[AUDIO] Franca Rame: "Vi parlo di questo Papa bizzarro che veste in rosa e verdino pallido..."

Franca Rame intervistata da Fabio Greggio e Silvia Terribili a 360° da Prodi all'indulto alle sue dimissioni dal Senato...
" ...Questo Papa bizzarro che veste in rosa e verdino pallido...in colore becco d'oca"; "...Con questi versi ieratici che ora si sono più veloci forse perchè gli hanno messo vicino un maschio potente....".
Imperdibile intervista in stile Franca Rame.
Argomento: 

FRANCA RAME - [IL TERRIBILE RICORDO DI UN ABORTO] "IL DISORDINE DELLA MEMORIA"

Vorrei riuscire a proseguire con ordine nella progressione dei racconti, ma ho la testa strapiena di memorie che s’accavallano senza costrutto, visi ed episodi che appaiono per un attimo e altri che vorrei cancellare; fra tanto marasma mi è difficile trovare l’abbrivio giusto per evocare in modo logico e chiaro la sequenza dei fatti, migliaia di ore vissute in modo “esagerato”, le difficoltà, le meraviglie viste e toccate. Felicità da farmi tremare e disperazioni da farmi morire. Forse potrei concentrarmi su qualche emozione che profondamente m’è rimasta incisa. In verità sono due le emozioni importanti. La prima: “Dario, sono incinta.” Inutile spendere parole per raccontare le difficoltà che ci siamo trovati a gestire insieme quella situazione. Immaturi, impreparati in tutti i sensi; spaventati. Non in condizione di fare un figlio, senza contare mia madre, con i suoi pregiudizi sulla purezza, sulla castità prima del matrimonio.

 

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Con noi figlie, non ha mai parlato di sesso... Per mia madre eravamo fatte come le bambole: finivamo sopra il pube. Per lei "sesso" era uguale ad osceno. Tanto per sintetizzare, mia madre, il didietro, lo chiamava "sedere"... e il davanti "sedere davanti". Bizzarro, no? Ma in tutto il quartiere era così, anche per le altre madri i sederi erano doppi: un rione di soli glutei…
Puntuale ogni sera, appena tornata da scuola, facevo i compiti. Ero diligente, una ragazzina proprio a modo, ero proprio brava, bravissima! Mi spiace non mi abbiate conosciuto allora, perché avreste di certo esclamato la vostra ammirazione: “Che bambina dolce, ubbidiente”… che mi son anche pentita!
Mia madre, come un fantasma, arrivava all'improvviso e con quell'espressione che hanno le mamme nei momenti solenni mi diceva con una voce possente come quella di un dio che spunta fra le nuvole: "Stai attenta bambina! Che gli uomini vogliono soltanto quella cosa là!"
Oh, non mi ha mai detto cosa! Una paura! Guai se un ragazzo mi veniva vicino... Gli gridavo: “Vai via!". Gli tiravo i sassi! "Vai viaaa! Non l'avrai mai!" - "Che cosa?" - "Non lo so!"
Vi dico la verità: per colpa di mia madre ho perso tanto di quel tempo! Le uniche cose sul sesso le ho sapute da una mia amica, una birichina tremenda... dodici anni. Era un po' che non la vedevo: "Sono molto stanca", mi fa. 
"Perché sei stanca? Cosa hai fatto?"  
"Ho fatto l'amore."  
"L'amore?! - che io manco sapevo cosa fosse - Cos'è l'amore? Cosa hai fatto?"
“L'amore ho fatto… con mio cuginetto... dieci anni... un imbranato!"
"Cosa avete fatto?!"
"Noi non sapevamo niente di quelle cose lì... sapevamo solo che i bambini nascono dalla pancia... e allora lui col suo coso... spingeva, spingeva! Ho avuto l'ombelico infiammato non so per quanto tempo!"
Tra la mia mamma "stai attenta" e l'ombelico infiammato, ero terrorizzata!
Tenevo sempre le mani qui sul ventre.
Dove ero rimasta? Ah sì: sono rimasta incinta.
Inutile spendere parole: ho abortito. Trenta mila lire (denari che abbiamo racimolato tra tutte le persone che conoscevamo) più la paura, e qualcosa addosso e negli occhi, che per mesi non m'ha lasciato. Di quell'ora passata in una specie di ambulatorio, non certo attrezzato per un intervento chirurgico, ricordo il freddo, il buio che c'era fuori, era notte, l'indifferenza e la tensione del medico e dell'infermiera
“Non gridi per favore, altrimenti non la opero”. C'era paura in quella stanza, la loro e la mia.  
In quel periodo per l'aborto si finiva in carcere. 
Oltre a quella paura c'era il terrore per l'intervento che affrontavo senza saperne assolutamente niente. L’unica cosa che sapevo con certezza è che non avrei avuto l’ anestesia.
Per me, e tutto per me, c'era anche il peso di quello che stavo facendo. 
Stesa sul lettino freddo pensavo a mia madre e ho veramente desiderato di morire. 
“Se ha paura se ne vada. Se grida, smetto e la caccio via.” Per anni quel “la caccio via” m’è rimbombato nel cervello facendomi arrossire e maledire la mia timidezza.
Non ho gridato.
Dolore.
Zitta. 
Sentivo le lacrime scivolarmi tra i capelli… non un lamento m’è uscito. Guardavo il medico… un pezzo di ghiaccio indifferente, che faceva il suo lavoro fischiettando sotto tono… “È uno cattivo” ho pensato.   Sicuramente ho inondato di lacrime Dario, che stava ad aspettarmi davanti al portone chiuso. M'ha abbracciata stretta-stretta. Stavamo male come due cani che avevano perso la strada di casa, in più io mi sentivo così colpevole, d'essere certa che non avrei più osato guardare negli occhi mia madre. Duemila anni di pregiudizi erano il pane quotidiano che molta gente ha mangiato. Io, con mia madre onestamente cattolica osservante e convinta, ne ho fatto indigestione. Per Dario era diverso.
Ho incontrato altre volte quel medico. Non ci siamo mai nemmeno salutati. Lui è diventato famoso. Ricchissimo. Dopo la legalizzazione dell'aborto ha fatto pure obiezione di coscienza. A parole. Nel suo studio faceva aborti a tutto spiano, nulla era cambiato nella sua attività abortista. Solo la tariffa: un milione.
 
