[STAMPA] Dario Fo a Milano con Lazzi sberleffi dipinti

La prima mostra dedicata al Premio Nobel della letterattura che espone a Palazzo Reale, fino al 3 giugno, 400 opere di tecniche e stile vari

 
Il gusto per il racconto, quello buffo, beffardo, di denuncia. Dario Fo a Palazzo Reale fino al 3 giugno ce lo fa assaporare con il colore e il figurativismo.
 
È lo stesso gusto che emerge dal suo teatro di narrazione, recitato in grammelot padano. Incomprensibile, direte voi, chiarissimo vi assicuriamo noi. Perché usa il linguaggio universale dei suoni, della parola, del canto, dell’onomatopea. È così il mistero buffo è svelato.
 
Lo stesso fa in pittura. Fo pittore? Lo sappiamo drammaturgo, appunto, scrittore, comico, blogger, premio Nobel, ma chi lo conosce bene non ha dubbi: il maestro prima di tutto è pittore.
 
Lo aveva intuito la madre che per costringere a casa, lontano dai guai, il figlio gli ripeteva: “Vai bel testòn, spantégame una frappata di belle figure!”.
 
Lo assicura Felice Cappa: “Se cerco di ricordare qual è, per me, l’immagine più familiare di Dario, in oltre trent’anni di frequentazione prima come spettatore, poi come giornalista e, finalmente, come suo allievo e collaboratore, mi viene in mente sempre Dario che disegna”.
 
E che pittore! Oltre 400 tra Lazzi sberleffi dipinti testimoniano l’inesauribile creatività artistica di Dario Fo. Tele, tavole, tappeti, teleri, che sembrano affreschi e diorami, raccontano temi di attualità che hanno per protagonista un popolo immaginario e reale insieme che brulica alla Hieronymus Bosch per rivendicare la sua presenza.
 
Si aiuta con colori accesi e urlanti che, dove non bastano, ricorrono alle parole del nostro paroliere. Ed è così che entrare a Palazzo Reale significa sfogliare un giornale a fumetti aggiornatissimo e di formato extra-large.
 
Il terremoto dell’Aquila immortala la caduta delle bellezze storiche del paese e il precipitare insieme dei suoi abitanti, mentre in primo piano la casta, dipinta a modi dell’antica pittura romana dai colori moderni, sghignazza e brinda.
 
Lo sbarco di Lampedusa mostra due arche incapaci di accogliere, come quella biblica, inospitali nelle loro pance che sbattono fuori chi vi cerca all’interno speranza e protezione.
 
L’attualità si mischia con il religioso ne La torre di Babele di Pieter Bruegel che si trova a doversi spartire la facciata con il Ponte di Messina che non unisce; Saviano con leone e statua è un moderno San Gerolamo, eremita per forza. E poi c’è il quadro che apre la mostra che fa avanzare Dario Fo e Franca Rame con il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo.
 
Quante citazioni! Alcune evocative, come le Battaglie di Anghiari e Cascina, o L’omaggio alla Tempesta di Giorgione, dove la madre che nuda ci guarda guardata dal suo guardiano, diventa una spiaggiante alle prese con un ombrellone soffiato via dal vento.
 
Altre – più precise – rimandano a capolavori noti, come Il giudizio michelangiolesco e L’adorazione dei Magi del collega caricaturista Leonardo, o di nicchia come L’omaggio a Cosmè Tura e alla nodosa espressionista arte ferrarese rinascimentale.
 
Un ritorno alla pittura del passato che non si traduce in mera imitazione, ma in strumento per sbeffeggiare la realtà contemporanea: «Perché – si leggeva nella motivazione del Premio Nobel per la letteratura ricevuto nel 1997 – seguendo la tradizione dei giullari medioevali, Dario Fo dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi».
 
Anno: 

[STAMPA] Il “genio” e i “lazzi” di Dario Fo a Palazzo Reale di Milano

dario Fo e Franca Rame
Il “genio” e i “lazzi” di Dario  Fo a Palazzo Reale di Milano dal 24 marzo al 3 giugno 2012
 
Dico sempre che mi sento attore dilettante e pittore professionista.
 
Se non possedessi questa facilità naturale del raccontare attraverso le immagini, sarei un mediocre scrittore di testi teatrali, ma anche di favole o di grotteschi satirici!
 
Dario Fo
 
Queste le frasi che introducono ad una mostra, che oltre ad essere un tributo ad un figlio della sua terra, è anche l’omaggio di Milano ad un uomo che attraverso tutte le espressioni dell’Arte, con la A maiuscola, ha dato alla sua città e alla nazione intera in dono il suo “genio”.
 
