[EJA EJA ALALA'!] MILANO - STUDENTI CONTESTANO I CORSI PARAMILITARI A SCUOLA: MANGANELLATI DAI CARABINIERI.

Hanno protestato contro il moschetto a scuola e per ritorsione sono stati presi a manganellate dai carabinieri.Questo è quanto successo oggi a Milano, all’ingresso della metro di piazza Duomo, a un gruppo di studenti del coordinamento dei collettivi e del centro sociale Cantiere, che mezz’ora prima avevano contestato l’iniziativa “Allenarsi alla Vita”, in via Bagutta, davanti alla sede dell’Unuci (Ufficio nazionale ufficiali in congedo d’Italia). Non ci prolunghiamo sulla contestazione in via Bagutta, poiché sono già disponibili in rete ampi resoconti giornalistici, che peraltro testimoniano il carattere assolutamente pacifico della protesta. E non si tratta nemmeno della prima contestazione del programma militar-scolastico, voluto fortemente dai ministri La Russa e Gelmini, che ha come finalità la diffusione della cultura militare nelle aule scolastiche, impegnando studenti minorenni in attività quali “corsi di sopravvivenza in ambienti ostili” o formazione di “pattuglie di studenti”.Anzi, il coro di critiche era talmente ampio, che il Ministro La Russa, sebbene con tanti giri di parole, aveva dovuto annunciare che a partire dal prossimo anno scolastico l’iniziativa non sarebbe più stata replicata. Insomma, ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco.

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Ma evidentemente non l’avevano preso bene al Ministero della Difesa e qualcuno andava marzialmente punito. Esageriamo? Forse sì, ma rimangono i fatti che giustificano più di un dubbio.
Infatti, gli studenti sono stati intercettati in piazza Duomo, cioè lontano dal luogo della protesta, da un reparto mobile dell’Arma dei Carabinieri, mentre erano temporaneamente assenti i responsabili di piazza della Questura. Lì sono stati fatti oggetto di un violento e, dal punto di vista dell’ordine pubblico, ingiustificato ed eccessivo intervento, a base di manganellate.
Infine, e in omaggio a una nota massima andreottiana, va ricordato l’ultra-tempestivo comunicato stampa del vicesindaco De Corato, ex-missino come il Ministro della Difesa, talmente pieno zeppo di insulti e livore contro gli odiati centri sociali, da risultare palesemente sproporzionato rispetto all’entità della protesta di questa mattina. Insomma, sembra quasi un tentativo di giustificare ex post l’ingiustificabile.
Chiediamo pertanto ai responsabili dell’ordine pubblico della nostra città, cioè al Questore e al Prefetto, di intervenire affinché venga ristabilito il rispetto della legge e il senso delle proporzioni.
Altrimenti, visto che siamo soltanto all’inizio di un autunno che non si annuncia facile, saremo costretti a concludere che qualcuno vuole soffiare sul fuoco, magari per animare la campagna elettorale di un centrodestra cittadino col fiatone.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer

UMBERTO BOSSI: "Tutto ciò che penso di Berlusconi"

Un esercizio di memoria di Umberto Bossi Silvio Berlusconi era il portaborse di Bettino Craxi. E' una costola del vecchio regime. E' il più efficace riciclatore dei calcinacci del pentapartito. Mentre la Lega faceva cadere il regime, lui stava nel Mulino Bianco, col parrucchino e la plastica facciale. Lui è un tubo vuoto qualunquista. Ma non l'avete visto, oggi, tutto impomatato fra le nuvole azzurre? Berlusconi è bollito. E' un povero pirla, un traditore del Nord, un poveraccio asservito all'Ulivo, segue anche lui l'esercito di Franceschiello dietro il caporale D'Alema con la sua trombetta. Io ho la memoria lunga. Ma chi è Berlusconi? Il suo Polo è morto e sepolto, la Lega non va con i morti. La trattativa Lega-Forza Italia se l'è inventata lui, poveraccio. Il partito di Berlusconi neo-Caf non potrà mai fare accordi con la Lega. Lui è la bistecca e la Lega il pestacarne. Berlusconi mostra le stesse caratteristiche dei dittatori. E' un kaiser in doppiopetto. Un piccolo tiranno, anzi è il capocomico del teatrino della politica. Un Peròn della mutua. E' molto peggio di Pinochet. Ha qualcosa di nazistoide, di mafioso. Il piduista è una volpe infida pronta a fare razzia nel mio pollaio. Berlusconi è l'uomo della mafia. E' un palermitano che parla meneghino, un palermitano nato nella terra sbagliata e mandato su apposta per fregare il Nord.

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La Fininvest è nata da Cosa Nostra. C'è qualche differenza fra noi e Berlusconi: lui purtroppo è un mafioso. Il problema è che al Nord la gente è ancora divisa tra chi sa che Berlusconi è un mafioso e chi non lo sa ancora. Ma il Nord lo caccerà via, di Berlusconi non ce ne fotte niente. Ci risponda: da dove vengono i suoi soldi? Dalle finanziarie della mafia? Ci sono centomila giovani del Nord che sono morti a causa della droga. A me personalmente Berlusconi ha detto che i soldi gli erano venuti dalla Banca Rasini, fondata da un certo Giuseppe Azzaretto, di Palermo, che poi è riuscito a tenersi tutta la baracca. In quella stessa banca lavorava anche il padre di Silvio e c'erano i conti di numerosi esponenti di Cosa Nostra. Bisognerebbe conoscere le sue radici, la sua storia. Gelli fece il progetto Italia e c'era il buon Berlusconi nella P2. Poi nacquero le Holding. Come potrà mai la magistratura fare il suo dovere e andare a vedere da dove vengono quei quattrini, ricordando che la mafia quei quattrini li fa con la droga e che di droga al Nord sono morti decine di migliaia di ragazzi che ora gridano da sottoterra? Se lui vuole sapere la storia della caduta del suo governo, venga da me che gliela spiego io: sono stato io a metter giù il partito del mafioso. Lui comprava i nostri parlamentari e io l'ho abbattuto. Quel brutto mafioso guadagna soldi con l'eroina e la cocaina. Il mafioso di Arcore vuole portare al Nord il fascismo e il meridionalismo. Discutere di par condicio è troppo poco: propongo una commissione di inchiesta sugli arricchimenti di Berlusconi. In Forza Italia ci sono oblique collusioni fra politica e omertà criminale e fenomeni di riciclaggio. L'uomo di Cosa Nostra, con la Fininvest, ha qualcosa come 38 holding, di cui 16 occulte. Furono fatte nascere da una banca di Palermo a Milano, la banca Rasini, la banca di Cosa Nostra a Milano. Forza Italia è stata creata da Marcello Dell'Utri. Guardate che gli interessi reali spesso non appaiono. In televisione compaiono volti gentili che te la raccontano su, che sembrano per bene. Ma guardate che la mafia non ha limiti. La mafia, gli interessi della mafia, sono la droga, e la droga ha ucciso migliaia e migliaia di giovani, soprattutto al Nord. Palermo ha in mano le televisioni, in grado di entrare nelle case dei bravi e imbecilli cittadini del Nord. Berlusconi ha fatto ciò che ha voluto con le televisioni, anche regionali, in barba perfino alla legge Mammì. Molte ricchezze sono vergognose, perché vengono da decine di migliaia di morti. Non è vero che 'pecunia non olet'. C'è denaro buono che ha odore di sudore, e c'è denaro che ha odore di mafia. Ma se non ci fosse quel potere, il Polo si squaglierebbe in poche ore. Incontrare di nuovo Berlusconi ad Arcore? Lo escludo, niente più accordi col Polo. Tre anni fa pensarono di farci il maleficio. Il mago Berlusconi ci disse: "Chi esce dal cerchio magico, cioè dal mio governo, muore". Noi uscimmo e mandammo indietro il maleficio al mago. Non c'è marchingegno stregato che oggi ci possa far rientrare nel cerchio del berlusconismo. Con questa gente, niente accordi politici: è un partito in cui milita Dell'Utri, inquisito per mafia. La "Padania" chiede a Berlusconi se è mafioso? Ma è andata fin troppo leggera! Doveva andare più a fondo, con quelle carogne legate a Craxi. Io con Berlusconi sarò il guardiano del baro. Siamo in una situazione pericolosa per la democrazia: se quello va a Palazzo Chigi, vince un partito che non esiste, vince un uomo solo, il Tecnocrate, l'Autocrate. Io dico quel che penso, lui fa quel che incassa. Tratta lo Stato come una società per azioni. Ma chi si crede di essere: Nembo Kid? Ma vi pare possibile che uno che possiede 140 aziende possa fare gli interessi dei cittadini? Quando quello piange, fatevi una risata: vuol dire che va tutto bene, che non è ancora riuscito a mettere le mani sulla cassaforte. Bisogna che Berlusconi-Berluscosa-Berluskaz-Berluskaiser si metta in testa che con i bergamaschi io ho fatto un patto di sangue: gli ho giurato che avrei fatto di tutto per avere il cambiamento. E non c'è villa, non c'è regalo, non c'è ammiccamento che mi possa far cambiare strada... Berluscoso deve sapere che dalle nostre parti la gente è pronta a fargli un culo così: bastano due secondi, e dovrà scappare di notte. Se vedono che li ha imbrogliati, quelli del Nord gli arrotolano su le sue belle ville e i suoi prati all'inglese e scaraventano tutto nel Lambro. Berlusconi, come presidente del Consiglio, è stato un dramma. Quando è in ballo la democrazia, a qualcuno potrebbe anche venire in mente di fargli saltare i tralicci dei ripetitori. Perché lui con le televisioni fa il lavaggio del cervello alla gente, col solito imbroglio del venditore di fustini del detersivo. Le sue televisioni sono contro la Costituzione. Bisogna portargliele via. Ci troviamo in una situazione di incostituzionalità gravissima, da Sudamerica. Un uomo ha ottenuto dallo Stato la concessione delle frequenze tv per condizionare la gente e orientarla al voto. Non accade in nessuna parte del mondo. E' ora di mettere fine a questa vergogna. Se lo votate, quello vi porta via anche i paracarri. Se cade Berlusconi, cade tutto il Polo, e al Nord si prende tutto la Lega. Ma non lo faranno cadere: perché sarà pure un figlio di buona donna, ma è il loro figlio di buona donna, e per questo lo tengono in piedi. Ma il poveretto di Arcore sente che il bidone forzitalista e polista, il partito degli americani, gli va a scatafascio. Un massone, un piduista come l'arcorista è sempre stato un problema di "Cosa sua" o "Cosa nostra". Ma attento, Berlusconi: né mafia, né P2, né America riusciranno a distruggere la nostra società. E lui alla fine avrà un piccolo posto all'Inferno, perché quello lì non se lo pigliano nemmeno in Purgatorio. Perché è Berlusconi che dovrà sparire dalla circolazione, non la Lega. Non siamo noi che litighiamo con Berlusconi, è la Storia che litiga con lui. (Una collezione di frasi pronunciate da Umberto Bossi fra il 1994 e il 1999 - Le date esatte sono: 1,7,9,10,13 marzo 1994; 5 aprile 1994; 4,11,23,31 maggio 1994; 1,12,17 giugno 1994; 29 luglio 1994; 6,8,13 agosto 1994; 1 settembre 1994; 6,20,23 dicembre 1994; 14 gennaio 1995; 22 marzo 1995; 13 aprile 1995; 10 giugno 1995; 29 luglio 1995; 25 gennaio 1996; 14,19,25 agosto 1997; 18 giugno 1998; 22 luglio 1998; 13 settembre 1998; 3, 27 ottobre 1998; 24 febbraio 1999; 13 aprile 1999; 10 settembre 1999; 19 ottobre 1999)


