[VIDEO] La Pasqua di Dario Fo con i licenziati dei Treni Notte

Una Pasqua a Palazzo Reale per il maestro Dario Fo. Una Pasqua in solidarietà con i lavoratori licenziati dei Treni Notte, per la loro lotta e protesta contro la soppressione di un servizio che, oltre a lasciare a casa centinaia di lavoratori, è sempre stato fondamentale per tenere unita l’Italia permettendo a prezzi accessibili il collegamento tra il Sud e il Nord del paese.
 
Dario Fo ha presentato al pubblico il suo dipinto intitolato “Dobbiamo salire sempre più in alto per farci sentire“, dedicato anche alla protesta del Binario 21 in Stazione Centrale a Milano dove da quattro mesi i licenziati si sono barricati su una torre. Ha spiegato davanti alle telecamere l’importanza della protesta incitando alla partecipazione e all’unità. Al telefono con Stanislao, uno dei due licenziati sulla torre, Dario Fo ha promesso che a breve passerà a trovarli, annunciando iniziative di supporto alla loro causa.
 
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[FOTO] Dario Fo: un dipinto per gli ex lavoratori Wagon Lits

di Anna Giolitto

Pasqua, 8 aprile 2012. Dario Fo invita alla sua mostra a Palazzo Reale «Lazzi, sberleffi e dipinti» una delegazione dei lavoratori licenziati ex Wagon Lits, in protesta da dicembre sulla torre faro della stazione Centrale di Milano per la chiusura dei treni notte.
Dario Fo dedica loro un quadro: «Sempre più in alto dobbiamo arrampicarci perché si accorgano della nostra tragedia». Davanti al suo dipinto, Dario Fo telefona a Stanislao Focarelli, sulla torre da più di un mese, e dice: «Siamo qua in tanti, in un salone dove c’è questa pittura e dove ci sei tu, lassù in alto, dipinto insieme a tutti i tuoi compagni. Questo per ricordare a tutti quanti l’importanza del gesto straordinario che state compiendo».
 
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fonte: asacube.com
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[STAMPA] Pasqua: Milano, grande successo mostre e musei, 6500 visitatori

lazzi sberleffi dipinti

(AGI) - Milano, 9 apr. - Sono stati piu' di 2000 i visitatori che nella giornata di ieri hanno affollato il Polo espositivo e museale di Palazzo Reale-Museo del Novecento in piazza del Duomo a Milano.
 
Palazzo Reale ha accolto  oltre 300 visitatori per la mostra-evento "Lazzi Sberleffi Dipinti". (AGI) Red/Car
 
fonte: agi.it
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[STAMPA] "Lazzi sberleffi e dipinti": Dario Fo pittore in mostra a Palazzo Reale (Milano)

La personale di Dario Fo, in mostra sino al 3 giugno 2012: oltre 400 lavori, realizzati in decenni di attività. Scopri maggiori dettagli.
 
dario fo
 
Forse non tutti sanno che Dario Fo, premio Nobel per la letteratura nel 1997, prima di essere un grande drammaturgo, regista e attore, ha iniziato la sua carriera artistica come pittore. Una passione, un primo amore, che la città di Milano ha scelto di celebrare attraverso una personale organizzata a Palazzo Reale sino al 3 giugno 2012.
 
"Lazzi sberleffi e dipinti": questo il titolo delle circa 400 opere, realizzate in decenni di lavoro, che saranno esposte in una delle gallerie più importanti d'Italia. Non solo tele, ma anche disegni, acquerelli, marionette, maschere e monumentali acrilici. Una mostra che, ove ne fosse necessario, conferma l'assoluta trasversalità artistica di Fo.
 
Svariate anche le tematiche che si succedono cronologicamente approfondendo il discorso satirico-politico e finanziario della storia recente: il berlusconismo, la corruzione e la speculazione edilizia, la cattiva gestione dei soccorsi ai terremotati dell'Aquila e così via muovendosi nell'attualità.
 
Un'esposizione che si pone anche quale doveroso omaggio all'amata compagna di una vita, Franca Rame, e all'Accademia di Brera, da sempre, luogo d'incontro con i maestri Achille Funi, Carlo Carrà e Aldo Carpi.
 
