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Interrogazione su Taranto, bambini con la sindrome del fumatore incallito a causa della diossina

11/10/2007  -  17:46

Interrogazione su Taranto, bambini con la sindrome del fumatore incallito a causa della diossina

Interrogazione a riposta scritta

NON HO MAI RICEVUTO RISPOSTA ALCUNA!

Al ministro della Sanità
Al ministro dello sviluppo economico
Al ministro dell'Ambiente
 
Premesso che da diverse fonti giornalistiche si apprende che il dott. Patrizio Mazza, primario di ematologia e vicepresidente della Ail Jonica avrebbe diagnosticato la sindrome del "fumatore incallito" in bambini di 10 anni residenti a Taranto, quartiere Tamburi, a ridosso del quale sorge il centro siderurgico ILVA. Tale fenomeno si colloca in un contesto sanitario già gravemente compromesso, laddove i decessi per neoplasie risultano più che raddoppiati dal 1971 al 1996 e, sulla base dei dati del Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto relativi al quadriennio 1998-2001 nella provincia jonica si registrano circa 1.200 decessi annui, dati che collocano Taranto, per le neoplasie tutte, fra le Aree del Sud-Italia a maggiore incidenza e per le neoplasie polmonari.
 
Il dott. Mazza, nelle dichiarazioni rilasciate, fa sapere di aver riscontrato personalmente "bambini di dieci anni tumori di tipologia adulta o senile, in altre parole un carcinoma del rinofaringe, che generalmente è un tumore che viene nell'anziano fumatore incallito", e che ha avuto modo di riscontrare "decine di famiglie con più di un membro familiare che si ammala dello stesso tumore, tumori altrimenti impensabili in altre sedi nazionali, leucemie o linfomi di aggressività inusitata", tanto da rilevare un "danno genotossico" esteso nella comunità tarantina.
Tale aumentata insorgenza di forme tumorali è da considerarsi causata dagli effetti mutageni e teratogeni causati dalle diossine, di cui questa città detiene un triste primato di produzione: a Taranto infatti, si concentra il 90% della diossina industriale italiana.
 
A Taranto, sulla base dei dati rilevati da Arpa Puglia, sarebbe stata dispersa (in 45 anni di attività dell'impianto di agglomerazione dell'impianto suderurgico) una quantità di diossina pari ad almeno 5 kg, ossia un ammontare doppio rispetto alla fuoriuscita di diossina di Seveso (stimata dall'OMS in 2-3 kg).
L'Ilva, secondo i dati del registro Ines/Eper, immetterebbe nell'atmosfera un quantitativo di diossina pari all'8,8% del totale europeo, mentre rispetto al totale delle emissioni nocive europee incide per il 6,2% degli Ipa (Idrocarburi Policiclici Aromatici immessi in atmosfera. Nel complesso, emerge dai dati ARPA una produzione di oltre 11,1 nanogrammi/m3 di diossine (valore espresso in tossicità equivalente), quantitativo che supera abbondantemente il limite di 0,4 nanogrammi/m3 (espresso in tossicità equivalente) previsto dalla normativa europea recepiti dalla Regione Friuli Venezia Gulia ma scandalosamente non recepito nel Codice dell'Ambiente ( Decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006) che fissa un tetto abnormemente alto (10000 nanogrammi a metro cubo espressi in "concentrazione totale", sistema di misurazione ormai scartato dalla comunità scientifica per la sua inadeguatezza e imprecisione)
 
Nonostante tali dati siano sconcertanti, essi sono da considerarsi in difetto, in quanto risulta alla scrivente che l'ARPA abbia effettuato misurazioni della diossina con l'impianto di agglomerazione Ilva gestito non in condizioni routinarie ma in condizioni di rarefazione e diluzione dei fumi al fine di ottenere valori inferiori a quelli routinari;
Risulta inoltre alla scrivente che il monitoraggio dell'inquinamento dei camini Ilva è effettuato con centraline dell'Ilva ed è inviato all'Arpa tramite software gestito dall'Ilva . Senza dubitare sulla bontà delle auto-dichiarazioni fornite dall'azienda, risulta tuttavia evidente che la stessa ILVA abbia in capo la dualità di ruoli di controllore e controllato,
risulta infine alla scrivente che tale contesto sanitario sia stato precedentemente rilevato nel quartiere genovese di Cornigliano sede di cokeria ed acciaieria ove era utilizzato un sistema di lavorazione a caldo, origine di sostanze ad alto potenziale inquinante, oggi in via di trasferimento proprio a Taranto, causando prevedibilmente un ulteriore aggravio della già evidente emergenza sanitaria.
 
Per sapere
 
-Se quanto descritto in premessa corrisponde al vero,
 
-Se i ministri in indirizzo non ritengano necessario prevedere l'installazione coercitiva di un sistema di monitoraggio continuo a camino eseguito dall' ARPA competente di diossina ed i molti altri inquinanti i cui effetti nocivi risultano ampiamente documentati,
 
-Quali misure intendano mettere in atto per tutelare la salute dei cittadini, e se non sia necessario prevedere un'indagine epidemiologia per verificare lo stato di salute dei cittadini esposti all'inquinamento prodotto dall' ILVA
 
- Se il Ministero intenda - nello specifico - avviare un monitoraggio degli alimenti a Taranto, nonché sul sangue degli abitanti, nonché su latte materno e tessuto adiposo.
 
