GOVERNO: MENO ASSISTENZA AI DISABILI E PIU' INSEGNANTI DI RELIGIONE

Egregio Direttore,
l'anno scolastico appena terminato è stato caratterizzato dai tagli del personale insgnante:
14.000 posti in meno, sottratti a personale precario.
E' particolarmente grave il dato relativo alla assistenza degli alunni disabili (passati da 175.778 a 181.177 unità) che è stata fronteggiata con l'eliminazione di oltre 300 cattedre di sostegno.
Fra tanti tagli indiscriminati, alcuni odiosi come quelli riferiti agli handicappati, c'è però qualcuno che ride e va in vacanza contento: sono gli insegnanti di religione (quelli che sono scelti dalla curia ma sono pagati dallo Stato), gli unici in aumento ormai arrivati alla cifra record di 26.326 unità pur in presenza di una utenza notoriamente in calo.
Mi sembra vergognoso che, in una situazione di crisi, la scuola pubblica italiana tagli l'assistenza ai più deboli per pagare lo stipendio a insegnanti che dovrebbero svolgere il loro ruolo nelle istituzioni religiose.
Mi sembra vergognoso, soprattutto, che la Chiesa accetti l'odioso baratto.
Ma questa è l'Italia di oggi.

Un cordiale saluto.

2/07/2010 GIUSEPPE PROVASOLI - GALLARATE

tratto da http://www3.varesenews.it/comunita/lettere_al_direttore/articolo.php?id_articolo=177747

 

 Per la scuola italiana travolta dai tagli, l'unico segno più è per gli insegnanti di Religione. Il ministero dell'Istruzione ha appena pubblicato l'annuale dossier dal titolo "La scuola statale  -  sintesi dei dati, anno scolastico 2009/2010": il corposo volume di 342 pagine che contiene tutti i numeri dell'anno appena trascorso. Una pubblicazione di routine, che quest'anno però riserva una sorpresa: in mezzo a tanti segni meno, rispetto al 2008/2009 una delle poche voci che cresce è quella dei docenti di Religione. E' lo stesso ministero a certificarlo.

Il confronto con un anno fa consegna un quadro della scuola italiana con sacrifici per tutti, dagli alunni disabili ai precari, tranne che per gli insegnanti di Religione. Un dato che appare in netta controtendenza col taglio delle classi e con il lento ma graduale spopolamento delle aule quando sale in cattedra il docente individuato dal vescovo. Quella dei docenti che impartiscono l'unica ora di lezione facoltativa prevista dall'ordinamento scolastico italiano è questione che ha destato sempre polemiche.

Quando nel 2004 l'allora ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, pensò di stabilizzarli attraverso due distinti concorsi il mondo politico-sindacale si spaccò in due. Anche perché tra i titoli necessari per accedere al concorso, riservato a coloro che avevano prestato servizio per almeno 4 anni negli ultimi dieci (dal 1993/1994 al 2002/2003), occorreva essere in possesso dell'idoneità rilasciata

dall'ordinario diocesano. Ma il secondo governo Berlusconi non si curò troppo delle polemiche e bandì ugualmente il concorso, che nel settembre 2005 consentì per la prima volta nella storia dello Stato italiano l'immissione in ruolo dei primi 9167 docenti di Religione. Da allora il loro numero è sempre cresciuto, fino alla cifra record (26.326 unità) dell'anno scolastico appena archiviato. I quasi 14 mila prof di ruolo, in leggera flessione rispetto a 12 mesi fa, sono stati abbondantemente compensati dai colleghi precari: 12.446 in tutto.

Nel frattempo, la scuola italiana è stata oggetto di tagli senza precedenti. Nel triennio 2009/2012 spariranno 133 mila cattedre per un totale di 8 miliardi di euro. Ma non solo: l'incremento degli alunni disabili (da 175.778 a 181.177 unità) è stato fronteggiato con un taglio netto di oltre 300 cattedre di sostegno. Quasi 37 mila alunni in più sono stati stipati in 4 mila classi in meno. E sono diminuiti persino i plessi scolastici: 92 in meno. È toccato al personale della scuola pagare il prezzo più alto al risanamento dei conti pubblici. In un solo anno gli insegnanti di ruolo sono calati del 4%, senza nessun recupero da parte dei precari che hanno dovuto salutare quasi 14 mila incarichi con relativo stipendio. Per non parlare del personale di segreteria, dei bidelli e dei tecnici di laboratorio: meno 6% in 12 mesi.

