10 leggi semplici per cambiare l’Italia

Il Paese ha bisogno di un po’ di buon senso.
Il buon senso non è né di sinistra né di destra.

Abbiamo messo insieme dieci leggi semplici, sulle quali possiamo essere tutti d’accordo.
Ad esempio vogliamo che i beni sequestrati alla mafia siano disponibili rapidamente per iniziative socialmente utili, e il denaro confiscato ai delinquenti non resti in eterno nelle casse delle banche ma venga usato per far funzionare meglio la giustizia.
E vogliamo che anche in Italia, i cittadini possano intentare cause per ottenere risarcimenti collettivi, le Class Action, che in molti Paesi civili sono uno strumento formidabile di difesa dei consumatori.
Abbiamo scelto dieci leggi che riguardano la responsabilità dei funzionari pubblici, la semplificazione dei meccanismi di convocazione degli imputati, e le impugnazioni, modifica del codice delle assicurazioni private, la responsabilità delle aziende in caso di incidenti sul lavoro o danni ambientali e misure di sostegno alle vittime di avvelenamento da amianto.
Infine chiediamo che le vittime di reato possano ottenere la liquidazione dei danni, anche nell'ipotesi di patteggiamento, senza dover ricorrere a un successivo processo civile, disposizione che attualmente lascia le vittime di reati nella condizione assurda di attendere anni per veder riconosciuto il danno economico subito. Esistono già disegni di legge che prevedono questi cambiamenti essenziali e i parlamentari che li hanno presentati hanno deciso di unire i loro sforzi perché vengano tutti approvati, ma se vuoi che il buonsenso prevalga in Parlamento, aiutaci con il tuo diretto sostegno e la tua firma.

Queste leggi sono state presentate e sono sostenute da: Felice Belisario, Marco Boato, Mauro Bulgarelli, Felice Casson, Gerardo D'Ambrosio, MauroFabris, Franco Grillini, Donatella Poretti, Stefano Pedica, Franca Rame

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10 LEGGI PER CAMBIARE L’ITALIA

AMMINISTRAZIONE PUBBLICA, SICUREZZA SUL LAVORO, AMBIENTE, GISTIZIA, MAFIA E CLASS ACTION

Sprechi nella Pubblica Amministrazione
Delega al governo per la redazione del «Codice di procedura per i giudizi innanzi alla Corte dei Conti». D'iniziativa della senatrice Franca Rame. AS N.702 link al testo integrale Il pubblico funzionario responsabile di sprechi di denaro pubblico, risponde, per danno erariale nei confronti dallo Stato, davanti alla Corte dei Conti, le cui procedure sanzionatorie vengono ridefinite, in modo da garantire finalmente sentenze pecuniarie adeguate e giudizi celeri, pur nel rispetto dei diritti dell'indagato e delle prerogative della difesa.
Link al testo integrale della legge

Sicurezza sul lavoro

Estensione della disciplina della responsabilità amministrativa di cui al decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, ai reati di omicidio e lesioni colpose gravi conseguenti ad infortuni sul lavoro. D'iniziativa del Senatore Gerardo D'Ambrosio. AS N. 816 link al testo integrale Prevede la possibilità di applicare sanzioni pecuniarie ed interdittive nei confronti delle aziende che abbiano violato le norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, il cui drammatico incremento, per numero e gravità, è stato recentemente stigmatizzato dal Presidente Napolitano. Il deterrente economico risulterà più efficace di una sanzione penale detentiva che quasi sempre rimane sospesa e dopo cinque anni si estingue. Questa pdl è attualmente integrata nel DdL governativo n° 2849 in discussione alla Camera: Misure in tema di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro e delega al Governo per il riassetto e la riforma della normativa in materia. (Art.9)
Link al testo integrale della legge

CLASS ACTION azione collettiva risarcitoria
Primi Firmatari (AC 1882 GRILLINI) (AC 1443 PORETTI) (AC 1834 PEDICA) (AC 1330 FABRIS)
Gli Italiani negli ultimi decenni hanno subito un'interminabile teoria di truffe, crack finanziari e disastri ambientali. Il nostro sistema giuridico non prevede ancora una forma di azione collettiva risarcitoria. Ciò significa che le migliaia di cittadini derubati, taglieggiati e avvelenati da un medesimo “attore”, possono agire contro di esso solo individualmente e a proprie spese. Il confronto tra le parti è impari e costoso e quindi, di norma, i cittadini non agiscono in giudizio e colui che ha inferto il danno rimane impunito. Queste proposte di legge introducono nel nostro ordinamento uno strumento legale capace di garantire risarcimenti congrui alla collettività, in tempi brevi, gratuitamente ed in modalità automatica.

Reati ambientali

Norme sulla tutela dell’ambiente e dell’ecosistema e sul risarcimento del danno pubblico ambientale.
D'iniziativa del Senatore Mauro Bulgarelli.AS N. 534 link al testo integrale Chi inquina l'ambiente, lede gli interessi della collettività e distrugge o altera un bene dello Stato, perciò, sia esso un soggetto privato ovvero un amministratore pubblico, produce un “danno pubblico ambientale”, ovvero un danno erariale contro lo Stato, che, come tale, deve essere perseguito presso la Corte dei Conti.
Link al testo integrale della legge

Amianto
Disposizioni a favore dei lavoratori e dei cittadini esposti ed ex esposti all’amianto e dei loro familiari, nonché delega al Governo per l’adozione del testo unico in materia di esposizione all’amianto. D'iniziativa del Senatore Felice Casson. AS N. 23 link al testo integrale Secondo l’Ufficio internazionale del lavoro sono oltre 100.000 i decessi causati ogni anno da tumori provocati dall’esposizione all’amianto. Oggi nel nostro paese l'amianto è stato definitivamente bandito, restano però tre obiettivi da raggiungere: la bonifica del territorio, la realizzazione di forme adeguate di tutela sanitaria e la creazione del «Fondo per le vittime dell’amianto».
Link al testo integrale della legge

Somme sequestrate

Modifiche agli articoli 262 e 676 del codice di procedura penale, in materia di devoluzione allo Stato delle somme di denaro e dei titoli sequestrati e non reclamati. D'iniziativa del Senatore Gerardo D'Ambrosio AS N. 1343 link al testo integrale Ingenti somme di denaro e titoli di credito sottoposti da numerosi anni a sequestro penale giacciono presso le banche e gli uffici postali. Questi enti non corrispondono allo Stato alcun interesse o accreditano, all’eventuale avente diritto, interessi assolutamente ridicoli. Si prevede quindi che dopo cinque anni dalla data della sentenza non più soggetta ad impugnazione, le somme ed i titoli sequestrati, siano devoluti allo Stato.
Link al testo integrale della legge

Riutilizzo beni mafiosi

Riforma della legge 109/96 proposta di modifica testo non disponibile I Senatori D'Ambrosio, Bulgarelli e Casson intendono presentare in Parlamento un DdL in merito ad una riforma della normativa sulla gestione dei beni sottratti alle mafie, in recepimento delle proposte avanzate da Libera e dal suo presidente, Don Luigi Ciotti. Tra le finalità di questa riforma sono state individuate come prioritarie: l'istituzione di un'agenzia professionale per la gestione dei beni sequestrati, la creazione di un database dinamico aggiornato dei beni mobili e immobili confiscati, lo snellimento e il miglioramento delle procedure di assegnazione con particolare attenzione alle loro finalità sociali.