Sen. Franca Rame
 

NON HO MAI RICEVUTO RISPOSTA ALCUNA!

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"L'ecologia conviene anche economicamente" video conferenza di Jacopo Fo.

In questo video Jacopo Fo in un'interessantissima oratoria dal titolo: Capitalismo naturale, capitalismo etico (come mai a essere simpatici ci si guadagna).
Un intervento rivolto in modo particolare ad aziende e imprenditori che sono interessati a convertire le loro imprese all’economia verde. Questo intervento, trasmesso in diretta, il 15 ottobre 2012, da Rimini, all’interno di un convegno per manager organizzato da Green Intelligence è ora disponibile in rete.
Buona visione...

 

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Lettera aperta all'On. Livia Turco a proposito di Franca Rame e dell'Ilva

Sig.ra on. Livia Turco , perché le scrivo ? Perché sono indignato per il suo comportamento ed arrabbiato con me stesso . Mi spiego . Sabato 18 su IL FATTO QUOTIDIANO c’era una nobile lettera della ex senatrice Franca Rame ,che se la prendeva con il governo Monti ,sostenuto dal suo patito, il PD . La lettera terminava con l’invito a divulgarne il contenuto . Cosa che ho fatto .

- leggi la lettera completa su unbagagliodinotizio.com

- leggi l' "Interrogazione su Taranto, bambini con la sindrome del fumatore incallito a causa della diossina" di Franca Rame - 11/10/2007

Anno: 

ILVA 2007

Interrogazione a riposta scritta
 
Al ministro della Sanità
Al ministro dello sviluppo economico
Al ministro dell'Ambiente
 
Premesso che
 
da diverse fonti giornalistiche si apprende che il dott. Patrizio Mazza, primario di ematologia e vicepresidente della Ail Jonica avrebbe diagnosticato la sindrome del "fumatore incallito" in bambini di 10 anni residenti a Taranto, quartiere Tamburi, a ridosso del quale sorge il centro siderurgico ILVA,
Tale fenomeno si colloca in un contesto sanitario già gravemente compromesso, laddove i decessi per neoplasie risultano più che raddoppiati dal 1971 al 1996 e, sulla base dei dati del Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto relativi al quadriennio 1998-2001 nella provincia jonica si registrano circa 1.200 decessi annui, dati che collocano Taranto, per le neoplasie tutte, fra le Aree del Sud-Italia a maggiore incidenza e per le neoplasie polmonari.
Il dott. Mazza, nelle dichiarazioni rilasciate, fa sapere di aver riscontrato personalmente "bambini di dieci anni tumori di tipologia adulta o senile, in altre parole un carcinoma del rinofaringe, che generalmente è un tumore che viene nell'anziano fumatore incallito", e che ha avuto modo di riscontrare "decine di famiglie con più di un membro familiare che si ammala dello stesso tumore, tumori altrimenti impensabili in altre sedi nazionali, leucemie o linfomi di aggressività inusitata", tanto da rilevare un "danno genotossico" esteso nella comunità tarantina.
Tale aumentata insorgenza di forme tumorali è da considerarsi causata dagli effetti mutageni e teratogeni causati dalle diossine, di cui questa città detiene un triste primato di produzione: a Taranto infatti, si concentra il 90% della diossina industriale italiana.
A Taranto, sulla base dei dati rilevati da Arpa Puglia, sarebbe stata dispersa (in 45 anni di attività dell'impianto di agglomerazione dell'impianto suderurgico) una quantità di diossina pari ad almeno 5 kg, ossia un ammontare doppio rispetto alla fuoriuscita di diossina di Seveso (stimata dall'OMS in 2-3 kg).
L'Ilva, secondo i dati del registro Ines/Eper, immetterebbe nell'atmosfera un quantitativo di diossina pari all'8,8% del totale europeo, mentre rispetto al totale delle emissioni nocive europee incide per il 6,2% degli Ipa (Idrocarburi Policiclici Aromatici immessi in atmosfera. Nel complesso, emerge dai dati ARPA una produzione di oltre 11,1 nanogrammi/m3 di diossine (valore espresso in tossicità equivalente), quantitativo che supera abbondantemente il limite di 0,4 nanogrammi/m3 (espresso in tossicità equivalente) previsto dalla normativa europea recepiti dalla Regione Friuli Venezia Gulia ma scandalosamente non recepito nel Codice dell'Ambiente ( Decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006) che fissa un tetto abnormemente alto (10000 nanogrammi a metro cubo espressi in "concentrazione totale", sistema di misurazione ormai scartato dalla comunità scientifica per la sua inadeguatezza e imprecisione)
Nonostante tali dati siano sconcertanti, essi sono da considerarsi in difetto, in quanto risulta alla scrivente che l'ARPA abbia effettuato misurazioni della diossina con l'impianto di agglomerazione Ilva gestito non in condizioni routinarie ma in condizioni di rarefazione e diluzione dei fumi al fine di ottenere valori inferiori a quelli routinari;
Risulta inoltre alla scrivente che il monitoraggio dell'inquinamento dei camini Ilva è effettuato con centraline dell'Ilva ed è inviato all'Arpa tramite software gestito dall'Ilva . Senza dubitare sulla bontà delle auto-dichiarazioni fornite dall'azienda, risulta tuttavia evidente che la stessa ILVA abbia in capo la dualità di ruoli di controllore e controllato,
risulta infine alla scrivente che tale contesto sanitario sia stato precedentemente rilevato nel quartiere genovese di Cornigliano sede di cokeria ed acciaieria ove era utilizzato un sistema di lavorazione a caldo, origine di sostanze ad alto potenziale inquinante, oggi in via di trasferimento proprio a Taranto, causando prevedibilmente un ulteriore aggravio della già evidente emergenza sanitaria.
 