L'anno appena trascorso ha visto anche il varo della riforma Gelmini per il primo ciclo (scuola elementare e media), col calo delle ore di lezione e del tempo prolungato alla scuola media. Ma è stato anche l'anno delle proteste dei dirigenti scolastici per il taglio ai fondi d'istituto e del congelamento per un triennio (dal 2011 al 2013) degli stipendi degli insegnanti.

da Repubblica


[VIDEO] Franca Rame in "Papaveri e Papere" con Walter Chiari - 1952

1952: Franca Rame muove i primi passi nel Cinema Italiano. A breve diventerà una vera Diva definita "Bomba Atomica" per il suo fascino e la sua avvenenza.Qui è in film leggero con Walter Chiari e Carlo Campanini. Eccone alcuni estratti...
Anno: 

DEPUTATI E SENATORI AI SERVIZI SOCIALI: HANNO LA SETTIMANA CORTA, RIEMPIAMOGLIELA !

Crolla la produttività del Parlamento: i deputati lavorano 16 ore settimanali, i senatori 9 a settimana. Percepiscono 22mila euro il mese. E’ vergognoso. Chi lavora non 8 ore a settimana, ma 8 e più ore al giorno percepisce stipendi di circa 20 volte inferiori al netto dei bonus e privilegi previsti per la casta della politica.
Quei lavoratori fanno andare avanti l'Italia e contribuiscono per oltre il 70% alle entrate fiscali nazionali. La settimana scorsa alla Camera due sedute con votazioni; settimana cortissima altro che storiche 35 ore settimanali! La “settimana cortissima”: racconta Fini che in 19 settimane, cioè dall’inizio dell’anno, a Montecitorio le ore d’aula sono state poco meno di 305, ovvero 16 per ogni settimana lavorativa che per “loro” va dal lunedì pomeriggio al giovedì. Le sedute sono state 60, ma è fallito il tentativo del presidente Fini di prolungare i lavori al venerdì. L’attività è quasi del tutto assorbita dai provvedimenti del governo. Su 40 approvati nel 2010, sono 23 i ddl governativi, 10 decreti e solo 7 disegni di legge di iniziativa parlamentare.
Ci ricordano che oltre all’attività in parlamento, c’è quella nelle commissioni e poi c’è il tempo che ogni parlamentare avrebbe il dovere di dedicare al cosiddetto rapporto col territorio, al contatto con gli elettori. *Ma ci pigliano ancora per i fondelli? Forse che è l'unico lavoro che richiede attività complementari?
Forse che gli insegnanti non si devono preparare le lezioni e correggere i compiti fuori dalle aule? Forse che i ricercatori non devono studiare fuori dall'orario di lavoro?Moltissimi lavori "impiegatizi" richiedono attività parallele e di aggiornamento extra orario di lavoro, E allora? Cosa direbbe Confindustria se si lavorasse tutti, toh mi voglio rovinare 25 ore a settimana pagate come 40? Camera: “mini settimana” lavorativa a Palazzo Madama, dove non si è mai tenuta una seduta il lunedì o il venerdì. Per la Camera alta i numeri raccontano come dal primo gennaio si sono tenute sì 70 sedute – attenzione però se la seduta della mattina si prolunga al pomeriggio ne vengono conteggiate 2 - e le ore lavorate risultano essere 179, in queste prime 19 settimane che fanno una media di 9 ore a settimana.
I progetti di legge approvati nel 2010 sono stati infatti 19, quindici di iniziativa governativa, ovvio, appena quattro parlamentare.
 
Alla base di questa situazione:
- la nota e atavica “pigrizia” dei parlamentari italiani più volte emersa;
- l’altrettanto nota tendenza di questo governo a passare il minor tempo possibile in parlamento, sfruttando al massimo i decreti legge e ponendo la fiducia per il voto in aula;
- il pressapochismo della maggioranza che, per rimediare a errori grossolani, i provvedimenti devono essere visti e rivisti dalle commissioni un significativo numero di volte…. e nonostante ciò alcuni sono stati respinti come “incostituzionali” così si ricomincia.
 

