LA GUERRA DI TUTTI

Di Dott.ssa Antonietta M. Gatti

  Siamo ogni giorno in guerra e pochi lo sanno. Il nostro corpo, sì: il nostro corpo lo sa e ci avverte, prima gentilmente, con segnali magari appena percettibili, poi via via più forti, fino ad essere tali da farci forzatamente ammettere che siamo malati. Così si va dal medico, gli si elencano i sintomi e quello non ne ricava nulla. Ci prescrive un po’ di tutto, una bella ricetta lunga, un farmaco per ogni sintomo, ma di diagnosi vera nemmeno l’ombra. Malattie psicosomatiche: stiamo diventando tutti matti. Questa è la diagnosi più comoda.

 Di fatto, oggi l’incidenza delle varie malattie non è quella di una tempo, e non parlo di secoli: qualche anno appena. Chi ha mai visto tante allergie, tante intolleranze alimentari come la malattia celiaca, tanto per non fare che un esempio, tanti casi di asma? I bambini di oggi sono incomparabimente più soggetti a queste malattie rispetto a quelli di appena una generazione fa. Ci sono addirittura malattie o, meglio, sindromi, vale a dire collezioni di sintomi, per le quali ci si è dovuti inventare un nome, e basti citare le cosiddette Sindromi del Golfo e dei Balcani.   

 

 Perché? Che cosa è cambiato così radicalmente in un tempo tanto breve? Noi siamo addestrati ad omologare il concetto generale di progresso con quello qualificato di progresso tecnologico. Non è questa la sede per dibattere una questione del genere, ma, dal punto di vista dell’oggettività, è impossibile negare che l’introduzione massiccia di tecnologie abbia introdotto qualcosa nell’ambiente che prima non c’era. Lo so, il concetto, la parola stessa fanno storcere il naso a molti, ma quel qualcosa si chiama inquinamento. Prendiamo ad esempio la polvere cittadina. Trovarci Cerio o Platino dieci anni fa sarebbe stata un’evenienza rara quando non impossibile. Oggi questi metalli ci sono, stanno sospesi in aria a livello del naso, sono in forma di granelli minutissimi di polvere visibili solo a fortissimi ingrandimenti e derivano principalmente dai filtri antiparticolato, i cosiddetti FAP, e dalle marmitte catalitiche. Nei fatti, una pezza che potrebbe essere peggiore del buco, come si dice da qualche parte, e peggiore perché queste polveri sono più fini di quelle che si propongono di eliminare, tentando questo in contrasto con le leggi elementari della fisica. Dunque, quando sono inevitabilmente respirate finiscono altrettanto inevitabilmente nelle parti più profonde dell’organismo da cui, poi, non escono più e dove fanno guai. Piaccia o no, questo concetto è ormai inoppugnabile e lo si trova addirittura sui periodici dell’ARPA (Agenzia per l’Ambiente).

 Noi di utilizzare o finanche di eliminare, questa roba non siamo capaci: il nostro organismo gradisce solo Ossigeno e questo gas è in diminuzione percentuale nell’atmosfera, mentre una miriade d’inquinanti d’ogni specie, tra cui una varietà quasi infinita di nuove polveri, molti dei quali ci sono poco conosciuti o del tutto ignoti, entrano giornalmente nella nostra “dieta gassosa”.

 Diamo un’occhiata al numero 21 del 31 maggio dell'Espresso e all’articolo sul cancro, tutto sommato “buonista”, con tanto di mappe geografiche dei luoghi più incriminati. I dati epidemiologici  indicano che nel nostro Paese, in circa 20 anni, c’è stato un incremento “tra il e il 20 % di linfomi e leucemie, + del 37% di aumento di mesoteliomi nelle donne. +27% di tumore della mammella, + 8-10% di tumori al cervello e+14-20% di tumori al fegato.”

 Ma la cosa più agghiacciante sono i tumori nei bambini “+ 1.3 % anno per tutti i tumori anche se l’aumento maggiore riguarda il neuroblastoma in Piemonte.”

 

 Ma occorre fare molta attenzione a questi dati epidemiologici. Per eseguire una ricerca di questo tipo occorono di norma tempi lunghi, spesso anche ben superiori al decennio, e in questo lasso di tempo occorrerebbe godere di condizioni stabili. Ciò che accade, invece, è che l’inquinamento progredisce a velocità crescente e le condizioni d’inizio ricerca sono lontanissime da quelle di fine ricerca, privando così di una parte di significatività i dati ricavati. Inoltre, esistono malattie che non vengono tradizionalmente legate all’inquinamento e di queste poco o nulla si tiene conto in queste disamine. Tra queste, molte affezioni come il Morbo di Parkinson o il Morbo di Alzheimer la cui relazione con “avvelenamenti” ambientali è sempre più sospetta. Ma con loro, diverse altre patologie neurologiche, della sfera riproduttiva, di quella endocrina, per non dire di quelle cardiovascolari, dagl’infarti alle tromboembolie polmonari.

