumentato dall'inizio della Repubblica. Se l'Italia avesse, in proporzione ai nostri quasi 60 milioni di abitanti, la stessa quantità di senatori degli Stati Uniti (che ne hanno cento, su una popolazione di quasi 300 milioni), i seggi di palazzo Madama dovrebbero ridursi da 320 a... 20. Invece, il sovraffollamento di politici si è tradotto in un vero e proprio «sacco» immobiliare: «Camera e Senato nel 1948 occupavano quattro edifici. Oggi ne hanno una trentina, più i sedici della presidenza del Consiglio», denunciano Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, autori di 'La Casta: così i politici italiani sono diventati intoccabili' (Rizzoli), il nuovo libro che racconta gli sprechi della nomenklatura nostrana. Sessant'anni fa Giulio Andreotti era già sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ma il governo non aveva neppure una casa tutta sua: «Quanti edifici avevamo? Fatemi pensare...», riflette il senatore a vita. «Neanche uno, perché a palazzo Chigi stava il ministero degli Esteri, e noi dividevamo il Viminale con gli Interni». Altri tempi. «Oggi le persone che vivono di politica in Italia, stipendiati come parlamentari, eletti negli enti locali o consulenti, sono un esercito di 427 mila persone», hanno calcolato i senatori Cesare Salvi e Massimo Villone, usciti dai Ds, nel libro 'Il costo della democrazia' (Mondadori). Costo annuo totale: quattro miliardi di euro.
La pressione maggiore di questa nuova casta si esercita sulla capitale. «Che è soffocata dal traffico provocato dalle auto blu dei politici e delle loro scorte, spesso tanto inutili quanto arroganti, dall'aumento dei prezzi delle abitazioni ormai inavvicinabili in centro, provocato dall'ondata di acquisti da parte di enti pubblici, e quindi dal trasferimento forzoso dei suoi abitanti. Ormai parecchie vie sono frequentate soltanto da turisti e dai politici con i loro portaborse», spiega Staderini. E pensare che negli anni Ottanta, proprio per evitare svuotamento e «museificazione» del centro di Roma, si era progettato lo Sdo (Sistema direzionale orientale), per spostare ministeri e istituzioni in periferia e alleggerire il traffico verso il centro. Da allora il Comune ha trasferito alcuni uffici all'Ostiense. Per il resto, zero. Anzi, l'espansione del «pubblico» è aumentata. Con la scusa di sistemare i ministeri «senza portafoglio» in continuo aumento, la presidenza del Consiglio si è scatenata negli acquisti. Nel 2002 ha comprato un pezzo di galleria Colonna, nella piazza omonima: 34 milioni di euro più 7 per ristrutturarla. L'anno dopo altri 41 milioni per un palazzo in via della Mercede. Totale dal 2001 al 2005: 156 milioni di euro. A piazza San Silvestro accade di peggio: la Camera sta spendendo 650 milioni di euro nell'affitto per 18 anni di quattro palazzi dall'immobiliarista Sergio Scarpellini. Il quale affitta pure al Senato (l'ex albergo Bologna per 3 milioni annui), mentre due milioni e mezzo li ricava dalla gestione di buvette e ristoranti sulla terrazza del palazzo San Macuto (Camera) e del Quirinale. È un'elefantiasi di cui però soffre tutta la nostra politica, dal Capo dello Stato giù fino ai consiglieri comunali (119 mila) e di quartiere (12 mila). I quali fino a dieci anni fa ricevevano solo pochi gettoni di presenza per poche decine di migliaia di lire, mentre oggi incassano tutti uno stipendio fisso di almeno mille euro al mese.
Insomma, il «povero» Senato si trova in ottima e abbondante compagnia quanto a sprechi. Tanto più gravi se si ricorda che l'Italia ha un debito pubblico astronomico, il più alto d'Europa: 1.600 miliardi di euro. «Invece di risparmiare si aumentano spazi, posti, spese», dice Staderini. «Ogni parlamentare oggi ha a disposizione in media 80 metri quadri per l'ufficio personale. Non bastano? Ma cadono in fallo anche i più virtuosi. Il ministro dell'Economia Tomaso Padoa-Schioppa, per esempio, ora vuole un nuovo palazzo per il suo ministero. Decentrato? No, in pieno centro: via Sicilia, angolo via Veneto. E al Consiglio superiore della magistratura, abbiamo bocciato l'innalzamento del palazzo di piazza Indipendenza. Dicono che vogliono ricavarci "foresterie". Ma per chi?».
Commenta il senatore Cesare Salvi: «Dodici anni dopo Mani pulite si riparla di questione morale e di costi eccessivi della politica. Ma la nuova questione morale oggi non si traduce più in violazione del Codice penale. Si trova piuttosto nella moltiplicazione degli incarichi e dei posti, nella lottizzazione a tutti i livelli, nei rapporti impropri fra politica e società civile. E proprio per queste sue caratteristiche è perfino più pericolosa». E quindi? «Serve una riforma radicale della gestione della cosa pubblica. La attendiamo invano dai tempi di Tangentopoli».
Mauro Suttora


Costi della politica, tagli ai giornali di partito

Il Governo si sta impegnando per abbattere uno spreco insensato di denaro pubblico: il finanziamento ai giornali di partito. Speriamo che le misure previste siano veramente incisive, come richiesto con forza da Giorgio Poidomani, amministratore delegato della società editrice dell'Unità.
 
