attualità/notizie

Lettera aperta all'On. Livia Turco a proposito di Franca Rame e dell'Ilva

Sig.ra on. Livia Turco , perché le scrivo ? Perché sono indignato per il suo comportamento ed arrabbiato con me stesso . Mi spiego . Sabato 18 su IL FATTO QUOTIDIANO c’era una nobile lettera della ex senatrice Franca Rame ,che se la prendeva con il governo Monti ,sostenuto dal suo patito, il PD . La lettera terminava con l’invito a divulgarne il contenuto . Cosa che ho fatto .

- leggi la lettera completa su unbagagliodinotizio.com

- leggi l' "Interrogazione su Taranto, bambini con la sindrome del fumatore incallito a causa della diossina" di Franca Rame - 11/10/2007

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ECCO PERCHE' LA FIGLIA DELLA FORNERO NON E' SCHIZZINOSA

Il ministro ha detto che i giovani sono troppo schizzinosi, troppo choosy e che per il primo impiego dovrebbero sapersi accontentare. E chissà se la Fornero l’avrà detto a suo tempo anche alla figliola, di essere choosy? A 37 anni, la rampolla di posti fissi ne ha due: professore associato di Genetica medica alla facoltà di Medicina dell’Università di (dove insegnano padre e madre) e responsabile della ricerca alla fondazione Hugef. Si sarà accontentata.

La sua collega di , il ministro dellì’Interno Annamaria Cancellieri, aveva detto che i giovani dovrebbero rinunciare al accanto a mamma e papà. Ma leggendo la notizia pubblicata oggi dal Fatto Quotidiano secondo cui il figlio del ministro dell’Interno, Piergiorgio , ha incassato 3,6 milioni di euro di buonuscita dal gruppo assicurativo Fonsai dopo esserne stato direttore generale per 14 mesi, viene da chiedersi se si sia accontentato. Peluso, stando alle confeme arrivate all’Ansa dal gruppo Fonsai, sarebbe riuscito a farsi pagare una liquidazione pari a tre annualità di stipendio a fronte di dimissioni volontaria. Assumendo l’incarico di direttore generale nel 2011, Peluso aveva ottenuto una clausola contrattuale secondo cui gli veniva riconosciuta la ricca liquidazione anche in caso di dimissioni volontarie se fosse intervenuto un passaggio di mano del controllo della Fonsai. Il gruppo assicurativo è passato dalla sotto il controllo di Unipol. A luglio Peluso se n’è andato. Con la liquidazione ricchissima. E’ andato a fare il direttore finanziario di . Il figlio della Cancellieri è un top manager.

http://ultimoranotizie.it/2012/10/23/cancellieri-e-fornero-i-loro-figli-sono-choosy/

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SILVIO, NICOLE E L'IGIENE PERDUTA di Franca Rame

Ieri era il giorno del mio compleanno e ho voluto dedicarlo a una giovane che è stata ingiustamente “cacciata”. Andiamo! Ma son cose che non si possono accettare, nessuna donna, pur condannando la sua sconsiderata avidità di successo, può accettare che si tratti un essere umano con tanta ferocia. Sto parlando della Consigliera Regionale di straordinario potere che in questi ultimi tempi vede più di dieci membri della giunta in procinto d’essere cacciati con ignominia: Daniele Belotti (Lega), Davide Boni (Lega), Angelo Giammario (Pdl), Romano La Russa (Pdl), e altri.

LEGGI L'ARTICOLO INTERO SU IL FATTO QUOTIDIANO.IT: http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/frame

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APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO

 

Appello al Presidente della Repubblica

di Franca Rame, Jacopo e Dario Fo

Dopo la catastrofe del terremoto in Emilia Romagna, Antonio Di Pietro e molti altri hanno chiesto al presidente della Repubblica di annullare il ricevimento del 1° giugno nei giardini del Quirinale e la parata militare del 2 giugno perché – ha detto Di Pietro - “è una follia sperperare tanti soldi: in un momento così difficile per il nostro Paese, colpito da una gravissima crisi economica e flagellato in queste ore dal terremoto, è opportuno utilizzare quei fondi per fini sociali e di solidarietà. Sarebbe il modo migliore per onorare la nostra Repubblica”. Ma il presidente Giorgio Napolitano ha risposto che non intende annullare nulla, e anzi  “non è il momento dei piagnistei”. Ne deduciamo che una popolazione terremotata con sedici morti si salva solo con i ricevimenti e con le sfilate, o abbiamo capito male? Signor, Presidente, per favore, ci illumini. E poi chieda scusa e cambi idea.