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[STAMPA] Piazza Fontana: Romanzo di una Strage. Intervista a Franca Rame, una testimone che non ha dimenticato

 
Qui di seguito pubblichiamo un'intervista di Silvana Silvestri a Franca Rame apparsa su Il Manifesto di oggi. Si tratta di un commento al film di Marco Tullio Giordana "Romanzo di una strage" che parla della Strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969.
 
INTERVISTA:
Franca Rame: una testimone che non ha dimenticato
di Silvana Silvestri
 
L'ultimo film di Marco Tullio Giordana Romanzo di una strage ha più la vocazione di un "romanzo sceneggiato" ben appoggiato su schemi collaudati che di un film militante. Sposta in tempi remoti e come oramai definitivamente conclusi un panorama politico su cui invece si basa ancora la nostra convivenza civile e su cui è bene non abbassare la guardia. Secondo le modalità del cinema italiano si portano in primo piano i personaggi e si lascia che le trame, il contesto svaniscano in uno sfondo indifferenziato. La divisione tra buoni e cattivi è molto sottolineata e i buoni diventano vittime sacrificali sul cui sangue versato, come nell'antica mitologia, fondare lo stato: Pinelli, Moro, Calabresi posti sullo stessi piano perchè appaiono autonomi  nelle loro idee, non manipolabili e quindi pericolosi. Chi ha vissuto quegli anni ne averte ancora con brividi tutto il fuori campo che nel film non c'è. Le lotte studentesche e operaie, le manifestazioni contro la guerra nel Vietnam, leleggi da stato di polizia, le dittature già imposte e le altre a venire.
Per un mese intero Morte accidentale di un Anarchico fu allestito nel Cile di Allende, al Teatro dell'Università dall'ottobre al novembre del 1970. E' importante perchè dopo il colpo di stato di Pinochet, Dario Fo e Franca Rame misero in scena Guerra di un popolo in Cile dove in realtà si parlava chiaramente della situazione italiana. A Franca Rame che ha partecipato da sempre alla vita politica e intellettuale del paese, senatrice, militante in prima linea e che ha pagato anche duramente per questo, voce di tutto un movimento e un paese attraverso il teatro che esprimeva le verità che non si dicevano, chiediamo un parere sul film. E la sua risposta è decisa: il film manca di coraggio, non si sente il paese e i giovani non capiranno che cosa succedea in quei giorni.
 
Ho avuto la possibilità di vederlo e rivederlo questo film con molto interesse. Le intenzioni sono buone, ma… Quel che dico è sicuramente pesante: manca di coraggio.
Un giovane vedendo oggi il film di Giordana cosa può capire di quegli anni? E soprattutto non dice che a Calabresi fu tolta la scorta… “Vai… e tanti auguri!”. Chi l’ha ucciso? Si sa. Ma chi non lo sa? Sì… viene accennato. Ma, a mio avviso, non basta.
Si vede solo il corpo del commissario abbandonato per terra tra le macchine come fosse “dimenticato” lì da qualcuno. Non si sente il furore, la fatica, l’ansia politica di quegli anni. Non c’è Milano. La situazione era tremenda, cominciavano i primi arresti, è stata una pagina di storia stragista, ‘sporca’, ambigua, assassina.
Quello che sapevamo e che si vede anche nel film è che certamente Calabresi non era nella stanza quando Pinelli fu fatto volare dalla finestra del IV piano della questura di Milano. Quando Dario mise in scena Morte accidentale di un anarchico, era in atto il processo Calabresi-Lotta continua. Dopo l’udienza gli avvocati difensori di Lc. ci raggiungevano a teatro e ci raccontavano quello che era emerso durante il dibattimento che veniva immediatamente inserito nello spettacolo.
 
Non sarà che il film vuole collocare la vicenda nel passato una volta per tutte?
Siamo certi siano passati quei momenti? Tira una brutta aria in questo Paese.
Ma cosa possono capire i giovani disinformati come sono, se non si dà una corretta realtà del passato? Non c’è la visione reale di quello che si stava vivendo… mancano le lotte operaie e studentesche… le cariche della polizia, le manganellate, gli arresti… e possiamo dirlo, in questura si sentivano le urla degli interrogati. C’è chi le ha pure registrate.
 