 Inutile, ingenuo e, soprattutto, deleterio negarlo: “I tumori con forte componente ambientale superano il 50% del totale,” afferma il prof. Lorenzo Tomatis, monumento dell’oncologia internazionale, sempre che vogliamo limitarci a considerare solo queste patologie. E queste patologie, tutte, progrediscono, e a livello di mondo globale, assolutamente in parallelo con il grado d’industrializzazione, un fenomeno che porta con sé non solo fumi con polveri nocive da respirare ma comporta pure una contaminazione forse ancor più subdola dell’ambiente, ad esempio dell'erba che gli animali mangiano e del grano, della frutta e della verdura che ci mangiamo anche noi. E industrializzazione vuol dire anche scarichi di composizione più o meno rivelata che finiscono ovunque, il che significa spesso nelle falde acquifere e in quell’acqua che va nei fiumi e poi al mare.  Lì, nei fiumi e nel mare, quegli scarichi avvelenano alghe, molluschi e pesci che noi mangiamo. Ma forse fanno anche di peggio, pur se la cosa non è immediatamente vistosa: avveleneno il plancton, che è ai piedi della catena alimentare, una catena della quale noi, gli uomini, stiamo al vertice e, minandone le basi, attentiamo efficacemente a noi stessi. Un concetto basilare e ineludibile dell’ecologia è che un essere vivente che distrugge il proprio habitat è inevitabilmente destinato ad estinguersi.

 

 Noi uomini siamo l’unico animale inquinante e l’inquinamento che produciamo non siamo capaci di distruggerlo ma solo, e perché l’universo è concepito in questa maniera e noi non ci possiamo fare nulla, al massimo di trasformarlo, vedi ciò che combinano gl’inceneritori. Nascondiamo pure tutto sotto il tappeto: alla fine, quel tutto ce lo ritroveremo da qualche parte dove non dovrebbe esserci. Magari dentro di noi. Di questi meccanismi ne cominciano, e con apparente sorpresa, a sapere qualcosa i paesi in via di sviluppo, ad esempio la Cina, che hanno visto crescere esponenzialmente patologie letali là dove è arrivata l'industrializzazione senza accanto la consapevolezza di ciò che produce questa varietà di progresso.

 Un esempio per tutti: esiste un luogo, restando in Cina, dove vengono portati i computer di tutto il mondo. Là, operai estraggono tutto quanto abbia un valore commerciale, come piccoli pezzi d'Oro o di metalli pregiati che poi sono rivenduti per qualche dollaro, tanto da permettere loro di mangiare. Questi pezzi vengono dissaldati con piccole combustioni (dissaldature) senza nessuna protezione per l'operatore. In tempi brevi, questi uomini si ammalano di patologie polmonari fino al cancro. E l’India non è da meno: laggiù ci sono bambini che recuperano il Piombo dalle batterie e non sanno che insieme al pane che mangiano senza alcuna consapevolezza e fuori da ogni igiene ne ricavano anche una contaminazione interna che li porta alla morte precocemente.

 L’ho detto: l’organismo prima protesta con educazione, poi reagisce come sa: con la malattia. Le polveri sottili che noi generiamo, ben più sottili di quelle che anche la Natura genera in modesta quantità ad esempio con i vulcani, sono capaci di penetrare nelle parti più profonde del nostro corpo, interagiscono con le cellule e addirittura con il nostro patrimonio genetico, alterandolo in maniera irreversibile. I vari tipi di cancro dei tessuti, duri e molli, sono l'espressione di quello scontro. Il tutto avviene senza clamore, mentre noi siamo a goderci il progresso. Distogliere lo sguardo, coprirsi gli occhi come troppo spesso facciamo non serve: basta solo dare un’occhiata nella giusta direzione e si trova traccia, testimonianza di questi scontri. E' guerra, ma per ora è una guerra in cui il genere umano è destinato a perdere. I farmaci che stiamo mettendo in campo sono rozzi e talvolta molto più insidiosi di questa polvere nuova e inaspettata, di tutti questi inquinanti di cui così poco sappiamo. Alcuni medici, anche di grido, sono immersi fino al collo in questo disastro e non se ne accorgono. Continuano grottescamente a cercare la spiegazione di queste malattie in molecole del basilico o ipotizzano altre facezie, magari tessendo invece le lodi di centrali elettriche al carbone di cui non capiscono neanche il meccanismo ingegneristico o pretendendo d’ignorare le leggi universali della conservazione della materia.

 Nel ’56 a Londra ci fu una strage da smog. La gente respirava polvere di carbone, la nebbia che i londinesi di allora chiamavano affettuosamente “zuppa di piselli” e che era quasi un’attrazione turistica. Si capì che uccideva. Si disse basta al carbone.

 Purtroppo la storia insegna solo a chi è in grado di capire e recepire. Per gli altri, la storia è solo la più fastidiosa e inascoltata delle maestre.