«Ormai discutiamo per due giorni di provvedimenti che possono essere esaminati in mezza giornata, giusto per dare un’apparenza di attività – racconta il vice capogruppo Pd Gianclaudio Bressa – Decine di nostri ddl mai approdati in aula e una totale incapacità del governo di curare provvedimenti che non siano quelli che interessano personalmente il premier».

 da: http://www.nuovaresistenza.org/2010/05/19/deputati-e-senatori-ai-servizi-sociali-hanno-la-settimana-cortissima-riempiamogliela/


DI PIETRO PORTA IL BLOG IN BELGIO COSI' PUBBLICHERA' TUTTE LE INTERCETTAZIONI PROIBITE!

Dal blog di Di Pietro: Berlusconi continua a premere per far diventare legge il ddl intercettazioni, ennesimo provvedimento ad personam che il Presidente del Consiglio si è fatto confezionare ad hoc, e, per far ciò, non si occupa delle priorità dei cittadini e dei problemi economici del nostro Paese. Noi dell'Italia dei Valori non ci stiamo a vivere in un regime che impedisce la libera circolazione delle informazioni e indebolisce la lotta alle mafie. Per questo, abbiamo deciso di pubblicare su un nostro sito in Belgio: www.italiadeivalori.be tutte quelle intercettazioni che saranno vietate in Italia. La Banda Bassotti che ha in mano l'Italia pensa sempre e solo ai suoi interessi: dopo il legittimo impedimento, il Lodo Alfano e lo scudo fiscale e le innumerevoli norme salva Casta, portate all’esame del Parlamento, adesso si concentra su un provvedimento liberticida che imbavaglia la stampa, non consente ai cittadini di ottenere giustizia e ai magistrati di potere indagare. Sono disposizioni di cui beneficeranno solo la cricca e le organizzazioni criminali. Per contrastare queste norme, oltre a portare avanti un ostruzionismo duro e senza sconti in Parlamento, non ci rimane che lanciare una campagna di disobbedienza civile.
Si tratta de “Le intercettazioni proibite - Un sito in Belgio contro la censura italiana”. Infatti, pubblicheremo su un nostro sito estero (http://italiadeivalori.be/) tutti i dialoghi proibiti, resi dagli avvocati, ma che non potranno essere diffusi e sottoposti all’attenzione dell’opinione pubblica perché la legge lo impedirà.

 

.

Inoltre, quando verremo a conoscenza di queste intercettazioni, le faremo leggere in Parlamento dai nostri deputati e senatori, in modo tale che abbiano validità di atto pubblico e possano così essere diffuse sul web. Ma per far ciò, abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti voi. E’ una campagna importante, una battaglia di democrazia che viaggerà attraverso la rete e della quale sarete protagonisti.Troverete a breve il codice del bannerino che vi chiediamo di pubblicizzare sui vostri siti e blog: utilizzatelo e diffondetelo il più possibile. Anche questo è un segnale forte e chiaro della nostra resistenza democratica al regime che avanza.


TG1: "LA STRATEGIA DELLA STUPIDITA'"

Appare ogni giorno più limpida la strategia della stupidità all’interno del Tg1. I servizi cretini servono per creare una precisa non-percezione dei fatti. L’imperativo categorico del momento è quello di separare la figura e l’opera di Berlusconi da ogni responsabilità della batosta inflitta ai ceti popolari e medi, costretti a sopportare da soli tutto il peso della crisi. Minzolini perciò ha il compito non facilissimo di nascondere le notizie, ma a questo ormai ci siamo abituati. La novità del momento, vecchia come il cucco dal punto di vista narrativo, è la tattica del poliziotto buono e quello cattivo, che noi spettatori (addestrati dai telefilm americani) conosciamo a memoria. Ora, Berlusconi pretende che la parte del poliziotto cattivo tocchi a Tremonti, tenendo per sé quella del poliziotto buono. Invece i sondaggi dicono che gli italiani preferiscono Tremonti rispetto a chi ha sempre mentito sulla crisi. È chiaro che il popolo si sbaglia e va messo in riga. A questo servono i Minzolini. (Maria Novella Oppo)

.

 

 

.


[DISABILI] QUESTA MANOVRA ECONOMICA MI FA SCHIFO!