Costi della politica, tagli ai giornali di partito

 Oggi lo stato finanzia l'editoria per circa 600 milioni di euro. Ci sarà distinzione tra fogli politici veri e fasulli, tra chi vende e chi no  

 06 giugno 2007, Corriere della Sera, Mario Sensini

 Non ci saranno sconti neanche per il futuro Partito Democratico. I soldi andranno all'uno o all'altro, non a tutti e due i quotidiani di Ds e Margherita. A meno che non facciano una bella fusione. «Il governo ce l'ha già detto: quando arriverà il nuovo partito non potrà continuare a dare contributi pubblici a tutti e due. A Europa che è espressione della Margherita, e a noi che siamo organo dei gruppi parlamentari dei Ds» racconta Giorgio Poidomani, amministratore delegato della società editrice dell'Unità. Che comunque, fatta salva quella prospettiva sicuramente problematica, è assolutamente ben disposto ad accogliere il riordino delle provvidenze pubbliche a favore dell'editoria annunciato dal governo. «È ora che i finanziamenti vadano ai giornali veri, espressione di partiti veri, che vendono copie vere. O alle vere cooperative di giornalisti» dice Poidomani.
 Il riordino, al quale lavora da un anno il sottosegretario alla Presidenza, Ricardo Levi, entrerà nel pacchetto di misure per l'abbattimento dei costi della politica. Farà compagnia ai nuovi criteri per la definizione delle province, delle comunità montane, delle circoscrizioni, a quelli per snellire i consigli regionali, comunali e provinciali, per ridurre i benefit e le indennità. E forse anche ministri e sottosegretari, perché Santagata ammette che con 26 dei primi e 104 dei secondi, anche il governo di cui fa parte «ha esagerato. Sui costi della politica bisogna dare un segnale urgente, perché il rischio del distacco dei cittadini è grande e sotto gli occhi di tutti».

 
 
  Anche di chi si chiede come mai Torino Cronaca prenda dallo Stato quasi 3 milioni di euro in quanto espressione di un movimento politico, come il Foglio e il Riformista, ma anche come il Roma di Napoli, il Denaro, Metropoli Day, e Libero. Di chi si domanda se sia giusto che anche il mensile con i programmi che Sky invia ai suoi abbonati, in quanto prodotto editoriale, riceva le agevolazioni previste sulle tariffe postali (25 milioni di euro l'anno). O semplicemente come mai i contributi pubblici siano esplosi in 20 anni: da 28 milioni di euro del 1980 agli oltre 600 di oggi. Via alla riforma, dunque. «Che sarà organica, e riguarderà tutti gli aspetti dell'industria editoriale: il prodotto, il mercato, le imprese, e ovviamente gli aiuti» spiega Levi.

 

 

 
 
 Si stabilirà con precisione cosa è un prodotto editoriale, perché è dubbio che lo siano, come sono oggi considerati, e quindi agevolati, i cosiddetti «collaterali», dai dvd agli aerei da montare. I contributi alle cooperative resteranno, ma a quelle vere, composte dai giornalisti e dai dipendenti. Mettendo fine al caos generato dalla sanatoria del 2001, quando si decise che per continuare ad avere contributi i giornali espressione dei «movimenti politici» (bastavano due parlamentari) dovevano essere trasformati in cooperative anche spurie, cioè con soci azionisti e non lavoratori. Resteranno, ovviamente, i contributi ai quotidiani politici, tutelati in nome della libertà d'espressione dalla Costituzione. «Ma, anche qui, dobbiamo chiarire cosa si debba intendere per un organo legato ad un gruppo politico» spiega Levi. Soprattutto, poi, ci saranno parametri industriali per calcolare l'entità delle sovvenzioni. «Che saranno legate - aggiunge il sottosegretario - al numero effettivo di copie stampate e realmente diffuse, ma anche all'occupazione effettiva».
 