In qualche modo si continua a parlare in modo ambiguo di Valpreda, «ballerino e violento» la sua criminalizzazione non è certo sospesa, né quella degli anarchici in genere
Ho molti amici anarchici, qualcuno forse esaltato, (ma gli esaltati credo si trovino ovunque) ma generosi e onesti come pochi. Conoscevo Pietro da prima della strage di cui fu accusato. L’ho seguito durante la sua pesante carcerazione. Conservo tutte le sue lettere. Si è fatto tre mesi in isolamento con la luce sempre accesa… non appena si appisolava lo andavano a svegliare. Proibito dormire, capito? Durante quei tre mesi non ha visto altro che le guardie carcerarie. Nessun avvocato, nessun parente. E quando dico nessuno voglio dire proprio *nessuno*.
Un’esperienza che non vorrei vivere.
E dopo 1110 giorni di carcere viene scarcerato il 29 dicembre grazie alle numerose manifestazioni popolari organizzate dal movimento per la sua libertà, Dario ed io siamo andati a salutarlo. Grande commozione.
Posso dire che il film c’entra poco con quello che è realmente successo in quel periodo difficile per tutti. Nel suo caseggiato c’erano poliziotti all’ingresso e ad ogni piano, che chiedevano i documenti a chi entrava. Sua zia Rachele che per lui era come una madre, quando è stato rilasciato, lo lasciava uscire solo con me. Di fianco a Valpreda la vita non era facile. I fascisti volevano farlo fuori. Si era quindi accompagnati dalla polizia. Noi per nostro conto, loro in macchina. Dovevo comunque comunicare al Questore i nostri movimenti.
Se si andava a vedere un film, due poliziotti si sedevano dietro, due davanti e due di lato. Per l’ultimo dell’anno avevamo uno spettacolo a Bologna. Penso che sia ora che Valpreda Pietro passi un momento tra i compagni, decidiamo quindi con Dario e Jacopo di portarlo con noi. Avverto la questura dello spostamento. Si parte in macchina, come sempre seguiti dall’autovettura della polizia. Causa la neve e le strade gelate, perdiamo la scorta perché è finita fuori strada.
Ora al ricordo, sorrido… ma allora la tensione era molta. Contatto con il telefono della mia macchina, la questura di Milano comunicando l’incidente. “Troverà il questore di Bologna ad aspettarvi al casello dell’autostrada.” Mi si risponde. Tiro un gran sospiro. Così è stato.
Raggiungiamo il locale dove si doveva tenere lo spettacolo. Un mare di gente. Pietro emozionato oltre misura. Si può capire. Pure tutti noi avevamo il magone in gola.
A mezzanotte al momento del brindisi qualcuno ha iniziato a fischiettare “bandiera rossa” seguito da tante altre voci… che bellezza! Che respiro… poi lentamente ci si zittisce… scende un gran silenzio… siamo tutti sospesi… e nel silenzio ci sono i singhiozzi di Pietro che assapora il piacere dell’amicizia, della fratellanza, della libertà.
 
fonte: il Manifesto
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[STAMPA] Jannacci canta per Dario Fo a Palazzo Reale

'El purtava i scarp del tennis' cantata in coro a Palazzo Reale. E' stato il momento più intenso della mattinata straordinaria per la mostra di Dario Fo 'Lazzi sberleffi dipinti'.
 
Una insolita jam session del duo di Enrico Intra e Franco Cerri ai quali si e' unito prima Enzo Jannacci e poi, una mezz'ora più tardi, ormai inaspettato da molti, Adriano Celentano. Nonostante le sue non buone condizioni di salute, Jannacci ha concesso alla piccola platea, in parte seduta per terra in parte in piedi, il momento più emozionante della mattinata intonando una delle sue canzoni più famose dedicata alla lunghissima amicizia con Dario Fo (video di Luigi Bolognini)
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[FOTO] La grande festa per Fo a Palazzo Reale

Grande abbraccio di folla per l'evento di Palazzo Reale in occasione della mostra dedicata al Dario Fo pittore. Protagonisti di una jam session musicale Enrico Intra e Franco Cerri ai quali si è unito Enzo Jannacci che ha regalato un'emozione speciale al pubblico cantando 'El purtava i scarp del tennis" in coro con tutti i presenti e nonostante le sue condizioni di salute non buone. Presente anche Adriano Celentano
dario fo e enzo jannacci
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[VIDEO] Fo, Jannacci e Celentano ricordano esordi: Enzo canta, Adriano no

