[STAMPA] Mostre, "Funerali anarchico Pinelli" dopo 40 anni a Palazzo Reale

"I funerali dell'anarchico Pinelli" di Enrico Baj sarà a palazzo Reale a 40 anni esatti dalla morte di Luigi Calabresi e dalla sua prevista esposizione proprio nella Sala delle Cariatidi il 17 maggio 1972, quando l'inaugurazione della mostra fu sospesa per l'assassinio del commissario.
 
Lo ha voluto l'amministrazione comunale, che nel programma delle rassegne artistiche di quest'anno ha fissato per maggio la rassegna "Addio anni '70. Arte a Milano". E' all'interno di questa che troverà posto di primo piano l'opera dell'artista milanese, "pittura civile" diventata uno dei totem del movimento anarchico.
 
Oggetto 40 anni fa di forti polemiche, il grande pannello di tre metri per 1,2 è stato conservato finora alla Fondazione Marconi. A maggio, proprio in coincidenza dell'anniversario dell'omicidio Calabresi, tornerà nel luogo in cui avrebbe dovuto essere "battezzato".
 
A presentare l'iniziativa stamani, con il programma annuale delle mostra promosse dal Comune, l'assessore alla Cultura Stefano Boeri, nella Sala delle otto Colonne di palazzo Reale. Presenti tra gli altri Dario Fo e Franca Rame, a cui sempre a palazzo Reale sarà dedicato un evento fra marzo e giugno. (Omnimilano.it)
 
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[VIDEO] Franca Rame in "Caporale di giornata"

"Caporale di giornata" un film del 1958 di Carlo Ludovico Bragaglia
Con: Nino Manfredi, Maurizio Arena, Franca Rame, Rossella Como, Arturo Bragaglia, Dolores Palumbo, Isarco Ravaioli, Gisella Sofio, Bice Valori, Riccardo Garrone, Andrea Aureli, Gino Buzzanca, Franco Giacobini, Walter Santesso, Gianrico Tedeschi, Giampiero Littera, Aurelio Fierro, Renato Malavasi
 
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[STAMPA] La vita e il Teatro fuori dalle regole - 1° parte

Il 1968. Nell’autunno del 68 con Dario decidiamo di abbandonare il circuito teatrale tradizionale, ufficiale e mettere a disposizione il nostro lavoro, la nostra vita – e non sto enfatizzando – con un impegno diretto di quella parte di pubblico che normalmente viene ignorata dal teatro ufficiale: operai, casalinghe, studenti, contadini. Pubblico che solo in questi ultimi anni viene intruppato e portato con pullman nei teatri del centro, organizzati da Cral e Sindacato.
Riprendendo la tradizione di mio padre portiamo il nostro teatro in piccoli centri, nei quartieri periferici, nelle fabbriche occupate, nei palazzetti dello sport. Insomma, decidiamo di metterci a disposizione della classe alla quale sentivamo di appartenere, il proletariato. Detto oggi, così, a distanza di anni suona un po’ tromboneggiante, allora no.
Suonava bene.
Otteniamo una risposta straordinaria: una folla di giovani, studenti, operai, ragazze, donne sono ogni sera presenti. In qualsiasi posto si svolga lo spettacolo i locali sono gremiti all’inverosimile. Nei palazzetti dello sport, ci abbiamo messo anche 12 mila persone.
Che testi recitavamo? Il quotidiano. La vita della gente, le difficoltà.
Il materiale lo trovavamo a iosa.
Erano tempi brutti. Gli incassi spesso vanno a fabbriche in occupazione, che grazie alla sopravvivenza che gli è garantita dagli spettacoli, in certi casi, come per la Sampas di Milano, tengono duro e alla fine vincono la causa contro il padrone.
Quando Dario mi ha proposto di lasciare le strutture tradizionali e di portare il nostro teatro per “boschi e prati” non mi diceva niente di nuovo, per tanto tempo l’avevo fatto con mio padre.
Per anni, esattamente 21, mi sono occupata di detenuti per reati politici, carceri, processi, difesa dei diritti civili. In un secondo tempo, spinta dai detenuti politici, mi sono occupata anche di quelli per reati comuni, per un totale di oltre 800 persone: donne e uomini.
All’inizio ero in grande difficoltà con i detenuti per reati comuni.
Sono nata in una famiglia onesta e laboriosa, dove senza prediche ma con l’esempio, mi si insegnava a rispettare e amare il prossimo, ad avere comprensione e aiutare chi stava in difficoltà. Ma un ladro era un ladro e un assassino era un assassino.
Ci ho pensato un po’ su. Poi mi sono decisa. Scrivevo una letterina stringata tipo: “Ho avuto il tuo nominativo da… fammi sapere per quale reato sei detenuto, condanna, condizioni tua famiglia… tuoi bisogni.” Insomma, avevo bisogno d’inquadrarlo.
Mi arrivavano risposte che mi turbavano. Furto con rapina, omicidio…
Ci pensavo sopra un po’. Certo che al figlio di Agnelli non può capitare di finire in galera per omicidio in treno mentre ti esibisci in “un furto con destrezza…” a un omone che si mette a gridare e giustamente reagisce. Il guaio è che se hai una pisola in tasca… te lo trovi morto ai tuoi piedi quasi senza accorgerti.
“Come ti giustifichi?”, chiedevo.
“Avevo la ragazza incinta… eravamo venuti dal sud, senza casa, senza nulla… nemmeno il paltò e da voi fa molto freddo”.
Povero Pietro hai pagato il tuo reato.
Quanti anni di carcere ti sei fatto? 25, poi scesi a 17.
Per ottenere permessi di colloquio con i detenuti ho dovuto fare salti mortali, ogni volta gabole varie. Arrampicandomi sui muri della burocrazia giudiziaria, sono stata molto aiutata dal segretario di gabinetto del ministro Bonifacio.
Grazie a lui sono riuscita a entrare in molte carceri d’Italia, parlare con i detenuti, i direttori, i giudici di sorveglianza, i famigliari. Sono entrata persino nella “famigerata isola del diavolo”: l’Asinara Carcere Speciale Istituto di massima sicurezza in Sardegna per merito di Mimmo Pinto di Napoli, il più giovane senatore d’Italia. Abbiamo conosciuto  finalmente il tristemente famoso direttore dott. Cardullo, vera macchina per l’annientamento psicofisico dei detenuti, classico paranoico da studio psichiatrico.
Siamo arrivata all’isola, molto nervosi. Avevo addosso un abito a colori vivaci, festoso.
Scelto per l’occasione.
Il mio vestito doveva portar loro i colori della vita… e non della morte che stavano vivendo.
(continua)
 
