L’ASSENTEISMO DI STATO

Dopo aver visto Report, domenica, siamo rimasti tutti con un grande sconforto. Per tutti coloro che non hanno avuto modo di  vederlo, leggete fino in fondo!!!
Sentire dati sconvolgenti di sprechi e corruzione, uno dietro l’altro, faceva davvero venir voglia di cambiare canale, o Paese.
Oggi persone come l’ex ministro De Lorenzo sono ancora nel libro paga delle istituzioni. Addirittura restano al loro posto insegnanti condannati per pedofilia!
E come la mettiamo con gli onesti, che tutti i giorni lavorano a contatto con queste realtà?
E il caso di Luigi Magistro, che lavora all’agenzia delle Entrate- Ha creato un sistema di controllo informatico contro le truffe fiscali. Il sistema funziona perfettamente, ma Magistro viene trasferito. E’ mai possibile che una volta che c’è un funzionario che combatte con successo la corruzione lo si debba punire?
Un gruppo di senatori della maggioranza, sta preparando un disegno di legge che possa mettere fine a quanto riportato nel servizio di Report, che renda le sanzioni più severe ed efficaci contro i condannati ancora in funzione all’interno della pubblica amministrazione.
Di seguito, un "condensato" della puntata di Report trasmessa domenica 19 maggio.
Disponibile su www.report.rai.it/RE_autori/0,11513,90003,00.html_autori/0,11513,90003,00.html

*MILENA GABANELLI IN STUDIO*

L’inchiesta di questa sera è dedicata a tutti coloro che tengono in piedi il paese per puro senso di responsabilità. Sono quelli che lavorano doppio per tappare i buchi lasciati da chi se la prende comoda.

*SABRINA GIANNINI*
Lei è uno dei pochi del pubblico impiego che ha perso il posto a causa dell’assenteismo?

*VITTORIO SGARBI*
No io non l’ho perso affatto, altra bugia!

*SABRINA GIANNINI*
Non lo so se n’è andato lei?

*VITTORIO SGARBI*
No, no sono ancora io, sono un funzionario pubblico, ammiratissimo.

*SABRINA GIANNINI*
Ma lei non era la sovrintendenza di Venezia.

*VITTORIO SGARBI*
Si, sono tutt’ora. Sono stato condannato a 6 mesi che è una condanna visibile.

*SABRINA GIANNINI*
Nonostante questo non ha perso il posto?

*VITTORIO SGARBI*
No, non dovevo perdere il posto perché non ho fatto niente. È una balla assoluta. Io ho lavorato fuori dell’ufficio, ho pubblicato libri, ho fatto cataloghi. Il problema era un problema…

*SABRINA GIANNINI*
Ma questa sentenza è arrivato ingiudicato o no?

*VITTORIO SGARBI*
E’ arrivato ingiudicato, ma è una sentenza a 6 mesi, per una cosa che non esiste. Tant’è vero che io sono stato promosso, sono diventato sovrintendente.

*SABRINA GIANNINI*
Nonostante la condanna?

*VITTORIO SGARBI*
Nonostante la condanna.

*SABRINA GIANNINI*
Ma quindi non è vera questa cosa che lei avrebbe detto, ammetto di essere stato fisicamente assente, ma sempre intellettualmente presente?

*VITTORIO SGARBI*
Si, si certo, verissimo. Certo è cosi’. Per forza se uno studia storia dell’arte deve andare nelle chiese a studiare i quadri non può stare in ufficio per prendere lo stipendio.

*SABRINA GIANNINI*
Ma è vero che le avevano contestato i certificati medici. Tipo il cimurro,crisi allergico-matrimoniali?

*VITTORIO SGARBI*
Si, si tutte balle. Si, si certo.

*SABRINA GIANNINI*
Non è vero che li ha presentati?

*VITTORIO SGARBI*
Si, si io ho una crisi. Certo che li ho presentati, io ho una crisi allergica al matrimonio, che mi mette in uno stato di malessere assoluto.

*SABRINA GIANNINI*
Ma è vero?

*VITTORIO SGARBI*
E’ vero, è verissimo!

*SABRINA GIANNINI*
Che cosa le succede?

*VITTORIO SGARBI*
Appena sento la parola matrimonio, starnutisco. Starnutisco tutta la mattina. Solo all’idea del matrimonio.

*SABRINA GIANNINI – Fuori campo*
Come avrà potuto il medico di Vittorio Sgarbi diagnosticare un’allergia che non esiste? Si poteva essere altrettanto originali senza rischiare condanne…
(…)

*MILENA GABANELLI IN STUDIO*
E a voi buona sera. Assenteisti, condannati e promossi e godranno anche di una ricca pensione e avranno ragione loro. Questo succede in Italia dove la percentuale di assenteisti nel pubblico è 3 volte più grande rispetto al privato. Complice il certificato medico e un opportunismo cronico, per usare un termine lieve. Abbiamo cominciato a lavorare a questa inchiesta dopo che il giuslavorista Pietro Ichino ha aperto un varco nella piaga dei fannulloni, e rotto un tabù. Adesso dei fannulloni si può parlare. E allora parliamone. La nostra Sabrina Giannini.

*DAL TG1 DEL 1/06/2003*
"Oggi sono 988 gli assistenti di volo che non si sono presentati a lavoro, ieri più di 1.100, sono quelli di turno, malati per protesta e con regolare certificato medico. Certificati di medici diversi, di tante città".

*SABRINA GIANNINI*
Queste certificazioni di massa, che sono evidenti, nessun ordine…

*PIETRO ICHINO - Giuslavorista*
Non mi risulta che nessun ordine abbia fatto una piega, ne che sia stato adottato il minimo provvedimento, ne che i giudici abbiano incriminato sti medici, perché è concorso in frode. Quindi, il medico commette un reato, non è solo un illecito deontologico.

*SABRINA GIANNINI*
Però voglio dire, a livello normativo, secondo lei, che cosa si può cambiare, perché anche i medici siano responsabili?

*PIETRO ICHINO - Giuslavorista*
Non c’è niente da cambiare, c’è solo che la gente che deve faccia il suo dovere. Gli ordini non lo fanno perché sono eletti dai medici. M a questo è lo scandalo degli ordini. Il discorso sugli ordini. Chi glielo fa fare sono eletti dai medici mica dai malati o dal contribuente che paga.

*SABRINA GIANNINI – Fuori campo*
Quando nell’agosto dell’anno scorso il professor Ichino, docente di diritto del lavoro, scrive un editoriale sul corriere della sera sui nullafacenti, giungono così tante lettere da rendere necessaria l’apertura di un forum…

*PIETRO ICHINO Giuslavorista*
La grande sorpresa è stata tutta questa valanga di interventi, lettere e messaggi che ormai si contano a migliaia e i 4/5 vengono dall’interno dell’amministrazione, cioè dagli impiegati insofferenti di questa situazione.

*SABRINA GIANNINI – Fuori campo*
Insofferenti perché devono lavorare al posto dei fannulloni, e prendere a fine mese lo stesso stipendio. Un caso esemplare: un professore di una scuola superiore milanese.

*SABRINA GIANNINI*
Ed erano sempre certificati medici?

*MARIO ALBERTINI - vicepreside I.T.C. Moreschi*
Si, sempre certificati medici o di medici di Milano o di medici di un’altra regione, cioè la Sicilia ad essere espliciti.

(…)

*MARIO ALBERTINI - vicepreside I.T.C. Moreschi*
Il tasso di assenza di questo professore è assolutamente fuori dal

normale. Cioè si va dal 71,5% del 2002/03, al 60% del 2003/04, al 18,2% dell’anno successivo e l’anno scorso dal 30 al 40% nelle varie classi. Tra l’altro assenze che sono avvenute in periodi critici dell’anno, cioè in concomitanza con dei ponti, per esempio il ponte di Sant’Ambrogio, quindi anticipo dei ponti e anticipo anche delle vacanze di Natale.

(…)

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*
Tanto ci sono i supplenti. È vero che passano un paio di giorni prima che l’istituto possa trovarne uno. È vero che le classi in quei giorni restano scoperte e non c’è lezione. È anche vero che quei supplenti li paga il contribuente. Non importa al prof. Fogliani neppure che la Corte dei Conti gli abbia contestato un danno all’erario da "disservizio" per 100 mila euro. Torno il 2 maggio. E’ stato assente per malattia per più di due settimane grazie ai ponti del 25 aprile e del primo maggio. (…)

*MILENA GABANELLI IN STUDIO*
Sembra che fare due cose insieme e cioè dare la giusta garanzia al dipendente e tutelare l’interesse collettivo, per noi sia impossibile.
La legge prevede che l’assenteista possa essere licenziato per scarso rendimento, ma le scappatoie i cavilli e la scarsa volontà di liberarsi delle mele marce, permettono a queste persone di stare al loro posto, con aggravio di lavoro per i colleghi e danno alla formazione degli studenti che saltano le lezioni e hanno pessimi modelli. Allora usciamo dal nostro cortile e vediamo come funziona quello che è considerato invece un modello di efficienza e trasparenza.

*DONNA INGLESE*
Londra. Sede del General Teaching Council. L’organo inglese che decide le sanzioni disciplinari per gli insegnanti. La più severa è l’espulsione dalla categoria. Senza paura di violare la privacy ecco i nomi e cognomi degli insegnanti. E nel dettaglio quali condotte hanno portato alla sanzione. Anche se si tratta del peggiore dei delitti. Il diritto alla privacy viene dopo il diritto della comunità di sapere. Non a caso i primi ad avere le pagelle e i voti non sono gli studenti, bensì gli insegnanti e i presidi. A dare le pagelle è l’Ofted, il temuto organismo governativo che da 15 anni ispeziona le scuole britanniche inserendo poi i rapporti dettagliati nel sito internet. La trasparenza è un obbligo di legge.

*(…)

*MILENA GABANELLI IN STUDIO*
Per gli inglesi non esiste mediazione: i diritti del cittadino vengono prima di tutto. E’ un sistema esattamente opposto al nostro, dove invece sembra che tutto sia architettato per e affievolire quindi allontanare le sanzioni. Siccome è per contrasti che ci si studia si può trovare la via di mezzo. C’è una proposta di legge scaturita proprio dalle questioni poste da Ichino che prevede per tutta la pubblica amministrazione un organo di valutazione esterno che controllerà il rendimento e la soddisfazione dell’utente, premi per chi fa , sanzioni a chi non fa, mobilità al personale in esubero. Il dirigente avrà meno ostacoli per effettuare un licenziamento, ma dovrà produrre risultati altrimenti gli verrà tagliato lo stipendio del 30%. Secondo la ragioneria dello stato, il comparto con il maggior numero di giornate di assenza per malattia, Il dato è l’ ultimo disponibile, e si riferisce al 2004, è la Presidenza del Consiglio, con una media di 1 mese di malattia all’anno. Con un esempio così pensate un po’ a un vigile.. che sta molto in piedi, sempre nel traffico, è un mestiere usurante e, a Napoli lo è di più: 640 vigili hanno problemi e quindi non dirigono il traffico ma percepiscono l’indennità disagio, secondo alcuni di loro è proprio l’appartenenza alla categoria che costituisce di per sé un disagio. A Napoli.

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

A Napoli il mal d’incrocio ha colpito un vigile su quattro. È un’epidemia. Hanno presentato i certificati medici con patologie che non gli consentono di dirigere il traffico, negli incroci.

 

*LUIGI MASSA – City manager Comune Napoli*

Ce n’è un 200 che debbono evitare postura eretta prolungata, di genteche ha problemi a strae in inquinamento acustico o limitata esposizione al rumore ce ne è un’n altro 150 circa. Sono 500 che hanno certificazione medica ma questo non significa che sono inidonei a stare in strada.

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

Si, stanno in strada ma non nel traffico. Per esempio piantonano

l’ingresso del comune.

 

(…)

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

A febbraio la magistratura ha aperto un fascicolo e sequestrato i 640 certificati sospetti, dopo le ripetute segnalazione del Comandante Schettini il comune ha istituito una commissione interna. Quanto è bastato perché qualcuno guarisse spontaneamente.