Straordinario uomo di teatro e Premio Nobel per la letteratura nel 1997, Dario Fo è noto anche per il suo impegno sociale. Non tutti però lo conoscono come pittore, nonostante questo linguaggio abbia accompagnato da sempre la sua attività teatrale e l’abbia anzi preceduta. Si racconta che la madre gli comprasse fogli e matite e gli intimava di disegnare, piuttosto che andar per la strada a giocare come i suoi amici. Vero o no di certo la sua vena artistica lo ha da sempre accompagnato e lo accompagna ancor oggi, come ha  dimostrato durante “la Bottega d’artista”, creata appositamente per mostrare il profondo legame tra Fo e la pittura, a Palazzo Reale. È nella bottega – intesa nella sua accezione rinascimentale – che Dario Fo, partendo da disegni e dipinti, elabora i suoi canovacci portati poi sulla scena.
 
 
La mostra Dario Fo a Milano: lazzi, sberleffi, dipinti, a Palazzo Reale dal 24 marzo al 3 giugno, è un’importante occasione per comprendere come la pittura abbia costituito un punto cardine nel linguaggio espressivo di Fo. A testimoniare l’inesauribile e imprevedibile creatività dell’artista sono esposte oltre 400 opere con una grande varietà di stili e tecniche: dalle pitture dei primi anni ai collages e agli arazzi, fino ai monumentali acrilici più recenti. In mostra anche oggetti di scena, maschere, marionette e burattini, tra cui quelli storici appartenuti alla famiglia Rame. Nutrita la presenza di disegni, schizzi, acquarelli, bozzetti di costumi, fondali, ampie scenografie, locandine e stampe che per osmosi sono diventati parte integrante della drammaturgia della Compagnia Teatrale Fo – Rame. Tutto questo immenso patrimonio è possibile ammirarlo e goderne grazie all’opera di Franca Rame, sua moglie, che ha archiviato e conservato come reliquie per i posteri.
 
Lei stessa ha dichiarato di essere una brava archivista e che quello esposto è solo una parte della monumentale opera del “genio” di Dario, che ad 86 anni suonati si stupisce della vita e di ciò che fa come il ragazzo  di una volta. Il visitatore che avrà l’occasione di averlo come cicerone  godrà appieno della sua opera, dei suoi colori, dei suoi lazzi, dei suoi sberleffi, …. della sua ARTE.
 
Il percorso espositivo si apre entrando nel vivo della satira politica e di costume da sempre praticata nell’arte di Dario Fo, in pittura e in teatro: questo discorso culmina nelle grandi tele “parlanti” realizzate appositamente per la mostra di Palazzo Reale.
 
La mostra accompagna poi il visitatore, in un lungo viaggio attraverso la “storia dell’arte”: dai lavori ispirati alle incisioni rupestri preistoriche ai nostri giorni, attraversando i linguaggi della classicità greca e romana sino alla preziosità dei mosaici ravennati e bizantini. L’interesse di Dario Fo per l’arte del Medioevo e del Rinascimento è testimoniato dai lavori che celebrano i rilievi scultorei del Duomo di Modena e la decorazione del Duomo di Parma, insieme agli studi e dalle lezioni-spettacolo su Giotto e Pietro Cavallini, su Mantegna, Giulio Romano, Michelangelo, Leonardo, Raffaello, Correggio e Caravaggio.
 
Con Tiepolo si interrompe il cammino nella “storia dell’arte” per proseguire con le regie delle opere rossiniane: Il Barbiere di Siviglia (1987), L’Italiana in Algeri (1994), La Gazzetta (2001) e Il Viaggio a Reims (2002). Qui Dario Fo costruisce la più consistente documentazione visiva, elaborando un’impressionante serie di tavole e disegni, molti dei quali presenti in mostra accanto a quelli dedicati al teatro di Molière e all’Histoire du soldat di Stravinsky, capolavoro da lui rivisitato e allestito al Teatro alla Scala nel 1978.
 
La creativa stagione alla Palazzina Liberty del Collettivo Teatrale La Comune, fondato da Dario Fo e Franca Rame nel 1974, è ricordata in mostra attraverso la presenza di opere che Sebastian Matta realizzò per quello spazio.
 
Il percorso prosegue documentando l’incontro con Franca Rame avvenuto nel 1952. Appartenente a una famiglia di artisti girovaghi, che dal Seicento operò nel solco della tradizione della  commedia dell’arte, Franca Rame fece scoprire a Dario Fo la satira come strumento fondamentale per la propria elaborazione artistica.
 
La mostra si conclude con una sezione dedicata alla formazione artistica di Fo, dai primi studi sul natio Lago Maggiore al trasferimento a Milano e alla frequentazione dell’Accademia di Brera, dove incontrò maestri come Achille Funi, Carlo Carrà e Aldo Carpi.
 