Modifica del codice di procedura penale
AS N. 1373: Modifiche al titolo V del libro II del codice di procedura penale, in materia di notificazioni. link al testo integrale AS N. 1374: Modifiche al titolo VI del libro V del codice di procedura penale, in materia di arresto e di fermo, e introduzione del giudizio nei confronti di imputati arrestati o fermati di competenza del tribunale. link al testo integrale AS N. 1438: Modifiche al codice di procedura penale, in materia di impugnazioni. link al testo integrale D'iniziativa del Senatore Gerardo D'Ambrosio E' indubbio ormai che il vero male che affligge la Giustizia italiana è quello dei tempi di definizione dei processi diventati ormai lunghissimi, troppo lunghi per uno Stato civile. Per conseguire il dimezzamento gli attuali tempi delle procedure, sarebbe sufficiente, alla luce dell’esperienza fatta in questi anni di applicazione, procedere alla revisione solo di alcuni istituti, per renderli più semplici e funzionali ed armonizzarli: − sostituzione dell’attuale giudizio direttissimo con un giudizio nei confronti di imputati arrestati o fermati. − rivedere è il sistema relativo alle notificazioni − riformare del sistema delle impugnazioni

AS N. 1373: Modifiche al titolo V del libro II del codice di procedura penale, in materia di notificazioni.

 

AS N. 1374: Modifiche al titolo VI del libro V del codice di procedura penale, in materia di arresto e di fermo, e introduzione del giudizio nei confronti di imputati arrestati o fermati di competenza del tribunale

 

 

AS N. 1438: Modifiche al codice di procedura penale, in materia di impugnazioni.

Modifiche del codice delle assicurazioni private
Modifiche al codice di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, e alla legge 21 febbraio 2006, n. 102, in materia di risarcimento dei danni per le vittime di incidenti stradali D'iniziativa del Deputato Felice Belisario AC N. 1853 link al testo integrale E' necessario tutelare le vittime della strada attraverso la modifica di alcune norme che hanno determinato una involuzione nella sacrosanta attuazione del diritto al giusto risarcimento dei danni provocati da incidenti stradali, con particolare riguardo alla tutela del bene-salute. Questa proposta di legge mira a tutelare i consumatori-contraenti-clienti e non i responsabili dei sinistri, come invece sembra avvenire con l’indennizzo diretto, attualmente in vigore. Vittime di reati
Link al testo integrale della legge

Modifica all’articolo 111 della Costituzione in materia di garanzia dei diritti delle vittime di reato
D'iniziativa del Deputato Marco Boato AC N. 1242 link al testo integrale E' noto come oggi le vittime di reato non trovino alcuno spazio di tutela se non si siano, al tempo stesso, costituite parte civile. La vittima viene emarginata nei procedimenti speciali che eliminano il dibattimento. E' dunque necessario tutelare in maniera più incisiva la vittima del reato, rendendola parte di pieno diritto nel processo penale nella prospettiva che possa finalmente ottenere la liquidazione dei danni, anche nell'ipotesi di patteggiamento, senza dover ricorrere a un successivo processo civile, disposizione che attualmente lascia le vittime di reati nella condizione assurda di attendere anni per veder riconosciuto il danno economico subito. Chiediamo pertanto di modificare l'art.11 della Costituzione inserendo il seguente comma: « La legge garantisce i diritti e le facoltà delle vittime di di reato ».
Link al testo integrale della legge

 


Dal Club delle Vecchiacce - Di Lidia Menapace

Il vecchio continente invecchia e i vecchi gli pesano, figurarsi le vecchie!
Vorrei fare qualche riflessione in merito, a nome del Club delle Vecchiacce, fondato da Mila Spini e da me anni fa, quando incominciammo a stufarci di sentirci apostrofare con protettiva sufficienza: "nonnina, nonnetta, vecchietta, vecchina" da qualsiasi giovanotto appena sotto i 70.
Orbene, noi del Club delle Vecchiacce chiediamo:
1) che ci si consulti, noi vecchi e vecchie prima di decidere che fare di noi e se siamo o no "sostenibili" da un qualsiasi bilancio demografico;
2) che non si diano per buone le argomentazioni di banche, fondazioni promosse da BMW, da istituti di previdenza e da assicurazioni: le loro sono argomentazioni corporative e non politiche.
3) che se si prende per buona l’affermazione che il problema esiste in tutta Europa e anzi in tutto il mondo detto "avanzato", la questione non è di settore, ma è una grande questione politica generale: da affrontare cioè dai governi con le parti sociali.
Intanto avanziamo qualche osservazione e anche desiderio. Noi del citato Club tenderemmo a rifiutare la soluzione con metodi violenti, tipo Nerone (tutti gli anziani alle arene per essere sbranati) o Erode (ammazziamoli tutti al di sopra di tale età ecc.) o anche nativi del Nuovo mondo (riempiamoli di whiski e di fucili) o anche Hitler (campi di sterminio per la soluzione finale): e ciò non per buon cuore o umanitarismo, (figurarsi! le Vecchiacce hanno come livre de chevet Swift), ma solo perchè tali soluzioni si sono dimostrate antieconomiche, il massino sforzo con il minimo risultato: infatti i cristiani ci sono ancora, come i bambini e le bambine, persino i Nativi e addirittura gli Ebrei.
Ci spiacciono anche le soluzioni violente soft, tipo esporci al solleone, oppure indurci a sport faticosi, ad esperienze stressanti, oppure a maratone erotiche. Non sempre sono rimedi efficaci; anche l’idea di usare le tecnologie avanzate per saper dire a ogni bambino o bambina che nasce di quanto allunga la vita del nonno, non ci va a genlo. Ci piace che bambini e bambine nascano per gioia speranza futuro avventura.
Troviamo dunque finora non convincenti le ricette emesse da economisti bancari ministri ecc. Continuano a dire che bisogna abbassare le pensioni, ridurre i servizi, tagliare la spesa sanitaria, e aiutare le famiglie. Cioè far morire i vecchi con pensioni basse, aiutarli ad andarsene in fretta, non potendo acquistare i medicinali e affidare alle donne -che siamo più longeve- la cura dei superstiti rientrando a domicilio in forma di "servizio sociale onnicomprensivo gratuito", che -come è noto- è la definizione scientifica di casalinga.
Tra le spese da tagliare non troviamo mai le spese militari, ciò ci stupisce e abbiamo pensato che questa larghezza e generosità sottintenda il seguente "ragionamento": non possiamo mandare in guerra i giovani e le giovani che sono merce scarsa e si sa che la guerra fa male soprattutto a loro. Mandiamoci dunque i vecchi e così pigliamo due piccioni con una fava. E se poi le bombe, sia pure intelligenti, beccano magari donne e bambini, pazienza, si tratta pur sempre, nei paesi dove si esporta la guerra, di donne e bambini, che -essendo prolifiche e numerosi- minacciano il nostro bilancio demografico.
A noi sembra rischioso e insicuro: e la sicurezza è una cosa cui questa società non può rinunciare.
Non sarebbe meglio, magari, abolire la guerra o almeno ridurre le spese militari a vantaggio di un bel servizio di medicina preventiva, di città accoglienti a pro’ degli anziani in solitudine, di una società solidale dove vecchi e vecchie possano, se vogliono, agire, aiutare a conservare e trasmettere la memoria storica recente, raccontando anche fiabe o ricette o tecniche, o lavori o saggezza, giochi socialità e politica, il che serve magari a ridurre il consumismo futile, ma incrementa il consumo utile e intelligente?
Attendiamo risposta, grazie. (siamo vecchiacce, ma abbiamo pur sempre avuto una buona Kinderstube)


CALENDARIO SETTIMANALE DI UNA SENATRICE

Qualche giorno fà è apparso un commento che chiedeva come impiega le sue giornate un senatore. Ecco un esempio: questo è il calendario di Franca Rame per queste settimana!

