[STAMPA] Appello del Sindacato Pensionati Italiani CGIL

Non si esce dalla crisi senza equità e giustizia sociale.
Oltre ottanta personaggi del mondo della cultura, dell’economia, dell’università e dello spettacolo hanno sottoscritto l’appello dello SPI CGIL rivolto al governo e al Parlamento

 

ROMA - Oltre ottanta personaggi del mondo della cultura, dell’economia, dell’università e dello spettacolo hanno sottoscritto l’appello dello SPI CGIL rivolto al governo e al Parlamento «Non si esce dalla crisi senza equità e giustizia sociale». Tra le tante adesioni spiccano quelle del giurista Stefano Rodotà, degli scrittori Andrea Camilleri, Giorgio Bocca e Ermanno Rea, degli attori Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia e Lella Costa, del magistrato anti-mafia Antonio Ingroia, del fondatore di Libera don Luigi Ciotti e di quello di Emergency Gino Strada, di don Andrea Gallo, della scienziata Margherita Hack e dei Presidenti delle Associazioni familiari delle vittime delle stragi di Piazza della Loggia e di Piazza Fontana Manlio Milani e Carlo Arnoldi.

«Nella manovra che viene imposta al paese - si legge nell’appello - manca un chiaro e concreto segno di equità, il rigore è a senso unico e la giustizia sociale è inesistente». Per lo SPI non è, infatti, equo far pagare il costo della crisi ai pensionati, ai lavoratori e ai giovani di questo paese mentre si registra ancora troppa reticenza nel definire una patrimoniale, nell’aumentare il prelievo sui capitali scudati e nell’affrontare questioni quali l’evasione fiscale, gli sprechi e i privilegi.

«Pretendiamo - continua l’appello - un paese che dia lavoro, un futuro per i giovani, serenità agli anziani e un welfare basato sulla giustizia sociale. Dalla crisi si esce solo con più equità e meno sacrifici scaricati sui soliti noti». «Lo SPI - si legge in conclusione - non starà fermo a guardare e a subire ma continuerà a combattere affinché l’Italia diventi un paese migliore, più giusto e più equo».

clicca qui e scarica l'appello

fonte: diariodelweb.it

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[STAMPA] Franca Rame Project + Voices of indian women

Franca Rame project + voices of Indian Women Eventi a Roma „ Studio video teatrale a cura di Dale Zaccaria, su brani di Franca Rame e poesia di Dale Zaccaria + Mostra Fotografica di Marta Gabrieli "Voices of Indian Women" su testi di Francesca Zoppi.

Il progetto "Franca Rame Project" è una contaminazione video teatrale con brani teatrali di Franca Rame e performance live che racconta la cronaca dello stupro subito da Franca Rame il 9 marzo 1973 e spezzoni video da "Tutta Casa Letto e Chiesa" della stessa Rame del 1977. Memoria, cronaca, arte, video e poesia si contaminano per riflettere sul rapporto violenza-potere subita non solo da una grande artista, ma ancora attuale nei giorni d'oggi nei confronti delle donne.

Il progetto "Voices of Indian Women" nasce da un'idea di Marta Gabrieli e Francesca Zoppi di documentare la difficile condizione di minorità delle donne indiane rispetto ad una società ancora molto maschilista e sciovinista. In questa occasione, che sarà l'ultima per questo anno, verranno esposte fotografie inedite e testimonianze raccolte nel loro ultimo viaggio. In particolare i temi trattati saranno due: l'infanticidio femminile e la Gulabi Gang, gruppo di donne combattenti dello Stato dell'Uttar Pradesh.

fonte: romatoday.it

Franca Rame Project from studioart-project on Vimeo.