[DITEMI CHE NON E' VERO] GELMINI:"STUDENTI SOLDATO NEI LICEI, IMPARERANNO A SPARARE"

Mai la scuola italiana aveva raggiunto, nel corso degli ultimi decenni, un livello così basso. Per molti quasi un punto di non ritorno. Lo confermano i dati statistici, lo stato degli atenei italiani, le difficoltà della didattica, gli scarsi risultati degli studenti (rispetto ai coetanei europei). La scuola italiana è al collasso, si sa, nonostante le tante riforme (pseudo-riforme) di questi ultimi anni. Un numero considerevole di tentativi che, invano, hanno cercato di dare un po’ di respiro al settore, senza riuscirci. Anzi, quello che abbiamo davanti è un quadro sempre più cupo, senza prospettive. E così, assistiamo, ad una serie di scandali, di decisioni eclatanti, spesso non conformi neanche alla stessa legge italiana. Lo sa il Ministro dell’Istruzione Gelmini, lo sanno gli operatori della scuola, lo sanno gli studenti. E dalla scuola di Adro al nuovo protocollo firmato fra il Ministro dell’Istruzione Gelmini e il Ministro della Difesa La Russa, il passo è davvero breve. Forse l’ultimo colpo di coda di un’estate “drammatica” per la scuola, che preannuncia un autunno davvero caldo, anzi, incandescente.Lo chiamano “allenati per la vita” ed è un corso valido come credito formativo rivolto agli studenti dei licei. In realtà sembra un vero e proprio corso “paramilitare”. Non è uno scherzo. E’ un protocollo già firmato fra la Gelmini e La Russa.

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Ma cosa prevederà? Con grande pace della Gelmini, gli studenti dei licei impareranno a sparare con pistola (ad aria compressa), a tirare con l’arco, ad arrampicarsi, a eseguire perfettamente “percorsi ginnico-militari”. E quale sarebbe l’assurda spiegazione (motivazione) di questa nuova trovata “geniale” del Ministro Gelmini? Ecco la laconica ed “ipocrita” risposta: “Le attività in argomento permettono di avvicinare, in modo innovativo e coinvolgente, il mondo della scuola alla forze armate, alla protezione civile, alla croce rossa e ai gruppi volontari del soccorso”. Si tratta, in buona sostanza, di veicolare la pratica del mondo militare in quello della scuola: roba da altri tempi, tempi bui e, speriamo, non riproponibili.
Ma la speranza “muore” leggendo, di fatto, in cosa consisterà la prova finale per il nuovo corso “allenati per la vita” (leggi corso “paramilitare”, ndr): “una gara pratica tra pattuglie di studenti”. No, non è un errore di battitura. La circolare parla proprio di “pattuglie” di studenti. A dir poco equivocabile e senza ritegno il termine utilizzato. Fosse solo il termine! E’ un progetto “innovativo” passato nel silenzio assoluto delle opposizioni. Ma anche questa, purtroppo, non è una novità.

E con la nuova proposta Gelmini – La Russa , si allunga, di fatto, l’elenco degli incomprensibili provvedimenti del Ministro dell’Istruzione. I tagli alle elementari hanno eliminato qualsiasi potenzialità di realizzare il vero tempo pieno e ridotto gli spazi per progetti, uscite didattiche e laboratori. Non c’è un insegnante di sostegno ogni due studenti disabili, come prevede la legge, a tal punto che alcuni alunni vengono seguiti solo per cinque ore settimanali. Il provvedimento che prevede il numero maggiore di studenti per classe, da 27 a 35, viola apertamente il testo sulla sicurezza scolastica: Il D.M. Interno del 26/8/1992, recante “Norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica”, al punto 5.0 (“Affollamento”) stabilisce che, al fine dell’evacuazione delle aule, il massimo affollamento ipotizzabile è fissato in 26 persone/aula ed al punto 5.6 (“Numero delle uscite”) che le porte devono avere larghezza di almeno m 1,20 ed aprirsi nel senso dell’esodo quando il numero massimo di persone presenti nell’aula sia superiore a 25 (quante scuole, in tutto il territorio nazionale, non sono in regola? La maggioranza). E la riduzione del tempo scuola nei licei artistici (11%) , nei licei linguistici (17%), negli istituti tecnici e professionali (diminuzione del 30% delle ore di laboratorio) a quale esigenza didattica di rinnovamento rispondono? Forse servono a far posto a pseudo-corsi di natura “paramilitare” come quello messo in campo dal duo Gelmini – La Russa? Tante sono le domande, poche le risposte e le certezze. Quello che appare chiaro, tuttavia, è che non basteranno anni di riforme e provvedimenti ad hoc per far risalire la china alla scuola italiana. E la trovata degli studenti soldato nei licei, a dir poco bizzarra, non va in quella direzione. Siamo al punto più basso della scuola italiana? Peggio di così non può andare? Seppur infinitamente poco consolatoria, dateci almeno questa, di certezza.

Fonte:Famiglia Cristiana
(http://www.famigliacristiana.it/Informazione/News/articolo/la-scuola-mil...)

Emanuele Ameruso


SCROCCONI ALL'ASSALTO - DOPO BOSSI ANCHE LA RUSSA SISTEMA IL FIGLIO GERONIMO: AI VERTICI ACI. CON L'AIUTINO DELLA BRAMBILLA

Il ministro mette ai vertici dell'Aci tre manager che si sono fatti da soli. Uno è il suo fidanzato, il secondo è il figlio di La Russa e il terzo è il pargolo del consulente berlusconiano Bruno Ermolli. Trovare lavoro ai giovani e valorizzare i loro talenti è una missione nobile e importante: basta con questo Paese dominato dagli ultrasettantenni. E nessuno meglio di Maria Vittoria Brambilla - una vita a sgambettare nelle discoteche prima di diventare misteriosamente ministro - è consapevole  dell'esigenza di un ricambio generazionale in questo Paese. Avendo preso molto sul serio questo suo impegno, la signora Brambilla ha appena trovato lavoro a due giovani - non ragazzini, ma insomma under 40 - molto bravi e promettenti. Uno si chiama Massimiliano, ha 38 anni ed è un simpatico ragazzo che... ama le camicie rosè e le cravatte azzurre, già noto negli ambienti accademici internazionali per essere stato fidanzato con Cristina Dal Basso del Grande Fratello, accanto alla quale è apparsa sulle pagine del settimanale "Chi". Da ieri, l'ottimo Massimiliano è commissario straordinario dell'Aci, l'umile lavoro che gli ha appunto trovato la signora Brambilla, nella sua qualità di ministro del Turismo.

 

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Si ignora al momento l'entità della sua retribuzione ma si ha motivo di ritenere che Massimiliano non avrà il problema di arrivare a fine mese. Del tutto casuale, ovviamente, il fatto che Massimiliano sia figlio dell'imprenditore Bruno Ermolli, uno degli imprenditori italiani più potenti e vicini a Berlusconi, che da anni ricopre cariche di ogni tipo a Mediaset e in Mondadori, oltre ad avere le mani in pasta in tutti i business pubblici-privati italiani (dalla vendita di Alitalia all'Expò di Milano, dalla Scala alla Bocconi). Siccome tuttavia si sa che ai giovani piace stare insieme, la Brambilla ha pensato che sarebbe stato crudele lasciare il giovane Ermolli da solo all'Aci. Ecco che allora nella squadra del giovane neocommissario il ministro ha subito inserito anche un altro ragazzo di ottime speranze, tale Geronimo, un trentenne che ha in comune con Ermolli junior la passione per le ragazze uscite dal Grande Fratello (è finito suoi giornali di gossip insieme a Vanessa Ravizza) e più di recente è stato fidanzato con la bionda di ottima famiglia Micol Sabbadini. Già frequentatore dei locali di corso Como e dintorni (parliamo sempre di Milano, naturalmente) il giovane Geronimo è un grande amante del mare e poco tempo fa ha rilasciato una pensosa intervista spiegando che la sua nuova barca «ha il teak esteso sia nella spiaggetta sia dentro il pagliolato», e lui «ha scelto personalmente il logo sullo scafo». A Geronimo, che è un ragazzo dai valori semplici, piace però soprattutto frequentare gli amici: in particolare Paolo, Barbara, Giovanni e Francesca, che di cognome fanno rispettivamente Ligresti, Berlusconi, Tremonti e Versace. Ah, anche Geronimo in effetti avrebbe un papà piuttosto famoso e potente - al momento fa in ministro della Difesa e si chiama Ignazio La Russa - ma sarebbe ovviamente una calunnia comunista affermare che questo abbia qualcosa a che fare con la sua nomina all'Aci. Anzi, c'è la certezza assoluta che Brambilla abbia scelto i nuovi boiardi solo con criteri meritocratici, basandosi sulle competenze e non sulla parentele. E questo perché Brambilla è una che prima di nominare qualcuno vuole conoscerlo bene, molto bene. Talvolta benissimo. Non si spiega altrimenti perché accanto a Massimiliano e Geronimo il terzo nome elevato nella nuova governance dell'Aci sia quello di di Eros Maggioni, 42 anni ottimamente portati, odontotecnico e piccolo imprenditore di Calolziocorte, in provincia di Lecco. Amante dell'equitazione, uomo dal carattere schivo che raramente si fa vedere fuori da Calolzio, è il fidanzato della Brambilla da 19 anni!