Domenica 8 luglio

 

partenza Milano ore 15.00 arrivo 17.45 a Firenze  viene a prenderti in stazione Prof. XXX

 alloggio a Pontignano

 

 

 

cena ore 21.00 ristorante "da Guido" con relatori convegno

lunedì 9 luglio 

 

partenza da Pontignano ore 8.45 per Siena

 giornata a Siena per convegno su sclerosi multipla con workshop di medici cubani  - presente anche il rettore dell'università di Siena

 al termine partenza per Roma in macchina.  

 

 

 

 

 

 

 

MARTEDI’ 10 luglio

  

 

 

 

 

 

 

14.30

 

 

 

 

 

 

Esame DPEF – parere alla 5 commissione

 

 

 

 

 

 

COMM VIII

 

 

 

 

 

 

16.25-21.00

 

 

 

 

 

 

Ddl 1447: riforma dell’ordinamento giudiziario  - ci sono 230 emendamenti

 

 

 

 

 

 

Dalle 16.25 di Martedì fino al voto finale sul ddl la PRESENZA E’OBBLIGATORIA

 

 

 

 

 

 

aula

 

 

 

 

 

 

 MERCOLEDI’  11 luglio

 

 

 

 

 

 

 

8.30

 

 

 

 

 

 

Esame DPEF

 

 

 

 

 

 

Comm VIII

 

 

 

 

 

 

9.30-13.30

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ddl 1447: riforma dell’ordinamento giudiziario 

 

 

 

 

 

 

Aula

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

14.00

 

 

 

 

 

 

Seguito esame risoluzione relativa all’esercizio della potestà di vigilanza della Commissione ed allo svolgimento di quesiti con risposta immediata rivolti alla società concessionaria del servizio radiotelevisivo

 

 

 

 

 

 

comm vigilanza RAI

 

 

 

 

 

 

palazzo San Macuto

 

 

 

 

 

 

15.00

 

 

 

 

 

 

Seguito esame ddl collaboratori parlamentari

 

 

 

 

 

 

Comm XI   piano ammezzato palazzo Carpegna

 

 

 

 

 

 

16.30-21.00

 

 

 

 

 

 

Ddl 1447: riforma dell’ordinamento giudiziario 

 

 

 

 

 

 

aula

 

 

 

 

 

 

21.00

 

 

 

 

 

 

Ufficio di presidenza – audizione del presidente ANAS in merito al ddl su convenzioni autostradali

 

 

 

 

 

 

Comm VIII

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 GIOVEDI’ 12 luglio

  

 

 

 

8.00

 

 

 

 

 

 

Ufficio di presidenza: audizione del presidente della regione Lombardia in merito all’esame ddl su concessioni autostradali

 

 

 

 

 

 

Comm VIII

 

 

 

 

 

 

9.30-13.30

 

 

 

 

 

 

Ddl 1447: riforma dell’ordinamento giudiziario 

 

 

 

 

 

 

aula

 

 

 

 

 

 

14.00

 

 

 

 

 

 

Audizione garante delle telecomunicazioni

 

 

 

 

 

 

Comm. Vigilanza RAi

 

 

 

 

 

 

14.30

 

 

 

 

 

 

Seguito esame DPEF

 

 

 

 

 

 

Comm VIII

 

 

 

 

 

 

16.30-20.00

 

 

 

 

 

 

Ddl 1447: riforma dell’ordinamento giudiziario 

 

 

 

 

 

 

aula

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

VENERDI’ 13 luglio

  

 

 

 

9.30-13.30

 

 

 

 

 

 

Ddl 1447: riforma dell’ordinamento giudiziario 

 

 

 

 

 

 

aula

 

 

 

 

 

 

16.30-20.30

 

 

 

 

 

 

Ddl 1447: riforma dell’ordinamento giudiziario  probabile voto su pregiudiziale

 

 

 

 

 

 

aula

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 SABATO 14 luglio

  

 

 

 

 se necessaria ore 9.30 discussione generale su liberalizzazione mercati dell’energia

 

 

 

 

 lunedì 16 luglio 2007

 

 

 

 

 

 

 

ore 9,30–18.00 seminario commissione infanzia  “Adozione e affidamento Proposte a confronto”  Palazzo San Macuto Sala del Refettorio

 

 

 

 


interrogazione sulla presenza di ordigni nucleari in Italia nelle basi americane di Ghedi e Aviano

RAME. - Al Ministro della Difesa

 Premesso che

 l´Italia  ha sottoscritto il 1° luglio 1968 il Trattato di Non Proliferazione per garantire   uno  sviluppo  pacifico,  privo  di  escalation  militari  alle generazioni  future, ed in seguito con il referendum abrogativo del 1987 fu di fatto sancito l' abbandono da parte dell' Italia del ricorso al nucleare come forma di approvvigionamento  energetico per usi civili, preservando quindi lo stato italiano dagli enormi rischi causati dallo stoccaggio di materiale radioattivo;

 

 

 

   nel  febbraio  del  2005  il  Natural Resources Council, Washington D.C., pubblica  il  rapporto  "U.S.  Nuclear Weapons in Europe", per segnalare la presenza   di   armi  nucleari  USA  presenti  in  Europa:  viene  riferita l´esistenza in Italia di 90 ordigni atomici, di cui 50 nella base di Aviano e le restanti 40 Ghedi (BS);

 

 

 

   il  rapporto  informa  che  si  tratta  si   bombe  atomiche B-61 in tre versioni,  la  cui  potenza  va  da  45 a 170 Kiloton (13 volte maggiore di Hiroshima),  ma  è  chiaro che la pericolosità di questo arsenale in Italia non  consiste  semplicemente  nella  nuda cifra  di ordigni qui depositati, quanto  piuttosto  nel  fatto  che  il  nostro Paese, ospitandoli, offre un appoggio alla politica bellica statunitense, esponendo i propri cittadini a gravi pericoli legati al terrorismo internazionale anti-americano;

 

 l’interrogante chiede di sapere

 

 

 

  quale  posizione  intenda  prendere  il Governo in merito alla presenza di ordigni  nucleari  americani  sul nostro territorio, garantendo il rispetto del Trattato di Non  Proliferazione, e quali misure intenda attuare per assicurarne l´applicazione;

 

 

 quali risposte si intenda dare alle crescenti preoccupazioni in relazione alla grave mancanza di informazione sulla presenza dell'arsenale atomico e della relativa  gestione, e quali misure di trasparenza debbano essere garantite alla cittadinanza, con  particolare riferimento agli abitanti delle zone limitrofe ai due depositi nucleari americani.