Franca Rame, Dario Fo, Una vita all’improvvisa, Milano, Guanda, 2009.
 

FRANCA RAME: "CHIEDO LE DIMISSIONI DI PAPA BENEDETTO XVI"

Perchè chiedo le dimissioni di Papa benetto XVI? Il futuro papa Benedetto XVI, quando era arcivescovo di Monaco, era al corrente del trasferimento in un'altra parrocchia di padre Peter Hullermann, già accusato di pedofilia. Sono le nuove accuse pubblicate oggi sul sito del New York Times, all'indomani dell'inchiesta sui suoi presunti silenzi sul caso di un prete americano. Secondo il giornale americano, che cita due prelati, il cardinale Ratzinger "era stato messo a conoscenza che il prete, che lui stesso aveva approvato fosse mandato in terapia per curarsi dalla pedofilia, sarebbe invece tornato a un lavoro pastorale a pochi giorni dall'inizio del trattamento psichiatrico. Il prete - prosegue il quotidiano - fu poi dichiarato colpevole di aver molestato ragazzini in un'altra parrocchia". Nelle scorse settimane un comunicato delle arcidiocesi di Monaco e Frisinga aveva attribuito la piena responsabilità della decisione che permetteva al prete di riprendere l'incarico pastorale all'allora vice di Ratzinger, reverendo Gerhard Gruber. "Ma una nota - scrive il New York Times - la cui esistenza è stata confermata da due prelati, dimostra che il futuro papa non solo gestì un incontro il 15 gennaio del 1980, in cui fu approvato il trasferimento del prete, ma fu anche informato della riassegnazione del prete" a un'altra parrocchia. "Quale ruolo Ratzinger abbia avuto nel prendere la decisione e quanto interesse abbia mostrato nel caso del prete pedofilo, che aveva molestato numerosi ragazzini nel suo precedente incarico, non è chiaro", ammette il giornale. (Ansa)

Io chiedo le dimissioni del Papa, perchè queste accuse, se fondate, non sono ammissibili per un Capo spirituale che è portatore di infallibilità, come recita la Dottrina Cattolica.

Franca Rame


25 MARZO 2010 ORE 21: ECCO TUTTI I CANALI CHE TRASMETTERANNO SANTORO IN DIRETTA

Dove seguire Rai per una Notte? Le possibilità sono diverse: tv, radio, internet, e in piazza. Vediamole una per una.
Sulla tv via satellite la diretta di Santoro è accessibile su Sky Tg 24, Youdem (canale 813 di Sky) e Current TV (canale 130 di Sky); mentre sul digitale terrestre va in onda su Rai News 24 e Repubblica TV.
La diretta è trasmessa poi da una fitta serie di tv locali. Nel Lazio da Tvr Voxson; in Lombardia da TeleLombardia, Canale 6 e Antenna 3; in Emilia Romagna da E' TV - Rete 7; e in Campania da Napoli Tivù.

Sul sito di Rai per una Notte è possibile cliccare sulla cartina dell'Italia e verificare, Regione per Regione, tutte le emittenti locali disponibili. 

 Sul web

 La diretta sul web è poi disponibile, oltre che sul sito Rai per una Notte, su antefatto.ilcannocchiale.it; repubblica.it; corriere.it; unita.it; sky.it; articolo21.info; youreporter.it; altratv.tv; macchianera.net; e tanti altri.

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In radio
 
Ma trasmetteranno in diretta anche diverse radio: da Radio Popolare a Radio Città Futura, passando per Radio Nostalgia e Radio Città Aperta. Qui trovate Regione per Regione tutte le emittenti con relative frequenze.
 
In piazza

Qui - divise per Regione - trovate invece le piazze italiane dove seguire la diretta in compagnia. Mentre qui, organizzate dal Popolo Viola, trovate le piazze delle principali piazze italiane.

 
 

I partecipanti alla trasmissione dal PalaDozza

 
Poi Santoro ha letto l'elenco delle persone che parteciperanno: Gad Lerner, Giovanni Floris, Norma Rangeri, Marco Travaglio, Morgan, Riccardo Iacona, Milena Gabanelli.
L'evento centrale sarà il ritorno in tv di Daniele Luttazzi e poi Antonello Venditti, Antonio Cornacchione, Nicola Piovani, Roberto Benigni, il Trio Medusa e Sabina Guzzanti.
"Non ci saranno politici, anzi mi auguro che non ci siano", risponderà Santoro alla fine, alla domanda esplicita sull'argomento.
 

Un'intervista di Benigni sulla libertà

Benigni è stato intervistato da Sandro Ruotolo e sarà questo il suo modo per essere presente al PalaDozza.
"Ha anche sottoscritto per la manifestazione": ha chiosato Ruotolo, ma non ha voluto dire quanto: "Si vedrà dal video".

 

Santoro: noi ci battiamo anche per Berlusconi

"Pensiamo di fare qualcosa - ha concluso Santoro - che non è contro nessuno e perfino a favore del Partito della libertà.
Noi ci battiamo anche per loro e soprattutto ci battiamo per essere quello che noi siamo.
La libertà, infatti, è soprattutto questa: poter essere quel che si è".
"Noi ci battiamo anche per Berlusconi, è una scelta sua, non nostra quella di essersi messo fuori da questa serata.
Abbiamo trovato 50.000 persone che hanno versato 2 o 3 euro per renderla possibile e ne avremmo potuto trovare anche altre.
Qualunque scelta facciano in futuro non ci costringeranno al silenzio, né giovedì né in futuro.
Giovedi prossimo saremo nelle case di tutti gli italiani che vorranno cercarci come ogni giovedì".
Il costo complessivo della serata (che si gioova anche del lavoro gratuito di un centinaio di persone) è  di 130.000 euro, al momento già coperti all'80% dal contributo volontario della sottoscrizione.
 