  il criterio per stabilire il "quantum" del contributo è facilissimo da aggirare. Basta stampare migliaia di copie e magari lasciarle in un deposito. Oppure regalarle. O venderle in blocchi ad aziende come le Fs, Alitalia, ospedali, catene alberghiere, che poi li distribuiscono gratuitamente ai loro clienti, a prezzi irrisori. «Criteri non sempre trasparenti» ammette Santagata. Tanto che due mesi fa il governo ha chiesto alla Guardia di Finanza, di distaccare un nucleo di ispettori al Dipartimento dell'Editoria, per evitare possibili truffe. Paolo Franchi, direttore de Il Riformista, organo del movimento Ragioni del Socialismo, concorda. «Dal mio punto di vista è giusto mettere ordine con regole chiare e trasparenti. Purché ci si renda conto che la tutela di una voce piccola, ma di peso, non è lo stesso problema dell'auto blu usata dal nipote dell'assessore» dice Franchi. «Da questa riforma noi abbiamo tutto da guadagnare» concorda Stefano Menichini, direttore di Europa. «Lo scenario - aggiunge - è ignobile: i soldi li prendono tutti, giornali veri e falsi, chi vende e chi non s'è mai visto in edicola, chi è espressione di veri partiti e chi lo è di sole due persone». «Però dobbiamo parlare anche della grande stampa. Il grosso delle agevolazioni - dice Poidomani - va lì. Mi chiedo se anche questo è giusto».
 

 


lettera sulla precarietà

Abbiamo ricevuto questa lettera da una giovane architetto romana. Pubblichiamo con piacere,e anche un po' di disappunto!

TAMMUARIATA NERA – tutta  –  ITALIANA " Io non capisco a vote che succede e quello che se vede nun se crede, nun se crede “  
 Apparterrò alla categoria di quelli della P.IVA. Dovrò, a breve, aprirla con tutti gli annessi;  è quasi un’ossessione, ho cercato di parlarne con i miei simili con scarsissimo successo, sia per confrontarmi sia per ottenere informazioni e dettagli che non riesco ad acquisire; motivo ne sono le giornate frenetiche e poi la mancanza di conoscenza delle fonti, dove attingere? E allora mi rivolgo a voi, fosse una strada, un modo per capire qualcosa di più.   “Ha detto o parolano, embè parlamo perché si ragiunamo questo fatto nun ce lo spiegamo” 
Ebbene, per me è proprio così io ho fatto dei conti e da questi scaturisce che (non nascondo che vorrei essere smentita! Perdonatemi le imperfezioni!) percependo un compenso mensile di € 1.500,00 lordi con  partita IVA a regime guardate cosa accade: 
                                              € 1.500,00 detraggo 

 
 
20% IVA                                  €    300,00 
                                               € 1.200,00 parte di quest’IVA viene versata dal datore di lavoro sotto forma di R.A. (ritenuta d’acconto) ovvero anticipo IVA (ma chi è l’IVA?)   
 riporto                                  € 1.200,00 detraggo 
2%                                          €      24,00 è il mio contributo alla pensione che dovrò versare all’ente 
                                                                 di previdenza di appartenenza pertanto: 
                                               € 1.176,00 
 
€ 1.176,00 questo è sottoposto (volume d’affari secondo gli studi di settore!) a tassazione che corrisponde a circa il 20% (IRPEF, IRAP, c’è altro? Chi sono?)
 riport                                      € 1.176,00 detraggo 

 
 
 20%                                         €    235,20 
                                               €    940,80
 Fino a questo punto si è “ragionato” o “parlato” soltanto delle tasse da pagare a questo importo devo detrarre dei costi fissi relativi esclusivamente al fatto che vado a lavorare e  a prescindere che il luogo di lavoro sia la propria casa, il proprio studio, un altro luogo. Nota bene i costi fissi si pagano in soluzioni annuali, ma evidentemente la condizione costringe ad una autorateizzazione mensile quindi:
 riporto                                   € 940,80 detraggo 

 
 
contributo ente previdenza          € 142,00 autorateizzazione mensile 

 
                                               € 798,80
 riporto                                     € 798,80 detraggo 
contributo ordine prof.                 €   16,00 autorateizzazione mensile 
                                                € 782,80
 Per tenere la contabilità è obbligatorio farsi seguire da un commercialista:
 riporto                                   € 782,80 detraggo 

 
 
 mensile commercialista             € 120,00 

 
                                               € 662,80
 riporto                                  € 662,80 detraggo 

 
 
 dichiarazione reddito                €   38,20 autorateizzazione mensile (dichiarazione reddito annuale che         farà il commercialista)
                                              € 624,60

 
 
  con questo ho adempiuto al pagamento relativo alle tasse e ai costi fissi annessi all’esercizio della mia attività, ora:  lavoro 8h al giorno e non ho certo il tempo né il modo di tornare a casa per il pranzo (che comunque, sottolineo, non sarebbe gratutito)  
riporto                                € 624,60 detraggo 
mensile pasti                        € 200,00
sono € 10 giornaliere essi comprendono: € 7,00 di pranzo circa, due caffè di pausa, uno di dopo pranzo, sigarette escluse e come ben sapete gli aumenti sono a sorpresa; da questo computo è escluso qualsiasi tipo di “vezzo” ad esempio una bibita, un succo di frutta, un tè, un pasticcino, una pastarella, una tavoletta di cioccolato o un gelato, altrimenti, si sfora; ma considerato che una persona lavora undici mesi l’anno (e qualcosa in più!), forse, a volte, scapperebbe la voglia di concedersi qualche libertà (o no!) 
                                               € 424,60  
riporto                                  € 424,60 detraggo 
 
abbonamento autobus               €   30,00 mensile (e io ho questa fortuna!) e chi è costretto ad andare in        in macchina? O con lo scooter? 
 