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CARLA' E QUEL CHE RESTA DI SARKO' SENZA L'ELISEO di Pino Corrias

Considerando che Nicholas Sarkozy è 20 centimetri più basso di lei; che ha un ciuffo inguardabile; che ha il naso troppo grosso e gli occhi troppo piccoli; che non sa giocare a Polo, né a bridge; che è una pippa a golf; che si veste senza stile; che non ha charme neanche paragonato alla signora Merkel; che non capisce nulla di certe cantautrici che miagolano con la chitarrina dei sospiri; che non ha il fisico e che fa il bullo, protetto dalla scorta, vantandosi dei bicipiti altrui; considerando poi che non sa stare a tavola, non sa mai dove mettere i gomiti; che imperdonabilmente suda; che scrocca vacanze sugli yacht degli amici nababbi come un qualunque Formigoni; che non è poi tanto ricco anche se si è aumentato di due terzi lo stipendio, mentre la Nazione sprofondava nei debiti; considerando infine che i presidenti si svelano il giorno prima della vittoria, mentre le regine solo il giorno dopo la sconfitta, eccoci alla questione che ci sta più a cuore: quanti mesi e quanti avvocati impiegherà la gelida Carlà, con la chitarrina dei sospiri, a sbattere fuori dalla sua vita vincente, la triste parabola di un petit perdente?
 
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[STAMPA] IL PRIMO CITTADINO E LE CITTADINE INASCOLTATE

di Lidia Ravera articolo da ilFattoQuotidiano 15 maggio 2012
INQUIETANTE LA FOTO SUI GIORNALI DI IERI: il sindaco Alemanno, sorriso sublime su fascia tricolore, si pavoneggia in prima fila fra le "scout", nel corso della riesumazione dell'ennesima "marcia per la vita". Dietro di lui un cartello pulp-horror: "Ogni aborto è un bambino morto". La manifestazione è ciclica e la composizione è fissa: un pugno di integralisti residuali, qualche trafficante dell'anima in cerca di visibilità, partiti vuoti in cerca di voti (vaticani). A ogni tornata elettorale, da più di 30 anni, la sacra brigata attacca, in nome della "vita", l'unica legge davero schierata "per la vita" , la 194, che ha ridotto il ricorso all'aborto del 60% che ha azzerato il rischio di infezioni mortali legate alle pratiche clandestine, che ha preteso e difeso il diritto delle donne a diventare madri quando lo desiderano e non quando capita. Sono due mondi che si contrappongono: chi difende la vita dell'embrione e per pompare emozione lo descrive come un bimbo. Chi difende la vita delle donne e, per perseguire l'obiettivo, ha, per esempio, raccolto migliaia di firme contro la trasformazione dei consultori del Lazio in tribunali dell'inquisizione (legge Tarzia). Il sindaco Alemanno ascolterà anche queste cittadine o farà come la Polverini che non le ha neppure ricevute?
 
 
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[STAMPA] CARO MONTI, BASTA CON LE PURGHE - l'articolo di Franca Rame su il Fatto Quotidiano di oggi, mercoledì 04 aprile 2012.

 

 

Gentile prof. Monti,presidente del Consiglio del nostro governo,

gli italiani, quelli cosiddetti visibili al fisco, hanno accettato i sacrifici imposti dal Suo governo, ma ora avrebbero diritto a qualche soddisfazione. Invece non ci arriva nulla di buono.

Vero che, appena si è accomodato sulla poltrona di comando, Lei, reincarnazione di Berlusconi con la faccia onesta (solo la faccia…), s’è trovato  a nuotare in un debito pubblico di tutto rispetto, quasi 2 mila miliardi di euro. Ma non sarebbe stato meglio, in clima di sacrifici, se avesse drasticamente ridotto i costi della politica, invece di tarellare sulla testa i pensionati lasciandoli tramortiti e senza respiro?

Tra Camera e Senato, il nostro Paese (60 milioni di abitanti) può vantare 945 parlamentari con uno stipendio intorno ai 20.000 euro mensili. Gli Stati Uniti (310 milioni di abitanti) invece devono accontentarsi di 535 parlamentari, con uno stipendio  intorno ai 17.000 euro. E che dire dei cosiddetti “rimborsi elettorali”, se non che sono un insulto per la gente per bene?

Le famiglie italiane vivono una crisi furiosa, tant’è che in quest’ultimo anno c’è stata una diminuzione del 10% di consumo di benzina. In compenso i carburanti sono aumentati del 20%. Per Pasqua, ci dicono gli albergatori, milioni di famiglie hanno rinunciato a godersi qualche giorno di vacanza, le strutture turistiche sono in forte crisi. Sono stracolmi soltanto i ristoranti frequentati dagli “intoccabili”. La crisi per loro è solo un fastidioso problema altrui.

E la burocrazia? Un macigno che colpisce milioni di persone: migliaia d’imprese che non riescono a bloccare il pericolo di fallimento… progetti che non si  concretizzano… posti di lavoro che sfumano.

Suicidi: si sono tolti la vita solo nel Nord-Est 30 imprenditori finanziariamente rovinati.