 

Travaglio: mi ricorda l'avventura de Il Fatto

 
Ha preso poi la parola Marco Travaglio. "Questa serata televisiva - ha detto - mi ricorda l'esperienza del quotidiano Il Fatto. Abbiamo dimostrato che ci si può far sentire usando nuovi mezzi.
Otto anni fa, con l'editto bulgaro non fu possibile una replica, perché non esistevano le tecnologie di oggi.
Quando il re della televisione ha paura delle telecamere (delle poche telecamere che non controlla) questo mi dà una ragione di ottimismo. Come ha detto Paolo Mieli questo vuol dire che - come nel 1992 - 'sta saltando il tappo'.
 

Non è vero che la tv non sposta voti, chiedetelo a Berlusconi

"Stamattina proprio sul Corriere della Sera - ha continuato Travaglio - abbiamo dovuto leggerci la lezioncina che la televisione non sposta voti.
Bisognerebbe avvertire Berlusconi che la tv non sposta niente.
Personalmente mi fiderei di Berlusconi, che vuol chiudere quelle due o tre trasmissioni che non controlla, come dimostra l'inchiesta in corso a Trani".
Proprio il black out imposto ai talk show - ha sottolineato poi Travaglio - conferma che la tv conta.
"La serata di giovedì - ha aggiunto poi Travaglio - sarà una giornata festosa per chi crede nel giornalismo.
Del resto se questa black out è una prova generale, si accorgeranno che le prove generali per chiudere le trasmissioni, saranno rese vane da chi fa le prove per trovare un'alternativa.
Se il mese di black out diventasse permanente, dovremmo attrezzarci a continuare con altre forme".

Vauro: la carica dei 101? No di un milione

 
Poi è stata la volta di Vauro, che si è spiegato a modo suo. "Quando al posto di Annozero è andata in onda la Carica dei 101, è arrivata subito una precisazione di palazzo Chigi. Ma quali 101? Sono un milione...".
"Il diritto all'informazione - ha continuato senza più scherzare Vauro - deve esercitarsi in primo luogo nella tv pubblica e noi per questo diritto ci battiamo.

 

 

Carlo Verna (Usigrai): "Un fatto storico"

"Sono le tecnologie di oggi - ha poi detto Carlo Verna, segretario generale dell'Usigrai - che ci consentono di sfidare il silenzio. Fra qualche anno ce lo ricorderemo che questa iniziativa è stata uno spartiacque".

 


ALDO BUSI CACCIATO DALLA RAI: CHI TOCCA IL PAPA E' UNA STREGA DA BRUCIARE SUL ROGO

L’esercito degli sdegnati ha i forconi pronti: oggi la strega da bruciare si chiama Aldo Busi. Orrore, raccapriccio, disonore: lo scrittore è stato cacciato a divinis da tutti i programmi Rai. La vera colpa non è aver attaccato il Papa in prime time  davanti a milioni di spettatori («Sono gli omofobi i veri pervertiti da curare, siano politici e preti. L’omofobo è un omosessuale represso» ha detto, tirando in ballo Ratzinger alla fine di una sparata furibonda in cui lo scrittore ha annunciato l’abbandono dall’Isola dei famosi, Rai2). L’imperdonabile è aver fatto sbriciolare (per una sera, per un giorno soltanto? Non importa) la fortezza del reality show. Doppio paradosso italiano: nei giorni dell’apocalisse dell’informazione - ossia dei talk show chiusi per volere del Re - la televisione va in tilt in quella parte del campo di cui il Re medesimo è campione assoluto. Peccato mortale numero uno: «Quando parlo di politica e letteratura, i cameramen se la danno a gambe levate. Il filtro è tale che mi sono prestato ad una pantomima di me e dell’intellettuale». Così disse il Busi furioso in collegamento dall’isola nicaraguense dove dinnanzi a centinaia telecamere piombate su un manipolo di pseudo o ex famosi che «fanno le marionette» e dinnanzi ad una Simona Ventura mai vista così sgomenta e vacillante.

«Non condivido una sola parola di quello che ha detto», ulula lei terrorizzata, non si sa se per paura delle ire d’Oltretevere o perché in un secondo le si è rotto il giocattolo. Ma l’autore di Sodomie in corpo non si ferma. Certo, l’occhio è roteante, ma le parole rimbombano lucide come non si è sentito mai sull’isola dei cosiddetti naufraghi: «La mia pantomima della cultura è durata fin troppo. Da un momento all’altro questa telecamere diventerà buia e io sparirò. Non adduco pretesti di salute, anche se un’infezione ce l’ho. Senza di me, che ho fatto il capro espiatorio, potranno scagliarsi l’uno contro l’altro. E vedremo la vera ipocrisia: i naufraghi sono tutti qua perché non hanno un cazzo da fare. Sono marionette di se stessi». E ancora: «La forma è il linguaggio. La mia sostanza sta nella forma. Il fatto che la mia forma sia sbagliata per lei, Ventura, e per la maggior parte degli italiani vuol dire che io la forma non la cambio. Questa nazione è indietreggiata di quindici anni anche per colpa vostra. Voi dovete essere ricoverati. Non c’è più cultura. Il paese è morto».

Tanto bastò. Il fatto è che nell’ultracolorato paradiso della tv-trash - in questo caso Isola dei famosi - è vietato anche solo sussurrare il nome del pontefice, è ovviamente peccato mortale accostare l’idea dell’omosessualità alla figura del santo padre, ma sono un tabù incrollabile anche la politica e tutto quello che non sia conforme alla geometria del nulla di cui si nutre il reality show e la mistica del televoto che la sottintende. In un colpo solo Busi Aldo, nato forse non per caso nel 1948 a Montechiari (Brescia) del reality è diventato un efficacissimo killer, perché il delitto avviene lì, in diretta: «Il mio mandato è esaurito. Non c’è più racconto. Temo che, se restassi, finirei per vincere. Ho partecipato per una rassegnata e decadente malinconia. Voglio dare l’esempio dell’anziano che si mette da parte. Sarebbe umiliante per me vincere questa piccola corsettina».