                                               € 394,60
 così sono arrivata alla cifra sopra riportata, pagando tutto quanto c’è da pagare per andare a lavorare;
€ 394,60 questo importo va moltiplicato x 11 che sono i mesi dell’anno in cui lavoro, e diviso per dodici che sono quelli che mi è dato “vivere” annualmente perciò    € 394,60x11:12= €  361,72
 "Le assicuro che i redditi sono diminuiti del 20% e la vita è rincarata del 20%; fa il 40% (“L’uomo senza qualità” R. Musil) – un ottimista
 a questo punto la disponibilità economica è soggetta ad ulteriori costi d’obbligo che sono: un affitto, o una rata di mutuo, il condominio, il canone TV, la luce, il gas, il telefono, l’acqua, l’Ama, l’ICI, la ricarica del cellulare, la spesa, la manutenzione ordinaria e straordinaria della casa, l’abbigliamento, il parrucchiere, l’estetista, le visite mediche, la rata dell’autovettura, la polizza assicurativa dell’autovettura ed il relativo bollo ed eventuali costi di manutenzione, la rata dello scooter, l’assicurazione e il bollo, la benzina, la palestra.  

 
 
 Per chi ne avesse ancora la forza qualche buon libro, qualche rivista specializzata o di più largo consumo, quotidiani, cinema, teatro, concerti, mostre, qualche evento, qualche cena o pranzo fuori, qualche CD, qualche DVD, un hobby da coltivare, perché no ogni tanto qualche week end per visitare una città d’arte oppure qualche oasi naturale o anche andare in qualche “magico” luogo a godere di un tramonto o di un’alba, fare, di quando in quando qualche viaggio, regalare qualcosa a qualcuno per un compleanno o un’occasione oppure per una semplice e sentita “estemporaneità” (a patto che lo spirito e l’umore ancora lo consentano!).
Ma purtroppo ancora non ci siamo, manca una parte per niente affatto irrilevante. Questi bacucchi guadagni devono passare per un conto bancario o postale per effettuare i pagamenti, attraverso quanto racimolato, on-line. Ma immaginate voi cosa significa depositare i soldi in un conto che è soggetto ad “hacheraggio”! E se mi rubano i soldi che faccio? Da dove li prendo?  

 

 

 

 
 
 “O spiegano e comari quest’affare, ‘sti casi nun so rari se ne vedono a migliara”  
A quanto ho intuito non dovrei essere un caso unico, né sporadico, il bacino è molto ampio; mi sento di aggiungere a quanto sopra descritto anche quelli che possono essere dei risvolti che riguardano l’individuo e l’intimità di ogni singola persona; ma rimanendo legati soltanto all’aspetto materialistico con il compenso lordo mensile di € 1.500,00 mi sono recata al mio ente di previdenza e mi sono fatta fare una proiezione. Per prima cosa non avrò diritto a nulla prima del sessantacinquesimo anno di età, secondo poi percepirò una pensione di € 300 o € 400 mensili; che dite! allestico la “Baracca?” Per ora sospendo qualsiasi forma di considerazione e/o giudizio; nella vita, è vero, non ci sono certezze, ma rischiare di morire di partita IVA proprio non me lo aspettavo; esistono per caso strutture che ospitano coloro che ne sono colpiti, in modo da rendere  più agevole e meno sofferente il trapasso? Che so, un luogo confortevole, caldo, tranquillo, pacifico, sicuro … e per chiudere con la citazione che ha guidato questa missiva
 “Va trovando ‘mo chi è stato, chi ha cogliuto ‘buono ‘ o tiro”
 certa di un cortese riscontro, e sperando di sopravvivere alla presente, l’occasione è più che gradita per porgere
 distinti saluti
 Architetto, Roma
 Roma 13 giugno 2007

 

 

 

 

 

Argomento: 

Alagna: “Civismo in risposta a partiti ormai autoreferenziati” - Centumcellae News

Alagna: “Civismo in risposta a partiti ormai autoreferenziati” - Centumcellae News - 27 giugno 2007 - Elio Veltri, Oliviero Beha, Phanco Pardi, Roberto lagna, Dario Fo, Beppe Grillo, Franca Rame, Lidia Ravera, Antonio Trabucchi, Marco Travaglio, ...