Sull’evasione fiscale: 13 miliardi di euro recuperati (o, meglio, accertati: il recupero è un’altra cosa) dalla Finanza negli ultimi mesi sono un buon risultato. Ma ce ne sono almeno altri 120-130 all’anno sui quali mettere le mani. E, per farlo, non bastano i blitz tipo Cortina. Bisognerebbe avere il coraggio di instaurare il sistema fiscale americano: tanto guadagno, tanto spendo, tanto detraggo ed ecco l’utile su cui pago le tasse. Già, ma poi si scontenta la borghesia… la classe dominante… quindi…giù calci nelle genvive…

Le grandi industrie straniere non si sentono attratte dall’idea di investire nel nostro Paese per le difficoltà imposte dalla nostra burocrazia, dal pericolo della mafia e dalla corruzione.

Un imprenditore che avesse l’idea di importare merce o macchinari dall’estero è spesso costretto ad anticipare l’intero pagamento.

Agl’italiani non si fa credito anche perché, in caso di contestazione, i commercianti stranieri sono spaventati dall’idea di impelagarsi nella nostra rete giudiziaria, lentissima e colma di sorprese metafisiche.

Aggiunga poi, gentile presidente, che ogni uomo d’affari straniero è bene al corrente del fatto che il mercato e lo Stato italiano perdono 60 miliardi all’anno causa la corruzione. Come può dar fiducia un Paese del genere?

Capisco che Lei, tentando di presentare una legge che funzioni veramente contro i corrotti, si trovi un’opposizione violenta da parte di tutta la destra, Pdl in testa. Ma non si può accettare il ricatto di chi a ogni votazione ripete la solita minaccia: o fai come dico o ti stacco la spina. Anche perché in questo caso, il danno economico diretto è solo una parte del disastro: la corruzione non aumenta solo i costi, uccide le imprese oneste causando un degrado della loro qualità etica, e colpisce pure la professionalità del Sistema Italia: chi è bravo a corrompere difficilmente è anche capace di far bene il suo mestiere.

Importanti economisti liberali avvertono che, se non si cambia programma a partire dalle tasse che ricadono quasi esclusivamente sul lavoro, rischiamo di suscitare gesti incontrollabili tra le categorie più vessate. E la recessione si avvita su se stessa. Invece voi siete sempre lì blaterare sull’articolo 18.  Ma, invece di trovare il modo di facilitare ancor di più i licenziamenti, perché non vi occupate di facilitare le assunzioni? Per esempio mettendo mano alla madre di tutti gli sprechi: quello energetico. L’ha detto persino Squinzi, prossimo presidente di Confindustria: “Non è l’articolo 18 a fermare lo sviluppo del Paese, ma la burocrazia, la mancanza di infrastrutture, il costo eccessivo dell’energia”. E’ ridicolo che l’Italia abbia un decimo dei pannelli solari per l’acqua calda della Germania (che ha molto meno sole di noi). Se non si promuove una vera e propria cultura del risparmio energetico e delle energie alternative, a cominciare dalle scuole, dalle imprese e dalle famiglie, non si potrà mai realizzare il vantaggio che porterebbe una simile azione globale: cioè arrivare a risparmiare più di 100 miliardi l’anno.

L’assurdo poi è che già oggi siamo il quinto paese in Europa nell’uso di tecnologie alternative. Nel 2010 l’Italia abbiamo prodotto circa il 22% del fabbisogno nazionale lordo di elettricità da fonti rinnovabili. Quindi i presupposti per cambiare drasticamente il modo di organizzare la ripresa ci sono eccome. Bisogna solo convincere voi, pregiati tecnici, di incentivarla.

E che dire dei 90 cacciabombardieri Lockheed F-35, detti “distruttori immediati”, ordinati dal megalomane Berlusconi e da Lei lasciati sul collo dei contribuenti italiani? Ci costeranno 12 miliardi, più il doppio per la gestione e la manutenzione. Col denaro previsto per uno solo di questi sofisticati mostri volanti, risolveremmo i problemi di migliaia di cassintegrati, pensionati, precari, detenuti, laureandi in cerca di lavoro.

Ho ascoltato a Report la ministra Fornero, sempre elegante nei suoi completini (quella che piange, ma non sorride mai): “Non siamo stati chiamati per distribuire caramelle”. E m’è venuto voglia di risponderle: “Signora ministra, le sue caramelle non ci interessano… Lei ha già dato molto al popolo italiano: pasticche purgative in abbondanza… siamo tutti accomodati sulla tazza in bagno, con una dissenteria inarrestabile, pensando a lei! Grazie”.

Gentile prof. Monti, il Suo governo è arrivato al punto in cui o ha il coraggio di fare qualche cosa di concreto per rilanciare l’economia, facendo pagare la crisi a chi non paga mai anziché a chi paga sempre, oppure dovrà subire la giusta ira delle piazze.