Per uccidere il reality le sue armi sono la politica e pure l’etica. Governo: «Io pago le tasse e sono orgoglioso di farlo. A cosa è servito Berlusconi, se non fanno questa legge delle aliquote al 23 e al 33%?». Opposizione: «Il Pd è inesistente. Finché la sinistra sarà clericale sarà solo una brutta copia della destra». L’ipocrisia omofoba: «Si finisce tutti single, prima o poi, e io voglio dire che il figlio adottato ritorna dall’uno o dall’altro. Perché io single non posso adottare un bambino o una bamina?». Certo, la domanda è: e tu perché sei finito lì? Avrà tempo per rispondere. Intanto parlano i giganti del pensiero che dirigono la Rai. «Il direttore di Rai2, Massimo Liofredi, sentito il direttore generale Mauro Masi, ha ravvisato nel comportamento di Busi palesi e gravi violazioni delle regole e delle disposizioni contrattuali. Pertanto, verrà escluso dalla partecipazione alle prossime puntate dell’Isola dei famosi e dalle altre trasmissioni della Rai». Prima di loro si sono espressi il destrissimo Storace, Butti e Saltamartini del Pdl, Cesa dell’Udc, in più il Codacons e il Moige. Come avevamo detto? L’esercito degli sdegnati.

di Roberto Brunelli


TG2: SPOTTONE INFAME PER SILVIO: 3' 30" DI INTERVISTA IN GINOCCHIO, CON TANTO DI SIMBOLO. PAGA IL CONTRIBUENTE

Nessun contraddittorio, azzerati i talk show, Silvio è presente in tutti i maggiori Tg, con interviste in video o telefoniche. Con il simbolo a mo di spot. Una cosa indecente. E' molto interessante il profilo dell'intervistatrice di questo spottone di ben 3' e 33", tempo biblico per un tg. Intervistatrice Ida Colucci, vicedirettore del Tg2 . Ha fatto carriera come inviata raidue in Parlamento . Intervistatrice di fiducia del premier e spinta fortemente da Bonaiuti. Bonaiuti è l'addetto ufficio stampa di Berlusconi: da lui dipendono tutte le nomine. Andiamo alle domande della Colucci: Togliendo il punto interrogativo, le domande possono considerarsi asserzioni, come l'introduzione di un discorso che poi prosegue l'intervistato:

1a domanda:
Presidente Berlusconi, un'altra inchiesta che la riguarda alla vigilia di un'importante voto. Il guardasigilli Ministro Alfano, ha mandato gli ispettori a Trani.
il csm ha criticato l'operato. E' intervenuto anche il capo dello stato per ribadire l'autonomia di indagini e ispezioni
la preoccupa quest'inchiesta?

2a domanda:
la campagna elettorale Presidente, è stata fin qui contrassegnata da sentenze del tar. e poi ancora da inchieste giudiziarie. potrà influire sul voto tutto questo. Si potrà cioè verificare quella che ora si chiama la sindrome francese? un forte astensionismo già capitato oltralpe?

3a domanda:
Lei ha dato appuntamento a tutti i moderati per sabato 20 marzo a Roma in piazza S.Giovanni. E' una prova di forza e le chiedo una prova di forza vale anche per chi governa?

Analizziamole:

- Togliendo il punto interrogativo, le domande possono considerarsi asserzioni, come l'introduzione di un discorso che poi prosegue l'intervistato;

- Nella prima e seconda domanda, l'intervistatrice, ripete la parola Presidente, riferendosi a Berlusconi.
Nella prima domanda, chiama Alfano: il ministro guardasigilli e chiama in causa il capo dello stato per sottolineare il carattere istituzionale di Berlusconi.

- La terza domanda è preceduta da un vero e proprio appello :
"Lei ha dato appuntamento a tutti i moderati per sabato 20 marzo a Roma in piazza S.Giovanni." tant'è che Berlusconi non ha avuto il bisogno di ricordare la data e la città della manifestazione nella risposta.

Andiamo al video:

sul sito della Rai appariva il servizio completo dato alle 20,30
I primi due titoli di testa erano:

Berlsuconi: sconfessato csm
Napolitano: rispettare autonomia di indagini e ispezioni

Durante l'intervista si vedono due bandiere: europea e italiana sulla sinistra di Berlusconi, il simbolo del Pdl ben inquadrato sullo sfondo, ma in sovraimpressione c'è solo la scritta "Presidente del Consiglio"
Ancora una volta a sottolineare il profilo istituzionale.

subito dopo la prima domanda, c'è uno zoom

L'inquadratura è di nuovo sull'intervistatrice,
Berlusconi risponde sugli scandali e camera fissa su di lui.

All'attacco di questa frase che ha un intento propositivo e conclusivo:

"Noi torniamo in Piazza San Giovanni con lo stesso spirito di tre anni fa per la democrazia (..) l'amore vince sempre sull'odio."

all'attacco di questa frase, la telecamera riparte con un altro avvicinamento sul primo piano. Uno zoom più lungo, per stimolare un crescente interesse nello spettatore.

Non solo erano preparate le risposte, ma le domande della Ida Colucci, erano parte integrante delle risposte, scritte da un'unica mano di concerto anche con la regia televisiva.

Nessun contraddittorio, azzerati i talk show, Silvio è presente in tutti i maggiori Tg, con interviste in video o telefoniche. Con il simbolo a mo di spot. Una cosa indecente


GERMANIA: ACCESSO VIETATO AL RISTORANTE AGLI ELETTORI DEL PDL

BERLINO – E’ solo una foto, quella che vedete a fianco, ma è significativa. Si tratta di un cartello esposto da coloro che gestiscono un ristorante a Berlino e fotografata da un turista. E significative sono le scritte: “Berlusconi-elettori non benvenuti” e “Niente cervello-niente servizio”. A giudicare da come sono scritte, sembrano opera di qualcuno di madrelingua tedesca.
Il punto non è tanto il cartello in sè, che può essere valutato anche come goliardico o una boutade. E’ ciò che rappresenta: la sfiducia e il disprezzo verso gli italiani che eleggono come capo del governo una persona del genere. Infatti non è un caso isolato: di recente, durante la sfilata dei carri allegorici del carnevale di Dussldorf è stato mostrato un carro dove un mafioso sodomizzava un Berlusconi felice; a Berlino un altro carro mostrava sempre Berlusconi che nuotava in un mare di tette. Il nostro è l’unico capo di governo che non viene mai associato ad alcuna attività legislativa, positiva o negativa che sia.