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Morti sul lavoro - Osservatorio Indipendente di Bologna

Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro
Attivo dall’1 gennaio 2008 in ricordo dei sette lavoratori della Thyssenkrupp
e di tutti i lavoratori morti sul lavoro

COMUNICATO STAMPA del 12/12/2011
Superati anche i morti dell’intero 2008

Oggi 12 dicembre 2011 con 638 morti sui luoghi di lavoro e 1110 (stima minima) se si sommano i lavoratori morti in itinere e sulle strade, registriamo + 7,4% sull’intero 2010, alla fine dell’anno arriveremo ad un’aumento di oltre 10%, e su un dato certo, quello dei morti sui luoghi di lavoro rilevati e archiviati giornalmente dall’Osservatorio dall’1 gennaio 2008. Alla fine dell’anno si stimano complessivamente oltre 1160 morti contro i 1080 del 2010. Un andamento veramente sconsolante, anche rispetto al pessimo 2010 dove a fine anno registrammo +5,5 rispetto al 2009. Si torna così indietro di 4 anni in quest’autentica emergenza sociale: il 20 novembre sono stati superati i morti sui luoghi di lavoro dell’intero 2010, il 2 novembre quelli dell’intero 2009.

In questo momento 12 regioni hanno già eguagliato o superato, alcune con percentuali superiori al 100%, i morti sui luoghi di lavoro dell’intero 2010. Le altre regioni stanno avendo un calo molto contenuto rispetto ad un pessimo 2010. Su queste tragedie non è possibile nessuna distinzione tra amministrazioni di Centro-Destra o di Centro-Sinistra. Dai dati raccolti dall’Osservatorio emerge in modo molto evidente che il calo sulle morti sul lavoro che le statistiche ufficiali registrano (ma non l’Osservatorio) è dovuto soprattutto al calo delle morti nell’itinere e dei lavoratori che lavorano sulle strade e questo senza merito di alcuno ma solo ai mezzi di trasporto tecnologicamente più sicuri. Per fortuna anche i lavoratori acquistano automobili più sicure una volta rottamate le vecchie: quando le statistiche ufficiali parlano di calo occorre pensare soprattutto a quest’aspetto.

E questo cosa significa? Che nessuna Istituzione nazionale o locale si è occupata in modo continuativo e articolato delle morti sul lavoro che portano il lutto in tantissime famiglie. Solo la presenza del Sindacato in un luogo di lavoro sembra produrre effetti positivi sugli infortuni sul lavoro.