 

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DA CRAXY A LAVITOLA - CAVALIERE, CHE SCADIMENTO

C’è una oscurità che si propaga, nella voragine di Berlusconi. Un tempo i colori artificiali del suo mondo coprivano il necessario. Vittorio Mangano sembrava uno stalliere. Craxy uno statista. Dell’Utri un segretario. Cesare Previti un avvocato. Gianni Letta un esperto di penombre romane. Fabbricava a quel tempo case e sogni. Creava a sua immagine un mondo fatto di prati in fiore e varietà, niente pessimismo, niente noia, la vita che gira in una eterna offerta speciale, soldi, ragazze, la squadra di calcio che arriva in elicottero. E vendendo sogni, li sognava anche lui, irretito dalle sue stesse bugie, tagliate in perfetta aderenza al suo carattere, indossate come lo smoking che un tempo esibiva alle sue cene eleganti, quando aveva una moglie e solo un’amante alla volta, come ogni buon miliardario.

Quel suo mondo oggi si e sciolto come fanno i volti nei quadri di Bacon. Marcisce a vista d’occhio. Alle ragazze che lo frequentano è sceso il trucco, hanno il frigorifero e il cuore vuoti, gridano: “Rubiamogli tutto!”. Tarantini ha la barba sfatta del carcerato. Nicla, sua moglie, cola in lacrime. Lavitola esala turpiloqui. L’Italia è in bilico tra la nostra tragedia e il suo abisso.

 

Di Pino Corrias

Da “il Fatto Quotidiano”, 7 settembre 2011

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EINSTEIN L’AVEVA PREDETTO…

Einstein, ormai più di sessant’anni fa, diceva che la scienza nell’ultimo secolo ha premuto all’impazzata l’acceleratore sulla velocità di ricerca, scoperta e soprattutto riguardo alle nuove idee.

L’umanità ha capovolto il metodo e lo sviluppo, come in un ribaltone impazzito, al punto che chi non riesce a reggere il ritmo della innovazione e del nuovo concetto scientifico, si ritrova sbattuto fuori dall’orbita come un sasso buttato da un bimbo nello stagno: solo le rane si accorgono di quel lancio nell’acqua che cancella e spiana ogni identità superflua.

E’ qui che dobbiamo proprio ammettere che la constatazione di Einstein si sia rivelata in pieno; infatti, con velocità inaudita, in pochi anni si sono realizzate nuove macchine nate da concetti assolutamente fuori dal tempo che le precedono e le distanziano; soprattutto è il numero di queste novità che impressiona. In un tempo minimale di un secolo si sono succedute a tambur battente scoperte e invenzioni sconvolgenti: si è dato inizio con l’elettricità, che corre imprigionata dentro fili di rame; il telefono, e poi la radio; e quindi il radar, il motore a scoppio, i motori azionati da energie propellenti diverse; purtroppo si producono anche invenzioni orrende, come la bomba atomica e tutti i suoi derivati; ma per la gioia della nostra fantasia si inventano la fotografia e il cinema; e subito appresso la televisione, in bianco e nero e poi a colori, e i sistemi diversificati di comunicare voce e immagini; e senza respiro ecco il viaggio sulla Luna e il lancio dei satelliti intorno al nostro pianeta e più lontano, dentro l’Universo.

Insieme nascono la radiografia e la ripresa televisiva dentro il corpo umano.

Si realizzano progetti sempre più assurdi: non si scrive più a macchina, ma con un computer; il computer si trasforma in un congegno pensante attraverso il quale si comunica ad altre minute macchine della stessa razza. Perfino il telefono diventa un minuscolo robot che fotografa, fa riprese cinematografiche, si trasforma in televisione, elabora dati, acquisisce memorie d’ogni genere. E già c’è chi sta realizzando organi umani meccanici da sostituire a quelli naturali ma difettosi o non più funzionanti. E in questo straordinario clima sono nati, crescono, e si arricchiscono di conoscenza e sapere milioni di nuovi esseri umani, non solo nei Paesi evoluti, ma anche nei Paesi del Terzo Mondo, che non imparano soltanto la tecnologia e la sua applicazione, ma producono ed elaborano anche differenti concetti, modi di analizzare e giudicare il nuovo mondo che gli sta nascendo intorno.

Ma di questo ultimo fenomeno, sembra impossibile, molta parte dell’umanità non se ne rende conto. E’ come se milioni di individui vivessero in una entità parallela ma che non riesce a comunicare con tutto ciò che si muove e sviluppa nel presente e nel prossimo futuro.

Ed è veramente impressionante constatare che sono proprio coloro che detengono il potere economico e politico - e che dovrebbero gestire in modo appropriato e cosciente questo fenomenale tempo di evoluzione - che rimangono completamente fuori dal contesto del progresso e della trasformazione continua che si attua dinnanzi ai loro occhi opachi.