LEGOPOLI N°2 - "PREDONI A CASA NOSTRA" PARENTOPOLI, NDRANGHETA, MAZZETTE: IL CROLLO MORALE DELLA LEGA

Dal Piemonte al Veneto impazza la parentopoli leghista. E poi:
mazzette e rapporti con la ‘ndrangheta
La celebrata diversità del Carroccio è diventata una favola. Non
fanno eccezione i ministri di Bossi che da una parte insultano Roma
ladrona e poi fanno pagare a tutti noi la truffa delle quote latte.
Soldi, truffe, abusi all’ombra della Lega Lega ladrona? I casi di malcostume e corruzione all’ombra del
Carroccio si moltiplicano, tanto che un dirigente sempre abile ad
annusare l’aria che tira, come il governatore del Veneto Luca Zaia, ha
ammesso l’esistenza di una questione morale dentro la Lega. “Non
possiamo permetterci di essere criticati per i nostri comportamenti
amministrativi”, ha dichiarato Zaia, “noi della Lega abbiamo il
dovere d’essere doppiamente puliti rispetto agli altri, perché da noi
i cittadini si aspettano il massimo del rigore”.Invece proprio dal Veneto arrivano gli ultimi casi di pulizia non proprio perfetta.Il senatore della Lega Alberto Filippi, di Vicenza, è accusato dal faccendiere Andrea Ghiotto di avere un ruolo nella maxi evasione scoperta ad Arzignano, feudo padano e distretto della concia. Una brutta storia di tasse non pagate e di controlli aggirati: le indagini, in corso, diranno se anche a suon di mazzette. A Verona, Gianluigi Soardi, presidente dell’azienda del trasporto pubblico cittadino Atv (ma anche sindaco leghista di Sommacampagna),
si è dimesso dopo che la polizia giudiziaria è piombata nei suoi
uffici e ha sequestrato documenti contabili da cui risulterebbero
spese gonfiate e ingiustificate.

 

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Camillo Gambin, storico esponente del Carroccio ad Albaredo d’Adige
(Verona), è agli arresti domiciliari per una brutta storia di falsi
permessi di soggiorno rilasciati in cambio di denaro.

Alessandro Costa, assessore alla sicurezza di Barbarano Vicentino, è
indagato per sfruttamento della prostituzione: gestiva siti di annunci
a luci rosse.

Nel vicino Friuli-Venezia Giulia, il presidente del consiglio
regionale, Edouard Ballaman, si è dimesso dopo essere finito nel
mirino della Corte dei conti per una settantina di viaggi in auto blu
fatti più per piacere che per dovere. In passato, Ballaman aveva
realizzato uno scambio di favori incrociati con l’allora
sottosegretario all’Interno (e tesoriere della Lega) Maurizio
Balocchi: l’uno aveva assunto la compagna dell’altro, per aggirare la
legge che vieta di assumere parenti nel medesimo ufficio. Aveva anche
ottenuto l’assegnazione pilotata della concessione di una sala Bingo.

In principio fu Alessandro Patelli, “il pirla”, come fu definito da
Umberto Bossi: l’ex tesoriere della Lega dovette ammettere nel 1993 di
aver incassato 200 milioni di lire dalla Ferruzzi, causando a
Umberto Bossi una condanna per finanziamento illecito.
Poi a foraggiare il Carroccio arrivò il banchiere della Popolare di
Lodi Gianpiero Fiorani, che nel 2004 non solo salvò la banchetta della
Lega, Credieuronord, da un fallimento clamoroso, ma finanziò
generosamente il partito di Bossi con oltre 10 milioni di euro, tra
fidi e finanziamenti.

Con anche più d’una mazzetta, secondo quanto racconta Fiorani: una
parte dei soldi consegnati dal banchiere di Lodi ad Aldo Brancher,
parlamentare di Forza Italia e poi del Pdl, erano per Roberto
Calderoli. “Ho consegnato a Brancher una busta con 200 mila euro...
Quella sera Brancher doveva tenere un comizio a Lodi per le elezioni
amministrative... Mi disse che doveva dividerla con Calderoli (poi
archiviato, ndr) perché il ministro aveva bisogno di soldi per la
sua attività politica”.

Non ha fatto una gran bella figura neppure Roberto Castelli, che da
ministro della Giustizia, tra il 2001 e il 2006, è riuscito a
meritarsi un’indagine per abuso d’ufficio per il suo piano di edilizia
carceraria, affidato all’amico Giuseppe Magni; e una condanna della
Corte dei Conti a rimborsare 33 mila euro, perché la consulenza era
“irrazionale e illegittima”.

Aldo Fumagalli, ex sindaco di Varese, è indagato (peculato e
concussione) per un giro di false cooperative.

Matteo Brigandì, ex assessore al Bilancio della Regione Piemonte, è
stato processato per truffa, per falsi rimborsi alle zone
alluvionate.

Francesco Belsito, sottosegretario alla Semplificazione, esibisce una
laurea fantasma, presa forse a Malta.

Monica Rizzi, assessore allo Sport della Regione Lombardia, si
proclama psicologa e psicoterapeuta senza avere la laurea e senza
essere iscritta agli appositi ordini professionali, tanto che la
procura di Milano sta indagando per abuso di titolo.

Cattive notizie anche dall’Emilia-Romagna, zona di più recente
espansione del Carroccio.

Il vicesindaco di Guastalla (Reggio Emilia), Marco Lusetti, a giugno
è stato accusato di irregolarità nella gestione dell’Enci (Ente
nazionale per la cinofilia) di cui era commissario ad acta: aveva
ordinato bonifici a se stesso con soldi dell’ente per 187 mila euro
(poi non incassati).

Il padre padrone della Lega emiliana, il parlamentare Angelo
Alessandri, si è invece fatto pagare dal partito le multe (per un
totale di 3 mila euro) per eccesso di velocità o per transito in
corsie riservate.

Il capogruppo del Carroccio alla Regione Emilia-Romagna, Mauro
Manfredini, e altri candidati del suo partito (Mirka Cocconcelli,
Marco Mambelli) rischiano invece una maximulta (fino a 103 mila euro a
tasta) per non aver consegnato, come prevede la legge, un resoconto
preciso delle spese elettorali. Dov’è finito il partito che inveiva
contro Roma ladrona?

Da IL FATTO di Gianni Barbacetto


LEGA LADRONA N°1: IL VIZIO DI BOSSI DI SISTEMARE LA FAMIGGHIA HA FATTO SCUOLA FRA I LEGHISTI. ECCO LE PROVE! (DIFFONDETE!)

Otto posti in palio alla provincia di Brescia come impiegati, al concorso si presentano in 240, alla fine solo otto ottengono il posto e tra questi ci sono cinque ragazze “vicine” alla Lega. Tutte figlie di, amiche di, parenti di. Non solo. Secondo quanto raccontata il gruppo di cittadini ‘Tempo Moderno’ (il cui referente è l’avvocato Lorenzo Cinquepalmi, dirigente del Psi di Brescia) tra i primi 14 classificati, ben 7 candidate sono riconducibili a fede o frequentazione leghista e nella classifica finale sarebbero stati “depennati” i candidati “non leghisti”. C’è già chi urla allo scandalo e parla di “Carrocciopoli”, il resto è cronaca. Cronaca di un concorsone indetto nel 2008 dall’Amministrazione provinciale di Brescia per l’assunzione di otto istruttori amministrativi (qualcosa di simile all’impiegato di concetto, per capirsi). Poco dopo la pubblicazione del bando di concorso arrivano le candidature: oltre settecento. Poi ci sono le prove scritte e si presentano in 240. Una prima scrematura di polso viene fatta proprio qui e a contendersi quegli otto posti alla provincia rimangono in 38. Si passa dunque agli esami orali e poi esce la classifica finale. Siamo al 4 febbraio 2010 e la classifica viene pubblicata sul sito della Provincia di Brescia, dove nel frattempo è arrivato il nuovo presidente, leghista, Daniele Molgora.

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Salta subito all’occhio che tra quegli otto fortunati che otterranno il posto, ci sono ben cinque ragazze col marchio “padania” stampato in fronte. A raccontarlo è ancora il gruppo ‘Tempo Moderno’ e sull’argomento arriva anche, sul sito BresciaPoint la denuncia, in un commento a un articolo, di una ragazza che dice di essere Margherita Febbrari, decima classificata e quindi esclusa dal lavoro. La ragazza, nei commenti sul sito BresciaPoint, lamenta di non aver avuto abbastanza “spinte” per poter accedere tra i primi otto posti.