Noi non ci stiamo più è il grido di 12 mamme a rappresentanza di tante altre che hanno un figlio con varia disabilità.L’attuale manovra economica prevista dal Governo non fa altro che penalizzare questa parte della popolazione che le ultime stime calcolano in circa 2 milioni e 600 mila persone.Parlare di spesa improduttiva riferendosi allo stato sociale non è accettabile soprattutto quando l’Italia stessa ha sottoscritto la Convenzione ONU del 2006 che sancisce i diritti dei disabili in quanto PERSONE. . Non si può parlare di improduttività quando la disabilità dà lavoro a tanti operatori sanitari, insegnanti, educatori, per non parlare di tutte le aziende produttrici di ausili, nonché le stesse case farmaceutiche. Queste mamme non ci stanno più a continuare a sacrificarsi per rendere la vita del proprio figlio il più dignitosa possibile e per salvaguardare il bene psicologico ed affettivo della famiglia. Per questo hanno scritto una lettera al Presidente Napolitano, quale rappresentante di tutti i cittadini italiani e quindi anche del loro figlio. La speranza è di avere un segnale a dimostrazione che non tutta la politica è sorda alle esigenze dei più fragili, proiettata solo sulla redditività standard dei normodotati e non sullo sviluppo e promozione di tutte le risorse disponibili presenti nella comunità. Giovedì 3 giugno, sulla scia dei festeggiamenti per il 64° compleanno della Repubblica Italiana e della democrazia, queste mamme, in rappresentanza della disabilità ed espressione più vera del significato di famiglia, saranno fuori dal Quirinale per poter parlare con il Presidente Napolitano. La persona con disabilità non è solamente qualcuno al quale si dà, ma deve essere aiutato a divenire colui che dà, nella misura delle sue possibilità Gruppo MAMME H (in rappresentanza Marina Cometto 338.3686730 Gabriella La Rovere 329.9525891)

 

Il dottor Luca Faccio, nonostante la sua grave invalidità, è
un difensore senza tregua e senza vacanze delle
persone disabili. Ha visto prestissimo, come un
bravo metereologo, lo spostarsi del nuvolone
malevolo dei tagli e dei blocchi di risorse dal cielo
degli evasori e degli abbienti per incombere sul
cielo di chi non ha via di scampo perché è
bloccato da una malattia, da un modesto posto
fisso oppure ha necessità di ricorrere, per la
salute e la sopravvivenza, per i propri anziani e i
propri bambini, al sostegno dei governi locali. Ma
le risorse per quel sostegno, in misure enormi
(10 miliardi su 24) sono appena state sottratte a
Comuni e Regioni, bloccando ogni attività sociale
e solidale "sul posto", cioè l'unico luogo a cui la
maggioranza dei cittadini sa e può rivolgersi.
L'autore della lettera, che adesso suona
giustamente come una appassionata protesta,
aveva tentato da tempo un percorso diverso, non
violento, intelligente. Aveva scritto a Tremonti e
ai suoi assistenti per spiegare che la condizione
dei disabili è un estremo abbandono, appena
lambito da piccolissime cifre. Aveva ammonito i
presunti maghi della finanza che popolano il
mondo intero intorno a Tremonti sul rischio di
considerare i disabili come una categoria (tipo i
farmacisti o i notai) invece che una grave,
delicata e mai veramente affrontata condizione
della vita. I suoi tentativi, che non tenevano conto
della politica ma del dolore e della solitudine di
tanti, sono caduti nel vuoto, come cadrà
l'ammonimento di questa ultima lettera. D'a l t ra
parte dare un colpo punitivo ai disabili, cittadini
abbandonati da sempre, con una legge che
dovrebbe tagliare i privilegi è una mossa
disumana, improvvisata, sbagliata che fa luce su
tutta la pessima manovra. Non salva il paese.
Salva a malapena il governo.
P.s . In questa pagina, ieri, nel testo "Gli zingari
che mascalzoni" c'era un errore di cui mi scuso.
Ho scritto: "Cito dal blog del leghista Daniele
Sensi". Segue una frase insultante sui Rom. La
frase è leghista, ma non di Daniele Sensi che nel
suo blog lavora a documentare questo folle
momento italiano. Ringrazio Sensi per avermelo
fatto notare, mi scuso e gli auguro di continuare
il suo buon lavoro.

Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano


L'ISLANDA CI IMITA: COMICO SI CANDIDA E VINCE LE ELEZIONI

Non solo fa ridere ma riesce a convincere la gente anche a votarlo. La formazione politica fondata da un celebre attore comico islandese ha vinto le elezioni comunali a Reykjavik. Il "Partito Migliore" ha fatto la sua comparsa nel panorama politico locale sei mesi fa come movimento di protesta contro le istituzioni politiche tradizionali, ritenute responsabili della gravissima crisi. Agli elettori promesse palme sul lungomare e asciugamani gratis nelle piscine.La nuova formazione di Jon Gnarr è risultata il primo partito della capitale, con il 34,7 dei voti, ottenendo sei dei 15 seggi del consiglio comunale. Al secondo posto, il Partito dell'Indipendenza (conservatore), con il 33,6 per cento (5 seggi). Lo schieramento vincente ha candidato attori, musicisti, casalinghe e personaggi dello spettacolo, utilizzando YouTube per la propria campagna elettorale. E' stato pubblicato un video ufficiale per le elezioni dal titolo "Noi siamo i migliori", cantato sulle note di "Simply the best", un vecchio successo di Tina Turner.
Nel testo della canzone, ironico e dissacratorio, il leader Gnarr, in caso di vittoria promette, tra l'altro, palme sul lungomare, asciugamani gratis nelle piscine comunali, un orso polare allo zoo, una Disneyland, un parlamento senza droghe entro il 2020 e un solo Babbo Natale, per risparmiare in tempi di crisi. (In Islanda ce ne sono una trentina, tutti diversi).

Dopo il risultato vincente Gnarr, che conduce anche una popolare trasmissione radiofonica, potrebbe diventare il nuovo sindaco di Reykjavik. Gli elettori islandesi, che si stanno ancora riprendendo dallo shock dell'inchiesta parlamentare che ha svelato le connessioni tra alcuni politici e i banchieri responsabili della colossale crisi economica del 2008, hanno evidentemente voluto esprimere un voto di protesta contro la classe politica tradizionale. "Per me tutti i politici di partito sono falsi", ha detto Gnarr. Questo spiega l'improvvisa popolarità del Partito Migliore, che ha fatto del titolo di un film di Woody Allen, il proprio slogan: "Basta che funzioni".
tgcom


DARIO FO PROPONE ROBERTO SAVIANO AL PREMIO NOBEL

Il letterato rivela di aver spedito una lettera a Stoccolma per perorare la causa dello scrittore napoletano: “Ho inviato anche i suoi libri”  “Il Nobel a Saviano? Non dovrei dirlo, ma a questo punto bisogna mettere giù le carte: ho scritto una lettera piuttosto vasta, dando indicazioni e ho mandato pure i suoi libri a Stoccolma”. Si conclude così una lunga conversazione con Dario Fo nella sua casa milanese di Porta Romana, che ho registrato per l’ultima puntata della trasmissione "Brontolo", in onda stamani su Rai 3 alle 11:20. Il tema era “Nobel o Ignobel? Il mistero buffo di Dario Fo”, e tutto quello che significa e ruota attorno al più famoso premio del mondo. Ecco, a stralci, come siamo arrivati a Saviano partendo da Dario, l’ultimo italiano a ricevere quello per la Letteratura nel 1997, dopo Carducci, Deledda, Pirandello, Quasimodo e Montale. Intanto, la prima volta che hai sentito parlare del premio Nobel quando è stato? Da ragazzino, da giovane...
Proprio da ragazzino: soprattutto nel dopoguerra; perché avevo un’età che mi permetteva d’intendere e soprattutto di valutare valori eccetera. Ma solo dopo averlo “guadagnato”, dopo che me lo hanno “affidato” diciamo così, ho capito l’importanza del Nobel. Perché prima di tutto sono stato in Svezia e ho potuto parlare con grandi personaggi, tutti quelli che avevano avuto il Nobel prima di me… Ma avevano già pensato di offrirmelo.

 

.

Un po’ di tempo prima?

Sì, una decina di anni prima. Però l’hanno fatto saltare perché qualcuno ha fatto una mossa molto… furba. Cioè ha fatto girare la voce che io ero uno dei concorrenti. E questo non si deve pubblicare. Per evitare che ci siano problematiche, contenziosi… mi hanno tolto di mezzo… c’è stato qualcuno che ha parlato dal di dentro: ha spifferato...

Dal di dentro di loro...o qualcuno di italiano...

Di loro, di loro...

È stata una fregatura patriottica, che veniva dall’Italia, o una fregatura esterna?

Non si sa, non si sa come sia nata. C’è stato un circolo culturale svedese, che ha pubblicazioni, eccetera, che ha tirato fuori questa “soffiata”.