 

 

 

 

 


10 Leggi per cambiare l'Italia - IL VIDEO (Prima parte)

IL VIDEO


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(lunghezza: 85,53 min)

Numerosi Senatori e Deputati hanno espresso la volontà di promuovere l'approvazione di un pacchetto di sette proposte legislative in tema di sicurezza sul lavoro, tutela ambientale, legalità e giustizia.
Si tratta apparentemente di leggi "minimaliste", tuttavia, se approvate, produrrebbero piccoli concreti cambiamenti sviluppando circoli virtuosi dal punto di vista economico e sociale.

Separatamente sarebbe molto difficile far approvare queste leggi e si è quindi pensato di unire le forze a livello parlamentare mobilitando, al contempo, il mondo dell'associazionismo e dei siti internet progressisti.

Il 18 giugno 2007, a Roma, si è tenuto un convegno di coordinamento.

Nella prima parte sono intervenuti:
Jacopo Fo,
Lorenzo Carmassi,
Franca Rame,
Gerardo D'ambrosio,
Mauro Bulgarelli,
Stefano Pedica,
Felice Casson,
Domenico Bacci

Moderatore: Antonio Rotelli

Realizzato da Arcoiris Roma

Riprese: Riccardo Fioramonti, Roberto Spellucci

Montaggio: Ferdinando Dell'Omo, Roberto Spellucci


SFRATTI: PER IL SIGNOR SINDACO DI TROPEA

Al Sindaco di Tropea (VV)

Egregio Dott. Antonio Euticchio

E p.c. Assessore politiche sociali

Egregio Dott. Sandro Cortese

Egregio Presidente Regione Calabria

On. Agazio Loiero

 

 Egregio Signor Sindaco di Tropea,

mi è stata segnalata l’occupazione in corso da dieci giorni del Comune da parte di cinque famiglie con bambini, tra cui uno di quindici giorni, una dodicenne disabile e una donna incinta, che sette mesi fa erano illegalmente entrati negli alloggi popolari, poiché sfrattati dalle loro abitazioni dalle forze dell’ordine.

Non sono d’accordo con le occupazioni delle case, ma quando uno è per strada con i figli che deve fare? E poi, basta sfrattare la gente! Non se ne può più di vedere, come mi è capitato molte volte, intere famiglie buttate in mezzo alla strada, con le masserizie appresso.

Sono gli affitti troppo pesanti da sostenere, che vanno almeno dimezzati… Gli alloggi di edilizia popolare, occupati dalle famiglie, a detta degli occupanti, risultavano vuoti da tempo, alcuni dei quali, pare fossero intestati a persone ormai decedute, altre come residenza estiva da parte di gente che vive al nord.

Due delle famiglie, risultano assegnatarie di alloggi popolari nella relativa graduatoria ma non sono mai riusciti a beneficiarne. Sono a conoscenza dei tentativi messi in atto dalla Sua amministrazione per tentare di trovare una collocazione transitoria, e vi sono grata, ma ritengo sia necessario un Suo intervento tempestivo, facente peraltro capo alle Sue funzioni, al fine di trovare una collocazione umana, per queste sfortunate persone… bimbi compresi.

Confido in un Suo intervento in questa drammatica vicenda, stimandola persona attenta alle istanze dei più deboli, in quanto uomo di sinistra. Ringraziandola, porgo cordiali saluti

Sen. Franca Rame


Intervista a Franca Rame, in uscita su Vanity Fair

Dounia, vicepresidente dell’Associazione donne marocchine, è stata aggredita per aver partecipato alla manifestazione per Hina. Franca Rame, da senatrice del Gruppo misto, che cosa si può fare per proteggere le musulmane in Italia?
 «Il razzismo è un fatto culturale. Il primo obiettivo dovrebbe essere un intervento pesante che tuteli tutte le donne. Per le immigrate, sarebbe bello garantire l’accesso a servizi sociali e centri di assistenza, possibilità per superare le difficoltà linguistiche, lavorative, economiche. Ma come si può fare in un Paese dove abbiamo migliaia di precari nostri?».
 La Santanchè si è subito schierata a fianco di Dounia, mentre dalla sinistra le prime reazioni sono state tiepide.
  «Brava! Va tutto a suo onore. Da tempo si occupa con passione di queste tematiche, tanto da essere stata anche minacciata. Proprio come Dounia, è bersaglio dell’ottusità degli estremismi. La sinistra può essere apparsa tiepida, ma siamo in molte a fianco delle donne che subiscono, costrette a vite mutilate, private di tutti i diritti. La ministra Pollastrini, Pari opportunità, è attenta ai bisogni delle donne. In Senato c’è un gruppo molto agguerrito: “Donne Italia-Afghanistan” di cui faccio parte con Rosa Villecco Calipari, Haidi Giuliani…».
 Che cosa si potrebbe fare di concreto per le donne immigrate?
«Nel ‘73 alla Palazzina Liberty ospitavamo i primi immigrati di Milano. Quante amiche mi son fatta! E quanto lavoro. Abbiamo visto sofferenze, umiliazioni, trattamenti vergognosi. Oggi è indispensabile una sanatoria per chi è senza permesso di soggiorno. Gli immigrati sono una ricchezza, fanno umili lavori rifiutati dagli italiani. Le donne sono gli angeli delle nostre famiglie, si occupano con amore dei nostri anziani, dei bambini. Dobbiamo contraccambiare questo amore, dar loro una giusta retribuzione, rispettarle. Molte sono madri che hanno lasciato in Paesi lontanissimi i figli». 
 Il processo ai parenti assassini di Hina: che risultato si aspetta?
 «I colpevoli di un delitto devono essere puniti indipendentemente dal colore della pelle o dall’origine. Piccola Hina, asassinata per niente da una famiglia ignorante e crudele».
 Sulle donne è possibile un’intesa fra destra e sinistra?
  «Perché no? Con l’on. Santanchè, per esempio, abbiamo collaborato con serietà per il caso della bimba Bielorussa».
 Perché la destra improvvisamente si prende cura di donne e immigrati?
 «Evviva! Batto sempre le mani quando le persone maturano cambiamenti in meglio. Ma anche la sinistra, sul tema dell’immigrazione, ha appena approvato in Senato un disegno di legge contro il caporalato, una piaga sociale che si abbatte soprattutto sui clandestini».
 Nel ‘73 lei è stata violentata: questo la fa sentire più vicina a Dounia? 
 «Sono vicina a Dounia, ma lo sarei anche se non avessi subito violenza».
 Quanta paura le è rimasta addosso?
 «Non sono uscita da sola per anni».
 Come si fa a liberarsene?