 

*CARLO SCHETTINI – Comandante Polizia municipale Napoli*

Io dico ci sono un certo numero di ammalati, però devo dire da qualche mese a questa parte già si sono verificate delle guarigioni. (…)

 

*PIETRO ICHINO - Giuslavorista*

I poteri del dirigente pubblico sono di fatto obliterati, il potere disciplinare non viene esercitato, il potere-dovere del controllo dei costi e dei provvedimenti conseguenti che comprendono trasferimento e misure organizzative, e nei casi più gravi anche il licenziamento. E’ una degenerazione ed è una grave violazione di legge. Purtroppo dobbiamo dire che per questo aspetto l’amministrazione pubblica è un’isola molto vasta di illegalità diffusa.

 

*MILENA GABANELLI IN STUDIO*

Si è poi scoperto durante le visite che il motivo dell’inidoneità per alcuni vigili era un tappo di cerume. Su 250 visite ordinate dal magistrato,una buona parte non avevano nessuna inidoneità. Ma dov’era il sindaco se per far lavorare i vigili deve intervenire la magistratura? E Adesso andiamo a Taranto in un luogo vietato ai non addetti: cioè all’arsenale militare.

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

Suona la sirena delle sette e trenta. Entrano nell’arsenale militare di Taranto i circa 2200 dipendenti del ministero della difesa, di questi 1300 sono operai addetti alla manutenzione delle navi.

 

*UOMO 1*

Io sono intorno ai 1300 lavoratori pubblici che non fanno niente insomma la stragrande maggioranza non fa niente.

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

È la denuncia di un operaio di una ditta privata che lavora in appalto all’interno dell’arsenale. Sostiene che i 400 addetti esterni hanno svolto per anni il lavoro al posto dei 1300 interni, gli statali.

 

*UOMO 1*

Mentre noi siamo un po’ schiacciati da…si lavora, si lavora tanto, anche in condizioni un po’ disumane.

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

Questo documento mostra l’attività interna dell’arsenale proprio in

quell’ area dove gli operai statali dovrebbero fare le manutenzioni. Le numerose auto parcheggiate fuori dalle office fa pensare che siano già tutti al lavoro. Questa è l’officina congegnatori, si dovrebbero fare lavori di meccanica. C’è un operaio fuori. Dentro dovrebbero lavorare 50 addetti, ma non c’è nessuno. I Macchinari sono fermi, in stato di abbandono. Questa è la fonderia, non viene utilizzata da anni. C’è un addetto, e ha le mani in tasca. Questa è l’officina motori: deserta.

Anche nell’officina tubisti non c’è nessuno. Questa è la carpenteria.

Ancora una volta strutture fatiscenti e costosissimi macchinari inutilizzati… I dipendenti vivono alla luce del sole la loro inoperosa condizione, convinti che nessuno li possa vedere dentro quella città militare protetta dalle mura.

 

*UOMO FUORI CAMPO*

Beh passano il tempo così, andando per l’arsenale, chiacchierando o…almeno in certe ore poi diciamo negli orari pomeridiani vanno anche addirittura a riposarsi, insomma, oppure si fanno la partita a carte, si passa un po’ il tempo.

 

*SABRINA GIANNINI*

Ma loro non si lamentano del fatto che venissero dati i lavori fuori,

cioè a gente di fuori i lavori che avrebbero dovuto fare loro?

 

*UOMO FUORI CAMPO*

Beh questo gli ha fatto sempre comodo perché poi la maggior parte di questi adesso hanno la doppia attività di fuori no!

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

Da una parte i dipendenti di piccole aziende private, tutte con meno di 15 operai, quindi con poche garanzie e tutele. Dall’altra gli ipergarantiti, ma capaci anche di slanci di solidarietà verso i meno fortunati.

 

*UOMO 1*

Dicevano che dovete dire grazie a noi che non lavoriamo perché voi lavorate, perché se lavoriamo noi, voi rimanete senza lavoro, dovete andar via.

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

Si può capire il tornaconto dei dipendenti statali, perché lavorare stanca,. Si può capire il tornaconto dei sindacati che qui inseguono tessere e il consenso. Non si capisce quale sia il tornaconto del direttore. Che interesse avrebbe l’ ammiraglio a lasciare con le mani in mano i suoi dipendenti e le attrezzature a invecchiare, sprecando denaro pubblico? Un evidente tornaconto l’avrebbero avuto gli imprenditori delle ditte esterne, che grazie a questa situazione si sarebbero presi, per anni, appalti per milioni di euro…

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

Come tutte le mattine un auto blu attende il vicedirettore

dell’arsenale. Esce da casa. Sale in auto. Svolta l’angolo. E l’arsenale è lì davanti, a duecento metri. Avrebbe fatto prima a piedi. Lo stato al servizio del servitore dello stato. Come da copione.

 

*MILENA GABANELLI IN STUDIO*

Ma il ministero della Difesa lo sa che là dentro 1300 operai sarebbero addetti alla manutenzione delle navi, e i lavori li fanno le ditte esterne? Pare che andasse bene a tutti almeno fino a 18 mesi fa quando un provvedimento di un magistrato ha autorizzato un ispettore del lavoro a effettuare dei controlli. L’area è stata messa sotto sequestro. Il problema degli apparati militari esiste perché esplodono di personale ma sembra che ci sia da fare proprio poco. Per esempio .. i tribunali militari ..sono 9 in tutta Italia. Cosa fanno? 3 udienze al mese. A Padova 2 magistrati militari hanno detto basta, noi vogliamo lavorare!

Vivaddio!

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

Benedetto Roberti è giudice presso il tribunale militare di Padova, Sergio Dini è sostituto procuratore. Hanno deciso di denunciare pubblicamente che nei tribunali militari c’è poco da lavorare, che i costosi edifici sono deserti, le sale di attesa vuote, le udienze rare. In una mattina c’è stata una sola udienza durata poco meno di un’ora, mase ce ne fosse una al giorno sarebbe già qualcosa invece…

 

*BENEDETTO ROBERTI – Giudice Tribunale Militare Padova*

I dati sono veramente allarmante allarmanti. Qui a Padova al 30settembre 2006 i processi pendenti erano 18, attualmente oggi sono 10.avanti al tribunale militare di Cagliari al 30 settembre 2006 erano tre.Quindi voglio dire che davanti a se avevano solo tre processi da celebrare. E poi c’è il vuoto. 3068 processi pendenti in tutti i nove tribunali militari.

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

3000 processi pendenti distribuiti nei tre tribunali del nord, del sud,

uno a Cagliari e due a Roma. Tutti insieme i nove tribunali hanno un quarto del lavoro di un tribunale ordinario di provincia.

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

Per restare con i piedi per terra invece, 40 magistrati militari su 100 hanno incarichi extra giudiziari. Per esempio c’è chi ha aperto la partita iva, per fare corsi privati grazie ai quali ha intascato 60 mila euro in un anno. Il Consiglio Superiore della magistratura Militare lo ha quindi richiamato perché a tutto c’è un limite.

 

 

*SERGIO DINI – Sostituto procuratore militare Padova*

Ci sono oltre ai 100 magistrati altri 600 circa soggetti impiegati tra militari e civili e quindi sono anche questi costi notevoli e soprattutto sono costi che non trovano rispondenza in una conduzione.

 

*SERGIO DINI – Sostituto procuratore militare Padova*

Ci sono molte altre vetture di servizio, telefonini, tutto quello che ruota intorno…

 

*SABRINA GIANNINI*

Come se voi foste magistrati ordinari con incarichi in certo senso

ordinari e…

 

*SERGIO DINI – Sostituto procuratore militare Padova*

Diciamo che come auto di servizio siamo trattati meglio noi ne abbiamo di più noi di auto di servizio.

 

*SERGIO DINI – Sostituto procuratore militare Padova*

Son successi dei casi, non sono neanche così frequenti per cui all’interno della caserma un militare ruba le chiavi della macchina del commilitone, gliele ruba dall’armadietto in camerata. Poi con questa stessa chiave va a rubare la macchina che è parcheggiata fuori dalla caserma, perché i parcheggi sono fuori dalla caserma allora in questo caso si fanno due processi per due furti diversi. Uno è il furto militare della chiave avvenuto in caserma, l’altro è il furto della macchina che chissà perché diventa furto comune e per questo deve procedere l’autorità giudiziaria ordinaria. Due processi il che vuol dire doppie spese per lo stato, che deve impiegare tra i giudici militari un giudice ordinario, un pm militare, un pm ordinario, un cancelliere militare, un cancelliere ordinario ecc…

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

Il ministro Mastella si è accorto che le baionette non ci sono più e ha introdotto nei suoi disegni di legge sulla giustizia anche una riforma per i tribunali militari. Il classico compromesso all’italiana, in Europa siamo gli unici ad avere ancora questi tribunali, la Francia ne ha mantenuto soltanto uno a Parigi, la legge manterrà la metà delle poltrone e delle auto blu, l’latra metà passerà alla magistratura ordinaria.

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

Già il fatto che si dica: "mamma Rai" la dice lunga. Le mamme non

licenziano.

 

*VALERIO FIORESPINO - dirigente RAI *

Quello che emerge di tutta evidenza è che quando c’è una persona che non lavora è difficilissimo mandarla via, ma sono sicuro che ci sta per arrivare una causa di demansionamento.

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

Ovvero: il giudice del lavoro sentenzierà che la colpa non è del nullafacente, bensì della RAI che nulla gli ha fatto fare. Appunto, non gli ha dato una mansione. La storia inizia nel 2001. Il dipendente è un laureato, è un quadro e lavora nel settore legale. Tutte le volte che gli vengono assegnate mansioni lui non le esegue. Viene più volte spostato d’ufficio ma...

 

*VALERIO FIORESPINO - dirigente RAI *

Continua a creare continue difficoltà. Cioè se davvero i suoi responsabili avessero dovuto dare ai loro collaboratori tutte le spiegazioni, le specifiche, le puntualizzazione che chiedeva lui, avrebbero completamente paralizzato la loro attività.

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

Ci sono dirigenti che rifiutano gli incarichi, anche direttivi, perché non li ritengono qualificanti. e poi fanno causa per demansionamento. Vincendola

 

*MILENA GABANELLI IN STUDIO*

Noi facciamo servizio pubblico e al pubblico bisogna render conto. Sappiamo che ci sono dirigenti senza incarico e costano molto, ed entrano con la spinta politica. Siccome ogni volta che cambia il governo cambia il film, perché non assumere questi dirigenti a tempo determinato? Sparirebbe l’imbarazzante cimitero degli elefanti, insieme alle milionarie cause per demansionamento. Invece per quel che riguarda gli imboscati purtroppo, più l’azienda è grande e più ce ne sono, hanno mansioni che non svolgono e costringono altri a tirarsi il collo al posto loro. Fra parentesi - è grazie a questa categoria, quella dei responsabili, che non prende un euro in più e spesso nemmeno un grazie, se in Rai si va in onda tutti i giorni, se tutte le mattine la scuola apre, se in ospedale si riesce ad avere un’assistenza degna. Chiusa parentesi. Cosa succede invece quando un funzionario pubblico viene rinviato a giudizio ? Il comune di Taranto è stato spolpato, è fallito.

Nell’attesa dei tempi giudiziari dove stanno i responsabili?

 

*ALDO PETRUCCI – Procuratore generale Taranto*

Ho coniato questa definizione per le vicende del comune di Taranto: la realtà supera l’immaginazione.

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

Nella sede comunale di via Plinio 23 impiegati lavoravano molto altroché i fannulloni. Per far quadrare i conti facevano straordinari sustraordinari finché un bel giorno…

 

*TGR PUGLIA*

"una ventina di arresti a Taranto per gli emolumenti gonfiati a favoredei dipendenti comunali"

 

*ALDO PETRUCCI – Procuratore generale Taranto*

Peculato, truffa aggravata, associazione a delinquere.