Fo, Jannacci e Celentano ricordano esordi: Enzo canta, Adriano no
Al Palazzo Reale di Milano per la mostra dedicata a premio Nobel
 
video dario fo
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Milano, (TMNews) - Dario Fo, Enzo Jannacci e Adriano Celentano insieme per ricordare la Milano che fu, gli esordi musicali alla Taverna messicana e al Santa Tecla, immortalati in un quadro della mostra "Lazzi Sberleffi Dipinti", allestita a Palazzo Reale e dedicata al Premio Nobel. Insieme a loro il pianista Enrico Intra e il chitarrista Franco Cerri, che Fo ha conosciuto 62 anni fa.
 
"Questo è un incontro storico, adesso arriva anche Jannacci che si alza solo per noi, perchè era a letto". Jannacci, nonostate un'operazione chirurgica imminente, non si lascia scappare l'occasione e intona "El purtava i scarp de tennis", una delle sue canzoni più famose. Un'esibizione non prevista, ma molto apprezzata.All'arrivo di Celentano si scatena la ressa di giornalisti e fotografi. Il cantante poi si unisce al gruppo, sempre sotto il vigile sguardo della moglie Claudia Mori: a differenza di Jannacci non canta, nonostante le richieste del pubblico, ma racconta qualche aneddoto del passato musicale in comune.
 
"Addirittura io ho detto, stiamo insieme e facciamo un contratto: se per caso sfondiamo quello che guadagniamo dividiamo in parti uguali, loro avrebbero accettato, lui e Gaber, ma gli altri non hanno accettato e devo dire meno male". Poi Celentano saluta e lascia la sala e il palazzo, accompagnato dalle guardie del corpo.
 
fonte: tmnews.it
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[STAMPA] IL TESORIERE BUTTAFUORI SENZA UNA GIACCA DECENTE articolo di Lidia Ravera sul Fatto Quotidiano di oggi, 06 aprile 2012.

BASSO, GRASSO, TONDO. Due ombre nere al posto della barba e dei capelli. Una bella faccia da posteggiatore napoletano, di quelli che per 50 centesimi ti storpiano "O sole mio", avvilita da piccoli occhi furbi, imperturbabili fino alla tracotanza.

'E Francesco Belsito, genovese, qualunquemente brutto nonostante l'età (41 anni) e la disponibilità economica (ha tre Porsche e neppura una giacca decente).

Nasce autista di Guido Biondi, dopo esser stato un ottimo buttafuori da discoteca, un non meglio identificato "animatore" e un solerte spacciatore di focaccine.

La sua ascesa verso i paradisi artificiali della politica inizia con il sottosegretariato dei diversamente intelligenti (la Semplificazione) e si conclude con la carica più ambita dai diversamente onesti (tesoriere). 

Evidentemente le focaccine erano buone. Ma è sufficiente? Sì. La dote più spiccata del politico moderno è la disponibilità a tutto. Portare borse, fondi, sesso, consensi e voti. 

Per diventare tesoriere è richiesta, per curriculum, anche una particolare passione: utilizzare a scopi privati soldi pubblici.

Dopo la doppietta Lusi-Belsito chi sarà beccato? Non si potrebbe, nell'attesa, ridurre i finanziamenti ai partiti? Sono soldi nostri, in fondo!

 

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[STAMPA] Anteprima a Bologna per A casa non si torna. Il film sulle donne con lavori maschili

 
Ad accompagnare la presentazione del documentario sulle lavoratrici alle prese con mansioni faticose (guidatrici di tir, operaie edili, operatrici ecologiche, ecc) ci saranno i registi Lara Rongoni e Giangiacomo De Stefani assieme al segretario Cgil, Susanna Camusso
 
a casa non si tornaSono italiane, ma non solo. Il mattino si svegliano prestissimo e non hanno neanche tempo di guardarsi allo specchio. Ognuna è attesa sul posto di lavoro, che sia a svuotare cassonetti o in un cantiere edile, alla guida di un tir o a posizione i fari su un set. Sono le protagoniste “coraggiose” del documentario A casa non si torna – Storie di donne che svolgono lavori maschili, quelle che si sono sentite apostrofare con “commenti allucinanti” dagli uomini e che, una volta esaurito il proprio turno, vanno all’asilo a prendere i figli “perché questa è una bella vita”.
 