Ma vediamo chi sono le “fortunate” vincitrici stranamente tutte vicine al Carroccio. Come racconta “Il Riformista” all’ottavo posto si classifica Sara Grumi, figlia di Guido Grumi, assessore di Gavardo candidato della Lega Nord alle recenti elezioni regionali, e già assegnataria di un incarico a termine di collaborazione con l’Amministrazione provinciale bresciana.

Al sesto posto (il settimo è occupato da un candidato non in quota Lega) c’è Katia Peli, nipote dell’assessore leghista provinciale Aristide Peli, assunta fin dal 2004 dall’Amministrazione provinciale bresciana come portaborse dello zio. Al quinto posto poi troviamo Silvia Raineri, capogruppo della Lega nel Consiglio Comunale di Concesio, ma anche capogruppo leghista alla circoscrizione Nord del Comune di Brescia e coordinatrice della commissione sicurezza civica e bilancio nonché moglie di Fabio Rolfi, vicesindaco e assessore leghista del Comune di Brescia.

Si arriva così alla vetta della graduatoria. Al primo e terzo posto ci sono rispettivamente Cristina Vitali e Anna Ponzoni, entrambe impiegate con un contratto ad personam presso l’assessorato provinciale alle attività produttive, retto dal leghista Giorgio Bontempi. Una strana coincidenza.


QUINTA PARTE - "ANCHE I MASCHI SOFFRONO".....

Io me ne sono resa conto con mio figlio... vedendolo crescere ho potuto osservare tutte le fasi del disastro.
Jacopo da ragazzino si innamorava perdutamente ogni quarto d’ora... quasi mai corrisposto.
Era convinto che per conquistare una ragazza occorresse esibire disperazione, solitudine: «Sono disperato! Sono solo al mondo! Nessuno mi ama!» E non poteva dire «Mia mamma è morta!» perché sono conosciuta, altrimenti l’avrebbe fatto. E le ragazze davanti a tanta malinconia invece di buttargli le braccia al collo, scappavano morte di noia.
Poi un giorno viene a casa e mi fa: «Mamma, mi sposerei!» «Parliamone», dico calma. Aveva quindici anni… e si era innamorato perdutamente di una vedova di trentaquattro... che non lo voleva!
Il povero ragazzino... un esaurimento nervoso!
Ha iniziato a perdere i capelli, «alopecia» si chiama, è un disturbo psicosomatico... causato da frustrazioni, insicurezza e angoscia. Se vedete in giro ragazzi con i buchi in testa, vi prego siate gentili… anche se non li conoscete «Ciao! Come sei carino! Vuoi un caffè?» perché stanno attraversando un periodo molto brutto. Succede anche alle ragazze ma con i capelli lunghi, i buchi non si notano.
Jacopo: i buchi in testa, l’acne giovanile moltiplicata per centoquarantasette... lungo come la fame. Magrooo! Una tragedia! Non lo voleva nessuno. Guardate, vi dico la verità... era mio figlio... lo amavo, ma era proprio bruttino… Non mi vergogno a dirlo: purché avesse una ragazza ero anche disposta a pagare!

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Ad un certo punto mi fa: «Mamma, vorrei prepararmi al grande incontro, secondo te, posso leggere La rivoluzione sessuale di William Reich?» «Sì!» Se dici «no» è peggio, l’avrebbe letto di nascosto.
Ho sempre cercato di parlare con i miei figli... Ho cercato di non commettere gli errori di mia madre... anche se gli argomenti erano difficili, scabrosi, mi sforzavo di farlo... «Leggilo! – mi è uscita proprio una voce naturale: acuta e strozzata nello stesso tempo. – Leggilo... è un libro molto serio... Comunque se non capisci qualche cosa… lo chiedi alla mamma... - Mio dio stavo per soffocare - che la mamma ti spiega!»
Che non si sa perché noi mamme, quando siamo a disagio, tiriamo fuori dei toni da donne fuori di testa!

Un giorno, stavo preparando il minestrone... che io ho un bellissimo rapporto con le verdure... Ho il robottino elettrico ma quando mi ‘girano’ vado di coltello: tac-tac!... Preparo minestroni anche per tre mesi… metto tutto in freezer! Arriva l’innocente col libro in mano e candido mi fa: «Mamma, come fanno le donne a masturbarsi?» Mi son tagliata un dito!
Che noi, Dario e io, come fanno tutti, abbiamo spiegato ai nostri figli, con delicatezza, l’atto sessuale... come nascono i bambini... incominciando dalle farfalle... ma di parlare di masturbazione non ci era mai passato per la testa.
«Darioooo! Vieni qua... tuo figlio ti deve parlare!» Arriva Dario... l’uomo politicamente impegnato, progressista... e sapete cosa ha risposto all’innocente? «Non sono domande che si fanno ai genitori!»
L’avrei sgozzato! Poi ha peggiorato la situazione: «Chiedilo alla tua fidanzata!» Che tutto il quartiere sapeva che Jacopo di fidanzate non ne trovava, nonostante tutti gli sforzi che facevo per farlo diventare un tipo alla Schwarzenegger. Che noi mamme, quando siamo giovani, passiamo dei pomeriggi da incubo: li portiamo a nuoto, al tennis, a scuola di ballo, parlo delle bambine… a piano... che ’sti pelandroni non han voglia di fare niente! Chissà quante mamme mi capiscono!

Un giorno gli ho parlato seriamente preoccupata: «Jacopo tu sei troppo timido, devi prepararti alla vita. Il mondo è cattivo... va bene la dialettica ma...» Aveva sei anni... Insomma l’ho iscritto a judo! ’Sto povero bambino proprio non ne voleva sapere... «Forza Jacopo che se ti viene vicino uno con cattive intenzioni... tu: tac!, lo fai volare...»
Dopo dieci giorni ho dovuto tenerlo a casa. Andavo a prenderlo: «Dov’è mio figlio?» Era là che volava!
Me l’hanno picchiato tutti... anche le bambine!
Nuoto: non si applicava.
Sci: s’è rotto due gambe il primo giorno... Che nessuno si rompe due gambe insieme! Meno male che non ne aveva tre!
«Cresci rachitico, senza muscoli... non mi interessa! Peggio per te!» gli ho gridato ad un certo punto piena di rabbia!

Comunque tutto il male non viene per nuocere, come si dice. Alla chiamata di leva... quando è arrivata la cartolina rosa... che non so perché la facciano rosa... nera dovrebbe essere, listata a lutto!, mancava un mese alla visita e gli ho chiesto: «Quanto pesi?... Bene, per un mese tu non mangi!» «Ma mamma, sono già sottopeso per mio conto... non sto in piedi!» «Non mi interessa! Se non stai in piedi, siediti! Qui non si mangia!»
L’ho accompagnato io, al distretto militare di Como, sorreggendolo per le spalle... che se lo lasciavo andare cadeva per terra... L’ho passato nelle mani dei medici... e me ne sono uscita dalla caserma che piangevo come una fontana.
Dio mio, avesse fatto il militare sarebbe sicuramente morto.
La diagnosi è stata fantastica: 1,87... quarantanove chili. Denutrizione organica.
Riformato. Evviva! Abbiamo fatto una festa... un gran pranzo... che lui mangiava e vomitava tutto. Non era più abituato, poverino.
Avrete capito che Jacopo, durante l’adolescenza era sessualmente infelice. Poi un giorno viene da me – al padre non ha chiesto più niente! – e mi fa: «Mamma, soffro di eiaculazione precoce!» Senza guardarlo in faccia, imbarazzata: «Non è il mio campo!» Che, lo sapete, quasi tutti i ragazzi hanno questo problema. Anche alcuni adulti, io lo so per certo!
Non sapevo come consigliarlo... poi... amor di mamma, nelle mie notti insonni, ho elaborato un sistema che mi sembrava potesse funzionare: la matematica.
«La matematica, mamma?»
«Sì, la matematica. È la tua salvezza! Tutto il segreto sta nel controllare le emozioni… rilassarsi, distrarsi... Tu inizi a far l’amore e subito ti allontani col cervello... fai dei conti complicati: 7 per 9 diviso 5 moltiplicato 22... Vedrai che ce la farai!» «Va bene mamma, provo».
Il giorno del grande incontro tutta la famiglia: «Coraggio Jacopo! Forza!” Affacciata alla finestra: “Torna vincitore!» Va. Torna. «Com’è andata?» «7 per 9... Ho finito, mamma!»
Poi, da sé solo... lui è un creativo… ha elaborato e sperimentato un altro sistema: «Mamma, ho trovato un sistema straordinario: quando sento che mi sto eccitando troppo, contraggo con tutte le mie forze i muscoli del basso ventre... e resisto! Mamma, resisto!»
Gli è venuta una cistite!!

Che poi ho scoperto che questo fatto della eiaculazione precoce in realtà non è una malattia: è naturale! Gli scimpanzé e i babbuini, che sono gli animali più vicini a noi, copulano in sette secondi. Giuro! Non lo dico per difendere mio figlio. Sono rapidissimi. È una legge di natura. Certamente! Perché ai tempi della giungla, c’erano le belve feroci, quelli che stavano troppo in quella posizione lì, a carponi... come i montoni con le pecore... arrivavano le tigri e se li mangiavano!
Gli eiaculatori precoci venivano mangiati lo stesso ma almeno avevano già goduto e messo incinta l’amata. Quindi è naturale essere rapidissimi anche per noi che siamo in fondo delle scimmie. Di generazione in generazione i tempi si sono accorciati sempre di più. Proprio così. C’è chi lo fa in due secondi e mezzo. Ma dovrebbero dirlo a scuola che è una cosa normale... poi magari con gli anni e con la pratica si migliorano i tempi!
E dovrebbero anche dire ai ragazzi: «Attenti, che quando avete risolto i problemi fondamentali rispetto ai tempi del coito... a volte vi può arrivare l’impotenza».
La qual cosa è un dramma pazzesco, perché poi la volta dopo cominciate a pensare: «Ce la farò, non ce la farò... su eccitati! Fatti turgido! Ergiti!» Ergiti, ergo sum! No, lì non è questione di volontà o di ordini perentori. Lui è un anarchico indipendente, fa le bizze e i capricci come un Maradona: «Adesso mi rizzo... domani chissà!»
Oltretutto, quando Jacopo aveva questo problema era il periodo del femminismo... le ragazze esageravano e se uno si azzardava ad avere l’eiaculazione precoce s’incavolavano moltissimo e gli urlavano nelle orecchie: «Sei uno sporco maschio sciovinista!»... e glielo schiaffeggiavano. Che mio figlio aveva il prepuzio sempre rosso! I ragazzi in manifestazione (coprendosi con le mani il basso ventre, mima una marcia cantando) «Avanti oh popolo...»
Poi finalmente ha trovato una ragazza della sua età, più matura di lui, gentile... che sapeva quasi tutto sul sesso e con delicatezza gli ha fatto capire che il rapporto sessuale non è come «Giochi senza frontiere»... che se arrivi primo... non hai un premio, anzi ti dicono «Scemo!» E me lo ha salvato.