Una straordinaria documentazione d’archivio ha consentito la realizzazione di inediti montaggi video, attraverso i quali è possibile ricostruire il giusto rapporto tra le opere teatrali e pittoriche e il contesto storico, artistico e sociale che le ha ispirate. Venti schermi documentano sala per sala la mostra, attraverso le lezioni spettacolo tenute da Dario Fo e Franca Rame. Inoltre, in una sala di proiezione, saranno visibili al pubblico le rappresentazioni teatrali e i film a partire da Lo Svitato del 1956. Data la gran quantità di materiali a disposizione, i programmi saranno rinnovati ogni 2 giorni.
 
Il catalogo, realizzato dalle Edizioni Gabriele Mazzotta, è la testimonianza del lungo sodalizio tra la casa editrice e Dario Fo. Oltre ad aver pubblicato il recente catalogo della mostra Dario Fo. La pittura di un narratore al m.a.x. museo di Chiasso e aver ospitato nel 1999 la mostra Federico Fellini & Dario Fo. Disegni geniali negli spazi della propria Fondazione in Foro Buonaparte, Gabriele Mazzotta ha curato fin dal 1970 pubblicazioni sul teatro di Dario Fo e Franca Rame, compresa la loro opera più famosa in assoluto: Mistero buffo.
 
Giuliana de Antonellis – www.gdapress.it/
 
Info: www.mostradariofo.itwww.comune.milano.it – Infoline 02 54913
 
 
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IRRIPETIBILMENTE FRANCA

 
 
 Entro allo Smeraldo.
Mistero Buffo è una parte di me.
Lo vidi da ragazzino negli anni 70, per la prima volta.
Mistero Buffo ti entra dentro, diventa parte del tuo immaginario, perfino un po’ tuo.
Come quei film che ti cambiano la vita… Amarcord, Miracolo a Milano…
 
E’ il sogno infantile di due geni del teatro, perché solo i geni non hanno mai ucciso il bimbo che è dentro di noi.
 “Mio marito è un monumento” dice spesso Franca. Che del monumento ne è l’insostituibile piedistallo, ma anche il capitello, la nervatura e i decori.
 
Il teatro è pieno. Intravedo Soleri, l’Arlecchino di una vita.
Salgo sul palco. Franca mi ha riservato dei posti.
 
La sua gentilezza, il suo affetto sincero, la sua grazia, mi ha sempre colpito.
Io e mio figlio portiamo fiori a una delle più grandi attrici del Teatro Italiano.
Lei mi onora della sua amicizia.
Ricordo anni fa quando la conobbi, a casa sua.
Portai mio figlio allora ancora bambino. Franca lo guardava con lo sguardo di chi non ha mai smesso di essere madre. Mio figlio, timido, si sentì subito a suo agio, fra Dario e Franca.
Due zii di quei parenti simpatici e affettuosi.
Ricordo mentre Franca ed io si lavorava al computer, Edoardo, mio figlio, seduto sulle ginocchia di Dario, ascoltava la lezione privata del Nobel che gli spiegava le differenze fra le maschere birmane e quella di Pulcinella.
 
Non sa che crescendo, quell’immagine gli resterà dentro, intimamente solo sua, importante e unica.
 
Vedo Franca da lontano. Mi riconosce e come sempre allarga le braccia in un sorriso solare.
Franca è così, una di quelle che gode degli affetti, nel vedere le persone. Franca è un sole, a iniziare dai suoi capelli fino al suo sorriso, spesso aperto, a volte sornione, sempre sincero.
“Che bei fiori!”. Un abbraccio, un bacio senza contatto per il trucco di scena, ed è lei.
Mai cambiata, sempre affabile, ma con una presenza senza eguali.
Lei è una di quelle persone che in una sala piena di gente non passa inosservata.
Il suo incedere le assomiglia: sempre a testa alta di fronte alla vita, alle avversità, alle gioie e agli inciampi.
Dario è seduto, concentrato. Mi saluta e vedo in lui un amico, quasi un parente.
La figura di Franca e Dario mi ha accompagnato in una parte della mia vita.
Prima che li conoscessi di persona e poi.
Inizia lo spettacolo. E’ strano vederli da vicino sul palco.
Noto i movimenti intimi, le pieghe dalle voci, le mimiche.
Dario entra nella storia lentamente, spiega, interpreta.
Franca invece entra in scena ed è lei, subito.
Le pause. Dio le pause. Finalmente un esempio di pause teatrali fino al sublime.
Ritmo e pause, fino a dimenticare che sei in teatro.
Franca ti trasporta, sospira, parla sottovoce, si ferma.
Quella sua posizione che conosco bene, dritta, immobile, a pugni chiusi.
 