 
  «Non si può. Ti sta nel cervello per la vita. Mi ha aiutato molto un brano che ho scritto e che ho inserito in uno spettacolo, Lo stupro. Mio figlio mi dice sempre: “Mamma, sei andata in analisi davanti a migliaia di persone ogni sera… e questo ti ha un po’ aiutato”. Sì. Un po’».
 Se sua nipote amasse un musulmano, quali preoccupazioni potrebbe avere?
 «Le stesse di tutte le nonne… anzi bisnonne! Non sarebbe l’origine del compagno a farmi preoccupare quanto la sua  capacità di amarla e rispettarla… doti che non hanno colore, razza, religione».
Ora Dounia che cosa dovrebbe fare?
 «Continuare a lottare per i diritti delle donne con coraggio e a testa alta. Troverà senz’altro grande solidarietà».
 La proposta di darle la cittadinanza italiana è un gesto a effetto?
 «Non giudico, deciderà lei se accettare. I diritti esistono quando vengono veramente garantiti, nella quotidianità».
 E noi che cosa dovremmo fare?
 «Tenerla abbracciata stretta, non solo quando la sua storia fa notizia, ma in tutti i giorni che seguiranno».Domani la chiamo.
 

 
 

 
 

 
 

 
 

 
 

 
 

 
 

 
 

 
 


La leggina che non cancella i portaborse abusivi

di Gian Antonio Stella, Corriere della Sera, 05 luglio 2007

il testo in discussione al Senato. Fondi ai parlamentari senza l’obbligo di assumere i collaboratori. E si scopre che potevano essere messi in regola 20 anni fa 

 Nuove norme: ma non cambierà nulla per gli assistenti

 

 

 

   Ricordate la leggina che doveva esser fatta per togliere dall'illegalità tutti i «portaborse » che lavorano alla Camera e al Senato in nero? A Palazzo Madama è quasi pronta. Peccato manchi un dettaglio: il parlamentare non è obbligato affatto ad assumere i collaboratori pena la perdita in busta paga degli oltre 4mila euro mensili a loro destinati. Se vuol metterli in regola, bene. Sennò, in attesa di un regolamento (campa cavallo...) si terrà i soldi lo stesso.

 Del resto, a Montecitorio sono così convinti che alla fine «il polverone si placherà » che, nonostante lo scandalo e gli ultimatum, i deputati usciti dal sommerso sono stati uno su cinque.

 Che la materia fosse spinosa si sapeva. Basti ricordare che, dopo l’esplosione del caso dovuta a un servizio delle «Iene », anche i politici più loquaci persero di colpo la voce. Non un commento nelle agenzie Ansa di Paolo Cento, non uno di Enrico La Loggia né di Francesco Storace o Alfonso Pecoraro Scanio. Perfino Paolo Ferrero, che si è esibito su tutto (dall’abolizione delle sanzioni amministrative per chi si droga all’inserimento degli immigrati islamici, da Emergency in Afghanistan ai tafferugli a Chinatown, dal tesoretto al bus guidato da un autista che si era fatto uno spinello), preferì il ruolo del pesce in barile: «Evito di dare giudizi per problemi di ruolo».

 Eppure ai primi dimarzo era già tutto chiaro. In un Paese come il nostro, in cui chi è beccato con un dipendente irregolare va incontro a lunghi tormentoni giudiziari, dei 683 collaboratori segnalati dai 630 deputati alla presidenza della Camera perché avessero accesso ai palazzi del Parlamento, quelli in regola erano 54. Cioè l’8 per cento.

 E tutti gli altri? Chi raccontò alla «iena » Filippo Roma di prendere 700 euro al mese, chi 800... Chi spiegò che lavorava da dieci anni come «portaborse» senza aver mai avuto «il versamento di un solo contributo». Chi ricordò che tutti gli irregolari tiravano avanti «senza contratto, senza previdenza, senza maternità...». La deputata margheritina Cinzia Dato, dopo avere spiritosamente cinguettato che lei il suo collaboratore lo pagava «riccamente », si impappinò sempre più imbarazzata: «Che contratto? Quanti soldi? Non so... Chieda a lui...».

 Il forzista Gaetano Fasolino disse che al suo versava «un contributo di 1.500 euro al mese». Regolarizzato? «Non regolarizzato ». «Cioè in nero?». «Non in nero, cioè, insomma...». Carlo Ciccioli, di An, spiegò infine romanescamente che l’andazzo («semo in Itaja») era quello: «La politica ha dei grossi costi, ognuno s’arangia».

 Finché Fausto Bertinotti, sotto l’occhio impietoso della telecamera, cadde dalle nuvole: «Non sapevo ». Disse che non se n’era mai accorto perché «quelli che ho conosciuto io erano qui in forma regolare» e ribadì che lui conosceva «molte persone che prestano il loro lavoro a titolo gratuito » ma certo, siccome c’era «una grave slealtà», adesso si sarebbe dovuto mettere un freno alla cosa. Quanto a Franco Marini, lui pure scomodato come ex sindacalista con l’aggravante di essere presidente di quell’aula in cui da mesi il senatore aennino Antonio Paravia denunciava la vergogna dei portaborse «sommersi», disse che lui «immaginava, non sapeva». E che il problema consisteva nel fatto che «non c’è una normativa» per regolare questo tipo di contratti e quindi ci voleva «una leggina, altrimenti questa situazione non si risolve».

 

 

  Quattro mesi dopo, la situazione è quella che abbiamo detto. Alla Camera, dopo una serie di rinvii (il 13 maggio si erano messi in regola depositando i contratti dei propri collaboratori solo 105 deputati: uno su sei) è scaduta lunedì anche l’ultima proroga concessa ai colleghi riottosi dai questori, tra i quali l’ulivista Gabriele Albonetti pare intenzionato ad andare fino in fondo: d’ora in avanti potrà entrare solo chi è in regola. E al Senato la commissione Lavoro, presieduta da Tiziano Treu, sta varando la famosa invocata «leggina». Dovrebbe passare, dicono, all’unanimità. Il prezzo pagato a questa unanimità, però, è alto. Tra le affermazioni di principio e le volonterose definizioni di come dovrà essere il contratto («si applica la disciplina privatistica in materia di rapporto di lavoro subordinato, di collaborazione coordinata e continuativa o di lavoro autonomo»), manca infatti il nodo: chi non assumerà regolarmente alcun collaboratore continuerà lo stesso ad avere in busta paga i soldi (4.678 euro al Senato e 4.190 alla Camera ) per i portaborse? Sì. Per ora. «Non si è ritenuto di inserire questo punto nella legge», spiega Treu, «sarà sufficiente precisarlo nel successivo regolamento».

 In arrivo quando? Boh... I precedenti, in questi casi, lasciano scettici. Così come è difficile passi la proposta alternativa di Franca Rame. La quale, pur prevedendo la rottura del contratto per giusta causa anche nel caso venga meno il rapporto di fiducia (un senatore post-fascista non può ritrovarsi un collaboratore comunista o viceversa, ovvio) mette dei paletti assai più rigidi. Invisi a chi è ormai insofferente alle regole stabilite per quanti non appartengono al Palazzo.

 L’aspetto più sconcertante della leggina, che così com’è rischia di lasciare tutto come prima in attesa che la gente si distragga e non ci pensi più, è in un dettaglio. Dove si scrive che quelle famose norme indispensabili per inquadrare i collaboratori, la cui assenza ostacolava il corretto agire dei bravi parlamentari, ci sono già. Testuale: «Già il decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale del 16 marzo 1987, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale numero 89 del 16 aprile 1987, ha dato le opportune specificazioni » al punto che l’Inps adottò «un apposito codice contributivo, che rende possibile per i parlamentari instaurare un rapporto di lavoro subordinato con il proprio collaboratore».