 Ci sono medici che vedono che nella loro città queste patologie crescono e tuttavia non arrivano al ragionamento logico di causa-effetto, pretendendo pigramente “prove sicure”, studi epidemiologici lunghi, costosi e, di solito, mal confezionati, prima di dare il loro autorevole parere. Gli studi epidemiologici sono fatti da medici e basta, e questi sono troppo poco esperti di ambiente, del comportamento in atmosfera degl’inquinanti, di chimica, di processi industriali, di biocompatibilità chimica o fisica delle polveri. Il risultato è che pertanto nello studio non entrerà la causa vera della patologia o, al massimo, entrerà solo qualche ingrediente della ricetta. E un rischio, non certo il solo, è quello di eseguire confronti insensati con altre popolazioni. Se, ad esempio, si farà ciò che si progetta in Emilia Romagna, cioè si valuterà una varietà di patologie entro un raggio di 4 km da un inceneritore e si confronteranno quei dati con patologie sopravvenute entro raggi di poco superiori, il risultato sarà che non ci sono differenze e questo sarà un alibi eccellente per assolvere l’inceneritore. In realtà, le polveri veramente patogeniche, ben inferiori alle PM10, che escono da quegl’impianti si distribuiscono su territori vasti e, dunque, 4 km o 10 farà poca differenza. Tener conto, poi, solo di alcune malattie trascurandone altre è un ulteriore elemento di confusione. Ma questo si fa più o meno ovunque perché le ricerche epidemiologiche sono spesso messe in atto perché diano un risultato prestabilito. E allora si strombazzeranno risultati non solo inutili, ma, in quei casi, fuorvianti. Più interessante e molto meno rischioso, se non altro perché meno manipolabile, sarebbe solo il dato censorio, statistico dell’incidenza di tali patologie.

 Ciò che più è triste è che la guerra per la nostra sopravvivenza non ha alleati.

 L’Espresso mostra una mappa dell’Italia dove ci sono fabbriche con tanto di nome e cognome e intorno cui c’è una grande incidenza di malattie tumorali. Malattie che, chiedo scusa se mi ripeto, sono tutt’altro che le sole da considerare. Ci si aspetterebbe che vi fossero in atto misure di contenimento, di prevenzione. Nossignore: niente di tutto questo. Chi si alza a denunciare la situazione viene zittito, viene tacciato addirittura di “terrorismo” come se terrorista fosse non chi mette le bombe ma chi tenta di disinnescarle, perché la logica degl’interessi economici è forte e prevale su qualche bara, anche se la bara è bianca. Esiste poi la lobby del farmaco. Cancro vuol dire medicine, cioè business, quindi fare prevenzione primaria, quella che evita di ammalarsi, vuol dire perdita di guadagno. Non ha molta importanza se alcune medicine sono più letali della malattia stessa, l’importante è vendere. Con il tasso d’incremento del cancro, le multinazionali del farmaco diventano sempre più ricche. Questo guadagno è in minima parte condiviso con scienziati o, tristemente, pseudo-tali, non certo per studiare come prevenire il cancro, ma come prolungare la vita al paziente. Più questo vive, più farmaci consuma. Allora, è una guerra persa in partenza.

 Ci siamo tutti, ma chi paga il conto più salato di questa industrializzazione sconsiderata e frettolosa, senza che ci si prenda il tempo di controllarne sul serio gli effetti, e di tutto ciò che ne consegue, sono i bambini ed i vecchi. 

 E' la strage degl’innocenti.


CONVEGNO 7 LEGGI PER CAMBIARE L'ITALIA

Ieri, 18 giugno 2007, si è tenuto un convegno di grande importanza, promosso da Franca Rame, Domenico Bacci (SITI – Sindacato Italiano per la Tutela dell’Investimento e del risparmio), Jacopo Fo (Libera Università di Alcatraz), e Lorenzo Carmassi, (Reset Class Action)dal titolo “7 leggi per cambiare l’Italia”.
Sono intervenuti Jacopo Fo, e gli onorevoli Franca Rame, Gerardo D’Ambrosio, Mauro Bulgarelli Felice Casson, e Stefano Pedica, Dario Fo. L’obiettivo è quello di convogliare le forze delle molteplici associazioni presenti per ottenere l’approvazione di 7 disegni di legge che apporterebbero da subito risvolti positivi per la società, con la particolarità di essere “ a costo zero”.
Si tratta infatti di leggi che contengono argomenti cui nessuno può dirsi “contro”: non dovrebbe esservi infatti alcuna opposizione ad una legge che chiede il più rapido reinserimento a favore della società dei beni sequestrati alla mafia (ddl proposto dall’associazione Libera), o di un provvedimento che prevede sanzioni più aspre per i dipendenti della pubblica amministrazione che provocano danni erariali, (proposto dalla Sen. Rame).
Ancora, tra i disegni di legge del pacchetto delle 7 leggi ci sono quelle di inziativa dei deputati Fabris, Poretti, Pedica e Grillini che istituiscono la class action, il ddl d’iniziativa del Sen. Gerardo D’Ambrosio per la sicurezza sul lavoro, il ddl Casson in materia di esposizione all’amianto e per concludere le norme sulla tutela dell’ambiente e dell’ecosistema e sul risarcimento del danno pubblico ambientale, sen.Bulgarelli.
E’ possibile ascoltare tutti gli interventi dal sito di Radio Radicale al seguente link: CLICCA QUI

Qui sotto sono scaricabili i disegni di legge:

A.S. 702 Franca Rame
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=15&id=211448
A.S. 816 Gerardo D’Ambrosio
 http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=15&id=218838
A.S. 23 Felice Casson
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=15&id=208771
A.S. 534 Mauro Bulgarelli
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=15&id=209711
A. S. 1343 Gerardo D’Ambrosio http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlpres&leg=15&id=254213

CLASS ACTION:
On. Fabris http://www.camera.it/_dati/lavori/schedela/apriTelecomando_wai.asp?codice=15PDL0011720
On. Poretti http://www.camera.it/_dati/lavori/schedela/apriTelecomando_wai.asp?codice=15PDL0013560
On. Pedica http://www.camera.it/_dati/lavori/schedela/apriTelecomando_wai.asp?codice=15PDL0016260
On. Grillini http://www.camera.it/_dati/lavori/schedela/apriTelecomando_wai.asp?codice=15PDL0016620


Corrotti e rimborsati di Marco Travaglio

da l'Unità del 12 dicembre 2007

 

Ecco un articolo davvero interessante che riguarda proprio l’appello “Via gli intoccabili!”  che trovate qui scaricabile.
Stampate e diffondete!

 

Un disegno di legge appena varato dal governo Prodi e firmato dal ministro della Funzione Pubblica Luigi Nicolais stabilisce il licenziamento automatico dei dipendenti pubblici condannati per corruzione, o concussione o peculato a pene superiori ai 3 anni. Anche se la pena è arrivata in seguito al patteggiamento. Oggi quell’automatismo non c’è: per licenziare un condannato bisogna aspettare il procedimento disciplinare della sua amministrazione, con tempi lunghissimi che si aggiungono a quelli biblici del processo penale. E oggi, soprattutto, il patteggiamento non vale una condanna: profittando dell’ambiguità della legge,c’è sempre qualche furbacchione che dice «è vero, ho patteggiato, ma non perché fossi colpevole: solo perché volevo levarmi dai piedi il processo e stare tranquillo».

 

Siamo pieni di sedicenti innocenti che, a sentir loro, concordano col giudice anni di galera pur non avendo fatto nulla. La furbata serve ovviamente a mantenere un simulacro di rispettabilità sociale e, soprattutto, a scansare le sanzioni disciplinari. Con la legge Nicolais patteggiamento e condanna vengono finalmente equiparati: almeno per i pubblici dipendenti che superano i 3 anni. Ma fatta la legge, trovato l’inganno: secondo un’inchiesta di Gian Antonio Stella sul Corriere, i condannati per corruzione a più di 3 anni sono il 2% del totale.

 

Tutti gli altri, grazie allo sconto di un terzo previsto dai riti alternativi (abbreviato e patteggiamento), si fermano sotto la fatidica soglia. Quindi il 98% dei condannati per corruzione resterebbero tranquillamente al loro posto, stipendiati coi nostri soldi. A meno che il governo non corregga la legge, prevedendo semplicemente il licenziamento di tutti i condannati, a un mese o a 10 anni non importa. Se ne potrebbe parlare(...) se Mastella non se ne ha a male: chi ruba denaro pubblico, pochi euro o molti milioni fa lo stesso, deve sapere che sarà cacciato. Punto e basta. Anzi, non basta ancora.

Una seria bonifica della Pubblica amministrazione, oggi infestata dai pregiudicati, esige un altro intervento urgente: la cancellazione della legge ex Cirielli, che dimezza i termini di prescrizione anche per la corruzione. Fino a due anni fa il corrotto che veniva scoperto era quasi certo di esser condannato in tempo utile, visto che il reato si prescriveva in 15 anni: quanto bastava per celebrare i tre gradi di giudizio. Dal 2005, grazie all’ex Cirielli, la prescrizione scatta al massimo dopo 7 anni e mezzo dalla commissione del reato: basta avere un mediocre avvocato armato di cavilli, o un avvocato parlamentare che fa slittare le udienze perché impegnato alla Camera, per essere sicuri di farla franca. Perché mai uno dovrebbe accettare uno sconto di pena col patteggiamento o con l’abbreviato, se resistendo in giudizio ha la certezza di non avere alcuna pena? Ultima questione: il presidente dell’Eni Paolo Scaroni, per dirne uno, ha patteggiato 1 anno e 4 mesi perché, quand’era alla Techint, pagava mazzette al Psi in cambio di appalti dall’Enel. Berlusconi lo promosse presidente dell’Enel e poi dell’ Eni.

 

L’incensuratezza è richiesta solo ai dipendenti, o anche ai dirigenti pubblici? Come lo si spiega a un impiegato che lui dev’essere incensurato, mentre il suo capo può essere pregiudicato? E la regola Nicolais vale solo per il pubblico impiego o si estende al Parlamento e al governo? Difficile immaginare qualcosa di più «pubblico» di Montecitorio, Palazzo Madama e Palazzo Chigi. Eppure in Parlamento siedono 25 condannati definitivi (più una sessantina di imputati o indagati). Soprattutto per corruzione (18 casi). T

 

utta gente che, in base a una legge dello Stato, non può sedere in un consiglio comunale, provinciale o regionale, dove i pregiudicati sono ineleggibili.In Parlamento invece sono eleggibilissimi. L’altroieri il presidente dell’Antimafia Francesco Forgione invocava sull’Unità «una bonifica della politica» con «un censimento dei funzionari pubblici con processi in corso o sentenze in giudicato che seguitano a operare dove han commesso il reato».Fantastico. Ma si dà il caso che, nella sua Antimafia, i presidenti delle Camere abbiano appena nominato due condannati per corruzione, Vito e Pomicino, e che Forgione li abbia difesi. Ora sarà divertente spiegare a un impiegato delle Poste condannato per corruzione che deve lasciare il suo ufficio, ma, se vuole, può diventare deputato.