 

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di: Antonio Rispoli

http://www.nuovaresistenza.org/


MINZO, IL MINISTRO DELLA PROPAGANDA

Lo sconcerto di Minzolingua di fronte a una notizia, per giunta vera, è comprensibile: per uno abituato a origliare dietro le porte mezze frasi riportate de re l a t o e a mettere tutto in pagina, la pubblicazione di telefonate intercettate che riportano dialoghi realmente accaduti dev’essere davvero sconvolgente. Ma quando avrà ripreso il controllo dei suoi nervi, l’amico Minzo – come lo chiama il padrone – sarà grato al Fatto per lo scoop sull’inchiesta di Trani. Perché, a quel che se ne sa, dimostra che anche lui, persino lui, subiva pressioni dal Banana. Volendo, potrebbe sfoderare l’alibi dei nazisti a Norimberga: “Obbedivo agli ordini”. E gliel’abbiamo fornito noi. Invece niente: anziché ringraziarci, peggiora la sua posizione spiegando che lui non ha bisogno di pressioni. Premere su di lui è fatica sprecata: lui si preme da sé. Uno non fa in tempo a dargli un ordine che lui l’ha già eseguito. Obbedisce ancor prima di ricevere la telefonata. Nega addirittura di sapere qualcosa dell’inchiesta, mentre l’hanno interrogato tre mesi fa. Ma allora dillo, benedetto ragazzo, che vuoi farti del male. Ma è proprio questa la costante dei gerarchetti che stanno saltando per aria l’uno dopo l’altro in questo crepuscolo di regime: la tendenza all’autodistruzione. Un suicidio collettivo. Stan facendo tutto da soli. Infatti Bersani si astiene: “Non so nulla e non dico nulla”. Te pareva. E l’impavido Calabrò giura: “Mai fatto censure pre ventive”. Solo successive. Manca soltanto che Angelino Jolie mandi gli ispettori a Trani, per completare il presepe. Un presepe che non necessita di intercettazioni, per chi non ha proprio gli occhi foderati di prosciutto, anzi di gelatina. Cosa fosse l’Agcom (salvo un paio di commissari), cioè un plotone di esecuzione dei partiti contro A n n o ze ro e quel po’ che resta di libera tv, l’avevano capito tutti tranne il Quirinale, sotto la cui egida operano le cosiddette Authority indipendenti. Quale fosse la delega di Innocenzi, già beccato a chiamare “Grande Capo” il Cainano per cooperare alla caduta del governo Prodi. Quale fosse la mission del Tg1 di Scodinzolini, già rubrichista di Panorama a libro paga del premier. C’era bisogno delle sue telefonate con Berlusconi, dove non si capisce bene dove cominci uno e finisca l’altro, e soprattutto chi prema su chi? Ha ragione il Direttorissimo (come lo chiama Silvio nell’intimità): i suoi celebri editoriali parlano per lui. Serve una sputtanatina alla D’Addario o a Spatuzza? Pronta in tavola. Una pompetta funebre per Craxi? Fatta. Un servizietto contro le intercettazioni? Eccolo servito. Era tutto chiaro, lampante, solare pure senza nastri. Ce n’era abbastanza anche l’altroieri per accompagnare alla porta i garanti che non garantiscono se non il padrone, i giocatori travestiti da arbitri, i giornalisti che raccontano notizie false e occultano quelle vere. Ma, in questo paese di ipocriti e di santommasi che non credono finché non toccano, ecco, ora c’è pure la pistola fumante (l’ennesima, non bastando le telefonate del caso Saccà e quelle del crac Hdc): la prova provata dell’editto bulgaro permanente in cui langue l’Italia da 8 anni. Con l’aggravante che nel 2002 un Banana ancora acerbo diramò l’ukase pubblicamente da Sofia, a favore di telecamera. Ora fa tutto in segreto, lontano (pensa lui) da orecchi indiscreti. E ora lo aiutano pure gli arbitri che dovrebbero impedirglielo. È pure chiaro perché hanno chiuso i programmi di approfondimento: per evitare che qualcuno tiri fuori le notizie vere da sotto il tappeto di Minzolingua. Ed è chiarissimo il perché della legge sulle intercettazioni: questi gentiluomini sono così abituati a violare le leggi che non riescono a fermarsi. Delinquono sempre, di giorno e di notte, al coperto e indoor, in piedi e seduti, soprattutto al telefono. Dopo anni di inchieste basate sulle intercettazioni, potrebbero tentare di evitarle non dico comportandosi bene (sarebbe troppo), ma almeno usando i pizzini alla maniera di Provenzano (che infatti la fece franca per 43 anni). Invece no: continuano a delinquere via cavo e a farsi beccare. È l’o ra dell’ottimismo: una retata li seppellirà.

Marco Travaglio da Il Fatto


NEL NOME DI PEPPINO IMPASTATO, RADIO ONDA PAZZA NON DEVE CHIUDERE

.......Mi chiamo Michele Langella, un giovane di 26 anni, presidente dell’associazione Arci San Giovanni, un’associazione che lavora nell’ambito dell’anticamorra e con minori a rischio nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, periferia orientale di Napoli. La nostra presenza sul territorio ci ha sempre contraddistinto dagli altri per la sua autonomia e l’impegno gratuito di chi crede ancora nei sani valori della legalità che i nostri giovani soci hanno profuso nel corso di questi anni. La nostra associazione ha sempre creduto che l’antimafia non è fatta solo di slogan e manifestazioni, ma soprattutto di un impegno costante sul territorio, a contatto con le fasce sociali più a rischio , con i ragazzi e i giovani di tutte le età. San Giovanni a Teduccio, nonostante sia stato uno dei quartieri operai della città fino agli anni ’80, attualmente giace in una situazione di assoluto degrado sociale, sia per la classe politica che lo governa e che non svolge il proprio dovere, sia per il diffondersi di una sub cultura camorristica che riconosce nella camorra un ruolo di potere e uno stile di vita. In questo contesto così difficile interviene la nostra associazione, attraverso percorsi di legalità all’interno delle scuole, attraverso il dialogo con le persone e attraverso la web-radio anticamorra “Onda Pazza”, fondata nel novembre del 2007.