 Venti anni sono passati, da quando fu deciso come evitare i portaborse «in nero ». Venti anni. Con tutto il rispetto per Treu e la sua commissione: per l’aut aut «o il contratto o niente soldi per i collaboratori » dovremmo fidarci di un «regolamento » successivo? Ma dai..

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Mirate bene? Desistete

di Tommaso Di Francesco, il Manifesto del 3 luglio 2007
 

Dopo le minacce di attentati a Londra, l'autovettura con i kamikaze che si frantuma sui tornanti dell'aeroporto di Glasgow, domenica un massacro di civili in Afghanistan, l'ennesimo, ad opera della coalizione occidentale, e ieri l'attentato nel mucchio che uccide sette ignari turisti spagnoli in Yemen. La lunga scia di sangue non si ferma. Torna d'estate, ma non era mai cessato, il pendolo di sangue tra guerra e terrorismo. Mentre promettono a man bassa politiche di sicurezza a destra e a sinistra, ci resta una sola certezza: la guerra, in Iraq e in Afghanistan, ci lascia sicuri da morire.
 
A Roma, da questo punto di vista, si è aperta una verifica ineludibile, con la conferenza su giustizia e stato di diritto in Afghanistan, dove l'Italia è impegnata a ricostruire le regole della vita civile, ma poi, in guerra insieme alla coalizione Isaf-Nato, contribuisce a violare con le stragi i diritti umani. Apparteniamo alla genia che attribuisce alle parole tutto il peso che hanno. Sentire un'autorità del mondo, un potente, un governante - e il ministro della difesa italiano Parisi appartiene a questa schiera - gridare: «O miriamo bene o ci asteniamo» precipita l'immaginario nella farsa più crudele. Siamo, più o meno consapevolmente, dei criminali che forse «non sanno sparare» e comunque «non si astengono». Stavolta il massacro è di 80 civili, ma forse sono più di cento, ancora una volta nel sud dell'Afghanistan.
 
Dall'alto dei cieli, coraggiosamente, piovono sui villaggi afghani tonnellate di bombe. «Mirate o desistete», chiede il ministro. Si fa presto a dire di mirare: bombardiamo con F-15, F-16, con bombardieri pesanti B-52H e B-1B che sganciano per ogni missione - ce ne sono 1200 a settimana - 51 bombe a grappolo con circa 11mila bomblet, 30 bombe da mille libbre, 20 missili da crociera e 40 bombe a guida di precisione. Già, la precisione. Provate a essere precisi, a scartare il bambino e la donna dal talebano che nel villaggio opera perché magari ci vive. «Sparate bene» chiede il governo italiano. Bene come? In una realtà nella quale la guerra di terra, non solo delle cattive truppe americane ma di quelle dell'Isaf-Nato, non dà risultati, non è «meglio», com'è stato dal novembre 2001, fare terra bruciata per tagliare appoggi e legami? Quali comandi militari occidentali, consapevoli di utilizzare un tale potenziale distruttivo, possono raccontare la favola dei «dolorosi effetti collaterali»? Non ci sono effetti collaterali, ma solo obiettivi mirati a seminare terrore, con lo scopo di separare a forza i civili dai ribelli armati che non si sconfiggono e che, anzi, si moltiplicano.
 
«Imparate a sparare o lasciate perdere», non sembra lo stesso rimprovero che potrebbe pronunciare l'immancabile Al Zawahiri o il digitalissimo Osama bin Laden, i leader di Al Qaeda impegnati a declinare il terrore contro i civili occidentali e non, alle guerre irachene e afghane? «Impariamo a mirare o desistiamo» chiede il ministro Parisi. A questo punto della missione italiana, non è forse meglio uscire dalla guerra. E desistere.


disegno di legge per una Riforma del trattamento previdenziale dei Senatori - d'iniziativa dei Senn. Lusi e Bobba

Ecco un interessante disegno di legge che propone dei tagli consistenti ai privilegi dei parlamentari: prolungamento del periodo necessario alla maturazione del diritto alla pensione, e diminuzione delle cifre del vitalizio.

Leggete voi stessi!

 

 

 

 Riforma del trattamento previdenziale dei Senatori

  Premessa

             In virtù dell'articolo 69 della Costituzione ("i membri del Parlamento ricevono un'indennità stabilita dalla legge") si può ritenere che nella specifica materia indennitaria e nelle corrispondenti disposizioni di natura previdenziale, applicabili ai parlamentari, non dovrebbe invocarsi il più generale principio dell'autonomia riconosciuta alle Camere. Nella prassi normativa il principio ha trovato applicazione nella legge n. 1261 del 1965, i cui articoli 1 e 2 correttamente determinano i limiti massimi ai quali si riferisce l'intera disciplina. Secondo la costante e ormai pacifica interpretazione, del resto, fatti salvi i predetti limiti ivi stabiliti, le concrete modalità applicative del trattamento attribuito ai parlamentari sono rimesse alla piena autonomia degli Uffici di Presidenza eletti dai due rami del Parlamento.

 Nell'ambito applicativo di tale principio di autonomia viene, in ogni caso, garantita parità di trattamento indennitario ai parlamentari in carica, indipendentemente dalla sede di effettivo svolgimento del mandato, e trattamento previdenziale uguale a quelli cessati dal mandato.

 

 

 

Ciò premesso, si ritiene opportuno introdurre nel vigente sistema articolate proposte, essenzialmente volte a riformare il trattamento previdenziale dei parlamentari, che gli Uffici di Presidenza del Senato e della Camera dei Deputati potranno tenere nel debito conto, in un quadro di riforma organica e doverosamente coordinata tra i due rami del Parlamento.

  

 

1. Misure volte al riequilibrio dei conti pubblici

               Considerato l'indirizzo dell'ordinamento generale in materia di trattamento previdenziale, viene adottato anche per i senatori cessati dal mandato il sistema "contributivo", prevedendo due distinte situazioni.

  L'attuale sistema, per così dire "retributivo", comprensivo dei limiti anagrafici al conseguimento del diritto al trattamento, continua ad applicarsi ai senatori eletti fino alla XV legislatura;

  •  

  • il sistema "contributivo" si applica ai senatori eletti a partire dalla XVI legislatura. 

     

 

 

 

A partire dalla data di entrata in vigore della riforma la maturazione del diritto al trattamento previdenziale si consegue al compimento del 65° anno di età.

 Considerata la peculiarità del "servizio" parlamentare e, conseguentemente, la specificità insita nel trattamento previdenziale, ai parlamentari in carica viene aumentata l'aliquota contributiva, in misura tale che essa risulti superiore di almeno il 25 per cento rispetto a quella versata dai dipendenti del settore pubblico.

 Ai senatori cessati dal mandato che continuano a beneficiare del sistema "retributivo" viene imposto un contributo di "solidarietà" del 4 per cento, per la quota eccedente i 50.000 euro lordi annui, quale partecipazione alla riduzione dei corrispondenti oneri di bilancio, nonché concrete modalità di "sterilizzazione" dell'adeguamento annuale, riconducendolo sostanzialmente all'indice ISTAT.