Di conseguenza la “soffiata” è stata determinante per scansare. Ma torniamo ai tuoi predecessori: quale ti è più vicino? Pirandello presumo, per certi versi, oppure no?

No, meno vicino Pirandello. Invece, Quasimodo: io lo amavo molto, anche perché mi ha fatto conoscere i greci; i grandi poeti greci e anche il teatro greco perché ho parlato con lui. Eravamo legati da un pensiero, da un modo di vedere, da una ideologia: termine che adesso è proibito...

Per carità, non si può dire. Oggi come sai, c’è una ideologia determinante che è quella del non avere ideologie: non sanno che è un’ideologia...Ma a proposito del Premio, al di là del fare uscire o non fare uscire il nome, c’è tutta una trama dietro, dei risvolti, dei misteri dietro la consegna di questo premio, no? Che cosa succede esattamente?

Una cosa che ho scoperto dopo: quando sono andato a ricevere il premio, nei giorni ancora prima che ci fosse il rito, ho incontrato i maestri, i dottori li chiamano...coloro che hanno deciso di dare il premio, che hanno deciso di offrire il premio a me. Sono parecchi, io ne ho contati quindici, importantissimi; legati a tutte le categorie che sorreggono e sostengono il discorso della letteratura, del teatro dell’espressione e via dicendo. E la cosa che mi ha sorpreso, è il lavoro che fanno sulla scelta. Io sono entrato in una stanza dove c’erano alcuni concorrenti, alcuni che poi sono stati premiati dopo. Ho visto già i libri...perché lo preparano anche vent’anni prima e poi ho scoperto che c’erano anche dei testi, miei, che io avevo perduto, e loro li avevano...Volevo dire, che nel premio Nobel, oltre che la scrittura o la messa in scena in questo caso, è valutata e approfondita la tua vita. Cioè che cosa hai fatto, come ti sei comportato, che cosa hai usato della tua vita nella società e nella collettività.

È per questo che Borges non l’ha mai vinto: che idea ti sei fatto tu?

A me piaceva molto. È stato uno dei nostri maestri.

Mi è venuto in mente per il tuo discorso sulla vita.

Io sono stato in Argentina e ho visto quello che era lui, ancora vivo. Noi siamo stati aggrediti dai fascisti a Buenos Aires. Hanno distrutto completamente la facciata del teatro dove eravamo. Stiamo parlando di trenta, trentacinque anni fa. Lui che era responsabile culturale dell’Argentina non è venuto neanche ad affacciarsi. Ma come, succede una cosa di questo genere...non fai una telefonata...e allora questa assenza dalla vita reale, credo che abbia...non ho mai parlato con loro...

Quindi non l’opera che è straordinaria, ma la persona forse...

Cioè la persona che ha un suo mondo estraneo a quello reale, e che...

...non rientra nelle logiche di assegnazione complessive del premio, se ho capito bene.

Certo, sì, Borges non si è stupito neanche né ha preso posizione quando i generali e i colonnelli hanno preso con violenza il potere...

E poi arriviamo a Berlusconi, che nel 1997 disse “i giullari prendono il premio Nobel”...

Ma la cosa che fa paura è di nuovo l’ignoranza. Un’ignoranza abissale. Io non so dove abbia studiato la letteratura, se l’ha studiata, perché è chiaro che i più grandi giullari, che so’: Bonvesin della Riva, Bescapè, erano delle persone di una cultura straordinaria… se pensi alla struttura per mettere in piedi “il dolce stil novo”, vedi che è venuto dallo studio di tutti i più grandi poeti italiani di allora presso i giullari. Credere che i giullari come i comici siano...

...siano stipati nel cassetto dei cialtroni...

...erano laureati, notai, gente che sapeva leggere, che conosceva il greco, gli unici. Gente che sorpassavano i sacerdoti, gli scienziati della chiesa...Certo, essere convinti che “giullare” sia il termine dispregiativo e soprattutto che questi siano dei cialtroni, barzellettieri da poco conto, vuol dire non conoscere la letteratura. Dante Alighieri si è raccolto tutto quello che avevano scritto i giullari o era stato riscritto da altri per strutturare l’impianto di un nuovo modo di esprimersi. E di scrivere.

Quindi quella “crescita dell’umanità” in senso lato, di cui parla chi ti ha consegnato il premio, è intesa anche riferita alla qualità della persona.

Il suo essere nella società effettiva.