notizie su giuseppe, il nostro bambino

Come faccio a raccontarvi tutto quello che è avvenuto da quando ho pubblicato la prima lettera che parlava del bimbo Giuseppe anni 6? Cerco di sintetizzare. Parlo con un amico di Firenze, Ugo, che mi consiglia di rivolgermi al vicesindaco.
Telefono al vicesindaco, gentilissimo, l’ho metto al corrente della vicenda che già conosceva. Mi dà il cellulare di un assessore. Ci ho parlo… ma è evidentemente “dall’altra parte”.
Mi ha anche mentito. Quando ho detto - come si fa a tenere un bimbo di 6 anni con ragazzi più alti di lui, è pure illegale – mi risponde: “Il bambino non è più in quell’istituto ma presso una casa famiglia” - “Vorrei vederlo, vengo a Firenze domani, se vuoi puoi venire con me.” “Molto volentieri, ma domani non ci sono, ci sentiamo venerdì e andiamo insieme.” Ma non chiamato. Ne l’ho cercato. Non mi interessava più. Da mie informazioni il bimbo non era stato spostato. Era sempre lì, con i ragazzi grandi.
Ho chiesto aiuto alla Fondazione Caponetto (INDIMENTICABILE NONNO!), ho parlato con il mio caro vecchio amico Salvatore. Mi ha dato un riferimento telefonico di persona che avrebbe potuto interessarsi alla vicenda ed aiutarmi. Le ho parlato. La chiacchierata è stata positiva. “Ci sentiamo domani”. Mi adormento tardi, piena di speranza. L’indomani non la sento. Invio sms. Mi risponde: “Mia figlia sta partorendo… ti telefonerò…”
Il bimbo è nato oggi. Non me la sono sentita di disturbarla.
Ho parlato più volte con il padre di Giuseppe. Anche con la psicologa che segue il bimbo da due anni, persona di livello umano “superiore”.
Telefonate su telefonate.
Ho sentito almeno dieci amici fiorentini. Tutti si son dati da fare. Ma nessuno è stato in grado di comunicarmi dove si trovi G.
In tutto questo periodo son dovuta stare inchiodata a Roma. Impossibile partire per Firenze. (Tutti i giorni si vota. Più le commissioni). Se avessi avuto la possibilità di muovermi mi sarei precipitata a Firenze, presentata in tribunale, o in prefettura e come senatrice avrebbero dovuto darmi l’indirizzo.
Ieri sera ero fuori dalla grazia di Dio. Avevo addosso un senso d’impotenza insopportabile. Mi viene un’idea. Chiedo a Dario se è disposto a raggiungermi a Firenze e fare una conferenza stampa davanti al tribunale. Entusiasta! OK.
Questo forse è qualcosa che potrà smuovere l’opinione pubblica, penso. Sono 40 mila i bimbi, in Italia, tolti ai genitori… possibile che tutti abbiano famiglie con pedofili e massacratori?
Invio msm al vicesindaco e ad altri comunicando conferenza stampa.
La psicologa mi dice di attendere il risultato del processo prima di inviare il comunicato stampa all’Ansa.
D’accordo. Aspettiamo.
Questa mattina Giovanna LS (psicologa), mi telefona, dopo l’udienza e mi dice che c’era un buon clima. Il magistrato ha rimandato a settembre. Il bimbo però non torna in famiglia. Psicologa e padre potranno vederlo, NON la tata che il bimbo chiama mamma! Mi è stato detto: “Meglio aspettare per conf. st.” OK.
Continuo nei miei contatti. Anche la senatrice Anna Serafini, presidente della Comm. Infanzia, si sta interessando.

Poco fa mi ha chiamato Tommaso, il padre, mi ha relazionato sull’udienza. E’ molto angosciato. La madre (ammalata) di Giuseppe con la nonna vengono dalla Romania per vedere il bambino. 2000 km. Si son dovute far prestare i denari per il viaggio. Anche loro hanno disperazione addosso.
Qualcosa succederà? Riusciremo ad ammorbidire cuori assenti… spalancare occhi che non vogliono vedere un bimbo allontanato dalla sua casa… un bimbo che chiama la mamma e il padre?
Non so che faccia abbia Giuseppe, ma ce l’ho nel cuore come mio. “E se fosse tuo nipote?” ho chiesto a “politica” molto importante. Senza neanche diventare rossa, m’ha risposto: “Ma non è mio nipote!” M’ha fatto male questa frase, così tanto che sono scoppiata a piangere in pieno senato.
Sì, piangevo dalla rabbia, e dal dolore che mi dava l’indifferenza che circonda il mondo. Quando me ne andrò da questo luogo quanti nomi e cognomi farò. Ne avrò da raccontare.
Me ne sono stata seduta a singhiozzare senza ritegno per un po’. Poi un UMANO, il senat. Gaforio, saputo la ragione di tanta disperazione s’è immediatamente “mosso”. Ecco… qualcuno “vivo” c’è ancora, ho pensato. E’ nella commissione sanità. E’ successo di tutto, ma non posso raccontarvelo. La ragione la capirete. Qualcosa succederà. Sono certa.
Speriamo che domani sia un buon giorno!
P.S. ad un certo momento non mi sono sentita bene. Torno a casa. Si deve votare, ma proprio non me la sento di stare in senato. Carlotta telefona al sen. Boccia e gli dice che sto poco bene. “Venga alle 7, per la votazione”. Sono le 17, ho due ore. Ma più il tempo passa più vado male. “Carlotta, non sto bene…dillo a Boccia”
Carlotta mi richiama: “Stanno andando a prendere la Montalcini…manca un voto” Oddio, no. Penso all’anziana signora.
“Mi alzo e arrivo”. Mi viene a prendere e mi accompagna in senato. Entro in aula. Si vota. Dovevamo essere in numero legale. 156. E così è stato.
Ho voluto informarvi… non rileggo… devo stendermi. Scusatemi, fregatevene della forma e accontentatevi della sostanza.
Abbracciamoci tutti.
franca