Il lungometraggio di Lara Rongoni e Giangiacomo De Stefano (la produzione è della società imolese Sonne Film) sarà proiettato in anteprima “pubblica” (il documentario è già stato visto sul web, n.d.r.) a Bologna domani, 4 aprile, al cinema Europa di via Pietralata 55 alla presenza di Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil, il sindacato che insieme alla Fondazione Argentina Bonetti Altobelli promuove l’evento. Insieme alla leader dell’organizzazione dei lavoratori, saranno presenti il sindaco di Bologna Virginio Merola e il segretario generale dell’Emilia Romagna Vincenzo Colla, insieme per tenere a battesimo un percorso che condurrà, nel giro di poco tempo, a un’assemblea regionale declinata al femminile.
 
I lavori ‘faticosi’, oggi, come nel passato sono considerati lavori preclusi alle donne… Ma cosa mi raccontate? Le donne li hanno sempre svolti, ma senza che nessuno li riconoscesse”, dice l’attrice e femminista Franca Rame che, tracciando le linee dell’emancipazione femminile dall’Ottocento a oggi, accompagna con la sua voce l’inizio e la fine del documentario, della durata di sessanta minuti. “La capocantiere, la camionista, l’elettricista e tanti altri ritratti di donne sul posto di lavoro”, aggiungono Rongoni e De Stefano, “testimoniano le difficoltà, ma anche l’orgoglio della propria condizione. Nulla è trasformato in esibizionismo e neanche in autocommiserazione, ma è un racconto che consente di capire come queste donne affrontino la vita”.
 
Finanziato dalla Film Commission Emilia Romagna e con il contributo di coordinamento donne Spi Bologna, Cgil nazionale, Cgil di Imola e Cgil regionale, Fondazione Argentina Bonetti Altobelli e Udi (Unione donne in Italia), il documentario è disponibile anche sul sito di ilfattoquotidiano.it dallo scorso 8 marzo “per ricordare le conquiste sociali delle donne, ma anche le discriminazioni che ancora subiscono soprattutto nel mondo del lavoro”.
 
Perché, prosegue la presentazione del film, si vive “in una società disegnata da uomini” per quanto emerga “la volontà di non arrendersi e di vivere la vita felicemente anche attraverso le difficoltà”. Ecco allora le storie di Maria, Licia, Michela, Simonetta, Latifa e Reina, sei voci e sei vissuti “che, nel silenzio generale, continuano a superare i limiti imposti da un malinteso senso comune”.
 
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[STAMPA] GIOVEDI' 5 APRILE 2012 DARIO FO INCONTRA FRANCO CERRI, ENRICO INTRA, ENZO JANNACCI E ADRIANO CELENTANO

Milano, Palazzo Reale accesso dalla mostra

GIOVEDI' 5 APRILE 2012 ORE 10.30
 

DARIO FO INCONTRA  FRANCO CERRI e ENRICO INTRA
e il trio degli studenti dei Civici Corsi di Jazz

Saranno presenti: Enzo Jannacci e Adriano Celentano

Evento si svolge all'interno degli spazi della mostra a Palazzo Reale Lazzi Sberleffi Dipinti
Per l'occasione l'ingresso sarà gratuito dalla ore 9.30 alle 12.00

"Come dice Dario Fo, 'Lazzi Sberleffi Dipinti' non è una mostra, ma uno spettacolo iniziato con la 'Bottega d'artista' , proseguito poi con gli incontri con gli studenti dell'accademia di Brera, in un continuum che andrà avanti, ne siamo certi, fino alla chiusura della mostra" - ha affermato l'assessore alla Cultura Stefano Boeri.