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[STAMPA] Dario Fo & Franca Rame a Padova con Mistero Buffo

dario fo e franca ramedario fo e franca rame in Mistero Buffo
 
Dario Fo e Franca Rame saranno in scena al Gran Teatro Geox di Padova sabato 10 marzo. Una grande notizia per la città e per il Veneto, che apriranno le braccia al genio del teatro italiano.
 
Il Gran Teatro Geox si conferma un contenitore di eccellenza, questa volta portando sul suo palco il più grande nome del teatro italiano.
Il premio Nobel porterà in scena il suo Mistero Buffo, spettacolo nel quale l’arte di Fo raggiunge il massimo grado di originalità e forza.
 
Quando l’ha premiato con il Nobel, 22 anni dopo Eugenio Montale, l’Accademia di Svezia parlò di colui che “che nella tradizione dei giullari medievali fustiga il potere e riabilita la dignità degli umiliati”. Ed è questo Dario Fo: un genio che ha creato un linguaggio, ha reso il suo viso una maschera ed il suo corpo una scenografia vivente per poter parlare a tutti, al di là delle barriere linguistiche e sociali, per poter fare una pernacchia ai potenti, solo come, appunto, i giullari possono fare.
 
Senza Dario Fo non sarebbe esistito Benigni, ma neppure la narrazione di Paolini i Celestini, senza Fo nessuno avrebbe mai immaginato un teatro talmente libero da poter fare a meno anche di qualsiasi convenzione, persino di quelle linguistiche.
 
E Fo è un giullare perfetto che, “manovrando” con grande abilità, risa e serietà, ripercorre una storia millenaria fatta di abusi e ingiustizie, nel tentativo, anche, di svegliare le coscienze, perché in lui è pressante un impulso forte: la ricerca della giustizia
 
Capostipite del teatro di narrazione fin dalla prima del 1969, l’opera teatrale dei due artisti milanesi mescola parabole evangeliche e misteri medievali declamati con la lingua universale del grammelot. È la commedia dell’arte che fiancheggia la satira e sbeffeggia ilare l’ipocrisia del potere.
 
Dario Fo e Franca Rame riportano in scena un’opera teatrale di cui nessuno ricorda nemmeno più il numero dell’edizione, tante e tali le repliche dalla lontana prima dell’1 ottobre 1969 a Sestri Levante.
 