E’ la posizione che usa anche nel drammatico stupro.
In Maria della Croce, Franca non interpreta, è.
Lo strazio di una madre di fronte ad un abominio, ridotto quasi a una normalità di dolore, oltre la cui soglia non c’è più nulla.
 
Il suo essere madre e Cristo, i rantoli, il pianto straziante senza lacrime, doloroso, immenso. Il Teatro cade in un silenzio catacombale.
Lei è in trans. Si odono soli i lamenti, i sussurri.
Sparisce la Franca di Coppia aperta, di Tutta Casa letto e chiesa, la comica geniale, la capacità di storpiarsi goffamente per interpretare il ridicolo, lei, bella, altera, elegante.
 
Sparisce l’attrice sexy degli anni 50, l’amica che ti racconta di orgasmi e problemi adolescenziali del figlio.
La suora e Isabella, la Francaccia e la moglie, la mamma e l’operaia del Risveglio.
 
In Maria sotto la Croce ci sono il dolore e il silenzio, il sospiro e l’orrore che entrano in te, fino alla pietà di una madre che tenta di salvare ciò che sa non potrà mai essere.
 
Un giorno Franca mi disse “Noi non recitiamo, parliamo normalmente”.
E mentre Ronconi e Strehler esaltavano l’Accademia della teatralità fino al sublime,
Franca e Dario cambiavano il teatro moderno, facendo scuola a livello mondiale, insegnando non a recitare, ma essere, non a interpretare, ma vivere, nel senso più epico dell’accezione.
 
La guardo e in un attimo ricordo le lunghe chiacchierate nel suo salone a Sala di Cesenatico, nelle calde estati romagnole trascorse a casa sua.
Se avessi potuto registrare le sue storie di cinema e teatro, della sua vita con Dario, dei personaggi famosi che sono ruotati intorno a loro, delle gags poco note, fino alla chiacchiera da pianerottolo come vecchi amici.
 
Franca è lì, nel silenzio, ma sa cambiare in un attimo.
Mentre Dario recita, lei è lì seduta dietro la quinta che segue, quasi a guidarlo, a sorreggere il suo uomo.
E’ indefinibile, Franca è un diamante pieno di piccole facce, in un tutt’uno che brilla e non potrebbe essere altro.
 
Diventa piccola, come una bimba in un angolo, oppure leonessa, che parte in crociate contro il mondo intero.
E’ generosa, attenta, ama i dettagli nei rapporti, e si da.
Una signora, “una bisnonna” come ama ricordare, che smanetta sul computer come una ragazzina di quindici anni.
Lei che corregge bozze e tomi inenarrabili, scritti di Dario, valuta date, orari, sente amici, stabilisce contatti.
E risponde sempre, ma sempre al telefono.
E si entusiasma ancora della vita, come una ragazzina.
 
Eccola li, ferma, in piedi, il teatro che non respira nemmeno per ascoltare il suo silenzio.
Nel suo scialle nero, raccolta a piedi uniti, capo leggermente reclinato, una smorfia di dolore rassegnato.
Mi ricorda il dolore e l’espressione di mia nonna Irma quando morì mio nonno.
Si affacciò sul ballatoio della palazzina e urlò “Maria! Mi è morto l’uomo!”.
Seppure sapesse che doveva morire, lo urlava al mondo, per dividerne il dolore, l’inaccettabilità dell’evento, troppo grande e abominevole per essere accettato.
 
La Franca della parte finale dello stupro, della sua rassegnazione all’umiliazione, quella smorfia tipica che è solo delle donne, abituate alle meschinità e soprusi, al dolore infinito, al mondo che crolla, al male ineludibile.
 
La guardo e la vedo roteare seduta sul cubo in Tutta Casa Letto e Chiesa, con le sue splendide gambe in calza nera e la chioma rosso bionda.
Smorfiosetta e maligna, ingenua e maliziosa, o la fricchettona che fugge in Chiesa per sottrarsi alla carica di Polizia, sempre con quell’aria di chi deve “adeguarsi” allo scorrere di una vita d’imprevisti e tranelli, tradimenti e avversità.
 
Eccola, si muove appena, raccoglie le forze per allontanarsi, ci lascia soli, con le nostre vite che si svegliano da un attimo in cui, anche noi, credenti e miscredenti, cinici ed emozionati, sensibili e indifferenti, ritorniamo da un breve viaggio nel silenzio dell’orrore, come pochi in teatro sanno far vivere.
 