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[STAMPA] Negli spazi della mostra, Dario Fo incontra Enrico Intra e Franco Cerri

 

Ospiti eccezionali Adriano Celentano e Enzo Jannacci

Milano, 3 aprile 2012 – Giovedì 5 aprile, alle ore 10:30, a Palazzo Reale, negli spazi della mostra “Lazzi  Sberleffi Dipinti” dedicata a Dario Fo, il pianista e compositore Enrico Intra e il chitarrista Franco Cerri suoneranno e parleranno con Fo di Milano e delle loro esperienze comuni. Insieme a loro, anche un trio di studenti dei Civici Corsi di Jazz, la scuola del Comune di Milano diretta da Musica Oggi, l'associazione di Cerri, Intra e Maurizio Franco. All’incontro saranno presenti anche Enzo Jannacci e Adriano Celentano.
 
“Come dice Dario Fo, ‘Lazzi Sberleffi Dipinti’ non è una mostra, ma uno spettacolo iniziato con la ‘Bottega d’artista' , proseguito poi con gli incontri con gli studenti dell'Accademia di Brera, in un continuum che andrà avanti, ne siamo certi, fino alla chiusura dell'esposizione”, ha affermato l’assessore alla Cultura Stefano Boeri.
 
Dario Fo e i due popolari jazzisti milanesi si sono più volte incontrati, a partire dagli anni ’60, dando vita a spettacoli di cabaret, combinando con maestria il teatro, la musica e la canzone. Armonie che i tre artisti non mancheranno di far rivivere al pubblico durante l’incontro a Palazzo Reale.
 
Ingresso allo spettacolo è libero con il biglietto della mostra, che per l’occasione sarà ridotto a € 7,50.
 
 
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[STAMPA] CARO MONTI, BASTA CON LE PURGHE - l'articolo di Franca Rame su il Fatto Quotidiano di oggi, mercoledì 04 aprile 2012.

 

 

Gentile prof. Monti,presidente del Consiglio del nostro governo,

gli italiani, quelli cosiddetti visibili al fisco, hanno accettato i sacrifici imposti dal Suo governo, ma ora avrebbero diritto a qualche soddisfazione. Invece non ci arriva nulla di buono.

Vero che, appena si è accomodato sulla poltrona di comando, Lei, reincarnazione di Berlusconi con la faccia onesta (solo la faccia…), s’è trovato  a nuotare in un debito pubblico di tutto rispetto, quasi 2 mila miliardi di euro. Ma non sarebbe stato meglio, in clima di sacrifici, se avesse drasticamente ridotto i costi della politica, invece di tarellare sulla testa i pensionati lasciandoli tramortiti e senza respiro?

Tra Camera e Senato, il nostro Paese (60 milioni di abitanti) può vantare 945 parlamentari con uno stipendio intorno ai 20.000 euro mensili. Gli Stati Uniti (310 milioni di abitanti) invece devono accontentarsi di 535 parlamentari, con uno stipendio  intorno ai 17.000 euro. E che dire dei cosiddetti “rimborsi elettorali”, se non che sono un insulto per la gente per bene?

Le famiglie italiane vivono una crisi furiosa, tant’è che in quest’ultimo anno c’è stata una diminuzione del 10% di consumo di benzina. In compenso i carburanti sono aumentati del 20%. Per Pasqua, ci dicono gli albergatori, milioni di famiglie hanno rinunciato a godersi qualche giorno di vacanza, le strutture turistiche sono in forte crisi. Sono stracolmi soltanto i ristoranti frequentati dagli “intoccabili”. La crisi per loro è solo un fastidioso problema altrui.

E la burocrazia? Un macigno che colpisce milioni di persone: migliaia d’imprese che non riescono a bloccare il pericolo di fallimento… progetti che non si  concretizzano… posti di lavoro che sfumano.

Suicidi: si sono tolti la vita solo nel Nord-Est 30 imprenditori finanziariamente rovinati.

Sull’evasione fiscale: 13 miliardi di euro recuperati (o, meglio, accertati: il recupero è un’altra cosa) dalla Finanza negli ultimi mesi sono un buon risultato. Ma ce ne sono almeno altri 120-130 all’anno sui quali mettere le mani. E, per farlo, non bastano i blitz tipo Cortina. Bisognerebbe avere il coraggio di instaurare il sistema fiscale americano: tanto guadagno, tanto spendo, tanto detraggo ed ecco l’utile su cui pago le tasse. Già, ma poi si scontenta la borghesia… la classe dominante… quindi…giù calci nelle genvive…

Le grandi industrie straniere non si sentono attratte dall’idea di investire nel nostro Paese per le difficoltà imposte dalla nostra burocrazia, dal pericolo della mafia e dalla corruzione.