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

Secondo la procura i dipendenti coinvolti nella vicenda giudiziaria si sarebbero gonfiati illecitamente le buste paga fino a 20,40,100 mila euro al mese, aggiungendo varie voci di straordinario.

 

*GIOVANNI MONACO – Guardia di Finanza Taranto*

Avrebbero dovuto avere delle capacità soprannaturali, insomma, per poter far fronte a questa mole di lavoro. Praticamente partecipavano contestualmente sia a progetti sia a commissioni, sia a straordinario. Una giornata avrebbe dovuto essere minimo di 48 ore.

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

48 ore al giorno e per 5 anni, in via Plinio non si usava timbrare il cartellino, i marcatempo sono stati acquistati soltanto dopo lo scandalo. Erano i dirigenti a segnare le ore su un foglio presenza, attestando che i dipendenti partecipavano a commissioni e a progetti obiettivo.

 

*GIOVANNI MONACO – Guardia di Finanza Taranto*

Un progetto fatto per la raccolta e la numerazione delle fatture, destinato al comune. Questo è un compito ordinario della direzione risorse finanziarie.

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

Ma è bastato farlo diventare straordinario e i ragionieri si sono spartiti 26 mila e 500 euro. Progetti obiettivo ne sono stati fatti almeno 122.

 

*ALDO PETRUCCI – Procuratore generale Taranto*

Per le casse comunali oltre 5 milioni di euro.

 

*GIOVANNI MONACO – Guardia di Finanza Taranto*

Lo stipendio base è 1747.

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

Aggiungendo la parola magica progetto sono comparsi 50 mila euro, in un solo mese. Dal 2001 al 2005 questo dirigente si è guadagnato 600 mila euro grazie ai progetti. Quest’altro 500 mila. Facevano tutti parte della direzione Risorse finanziarie del personale.

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

Le indagini hanno chiarito che gli assessori non verificavano le determine di spesa firmate dai dirigenti, ma i politici sapevano. Nel corso delle perquisizioni è stato trovato in un cassetto il rapporto del 2001 redatto dagli ispettori del ministero dell’economia dove si

segnalavano irregolarità nella gestione delle finanze. Ma per cinque anni e mezzo il sindaco Rossana Di Bello eletta in modo plebiscitario per due tornate elettorali, non ha fatto correttivi. Si è dimessa il giorno dopo aver ricevuto la condanna per la gestione degli appalti dell’inceneritore a febbraio dello scorso anno, lasciando nelle mani del commissario inviato dal governo un comune in bancarotta.

 

*TOMMASO BLONDA – Commissario del Governo*

Il lunedì cominciare una settimana con quest’incubo dei soldi che mancavano, di questi poveracci che stavano qui senza stipendio, due mesi senza stipendio! Due mesi! E’ troppo!

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

Taranto da un estremo all’altro. Nel giro di poche settimane i suoi dipendenti comunali sono passati dal record dei più pagati in italia al record dei meno pagati. La grande abbuffata era finita per tutti, anche per gli onesti. I 23 arrestati che si sono mangiati 5 milioni di euro non possono rappresentare gli altri 1300, ma la spartizione pare fosse più allargata e non solo ai piani alti di via Plinio. All’appello mancano infatti almeno 20 forse 30 milioni di euro, elargiti come salario accessorio ma presi illecitamente da altri fondi.

 

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

La subcommissario li ha sospesi lasciandoli vivere con l’assegno familiare di 700 euro al mese. I sospesi hanno fatto ricorso in tribunale per rientrare al lavoro. Uno si è persino lamentato per la mancanza dello stipendio. Il giudice ne respinge il ricorso, gli ha ricordato che aveva guadagnato in due anni 230 mila euro.

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

Bisognerebbe cambiare la legge che oggi non consente di licenziare un dipendente pubblico se nei suoi confronti è stato aperto un procedimento giudiziario, si deve aspettare che la lenta macchina della giustizia finisca il suo corso. Per i lavoratori del privato la musica è un’altra.

 

*GIUSEPPE FIORONI – Ministro dell’Istruzione*

Oggi c’è una norma che sui reati di abusi sessuali, pedofilia e quant’altro c’è la decadenza immediata del servizio come ha richiamato una circolare per far applicare…

 

*SABRINA GIANNINI *

Quindi lei ha chiesto ai dirigenti qualora ci fossero questi casi in sospensione cautelare.

 

*COSIMA DI STANI – Subcommissario del Governo*

Il rientro in servizio è la regola. L’eccezione è appunto la valutazione in termini discrezionali dell’opportunità o meno di far rientrare il dipendente.

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

Infatti non vi è obbligo ma discrezione nell’allontanare un inquisito e a discrezione si sceglie quasi sempre di lasciarlo sul posto. Basta restare a Taranto per avere un esempio.

 

*SABRINA GIANNINI *

Il peso che un dirigente di una asl che ha più dirigenti inquisiti in assoluto?

 

*MARCO URAGO – direttore generale ASL Taranto1*

Statisticamente non so le altre, però io sono messo bene.

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

La tangentopoli della sanità tarantina prende avvio nel 2002, secondo l’accusa le gare di appalto erano sproporzionate rispetto ai servizi forniti alla asl, a volte le forniture erano del tutto inesistenti, quindi le fatture false. I funzionari della asl avrebbero secondo l’accusa il loro tornaconto in tangenti. Direttore da un anno Marco Urago sta cercando di ridimensionare il deficit di 90 milioni di euro, in compenso può vantare un bagno costoso lasciatogli in eredità da uno dei direttori inquisiti.

 

*MARCO URAGO – direttore generale ASL Taranto1*

Questo è un bagno che è stato oggetto anche in questo caso di interesse da parte della magistratura perché fu un bagno ristrutturato ad un prezzo decisamente elevato. Circa 200 mila euro. E una doccia che non funziona.

 

*SABRINA GIANNINI *

Quanti ancora oggi sono ancora qua che lavorano?

 

*MARCO URAGO – direttore generale ASL Taranto1*

Tutti tranne una.

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

E’ da pochi giorni rientrata anche lei Antonia Manghisi. E’ l’unica ad aver fatto i 5 anni di sospensione previsti e adesso vuole unm risarcimento. Era l’ex direttore amministrativo nel 2002, si fece anche otto mesi di carcere, l’anno successivo gli arresti domiciliari per un’altra vicenda di appalti e tangenti e adesso la rosa dei funzionari inquisiti è al gran completo.

 

PIERCAMILLO DAVIGO – Consigliere di Cassazione*

Ai pubblici funzionari, è richiesto di avere disciplina d’onore. Allora se vuoi continuare a fare il pubblico funzionario non prendi la prescrizione. Oppure se vuoi continuare a fare il pubblico funzionario non patteggi, non ricorri all’applicazione di pena. Se sei innocente ti difendi e accetti l’esito del giudizio.

 

*SABRINA GIANNINI*

Quindi lei sostiene che ci vorrebbero dei correttivi normativi, affinché il pubblico funzionario se accetta invece la prescrizione…

 

*PIERCAMILLO DAVIGO – Consigliere di Cassazione*

Venga colpito disciplinarmente se viene meno il requisito dell’onore che è un bene previsto, anzi imposto dalla Costituzione per chi svolge pubbliche funzioni.

 

*MILENA GABANELLI IN STUDIO*

Quando c’è un procedimento contro un dipendente pubblico l’unico strumento che permette la legge è quello della sospensione cautelare. Cioè tu dirigente se vuoi salvare l’onorabilità della pubblica amministrazione dovresti allontanare il dipendente con un assegno minimo di mantenimento, in attesa di sentenza. Ma la regola invece è quella di lasciarlo al suo posto , anche se ha commesso reati gravi. Una volta condannato invece, immaginiamo, scatterà a il licenziamento…. o no?

Parlavamo di dipendenti pubblici rinviati a giudizio. In caso di condanna chi deve licenziare è il dirigente pubblico. Ma lo fa? Per saperlo basta andare a vedere se i condannati sono stati mandati a casa o sono ancora al loro posto. Torniamo a Napoli.

 

*LUIGI MASSA – City Manager Napoli*

Io adesso non ho qui il dato, quindi non posso…però noi licenziamo moltissima gente.

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

E’ vero 99 licenziati in 7 anni, tutti con sentenze passato ingiudicato. Quindici di questi però dopo il licenziamento sono tornati a lavorare. Questo vigile è stato arrestato e poi condannato per concussione con sentenza definitiva. Due anni dopo il fattaccio è stato promosso Diligente di primo livello. Una stelletta e un po’ di stipendio in più.

 

*GIUSEPPE FIORONI – Ministro dell’Istruzione*

Guardi da questa parte, la corte dei conti, gli posso fornire pure i dati, ma noi viviamo in uno stato dove anche la corte dei conti, sa che ormai noi abbiamo fatto una norma dio legge che è precisa, come la sentenza…decadono immediatamente e cessano. Se lei legge la mia circolare, ho ribadito che cessano immediatamente. Per cui questo 50% che è in servizio se ha avuto la condanna…

 

*MILENA GABANELLI IN STUDIO*

Questo 50 % di condannati responsabili di reati sessuali nei confronti dei minori devono essere licenziati, speriamo che l’abbiano fatto e che qualcuno controlli, perché fino a poco tempo fa erano ancora al loro posto. Anche chi è stato condannato per aver rubato soldi pubblici, corrotto, chiesto mazzette se la cava quasi sempre con una sospensione di 10 giorni dal lavoro e dalla busta paga. Sarebbe previsto il licenziamento, ma quasi mai nessuno lo applica, per questo nel 2001 è stata fatta una legge apposta che dice: tu dirigente davanti ad una condanna superiore ai 3 anni puoi licenziare in tronco senza aprire nessuna pratica. Ma poi tra patteggiamento e rito abbreviato, ai 3 anni ci si arriva raramente e il condannato resta al suo posto. Per rimediare adesso è stata fatta una modifica alla legge.

 

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*

Il ministro della funzione pubblica Nicolais, ha cosi proposto un disegno di legge per licenziare automaticamente anche chi pur patteggiando prende una pena di due anni. Possiamo festeggiare la fuoriuscita dei corrotti dalla pubblica amministrazione?

 

*SABRINA GIANNINI*

Aver abbassato da due a tre anni comporterà praticamente…

 

*PIERCAMILLO DAVIGO – Consigliere di Cassazione*

Effetti ridottissimi.

 

*SABRINA GIANNINI*

Per esempio la corruzione?

 

*PIERCAMILLO DAVIGO – Consigliere di Cassazione*

La corruzione, il minimo in Italia è di due anni. Solo chi chiede il patteggiamento un terzo in meno, o l’abbreviato o un terzo in meno. Se risarcisce il danno un altro terzo in meno, fino a un terzo, comunque concretamente.

 

*SABRINA GIANNINI*
Quindi in che percentuale, poi alla fine, per esempio uno che è accusato di corruzione, può arrivare a prendere più di due anni.

*PIERCAMILLO DAVIGO – Consigliere di Cassazione*
Il 2%.

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*
Il consigliere Davigo insieme a Grazia Mannozzi ha raccolto ed elaborato i dati dei casellari giudiziari dall’83 al 2002, e come si vede risulta che le condanne per corruzione con pena superiori a tre anni, sono 1,7%.

*SABRINA GIANNINI*
Quindi perché li avete lasciati a due anni?

*LUIGI NICOLAIS - Funzione pubblica *
La ragione per cui l’abbiamo lasciati è perché non potevamo scendere al di sotto dei due anni altrimenti noi andavamo ad operare , a licenziare persone che avevano commesso reati minimi e non potevamo a questo punto licenziare tutte le persone che hanno commesso reati lievi.

*PIERCAMILLO DAVIGO – Consigliere di Cassazione*
Sono reati questi che fanno venir meno il rapporto fiduciario, o ti sei rubato i soldi, o li hai rubato all’amministrazione o li hai rubati ai cittadini o ti sei messo d’accordo con i cittadini per danneggiare l’amministrazione. In un caso o nell’altro vai a casa.