Per sapere
 
-Se quanto descritto in premessa corrisponde al vero,
 
-Se i ministri in indirizzo non ritengano necessario prevedere l'installazione coercitiva di un sistema di monitoraggio continuo a camino eseguito dall' ARPA competente di diossina ed i molti altri inquinanti i cui effetti nocivi risultano ampiamente documentati,
 
-Quali misure intendano mettere in atto per tutelare la salute dei cittadini, e se non sia necessario prevedere un'indagine epidemiologia per verificare lo stato di salute dei cittadini esposti all'inquinamento prodotto dall' ILVA
 
- Se il Ministero intenda - nello specifico - avviare un monitoraggio degli alimenti a Taranto, nonché sul sangue degli abitanti, nonché su latte materno e tessuto adiposo.
 
Sen. Franca Rame

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Taranto, l'incubo è la diossina

Di Stefania Divertito

 

 

«Il 35% della diossina europea viene prodotto a Taranto»: si sostanzia dei nuovi dati della rilevazione Arpa la battaglia che vede in prima linea l¹associazione Peacelink. Nella città pugliese è emergenza sociale per l¹incremento di tumori, più volte segnalato dagli oncologi.

Tanto che è di qualche giorno fa la diagnosi della “sindrome del fumatore incallito” in un bambino di appena 10 anni.

La ricerca Arpa - che la regione Puglia ha fatto sua e che vuole portare all'attenzione nazionale - mostra un¹Italia divisa in due. A Taranto infatti sono in vigore - grazie a una legge approvata in extremis dal governo Berlusconi - i limiti per emissione di diossina previsti da una legge dello scorso governo, superiori di mille volte a quelli europei, applicati invece in Friuli Venezia Giulia. L¹Ilva tarantina sarebbe quindi fuori legge a Trieste. Le associazioni ambientaliste - Peacelink in testa - ora chiedono il rispetto dei limiti europei anche nel resto d’Italia.

 

Con il contributo di www.peacelink.it e www.tarantosociale.it

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A Milano contro l'inquinamento bruciamo soldi

MILANO, lunedì 23 gennaio 2006 COMUNICATO STAMPA

E’ notizia di oggi che 25 ispettori sono stati messi a disposizione dalla Regione Lombardia per i controlli sugli impianti di riscaldamento ed hanno iniziato oggi il loro lavoro con un incontro tra Regione e Comune di Milano che, insieme a Monza e Sesto San Giovanni, sarebbe stato il primo a stipulare un accordo operativo per utilizzare queste risorse. I 25 ispettori hanno dunque iniziato l’ attività di accertamento sui riscaldamenti per individuare gli impianti fuori norma, alimentati ad esempio ad olio combustibile o a carbone.

Tuttavia non c’era necessità perché il Comune di Milano ha già monitorato le caldaie con il risultato di circa 78 caldaie a carbone e 308 ad olio combustibile,ed alcune anche a BTZ, malgrado l’esplicito divieto della Legge Regionale Lombardia 4 novembre 2005, n. 16, quindi già fuori legge.

Secondo punto: non è necessario attivare squadre di tecnici per monitorare i 640.000 appartamenti dislocati su circa 30-40.000 stabili di Milano ( dati SUNIA): con una media di 20 stabili al giorno impiegherebbero dai 5 ai 6 anni. Basterebbe invece utilizzare i rendiconti ed i bilanci degli amministratori dei condomini quali sostituti d’imposta per avere immediatamente il calcolo dei combustibili utilizzati, il relativo consumo ed andamento della liberazione di sostanze nocive nell’aria.

Prof. Aldo Ferrara, Università degli Studi di Siena Comitato Scientifico di sostegno a Dario Fo Sindaco

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Risparmiare... non costa nulla

I progetti di risparmio energetico sono necessari per la salute dei cittadini, dell'ambiente e del portafoglio.
Pensate che attuare un progetto di risparmio energetico sia enormemente oneroso? E' quello che qualcuno vuol farci credere. In realtà c'è solo da guadagnare.

Ecco uno spezzone dell'incontro tra Dario Fo e il Prof. Pallante.

Video .mov 6,2Mb minuti 4.30
Audio .mp3 2,6Mb minuti 5.44

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