E,se fa il bravo, pure commissario antimafia.

 


leggete la storia di Giuseppe anni 6...

Ho ricevuto una lettera che m’ha fatto piangere. Vi voglio raccontare la storia di Giuseppe, un bimbo di 6 anni… Non è una bella storia… è una storia triste, dura… disperata. E’ una storia vergognosa. E’ una storia che chissà quanti bambini vivono, subendo sofferenze ingiuste. Quanti bimbi hanno perso il sorriso? No. Non finisce qui. Parliamone insieme. PER ORA NON METTO NOMI. PER ORA. Senato della Repubblica Roma 2007-06-15 Gentile Vicesindaco …. faccio seguito alla mia precedente telefonata. La prego di scusare il disturbo che le sto arrecando. Ma la situazione di cui sono venuta a conoscenza urge di un intervento immediato e soprattutto UMANO. Ho ricevuto una lettera ed ho parlato immediatamente al telefono con … di 50 anni, impiegato alla… non vedente, Il signor ha due figlie da un precedente matrimonio, che ora hanno 20 e 17 anni e vivono con la madre a …, ed ha un bambino di 6 anni, Giuseppe, che fino a pochi giorni fa viveva con lui. La madre di Giuseppe, rumena, è tornata in Romania, a causa di una grave malattia cerebrale, lasciando il bimbo al padre alla tenera età di un anno e 6 mesi. Con l'aiuto delle figlie e di una ragazza rumena che si occupa del piccolo da quando la madre è partita, il bimbo cresce bene. Sa che il padre è non vedente, ha un comportamento eccezionalmente responsabile e maturo: chiede sempre il permesso per ogni cosa che vuole fare, a casa e fuori. Non so da quale periodo, Giuseppe è seguito con amore anche dalla dottoressa... Le istituzioni non si sono mai interessate a lui, se non ora che il bambino va a scuola, dove viene segnalato come "irrequieto". Che avrà mai fatto, sto bimbo? Non è né il primo né l’ultimo scolaro che ha difficoltà ad ambientarsi nel primo anno di scuola. Compito degli insegnanti è comprendere e dare un aiuto. “Irrequieto” viene definito. Possiamo immaginarcelo, no? A un probabile rimbrotto forse si spaventa. Scoppia a piangere… Chissà. Bastava una telefonata al padre che lo avrebbe calmato in un attimo. No, si preferisce optare per i Servizi Sociali, che invece di aiutare il bambino non trovano di meglio che farlo prelevare dalla polizia municipale in borghese (gli avranno meso le manette? a 6 anni si è molto pericolosi!) e portare in un Istituto, di cui il padre NON CONOSCE IL NOME (ESSENDO IL BIMBO DI 6 ANNI UN PERICOLOSO CRIMINALE è GIUSTO SEGRETARE IL LUOGO CHE LO OSPITA), dove il Comune paga almeno 3000 Euro al mese per ogni bambino. Il signor… è disperato. Per alcuni giorni non ha notizia alcuna del bimbo. Finalmente riesce ad incontrare l’assistente sociale Signora…. Al termine dell’incontro forse un po’ “nervoso” (E CHI NON LO SAREBBE AL POSTO SUO?), il verdetto della tipa (che evidentemente non si è messa nemmeno per un attimo nei panni né del padre né del bimbo) è lapidario: "uomo violento" (l'ha picchiata? Spintonata? Insultata?) "ragione di più per tenere il bimbo lontano da lui". (Chissà se questa signora ha figli? Mi informerò). Venerdì, 8 giugno, finalmente il signor … ottiene di incontrare il figlio, non nell’Istituto che lo ospita, ma presso l'Istituto …. Il bambino arriva accompagnato da tre persone su una macchina della polizia municipale. L’incontro dura 45 minuti (COME NELLE CARCERI SPECIALI. CHISSà SE C'ERA IL VETRO DIVISORIO?). Il bimbo è strano: non dà segno alcuno della solita vivacità, parla lentamente. L’impressione è che sia sotto sedativi. Le sedute con la dottoressa … vengono interrotte a causa del trasferimento nell’istituto SEGRETO. Vengono fatte ripetute richieste da parte della dottoressa alla Corte d’appello per ottenere l’autorizzazione per continuare a seguire il bimbo. Dopo 15 giorni (!!) l’incontro è concesso. Il piccolo Giuseppe arriva allo studio della dottoressa, sempre con macchina della polizia municipale accompagnato da 3 persone che le raccomandano: “di non far vedere il bimbo né al padre né alla sua tata che l’ha allevato come una seconda madre”. Qui finiscono le mie conoscenze sulla vicenda che considero disumana e inquietante. Nelle mie funzioni di membro della Commissione infanzia intendo inviare immediatamente un medico che verifichi, tramite analisi, se sono stati somministrati sedativi a Giuseppe. Contatto telefonicamente la dottoressa responsabile del settore, chiedendole l’indirizzo dell’Istituto dove si trova il bimbo, ma sono stata invitata ad inviare un fax con la richiesta, in quanto avrei potuto essere un’altra persona, pur avendomi richiamata sul numero del mio studio in Senato. Meravigliata per tanta idiozia e mancanza di rispetto, volevo rivolgermi alla polizia del Senato per ottenere immediatamente l’indirizzo richiesto, inviare un medico, e indire una conferenza stampa. Non l’ho fatto per evitare uno scandalo, MA NON è DETTO CHE SCOPPI TRA QUALCHE GIORNO. Ho preferito ricontattare lei che nella mia telefonata precedente si era dimostrato comprensivo e molto interessato alla vicenda, ma purtroppo era impegnato. Ho parlato con una signorina del suo staff, molto gentile che mi aveva promesso di darmi notizie in giornata. Non avendo ricevuto nulla, (sicuramente non è riuscita nel suo intento) le invio questa e mail nella speranza di un suo immediato intervento. Certa della sua comprensione e umanità la saluto cordialmente, ringraziandola. franca rame Rileggendo quanto ho scritto… mi passano nella testa imagini e pensieri pesanti. Come avrà vissuto Giuseppe, anni 6, l’arrivo della polizia municipale, in borghese,  che lo trasporta in macchina in un luogo a lui completamente sconosciuto. Facce nuove… nessuno della famiglia. Come avrà passato la prima notte, la seconda e via di seguito, tutto solo? “Dov’è il mio papà, la mia tata? Le mie sorelle? Mi hanno abbandonato tutti?” E le giornate? Non ci posso pensare. Lo vedo sperduto, disperato…“irrequieto”. lo vedo che piange... avrà mai sorriso in quei giorni? E il viaggio nella macchina della polizia municipale per vedere il padre? “Dove mi portano? E chi sono queste persone che mi accompagnano?” Poi finalmente incontra il suo papà! Se Dio vuole, è finita! – pensa. “Andiamo a casa papà?” “No…” 45 minuti passano in fretta. E tutto riprende come prima. Si torna al chiuso. Lontano dalla famiglia. Che avrà mai commesso questo bimbo per meritarsi tanto? Soffrire per l’indifferenza di chi dovrebbe amarlo in quanto piccolo, indifeso… Irrequieto! E la sofferenza della famiglia dove la mettiamo? Vergogna, vergogna! VERGOGNATEVI TUTTI!