MORIRE DI URANIO IMPOVERITO - II° USCITA SU REPUBBLICA SABATO 30 GIUGNO

da spedire alla Presidenza del Consiglio

Presidenza del Consiglio dei ministri
Palazzo Chigi
Piazza Colonna 370
00187 Roma - Italy
tel. (+39) 0667791 

[email protected]  [email protected]

Scarica qui il pdf della manchette Vi preghiamo di stampare, diffondere, far girare!

 Ricordiamo il conto corrente per la sottoscrizione in favore delle vittime dell'Uranio Impoverito:
conto corrente postale n. 78931730 intestato a Franca Rame e Carlotta Nao
ABI 7601 - CAB 3200 Cin U

 

 

 Gentile Sig. Presidente

 

 

 Nella guerra del Golfo, sono state utilizzate munizioni non convenzionali, all’uranio impoverito, più di 940.000 pallottole e più di 14.000 proiettili di grande calibro. Una quantità variante tra 300 e 800 tonnellate di polveri di Uranio Impoverito è stata dispersa in Kuwait e Iraq. Nei Balcani 30.000 tonnellate.

 

 

 Quando esplode un proiettile all’uranio disperde nell’ambiente polveri ultrasottili che inquinano aria, acqua e suolo per migliaia di anni. Se inalate o ingerite possono innescare patologia come tiroiditi, tumori, leucemie, malformazioni fetali.

 

 

 Questo accade alle popolazioni che vivono nei territori bombardati e a molti militari e volontari di ritorno dalle missioni di pace, missioni in cui pace e guerra hanno lo stesso significato.

 

 

 I nostri soldati hanno operato in quelle zone  contaminate a mani nude, respirando polveri ultrasottili, là dove i militari Usa, inglesi e tedeschi agivano protetti da tute speciali, maschere e guanti.

 

 

 Si ha notizia di militari rientrati recentemente dall’ Afghanistan sottoposti a intervento alla tiroide per limitare i danni della contaminazione. Che futuro avranno? Si sta parlando anche del Libano…

 

 

 

  Certa di un Suo interessamento la  saluto cordialmente

 

 

 Franca Rame

 

 

 Si prega di ritagliare e inviare al Presidente del Consiglio – Palazzo Chigi – 00187 Roma

 

 

 

 

 Siamo costretti per limiti di spazio a sintetizzare. Per approfondire l’argomento: www.francarame.it

 Dati forniti dall’Osservatorio Militare: soldati italiani deceduti, ad oggi a causa della cosiddetta “sindrome dei Balcani” almeno 50. L'ultimo la scorsa settimana: luogotenente dei Carabinieri Michele Saldutto – 542 militari gravemente ammalati, alcuni terminali, abbandonati a sé stessi, senza cure né pensioni, famiglie rovinate, madri impazzite.

 

 

 

  Nel silenzio delle istituzioni si consuma una tragedia a cui Le chiediamo di porre fine. I nostri soldati meritano il giusto riconoscimento aiuto da parte dello Stato che hanno servito. E ai civili una promessa: decontaminazione  dei territori avvelenati e messa  al bando delle armi all’uranio impoverito, come ha fatto il Belgio. E ancora: FINE DI TUTTE LE GUERRE!

 Alcuni hanno beneficiato della causa di servizio; alla perdita del figlio, hanno ricevuto in rari casi una pensione insignificante rispetto al dolore che sopportano: 258 euro al mese (fonte Liberazione, Walter Falgio 8 maggio 2007)