*SABRINA GIANNINI*
Quindi che cosa si doveva fare, non mettere un limite di due anni?

*PIERCAMILLO DAVIGO – Consigliere di Cassazione*
No, la condanna per uno di questi reati comporta …punto.

*SABRINA GIANNINI*
Se devi essere severo non farlo per dare un’idea che lo sei ma fallo veramente, se è vero e non punitivo.

*LUIGI NICOLAIS - Funzione pubblica *
Molto sinceramente, l’idea non voleva essere così, voleva però che si arrivasse ad un eccesso. Perché se noi veramente vogliamo buttare a mare il bambino con l’acqua sporca, secondo me esageriamo nella pubblica amministrazione. Arrivare ad un eccesso così di licenziabilità per ogni reato di questo genere, per qualunque forma di condanna, secondo me è un po’ troppo severo.

*PIERCAMILLO DAVIGO – Consigliere di Cassazione*
Perché una corruzione è meno grave se la somma percepita è minore? O vuol dire che il prezzo di quel funzionario è talmente basso che si vende per poco o per nulla? Io non lo so se sia meno grave per esempio, ma uno che si vende per 50 euro che affidabilità può dare alla sua amministrazione?

*LUIGI NICOLAIS - Funzione pubblica *
Di questo però ne discuteremo sicuramente al senato a breve perché diciamo che il limite che abbiamo richiesto è di due anni, ma potremmo anche scendere ne potremmo anche discutere su questo.

*SABRINA GIANNINI*
Scendere a uno?

*LUIGI NICOLAIS - Funzione pubblica *
Scendere ad uno per esempio.

*SABRINA GIANNINI FUORI CAMPO*
Allora visto che c’è ancora un margine per la modifica è il caso che una legge di questo tipo manterrà le cose come prima, quindi lascerà nel cesto tutte le mele marce. Sarà il caso di controllare come per esempio Francesco De Lorenzo l’ex ministro è tornato a fare il docente di medicina dell’università Federico II di Napoli.

*PIERCAMILLO DAVIGO – Consigliere di Cassazione*
Il problema vero è che queste attività non vengono fatte non soltanto per inefficienza, non vengono fatte, mi dispiace doverlo dire, ma anche per la gravissima capacità di ricatto che a volte questi funzionari irretiti da queste vicende hanno.

*SABRINA GIANNINI*
Cioè?

*PIERCAMILLO DAVIGO – Consigliere di Cassazione*
Vede la corruzione è un reagito diffusivi, nel senso che dove c’è un corrotto prima o poi ce ne saranno altri. I corrotti sono in grado di ricattare i loro complici. Se hanno diviso i soldi con altri funzionari pubblici sono in grado di dire agli altri "guardate che se mi mandate a casa io racconto tutto".

*LUIGI MAGISTRO – Ex direttore Audit e sicurezza Agenzia Entrate*
Significa 2000 controlli sui vari uffici locali dell’agenzia delle entrate che sono sparse in tutta Italia e li facciamo soprattutto tenendo conto di quelli che sono i principali rischi cerchiamo quindi di agire sui processi a maggior rischio dei criticità di vario genere.

Luigi Magistro lo avevamo intervistato otto mesi fa, proprio su quel sistema che lui aveva creato dal nulla quattro anni fa. Durante quell’incontro avevamo parlato di un altro caso di corruzione e bustarelle anche questo scoperto grazie al controllo sicurezza interno e alla pronta segnalazione fatta ai magistrati.

*MILENA GABANELLI IN STUDIO*
Uno cerca, spera di trovare qualcosa che funziona, quando lo trova si accorge che il nostro sistema Audit quello creato da Luigi Magistro, addirittura ce lo invidiano in tutta Europa, e i francesi sono venuti a studiarcelo. Cosa fai con un dirigente così: te lo tieni stretto e lo esponi come un fiore all’occhiello. Invece scopri che è stato spostato, non promosso, perché da direttore è diventato vice, e la motivazione ufficiale, la nota che ci è stata mandata è la seguente: "Nella nostra struttura dopo un periodo di 4 anni trascorsi in una funzione di alta responsabilità è normale il passaggio ad altro incarico". Come dire Signor Magistro che lei sia bravo o mediocre non importa, da noi dopo 4 anni si cambia. Siccome questo ufficio però non esisteva prima, è una regola nuova? E come mai al Contenzioso, al Contenzioso c’è lo stesso dirigente da dieci anni? Mi piacerebbe chiedere al Signor Visco: ma lei lo sa? Se è no provveda, se invece ne è al corrente dica almeno ai suoi collaboratori di inventare una motivazione più credibile, altrimenti viene il sospetto che chi ha creato un sistema per individuare la corruzione all’interno dell’agenzia delle entrate era da spostare.Punto. Allora però è inutile che stiamo qui a fare tante leggi e riforme.


L’ACQUA BATTESIMALE E’ GRATIS!

A partire dal 1929, con la firma dei Patti Lateranensi, lo stato italiano si fa carico della dotazione di acqua per lo Stato Vaticano, in virtù dell’articolo n. 6, che al primo comma dice che "L’Italia provvederà, a mezzo degli accordi occorrenti con gli enti interessati alla Città del Vaticano un’adeguata dotazione d’acqua in proprietà".

L’Italia si fa carico da allora dei 5 milioni di metri cubi d’acqua consumati in media dallo Stato Pontificio. Per le acque di scarico, Città del Vaticano si allaccia all’Acea, ma non paga le bollette, perché non riconosce la tassazione imposta da enti appartenenti a stati terzi. In soldoni, non riconosce Acea perché è "straniera".

Quando Acea si quota in borsa nel 1999, chiede un intervento al governo italiano, che ripiana i 44 miliardi di lire di debiti relativi alla fornitura delle acque vaticane. Da quel momento, la Chiesa avrebbe dovuto farsi carico di una spesa di 4 miliardi di lire annui, ma non è andata così. Tutti i salmi finiscono in gloria, e lo Stato italiano si trova di nuovo nel 2004 a pagare il conto: tocca alla finanziaria 2005 stanziare 25 milioni di euro subito e quattro dal 2005 per dotare il Vaticano di un sistema di acque proprie.

Nel 2001 il Governo Berlusconi istituisce una commissione bilaterale per provare a dirimere la questione delle acque bendette, ma pare che ci sia poco da fare per i debiti che ACEA lamenta, il Vaticano è disponibile a pagare solo una quota di 1.100 euro, per realizzare un depuratore. STOP.

La commissione ha assicurato allo stato pontificio la dotazione d’acqua richiesta (1059 once all’anno) sempre con carattere di gratuità, come disposto dai patti lateranensi, per far fronte alle esigenze sia all’interno delle mura Lonine, che all’esterno, a beneficio delle sedi di dicasteri ed enti contrali della Chiesa, indicati dalla Santa Sede con apposito elenco, che viene aggiornato in via diplomatica. Quali e quanti siano è da scoprire. Il Vaticano comunque corrisponderà un contributo periodico in riconoscimento degli oneri connessi al trasporto dell’acqua.

Carta e penna alla mano, facendo due conti si realizza facilmente che il debito dal 1999 ad oggi ammonta a circa 52 milioni di euro.

C’è da strabuzzare gli occhi, al pensiero dell’enorme buco che lo stato italiano ha dovuto ripianare e che Acea ha tollerato, soprattutto se si confronta con un normale cittadino, che se non paga una bolletta rischia di trovarsi i sigilli sul contatore!

L’acqua è diventata un bene preziosissimo per il pianeta, a causa delle molte guerre che per essa si combattono. Nei Paesi poveri si imbracciano i fucili per avere qualche zampillo d’acqua potabile che garantisca la sopravvivenza. Nei Paesi ricchi invece il business si fa privatizzandola: comprando a poco prezzo le fonti, e rivendendo in bottiglie di plastica etichettate un "prodotto" che in realtà è un bene primario, un’esigenza per la vita della collettività.

Le grandi multinazionali e le multiutility dei comuni fanno schizzare i bilanci alle stelle vendendo l’acqua a prezzi più elevati del petrolio, ma l’acqua è soprattutto vita, bene comune dell’umanità. Ecco perché anche il Vaticano dovrebbe riconoscerle il giusto valore (se non per il debituccio…).


RENDICONTAZIONE SOTTOSCRIZIONE A FAVORE DELLE VITTIME DELL'URANIO IMPOVERITO

Troverete qui sotto in allegato gli estratti conto della cifra finora raccolta con la sottoscrizione a favore delle vittime dell'uranio impoverito. Si tratta di 5.966 euro in tutto.

Sono stati già consegnati all'osservatorio militare 3.000 euro pervenuti dalla sottoscrizione, oltre ai 20.000 devoluti da Franca Rame.

Per ogni chiarimento o delucidazione sulla rendicontazione, potete scrivere a [email protected].

La Redazione

Clicca qui per vedere gli estratti conto

 

Argomento: 

al signor mattiasman da franca rame

GENTILE SIGNORE, SOLO OGGI HO AVUTO LA POSSIBILITA' DI LEGGERE LA CORRISPONDENZA POSTATA. CI SIAMO GIA' TUTTI PASSATI CON PERSONAGGI DICIAMO "ESUBERANTI" DEL SUO STAMPO... PER MESI ABBIAMO SOPPORTATO DI TUTTO, COME HO GIA' DETTO POCHI GIORNI FA...MINACCE DI MORTE, INSULTI DI OGNI TIPO POI, SU RICHIESTA DELLA POLIZIA POSTALE, (C'E' UN PROCESSO IN CORSO CON RICHIESTA DI 500.000 EURO DI DANNI), SONO STATA COSTRETTA A BLOCCARLI. VEDE, IO SARO' CERTAMENTE UNA PERSONACCIA, UNA MASCALZONA CHE MANGIA A SBAFFO, CHE METTE I SOLDI IN BANCA... (ANZI... LI DO A STROZZO AI DISPERATI... CUCINO I BAMBINI E MI MANGIO ANCHE QUELLI!) UNA CHE TRADISCE... UNA SCHIFOSA... SU QUESTO BLOG CERCO DI PORTARE AVANTI QUELLO CHE HO SEMPRE FATTO: POLITICA. NON LE VADO BENE? CHE CI POSSO FARE? EMIGRI IN LUOGHI PIU' INTERESSANTI... QUESTA NON E' CASA SUA... INVIA MESSAGGI SU MESSAGGI: 7- 8- 10... COMPRENDIAMO IL DESIDERIO SUO DI DOMINARE.. ESSERE PROTAGONISTA... SOPRATTUTTO E' EVIDENTE LA PALESE INTENZIONE DI PORTAR VIA SPAZIO: "GIU', GIU' TUTTI!! CI SONO IO!!! VI FREGO IDIOTI NANI... GIU', GIU'!!!" (HA QUALCHE PROBLEMA? CE NE PARLI... GIRA MOLTA GENTE GENEROSA DA QUESTE PARTI... MAGARI POSSIAMO AIUTARLA...) IL GUAIO, PER CHI NON HA MISURA, E' CHE IL "TROPPO STROPPIA", COME SI DICE. NON LA BLOCCHERO' MA LEI DEVE ESSERE TANTO GENTILE DA LIMITARE, COME TUTTI GLI ALTRI, LA SUA FOGA LETTERARIA... SI FA PER DIRE... SINTESI, PER FAVORE! DIVERSAMENTE, SAREMO COSTRETTI A FARE A MENO DEL SUO ILLUMINATO PENSIERO. BUONA VITA! franca rame


INTERROGAZIONI SUL CASO ENEL-WIND E IL RISCHIO DIOSSINE A TREVISO

Anche oggi apriamo una finestra sull'attività parlamentare, pubblicando alcune interrogazioni: la prima, presentata questa settimana a firma di Franca Rame e del Sen. Fernando Rossi, riguarda la "truffa" enel-wind di cui si è occupata la trasmissione REPORT.

L'altra è stata presentata all'indomani dell'incendio alla De Longhi, una fabbrica di elettrodomestici alla prima periferia di Treviso, e del rischio diossina, che è stato superficialmente "oscurato".