Il tanto vituperato sud ha complessivamente un andamento migliore del centro-nord. E non si parli di “indice occupazionale” per giustificare la differenza tra le regioni. “L’indice occupazionale” è una “balla” da spendere verso l’opinione pubblica per giustificare un cattivo andamento locale su questo fronte. Regioni del centro-nord considerate civilissime sotto molti altri aspetti, compresa quella dell’Osservatorio, con amministrazioni di destra o di sinistra, hanno un numero incredibile di morti sul lavoro, non nelle Fabbriche come si è portati a credere, ma in agricoltura, in edilizia e nei servizi alle imprese. Anche in una provincia altamente industrializzata come quella di Brescia, che guida da diversi anni la triste classifica delle morti sui luoghi di lavoro, gli infortuni mortali sono soprattutto tra edili e agricoltori. E edili e agricoltori ci sono in eguali misure in tutto il paese. “L”indice occupazionale” non ha neppure un valore statistico: a morire per oltre il 60% sono anziani agricoltori e edili che lavorano in nero o grigio. In agricoltura, che registra da sola il 33% di tutte le morti sul lavoro, tantissime vittime sono pensionati, schiacciati dal trattore che si ribalta e li travolge. Sono 131 in Italia dall’inizio dell’anno gli agricoltori uccisi dalla bara in movimento che è il trattore. Questi lavoratori non sono neppure considerati morti sul lavoro perchè già in pensione: spesso, lavorando sui campi, cercano solo di arrotondare le loro magre pensioni eche hanno il merito di coltivar tantissime aree del paese che altrimenti sarebbero abbandonate e in preda all’incuria e ai disastri ambientali. Ma la cosa che fa indignare di più è che basterebbe poco per salvare loro la vita con interventi mirati sulla cabina per evitare che siano sbalzati fuori dal trattore, nel caso di manovre sbagliate. In edilizia a morire sono giovani edili meridionali e stranieri anche nei cantieri del centro-nord: in aziende piccolissime, che lavorano spesso con commesse ottenute in sub appalto in nuove costruzioni, o in ristrutturazioni di case e appartamenti. Alcuni edili lavorano in nero e talvolta il “padrone” neppure esiste: ci sono pensionati o lavoratori che svolgono altre attività autonomamente, e senza responsabilità di terzi, mettendosi a fare lavori pericolosi in agricoltura, edilizia, giardineria, ecc. Molti s’improvvisano giardinieri e muoiono travolti dall’albero che segano o cadendo dall’albero che stanno potando. Altri s’improvvisano elettricisti, o muratori che vanno sui tetti senza impalcature a dare una mano ad un familiare, o all’amico e cadono al suolo sfracellandosi. Tutte queste tragedie non hanno nessuna copertura assicurativa. E si potrebbe continuare con una casistica molto corposa. La mancata esperienza e della dotazione di strumenti sicuri, in lavori rischiosi, provocano delle autentiche carneficine. E’ un aspetto controverso, ma è giusto denunciarlo se si vogliono salvare vite umane e far comprendere che ci sono lavori pericolosissimi che non si possono improvvisare, e che chi li fa, o li fa fare, si assume tutte le responsabilità del caso quali denunce penali e pagamento dei danni ai familiari delle vittime. Noi consideriamo anche queste vittime “morti sul lavoro”. Anche in questi casi l’INAIL, non essendo assicurati all’Istituto, non li annovera tra i propri “morti sul lavoro”: come del resto non lo sono gli anziani agricoltori e i militari e in tantissime altre situazioni che non stiamo ad elencare. Altra cosa sono i tantissimi “sfruttatori” che speculano su poveri immigrati e italiani bisognosi di lavorare, artigiani o piccole imprese che hanno lavoratori in nero, in grigio, o assunti regolarmente con contratti precari e stipendi da fame, ma che lavorano anche 10 o 12 ore al giorno mettendo così a rischio la propria vita. Lavorano col ricatto del licenziamento, mai esplicitato, ma che incombe sulle loro teste per tantissimi aspetti lavorativi, comprese le contestazioni sulla mancanza di “Sicurezza”. A volte sono proprio i proprietari della piccola impresa a morire per infortuni sul lavoro. Se si esclude l’agricoltura che ha aspetti particolari, si muore per la maggior parte nelle piccole e piccolissime aziende, nei servizi alle imprese e nei cantieri. Nelle aziende sindacalizzate, nonostante gli occupati siano milioni, le morti sui luoghi di lavoro sono pochissime, intorno al 2-3% sul totale. In questi giorni si parla di un aumento dell’età della pensione: vorrei ricordare che oltre il 25% di tutti i morti sui luoghi di lavoro ha oltre 60 anni: è disumano far continuare a lavorare persone in età avanzata che svolgono lavori faticosi e pericolosi. Vuol dire far aumentare in modo vertiginoso le morti sul lavoro. Anche i giovani lavoratori precari senza il diritto di contestare la mancata “Sicurezza” pena il licenziamento, pagano un prezzo elevatissimo di sangue. Poi ci sono le morti in itinere e sulle strade che ogni anno sono pecentualmente dal 50 al 55% di tutte le morti sul lavoro e anche in questo caso sono possibili interventi mirati per prevenirle.

 

Qui sotto l’andamento regionale e provinciale delle morti sui luoghi di lavoro.

Carlo Soricelli

Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro. per approfondimenti http://cadutisullavoro.blogspot.com

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Situazione sul territorio
Qui sotto la situazione in ogni regione comparata con i morti sui luoghi di lavoro di tutto il 2010, col colore rosso sono evidenziate le regioni che hanno già eguagliato o superato i morti sui luoghi di lavoro dell’intero 2010:

Piemonte 48 registra + 71,4% in più dell'intero 2010 (28 morti)
Liguria 15 morti come nell'intero 2010 (15 morti)
Val d’Aosta 3 morti come nel 2010
Lombardia 73 morti -9,8 % sull’intero 2010 (81 morti)
Trentino Alto Adige 22 morti -31,2% sull’intero 2010 (32)
Friuli Venezia Giulia 12 morti +71,4% dell’intero 210 ( 7 morti)
Veneto, 47 morti registra – 11,3% sull’intero 2010 (53 morti)
Emilia Romagna 53 morti + 32,5% sull’intero 2010 (40 morti).
Toscana 41 morti +41,3% sull’intero 2010 (29 morti)
Marche 18 morti + 28,5% rispetto al 2010 (14 morti)
Umbria 17 nel 2011, +142% rispetto al 2010 (7 morti)
Abruzzo 27 morti + 28,5% rispetto al 2010 (21 morti)
Lazio 42 morti lo stesso numero di morti dell'intero 2010 (42 morti)
Molise 4 morti + 33% rispetto all'intero 2010 (3 morti)
Campania 38 morti -20,8% sull’intero 2010 (48)
Puglia 38 morti -15,5 % rispetto all’intero 2010 (45 morti)
Calabria 20 +11% rispetto all’intero 2010 (18 morti)
Basilicata 5 morti – 16,6% rispetto all’intero 2010 (6 morti)
Sicilia 42 morti lo stesso numero di morti del 2010 (42 morti).
Sardegna 22 morti - 8,3 dell’intero 2010 (24 morti)