A Jacopo, una volta superato questo problema, guadagnati i tempi giusti, i capelli sono cresciuti, l’acne è sparita... era proprio un bel ragazzino. Solo che in casa si dava delle arie tremende! Non si poteva parlare di sesso... sapeva tutto lui... insomma, ce l’aveva soltanto lui!
Un giorno, aveva un diciassette anni... noi, io e Dario, dovevamo partire in tournée... con questo mestiere bizzarro... i figli ci hanno spesso seguiti, ma come passava il tempoo era sempre più difficile per via della scuola. Dovevamo partire e lui sarebbe rimasto con la nonna del sedere-davanti-sedere-didietro e le cuginette. In quel periodo, lui stava con una ragazzina dichiaratamente vergine... avevo capito che qualche traffichino lo facevano, ero un po’ preoccupata: «Jacopo!! Vieni in bagno che ti devo parlare!» Che io i problemi importanti della famiglia li risolvo sempre lì! seduta sul water, Jacopo sul bidé. «Sta’ attento bimbo, non fare sciocchezze... questa ragazzina sicuramente è vergine!» E lui: «Ma mamma... so benissimo quello che devo fare!» «Come sarebbe a dire? Che cosa fai?!» «Faccio soltanto... – un po’ d’imbarazzo, perché c’è confidenza, ma rispetto, ché io sono la mamma – faccio soltanto... il chiavino». Che io ho proprio fatto quel gesto nervoso di mettermi a posto i capelli per darmi un contegno… «Cos’è?» «L’ho imparato dai miei amici adulti... dell’università. Ne metto dentro solo un pezzettino...» «Sei scemo! Come, un pezzettino? Lo misuri prima? Ci metti un cordino col campanello? Ma lo sai o no che l’imene è all’inizio del sesso femminile?» «Ma no, mamma! L’imene è un po’ più su». «Ma cosa dici?! L’imene è all’inizio del sesso!» «Ma no, mamma... è almeno due centimetri più su!» «Basta! Vuoi saperne più di me?»
Sapete cosa mi ha risposto? «Non ti ricordi più...» Che mi sono anche arrabbiata. Prende un libro di anatomia, mi fa vedere il disegno di un sesso femminile in sezione... Io non riconoscevo nulla che mi appartenesse... «Io, quelle cose qua non le ho...» Riconoscevo solo... che so... un orecchio: «Guarda che io orecchie lì non ne ho!»
Preoccupata telefono al nostro medico… voglio partire tranquilla… mi risponde la moglie, lui non c’era... una signora, fine delicata, prudente... un po’ come la mia mamma... mai una parolaccia... Di botto, agitata com’ero… senza riflettere: «Ciao Jole, dov’è l’imene?» Un silenzio! «L’ho uccisa!» ho pensato… Poi, dopo una pausa... con una voce di testa tremolante, molto imbarazzata, mi fa: «Inteso come fiume?»
«Scusa, scusa... telefono più tardi». Sono corsa alla mia sezione del Pci... «Il mio partito mi dirà bene dov’è l’imene!» Sì, ridete pure… avevo una gran fiducia nel mio partito! A parte che se il Pci, a suo tempo, avesse parlato un po’ più di imene e un po’ meno di svolte... non saremmo arrivati dove siamo arrivati adesso!
Entro, c’era la compagna Giovanna che stava facendo i conti… sempre in «rosso»: «Giovanna dov’è l’imene!» Senza pensarci un attimo mi risponde: «È andato di là». Aveva capito Imerio... un compagno dissidente.
Poi, la sera, quando ho parlato col mio medico: «Alla tua età vuoi ancora sapere dov’è l’imene?... Comunque ha ragione tuo figlio, l’imene è un po’ più su».
Lo dico... perché mi leggesse qualche ragazzo che volesse mettere in atto questo... chiavino... State attenti! Fermarvi in tempo! Ricordatevi che il vostro sesso... non ha le spalle... Metteteci un bullone!

Capii che la vita sessuale di Jacopo migliorava sempre più. Un pomeriggio... che mi giravano… stavo preparando il mio bel minestrone per tre mesi,... arriva Jacopo festante: «Mamma, mamma, ho trovato la clitoride!»
Sapete che io non ho capito? Non ho capito! È un termine che non fa parte del linguaggio quotidiano... della mia cultura. Quanta gente nasce e muore senza aver mai pronunciato il termine «clitoride»? Non è che sei lì, al pranzo di Natale: «Signora, come va la clitoride della bambina?»
Non ho capito! Tant’è che ho detto: «Ah sì? Quando l’avevi persa?» Lui si è tanto inquietato. «Ma come mamma, mi dici di aver fiducia in te, di confidarmi e adesso mi sfotti?!» «Ma no! Scusami caro... non ho capito!» Quando però ho realizzato che per lui era un avvenimento importante... perché siate sincere, donne... per gli uomini è proprio difficile trovarla ’sta clitoride!, quando ho capito... gli ho battuto le mani: «Bravo-bravo-bravo!» Ho fatto una festicciola in famiglia... La nonna che chiedeva: «Cosa festeggiamo?»
A conferma di quanto vi dico, arrivo a Roma e mi trovo davanti all’ingresso degli attori un ragazzo, figlio di amici – noi tornando sempre nelle stesse città... vedi due che si sposano, ti portano i confetti, poi ti portano a conoscere il primo figlio che nasce... ritornano tutti gli anni... si diventa amici.
Questo ragazzo, diciotto anni, mi fa: «Questo è il cellulare del mio papà. Ti faccio il numero di telefono della mia ragazza: adesso tu la chiami... le dici chi sei, quando ha capito che sei “proprio tu”, le dici: sai cosa sei tu? Una bella stronzettina!, e attacchi!» «Sei fuori di testa... non posso... non la conosco neanche... Ma cosa ti fa?» «Come, cosa mi fa? Non collabora! Io non riesco a trovare... sì, insomma... quella parte del vostro sesso... siamo lì a letto, nudi che facciamo l’amore... io che mi do un gran daffare... e lei come un serpente, con la bocca tutta tirata mi sibila: “Non la trovi, eh?!” Io non mi scoraggio, vado avanti e lei fredda, fa andare gli occhi di qua e di là e fa: “(Pausa). No!... (Pausa). No!... (Pausa). Acqua, acqua...”».
Ragazze, non dovete! Bisogna che voi aiutiate i vostri innamorati!
Gli ho consigliato di leggere dei libri che spiegano tutta la sessualità e dov’è la clitoride. «Ne ho proprio uno con me!» mi dice e me l’ha mostrato. Ho ricopiato una descrizione su come rintracciare questo clitoride... molto dotta e anche un po’ impressionante: ve la leggo: «Ponetevi idealmente in mezzo ai seni – la prende un po’ da lontano – quindi tracciare una linea retta verso l’ombelico – che te li vedi lì col righello: “Non ridere che mi fai andare storto!” – di qui continuare in direzione del pube – ci stiamo avvicinando – oltrepassare la selva oscura – che fa paura! – quindi giunti al culmine del monte di Venere iniziare la discesa sul versante opposto... – che mi viene in mente Tomba che fa lo slalom (esegue) – all’interno dell’avvallamento, seguire il lieve rilievo collinare al centro del Canyon: ecco, il clitoride è lì».
Oh, non ce n’è uno che la trovi!
Mi avete sentito dire: il clitoride, la clitoride. Sbaglio quando dico «la» clitoride ma ci sono state alcune femministe, un po’ di anni fa, che han detto: «Basta chiamare “il clitoride”, al maschile, come è grammaticalmente corretto. È roba nostra...» Qualche estremista fanatica ha proposto di cambiare genere anche ad altre parti del corpo tipo: la nasa, la occhia, la puba, la cula... ma poi è arrivato il riflusso e s’è lasciato perdere.