INTERPELLANZA  A RISPOSTA ORALE

Al Presidente de Consiglio dei Ministri

Al Ministro del Tesoro

- Premesso che la televisione pubblica nel corso di un suo programma molto apprezzato e molto visto ed ascoltato (REPORT), nella puntata dedicata ad alcune operazioni finanziarie e commerciali dell’ENEL ha affermato che  nella vendita della compagnia telefonica Wind avrebbe registrato una perdita secca di oltre quattro miliardi di euro e che poi avrebbe provveduto al recupero di detta perdita sulle bollette elettriche fatte pagare ai consumatori utenti del servizio.

Considerato che, se quanto affermato corrispondesse al vero:

- ci troveremmo di fronte a gravissimi atti di cattiva amministrazione e, di sperpero del pubblico denaro con grandissime responsabilità gestionali degli amministratori protempore di una società a capitale pubblico;
- ci troveremmo di fronte ad una truffa bella e buona perpretata ai danni dei consumatori utenti del servizio ai quali è stato fatto pagare un prezzo del servizio reso molto superiore al suo reale valore;

consideriamo inoltre che , essendo le tariffe anche oggetto di autorizzazione da parte di autorità di controllo, ci troveremmo di fronte alla più chiara ed esplicita dimostrazione di incapacità del sistema delle Autorità  a garantire concretamente la tutela dei cittadini consumatori ed utenti e troppo disponibili alle richieste delle società di erogazione dei servizi.

Per sapere:
se risponde al vero quanto affermato dalla RAI nella trasmissione REPORT;

- se, qualora rispondesse al vero quanto affermato, il Presidente del Consiglio ed il Ministro interpellati non ritengano di dover chiedere conto a tutti gli amministratori responsabili di un siffatto sperpero di danaro pubblico tramite azioni di responsabilità nei loro confronti e di rivalsa sui loro patrimoni;
- se, qualora quanto affermato rispondesse al vero, gli interpellati non ritengano di dover imporre all’ENEL, con tutti i mezzi in loro possesso, la restituzione a consumatori ed utenti dell’ENEL di quanto fatto pagare ingiustamente;
- se non ritenga che, nei contratti collettivi cosiddetti “per adesione” in cui il gestore dei servizi, quale soggetto forte, impone a milioni di soggetti deboli il proprio interesse sia ormai improcrastinabile una nuova normativa a tutela dei consumatori dando loro una capacità contrattuale attraverso forma associative specifiche.

Sen. Franca Rame

 Sen. Fernando Rossi
_______________________________
 
AL MINISTRO DELLA SALUTE

AL MINISTRO DELL’AMBIENTE

Premesso che:
Nel primo pomeriggio del 23 aprile è divampato, per cause ancora da accertare,  un incendio di gravissima entità che ha coinvolto grande parte dell’azienda De Longhi di Treviso. Tale azienda, di primaria importanza nel settore, produce elettrodomestici di vario genere fabbricati per lo più con materiali plastici. I prodotti erano stoccati nei magazzini, avvolti in contenitori costituiti anch’essi di materie plastiche, in grandi quantità a causa dell’imminente periodo di “picco di richiesta” dovuto all’arrivo della stagione estiva.

Le diossine si formano durante la combustione di materiali organici o contenenti cloro, verosimilmente plastiche,vernici, imballaggi. La pericolosità delle diossine è legate alla loro persistenza sui terreni (stimata oltre il secolo), creando danni irreparabili alle coltivazioni locali, vocate al biologico e alla produzione doc e dop oltre che vitivinicola; e alla bioaccumulabilità: si concentrano cioè nei tessuti adiposi in maniera esponenziale lungo la catena alimentare, nel latte vaccino e in quello materno, nel sangue e nel fegato.

Tra gli inquinanti nocivi alla salute umana, nel processo di combustione vengono generate polveri fini e ultrafini, in grado di penetrare nel sistema emopoietico e linfatico diventando potenziali cause di insorgenze tumorali.

La misurazione della presenza di diossina in atmosfera non è eseguibile in modo estemporaneo, in quanto la metodologia prevede che si rilevi sulla base del deposito sul terreno, che avviene ovviamente nel corso del tempo.

 Si chiede di sapere

- Sulla scorta di quali dati l’ARPAV abbia confermato nelle ore successive all’incendio l’assenza di pericolo legato alla fuoriuscita di diossine, furani  idrocaburi policiclici aromatici (Ipa), polveri sottili, e altri inquinanti
- Se la Prefettura di Treviso, nella definizione dell’ “area più prossima” all’incendio tenuta sotto controllo, abbia tenuto conto della grande dispersione degli inquinanti dovuta ai fattori climatici
- Se sia stato avviato un protocollo di informazione prevenzione e profilassi per la comunità locale, e quali sono i criteri di applicazione
- Se è prevista la realizzazione di una mappatura delle zone a rischio che segnali l’esposizione di scuole, ospedali, case di riposo, allevamenti animali, coltivazioni agricole e bacini idrici, e quali misure si intendano adottare per realizzarla.

Sen. Franca Rame


Dell'Utri condannato a braccetto col boss: la notizia non s'ha da dare

di STEFANO SANTACHIARA, articolo pubblicato su www.centomovimenti.it

 

La Corte d'Appello di Milano ieri mattina ha confermato la condanna a 2 anni di reclusione per Marcello Dell'Utri e per il boss trapanese Vincenzo Virga, riconosciuti colpevoli di tentata estorsione aggravata ai danni del presidente della Pallacanestro Trapani, Vincenzo Garraffa. Sono stati accertati i fatti denunciati: all'inizio del 1992 Virga, condannato per mafia e omicidio e tuttora in carcere, luogotenente di Provenzano, mago dell'imprenditoria e degli appalti con beni sequestrati per svariati miliardi, fece visita a Garraffa per riscuotere 700milioni di lire, il 50% di una sponsorizzazione, pretesi in nero da Dell'Utri, che aveva già minacciato Garraffa in precedenza: "Io le consiglio di ripensarci. Abbiamo uomini e mezzi che la possono convincere a cambiare opinione".

Nessun telegiornale italiano ne ha parlato, in tutte le edizioni non è stata letta neppure la nota d'agenzia: la notizia della condanna a braccetto di un boss mafioso e del braccio destro dell'uomo politico più potente del pianeta oltrechè ideatore del primo partito italiano, non s'ha da dare. Dell'Utri, già condannato in via definitiva a 2 anni per frode fiscale e false fatturazioni a Torino, più altri 6 mesi patteggiati a Milano per altre false fatture di Publitalia, nel dicembre 2004 è stato condannato in primo grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa assieme al coimputato Tanino Cinà, poi prematuramente scomparso.

 

 "L'imputato- si legge nella sentenza dei giudici di Palermo- ha voluto mantenere vivo per circa trent'anni il suo rapporto con l'organizzazione mafiosa (sopravvissuto anche alle stragi del 1992 e 1993, quando i tradizionali referenti, non più affidabili, venivano raggiunti dalla 'vendettà di Cosa nostra) e ciò nonostante il mutare della coscienza sociale di fronte al fenomeno mafioso nel suo complesso e pur avendo, a motivo delle sue condizioni personali, sociali, culturali e economiche, tutte le possibilità concrete per distaccarsene e per rifiutare ogni qualsivoglia richiesta da parte dei soggetti intranei o vicini a Cosa nostra (...). Si connota negativamente la sua disponibilità verso l'organizzazione mafiosa attinente al campo della politica, in un periodo storico in cui Cosa nostra aveva dimostrato la sua efferatezza criminale attraverso la commissione di stragi gravissime, espressioni di un disegno eversivo contro lo Stato, e, inoltre, quando la sua figura di uomo pubblico e le responsabilità connesse agli incarichi istituzionali assunti, avrebbero dovuto imporgli ancora maggiore accortezza rigore morale, inducendolo ad evitare ogni contaminazione con quell'ambiente mafioso le cui dinamiche egli conosceva assai bene per tutta la storia pregressa legata all'esercizio delle sue attività manageriali di alto livello (...).

Vi è la prova che Dell'Utri aveva promesso alla mafia precisi vantaggi in campo politico e, di contro, vi è la prova che la mafia, in esecuzione di quella promessa, si era vieppiù orientata a votare per Forza Italia nella prima competizione elettorale utile e, ancora dopo, si era impegnata a sostenere elettoralmente l'imputato in occasione della sua candidatura al Parlamento Europeo nelle file dello stesso partito, mentre aveva grossi problemi da risolvere con la giustizia perché era in corso il dibattimento di questo processo penale (...).

E' significativo che Dell'Utri, anziché astenersi dal trattare con la mafia (come la sua autonomia decisionale dal proprietario ed il suo livello culturale avrebbero potuto consentirgli, sempre nell'indimostrata ipotesi che fosse stato lo stesso Berlusconi a chiederglielo), ha scelto, nella piena consapevolezza di tutte le possibili conseguenze, di mediare tra gli interessi di Cosa nostra e gli interessi imprenditoriali di Berlusconi (un industriale, come si è visto, disposto a pagare pur di stare tranquillo)".

Cosa accadrebbe se il falco di Bush venisse condannato per aver cercato di riscuotere il pizzo a Little Italy ed incontrasse mafiosi ovunque, da Londra a Catania? S

e il braccio destro di Blair gli avesse portato a palazzo uno stalliere mafioso considerato testa di ponte del narcotraffico, arrestato e scarcerato più volte coi due Lord sempre pronti a riaccoglierlo a braccia aperte e scoperti- da un'intercettazione- a ridere del sospetto che avesse fatto esplodere una bomba a fini estorsivi? Se il fondatore del partito di Sarkozy fosse riconosciuto da un Tribunale come referente dei marsigliesi da trent'anni, prima in seno all'impresa del presidente e poi direttamente alla sua forza politica? In una democrazia la notizia campeggerebbe per giorni sulle prime pagine di giornali e telegiornali, con successivi approfondimenti ai raggi X delle gesta di chi, essendo un uomo pubblico, viene giudicato e allontanato già per i comportamenti immorali, figurarsi per i reati. Il pregiudicato in questione sarebbe cacciato con infamia da tutta la classe politica, destra e sinistra, nessuno accetterebbe più di recitare spettacoli, come fece l'attore Carlo Rivolta dopo la condanna di Palermo, o presentare libri con gente del genere.

In Italia, se la Disinformatja riesce a cancellare totalmente la notizia il centrodestra non ha più nemmeno bisogno di ripetere le litanie su toghe rosse e giustizia politica, appaltate negli anni da Berlusconi ai fedeli An (l'ex magistrato Mantovano paragonò i giudici di Palermo che condannarono Dell'Utri e il mafioso Cinà ai "nazisti in fuga che facevano le rappresaglie") e Udc(l'indipendente Casini passò alla storia perché da presidente della Camera volle esprimere solidarietà a Dell'Utri sub iudice).

Il centrosinistra invece, con molto fair play, non commenta le sentenze di condanna. Come se fosse un fatto ininfluente per le istituzioni e la vita pubblica la presenza in Parlamento di mafiosi, omicidi, evasori, corrotti e corruttori, buon ultimo il pregiudicato per corruzione Cesare Previti, che non pago di aver evitato il carcere grazie all'ex Cirielli, allo sconto dell'indulto e all'affidamento ai servizi sociali previsto dalla Simeone-Saraceni, è riuscito a portare a casa il malloppo anche a sentenza definitiva: dal maggio scorso, quando la condanna della Cassazione ha sancito la sua interdizione ai pubblici uffici, ha già incassato 132mila euro come deputato. Le eccezioni politiche sono rappresentate dal Bossi prima della cura- fotografata negli appunti del giornalista Sasisini- che chiamava Berlusconi "mafioso di Arcore",e da poche altre mosche bianche, spesso ex magistrati, parenti di vittime della criminalità organizzata, uomini e donne da sempre in prima linea.