Il Teatro è in piedi.
Lei, ancora scossa, è sorretta dal suo compagno di vita.
Li guardo e capisco che sono una cosa unica, rara da vedersi oggi.
Due geni del teatro.
E lei e lì a capo chino che coglie l’ovazione come un’onda calda che la colpisce.
E’ la Franca.
Irripetibilmente Franca.
 

La Domenica dell'arte con Obrist e Wilson

A Palazzo Reale il critico intervisterà in Sala delle Cariatidi Dario Fo, Alberto Garutti, Franco Vaccari e Luca Cavalli Sforza. Alla Galleria d'arte Moderna, l’artista concettuale Ian Wilson coinvolgerà il pubblico in una conversazione sul tema della conoscenza nell’arte
 
Milano, 29 marzo 2012 – Domenica 1° aprile Milano sarà il palcoscenico per due incontri straordinari, promossi e organizzati dall’assessorato alla Cultura del Comune, che coinvolgeranno protagonisti dell’arte contemporanea nazionale e internazionale.
A Palazzo Reale, il critico e curatore Hans Ulrich Obrist intervisterà in Sala delle Cariatidi, a partire dalle ore 10.30, grandi artisti e intellettuali contemporanei: Dario Fo, Alberto Garutti, Franco Vaccari e Luca Cavalli Sforza; alle ore 16, nella Sala del Parnaso di Villa Reale, l’artista concettuale Ian Wilson coinvolgerà il pubblico in una conversazione sul tema della conoscenza nell’arte.
 
Hans Ulrich Obrist, attualmente co-direttore di mostre e programmi e direttore dei progetti internazionali della Serpentine Gallery a Londra, è nato nel 1968 a Zurigo. Figura di riferimento della scena dell’arte internazionale, Obrist è autore di formati espositivi innovativi e  curatore di oltre 200 esposizioni internazionali dal 1991.
Curatore di “Museum in progress” a Vienna nel periodo 1993-2000, dal 1993 Obrist ha diretto il programma espositivo “Migrateurs” al Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris. È autore di numerose pubblicazioni, tra cui la collana “Interviews” e dei due volumi “Interviews” (Charta 2003/2001).
 
Obrist durante la sua carriera – dai primi anni Novanta a oggi – ha realizzato una serie di interviste ad artisti, architetti, registi, filosofi, musicisti, sociologi, urbanisti e intellettuali tra i più interessanti protagonisti della cultura contemporanea. La sua “battaglia contro la dimenticanza” ha portato a delineare così una mappatura dell’arte e della cultura internazionale degli ultimi vent’anni.
Qui a Milano intervisterà pubblicamente grandi artisti italiani, secondo il seguente programma:
- Dario Fo: ore 10.30-11.15
- Alberto Garutti: ore 11.15-12
- Francesco Vaccari: ore 12-12.45
- Luca Cavalli Sforza: ore 14.30-15.30
 
Dario Fo, presente a Palazzo Reale con la più grande personale a lui mai dedicata, è pittore, attore, artista e intellettuale eclettico. Dopo aver frequentato l’Accademia di Brera, comincia a calcare le scene dei teatri e incontra Franca Rame, con la quale inizia un sodalizio personale e artistico mai interrotto. Nonostante la grande produzione teatrale e letteraria, Dario Fo non smette mai di dipingere. Nel 1997 l’Accademia di Svezia gli conferisce il Premio Nobel per la letteratura “perché, insieme a Franca Rame, attrice e scrittrice, nella tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere e restituisce dignità agli oppressi”.
 
Alberto Garutti (Galbiate, 1948) è artista e docente, titolare all’Accademia di Brera di Milano e professore per la cattedra di Arte 2 presso la Facoltà di Architettura di Venezia, IUAV.
Invitato a grandi manifestazioni internazionali, come la Biennale di Venezia nel 1990 o il M.A.R.T.A, Museum di Herford nel 2001, è autore di opere pubbliche e installazioni urbane ed è stato protagonista di numerose mostre personali e collettive, in Italia e all’estero. Nel 2009 vince il Premio Terna 02 ed il Premio per la Cultura della città di Gent.
 
Franco Vaccari (Modena,1936) è fotografo, artista e professore alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Laureato in fisica, le sue prime ricerche sperimentali confluiranno, da una parte, nella produzione artistica d’esordio come poeta visivo, dall’altra in una riflessione teorica sui mezzi di comunicazione e il processo artistico, al termine della quale l’opera viene teorizzata non come un “dato progettato dall’artista”, bensì come “processo innescato dall’artista”. Il suo lavoro artistico risulta tangente a diverse aree di ricerca, ma quella che, forse, ne esprime meglio il senso potrebbe essere definita “realismo concettuale”.
Ha partecipato alle Biennali di Venezia del 1972, 1980 e 1993 e a quella coreana di  Gwanju  nel 2010.
 