m'è venuta un'idea...

ci vogliamo impegnare al massimo?
Inviamo, OGNI GIORNO, al Presidente del Consiglio Romano Prodi, tutte le lettere tipo quella che ha postato il signor Giuseppe De Bellis? E’ bene che si renda conto di come è ridotta la gente.
Che ne dite?
Già l’ho detto: basta lamentarsi… bisogna attivarsi!
Domani uscirà su Repubblica appello a Prodi. Anche il ministro Di Pietro si è reso conto dell’importanza del nostro lavoro… ed ha voluto partecipare. Ritagliare, fotocopiare, diffondere.
Forza!!!
Sto preparando appello per uranio che uscirà su Repubblica prossimamente.
Un abbraccio franca
ATTENZIONE: SE TROVATE LETTERE DI QUESTO TIPO LEGGENDO I GIORNALI, METTETELE SUL BLOG. LE DIFONDEREMO. GRAZIE!

"Sono un pensionato che in seguito ad una truffa patita per mano di due dipendenti della mia banca, che hanno azzerato tutti i miei risparmi, in attesa di sentenza,per consentire ai miei tre figli di continuare gli studi universitari,ho accettato un lavoro di consulenza.
Da Agosto 2006 a marzo 2007 ho fatturato 37.000 euro.
Ho speso 27.832 euro tra trattenute INPS ed Irpef Così ripaertite:
Trattenute sulla pensione € 2.700
Contribuzione base obbligatoria € 1.900
contribuzione INPS 19,56 % del reddito € 7.232
IRPEF sommato alla pensioe (ero funzionario43%) € 15.900
Che si vantino pure di essere attivi di 3,5 miliardi ma farebbero bene anche a vergognarsi un pochino: stiamo parlando di una tassazione complessiva del 75.23% al netto della camera di commercio, partita iva e compenso commercialista.
Per la società sono un mascalzone che ruba il lavoro ai giovani, perciò è giusto infierirmi contro, nessuna pietà anche se la condizioni della vita a volte sono parimenti impietose. Ho tre figli che anzicché lavorare continuano gli studi ed io avevo ripreso a lavorare per loro.Basta, torno in letargo anche se qualcosa credo di valere visto quanto mi pagavano.
By Giuseppe De Bellis at Ven, 2007-06-15 22:09 | "