Con gli “effetti” che ne riceve...Come si sa invece per esempio Pasternak lo aveva vinto, lo avrebbe preso volentieri. E glielo hanno impedito.

Certo, è stata… però è importante: la Russia, l’impero sovietico aveva capito l’importanza del Nobel. Aveva subito sentito il bisogno di bloccare, quasi di cancellare quel Nobel. Era un’onta per quello che era il regime. Era una penetrazione mediatica forte.

Da noi invece si è cercato di buttarla in “sghignazzo”, di sfottere...

Non c’è dubbio, però è una politica anche quella di svilire un po’ tutto. No?

Ecco, questo è anche il taglio di questa forma culturale che viene avanti. Per cui la cultura viene cancellata completamente. Bondi che, veramente Dio l’abbia in gloria lo faccia volare, sempre in cielo come un “bondi che vola”...

...non ce lo tolga, ma lo faccia volare...

A un certo punto è proprio la dimostrazione del vuoto culturale, del disinteresse: è, come si ripete, la cultura a essere qualcosa di superfluo, di cui si può anche fare a meno.

È un impiccio e un rischio. È sempre il “non disturbate il manovratore” inteso in senso lato.

Bisogna ammettere: la destra italiana si è resa conto da tempo di non avere gli uomini adatti a chiamarli “intellettuali”.

Quindi non avendo egemonie culturali gramsciane da fornire...

Non ne abbiamo: tutti quelli che stanno dall’altra parte li cacciamo.

È una logica aziendale mica da poco.

Cancellare un prodotto perché non ne abbiamo.

Al volo una risposta, prima di finire: oggi un premio Nobel a Saviano, per quello che rappresenta, sarebbe sproporzionato, nonostante tutto, oppure no?

Non dovrei dirlo, ma a questo punto bisogna mettere giù le carte, ho scritto una lettera piuttosto vasta, dando indicazioni e ho mandato pure i suoi libri a Stoccolma...

Ma non diciamolo...Grazie, Dario.

Da il Fatto Quotidiano del 27 maggioal Il Fatto 27 maggio 2010

.

 

 


LEGGE INTERCETTAZIONI: INTERVISTA A MARCO TRAVAGLIO

Lo scandalo che ha travolto il ministro Scajola, il giro di appalti e favori dell’imprenditore Anemone, le indagini su Bertolaso, il mandato di arresto per il sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino. È lunga la lista dei casi giudiziari e politici che, con la legge Alfano in vigore, sarebbero rimasti “segreti”. O meglio, noti solo a magistrati e avvocati della difesa, ma non all’opinione pubblica. Su questo il Salvagente ha intervistato il giornalista Marco Travaglio.
 Travaglio, con la legge Alfano in vigore che cosa potranno ancora legittimamente scrivere i giornalisti?
È semplice, niente. È l’abolizione totale della cronaca giudiziaria e riguarda molto di più delle sole intercettazioni. Basti pensare che non si potrà pubblicare neanche il riassunto degli atti di indagine, fino al momento dell’udienza preliminare, e comunque nulla delle indagini archiviate su persone non indagate. L’esempio classico in questo periodo è il caso Scajola: della vicenda che ha travolto e costretto alle dimissioni il ministro non si saprebbe nulla, visto che formalmente non è indagato. E anche se lo fosse (cosa che ritengo abbastanza probabile), se il reato di cui è accusato cadesse in prescrizione prima dell’udienza preliminare, sarebbe impossibile scriverne e darne conto all’opinione pubblica.
 Davvero non rimane nulla da raccontare?
L’unica cosa che si potrà fare è raccontare, solo per riassunto, il contenuto di un’ordinanza di custodia cautelare nel momento in cui è notificata all’arrestato.
Ma anche qui c’è il trucco. Nel caso dei parlamentari il mandato di cattura non viene notificato direttamente alla persona ma al Parlamento, che deve concedere l’autorizzazione a procedere.

Stando così le cose, del mandato di cattura che pende su Nicola Cosentino, presidente del Cipe, non si saprebbe niente.

 

.

 È un caso che si discuta di “legge-bavaglio” proprio nel momento in cui si sta scoperchiando un intreccio illecito di affari e politica?
Non è una coincidenza. E qualcuno si sta mordendo le mani. Se avessero approvato la legge un anno fa, non sapremmo nulla degli affari dell’imprenditore Anemone: Scajola sarebbe ancora ministro e Bertolaso starebbe tranquillo. 