Luca Cavalli Sforza (Genova, 1922) è genetista e scienziato, studioso di antropologia e di storia. I suoi studi si sono incentrati in maniera particolare sulla genetica delle popolazioni e delle migrazioni dell’uomo. Il Comune di Milano gli ha dedicato una mostra “I viaggi di Luca Cavalli Sforza. Ancora una volta ero io il curioso”, in programma al Museo di Storia Naturale dal 26 gennaio all’1 aprile 2012.
Cavalli-Sforza è professore emerito all’Università di Stanford in California, socio nazionale dell'Accademia dei Lincei per la classe delle Scienze Fisiche e membro ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze. È Premio Balzan 1999 per la scienza delle origini dell'uomo e anche socio onorario della Società italiana di biologia evoluzionistica.
 
Alle ore 16, nella Sala del Parnaso presso la Galleria d’Arte Moderna di Milano, in Villa Reale, l’artista concettuale Ian Wilson coinvolgerà il pubblico in una conversazione sul tema della “Pura Conoscenza dell’Assoluto nell’Arte”: “THE PURE AWARENESS OF THE ABSOLUTE IN ART”, questo il titolo della “discussione”, è un evento promosso e organizzato dall’assessorato alla Cultura in collaborazione con la Galleria Massimo Minini. L’ingresso è libero fino ad esaurimento posti.
 
E' a partire dal 1968 che Ian Wilson (1940, Sudafrica) ha iniziato a lavorare su una serie continua di eventi di ‘comunicazione orale’ che ha chiamato “Discussions”. Queste opere sono state ideate con l’intenzione di creare una forma d’arte che non lasciasse residui e che potesse esistere solo durante il suo svolgimento.
 
“Wilson è forse l’artista concettuale più estremo. Dal 1968 ha prodotto opere in forma di discussione. Non crea oggetti, sculture, dipinti, ma trasmette oralmente idee e concetti, stimolando nell’interlocutore sensazioni, domande, che a loro volta generano immagini. Nessuna registrazione delle discussioni, niente fotografie né trascrizioni. Alla fine un certificato conferma che la discussione è avvenuta e, magari, acquistata.” (Massimo Minini, Pizzini, Mousse Publishing).
 
Le Discussions si sono tenute presso gallerie, istituzioni e abitazioni private. Per la prima volta sono state ospitate nel 1977 in un contesto museale al Van Abbemuseum di Eindhoven. Su richiesta dell’artista, queste opere di linguaggio non sono mai registrate né trascritte.
 
Nato in Sudafrica nel 1940, Ian Wilson si trasferì negli Stati Uniti nel 1960. Attualmente vive a New York. Wilson ha tenuto le Discussions presso Konrad Fischer Galerie, Dusseldorf (1970, 1972); the California Institute of the Arts, Los Angeles (1971); New York University, New York (1971,1977); Institute of Contemporary Arts, London (1970, 1975); Van Abbemuseum, Eindhoven, Netherlands (1976–83, 1985, 1986, 2005, 2009); Documenta 7, Kassel (1982); Centre Pompidou, Parigi (1981, 2005); Galerie Jan Mot, Brussels (2004, 2006, 2008, 2011); Museum Kunstpalast, Dusseldorf (2005); Peter Blum Gallery, New York (2007); Swiss Institute, New York (2007); Yvon Lambert Gallery, New York (2007); Museion, Bolzano (2008); Galleria Massimo Minini, Brescia (2009); Galerie Jan Mot e Galleria Massimo Minini ad Art Basel 41 (2010); DIA Beacon (2011).
 
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[VIDEO] Lazzi, sberleffi e dipinti: Dario Fo colora Palazzo Reale e appoggia il Teatro Derby

Milano. Dario Fo, per la vernice della sua mostra "Lazzi, sberleffi e dipinti", ha guidato i giornalisti tra una sala e l'altra, raccontando ogni quadro e ogni opera, dopo una breve introduzione nel cortile di Palazzo Reale, terminata con l'intervento dei ragazzi che vogliono salvare il Teatro Derby dalla chiusura e che hanno trovato il sostegno del Premio Nobel. La mostra dedicata a Dario Fo sarà aperta sino al 6 giugno.
Servizio di Claudia Bellante...

fonte: c6.tv

Anno: 