 La maggioranza dei politici che non ha legami con la mafia non fiata per omertà. Poi, passata a'nuttata, ci pensano i dalemiani a parlare. La catanese Anna Finocchiaro, supercandidata alla guida del Pd, ha sottolineato che il problema di Andreotti è l'età e non le "vicissitudini giudiziarie", ossia la prescrizione per il senatore a vita del "reato di associazione a delinquere con Cosa Nostra commesso fino alla primavere dell'80". L'onnipresente Nicola Latorre, tra una condanna e l'altra di Dell'Utri, tiene a far sapere che "con il senatore esiste un rapporto di grande cordialità e di stima reciproca. La mia impressione su di lui (Dell'Utri) è estremamente positiva: penso sia una persona pacata, sensibile e di spessore". E il gran capo della Bicamerale, interpellato da Piero Ricca, ha ammesso di avere a cuore la legge-bavaglio che sta per essere licenziata al Senato nonostante i mal di pancia della sinistra, di rutelliani, prodiani e tutti coloro che non hanno scheletri negli armadi. La legge infatti impedirà agli italiani di essere informati dai pochi giornali indipendenti sulle indagini e dunque su tutti gli scandali del potere, e limiterà in modo devastante le intercettazioni della magistratura (prorogabili dopo 90 giorni solo in presenza di nuovi elementi con una riduzione dei centri d'ascolto da 166 a 23). Ormai gli elettori hanno capito il giochetto di intestare ogni indecenza al prestanome Mastella, dall'indulto salva-Previti e Consorte alla mancata abolizione delle leggi-vergogna alla legge sul conflitto d'interessi che col blind trust non risolve nulla, e vorrebbero sapere di chi si possono fidare. Anche se i numeri in Parlamento li vedono sconfitti, gli onesti battano un colpo.


LE DUE GUERRE

l'autore della foto è Tano D'Amico.

 

Di Antonietta M. Gatti

 Laboratorio dei Biomateriali,

 Dipartimento Integrato di Neuroscienze, Testa e Collo e Riabilitazione

 Università di Modena e Reggio Emilia

  Se negli anni Sessanta la responsabilità di qualsiasi comportamento umano aberrante era allegramente scaricato sulla società, oggi il nostro approccio al problema è decisamente più scientifico: la colpa sta nel DNA. Nel 2003 un professore di Neuroscienze, tale Evan Deneris della Case Western Reserve University, scovò il gene dell’aggressività e dell’ansia e, dunque, a ben vedere, della guerra. Se è così, la guerra è inevitabile perché la portiamo scritta dentro di noi e, se la portiamo dentro di noi, cercare di eliminarla è fatica sprecata. Ma, al di là della genetica, giustificazioni per fare a botte ce n’è a iosa, da ideali politici a istanze religiose, da classifiche stilate in base all’etnia a pretese territoriali comunque giustificate, e chi più ne ha, più ne metta. In aggiunta, senza che ce lo vogliamo confessare perché questo svilirebbe la nobiltà degl’intenti bellicosi, sotto sotto ci potrebbe stare anche un disegno più grande di cui noi non siamo che protagonisti inconsci: il contenimento dei numeri. Quando animali della stessa specie e, dunque, con le stesse esigenze, si trovano a condividere aree troppo piccole, l’unica possibilità che hanno è di liberarsi del concorrente. La Natura è crudele? Fate voi. Comunque, la Natura sfugge ad ogni giudizio morale: la si deve accettare perché non c’è alternativa.

Però, se la guerra ce l’abbiamo scritta in ogni cellula e, dunque, è una caratteristica della nostra specie, forse sarebbe meglio non esagerare e dare un’occhiata ai rischi che un’attività del genere comporta al di là del puro, semplice e scontato ammazzare il nostro simile occasionalmente nemico. A mero titolo di riflessione, prendiamo

la prima Guerra del Golfo, quella del 1991. Finito il loro periodo di servizio, alcuni militari tornano dall’Iraq o dal Kuwait portandosi a casa strani sintomi, anzi, strane collezioni di sintomi non descritti nei libri o, comunque, apparentemente non in relazione tra loro. La cosa dà fastidio ai comandi militari, non per i malati in quanto tali: in fondo, si tratta solo di soldati e, se un soldato muore, il tutto rientra nell’ordine delle cose; ma per il possibile impatto che un fatto del genere potrebbe esercitare sulla popolazione che, con le proprie tasse, paga i costi della guerra e il cui consenso o, comunque, non dissenso, è indispensabile. Così, come è prassi consolidata da sempre, si decide di negare fatti pure evidentissimi, e questo anche con la complicità di media e di accademici accomodanti.

Passa un quindicina d’anni abbondante, sul Golfo Persico si combatte un’altra guerra, se ne combatte una anche in quella che fu la Jugoslavia e i malati di queste strambe malattie aumentano. E mica si tratta solo di soldati: c’è anche un sacco di civili e, cosa seccante e imbarazzante, ci sono anche tanti bambini, alcuni dei quali non ancora nati, ma che quando riescono a nascere hanno malformazioni più o meno orrende, alcune delle quali incompatibili con

la vita. Non ci sarà, per caso, un lato “oscuro” della guerra? E, visto che ad ammalarsi non sono solo i “cattivi”, ma anche i “buoni”, non ci sarà un lato della guerra che non guarda in faccia a nessuno?

Io, per mestiere, di militari ammalati ne incontro parecchi e, con l’aiuto di un microscopio elettronico un po’ particolare, vado a guardare che cosa c’è nei loro tessuti patologici. Uno di questi militari è Herbert Reed, americano, la cui storia si può leggere all’indirizzo (http://thirdestatesundayreview.blogspot.com/2006/08/herbert-reed-blood-in-his-urine-and.html)

Insieme con lui ho conosciuto due suoi commilitoni, anche loro ammalati, e le storie si accavallano e si ripetono con martellante ripetitività per loro, americani, per i francesi, per gl’inglesi e per gl’italiani che ho incontrato di persona o le cui peripezie mi sono state raccontate dai genitori o dalle mogli perché loro non c’erano più. Bene, prendiamo allora Herbie Reed. Già in Iraq sta male e si fa visitare: non è niente. Torna a casa e sta peggio, con tutta una serie di sintomi che vanno dalla stanchezza cronica a difficoltà ad urinare, dall’insonnia a dolori lancinanti in tutto il corpo a gravissime difficoltà respiratorie. Lo mandano in un ospedale militare da dove lo dimettono senza una diagnosi ma con una documentazione che nega che le malattie, vere o presunte che siano, abbiano a che fare con guerra. Eppure, i sintomi ci sono: io stessa l’ho visto prendere antidolorifici e viaggiare trascinando perennemente dietro di sé una valigia montata su ruote contenente un respiratore senza il quale non potrebbe vivere. E se c’è un effetto, ci sarà pure una causa ma, evidentemente, questo concetto così apparentemente banale è stato pensionato come pure, almeno stando alle apparenze, pare sia stato pensionato il cervello pensante. Sia come sia, Herbert viene trasferito ad altre attività con la speranza che, non potendo di fatto lavorare, si dimetta e si tolga dai piedi, magari andando a morire altrove, non più in carico all’Esercito e, dunque, fuori da ogni statistica.

Guardiamo le cose freddamente: dal loro punto di vista, i militari hanno perfettamente ragione. L’unico rischio che la guerra deve comportare è essere ferito o magari anche morire per una bomba, una pallottola (è consentita anche quella da fuoco amico), durante il servizio, e se la cosa è particolarmente vistosa per qualche motivo, allora c’è un’ottima occasione per organizzare dei bei funerali con le bare ricoperte dalla bandiera che poi viene ripiegata in modo preciso, forse anche un po’maniacale, e consegnata ai famigliari. Ma militari che tornano senza una ferita apparente e che poi muoiono in un letto d’ospedale, dopo un’imbarazzante, magari lunghissima, agonia, condita di diagnosi incerte, spesso emesse dopo lunghi indugi, e di cure inefficaci, non sono contemplati: questo non è morire da soldato. Morire in patria fra monitor, pillole, flebo e padelle di una malattia neanche ben chiara non fa parte del copione, e poi, se la voce si diffonde, tra pacifisti e richieste di risarcimenti, c’è da stare freschi. Bisogna negare, e questo a dispetto di ogni evidenza.

E’ sempre stato così? Non saprei, ma vediamo che cosa sono le guerre moderne. Il protocollo inizia bombardando scientificamente, chirurgicamente, se non viene troppo da ridere con questo avverbio, con gli ultimi ritrovati della tecnologia. Per prima cosa occorre distruggere tutto ciò che di “nevralgico” era stato costruito ed è solo dopo questa prima azione di distruzione che i soldati, in genere i fanti, vanno fisicamente su quella terra distrutta, a prenderne possesso. Dappertutto ci sono solo “brandelli di muro”, come avrebbe detto Ungaretti, ma attenzione: tutto il muro che non si vede più c’è ancora, eccome. Le bombe lo hanno sminuzzato a polveri sottilissime, del tutto invisibili all’occhio ma ben evidenti se si hanno gli strumenti adatti e, ahimé, ancor meglio rilevate dai tessuti umani e dalle cellule che reagiscono male a simili indebite presenze. E queste polveri, i fantasmi di quelle che furono delle costruzioni, aleggiano nell’aria per tempi impossibili da pronosticare ma, comunque, lunghissimi. Un inquinamento, insomma, indotto in un  attimo e destinato a durare forse per sempre. Per sempre perché la maggior parte di queste polveri non è degradabile né dalla Natura né da qualsiasi tecnologia di cui oggi possiamo disporre. E’ da lì che comincia l’altra guerra, quella combattuta a ben altri livelli, e questa ha regole ferree, con cui non si può discutere, per cui non ci sono azioni diplomatiche che tengano. Con le nostre bombe supertecnologiche abbiamo alterato l’equilibrio naturale inquinando aria, acqua, terreno, vegetali, animali e uomini. Va da sé che gli uomini sono uomini qualsiasi abito vestano e, perciò, non ha importanza se si tratta di militari o di civili o di quei volontari che vanno a prestare il loro soccorso. Ma se i militari qualche mezzo di protezione ce l’hanno: maschere antigas e contatori Geiger, per esempio, e i civili sono i nemici e, dunque, devono essere uccisi per la logica stessa della guerra, i volontari sono, in un certo senso, trasparenti. Non appartengono ad una nazionalità precisa, non sono schierati e, dunque, non sono catalogabili né come amici né come nemici, e, a ben guardare, a volte sono pure d’intralcio, se non altro perché vedono certe cose e non tengono la bocca chiusa. Questi vanno lì, mangiano ciò che mangia la gente, bevono la stessa acqua, respirano la stessa aria e quasi mai sono informati dei reali pericoli che corrono. Io ne ho incontrati: ti guardano stupefatti della loro malattia, come se il loro slancio di generosità dovesse obbligatoriamente renderli immuni da tutto. Invece non è così:

la Natura non ha regole morali o, almeno, non quelle che ci aspetteremmo o che vorremmo. Se noi ne alteriamo l’equilibrio, la Natura ne riprende subito un altro senza curarsi del fatto che questo nuovo equilibrio sia o no compatibile con le esigenze di una specie piuttosto che di un’altra. Ovviamente, l’uomo non gode di alcun privilegio e, da signore del creato come con presuntuosa ingenuità ama autodefinirsi, può tranquillamente trasformarsi nella più debole delle creature.