 



QUARTA PUNTATA - FRANCA RAME E DARIO FO A CESENATICO

Lasciamo il Bagno Renata (siamo a metà settembre… è ora di tornate a Milano) e riprendiamo il racconto famiglia. Jacopo: ci assaliva costantemente un serio cruccio: il nostro lavoro ci teneva di continuo lontani da casa e ci impediva di seguire la sua crescita, aiutarlo a risolvere i suoi inevitabili problemi. Vivevamo sommersi da angosce e sensi di colpa. Per di più intorno a noi accadevano spesso fatti che ci turbavano notevolmente. Qualcuno dei nostri amici, pure loro attori e personaggi di grande successo, che dimostravano in ogni momento grande correttezza morale e civile si trovavano all’improvviso a scoprire d’aver messo al mondo e allevato figli che procuravano loro disperazione e sgomento. Il loro esempio di vita e comportamento non solo non era stato raccolto, ma addirittura ribaltato, tradito. Il fatto davvero ‘pesante’ consisteva nel non riuscire a capire le ragioni che avevano portato i loro ragazzi, maschi o femmine, a comportamenti scellerati. Spesso e volentieri, discorrendo con nostro figlio, pigiavamo l’acceleratore proprio sul tema della correttezza e della soddisfazione che ognuno deve ritrovare nel guadagnarsi da sé la vita, il successo e la stima degli altri. Fummo piacevolmente sorpresi quando Dario ed io scoprimmo che il nostro gran parlare non finiva fra le ortiche. Jacopo aveva più o meno diciassette anni quando nelle vacanze estive decise di andarsene con alcuni amici in Sardegna, a ridipingere con l’olio di lino cotto le ringhiere di legno che portavano al mare. Al primo botto polemizzai fortemente con lui: “Ma scusami – gli dicevo – hai proprio bisogno di farti questa esperienza da proletario sfruttato? Te la do io quella paga se vuoi e ti procuro anche i pali da dipingere!” Cuore di mamma. Dario invece era d’accordo con Jacopo: “E’ un’esperienza che non gli può far che bene!” E io di rimando: “Ma che bene! Dormire chissà dove, mangiare roba in scatola… delicato com’è di stomaco!” “Mi abituerò!” ha tagliato corto Jacopo. Ha fatto la sua esperienza che deve esser stata davvero dura e disastrosa giacché dal suo ritorno non ne ha mai più parlato. Nostro figlio ama la pittura con la stessa passione di suo padre, ma da ragazzo quando gli offrivamo di entrare in compagnia con noi per recitare ruoli che Dario avrebbe scritto appositamente per lui, scantonava: “Per carità! Vi ringrazio, ma già è traumatico essere vostro figlio, girare in tournée sarebbe insostenibile.” Si diplomò a Brera. Me lo ricordo una sera in casa di mia sorella Pia, impegnato a inviare lettere a tutte le scuole di Milano e dintorni con le sue credenziali nella speranza di trovare un lavoro. Non ha ricevuto una sola risposta. Quindi come professione scelse di disegnare i fumetti e le vignette satiriche. Riuscì con Pino Zac e con i suoi amici - tra i quali Andrea Pazienza, Angese, Vincino, e Cinzia Leone (la disegnatrice) a pubblicare il suo lavoro su riviste piuttosto famose e anni dopo partecipò alla nascita dei Tango di satira, abbinati all’Unità. Un giorno sfogliando la rivista ‘Il Male’ leggo un articolo molto spiritoso e trovo in fondo pagina la firma dell’autore: Giovanni Karen. Mai sentito nominare. Dario che ha letto a sua volta l’articolo commenta: “Bisogna tenerlo d’occhio quel ragazzo: mi pare uno con un bel temperamento…” Dopo un certo tempo scopriamo che Giovani Karen è nostro figlio: si era inventato quello pseudonimo per evitare di godere vantaggi usando il nostro nome. Ne parlammo e nel discorso commentai: “Mi pare un po’ esagerato rifiutare addirittura il tuo vero nome! ” “Sì, può darsi… ma voi non avete mai provato cosa significhi andare intorno con un nome che subito fa esclamare ai ragazzi della tua età ‘Ah sei il figlio di Dario Fo e Franca Rame…che culo!’ e i commenti tipo ‘Facile spalancare le porte con quel nome!’… mi dispiace, ma fin quando posso voglio evitare d’essere considerato come il solito figlio di papà e mammà… del resto me l’avete insegnato proprio voi!” In quell’anno 1967 debuttammo al teatro Manzoni di Milano col ‘La signora è da buttare’. Giuro che non ero io, ma L’America.


QUARTA PUNTATA CESENATICO

Lasciamo il Bagno Renata (siamo a metà settembre… è ora di tornate a Milano) e riprendiamo il racconto famiglia. Jacopo: ci assaliva costantemente un serio cruccio: il nostro lavoro ci teneva di continuo lontani da casa e ci impediva di seguire la sua crescita, aiutarlo a risolvere i suoi inevitabili problemi.
Vivevamo sommersi da angosce e sensi di colpa. Per di più intorno a noi accadevano spesso fatti che ci turbavano notevolmente. Qualcuno dei nostri amici, pure loro attori e personaggi di grande successo, che dimostravano in ogni momento grande correttezza morale e civile si trovavano all’improvviso a scoprire d’aver messo al mondo e allevato figli che procuravano loro disperazione e sgomento. E il fatto terribile consisteva nel non riuscire a capire le ragioni che avevano portato i loro ragazzi, maschi o femmine, a comportamenti scellerati. Il loro esempio di vita e comportamento non solo non era stato raccolto, ma addirittura ribaltato, tradito.
Spesso e volentieri, discorrendo con nostro figlio, inserivamo il discorso proprio sul tema della correttezza e della soddisfazione che ognuno deve ritrovare nel guadagnarsi da sé il successo e la stima degli altri. Fummo piacevolmente sorpresi quando Dario ed io scoprimmo che il nostro gran parlare non finiva fra le ortiche. Jacopo aveva più o meno quattordici anni quando nelle vacanze estive decise di andarsene con Gaia e altri amici in Sardegna, ingaggiato da una ditta che impiantava pali del telefono. Loro avrebbero dovuto dipingerli con una vernice preservante: gialla.
Al primo botto polemizzai fortemente con lui: “Ma scusami – gli dicevo – hai proprio bisogno di farti questa esperienza da proletario sfruttato? Te la do io quella paga se vuoi e ti procuro anche i pali da dipingere!” Cuore di mamma.
Dario invece era d’accordo con Jacopo: “E’ un’esperienza che non gli può far che bene!”
E io di rimando: “Ma che bene! Dormire chissà dove, mangiare roba in scatola… delicato com’è di stomaco!”
“Mi abituerò!” ha tagliato corto Jacopo. Ha fatto la sua esperienza che deve esser stata davvero dura e disastrosa giacché dal suo ritorno non ne ha mai più parlato.
Si dice che il DNA non è acqua e devo ammettere che è un’espressione azzeccata giacché nostro figlio ama la pittura con la stessa passione di suo padre, ma da ragazzo quando gli offrivamo di entrare in compagnia con noi per recitare ruoli che Dario avrebbe scritto appositamente per lui, scantonava: “Per carità! Vi ringrazio, ma non voglio godermi lo stress che prende a voi ogni volta che debuttate e starmene teso come corde di violino per tutta una stagione, leggervi belle critiche ma anche infamità rognose, per non parlare poi del vivere tutto il tempo con la censura attaccata alle spalle e sui glutei come le zecche ai cavalli…”
Si diplomò a Brera. Professore di disegno.
Me lo ricordo una sera in casa di mia sorella Pia, impegnato a inviare lettere a tutte le scuole di Milano e dintorni con le sue credenziali nella speranza di trovare un lavoro. Non ha ricevuto una sola risposta.


[VIDEO] Franca Rame alla Libera Università di Alcatraz recita "Medea"

La prima parte...

La seconda parte...

Franca Rame mette in scena "Medea" e due monologhi da "Sesso? Grazie, tanto per gradire" ad Alcatraz - Santa Cristina di Gubbio, all'interno del seminario "La Voce Narrante" tenuto da Stefano Benni nell'agosto 2010.

il sito della Libera Università di Alcatraz
il sito di Stafano Benni
Il canale Youtube FrancaRameVideo

Anno: 

MATRIOSKA BERLUSCONI SHOW: "PUTIN DONO DI DIO". ZURBIN SCOPPIA A RIDERE DAVANTI ALLE TELECAMERE.

"Putin un dono del Signore"
gelo in platea per lo show di Silvio
YAROSLAVL - Tre ore dopo, alla festa di chiusura in piazza Sovetskaja, tra ballerini in costume e matrjoske viventi, l'intervento di Silvio Berlusconi restava l'argomento di conversazione di un Forum noioso e un po' scontato. Politici, politologi, giornalisti di mezzo mondo, si raccontavano l'uno con l'altro i momenti di imbarazzo vissuti poco prima quando seduti in platea con tanto di auricolare per la traduzione, avevano cominciato a scambiarsi sguardi sbalorditi e sorrisi di complicità. Nikolaj Zurbin, accademico russo di nascita e americano di passaporto, si è addirittura esibito in una risata squillante e incontenibile inquadrata a lungo dalle telecamere a circuito chiuso riservate alla stampa. "Non riuscivo proprio a trattenermi - spiega ridendo ancora - il suo è stato un vero colpo da maestro. Stavamo ancora sbadigliando per il discorso così serioso del presidente coreano quando Berlusconi ci ha svegliato di colpo con quelle cose che non c'entravano niente, con quelle sparate su Putin dono di Dio, con quei riferimenti incomprensibili all'Italia. Politicamente, un livello basso, non adeguato a un premier di un paese importante. Però ci siamo divertiti. Secondo me voleva proprio questo e ci è riuscito perfettamente. Tempi e pause da vero showman".
Ma non sono state solo risate. Il gelo, gli sguardi rivolti al soffitto, sono cominciati subito, appena Silvio Berlusconi ha preso la parola.

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A cominciare dal presidente russo Dmitri Medvedev che tanto ci tiene a questo Forum globale della politica concepito e organizzato come una creatura personale. L'aria professorale del presidente si è trasformata in una maschera di stupore quando Berlusconi ha svelato il segreto che tutti conoscono ma che tutti fanno finta di ignorare: "Ho un bel discorso preparato dai miei collaboratori". E subito dopo la doccia fredda: "Ma siamo stati male informati e l'argomento è fuori tema". Imperscrutabile il sorriso forzato di Vladislav Surkov, la mente del Cremlino, consigliere politico del tandem Medvedev-Putin e sostenitore dello scivoloso tema del Forum: "I parametri della democrazia".