Purtroppo, però, a causa dei debiti accumulati negli ultimi tempi, non possiamo più portare avanti le nostre attività e tutti i nostri sforzi saranno resi vani e i ragazzi che continuiamo a seguire, sia la mattina per attività contro la dispersione scolastica, sia il pomeriggio per laboratori creativi e ricreativi, gratuitamente, perderanno quello che è diventato negli anni un loro punto di riferimento.
Attualmente i nostri debiti ammontano a ottomila euro (fitto locale e forniture elettriche e telefoniche) e, nonostante il nostro appello pubblicato sul quotidiano Repubblica il 27 febbraio e il servizio del Tg Regionale andato in onda il 2 marzo, non è arrivata nessuna risposta .
 
Siamo convinti che la camorra sia un fenomeno sociale, culturale ed economico. Per questa ragione, ogni giorno, lavoriamo con i giovani del territorio: per costruire una cultura di legalità. Per quanto riguarda l'economia, da qui si sprigiona in tutto il mondo una rete economica malavitosa potentissima, che attecchisce ovunque vi siano economie floride. Capitali che finanziano traffico di droga ma soprattutto normalissime operazioni finanziarie. Crediamo che vi sia un'economia etica, che da tutto il mondo vuole mettere radici qui, anche per sostenere la nostra attività anticamorra. Se è vero che la forza della malavita è nell'economia, in essa deve trovare vita anche la lotta alle mafie: con il sostegno alla cultura della legalità.

Vi chiediamo umilmente un contributo economico che ci permetta di proseguire con le nostre attività e di mantenere aperto un luogo fondamentale per quei tanti ragazzi che rischiavano e rischiano tutt’ora di essere affascinati da modello ormai troppo diffuso a Napoli che è lo stile camorrista.
 
E, soprattutto, vi invitiamo a visitare la nostra associazione e vedere con i vostri occhi ciò che ogni giorno portiamo avanti con il cuore e con la passione che contraddistingue la maggior parte dei napoletani onesti.
Michele Langella
Presidente associazione “ Arci San Giovanni”

NAPOLITANO GARANTE DI BERLUSCONI, NON DELLA COSTITUZIONE

Pubblichiamo un intervento audio di 15 minuti di Antonio Tabucchi a commento del decreto salva-liste approvato dal governo e controfirmato dal Presidente della Repubblica. Ne riportiamo qui alcuni passaggi: “Un'altra legge vergogna. Ritengo responsabile in prima persona Giorgio Napolitano. Per gli esegeti del regime non poteva non firmare. Invece poteva, bastava che volesse. Le leggi razziali nel '38 non le firmò Mussolini, ma Vittorio Emanuele III. Nelle vere democrazie l'operato del Presidente della Repubblica è sottoposto alle giuste critiche dell'opinione pubblica, ma in Italia non si può, è lesa maestà. Napolitano, questa volta in maniera flagrante, ha rotto i patti con gli italiani. Oggi, con questa legge illegale e totalitaria, quando ci dice che, fra le regole della legge e il dover impedire ai cittadini di votare una lista, lui sceglie di rompere le regole perchè sono una forma, ebbene io rispondo che tutte le leggi che abbiamo sono una forma, anche la Costitituzione è una forma perche è fatta di regole. E se si rompono le regole della Costituzione si rompe la Costituzione. In questo momento storico Napolitano non è garante della mia Costituzione, mi pare si sia fatto garante di Berlusconi. Se Napolitano non capisce che deve prima di tutto difendere la Costituzione con le sue forme, nessuno lo obbliga a stare al Quirinale: è un dovere e questo dovere richiede molta, molta attenzione, perchè ormai in Italia la Costituzione è stata divorata”.

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Di Tabucchi da MicroMega


SALVIAMO ALMENO I MORTI!

In questi giorni a commento della firma di Napolitano sul decreto salva liste è rientrata in auge un’espressione partorita addirittura agli inizi del Seicento. L’ormai famoso adagio sarcastico recita: Parigi val pure una messa. La ripropongono personaggi i più diversi sia per cultura che per posizione politica: il motto allude al compromesso suggerito da Berlusconi a Napolitano attraverso il quale si butta all’aria il tavolo di gioco e se ne fa un altro con altre regole, nuove di zecca: chi deposita i faldoni con le firme basta che sia presente nell’atrio del tribunale qualche ora prima della chiusura, poi può uscire a farsi qualche panino, comprarsi qualche bevanda e cambiare qualche firma di concorrenti qua e là, cancellare, riproporre, telefonare al principe, tornare indietro, e se poi ritrova le porte chiuse perché il tempo è passato…niente paura: la nuova legge dice che gli è concesso entrare lo stesso, anche qualche ora dopo, al massimo due giorni, forse tre, ma anche se non si fa vedere è valido lo stesso. Importante è che ai partiti di peso, soprattutto a loro, sia permesso partecipare al voto, se no che democrazia è? Ma che c’entra quel Parigi val pure una messa? Che significato ha? Beh, significa che in certi casi pur di mantenere i privilegi acquisiti val la pena di ingoiarsi rospi, fetenzie ed escrementi vari…fare qualche concessione, insomma! A pronunciare la fatidiga espressione fu Enrico IV, re di Francia non completamente accettato dai suoi sudditi in quanto di fede ugonotta, cioè protestante estremista.