Nessuno strumento è buono o cattivo in sé, ma tutto dipende dall’uso che se ne fa e il cervello non è diverso da qualsiasi altro strumento. Chi è saggio lo usa per il meglio che, poi, di solito coincide con il bene di tutti. Se i politici, i militari e, perché no?, anche la gente comune, volessero soffermarsi un attimo su questa ovvietà, forse sarebbe la specie umana a ricavarne vantaggi, non ultimo, uno economico. Di fatto, tentare di ripulire le aree inquinate dalla guerra comporta spese elevatissime a fronte di risultati che non si possono altro che definire modesti quando non del tutto nulli. L’ho detto: le polveri inorganiche generate dai bombardamenti moderni sono in gran parte eterne e così piccole e sfuggenti da eludere ogni possibilità di cattura. Per di più, oggi sappiamo perfettamente che queste polveri causano un’infinità di malattie, moltissime delle quali inguaribili per la medicina odierna. E allora, che cosa si fa? Negli anni Cinquanta, in una cittadina americana, furono sotterrate scorie radioattive provenienti da un ospedale. Poi, su questa zona, fu costruito un bel parco in cui andavano a giocare i bambini. Malauguratamente, parecchio tempo dopo, insorsero nei frequentatori abituali di quel parco patologie tali da far capire che quella zona era contaminata e lo sarebbe stata ancora per tempi lunghissimi, anzi, in termini di generazioni umane, tempi infiniti. In maniera non dissimile, quando un poligono militare raggiunge un livello d’inquinamento troppo elevato, si regala il terreno alla comunità, senza, però, stare troppo a fare i pignoli sui rischi dell’operazione. Insomma, una patata bollente passata furbescamente ad altre mani tutte contente di tanta generosità.

Ormai è un dato di fatto inoppugnabile: negli ultimi, pochissimi anni abbiamo inquinato il nostro pianeta più di quanto abbiamo fatto nei due milioni di anni precedenti, così valicando ogni limite di sostenibilità e, in certe zone, le guerre moderne sono le responsabili maggiori di questo problema. Che cosa vogliamo fare? E se, non sapendo risolvere i problemi con l’ausilio della ragione, tornassimo a risolvere le guerre con il sistema degli Orazi e dei Curiazi?

 

 


PRESENTATE OGGI DUE INTERROGAZIONI AL MINISTRO DELLA DIFESA: FERITI LIEVI IN AFGHANISTAN E STANZIAMENTI URANIO IMPOVERITO

Oggi Franca Rame ha presentato due interrogazioni  urgenti al Ministro della Difesa Arturo Parisi. La prima per chiedere maggiore chiarezza sulle condizioni dei soldati italiani "feriti lievi" di cui le cronache delle missioni sono piene. Questa formula, cela le vere condizioni dei militari all'estero: che cos'ha un ferito lieve? qualche escoriazione? una sbucciatura? Gravi lesioni? Questa è la richiesta di chiarezza sulle condizioni reali dei soldati in missione.

 

La seconda interrogazione invece ha per oggetto i fondi stanziati dalla finanziaria a favore delle vittime, anche dell'uranio impoverito. Franca Rame, assieme ai Senatori Mauro Bugarelli e Marcello De Angelis chiede al Ministro Parisi chiarimenti su come e quando tali fondi saranno messi a disposizione delle vittime.

Appena arriveranno le risposte pubblicheremo tutto!

 

 

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA URGENTE AL MINISTRO DELLA DIFESA

premesso che

Da quando le nostre FFAA sono impiegate nei teatri operativi di Iraq ed Afghanistan, hanno subito un considerevole numero di attentati con relativi ferimenti di personale;

 

dalle notizie di stampa che succedono ad ogni evento di questo tipo, si apprende che i militari oggetto dell’azione bellica, riportano “lievi ferite” ma mai nessun dettaglio in merito allo stato di salute dei nostri militari;

 

l’interrogante è al corrente dell’applicazione del Codice Militare di Guerra in questi teatri;

 

l’interrogante è comunque consapevole che l’informazione costante e dettagliata dello stato di salute dei militari coinvolti in azioni di guerra deve essere interesse del Parlamento e dell’opinione pubblica;

 

Si chiede di sapere

 

-  Quanti sono stati i militari italiani feriti in azioni di guerra sia in Iraq che in Afghanistan da quando le nostre FFAA partecipano a queste operazioni;

- In quale struttura nazionale vengono curati i militari reduci da questi attentati;

- Quanti di questi militari coinvolti in attentanti non è più idoneo al servizio e quali provvedimenti sono stati attuati in merito;

- Se l’Illustre Ministro intende eliminare la riservatezza prevista dal codice militare sullo stato di salute dei militari protagonisti loro malgrado di eventi bellici;

- Il motivo per cui dal 2002 il Ministero della Difesa non ha più pubblicato il libro bianco;
 

Roma 16 maggio ’07
Sen. Franca Rame

 

**********

INTERROGAZIONE URGENTE AL MINISTRO DELLA DIFESA

Premesso che

con il Decreto del Presidente della Repubblica n° 243 del 7 luglio 2006 pubblicato in Gazzetta Ufficiale dell’8 agosto 2006, vengono stanziati 10 milioni di euro anche per i militari deceduti e/o reduci da teatri operativi;

 

alla data odierna non si ha notizia di alcuna elargizione dal suddetto fondo  a favore delle vittime e loro familiari come all’ oggetto del decreto;

 

al fine di evidenziare il nesso di causa – effetto patologie insorte e servizio prestato,  quasi tutti si sono già sottoposti a visite e valutazione di carattere medico legale nelle strutture ospedaliere previste al fine di ottenere l’instaurazione della causa di servizio;

 

ad oggi, nonostante siano trascorsi 2 anni dalla legge quadro e quasi un anno dal Decreto attuativo, risulta che nessuno di questi militari sia stato indennizzato;

 

è giunta altresì notizia che ad alcune famiglie di militari già deceduti, contattati da personale del ministero della Difesa, sia stato riferito che, in ogni caso, non saranno stanziati fondi a favore delle famiglie dei deceduti;

 

nella stesura del decreto attuativo è stata prevista la reiterazione dell’iter procedurale, che nei fatti è già stato sostenuto, al fine del riconoscimento della patologia, causando con ciò ulteriore aggravio di spese e di tempo per il personale addetto che, come noto, impiega per il disbrigo ordinario delle pratiche di riconoscimento delle causa di servizio per i militari, dai 3 ai 7 anni nonostante i 90 giorni previsti dalla legislazione in corso:

 

Si chiede di sapere

- Se quanto esposto corrisponde al vero,

- Se si  intende intervenire, e con quali modalità, al fine di chiarire l’estensione del diritto a tutti gli interessati, compresi i famigliari dei deceduti;

- Quali sono i tempi e le modalità di versamento delle indennità previste dal Decreto;

- Qual sia il numero dei militari e dei loro famigliari titolati al ricevimento  ad oggi in attesa di quanto previsto dal Decreto.

 

 

Roma 16 maggio 2007

Sen. Franca Rame

Sen. Mauro Bulgarelli

Sen. Marcello De Angelis

Argomento: 

TRE NOBEL A POMIGLIANO

Tre Nobel a Pomigliano d'Arco Pomigliano d'Arco ha ospitato nel mese di Maggio (ah!,maggio) tre nobel: quello per l'energia, per la solidarietà, per la gioia. Il nobel per la gioia è andato a Gianluca. Chi è Gianluca? Un disabile di Pomigliano che, pur incespicando con la glottide e la lingua, parla un italiano correttissimo. Gianluca si muove su una sediaarotelleelettricacarrozzatacoivetri , un po' come l'auto del Papa, ma in miniatura (l'auto, non Gianluca - o no?) e con tanti fogli scritti incollati sui lati di questo strano aggeggio. Dario Fo frequenta la Patafisica, ovvero la Scienza delle Soluzioni Immaginarie, e scommetto che neanche lui sarebbe riuscito a immaginare questo modo di comunicare, escogitato da una persona totalmente disabile.La carrozzella di Gianluca è in fondo anche una metafora della nostra vita perchè, in fondo, siamo un po' tutti disabili in vetrina, con tanti fogli di vissuto appiccicati ai vetri sperando che qualcuno li legga facendoci sentire uomini tra gli uomini.Gianluca ha girovagato per Pomigliano col motore al massimo, gridando (senza balbettare), taciurlava commosso perchè la madre era andata a ritirare una cosa alla posta (ansionsa: nessuno mi scrive mai. Che sarà? L'intimo di sfratto?) ed è quasi svenuta vedendo che si trattatava di un bonifico di 500 euro (il primo di un vitalizio) a favore del figlio che, si sappia, lettori, non ha mai chiesto al comune qualcosa per sè, che pure ha bisogno anche di essere imboccato, ma solo di aumentare le ore di assistenza per i genitori, criticamente malandati anche loro. Ricordo adesso un verso di Apollineare"...e poi c'è la bontà, enorme contrada dove tutto tace" e, che, se parla, grida come Gianluca. Avete apito certamente che a decidere per questo vitalizio sono stati Franca e Dario. Se ho deciso di parlarne a questa misteriosa e forse misterica comunità del blog è perchè questo evento è un fatto etico, che riguarda i comportamenti e in particolare quei comportamenti che rinforzano la nostra coscienza civile, le danno un senso, valgono come la rivoluzione che genera l'amore e il rispetto per il prossimo. Dovete sapere, lettori del blog, per calare bene il senso di questo gesto nel vissuto vesuviano, che a due passi da Pomigliano cv'è un santuario celeberrimo,sede di un importante museo di religiosità popolare, frequentatissmo da antropologi di tutto il mondo, dedicato alla Madonna dell'Arco, che è poi la Grande Madre. Ovviamente, molti di noi vedendo Gianluca e venuti a conoscenza dei suoi exultet è venuto naturale abbinare Franca alla Grande Madre, grande sia per la zolla che è il suo cuore che per i figli che ha adottato, varie decine di disabili. Ma com'è cominciata questa storia con appendici fiabesche? Il 14 aprile il cantore Colasurdo ed Enzo La Gatta organizzano una "Veglia per i diritti" sotto una tenda, davanti ai cancelli dell' Alfa-Avio di Pimigliano. E' una veglia di solidarietà per gli operai cassintegrati ma anche un' occasione per incontrarsi e discutere di un territorio ad altissimo rischio sociale, in cui la camorra governa l'economia ed apre sacche di reclutamento ai disagiati, ai precari (che a Napooi sembrano un po' più precari dei precari), ai giovani disoccupati la cui unica certezza di lavoro è che avranno un posto da disoccupato, agli analfabeti che a sette anni hanno dovuto lasciare la scuola. Franca Rame viene da noi, sosta con noi sotto la tenda, mangia con gli operai e le loro famiglie, discute del futuro dell'Italia, si confronta con i nostri bisogni, le nostre attese. Ci interpreta. Lettori, vi faccio vedere la foto della scena: una tenda verde, sgnagherata; facce sudate e incazzate; Colasurdo con la sua voce araba che come un muezzin intona "fronne" facendo a gara con la sirena della fabbrica (le gambe divbaricate, la mano aperta all'orecchio, potente come un tritone); Enzo La Gatta in questa foto è venuto un po' mosso perchè ha l'2arteteca", come sempre; massaie con odore di detersivo; passanti e curiosi; l'aria intrisa di polvere di ferro e olio industriale; Franca seduta, impassibile (con lo stesso tailleur che indosserà durante lo spettacolo), in posizione di ascolto attivo; voci; voci di voci. Il tutto avviene sotto un albero di tiglio. Dovete sapere che quest'albero era quello intorno al quale nell'antichità si riuniva il popolo per le sue assemblee ed è lo stesso scelto dai rivoluzionari partenoperi del 1799 per simbolegggiare l'albero della libertà. Non so che pensare. Forse sto in una situazione di dejà vu, forse la storia di Napoli richiama stormi sotto quelle fronde ed echi arcaici nelle fronne di Colasurdo. Franca decide di dare un segnale forte di solidarietà e, all'istante, si organizza uno spettacolo con lei e Dario. Viene scelta come data il primo maggio (ma credo che sia stato il primo maggio a scegliere noi). Partono staffette in tipografia, al Palapartenope. Inizia il lancio di e-mails e di comunicati. Tutti i giornali e televisioni ne parlano. Il primo maggio, come sapete, muoiono persone a Sorrento per scarsa sicurezza in un cantiere. L'indignazione per le morti bianche espressa da Franca e Dario è terribile e tellurica. Enzo piange perchè con le "Nuove Nachere Rosse" ha creato una fondazione per le morti bianche a Sant'Anastasia per ricordare gli operai morti nello scoppio di una fabbrica molti anni fa (ma, agli inizi di maggio, un'altra ne è scoppiata a Gragnano). Vogliamo Franca e Dario in testa al corteo che, quest'anno, parte proprio da Pomigliano. Tamburi rullanti, tammorre, nacchere e pugni alzati a percuotere i nembi. Sui ddenti nella bocche spalancate un'antica ruggine. E' la marcia del riscatto di Pomigliano. Il corteo, lungo e flessibile come un serpente cinese col volto di tigre, s'incerchia intorno a Franca e Dario. Li spingiamo sul palco: ci sentiamo rappresentati da loro e non da politici che da anni hanno gettato la spugna, tumefatti e con le idee ammaccate. La sera, dalla tenda di Pomigliano andiamo al tendone del Palapartenope. Franca recita (e, lettori, con quale grazia, potenza e vibrazione) il monologo "Madre coraggio", la storia di Cindy Sheehan che ha perso il figlio in Iraq (ma vuoi vedere che non ho sbagliato a immaginare Franca come Grande Madre? Anche Cindy è una madre. Coincidenza?). Un monologo anche quello di Dario, Storia della tigre,. Il riferimento ai ruggiti del corteo è evidente così come il binomio madrecoraggio-tigre nonchè l'esortazione alla tigre partenopea in sonno afinchè ritrovi la sua dignità attravrso l'indignazione, indignazione che rimonta se Napoli si riconosce nella sua storia, nelle sue cellule memoriali e memorabili perchè, in fondo, dopo Atene, è la città pilota più antica dell'occidente. Gli operai salgono sul palco. Enzo Gragnaniello, Tony Cercola, Marcello Colasurdo cantano gli "inni" di Napoli. Nella tenda esce il sole, richiamato dai tre sciamani. Nel camerino, Franca accoglie molte persone, soprattutto donne. Si intrattiene a lungo con loro. Mi sento di stare assistendo a un incontro di vecchie amiche popolane che si bisbigliano confidenze. Lettori, vi auguro un'esperienza simile perchè se ne esce molto più ricchi, confermati nei propositi quando si vorrebbe buttare anche noi la spugna, ci si sente partecipi alla catena di montaggio di tante storie, coivolti nelle decisioni e non cavalcati e scavalcati da chi è affetto da caligolite (ricorate che Caligola nominò senatore il proprio cavallo?), partecipi dello spirito della Costituzione. Uscito dal Palapartenope, ho pensato che "Rame" nasconde in sè "mare" , solidale nella sua estensione e commovimento con una storia, mille storie, una notte, mille notti come questa. Avrei desiderato correre a Cuma per prendere un ramo di quercia e darlo a Franca. Lo faccio, qui: ti diamo, cara Franca, "il ramo d'oro" della solidarietà. Mi è però rimasta una domanda, che giro all'interessato: come hai fatto,Dario, a ottantuno anni, dopo un'ora e mezza di ruggiti, a mettersi a suonare la tammorra coi cantori vesuviani e, per giunta, cantando? Dario, hai mica bevuto anche tu, come il protagonista del tuo monologo, latte di tigre? Per questo meriti anche il nobel dell'energia. Mimmo Grasso By mimmo grasso at Lun, 2007-05-14 11:00 | elimina | modifica | rispondi