Essi son ben consci che causa i propellenti minerali, l’atmosfera si sta inquinando, e ci sono interi continenti un tempo rigogliosi ormai desertificati e le risorse energetiche vanno esaurendosi con grande rapidità; ma i nostri governanti e amministratori non pensano assolutamente a mettervi rimedio. “Piuttosto godiamoci quel che ci rimane e sfruttiamo al massimo questo profitto, vadano pure alla malora foreste, oceani e ghiacciai! La vita è una sola, la nostra! E di quella degli altri chi se ne frega!”.

E sono proprio loro che hanno creato i disastri economici per i quali sta pagando la popolazione di tutto il pianeta. E la chiamano New Economy! Milioni di disoccupati e cassintegrati, intere famiglie che sono alla fame, popoli che fuggono dalle proprie terre rimaste senza acqua e cibo, e nello stesso tempo gente che si arricchisce in modo smisurato e che crede che quella pacchia durerà in eterno, anzi più disperati ci sono, meglio è per loro.

Sono convinti che basti possedere i mezzi di informazione con la televisione e i programmi dei reality show per rendere abbioccati e beoti quei disperati. Ma poi all’istante in ogni nazione, dall’Africa all’Asia all’Europa, ecco spuntare una folla che riempie fino all’impossibile le piazze, che protesta senza batter ciglio davanti a poliziotti che sparano ad altezza uomo. E succede perfino che da noi in Italia si organizzino manifestazioni che non si vedevano da almeno quarant’anni. Gente che non getta bombe e nemmeno pietre, salvo qualche eccezione. E non sono contro la politica, tant’è che votano, perfino i referendum! E li vincono anche! “Ma come hanno fatto? Come si sono organizzati? Con che mezzi? - esclamano guardandosi attoniti l’un l’altro i padroni del Parlamento e delle Televisioni mentre contano increduli i voti perduti in pochi mesi - Attraverso quale mezzo hanno comunicato, si sono organizzati?”

Attraverso la rete appunto! I cellulari!

Ed ecco che per la prima volta i padroni del vapore economico e culturale rimangono basiti. Non hanno previsto nulla. E come mai? Perché non si sono preoccupati di qualcosa che si muoveva al di sopra delle loro teste, del loro cinico ma lento cervello. Non si sono accorti che esiste un linguaggio che non si serve delle cricche del gioco delle tangenti, delle raccomandazioni inter-partito e soprattutto che ancora non è merce da sfruttare, da vendere e in grado di corrompere. E’ per questo che ancora dopo questa débâcle che hanno appena subito, continuano imperterriti nel loro mercato di ricatti, corruzione, inciuci e truffalderie d’ogni genere.  

Einstein non era un uomo politico ma era solo il più grande scienziato del suo tempo, e se fosse ancora qui oggi, siamo sicuri che tirerebbe fuori un’altra profezia: “indignati, continuate con questo vostro ritmo. Non fermatevi a considerare con pietà questa razza di mercanti che come i ciechi di Aquisgrana continuano a muoversi tenendo una mano ognuno sulla spalla dell’altro e immancabilmente, soddisfatti di sé, vanno verso il baratro che si spalanca dinnanzi ai loro piedi!”

Dario Fo

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VENTO NUOVO, CARCERI E TERRITORIO

LE  UDIENZE
Il 23 giugno si svolgerà l’udienza del processo riguardante gli abusi di tipo sessuale da parte di due agenti dei carceri di San Vittore e di Bollate nei confronti di due detenute transessuali. Ci  scusiamo per il silenzio delle ultime settimane. Abbiamo preferito non disturbare scadenze civiche cronologicamente prioritarie. Riannodando l’informazione, segnaliamo che la scorsa udienza si concluse con un rinvio, chiesto dalla difesa per sua indisponibilità. Confidiamo che questo processo risvegli la consapevolezza di alcuni

PUNTI  INDISCUTIBILI
Le persone detenute possono essere limitate nella libertà personale ma non nei  diritti fondamentali di ogni essere umano. Anche le autorità, che regolano la vita dei penitenziari, sono sottoposte alla  legge. Gli abusi, compresi quelli sessuali, non sono giustificati dalla divisa, che anzi in tali casi costituisce aggravante di violenza.

L’ARIA NUOVA
Ovviamente si estenderà anche ai  penitenziari cittadini. Urge recuperare allora parole e progetti su “carcere e territorio”, per riprendere relazioni di base essenziali tra dentro e fuori. Solo così il carcere cesserà d’essere un feudo  impenetrabile, dove l’unica legge è l’arbitrio di chi  dirige e dove gli abusi affogano nel segreto omertoso. Sembra anche tempo di differenziare, nel giudizio dell’opinione pubblica, le diverse metodologie di gestione, evidenziando i modelli di trasparenza e umanizzazione e uscendo così dalle irreali lamentele monotone dei baroni, che bloccano ogni autocritica e originalità. Porte aperte alla cittadinanza, ai media e soprattutto alla magistratura esterna.