 
Si deve ammettere che sui giornali a volte si fa un uso delle intercettazioni, invasivo della privacy delle persone...
Non ricordo casi di abuso giornalistico, tranne forse la pubblicazione di sms privati tra Anna Falchi e Stefano Ricucci, peraltro non compromettenti. Per il resto si è sempre trattato di notizie di grande interesse pubblico. Secondo il mio giudizio, è stato giusto pubblicare anche le telefonate tra Fassino e Consorte e tra questi e D’Alema. Il potere politico che si interessa a una banca è una notizia.
 
 
E la reputazione delle persone che si trovano sbattute in prima pagina senza aver commesso reati?
Certo è compito del giornalista selezionare il materiale di cui viene in possesso e controllare bene, non basta prendere i brogliacci e sbatterli in pagina.
Per questo motivo io, per esempio, non avrei pubblicato la lista di chi ha avuto la casa ristrutturata da Anemone. Non possiamo sapere quanti tra quelli abbiano effettivamente e regolarmente pagato i lavori e quanti abbiano ricevuto favori.
 
 
Lei è soprannominato la “voce delle procure”: che cosa farà se la legge verrà approvata?
Continuerò a fare il mio lavoro.
La mia unica preoccupazione è che la notizia sia vera, nuova e di interesse pubblico. Del resto già oggi è perseguibile il giornalista che pubblica atti secretati, ma questo non mi ha mai fermato.
Io e i miei colleghi de “Il Fatto” continueremo a pubblicare le notizie pubbliche ma non pubblicabili e quelle secretate.

Se poi finiremo in tribunale, chiederemo al nostro avvocato di sollevare la questione di legittimità costituzionale della norma.

da Salvagente


GENOVA: A FRANCA RAME IL PREMIO "IL PENSIERO CHE RIDE" PER "UNA VITA ALL'IMPROVVISA"

CHE AL Festival del comico di Genova, dal 20 al 25 maggio, arrivino insieme Dario Fo e Franca Rame fa parte di quelle congiunzioni astrali inspiegabili ai profani dello spettacolo. Quasi mezzo secolo dopo l’addio a “Canzonissima”, era il 1962, sostituiti in corsa dopo una censura clamorosa, i due attori reciteranno fianco a fianco in un’occasione lontana dal palcoscenico. Specialmente per Fo è un’eccezione alla regola, un omaggio alla rassegna genovese, la prima in Italia, dedicata alla risata ma soprattutto al mistero che la fa nascere. Giovedì sarà una giornata complessa per la coppia. Alle 19, a Palazzo Tursi, Franca Rame riceverà dal sindaco Marta Vincenzi il premio “Il pensiero che ride”, un gioiello a forma di sorriso in oro, per l’autobiografia “Una vita all’improvvisa” (Guanda, 317 pagine, 17,50 euro) scritta con Fo. Quindi l’attrice Lisa Galantini leggerà per i due attori alcuni passi del libro che racconta il loro incontro sentimentale, prima ancora che artistico. Poi, alle 21 nel Salone del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, la curatrice del Festival Margherita Rubino e Luigi Allegri apriranno la serata d’onore per i due comici. E qui la definizione risulta un po’ stretta, com’è superfluo qualsiasi cerimoniale quando in campo scendono i fantasisti della recitazione. Perché sarà interessante ascoltarli rievocare il passato glorioso della protesta, attaccando presumibilmente il presente degli scandali e del basso impero nella politica italiana. Ma l’attesa è tutta per quello che reciteranno, specialmente quando incroceranno la voce. La Rame affronterà la complessità drammatica di “Maria alla croce” da “Mistero buffo”, mentre Fo, dalla stessa opera, sta pensando di recitare “La morte e il matto”, il brano più adatto per un duetto con la Rame. In ogni caso, il pubblico si aspetta il colpo di scena, la risoluzione più ovvia dell’incontro con due attori in grado di infiammare i teatri. E non solo quelli.

 

.

 

Nelle opere di Fo, in particolare, c’è sempre un punto di partenza che è la curiosità al suo grado più popolare: perché è successo un tal episodio, perché le persone si sono comportate in un certo modo? Insieme, lui e la Rame sono una risposta scomoda, lo erano già mezzo secolo fa ai tempi della censura Rai. Certe abitudini non si perdono.

dal SECOLO XIX