 

Qualche anno prima quegli eretici su istigazione papale furono massacrati dai cattolici apostolici: Parigi era ridotta ad una macelleria, più di centomila furono gli scannati nella notte di San Bartolomeo. Il re si salvò per miracolo. Più tardi accettò una pace di compromesso grazie alla quale, lui, Enrico IV l’ugonotto, abiurava alla sua fede e accoglieva quella cattolica apostolica romana, saliva al trono della capitale con l’applauso di tutti: dal che l’espressione Parigi val pure una messa.
Naturalmente bisogna specificare che chi ingoia escrementi e fetenzie pur di salvare la pace pubblica e l’andamento civile delle votazioni nel nostro caso non saranno i firmatari del compromesso, ma i cittadini o meglio, i sudditi, soprattutto quelli che sono arrivati in tempo coi loro documenti ben scritti e confezionati, quelli che credono alle regole e agli ordinamenti: costoro si sentono addirittura traditi, sfottuti e vomitano la zozzeria ingoiata… per carità, non buttiamola in tragedia, non drammatizziamo! Al contrario dovremmo tutti essere festosamente gioiosi dinnanzi a quel che va capitando: finalmente possiamo gridare ‘Basta con le fastidiose regole!’. Le regole sono un freno terribile al progresso e alla libertà. Gridiamo tutti in coro: ‘Prima regola: qui non esistono regole!’. Che paese straordinario, che splendide leggi! Nessuno statuto o modulo ha da noi valore, solo gli sciocchi credono a queste inutili panzane: correttezza, rispetto della consuetudine, norme, principi, direttive, tutti ciarpami noiosi, inessenziali e irritanti.
Ma qualcuno urla: no! Questo è il caos! L’insulto all’uguaglianza delle idee diverse e ad un minimo di legalità! Siamo arrivati alle firme false sui documenti e addirittura qualcuno ha inserito fra i concorrenti anche dei morti…no, i morti no! Noi abbiamo sopportato che fra gli eletti al Senato e alla Camera ci fossero personaggi perfino compromessi con la giustizia, addirittura condannati definitivamente alla galera e non uno o due, ma trenta di botto! Siamo arrivati al colmo di mandar giù l’elezione di un senatore con voti raccolti all’estero, a Bruxelles, da una cosca dalla ndrangheta che ha indirizzato una quantità di preferenze su un certo Di Girolamo indicato come abitante in una strada che non esiste nemmeno, di fantasia. Ma questo dei morti votanti no. Non l’accettiamo. E perché? Cosa c’è di tanto orrendo? Sono morti di fantasia, inventati o autentici? Autentici. E allora? Dovreste rallegrarvi di questa nostra poetica invenzione. Che lo sappiate o meno, stiamo ripristinando un rito antichissimo, addirittura sacro: non si lasciava forse un tempo nei nostri riti arcaici un posto libero a tavola, per esempio al pranzo di nozze perché lì si potesse sedere l’anima del vecchio genitore? E perché non invitare un nostro defunto ad una attuale competizione civile? Accomodati nonno, vieni a votare con noi, sei sempre nei nostri cuori e nelle nostre menti! E guai chi davanti a una idea poetica del genere fa smorfie di disgusto: è un incivile, un materialista privo di ogni religiosità… un talebano terrorista!
Ah, siamo arrivati all’osceno: facciamo firme false, riesumiamo candidati morti e la chiamiamo emanazione culturale…già che ci siamo diciamo che è un atto di civiltà anche censurare togliere di mezzo giornalisti e commentatori sgraditi. Infatti cosa vuol dire cacciar fuori i satirici, fabulatori comici durante lo svolgimento delle elezioni? Beh, si tratta di par condicio. Ma dov’è la parità? Da una parte, a sinistra, mettete il bavaglio a un gran numero di comici, programmi, autori, perfino cantori satirici e a destra uno solo, zzzzhhh…Vespa…solo lui, zzzzhhh… Certo, perché Vespa vale tutti i sinistri in massa. No, non scherziamo! D’accordo, è un raffronto a tutto vantaggio delle sinistre, ma che colpa ne abbiamo noi destri se non abbiamo satirici, gente che sappia fare dell’ironia, umoristi… non ne abbiamo, siamo seri! E’ un difetto forse essere persone serie, un delitto? Per carità! Ma vorrei chiudere con una parabola o se vi piace, un detto morale. Sentiamo, eccovelo:
Quando il lupo e il cane pastore che protegge il gregge si incontrano di notte di nascosto senza invitare il montone capobranco a discutere delle regole  perché il popolo delle pecore sia protetto con giustizia, sapete che significa questo? Significa che fra qualche giorno all’osteria dei cacciatori nel menù ci sarà a giorni alterni un piatto fisso: abbacchio in umido con polenta. E chi ha capito ha capito, e chi è tardo a capire se lo faccia spiegare.