Dopo trasmissione Anno Zero

Di Dario Fo, 26 giugno 2007

Giovedì scorso dopo l’ultima puntata di “Anno Zero”, la trasmissione di Santoro, finita la messa in onda, appena fuori dallo studio si formò un capannello piuttosto numeroso di ragazzi che avevano partecipato al dibattito e di tecnici  della Rai. Tutti si dicevano indignati per il comportamento inaccettabile dimostrato da Rutelli. Nell’ultima parte del programma, Santoro aveva dato la parola ad una donna di una cinquantina d’anni la quale iniziò a narrare la strage di operai avvenuta a Monfalcone (dove operano i famosi cantieri navali). I lavoratori dell’impresa in questione hanno utilizzato per anni l’amianto, notoriamente tossico. Molti operai ne venivano contaminati, uno appresso all’altro si ammalavano e in seguito ad una vera propria agonia morivano. Anche la donna aveva perso suo marito e parlava trattenendo a stento le lacrime.
Tutti noi presenti nello studio eravamo coinvolti e sconvolti da quella testimonianza, soprattutto ci indignava il cinismo dimostrato dai responsabili dell’impresa, il loro ipocrita scantonare dalle responsabilità appoggiati dai medici che palesemente andavano mistificando le diagnosi, così da togliere d’impaccio i datori di lavoro. Si stava vivendo una via crucis insopportabile dove giudici, autorità amministrative, politici locali e nazionali venivano alla ribalta unti e bisunti di infamità. La donna alla fine puntava il dito contro chi indifferente aveva permesso quel massacro annunciato da anni e direttamente si rivolgeva all’unico rappresentante del Governo presente alla trasmissione perché spiegasse per quale motivo suo marito avesse dovuto morire, e come mai nessuno dei responsabili fosse stato chiamato a pagare. Il Ministro Rutelli, piuttosto impacciato (e chi non lo sarebbe stato?!), prese la parola e incappò in un vero e proprio infortunio politico.
Infatti all’uscita quei giovani spettatori lo accusavano di essersi posto immediatamente sulla difensiva, esprimendosi più o meno con queste parole: “Partecipo addolorato alla tragedia della signora, ma purtroppo non sono a conoscenza dei fatti. Ho seguito altre catastrofi del genere sul lavoro, ma di tutto questo ahimè non conosco nulla.”
E’ proprio su questa uscita che i ragazzi esplodevano indignati: “Ma ci voleva poco – commentavano – davanti ad una simile tragedia ad ammettere prima di tutto la responsabilità di tutti i dirigenti delle istituzioni: medici, polizia, giudici, imprenditori, sindacati e politici! Che altro valore e peso civile avrebbe determinato per Rutelli riconoscere: sono sconvolto e mi sento a mia volta responsabile per questa ennesima assenza degli organi costituiti davanti a una simile catastrofe. Ad ogni buon conto, poteva aggiungere, mi darò subito da fare per appurare le responsabilità di ognuno e le assicuro signora che farò l’impossibile perché lei, suo marito e tutte le vittime dell’impresa di Monfalcone abbiate soddisfazione per tanta ingiustizia e possiate essere risarciti di tutti i danni subiti. Basta con i morti accidentali: quelli del petrolchimico di Marghera e di Gela, quelli di Seveso, quelli dell’Acma di Cengio… Ve ne posso parlare perché da vice presidente del Governo è mio dovere sapere e denunciare.”
Invece abbiamo dovuto assistere alla solita agile fuga dalle responsabilità e quel che è peggio ci siamo trovati innanzi a una donna che veniva alla trasmissione con la speranza di vedere affiorare un atteggiamento di comprensione e solidarietà e invece eccola rimasta un’altra volta sola con il suo dolore. Per di più – e ne sono stato personalmente testimone – due collaboratori di Rutelli alla fine si sono avvicinati a Santoro piuttosto indignati accusando: “Voi avete approntato una trappola al vice presidente del Consiglio con questa messa in campo della vedova. Una trappola nella quale purtroppo Rutelli è caduto in pieno.” “No, scusate ma non c’è nessuna trappola – ha risposto loro Santoro – la vedova dell’operaio di Monfalcone è venuta qui con il diritto di raccontare della sua  storia: era libera di esprimersi come le pareva, nessuno l’ha controllata o imboccata e questa vostra insinuazione ci indigna ancora di più.”

Argomento: 

franca e il piccolo Giuseppe...

Buona giornata, quella di oggi... chissà, forse anche fortunata. Questa mattina ho partecipato al Convegno organizzato dalla Senatrice Anna Serafini, presidente della Commissione Infanzia di cui faccio parte, presente il ministro Ferrero. Ho avuto la possibilità di fare un intervento su Giuseppe, il nostro piccolo sta male... invoca il padre e la sua tata. Ho raccontato la sua storia e spero tanto che il ministro intervenga. Il bimbo rischia di essere allontanato dalla famiglia e dato in affidamento. La decisione si saprà questa sera. Incrociamo le dita! franca

Argomento: 

48 soldati italiani deceduti. 524 gravemente ammalati. Quanti da uranio impoverito?

SECONDO MESSAGGIO AL PRESIDENTE PRODI
Vi preghiamo di inviare questa missiva al Presidente del Consiglio Romano Prodi, dobbiamo essere in tantissimi! Diffondete, diffondete, diffondete!
Gli indirizzi a cui spedire sono: 
[email protected]


[email protected]


[email protected]

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Signor Presidente Romano Prodi, le chiediamo di intervenire!

I nostri militari nei Balcani, in Iraq e in Afghanistan hanno operato in zone contaminate da proiettili all’uranio impoverito, là dove i militari Usa agivano protetti da tute speciali i nostri operavano senza protezione. Ma le autorità militari non riconoscono assistenza adeguata a questi reduci.