 

Gruppo Calamandrana

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RENATO BRUNETTA RAPPRESENTA L'ITALIA PEGGIORE: QUELLA CHE SCAPPA

 L’Italia peggiore è quella che scappa. Dal mondo reale e dalle domande scomode, addirittura prima che siano formulate. Se qualcuno non avesse ancora capito perché la maggioranza dei cittadini ha voltato le spalle al governo, troverà nel filmino «Brunetta e la Precaria» la rappresentazione plastica di uno sfilacciamento arrogante. Siamo a Roma, a un convegno sull’innovazione, e il ministro ha appena finito di parlare quando Maurizia Russo Spena, figlia di un ex parlamentare di estrema sinistra (orrore orrore), va al microfono per porgergli una domanda.

Fa soltanto in tempo a qualificarsi: «Sono della rete di precari al servizio della pubblica amministrazione…» ed è come se a Brunetta avessero infilato due dita in una presa. «Grazie, arrivederci, buongiorno», la interrompe. La ragazza non ha ancora detto il suo nome, ma il ministro è in grado di fiutare una comunista anche a venti metri di distanza controvento. «Arrivederci, questa è la peggiore Italia!» e guadagna l’uscita.

Non è vero, come affermerà più tardi in un videomessaggio, che se ne sia andato dopo aver ricevuto insulti e per la sensazione di essere rimasto vittima di un agguato mediatico. Dal filmato emerge chiaramente che le urla «buffone, buffone» sono successive alla sua fuga ingloriosa, il cui epilogo ha una potenza d’immagini cento volte superiore alla sostanza dell’episodio: si vede il potente che sgomma via in auto blu, mentre un precario strattonato dalla scorta si piazza davanti alla macchina e grida: «Che fa, ministro, mi investe?». Sembra uno spot di «Annozero» sul distacco fra il Palazzo e i nuovi miserabili del panorama sociale italiano.

Brunetta ha poi spiegato che non ce l’aveva coi precari, ma coi provocatori. Come si dice dalle sue parti, «el tacòn xe peso del buso». Infatti il ministro si è dimenticato di ciò che aveva dichiarato la sera prima in tv da Lilli Gruber, quando si era esibito in una tiritera luogocomunista sui giovani che lamentano la mancanza del posto fisso invece di andare a scaricare le cassette di frutta al mercato. Ora, nel vasto campionario del precariato italiano, ci sarà anche una percentuale endemica di fannulloni e di schizzinosi. Ma le storie che piovono ogni giorno sui tavoli delle redazioni raccontano una realtà diversa. Raccontano di laureati costretti ad andare all’estero dopo aver attraversato decine di impieghi saltuari e sottopagati. Raccontano di giovani che invecchiano facendo di tutto, soprattutto i lavori più umili, nella vana attesa di trovare lo sbocco a cui li destinavano i loro studi e le loro attitudini. Raccontano di fallimenti professionali ed esistenziali, dovuti non all’incapacità della persona, ma a un sistema bloccato da troppi privilegi, in cui solo le conoscenze politiche e familiari consentono di ottenere ciò che il merito non basta mai a garantire.

Il centrodestra era stato votato, immagino, per sfasciare con riforme liberali il vecchiume di questo Paese, non per eternarne i conservatorismi. Invece si è smarrito in una rappresentazione della realtà più adatta alle dispute da bar che a un ceto dirigente moderno. I disoccupati non lavorano perché non hanno voglia di farsi venire i calli alle mani (parola di Brunetta e Sacconi, che in un’altra era furono socialisti, forse a loro insaputa). E il popolo di sinistra è bravo a montare scenette spiritose sui siti Internet «perché non ha nient’altro da fare» (parola dell’onorevole Stracquadanio, lavoratore indefesso, a cui per carità di patria ho depurato il linguaggio da trivio).

La parabola del fustigator Brunetta racchiude la storia di questo governo e di questi anni. Il ministro che prendeva gli applausi quando diceva che gli statali erano dei fannulloni, adesso prende i fischi quando afferma che fannulloni sono tutti gli italiani senza un posto garantito, statali precari compresi. In mezzo è cambiato il mondo, ma Brunetta evidentemente non se n’è accorto. In questo assomiglia molto al suo principale.


Massimo Gramellini La Stampa

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[AUDIO] Franca Rame: "Vi parlo di questo Papa bizzarro che veste in rosa e verdino pallido..."