[URANIO IMPOVERITO] EUGENIO CAMPUS "IL PETTINE SENZA DENTI" : PRESENTAZIONE CON FRANCA RAME E DARIO FO

25 novembre 2009, alla "Feltrinelli" di Milano prima uscita ufficiale del romanzo "Il pettine senza denti" di Eugenio Campus alias Sergio Casu. Libreria piena, tragica testimonianza di Franca Rame sul suo lavoro nella XV legislatura della Commissione Senato sull'uranio impoverito, segreti da sopportare," i due anni più brutti della mia vita" dirà in conclusione. Dario Fo interviene dal pubblico controbattendo con tono sostenuto alle dichiarazioni del Generale medico della Difesa dott.Tomao, relatore scientifico insieme alla dott. Gatti fisico e bioingegnere dell'università di Modena. Interviene Bettina Pitzurra raccontando i dieci anni del nostro lavoro sulle scomode verità del Poligono più grande d'Europa: Quirra. E' lì che la dott. Gatti offre la sua piena disponibilità a venire in Sardegna per un confronto sul tema, ed è da lì che l'Associazione Culturale "ORREA" muove i suoi primi passi per la conferenza del 30 gennaio 2010. Inutile raccontare le difficoltà che abbiamo dovuto incontrare per promuovere l'evento. Uno stupore enorme per noi spuntare alla fine l'aula Polivalente del Comune di Villaputzu e200 sedie; tutto pieno, gente in piedi, nelle scale e sul soppalco, giornalisti e televisioni presenti, un sindaco e nessun militare nonostante l'invito. In apertura il perchè un'Associazione di San Vito si muove a Villaputzu, nelle parole di Massimiliano Meloni "E' importante che il valore delle nostre comunità emerga senza campanilismi, con il desiderio di allargare le collaborazioni". "ORREA" è nata per un maggiore approfondimento della cultura sarda e la situazione di Quirra ha mosso in noi l'intento di scoprire una verità che non arriva mai, o non vuole essere fatta arrivare ai cittadini comuni. La nostra Bettina Pitzurra apre con un' intervista allo scrittore che illustra il libro dove vengono riportati i segreti del poligono militare a causa dei quali tutto muore in un larghissimo raggio: ambiente, animali e persone. Un romanzo vive di più di un articolo sul giornale o di un servizio televisivo, conclude l'autore. Si alternano gli interventi: il Dott. Pili, oncologo ed ex sindaco di Villaputzu, il primo a denunciare nel 2001 i primi 10 casi di leucemia e llinfomi a Quirra e la sua condanna per "fatti collaterali" a otto mesi dal Tribunale di Cagliari. Vorrebbe un referendum sul si o no alla base militare, ma è ancora presto secondo noi. A seguire la tenace Mariella Cao, portavoce del Comitato "Gettiamo le Basi" sull assenza di serietà dell'attuale Commissione di Monitoraggio: sono morti a Quirra 23 militari e più di 40 civili , parla della violazione delle norme internazionali che impongono "gli Stati, a seconda delle loro possibilità, devono applicare largamente misure di prevenzione per proteggere l'ambiente. In caso di minaccia ,di danni gravi o irreversibili, l'assenza di certezze scientifiche assolute non deve servire da pretesto per ritardare l'adozione di misure convenienti mirate a prevenire la degradazione dell'ambiente" (Protocollo di Rio de Janeiro 1992). Per la Dott.ssa Gatti, Quirra è un laboratorio a cielo aperto, le nanoparticelle da lei scoperte viaggiano compromettendo la salute umana, animale e vegetale, alterando anche la catena alimentare " mi hanno portato in un territorio denominato "il fornello" in sandaletti e maniche corte, lì avvengono le detonazioni dei materiali inesplosi durante le sperimentazioni, e non cresce un filo d'erba: mi sono arrabbiata molto con i militari". Il suo supporto scientifico è infinito, come i suoi incarichi in tutto il mondo, anche per le torri gemelle a New York. Si potrebbe lavorare in sicurezza dal momento che i paesi devono dotarsi di misure di difesa,sono le sue idee. Certo per noi trattasi di offesa e non di difesa. Un sogno possibile lo esprime il fisico dell'Università di Cagliari Luciano Burderi, sull'indipendenza energetica in Sardegna, anche come fonte di guadagno, in un progetto esposto a tutti con delle diapositive mostranti un piccolo punto di risorsa sulla nostra carta geografica. Almeno si realizzasse al posto delle basi! Ha proposto un recente studio epidemiologico il fisico Massimo Coraddu dell'Università di Cagliari: considerando solo le leucemie su un campione di 400 abitanti a Quirra e dintorni, si arriva a dati superiori 16 volte il dato nazionale. Parla del rischio di inquinamento delle acque de "Sa Maista" che alimentano il territorio di Villaputzu. Alle nove il dibattito era ancora in atto, coordinato magistralmente,come tutta la serata, da Bettina, che ha espletato perfettamente il compito di moderatrice e di cui ricordiamo l'incipit d'apertura:" Il nostro paradiso sardo riserva sacche d'inferno che noi non abbiamo nè progettato, nè realizzato, lo hanno fatto altri regalandoci servitù mentale e un circuito mortale che solo la conoscenza e la bellezza possono elevare fino alla liberazione". Che questo sia l'inizio per i sardi di un'unione per una causa giusta e per altre ancora aperte. Con la collaborazione di Marcella Secci e Giorgio Deiana.


MILANO PIAZZA DUOMO 1 MARZO ORE 18.00: SCIOPERO IMMIGRATI CON FRANCA RAME E DARIO FO

..... Ci sono giorni che hanno il potere di fare una differenza, il prossimo primo marzo è uno di questi.
Probabilmente un solo sciopero non cambierà quasi nulla delle condizioni materiali delle migliaia di lavoratori migranti eppure c'è la necessità di tirare un sasso nello stagno dell'indifferenza, dello sfruttamento brutale nascosto dietro una patina di normalità, delle arance macchiate di sangue di Rosarno degli stupri, delle violenze e dei morti nei CIE, delle persecuzioni di tutti quelli, indigeni o migranti, che provano a rialzare la testa.
24 ore di astensione dal lavoro dei migranti per ribadire diritti fondamentali: alla vita, al lavoro, a condizioni di esistenza dignitose, che dovrebbero essere patrimonio di ogni essere umano, perché nessuna legge o nessuna disposizione amministrativa dovrebbe poter condannare una persona alla detenzione ed alla deportazione solo per la propria provenienza o pelle. Una giornata a vantaggio dei migranti ma non solo, perché non sono solo i migranti ad essere ostaggio di una retorica parafascista, diffusa a destra come a sinistra, che vuole il diverso come un perenne nemico, perché non sono solo i migranti ad aver paura dei venti xenofobi che fischiano in Europa perché un nemico torna sempre comodo, oggi il migrante, domani la donna, il dissidente, l'antifascista o il disfattista.
In un certo senso il 1 marzo è un giorno per tutti quanti quelli che non sono ulteriormente disposti a tollerare che vite umane vengano distrutte e calpestate in nome del profitto.

Appuntamenti :
26-02 h 21.00 incontro sullo sciopero @ kinesis tradate
27-02 h 15.00 presidio @ cologno monzese