A questo giro di palco non si sa quali saranno i monologhi di tradizione popolare, tratti da giullarate e fabliaux del medioevo, non solo italiani, ma provenienti da tutta Europa, messi in scena tra le decine che negli anni Fo e Rame hanno accumulato e reso archivio per Mistero Buffo. Si sa invece che questo spettacolo ha un valore culturale e storico infinito. Un vero e proprio patrimonio del teatro popolare mondiale.
fonte: zedlive.com

[STAMPA] Gli indomabili Dario Fo e Franca Rame

Ovazione per il loro 'Mistero buffo' nato 42 anni fa
"Lo spettacolo cambia sempre perché sono gli eventi della vita, la politica e la società a rinnovarlo di continuo", spiega l'attore 85enne con la stessa grinta di sempre

dario fo

 
Firenze, 02 febbraio 2012 - ALLA FINE Dario Fo e Franca Rame ricevono ovazioni trionfali, e la gente non se ne vuole andare. La coppia indomabile - 85 anni lui, 82 lei- sta portando in giro “Mistero buffo” 42 anni dopo il suo esordio in una fabbrica milanese dismessa. L’occasione è storica quanto lo spettacolo, che viene ovunque preso d’assalto (qui siamo all’Obi Hall di Firenze). Questo straordinario affresco di cultura popolare, pantomime, giullarate che racconta i Vangeli dal basso in un dialetto ibrido e inventato, vanta ormai più di 4mila repliche in tutto il mondo. "Cambia sempre perché sono gli eventi della vita, la politica e la società a rinnovarlo di continuo", anticipa Fo prima di cominciare.
Avevate paura di trovare in questo ritorno segni di stanchezza, malinconie di decadimento fisico? Ma quando mai: il carisma è quello, inintaccato. Lo slancio satirico non appare spento, semmai è la poesia semplice e schietta dell’insieme che si esalta in un corpo scenico più saggio, cauto nel dispendio fisico perché consapevole degli impacci, del rischio della goffaggine e in compenso più ricco di sottintesi, pause, sottigliezze argute. Il Fo in camicione nero che distribuisce le due ali di pubblico accanto a lui sul palcoscenico improvvisando gag (è uno spettacolo nello spettacolo, e l’astuto Dario lo ha sempre usato) promette scintille. Solo la sua voce, dopo un intervento alle corde vocali, trema appena ma sull’onda della passione narrativa Fo sa tirarla fuori e manovrarla come ai tempi migliori.
ED ECCO la galleria impagabile che rivedremmo mille volte nella vita: si comincia con la resurrezione di Lazzaro dove il gran giullare fa una ventina di personaggi, poi entra Rame per raccontarci la Genesi in un dialetto del centro-sud; ma è nella seconda parte, con l’impagabile vestizione di Bonifacio VIII che Fo può andare a briglia sciolta perché in ballo c’è il discorso sul potere e si può spaziare. Tra memorie senza troppi rimpianti, esortazioni da guru (“Siate liberi, specie in questi momenti”), scappellotti bonari al sindaco Renzi e pezzi di gregoriano sfidando la voce malferma, si arriva al lamento di Maria sotto la croce con Franca Rame. 'Il pezzo forte della serata!', annuncia con modestia cavalleresca Dario, rinsaldando il vincolo di questa coppia unica e irripetibile che continua a sprigionare contro ogni usura del tempo un’allegria celestiale.
Sergio Colomba
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E’ un genio, ma in casa è nullafacente...

Dario sta scrivendo dalle 7. Oggi ha dormito un po' di più. Ogni tanto mi chiede qualcosa che sta nel sito: "Vorrei quel tal pezzo che parla di una tigre..." "Eccolo" gli dico dopo 12 secondi. Mi guarda sbalordito, e: "Ma che brava!!!" Dolce Dario.
 
Non sa nulla di computer per lui è un miracolo misterioso. Succede lo stesso quando salta la luce: arriva con una candela e quasi nel panico mi dice: “E' saltata la luce... Siamo al buio... Che si fa?” ... Pausa. Sto zitta e pensosa... Poi: “Chiamiamo i vigili del fuoco... o i carabinieri...” Indi mi alzo. “Vieni con me... Fammi luce.” Arrivo al contatore e faccio ciò che qualsiasi essere normale fa in questi casi. Sollevo la levetta. Torna la luce. Dario mi abbraccia e bacia come tornassi da un viaggio pericoloso in Palestina e mi sussurra “Che brava sei!!!?
E’ un genio... Ma in casa è nullafacente. Lo amo tutto. Lo amo così com’è.
 