Franca Rame intervistata da Fabio Greggio e Silvia Terribili a 360° da Prodi all'indulto alle sue dimissioni dal Senato...
" ...Questo Papa bizzarro che veste in rosa e verdino pallido...in colore becco d'oca"; "...Con questi versi ieratici che ora si sono più veloci forse perchè gli hanno messo vicino un maschio potente....".
Imperdibile intervista in stile Franca Rame.
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Io sto con i Valsusini

“Abituati al silenzio, rassegnati e oppressi, di fronte a scelte imposte da qualcuno che vuole convincerci siano fatte ad hoc per noi. Com’è possibile che in Val di Susa ci sia tutto questo rumore? Cosa vorranno mai? Cosa pensano di ottenere questi Valsusini? Gente semplice di cui fino a ieri quasi non se ne conosceva l’esistenza, gente insignificante, egoista, e sicuramente ignorante, già perché ignora e combatte le ragioni e le potenzialità di un Treno ad Alta Velocità. Sostengono che l’alta velocità sia inutile perché non sanno che le merci viaggeranno veloci e arriveranno prima a destinazione! Inoltre non la pagheranno solo loro, a tutti aumenteranno le tasse e diminuiranno i servizi! Cosa importa poi se nessuno avrà denaro sufficiente per salire sul TAV! L’importante è avere i soldi per comprare un po’ di quella merce! Montanari sfaccendati che battagliano “solo” per evitare che un’altro treno e altri cantieri gli entrino in casa…animandogli la vita!! In fondo cosa vuoi che sia vivere con un cantiere in casa! Anch’io vorrei avere il privilegio di vivere con un cantiere! Già, mica uno qualunque…un cantiere che non si sposterà per ben 20 anni. Proprio come una badante saprà crescere i loro figli, gli darà cibo ed aria, sabbia per i denti e un po’ di amianto per i polmoni…E comunque si parla dei loro figli, mica dei nostri! Chi si riempirà le tasche grazie a quest’opera, dove abita? In Val di Susa? No! Ecco la soluzione per far mettere il cuore in pace ai Valsusini: dimostrare la grandiosità, la strategicità e la positività di quest’opera comprando una casa in Valle, con badante speciale, che farà crescere i figli in modo speciale. Con le tasche piene, non credo avrà problemi a comprare casa in quella zona che immagino non dovrebbe nemmeno costare troppo!!! Mi sembra chiaro che i valsusini non hanno capito niente di politica…. Loro credono che la politica sia l’arte di governare un popolo! Forse è meglio che qualcuno gli spieghi che la politica è l’arte di governare i soldi.” Era ora che si sentisse urlare a squarciagola con forza e determinazione “NO TAV” che s’interrompesse il silenzio di un popolo che non vuole essere vittima di un treno che sarà naturalmente in ritardo. Questa è vera politica… la gente che difende i propri diritti mettendo in discussione un modello di sviluppo insostenibile… dando prova di vera democrazia! Come si fa a non essere dalla loro parte?

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All'isola al posto dei Re Magi arrivano le ruspe

Siamo all’Isola, un quartiere storico di Milano.

Un mese fa con Franca avevo partecipato ad una manifestazione del rione. C’erano un gruppo di ragazzi e ragazzine che camminavano in equilibrio su alti trampoli. Il maestro clown era un mio caro amico del quartiere. C’era la Banda degli Ottoni che sparava musica allegra. Eravamo più di mille a manifestare contro il progetto del Comune e della Regione che hanno in programma di trasformare tutta quella zona in un ammasso di palazzi e grattacieli, per l’ammontare di ben un milione di metri cubi di fabbricato. Una decina di ragazzi del gruppo degli Amici di Beppe Grillo, a mo’ di uomini sandwich, portavano indosso enormi lettere che componevano parole di sarcasmo, rivolte agli ideatori di quel mostro in cemento: una specie di drago sparapanzato sul terreno, con tanto di volute a mo’ di serpente che avrebbero schiacciato definitivamente il Bosco di Gioia, una piccola foresta affollata da alberi centenari, alcuni di loro molto rari. Qualche giorno fa si era tutti a un dibattito in un cinema-teatro della Gronda Nord, anche qui per bloccare il progetto di uno scempio urbanistico e stradale, quando Michele Sacerdoti, uno dei più decisi sostenitori della lotta contro il deturpamento dell’Isola, leggeva entusiasta un documento, risultato di un ricorso, che bloccava la determinazione del Comune perché tutto il Bosco di Gioia fosse abbattuto e si iniziasse la messa in opera del cantiere. Un coro di grida e applausi salutò questa splendida notizia. Ma ecco che due giorni dopo Natale, invece di piantare l’Albero dei doni, arrivano degli operai, mandati dal Comune, con l’ordine di abbattere ogni pianta. Ad accogliere i cittadini che accorrono sdegnati c’è un rappresentante del Comune che esibisce un nuovo documento che annulla il precedente: “Si può abbattere.” Punto e basta. Gli operai cominciano a togliere arbusti e stoppie intorno alle radici. Fra poco i tronchi saranno segati alla base. Verrà eseguita una condanna a morte per duecento alberi: l’unica oasi rimasta in Milano se ne va. Ma gli abitanti, trattenuti al di là del recinto di ferro, s’accumulano attoniti, increduli. Un vecchio grida: “Assassini!”. Lo stridente rumore delle seghe a motore inizia un coro davvero insopportabile. Come preceduto da un cigolio simile a un lamento, ecco che cade il primo grande albero. I rami si sfasciano al suolo. Un gruppo di ragazzini tenta di entrare, scavalcando la staccionata. Vengono inseguiti e ricacciati indietro. Ecco: arriva in bicicletta Michele Sacerdoti, l’indomito difensore di quegli alberi. È un uomo di cinquant’anni, ma agile e svelto come un ragazzino. Dribbla gli inservienti e gli operai e con facilità inaudita s’arrampica sul più gigantesco albero: una enorme magnolia, ancor carica di foglie. Sparisce fra le fronde e riappare lassù. I “boscaioli” non sanno che fare. Il dirigente del Comune grida, invitando l’intruso scalatore a scendere, altrimenti dovranno abbattere l’albero con lui sopra. Sacerdoti risponde sghignazzando: “Fate pure. Io di qui non mi muovo. Dovete abbattere anche me.” Adesso la neve vien giù sempre più fitta. Un gruppo di ragazzi intona “Tu scendi dalle stelle”. Tutti ridono, perfino i “boscaioli” che si riparano sotto la grande magnolia a fumarsi una sigaretta. Lunga pausa. Poi di lì a poco ricomincia l’insopportabile cigolio delle motoseghe e uno dietro l’altro altri alberi cadono a terra, sollevando nugoli di neve.