Palermo: assunti 110 autisti senza patente

04 maggio 2007 ,
COrriere della Sera - Gian Antonio Stella
Il Comune chiama precari per i bus. «Faranno i corsi»
Destinati alla municipalizzata dei trasporti: non hanno mai fatto l'esame per guidare i mezzi pubblici
PALERMO - Domandina facile facile: cosa deve avere un autista? La patente, direte voi. Esatto. Ma non a Palermo. Non sotto elezioni. L'assessore al personale ha fatto assumere infatti all'azienda dei trasporti 110 conducenti. Tutti e 110 ignari di come si debba guidare un autobus. «Impareranno», ha risposto a chi si scandalizzava: «Questione di pochi mesi». Giusto il tempo di incassare il voto riconoscente dei beneficiati alle prossime «comunali». E se poi non imparano a guidare? Boh...
Il protagonista della storia si chiama Alberto Campagna, ha 53 anni, un diploma di perito industriale, i capelli radi tirati all'indietro e un paio di baffi alla Pasqualino Settebellezze. Ricordate quando Silvio Berlusconi scese in campo dicendo che Forza Italia era una «nave di sognatori» carica di «uomini nuovi alla politica» e «campioni nelle proprie professioni» e decisi a «sradicare il clientelismo»? Ecco, lui gestisce quel sogno a modo suo. Consigliere comunale azzurro dal 1997, ha ottenuto dal sindaco Diego Cammarata un mucchio di deleghe: «Risorse umane, Servizi demografici, Postazioni anagrafiche, Rapporti col consiglio comunale, Attività Socialmente Utili e Risorse non Contrattualizzate». Traduzione: è assessore al personale assunto e a quello da assumere. Possibilmente accontentando innanzitutto gli amici e gli amici degli amici.
La prima ad essergli riconoscente, in verità, è stata la moglie. Si chiama Cinzia Ficarra, è stata assunta negli uffici dell'ex «Municipalgas» e ha visto il suo nome al centro delle prime polemiche intorno al marito e ai suoi sistemi di gestire le antiche municipalizzate piuttosto lontani dallo «sradicamento del clientelismo». Era il settembre dell'anno scorso e dopo un lungo braccio di ferro il consigliere comunale diessino Davide Faraone aveva ottenuto finalmente l'elenco di centinaia di persone assunte all'Amg (gas), all'Amat (trasporti urbani), Amap (acqua), alla Sispi (sistemi informatici), Amia (servizi di igiene e rifiuti). Si capì allora perché quell'elenco fosse stato tenuto segreto per mesi e mesi con una motivazione ridicola («c'è la privacy...») rimossa solo da un intervento dell'authority che aveva spiegato come fosse assurdo invocare la segretezza in una materia come quella. La lista degli assunti, arruolati nelle ex municipalizzate per chiamata diretta e senza concorso, era infatti zeppa di amici politici, candidati trombati da risarcire con uno stipendio pubblico, segretari e funzionari di partito da sistemare. E poi mogli (quella di Campagna), figli (come Giuseppe e Tania Tito, rampolli di quello che allora era il presidente dell'Authority sulle aziende municipali per poi diventare addirittura il «difensore civico» comunale nonostante la legge escludesse chi era stato come lui candidato alle elezioni!) e sorelle, cognati, nuore, generi, cugini... Una schifezza. Che infangò soprattutto i partiti della Casa delle Libertà, da Alleanza Nazionale all'Udc, ma che lasciò qualche schizzo di fango anche sulla sinistra per il sorprendente inserimento, tra i raccomandati che avevano trovato una sistemazione, di Tiberio, il figlio di Francesco Cantafia, già segretario della Camera del lavoro e poi deputato regionale della Quercia. E che costrinse la magistratura, seppellita sotto una catasta di lettere e di esposti, ad aprire un'inchiesta. Insomma: che qualcuno approfittasse in modo indecente della libertà concessa alle nuove SpA municipali di potersi muovere sul fronte delle assunzioni senza quel minimo di rigidità (concorsi, documenti, graduatorie...) imposto dalla legge agli enti pubblici, era già chiaro da un pezzo. Né i siciliani si facevano illusioni su una svolta liberale, pulita, meritocratica. Tutto già visto. Troppe volte. Basti ricordare le recenti, incredibili, assunzioni al 118 di autisti delle ambulanze del tutto ignari delle strade e di portantini così inesperti, sciatti e incapaci da rovesciare i malati dalle barelle o peggio ancora decisi a presentare subito dopo l'assunzione certificati medici attestanti che come portantini non potevano portare nulla perché affetti da questa o quella invalidità. Una storia come quella accaduta all'Amat e raccontata ieri sulle pagine locali da «Repubblica», però, non si era mai vista neppure in Sicilia, dove una settantina di Lsu sono stati assunti un anno fa per «contare i tombini e le caditoie, cioè le feritoie nei marciapiedi che permettono il deflusso delle acque piovane» e dove Totò Cuffaro si fa vanto nella biografia ufficiale curata da Francesco Foresta di avere stabilizzato (cioè assunto definitivamente) 55 mila precari. A metà febbraio, con una lettera ufficiale ai vertici di Palazzo delle Aquile, cioè del Comune, il presidente della società dei trasporti Sergio Rodi aveva segnalato l'urgenza di tappare i buchi lasciati negli organici dal pensionamento di oltre un centinaio di autisti. Buchi che impedivano all'azienda di svolgere la sua funzione. Va da sé che in qualunque altro posto al mondo avrebbero fatto un bando: «A.A.A. Azienda comunale trasporti cerca 110 autisti, indispensabile la patente D». In qualunque posto, ma non a Palermo alla vigilia delle elezioni comunali che vedranno lo scontro tra Diego Cammarata e il suo predecessore Leoluca Orlando. E così la giunta comunale ha deliberato l'assunzione di 110 precari dei quali non uno, neanche per sbaglio, ha la patente D (la più difficile da ottenere) richiesta per guidare i pullman pubblici. Di più: ha scritto nero su bianco che «nel periodo di addestramento e dunque nella fase antecedente il conseguimento della patente di guida richiesta, i lavoratori selezionati saranno utilizzati come lsu presso l'Amat». E se qualcuno non ce la facesse a passare l'esame o non avesse alcuna voglia di mettersi al volante? Amen, ha risposto Alberto Campagna: «Perché dovremmo assumere nuovo personale quando abbiamo ancora gli lsu da stabilizzare? Abbiamo fatto una promessa a questi lavoratori precari: abbiamo assicurato loro che sarebbero stati assunti. Dobbiamo rispettare la parola data». E meno male che non c'erano da assumere ingegneri chimici, urbanisti o chirurghi: l'attesa che si laureassero sarebbe stata più lunga...