Franca Rame
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Non con i nostri soldi

Seguendo il servizio giornalistico “C’era una volta un cavallo” di Stefano Maria Bianchi e Giulia Bosetti trasmesso da “Servizio Pubblico” di Santoro, io e Dario siamo rimasti scioccati dalla storia di Unicredit che nega il supporto a un piccolo imprenditore ché ha difficoltà a incassare i crediti. Invece di aiutarlo a stare a galla lo mandano in fallimento e poi gli  sequestrano la casa, che viene messa all’asta a un prezzo decisamente inferiore al suo valore. Ci ha molto addolorati vedere una famiglia distrutta.
 
Crediamo che l’attuale situazione di disastro economico abbia visto un’enorme responsabilità delle banche, che hanno guadagnato cifre colossali di denaro giocando partite rischiosissime e poi lasciando che fossero i risparmiatori e tutta la società a pagare il conto.
 
Chi ha collaborato a costruire i disastri dei titoli argentini, della Parmalat e di tutto quello che è successo dopo non è stato in nessun modo penalizzato. Anzi, vediamo in tutto il mondo che i manager che hanno causato danni per miliardi di euro e hanno costretto gli stati a salvare le banche, hanno poi avuto la faccia tosta di distribuirsi centinaia di milioni di premi. Premi per cosa?
Per averci fatti tutti fessi!
Crediamo proprio che le banche si siano comportate e si comportino tutt’ora, troppo spesso, in modo indecente.
Ma di chi sono le banche?
In realtà sono di tutti i risparmiatori che possiedono azioni ma che non si interessano di come il gestore del loro denaro agisca, lasciando che manager afflitti da logiche predatorie si comportino in modo moralmente ingiusto e disastroso per la società.
Se questi risparmiatori si rendessero conto di come vengono usati i loro soldi potrebbero imporre alle banche di cambiare comportamento: non dimentichiamo che siamo i primi responsabili di come vengono investiti e usati i nostri denari.
 
Ci sono troppi pacifisti che investono in banche che poi finanziano il traffico di armi e troppi ecologisti che investono in aziende che poi distruggono l’ambiente.
Negli Usa il movimento Occupy Wall Street ha lanciato con successo la proposta di mostrare il dissenso chiudendo i conti correnti e trasferendoli presso banche etiche che seguono strategie diverse.
Credo che in Italia dovremo fare lo stesso.
Per quanto ci riguarda abbiamo quindi deciso di agire in questa direzione innanzi tutto chiudendo i nostri conti correnti all’Unicredit, trasferendoli presso Banca Etica che segue principi diversi nella gestione del credito.
 

[STAMPA] Franca Rame e Ken Loach firmano l'appello di "Liberazione"

(ANSA) ROMA, 31 GEN- C'e' anche il regista inglese Ken Loach tra i firmatari dell'appello per salvare Liberazione, diffuso alla vigilia del tavolo di confronto che potrebbe decidere le sorti del quotidiano di Rifondazione Comunista. Nel documento si chiede al governo un intervento immediato.
 
Hanno aderito, tra gli altri, Dario Fo, Franca Rame, Paolo Rossi, Gianni Mina', Susanna Camusso, Antonello Venditti, Francesco Carofiglio, Franco Piperno, Bruna Bellonzi-Curzi, Candida Curzi, Luciana Castellina, Rossana Rossanda.
 
fonte: ansa.it
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Freud e il trauma dell’evasore beccato.

Evasori: siccome è l’anonimato che li nutre, li protegge e li moltiplica, nulla risulta (e risulterà) più efficace dello svelamento in pubblico per farli prontamente redimere, dopo avere saldato il conto con l’erario, eventualmente con la legge, di sicuro con l’educazione civica. Chi dubita del metodo, chi accampa il diritto alla privacy, non sa o non vuole sapere che è proprio di una caccia alle streghe che abbiamo bisogno, perché sono le streghe che ci assediano.

Travestite da gioiellieri che campano con mille euro al mese. Da banchieri con i commercialisti a Lugano, eccetera. Si è visto quanto terrore generò quella passeggiata a Cortina degli ispettori in divisa, quanti scontrini fiscali comparvero, quante volpi argentate, invece, sparirono.

Accadde lo scorso 30 dicembre, ma ancora se ne parla come di un mirabile portento, accaduto appena ieri nella terra degli evasori. Un portento tramandato dai leali contribuenti ai propri figli per farli addormentare sereni. E invece mimato con strepiti e fiamme dai titolari dei Suv sdraiati davanti ai rispettivi psicoanalisti, anche loro colpiti dalla stessa insonnia, dagli stessi incubi che hanno la terribile faccia della fattura fiscale.

Il Fatto Quotidiano, 27 Gennaio 2012

 

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