[VIDEO] Franca Rame, riforma del lavoro e le mutande di Mario Monti

Scritto da Francesco Menichella
 
La satira mette a nudo il potere e chi governa oggi non fa eccezione. Franca Rame non si limita a ricordare la regola base della satira ma la applica a Mario Monti. Una tv senza antenna raccoglie la preziosa lezione fornita ai microfoni di Laura Pacelli e la ripropone integralmente, come da richiesta della stessa artista moglie di Dario Fo.
La satira nasce dal dramma. Usa sarcasmo, comicità, sorrisi e la sua amara sensibilità. L’intelligenza e l’istinto danzano pericolosamente sulla terrazza del potere e intanto sbirciano nella toilette del re e nei gabinetti dei presidenti. Il satiro è un buonista sorridente, bisognoso di etica, ma cattivo e sferzante sotto la sua maschera. I tempi migliori sono quelli in cui i satiri fanno più paura dei politici. I peggiori quando vengono censurati, oscurati o dichiarati non televisivi.
 
I fan di Mario Monti hanno bisogno della satira che ne saggia la consistenza e lo mette in mutande. Franca Rame satireggia sull’apparenza mite e moderata del nuovo presidente del consiglio svelandolo come perfetto prototipo dell’uomo di parte: la destra.
 
L’istinto satirico sferza l’indulgenza della politica verso i potenti, la fermezza verso i più deboli, l’ipocrisia delle mani strette ai dittatori delle finte democrazie asiatiche. Gli inchini al denaro e le beffe ai lavoratori scatenano la satira.
 
Franca Rame è esplicita ed esterna ogni dubbio sull’attuale premier, ambasciatore di mercato prima che di democrazia. Una chiave di lettura e non certo una verità, una percezione e non una dimostrazione. L’unica pretesa della satira è esistere.
 
maschera teatro
 
Argomento: 
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Jacopo Fo presenta il suo nuovo spettacolo "Impossibile ma vero!"

impossibile ma vero Jacopo Fo
 
Non è in crisi solo l'economia. E' il nostro sistema ad essere in crisi. E non per colpa di un complotto di malvagi ma a causa di una serie di falsi e censure che stanno alla base del nostro modo di vedere il mondo.
 
Ogni giorno succedono cose impossibili. Ma i media non ne parlano.
 
Questo spettacolo teatrale rischia di cambiarti il punto di vista sul mondo... Rischia anche di migliorare in modo esagerato la tua salute fisica e mentale.
Argomento: 
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Dario Fo a Milano Lazzi Sberleffi Dipinti

dario fo a milano

DARIO FO a MILANO - LAZZI SBERLEFFI DIPINTI
dal 24 MARZO al 3 GIUGNO al PALAZZO REALE di MILANO

- orari 
  • Lunedì 14.30 - 19.30
  • Martedì, mercoledì, venerdì, domenica 09.30-19.30
  • Giovedì e sabato 09.30-22.30
Anno: 

[STAMPA] Teatro Derby, cultura e occupazione

Scritto da Francesco Menichella
 
Lo sfratto del Teatro Derby a Milano rischia di fare chiudere per sempre la sede dello storico club del cabaret. Alla compagnia del Derby verrebbe sottratto uno spazio culturale vitale. L’ex sindaco Letizia Moratti aveva promesso un appoggio ma se n’è andata senza mantenere l’impegno. Ora c’è Giuliano Pisapia e la beffa della chiusura sarebbe più grande.
 
Se il Comune non mantenesse al più presto le promesse si potrebbe arrivare a una acquisizione dello spazio sulla falsariga di quanto è già accaduto a Roma con l’occupazione del Teatro Valle.
 
A Palazzo Reale, durante la presentazione della mostra dedicata alla pittura di Dario Fo, Lazzi Sberleffi Dipinti, una delegazione della compagnia del Derby ha chiesto l’appoggio al premio Nobel.
Dario Fo non si è fatto pregare e a nome proprio, della sua compagnia e di Franca Rame ha dato pieno appoggio.
 
Una tv senza antenna era presente e ritrasmette questa richiesta di libertà e partecipazione...
 

fonte: ilpeccatore.gqitalia.it

Argomento: 
Anno: 

[STAMPA] "Dario Fo a Milano - Lazzi, Sberleffi, Dipinti” in mostra a Palazzo Reale

Oltre 400 opere in mostra fino al 3 giugno 2012. Foto e video con interviste di Vittorio Aggio
di Silvia Muciaccia

dario fo

 
Dario Fo a Milano Lazzi Sberleffi Dipinti” è così che Dario Fo artista e premio Nobel per la letteratura, ha intitolato la mostra che ha conquistato Palazzo Reale in piazza Duomo, con oltre 400 dipinti, inaugurata ieri e che si protrarrà sino al 3 giugno 2012. Organizzata dal Comune di Milano – assessorato alla Cultura, dalla Compagnia Teatrale Fo-Rame e dalla Fondazione Mazzotta, curatore della mostra Felice Cappa.
 
stefano boeri con dario fo
Stefano Boeri con Dario Fo
 
Arazzi, maschere, pupazzi, burattini e uomini dipinti, dalle pitture dei primi anni ai collages, ai monumentali acrilici degli ultimi anni; una mostra, un carnevale di colori, un trionfo di genialità e teatralità nella sale di Palazzo Reale con Dario Fo che ha parlato, recitato, improvvisato. E’ stato uno spettacolo, uno spettacolo teatrale la mostra che ieri si è aperta a Palazzo Reale, unica nel suo genere con inediti montaggi video.
 