 


interrogazione sullo sfruttamento minorile in Cina per la produzione di gadget olimpici

Oggi abbiamo presentato un' interrogazione, sulla base del Rapporto Playfair 2008  "No medal for the Olimpycs on labour rights".

 Si legge di atroci sfruttamenti di minori nelle ditte incaricate a produrre i gadget per le Olimpiadi di Pechino 2008, in vendita sia in Cina che all'estero.  La nostra richiesta è che  non vengano commmercializzati in Italia prodotti privi di certificazione etica... Ce la faremo?

 

Al Ministro della Solidarietà Sociale

 Al Ministro dello Sviluppo Economico

 Al Ministro degli Affari Esteri

 Al Ministro per le Politiche Giovanili e le Attività Sportive

 Premesso che

 L’Italia parteciperà con le sue delegazioni ai giochi Olimpici di Pechino nel 2008, le cui basi fondanti sono sancite dalla Carta Olimpica, che definisce spirito ispiratore il “valore educativo ed esempio di rispetto per i principi etici fondamentali ed universali” e annovera tra gli obiettivi il “perseguimento della dignità umana” e che “ogni forma di discriminazione con riferimento alla persona, razza, religione, pensiero politico, e genere è incompatibile con l’appartenenza al Movimento olimpico”.

Si apprende con sconcerto dal rapporto di Playfair 2008, redatto da sindacati operanti a livello internazionale e ONG, di gravi violazioni dei diritti umani perpetrate a danno di minori, costretti a lavorare in stato di segregazione per le aziende incaricate alla produzione dei gadget ufficiali in vendita, in Cina e nel mondo, con il marchio ufficiale dei Giochi: borse e zainetti, T-shirt, berretti, quaderni, figurine e album illustrati per bambini. Il quotidiano “La Repubblica” informa in proposito di un “marketing degli oggetti griffati che vale da solo 70 milioni di dollari, per gli organizzatori cinesi delle Olimpiadi. Ma dietro questo business ci sono fabbriche-lager dove si sfruttano i bambini, vige un clima di terrore, non vengono rispettati neppure i modesti diritti dei lavoratori previsti dalla legislazione cinese (…) alcune delle aziende che risultano essere sfruttatrici del lavoro minorile risultano essere a Shenzhen e nel Guangdong in quattro stabilimenti chiaramente identificati: Lekit Stationery (prodotti di cancelleria), Mainland Headwear Holdings (berretti sportivi), Eagle Leather Products (pelletteria) e Yue Wing Light Cheong Light Products (zainetti e accessori). Tutti lavorano alla luce del sole per conto delle autorità olimpiche cinesi” e non è assolutamente da escludersi che siano molte altre le fabbriche coinvolte in questo sistema produttivo.

 La reazione del comitato olimpico locale, risultata in una revoca delle le licenze alle quattro aziende incriminate nel rapporto PlayFair è da ritenersi deficitaria, in quanto non prevede neppure una serie di controlli diffusi atti a verificare le condizioni lavorative nella altre ditte produttrici dei gadget olimpici

 Si chiede di sapere

 Se quanto esposto nella premessa corrisponde al vero,

 Se i Ministri interpellati non ritengano di intervenire fattivamente e con quali misure, per porre fine a questa inconcepibile violazione dei diritti umani anche con un intervento del C.O.N.I. ,

 Se i Ministri non intendano richiedere una “certificazione etica” dei prodotti recanti il marchio ufficiale dei giochi di Pechino 2008 che verranno commercializzati in Italia e forniti in dotazione agli atleti italiani coinvolti nelle Olimpiadi, quale segno tangibile della severità del Governo Italiano nella condanna del lavoro minorile.

 Roma, 14 giugno 2007                                                                               

Sen. Franca Rame