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Gli indesiderati

“Hanno aspettato proprio il momento buono”, commentava una donna del quartiere, guardando in su, verso gli immigrati in equilibrio sui tetti dello stabile di Via Lecco 9 e affacciati al balcone pericolante d’angolo, mentre sotto i poliziotti sfondavano il portone. Hanno aspettato che mettessero nella mangiatoia il bambino, che la gente si sentisse santificata dalla notte di Natale, la pancia piena di cibo e panettoni, per portare a termine il loro colpaccio tranquilli e quasi indisturbati. Carabinieri e guardie di P.S. avevano avuto solo il fastidio di dover spaccare con i grossi tronchesini le catene alle quali si erano legati dei ragazzi. Il portone non s’è spalancato ma si è staccato dai cardini ed è ricaduto verso l’interno, a rischio di schiacciare gli uomini di colore che stavano di là. Poi, con qualche spintone, la forza è entrata, seguita dai rappresentanti dell’Arci, della Caritas e da Don Colmegna. Sono cominciate le trattative. I quotidiani oggi dicono che tutte le soluzioni offerte dal Comune non sono state accettate dagli occupanti e nemmeno quelle proposte dalla Cgil, dalla Cartitas e dall’Arci. Quei cocciuti hanno risposto sempre di no. Ma in che consistevano quelle “ragionevoli” soluzioni d’accomodamento? Il Comune a tutti i 267 rifugiati offriva dei container sistemati in uno scantinato. Io mi trovavo con Franca a qualche metro dal gruppo dei proponitori. Mi scappò, detto a voce alta, che in quelle scatole di ferro ci avrei visto volentieri per qualche notte gli amministratori del Comune. “Sistemare esseri umani in quei bacili è un’idea del tutto crudele”, commentò Don Colmegna. I rifugiati politici rifiutano naturalmente anche la solita sistemazione nei dormitori dove devi sloggiare ogni mattina presto e tornarci al tramonto. E di giorno dove vivi?

Ma gli assessori si dimostrano pieni di risorse e arrivano addirittura a proporre un tendone riscaldato da sistemare in una zona già abitata da numerosi campi nomadi. In questo caso le donne e i bambini sarebbero stati collocati altrove. Oltretutto gli abitanti di quella zona minacciavano di protestare in coro e opporsi a quel nuovo arrivo. A TUTTO QUESTO BEN DI DIO DI PROPOSTE I Rifugiati RISPONDONO: “NO, GRAZIE, PREFERIAMO restare sul marciapiede… in strada.” I poliziotti se ne vanno e con loro i responsabili del Comune: “Risolvano come gli pare, noi il nostro dovere l’abbiamo fatto!” Franca urla: “E così lo spettacolo è finito! Guarda che bel presepe avete combinato! Sta venendo giù perfino la neve. Ci manca giusto l’arrivo di Erode per concludere la festa.” Di lì a poco i disperati, gli scacciati, le coperte e i cappelli degli accampati grondano acqua. Qualcuno si leva in piedi e sbatte le coperte. Alcune donne coi loro bimbi in braccio salgono sul pullman dell’ATM, messo a disposizione come rifugio. Come trascorreranno la notte quegli infelici? Li aspetta una veglia non proprio santa. Si può ben dire che anche qui Gesù s’è fermato, come ad Eboli.

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