AVIS FABBRICA IN CASSA INTEGRAZ. A ZERO ORE

Tre Nobel a Pomigliano d'Arco
Pomigliano d'Arco ha ospitato nel mese di Maggio (ah!,maggio) tre nobel: quello per l'energia, per la solidarietà, per la gioia.
Il nobel per la gioia è andato a Gianluca. Chi è Gianluca? Un disabile di Pomigliano che, pur incespicando con la glottide e la lingua, parla un italiano correttissimo. Gianluca si muove su una sediaarotelleelettricacarrozzatacoivetri , un po' come l'auto del Papa, ma in miniatura (l'auto, non Gianluca - o no?) e con tanti fogli scritti incollati sui lati di questo strano aggeggio. Dario Fo frequenta la Patafisica, ovvero la Scienza delle Soluzioni Immaginarie, e scommetto che neanche lui sarebbe riuscito a immaginare questo modo di comunicare, escogitato da una persona totalmente disabile.La carrozzella di Gianluca è in fondo anche una metafora della nostra vita perchè, in fondo, siamo un po' tutti disabili in vetrina, con tanti fogli di vissuto appiccicati ai vetri sperando che qualcuno li legga facendoci sentire uomini tra gli uomini.Gianluca ha girovagato per Pomigliano col motore al massimo, gridando (senza balbettare), taciurlava commosso perchè la madre era andata a ritirare una cosa alla posta (ansionsa: nessuno mi scrive mai. Che sarà? L'intimo di sfratto?) ed è quasi svenuta vedendo che si trattatava di un bonifico di 500 euro (il primo di un vitalizio) a favore del figlio che, si sappia, lettori, non ha mai chiesto al comune qualcosa per sè, che pure ha bisogno anche di essere imboccato, ma solo di aumentare le ore di assistenza per i genitori, criticamente malandati anche loro. Ricordo adesso un verso di Apollineare"...e poi c'è la bontà, enorme contrada dove tutto tace" e, che, se parla, grida come Gianluca.
Avete apito certamente che a decidere per questo vitalizio sono stati Franca e Dario. Se ho deciso di parlarne a questa misteriosa e forse misterica comunità del blog è perchè questo evento è un fatto etico, che riguarda i comportamenti e in particolare quei comportamenti che rinforzano la nostra coscienza civile, le danno un senso, valgono come la rivoluzione che genera l'amore e il rispetto per il prossimo. Dovete sapere, lettori del blog, per calare bene il senso di questo gesto nel vissuto vesuviano, che a due passi da Pomigliano cv'è un santuario celeberrimo,sede di un importante museo di religiosità popolare, frequentatissmo da antropologi di tutto il mondo, dedicato alla Madonna dell'Arco, che è poi la Grande Madre.
Ovviamente, molti di noi vedendo Gianluca e venuti a conoscenza dei suoi exultet è venuto naturale abbinare Franca alla Grande Madre, grande sia per la zolla che è il suo cuore che per i figli che ha adottato, varie decine di disabili. Ma com'è cominciata questa storia con appendici fiabesche?
Il 14 aprile il cantore Colasurdo ed Enzo La Gatta organizzano una "Veglia per i diritti" sotto una tenda, davanti ai cancelli dell' Alfa-Avio di Pimigliano. E' una veglia di solidarietà per gli operai cassintegrati ma anche un' occasione per incontrarsi e discutere di un territorio ad altissimo rischio sociale, in cui la camorra governa l'economia ed apre sacche di reclutamento ai disagiati, ai precari (che a Napooi sembrano un po' più precari dei precari), ai giovani disoccupati la cui unica certezza di lavoro è che avranno un posto da disoccupato, agli analfabeti che a sette anni hanno dovuto lasciare la scuola.
Franca Rame viene da noi, sosta con noi sotto la tenda, mangia con gli operai e le loro famiglie, discute del futuro dell'Italia, si confronta con i nostri bisogni, le nostre attese. Ci interpreta. Lettori, vi faccio vedere la foto della scena: una tenda verde, sgnagherata; facce sudate e incazzate; Colasurdo con la sua voce araba che come un muezzin intona "fronne" facendo a gara con la sirena della fabbrica (le gambe divbaricate, la mano aperta all'orecchio, potente come un tritone); Enzo La Gatta in questa foto è venuto un po' mosso perchè ha l'2arteteca", come sempre; massaie con odore di detersivo; passanti e curiosi; l'aria intrisa di polvere di ferro e olio industriale; Franca seduta, impassibile (con lo stesso tailleur che indosserà durante lo spettacolo), in posizione di ascolto attivo; voci; voci di voci. Il tutto avviene sotto un albero di tiglio. Dovete sapere che quest'albero era quello intorno al quale nell'antichità si riuniva il popolo per le sue assemblee ed è lo stesso scelto dai rivoluzionari partenoperi del 1799 per simbolegggiare l'albero della libertà. Non so che pensare. Forse sto in una situazione di dejà vu, forse la storia di Napoli richiama stormi sotto quelle fronde ed echi arcaici nelle fronne di Colasurdo. Franca decide di dare un segnale forte di solidarietà e, all'istante, si organizza uno spettacolo con lei e Dario. Viene scelta come data il primo maggio (ma credo che sia stato il primo maggio a scegliere noi). Partono staffette in tipografia, al Palapartenope. Inizia il lancio di e-mails e di comunicati. Tutti i giornali e televisioni ne parlano.
Il primo maggio, come sapete, muoiono persone a Sorrento per scarsa sicurezza in un cantiere. L'indignazione per le morti bianche espressa da Franca e Dario è terribile e tellurica. Enzo piange perchè con le "Nuove Nachere Rosse" ha creato una fondazione per le morti bianche a Sant'Anastasia per ricordare gli operai morti nello scoppio di una fabbrica molti anni fa (ma, agli inizi di maggio, un'altra ne è scoppiata a Gragnano). Vogliamo Franca e Dario in testa al corteo che, quest'anno, parte proprio da Pomigliano. Tamburi rullanti, tammorre, nacchere e pugni alzati a percuotere i nembi. Sui ddenti nella bocche spalancate un'antica ruggine. E' la marcia del riscatto di Pomigliano. Il corteo, lungo e flessibile come un serpente cinese col volto di tigre, s'incerchia intorno a Franca e Dario. Li spingiamo sul palco: ci sentiamo rappresentati da loro e non da politici che da anni hanno gettato la spugna, tumefatti e con le idee ammaccate. La sera, dalla tenda di Pomigliano andiamo al tendone del Palapartenope. Franca recita (e, lettori, con quale grazia, potenza e vibrazione) il monologo "Madre coraggio", la storia di Cindy Sheehan che ha perso il figlio in Iraq (ma vuoi vedere che non ho sbagliato a immaginare Franca come Grande Madre? Anche Cindy è una madre. Coincidenza?). Un monologo anche quello di Dario, Storia della tigre,. Il riferimento ai ruggiti del corteo è evidente così come il binomio madrecoraggio-tigre nonchè l'esortazione alla tigre partenopea in sonno afinchè ritrovi la sua dignità attravrso l'indignazione, indignazione che rimonta se Napoli si riconosce nella sua storia, nelle sue cellule memoriali e memorabili perchè, in fondo, dopo Atene, è la città pilota più antica dell'occidente. Gli operai salgono sul palco. Enzo Gragnaniello, Tony Cercola, Marcello Colasurdo cantano gli "inni" di Napoli. Nella tenda esce il sole, richiamato dai tre sciamani. Nel camerino, Franca accoglie molte persone, soprattutto donne. Si intrattiene a lungo con loro. Mi sento di stare assistendo a un incontro di vecchie amiche popolane che si bisbigliano confidenze.
Lettori, vi auguro un'esperienza simile perchè se ne esce molto più ricchi, confermati nei propositi quando si vorrebbe buttare anche noi la spugna, ci si sente partecipi alla catena di montaggio di tante storie, coivolti nelle decisioni e non cavalcati e scavalcati da chi è affetto da caligolite (ricorate che Caligola nominò senatore il proprio cavallo?), partecipi dello spirito della Costituzione. Uscito dal Palapartenope, ho pensato che "Rame" nasconde in sè "mare" , solidale nella sua estensione e commovimento
con una storia, mille storie, una notte, mille notti come questa.
Avrei desiderato correre a Cuma per prendere un ramo di quercia e darlo a Franca. Lo faccio, qui: ti diamo, cara Franca, "il ramo d'oro" della solidarietà.
Mi è però rimasta una domanda, che giro all'interessato: come hai fatto,Dario, a ottantuno anni, dopo un'ora e mezza di ruggiti, a metterti a suonare la tammorra coi cantori vesuviani e, per giunta, cantando? Hai mica bevuto anche tu, come il protagonista del tuo monologo, latte di tigre?
Per questo meriti anche il nobel dell'energia.
Mimmo Grasso
By mimmo grasso at Lun, 2007-05-14 11:00 | elimina | modifica | rispondi