Un imprenditore che avesse l’idea di importare merce o macchinari dall’estero è spesso costretto ad anticipare l’intero pagamento.

Agl’italiani non si fa credito anche perché, in caso di contestazione, i commercianti stranieri sono spaventati dall’idea di impelagarsi nella nostra rete giudiziaria, lentissima e colma di sorprese metafisiche.

Aggiunga poi, gentile presidente, che ogni uomo d’affari straniero è bene al corrente del fatto che il mercato e lo Stato italiano perdono 60 miliardi all’anno causa la corruzione. Come può dar fiducia un Paese del genere?

Capisco che Lei, tentando di presentare una legge che funzioni veramente contro i corrotti, si trovi un’opposizione violenta da parte di tutta la destra, Pdl in testa. Ma non si può accettare il ricatto di chi a ogni votazione ripete la solita minaccia: o fai come dico o ti stacco la spina. Anche perché in questo caso, il danno economico diretto è solo una parte del disastro: la corruzione non aumenta solo i costi, uccide le imprese oneste causando un degrado della loro qualità etica, e colpisce pure la professionalità del Sistema Italia: chi è bravo a corrompere difficilmente è anche capace di far bene il suo mestiere.

Importanti economisti liberali avvertono che, se non si cambia programma a partire dalle tasse che ricadono quasi esclusivamente sul lavoro, rischiamo di suscitare gesti incontrollabili tra le categorie più vessate. E la recessione si avvita su se stessa. Invece voi siete sempre lì blaterare sull’articolo 18.  Ma, invece di trovare il modo di facilitare ancor di più i licenziamenti, perché non vi occupate di facilitare le assunzioni? Per esempio mettendo mano alla madre di tutti gli sprechi: quello energetico. L’ha detto persino Squinzi, prossimo presidente di Confindustria: “Non è l’articolo 18 a fermare lo sviluppo del Paese, ma la burocrazia, la mancanza di infrastrutture, il costo eccessivo dell’energia”. E’ ridicolo che l’Italia abbia un decimo dei pannelli solari per l’acqua calda della Germania (che ha molto meno sole di noi). Se non si promuove una vera e propria cultura del risparmio energetico e delle energie alternative, a cominciare dalle scuole, dalle imprese e dalle famiglie, non si potrà mai realizzare il vantaggio che porterebbe una simile azione globale: cioè arrivare a risparmiare più di 100 miliardi l’anno.

L’assurdo poi è che già oggi siamo il quinto paese in Europa nell’uso di tecnologie alternative. Nel 2010 l’Italia abbiamo prodotto circa il 22% del fabbisogno nazionale lordo di elettricità da fonti rinnovabili. Quindi i presupposti per cambiare drasticamente il modo di organizzare la ripresa ci sono eccome. Bisogna solo convincere voi, pregiati tecnici, di incentivarla.

E che dire dei 90 cacciabombardieri Lockheed F-35, detti “distruttori immediati”, ordinati dal megalomane Berlusconi e da Lei lasciati sul collo dei contribuenti italiani? Ci costeranno 12 miliardi, più il doppio per la gestione e la manutenzione. Col denaro previsto per uno solo di questi sofisticati mostri volanti, risolveremmo i problemi di migliaia di cassintegrati, pensionati, precari, detenuti, laureandi in cerca di lavoro.

Ho ascoltato a Report la ministra Fornero, sempre elegante nei suoi completini (quella che piange, ma non sorride mai): “Non siamo stati chiamati per distribuire caramelle”. E m’è venuto voglia di risponderle: “Signora ministra, le sue caramelle non ci interessano… Lei ha già dato molto al popolo italiano: pasticche purgative in abbondanza… siamo tutti accomodati sulla tazza in bagno, con una dissenteria inarrestabile, pensando a lei! Grazie”.

Gentile prof. Monti, il Suo governo è arrivato al punto in cui o ha il coraggio di fare qualche cosa di concreto per rilanciare l’economia, facendo pagare la crisi a chi non paga mai anziché a chi paga sempre, oppure dovrà subire la giusta ira delle piazze.

 

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