Questo ha portato a situazioni drammatiche anche dal punto di vista economico, le famiglie sono costrette a indebitarsi per far fronte alle spese mediche.

Abbandonare soldati che hanno dato tutto per servire il loro paese è indegno.

L’uranio impoverito si crea ogni volta che si  arricchisce l’uranio per scopi militari e/o civili;  andrebbe stoccato con estrema cura a causa delle pericolose caratteristiche chimiche e radiologiche. Ma conservarlo in sicurezza ha costi enormi e si è deciso di “smaltirlo” riciclandolo sempre per usi militari (corazze e proiettili) e civili (anche come contrappesi negli aerei, nella chiglia delle navi, nelle mazze da golf, ecc.).

Quando l’uranio impoverito si disperde nell’ambiente può diffondere nanopolveri che inquinano aria, acqua e suolo per miliardi di anni. Si ritiene che possano sorgere svariati tipi di patologie provocando tumori, malattie non tumorali e malformazioni fetali.

La Commissione Uranio del Senato dovrebbe tentare di far luce definitivamente su questi problemi, individuando le aree inquinate, e addentrandosi tra le molte implicazioni, tra cui l’impatto sui civili residenti e sui volontari che hanno lavorato nelle zone a rischio.

Questo è noto fin dalla prima guerra del Golfo, quando decine di migliaia di soldati Usa tornarono in patria contaminati e iniziarono a morire.

Molti studi hanno documentato gli effetti spaventosi di questi proiettili sulle popolazioni.

Signor Presidente, le chiediamo di intervenire al più presto, riconoscendo finalmente il diritto alla piena assistenza ai nostri soldati ammalati e di adoperarsi nelle sedi internazionali per la messa al bando dei proiettili all’uranio impoverito, seguendo l’esempio del Belgio.

L’uranio impoverito è di per sé inerte ma causa contaminazione se prende fuoco.

Quintali di questa sostanza dispersi sul territorio rappresentano un pericolo enorme e una ghiotta occasione per i terroristi.

Come testimonia un’inchiesta di Striscia la Notizia nei nostri aereoporti i vigili del fuoco non sono neppure attrezzati per l’evenienza di un incendio su un aereo che trasporti questa sostanza.

La preghiamo di intervenire anche su questa questione vietando l’uso civile dell’uranio impoverito.

Grazie.

www.francarame.itSignor Presidente Romano Prodi, le chiediamo di intervenire!I nostri militari nei Balcani, in Iraq e in Afghanistan hanno operato in zone contaminate da proiettili all’uranio impoverito, là dove i militari Usa agivano protetti da tute speciali i nostri operavano senza protezione. Ma le autorità militari non riconoscono assistenza adeguata a questi reduci.Questo ha portato a situazioni drammatiche anche dal punto di vista economico, le famiglie sono costrette a indebitarsi per far fronte alle spese mediche.Abbandonare soldati che hanno dato tutto per servire il loro paese è indegno.L’uranio impoverito si crea ogni volta che si  arricchisce l’uranio per scopi militari e/o civili;  andrebbe stoccato con estrema cura a causa delle pericolose caratteristiche chimiche e radiologiche. Ma conservarlo in sicurezza ha costi enormi e si è deciso di “smaltirlo” riciclandolo sempre per usi militari (corazze e proiettili) e civili (anche come contrappesi negli aerei, nella chiglia delle navi, nelle mazze da golf, ecc.).Quando l’uranio impoverito si disperde nell’ambiente può diffondere nanopolveri che inquinano aria, acqua e suolo per miliardi di anni. Si ritiene che possano sorgere svariati tipi di patologie provocando tumori, malattie non tumorali e malformazioni fetali.La Commissione Uranio del Senato dovrebbe tentare di far luce definitivamente su questi problemi, individuando le aree inquinate, e addentrandosi tra le molte implicazioni, tra cui l’impatto sui civili residenti e sui volontari che hanno lavorato nelle zone a rischio.Questo è noto fin dalla prima guerra del Golfo, quando decine di migliaia di soldati Usa tornarono in patria contaminati e iniziarono a morire.Molti studi hanno documentato gli effetti spaventosi di questi proiettili sulle popolazioni.Signor Presidente, le chiediamo di intervenire al più presto, riconoscendo finalmente il diritto alla piena assistenza ai nostri soldati ammalati e di adoperarsi nelle sedi internazionali per la messa al bando dei proiettili all’uranio impoverito, seguendo l’esempio del Belgio.L’uranio impoverito è di per sé inerte ma causa contaminazione se prende fuoco.Quintali di questa sostanza dispersi sul territorio rappresentano un pericolo enorme e una ghiotta occasione per i terroristi.Come testimonia un’inchiesta di Striscia la Notizia nei nostri aereoporti i vigili del fuoco non sono neppure attrezzati per l’evenienza di un incendio su un aereo che trasporti questa sostanza.La preghiamo di intervenire anche su questa questione vietando l’uso civile dell’uranio impoverito.Grazie.

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