In mostra anche oggetti di scena per raccontare il contesto teatrale e storico delle attività teatrali di Fo.

attività teatrali di dario fo
 

 
Un omaggio al premio Nobel che la città di Milano gli doveva , un debito intellettuale di lunga data nei confronti di Dario Fo”, precisa l’Assessore alla Cultura Stefano Boeri .
 
Dell’attore dilettante e pittore,” così come lui si definisce, finalmente dopo le esposizioni in America, Russia, Svezia, Spagna, Portogallo la mostra è in transito anche a Milano.
 
Dario Fo, da sempre anche impegnato socialmente e politicamente, ha ascoltato una delegazione di artisti del Teatro Derby,  sfrattati dallo storico teatro di Milano, che hanno chiesto aiuto e solidarietà.
Fo ha promesso loro appoggio e aiuto per l'acquisto di un nuovo teatro.
 
Molti gli artisti e i personaggi della cultura milanese e non solo. Abbiamo incontrato Gillo Dorfles, critico d'arte, pittore e filosofo italiano,  insieme a Oliviero Toscani, fotografo, con cui abbiamo allegramente chiacchierato.
 
dario fo a milano
 
Una geniale trovata l’idea di proporre al pubblico la Bottega D’Artista, oltre 2000 persone in una settimana, incontri di introduzione alla mostra, aperti al pubblico, in un vero e proprio laboratorio riproducente l’atelier del maestro.
 
dario fo lazzi sberleffi e dipinti
Dario Fo nella sala dedicata a Franca Rame
 
Un’esclusiva anteprima per svelare lentamente il processo creativo di Dario Fo in pittura, con lui che, personalmente, per una settimana, con grande generosità si è esibito in vere e proprie lezioni spettacolo, corredate da proiezioni e video del passato in un clima da bottega rinascimentale che anima le fasi creative dell’artista a conoscerne le tecniche e le fasi di lavorazione, ma soprattutto gli spunti quotidiani che trasformano il pensiero in arte.
A grande richiesta La Bottega d’Artista rimarrà attiva per tutta la durata dell’esposizione, integrandosi con il percorso espositivo, con Dario Fo e Franca Rame che per tutta la durata della mostra manterranno un intenso legame con il pubblico, accompagnando i visitatori tra le sale e commentando le opere esposte. Inoltre, sarà possibile vedere Dario Fo e i suoi assistenti al lavoro sulle ultime opere che andranno a completare la mostra, in un ideale di “work in progress”.
 
Presente, come sempre, al suo fianco Franca Rame a cui Dario Fo ha dedicato un’intera sala di dipinti.
 

Silvia Muciaccia
fonte: mi-lorenteggio.com
 
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[VIDEO] Dario Fo, auguri di Buon Compleanno da Franca Rame


Scritto da Francesco Menichella
 
Nel giorno in cui inaugura a Milano una mostra sulla sua pittura, Dario Fo compie 86 anni. Lazzi, Sberleffi e Dipinti è una rassegna pittorica necessaria per conoscere appieno il senso della straordinaria opera teatrale, letteraria e satirica di Dario Fo.
 
I tratti fondamentali della sua espressione artistica più nota sono incredibilmente rappresentati dai colori, le forme, i movimenti e a volte le didascalie di quadri, tele e arazzi su cui lavora con passione fin da quando era bambino. La vita di Dario è fatta di impegno, testimonianza politica e affetto. Ha sempre avuto una grande attenzione al pubblico che rispetta, come pochi sanno fare, concedendogli il beneficio di essere adulto e la possibilità di crescere insieme a lui.
 
Viene spontaneo unirsi al coro di chi lo ama e gli fa gli auguri. C’è un’opera, però, veramente eccezionale. Un’opera parlante che meglio di ogni altro sa onorare il suo compleanno.
 
Una tv senza antenna ha raccolto, grazie al microfono della giornalista Laura Pacelli, un ulteriore tratto della magia esistenziale di Dario Fo e Franca Rame, una coppia che continua a farci sperare nella lotta e nell’amore.
 

fonte: gqitalia.it

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