Poi il discorso "a braccio" con Medvedev più volte sorpreso a guardarsi la punta delle scarpe. Il ricordo dell'amicizia con Eltsin, il merito della riconciliazione con la Casa Bianca, tutto attribuito a "quella volta che vi mi misi a braccetto e vi dissi di andare d'accordo". Fino ai riferimenti tutti italiani ai "professionisti della politica in difesa delle loro aziendine" e alla "oppressione della magistratura comunista". Su quel passo in particolare molti sguardi complici sono andati verso Massimo D'Alema, che ha cominciato a scuotere nervosamente la testa prima di esplodere a fine seduta con le dure dichiarazioni sull'"intervento vergognoso per l'Italia". E mentre l'economista di Harvard Ian Shapiro fissava il vuoto aspettando la fine, e il leader populista russo Zhirinovskij si sfregava le mani in segno di approvazione, il più amareggiato sembrava Sergej Mitrokhin, presidente del partito di opposizione Yabloko che non nascondeva un gesto di stizza davanti alla frase più a effetto di Berlusconi sulla politica russa: "Medvedev e Putin sono un dono di Dio per il vostro Paese". Passaggio che naturalmente è tanto piaciuto a Putin che in serata, a Mosca, ha fatto i complimenti al suo amico Silvio: "Molto bello, un grande discorso seppur improvvisato".

Al leader di Yabloko ha fatto invece un altro effetto. "Sappiamo che Berlusconi è il migliore amico della nostra coppia di potere - spiegava dopo con l'aria delusa - ma stavolta ha proprio esagerato. Credo che lui abbia un concetto oligarchico dello Stato, esattamente come loro. Per questo lo hanno invitato. Per farsi dare una patente di democrazia. Ma un tono così entusiastico è stato proprio fuori luogo. Almeno il Cremlino ha salvato le forme. Mi ha invitato, mi ha lasciato dire che la democrazia da noi non esiste. Medvedev ha pure fatto qualche accenno di autocritica, ha parlato di fase ancora immatura... Ma ora sui giornali che contano vedrete solo la frase a effetto del vostro premier".

E sui giornali russi in effetti lo spazio dedicato a Berlusconi non sarà poco. Almeno a giudicare dall'interesse dei tanti inviati locali per l'unico intervento che ha scosso la platea. Un giornalista di "Novaja Gazeta", la testata di opposizione che fu della reporter assassinata Anna Politovskaja diceva ai colleghi italiani con tono di rimprovero: "Ogni critica al governo ci costa fatica e pericoli, contestare è diventato impossibile, e poi dobbiamo sentirci dire che è tutto un dono di Dio".


Franca Rame e Dario Fo al Bagno Renata di Cesenatico (www.bagnorenata.it)

5 settembre 2010
PRIMA PUNTATA

Da l'archivio dell'Azienda di soggiorno e turismo di Cesenatico: “… A Cesenatico è l'Azienda di soggiorno, sotto la direzione di Primo Grassi, che intuisce in anticipo le dinamiche della moderna società della comunicazione, e avvia una costante attività di promozione giocata in gran parte attirando a Cesenatico personaggi dello spettacolo e dello sport resi famosi dai rotocalchi popolari e dalle prime trasmissioni televisive di successo. La rassegna stampa e le fotografie conservate nell'archivio dell'Azienda mostrano così, tra gli altri, Walter Chiari e le sue fidanzate, Dario Fo e Franca Rame insieme ad altri comici vecchi e nuovi.”
Ecco come siamo capitati a Cesenatico, su invito del presidente dell’Azienda di soggiorno Primo Grassi che ci ha “rubati” a Milano Marittima dove eravamo soliti passare l’estate, era il 1958.
Dario ci veniva da bimbo con la colonia dei Ferrovieri (suo padre era Capostazione a Luino). Siamo molto affezionati a questo paesotto che negli anni si è trasformato in una davvero bella cittadina. All’inizio si andava al Grand Hotel. Un albergo dove si stava bene ma che a quel tempo non era certo da 4 stelle come ora. Ricordo che la pensione completa era di 5.000 lire, i bimbi di 3, 4 anni non pagavano nulla. Arrivavamo con armi e bagagli, come si dice e un sacco di amici… quasi tutto il primo piano era occupato da noi. Jacopo aveva 3 anni, poi c’era mia sorella Pia con la figliolina Gaia, 3 anni pure lei, Sandra Mondaini, Ettore Conti, Silvia Monelli e il marito Cicci Medugno e altri amici.

 

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Quanto si godeva il mare a quei tempi.
Si era in spiaggia la mattina presto… una meraviglia. Me ne stavo sdraiata sotto l’ombrellone senza perdere d’occhio i bimbi in riva al mare a far castelli, fortini con la sabbia.
Si divertivano un sacco. Ma dopo un po’, Gaia che come arrivava in spiaggia si infilava cuffia di gomma e il salvagente, mi chiamava a gran voce: “Ziaaaaa… facciamo il bagno?” “No… è troppo presto… avete fatto colazione da poco..”. 10 minuti dopo: “Ziaaaaa… facciamo il bagno?” “No… è troppo presto…” e via di ‘sto passo sino alle 11.30: scatta l’ora fatale e con i bimbi per mano di corsa in acqua. E ridere… e saltare… e tuffarci. Ho molta nostalgia di quegli anni. Era un mondo “umano”… tra le persone c’era socialità. Si parlava, si ascoltava. Ci si voleva bene. Ora c’è troppo rumore e grande indifferenza.
Poi abbiamo acquistato a Sala di Cesenatico una casa contadina che abbiamo restaurato.
Ci veniamo da giugno a settembre… praticamente ci trasferiamo qui con i nostri assistenti e proseguiamo il lavoro che abbiamo interrotto… il giorno prima di partire.
Com’è la nostra giornata… al mare?
Dunque… Mi sveglio verso le 6. Primo movimento: prendo la radio, e a volume bassissimo mi sento il GR sulla prima rete. Apre quasi sempre dedicando a Berlusconi i primi 5 minuti… poi di corsa violenze, incidenti, rapine e via di ‘sto passo. Una festa. Giracchio un po’… Radio Maria… Radio Padania… finalmente alle 7,15 sono su Rai 3: rassegna stampa. Passo 95 minuti bellissimi. È una trasmissione straordinaria.
Il mio “esposso” si alza verso le 7, possono essere anche le 6,40. “Dario… perché ti alzi… è presto…” “Non ho più sonno…. e poi devo lavorare… Che notizie ci sono?” Riferisco. Commentiamo. Si ride… ma troppo spesso… ci tocca piangere. In questo periodo non sono in forma. Il 26 maggio, eravamo da Jacopo e sono scivolata malamente su una stradina proprio davanti a casa nostra: gran dolore alla caviglia sinistra. Sembrava niente… invece non mi scorderò facilmente di questa brutta estate. Jacopo mi accompagna all’Ospedale di Città di Castello, medici gentili ci sollecitano ad andare all’ospedale di Umbertide più attrezzato per il mio problema. Diagnosi: “lussazione caviglia sinistra”. Vengo ingessata. Per un mese non riesco ad appoggiare il piede a terra. L’ingessatura non me lo permette. Sto quasi sempre a letto, dolorante, e quando mi muovo devo usare la carrozzina che Jacopo ha affittato. La mia famiglia mi è molto vicina. Non c’è giorno che mio figlio non venga a trovarmi: “Come va mamma?” e via che si distende sul letto accanto a me… mi prende la mano e parliamo, parliamo, parliamo. Mi fan visita anche Eleonora, la compagna di Jacopo e la tenera e bella Jaele, loro figlia. Bei momenti in questi brutti giorni. Dario la notte, appena mi giro nel letto: “Ti serve qualcosa?” è preoccupato per me e molto amorevole. Tutto il personale di Alcatraz mi dimostra grande affetto. Dalla cucina le cuoche (straordinarie) Angela e Beatrice e Barbara mi mandano pranzetti fantastici. Giuliana e Claudia le efficientissime responsabili amministrative di Alcatraz si fanno in cento per risolvere qualsiasi problema che ci riguardi. Tata, la dolcissima filippina nostra collaboratrice mi è sempre accanto con grande premura. Troppa. Non se ne andrebbe mai a dormire. Mi commuove: “è sempre nel mio cuore” mi dice… e ci abbracciamo. Sono veramente fortunata con tanto amore intorno. Grazie. A gesso tolto sto pure peggio. Lascio Alcatraz e con Dario veniamo nella nostra casa a Cesenatico. Visto che il problema piede non si risolve, decido di andare a fare un’altra radiografia all’Ospedale Buffalini di Cesena (reparto ortopedia assai rinomato causa i numerosissimi incidenti… da ‘ste parti non so perché van tutti a velocità supersonica).
Presento al Dott. Demitri la documentazione in mio possesso. Radiografia. Diagnosi: non lussazione ma frattura. Un ossicino così piccolo, mi ha dato tante grane? Maledizione!
Altro gesso. Facendola corta: son scivolata il 26 maggio, oggi siamo al 5 settembre… non ci posso credere: 103 giorni. Nell’ultima visita altra radiografia di controllo: MORBO DI SUDAK! (ossa del piede infiammate) Mi mancava solo questo! Mi sono stati dati altri 60 giorni. Che jella!
Continua…

SECONDA PUNTATA - 6 settembre
Ordine del medico: camminare-camminare-camminare. E’ una parola. Mi sforzo, ma mi è faticoso. Scendo in giardino, mi faccio un giretto appoggiata a Dario o a Tata o a chi è libero dei nostri collaboratori Roberto e Titti. Mi stendo su di un lettino al bordo della piscina, chiudo gli occhi e mi tiro su, ripassandomi bei momenti della mia vita… pure comici.

Mare 1960.

Dario sta facendo il bagno con Silvia Monelli, la mia più cara amica di quegli anni (peccato esserci perse).
Io sto a qualche metro dalla riva con i piedi nell’acqua… Jacopino (5 anni) per mano e li guardo. Per uno strano effetto ottico, mi par di vedere che i due sovrapposti. “Oddio che fanno?” Svengo. Sì, proprio così. Perdo i sensi e cado a peso morto nel mare. “La mamma annega… la mamma annega…” grida Jacopo. Gente gli viene in aiuto. Mi tirano fuori. Salva!
Ah, ah, ah… sto ridendo.
State pensando che sono molto gelosa? Sì. Proprio così. MOLTO GELOSA.