 Viene abolita la generale facoltà di costituire, ai fini previdenziali, periodi "figurativi",  anche tramite il riscatto oneroso dei periodi di mandati non completati per i più svariati motivi.

 La facoltà di "riscatto" può essere fatta valere esclusivamente nel caso in cui l'ex parlamentare intenda completare un'unica legislatura - limite minimo per maturare il diritto al trattamento previdenziale a 65 anni - e soltanto in presenza di attività parlamentare esercitata per un periodo non inferiore a 30 mesi.

 2. Natura previdenziale e non assicurativa del trattamento

 E' necessario, in primo luogo, abbandonare la nozione di "rendita assicurativa", conforme alle deliberazioni adottate nel 1993 dagli Uffici di Presidenza delle due Camere, attribuendo anche formalmente piena natura previdenziale al trattamento vitalizio. Ciò comporta:

 a) la necessità di abrogare le deliberazioni appena richiamate;

 

 

 

 

 

 

 

b) la particolare opportunità che il trattamento vitalizio sia sostanzialmente e formalmente riconducibile a un "trattamento previdenziale", sia pure dai connotati speciali, deducibili dall'esigenza prioritaria di assicurare funzionalmente a tutti i cittadini il pieno esercizio dei diritti costituzionalmente garantiti;

 c) l'esigenza che il trattamento previdenziale abbia un più marcato ancoraggio ai redditi da lavoro dipendente e non venga classificato come reddito assimilato; non sia più soggetto, pertanto, all'imposizione dell'IRAP. Ciò, tra l'altro, consente al bilancio interno del Senato un risparmio pari a circa l'8,5 per cento del lordo imponibile di competenza degli ex parlamentari;

 

d) la perdita del beneficio consistente nella quota esente da imposizione (ex art. 52, comma 1, lettera b), del TUIR), per l'anno corrente pari all'8,75 del lordo spettante come trattamento vitalizio. La conseguente reformatio in peius, suscettibile di essere impugnata in quanto incidente su diritti acquisiti, potrebbe essere superata con un incremento temporaneo del vitalizio lordo spettante all'ex senatore, nella misura idonea a far recuperare la perdita del beneficio fiscale a fronte, peraltro, del minor costo a bilancio derivante dalla eliminazione dell'IRAP: al riguardo, infatti, va segnalato che la quota dell'8,75 per cento, in ragione del vigente meccanismo normativo, si riduce progressivamente nel tempo (nell'anno scorso circa l'1,3 per cento).

             3. Passaggio al sistema contributivo

 Conformemente all'indirizzo dell'ordinamento generale, il nuovo sistema contributivo si configura come un mero meccanismo di calcolo della prestazione e non come un sistema di finanziamento della prestazione previdenziale che, dunque, continuerebbe ad essere posta a carico del bilancio interno del Senato.

 

 

Ove, pertanto, il Senato continuasse ad erogare i trattamenti previdenziali con le modalità appena accenate, nell'immediato si dovrebbero registrare sicuri benefici finanziari al proprio bilancio. Questi sarebbero determinati dall'aumento complessivo della contribuzione a carico dei senatori, con una curva della spesa che crescerebbe più moderatamente anche per effetto della più limitata contribuzione (sia pure virtuale) posta a carico del bilancio interno, con un onere previdenziale che, soprattutto per esigenze sistematiche di carattere istituzionale, rimarrebbe comunque a carico degli organi parlamentari.

 E' di tutta evidenza, in conclusione, che il sistema di calcolo prefigurato con gli articoli che seguono tende a ricondurre il complessivo sistema di natura previdenziale nel solco del vigente ordinamento generale, con vincoli matematici e attuariali propri di tutti i regimi previdenziali. Ove, peraltro, si intendesse aumentare il rendimento del trattamento previdenziale dei parlamentari, evocando in qualche modo gli effetti introdotti dal "sistema Dini", occorrerebbe aumentare la contribuzione degli interessati al 30 per cento dei propri emolumenti.

 Si tratta di scegliere, dunque, anche con una congrua valutazione politica e non meramente finanziaria, se sia tollerabile persistere nell'attuale situazione di profondo squilibrio ovvero assicurare fin d'ora un più graduale passaggio a un sistema contributivo che, realisticamente, si qualifichi non più quale garanzia, a prescindere dal reale stato di fatto, dei benefici di fine rapporto - difficilmente assimilabili, sia pure lato sensu, alle dinamiche proprie del mondo del lavoro - ma come un ordinario periodo di servizio prestato nelle istituzioni, giustamente riconosciuto nei limiti dell'effettivo periodo temporale trascorso nell'attività svolta in qualità di parlamentare.

 L'articolato base - che assorbirebbe integralmente gli articoli 1, 2, 6 e 10 del vigente Regolamento per gli assegni vitalizi degli onorevoli Senatori e loro familiari - ovviamente presuppone l'indirizzo da ultimo indicato, fermo restando che, una volta effettuate le scelte di merito da parte dell'Ufficio di Presidenza, andrebbe in ogni caso effettuato un coordinamento non meramente formale dell'intera disciplina.

 

PER CHI DESIDERA APPRONFONDIRE, DI SEGUITO L'ARTICOLATO:

 

 

 

 

 

 

 

 Art. 1

 

 

 

 

 

Trattamento previdenziale

 

 

 

 

 

 

 

 

1. Ai senatori cessati dal mandato, che abbiano svolto almeno una legislatura, dal primo mese successivo al compimento del sessantacinquesimo anno di età spetta il seguente trattamento previdenziale:

 

 

 

 

a) ai senatori in carica fino alla XV legislatura, viene erogato l'assegno vitalizio, corrispondente agli anni di mandato parlamentare, nella misura prevista all'allegata tabella "A", secondo quanto disposto dall'articolo 2;

 

 

 

 

b) ai senatori eletti a partire dalla XVI legislatura, viene erogato un trattamento previdenziale, secondo quanto disposto dall'articolo 3.

 

 

 

 

2. A decorre dal 1° gennaio 2008, il contributo obbligatorio a carico dei senatori ai fini del trattamento previdenziale è stabilito dal Consiglio di Presidenza in misura non inferiore al 125 per cento dei contributi previsti, ai medesimi fini previdenziali, a carico dei lavoratori dipendenti del pubblico impiego.

 

 

 

 

3. Il diritto alla reversibilità del trattamento previdenziale, nella misura e con le modalità di cui all'articolo 14, a favore del coniuge e dei figli è subordinato al versamento, da parte del senatore, di una quota aggiuntiva pari al 25 per cento del contributo di cui al comma 2.

 

 

 

 

4. I contributi sono trattenuti d'ufficio a valere delle indennità parlamentari.

 

 

 

 

 

 

 

 

Art. 2

 

 

 

 

 

 

 

 

Assegno vitalizio per gli eletti fino alla XV legislatura

 

 

 

 

 

 

 

 

1. La legislatura che dà titolo all'assegno vitalizio minimo può avere anche durata parziale, purché non inferiore a due anni e sei mesi. In tale caso, fermo restando quanto previsto dall'articolo 3, comma 3, il diritto al trattamento vitalizio è subordinato al versamento volontario dei contributi per il periodo mancante al completamento della legislatura. Il versamento volontario dei contributi di cui al presente comma, comunque, non è ammissibile allorché il senatore si dimetta per incompatibilità dipendente da opzione per l'esercizio del mandato al Parlamento europeo, a un Consiglio regionale o al Consiglio delle province autonome di Trento e Bolzano.