D’estate alla nostra tribù si unisce Enrica (Chicca) figlia di mio fratello Enrico.
Veniva con suo padre a passare le vacanze con noi. Una festa. Facciamo di tutto… la sera si fa la passeggiata gustandoci un bel cono gelato, oppure si va al cinema all’aperto, mangiando bruscolini… Venerdì: mercato. Faccio fatica a calmare l’entusiasmo dei tre assatanati. Vorrebbero comprare tutto. “No, non spendo soldi in cose inutile. Usate i vostri. Avete la vostra paghetta settimanale.” Si zittiscono. Non comprano nulla. Non mi piacerebbero ‘avari’… è che cerco da sempre di far capire loro il valore del denaro e la fatica che si fa a guadagnarlo: “Fate attenzione… non buttatelo dalla finestra!” Poi mi commuovo e compro un gioco o altro che serva a tutti e tre. Forse sono un po’ noiosa… ma mi vogliono un gran bene lo stesso. Quando si avvicina il giorno del mio compleanno, Dario compreso, se ne vanno intorno pensierosi a cercare il regalo. Da mio marito mi aspetto di tutto…
I doni negli anni 70 per i compleanni? Un paio di pantofole che nemmeno la sua bisnonna avrebbe indossato… (mi vedo l’espressione furbastra del venditore che mentre prepara il pacco regalo, pensa: “finalmente le ho sbolognate via ‘ste panofolacce:”), un astuccio in finta pelle con tutti il necessario per farsi la manicure… 12 cucchiaini 12 acquistati alla fiera di Sinigalia… una tuta da sci…. taglia 60.
Mi fa una gran tenerezza! Jacopo per non so quanti anni, arrivava con una scatoletta contente una intera famiglia di animali in vetro di Murano: elefantini, oche, pesci, cani, cavalli, che si possono ammirare in un tavolino vetrina, in camera mia.
Sono regali molto preziosi per il mio cuore.
Da quando ho compiuto i 70 anni Dario, sul piano ‘regali’ ha fatto un gran salto di qualità: ritratti. Miei ritratti bellissimi, disegnati a memoria.
In quell’occasione Jacopo, complici Marina De Juli e Marisa Pizza hanno organizzato una festa magnifica a Sala a mia totale insaputa.
Arriva il 18 luglio 1999. Sto dormendo beata… sento una vocina che mi chiama: “nonna… nonna…” mi sveglio e corro alla scala… si sta arrampicando sui gradinai Jaele, la figlia di Jacopo della bellissima Eleonora. Lancio un urlo: “Siete pazzi… lasciare la bimba incostudita che si arrampica sulla scala…” La prendo in braccio e in camicia da notte come mi trovavo, scendo e mi dirigo in veranda pronta alla rissa. Mi blocco. Davanti a me ci sono 4 musicisti, pantaloni neri e camicia bianca, che accompagnandosi con il violino cantano ‘Il cielo in una stanza’.
Nel giro di un minuto si materializzano tutte le mie amiche e amici arrivati da mezza Italia.
Non dico una parola. Faccio dietrofront e schizzo in camera a rendermi presentabile.
Ridiscendo e scopro che la veranda è piena di fotografie di noi (Dario ed io) abbracciati, manifesti di nostri spettacoli… enormi fiori in carta velina colorata, incollati al muro… cesti di fiori ovunque. Ma quando avevano adornato la veranda? Chi? Scopro che quelle due pazze di Marina e Marisa erano rimaste nascoste per tutto il giorno arrivate a casa nostra, e quando finalmente sono andata a letto, via a lavorare sino a notte fonda. Sempre con Jaele tra le braccia, mi guardo intorno, saluto e abbraccio Jacopo che mi stringe felice, gli invitati… mi sento un po’ frastornata… non mi aspettavo nulla per i miei 70 anni. Dalla strada arrivano suoni di tamburi, e piatti, trombe, trombette. Ma che succede ancora? Entra in giardino uno stuolo di clown: Fabrizio Di Giovanni e tutta la sua compagnia.
Ai bordi della piscina vengo incoronata regina dei clown!
Insomma gran festa tutta per me.
continua...

TERZA PUNTATA - 7 settembre
Il bagno Renata.
In questo periodo sto terminando di preparare un testo per Einaudi di prossima pubblicazione: Hellequin – Harlekin - Arlekin – Arlecchino di Dario, scritto e andato in scena nell’86. Sto ore e ore, al mattino al computer. Fare l’editing di un testo teatrale è molto impegnativo. Pranzo, e poi via: al mare. Come dicevo veniamo a Cesenatico da anni e anni. I primi tempi, al mare, si andava al Bagno Maria, gestito da Anna e Oscar, cari amici della nostra famiglia. Oscar poi aveva con la sua impresa edile, ristrutturato magnificamente la nostra casa a Sala.

Poi a un certo punto si sono ritirati… è spiaciuto a tutti i bagnanti. Al loro posto è arrivata una “strana coppia” lei bellissima lui non ricordo. Dopo pochissimo tempo se ne sono andati. Ed ecco, se non mi sbaglio arrivare Renata e Gianni con il loro figlio Marco. Agli inizi della loro gestione Marco non si vedeva tanto… era un ragazzo e passava il tempo altrove. Renata: come descrivervela? Alta… un gran portamento, il bel viso sempre sorridente, sempre pronta a farti piaceri, gentilezze e non perché sei tu, o perché gestisce il bagno, proprio perché è una persona generosa e socievole. Gianni: presente sempre, spesso o alla cassa, o far caffè, o seduto nella grande veranda davanti al bar controllare che tutto funzioni. Quante belle chiacchierate sulla situazione politica. Siamo in sintonia.
Marco: non dimostra i suoi 42 anni, alto, i capelli bruni mossi gli danno un’aria biricchina. Si può senz’altro definire un bel ragazzo, attento a tutto, laborioso, gentile… molto preso dal suo lavoro… dovrebbe sorridere un po’ di più. Paola, sua moglie ogni tanto arriva a dare una mano con Camilla e Nicola i loro bimbi teneri e vispi. Quando posteggio la macchina per andare in spiaggia, e vedo la scritta in grande “BAGNO RENATA” è come se stessi andando a casa mia. Entro al bar, saluto tutti, chiedo un caffè e mi esce un lungo sospiro: oooh mi sto rilassando…
.
Cerco le mie amiche. Chi c’è? Eccola là Tiziana con Sandra e Suelì le sue figlie… e poi Tonina e Gianni, sempre preseni… “Ciao ciao, come va?..” quattro chiacchiere… Le giocatrici di burraco con cui passo i pomeriggi, non sono ancora arrivate. Mancano 20 minuti. Faccio 4 passi 4, verso il mare… mi stendo sotto al primo ombrellone accanto al bar. Il mio è il numero 35, ma non ci sono mai arrivata quest’anno. Non posso azzardarmi ad andarci da sola. Maledetto piede. 14.45: Ecco Luisa che arriva in bicicletta… poi Rosanna, pure lei in bicicletta… Daveria arriva ultima… perché fa un sonnellino e dorme, dorme, dorme… in bicicletta. OK, ci siamo. “Chi ha le carte?” Luisa le estrae dalla sua borsona... o Daveria… o Rosanna… armate… volevo dire attrezzate sino ai denti. Via che si parte: evviva. Giochiamo sino verso le 19. Alle 18 Luisa comincia il suo rosario: “Finiamo… devo andare a casa a fare il minestrone…”
Ecco che spunta Dario con Titti e Tata (si chiaman proprio così). Baci-baci. Dario fa una passeggiatina a riva. Una volta veniva alla spiaggia con la famiglia… ora il mare lo vede da lontano. Sono anni e anni che lavora e basta. Se qualcuno entrasse nel suo studio e dicesse: “Maestro, alle ore 17 ci sono le esequie della sua signora…” risponderebbe: “Spostatele alle 19… che devo finire questo capitolo…” Quanto si arrabbia quando racconto ciò, ridendo! “Non è vero!!!” urla.
Noi stiamo finendo l’ultima mano. Facciamo i conti. “Quanto ho perso?” chiedo, “No, hai vinto!” “Quanto?” “2 euro!”
Magnifico. Mi comprerò un fuoribordo.
Si va a cena, a volte, al Gambero Rosso dal nostro caro amico Enrico. Ci porta piatti prelibati… una cucina eccezionale. Che cuoco fantastico ci deve essere in cucina!
Si torna a casa. Dario: televisione.
Io: computer.
Google.it.
Berraco3d.com.
CLICCO:
Altro sospiro di rilassamento.
Si parte. Che giocate: Guardolaluna (tremenda, gioca furiosamente:vuol sempre vincere e ce la fa pure…), Allys Fantasy, Mirellina, Miss, Pink14 (fantastico) Giugiu, Pollon (staff. Giochiamo, ma insieme perdiamo sempre) Francesco63, sexibon42, Nonnananni, Lionfisch e tanti altri.
Quando ho soddisfatto la mia crisi di astinenza (capita a volte che per giorni non possa giocare) vado a letto.
Ciao a tutti e buonanotte!
Giornata finita.


LETTERA DI DARIO FO E FRANCA RAME: "E' ORRIBILE QUELLO CHE IL REGIME IRANIANO HA FATTO A SAKINEH"

E' orribile quello che il regime iraniano ha fatto a Sakineh Mohammadi Ashtiani. Bisogna alzare la voce perché tutto il mondo lo sappia. In particolare ci ha riempiti di sgomento il fatto che vorrebbero addirittura costringere Sakineh ad abortire: secondo la legge islamica una donna prima del quinto mese deve interrompere la gravidanza per essere giustiziata. Ma va specificato che è una sedicente legge islamica, inventata negli ultimi anni per ragioni di opportunismo politico. Tutta questa vicenda è una follia emblematica di come la religione continui a esercitare il potere sulle donne

da Repubblica