 

 

 

 

2. Il senatore rieletto, che abbia già riscattato il periodo mancante della legislatura per conseguire il diritto al trattamento vitalizio minimo, ha la facoltà di richiedere, nel mese successivo al raggiungimento del quinquennio di mandato effettivo, la restituzione in un'unica soluzione dei contributi versati, rivalutati in misura pari all'interesse legale.

 

 

 

 

3. La misura massima dell'assegno vitalizio non può essere superiore all'80 per cento dell'indennità parlamentare lorda e si consegue con almeno 30 anni di contribuzione.

 

 

 

 

4. L'indennità parlamentare da prendere in considerazione ai fini dell'assegno vitalizio è quella vigente al 1° gennaio dell'ultimo anno di mandato parlamentare, successivamente rivalutata in base all'indice ISTAT per il periodo di tempo che intercorre tra il 31 dicembre dell'ultimo anno di mandato parlamentare e il 1° gennaio dell'anno in cui decorre la corresponsione dell'assegno vitalizio.

 

 

 

 

5. A decorrere dal 1° gennaio 2008 l'assegno vitalizio è rivalutato annualmente in base all'indice ISTAT.

 

 

 

 

6. Il senatore che cessi dal mandato prima di aver raggiunto il periodo minimo di cui al comma 1, ovvero rinunci all'assegno vitalizio, ha diritto alla restituzione, in unica soluzione, della somma ritenuta a fini previdenziali rivalutata in misura pari all'interesse legale.

 

 

 

 

7. Fatto salvo quanto disposto dall'articolo 13 e dal Parlamento europeo, i contributi obbligatori corrisposti presso i due rami del Parlamento nazionale e il Parlamento europeo sono ricongiungibili ai fini della determinazione dell'esatto ammontare dell'assegno vitalizio, purché riferiti a periodi di mandato non esercitati contemporaneamente.

 

 

 

 

8. Resta ferma la facoltà di optare per la restituzione dei contributi, secondo quanto previsto dal comma 6.

 

 

 

 

9. Non è ammesso il completamento del quinquennio nel caso in cui l'elezione sia stata annullata.

 

 

 

 

10. A carico degli assegni vitalizi attribuiti ai senatori eletti fino alla XIV legislatura viene detratto, con decorrenza 1° gennaio 2008, un contributo di solidarietà pari al 4 per cento della quota eccedente i 50.000 euro lordi annui, quale partecipazione alla riduzione dei corrispondenti oneri di bilancio.

 

 

 

 

 

 

 

 

Art. 3

 

 

 

 

 

 

 

 

Trattamento previdenziale degli eletti a partire dalla XVI legislatura

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1. La misura del trattamento previdenziale riconosciuto ai senatori eletti a partire dalla XVI legislatura viene determinata capitalizzando le contribuzioni di cui all'articolo 1, commi 2 e 3, e al comma 2 del presente articolo in ragione di un interesse pari alla rivalutazione annua dell'indennità parlamentare. La rivalutazione ha effetto fino al raggiungimento del diritto alla effettiva erogazione del trattamento.

 

 

 

 

2. Ai fini del calcolo di cui al comma 1, a carico del bilancio interno delle Camere viene computato un contributo annuale pari al 33 per cento dell'indennità parlamentare.

 

 

 

 

3. Con apposito regolamento approvato dal Consiglio di Presidenza vengono stabiliti anche i parametri e le basi demografiche attuariali concorrenti a determinare il tasso di trasformazione del trattamento previdenziale ai sensi del comma 7 nonché i casi di ammissibilità che consentano la prosecuzione dei versamenti contributivi da parte del parlamentare senza ulteriori oneri da parte della Camera di appartenenza.

 

 

 

 

4. La legislatura che dà titolo al trattamento previdenziale può avere anche durata parziale, purché non inferiore a due anni e sei mesi. In tale caso il diritto al trattamento è subordinato al versamento volontario dei contributi  per il periodo mancante al completamento della legislatura. Non è ammesso il completamento del quinquennio nel caso in cui l'elezione sia stata annullata.

 

 

 

 

5. Il senatore rieletto, che abbia già riscattato il periodo mancante della legislatura per conseguire il diritto al trattamento previdenziale, ha la facoltà di richiedere, nel mese successivo al raggiungimento del quinquennio di mandato effettivo, la restituzione in un'unica soluzione dei contributi versati, rivalutati in misura pari all'interesse legale.

 

 

 

 

6. Il senatore che cessi dal mandato prima di aver raggiunto il periodo minimo di cui al comma 4 ha diritto alla restituzione dei contributi versati, incrementati della rivalutazione di cui al comma 5. In caso di successiva rielezione, con la quale maturi il periodo minimo di contribuzione utile, il senatore ha facoltà di versare la somma a suo tempo restituita, rivalutata in misura pari all'interesse legale.

 

 

 

 

7. Il senatore che abbia maturato il diritto al trattamento previdenziale, alla cessazione del mandato ha diritto alle seguenti opzioni non revocabili:

 

 

 

 

a) restituzione dell'importo costituito dalle proprie contribuzioni, rivalutate annualmente nella stessa misura percentuale dell'indennità parlamentare. Il montante derivante dalla contribuzione a carico del bilancio interno rimane acquisito allo stesso;

 

 

 

 

b) trasformazione del montante complessivo, al compimento del sessantacinquesimo anno di età ovvero al termine del mandato se superiore, in rendita vitalizia, erogata a carico del bilancio interno, secondo le modalità definite con apposito regolamento dal Consiglio di Presidenza.

 

 

 

 

8. L'intera disponibilità risultante dai versamenti dei contributi di cui al presente articolo, in caso di decesso del senatore prima dell'acquisizione del diritto alla erogazione del trattamento previdenziale minimo, è devoluto in conformità alla disciplina in materia di successione.

 

 

 

 

9. In caso di decesso del senatore che abbia maturato il diritto al trattamento previdenziale e che si sia avvalso dell'istituto della reversibilità, il coniuge superstite ha diritto alle seguenti opzioni:

 

 

 

 

a) devoluzione dell'importo, come costituito dalle contribuzioni del dante causa, rivalutate annualmente nella stessa misura percentuale dell'indennità parlamentare. La somma sarà assegnata in conformità alla disciplina in materia di successione mentre il montante derivante dalla contribuzione a carico del bilancio interno rimane acquisito allo stesso;

 

 

 

 

b) trasformazione del montante complessivo, alla data di compimento del sessantacinquesimo anno di età del dante causa, in rendita vitalizia, erogata a carico del bilancio interno, secondo le modalità disciplinate dall' apposito regolamento di cui al comma 3.

 

 

 

 

 

 

 

 

10.  In caso di decesso del senatore cessato dal mandato prima del compimento del sessantacinquesimo anno di età e che si sia avvalso dell'istituto della reversibilità, il coniuge superstite mantiene il diritto alla rendita vitalizia alla stessa data in cui l'avrebbe maturata il dante causa.