Nel numero totale delle vittime segnalate nelle province mancano i lavoratori morti sulle strade, autostrade, itinere e i militari morti in Afghanistan, con questi si arriva a a sfiorare 1100 morti sul lavoro dall’inizio dell’anno (stima minima).

Le province con più di 5 morti sui luoghi di lavoro
Brescia 20, Torino 17 - Roma 15, Bolzano e Milano 14 - Bologna 12 e Frosinone12 - Chieti 11 - Vicenza, Venezia L'Aquila, Bergamo, Catania, BAT, Perugia, Napoli e Reggio Emilia 10 – Savona e Benevento 9 – Ragusa, Lecce, Foggia, Macerata, Arezzo, Trento, Padova e Cuneo 8 – Salerno, Treviso, Avellino, Firenze, Cosenza, Viterbo e Latina 7 - Terni, Trapani, Piacenza, Parma, Como, Catanzaro, Oristano 6 – Rovigo, Messina, Palermo, Bari, Alessandria, Brindisi, Nuoro, Cagliari, Caserta, Grosseto, Livorno, Forli-Cesena, Mantova, Varese, Asti, Udine 5.

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[VIDEO] La lenguada, Bonifacio VIII e "lo Stunat"

16 di censura totale, dal 1961 al 1977, per 16 anni i nomi di Dario Fo e Franca Rame non sono stati MAI pronunciati in una trasmissione televisiva, non c'erano loro interpretazioni nemmeno in Carosello (trasmissione pubblicitaria). Eppure, malgrado questa incredibile e lunghissima censura il successo della coppia in tutto il paese e all'estero era incredibile.
 
I Fo recitavano ovunque, nel 1968 avevano abbandonato i circuiti “ufficiali” portando il loro teatro ovunque, nelle  Case del popolo, palazzetti dello sport, cinema, bocciodromi, piazze. Era la prima volta che ciò accadeva.
Quando nel 1977 la Rai trasmise Mistero Buffo le registrazioni dello spettacolo furono fatte alla Palazzina Liberty, spazio recuperato dai Fo con l'aiuto del quartiere, degli studenti e degli operai di Milano e dintorni.
video tratto da "Mistero buffo" 1977...
 
"Mistero Buffo" e le altre opere di Dario Fo e Franca Rame sono su commercioetico.it
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[STAMPA] ‘Mistero Buffo’ a Modena domenica 18 Dicembre. Proseguono rimborsi e prevendite

E’ stata spostata a domenica 18 dicembre alle 18.00 la seconda tappa modenese di “Mistero Buffo” prevista per domenica scorsa: l’appuntamento sarà sempre al Forum Guido Monzani di Modena (via Aristotele 33). Il rinvio inaspettato dello spettacolo – causato da un’improvvisa indisposizione di Dario Fo – ha reso nuovamente disponibili numerosi biglietti: un’occasione da non perdere per assistere allo spettacolo più famoso della coppia Fo-Rame.

Coloro che volessero essere rimborsati, invece, devono recarsi entro le ore 13.00 di domani, mercoledì 14 dicembre, presso la filiale della Banca popolare dell’Emilia Romagna in cui è stato acquistato il biglietto e chiederne l’annullamento con la restituzione dell’intero importo.

Per info: 059.2021093 - www.forumguidomonzani.it

fonte: modena2000.it

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Gesú litiga con il papa Bonifacio VIII - "Mistero Buffo" 1977

Il 22 aprile 1977 alle ore 20.30, Dario Fo, con la moglie Franca Rame, torna in televisione per un ciclo chiamato "Il teatro di Dario Fo" (Rete 2). Questa serie di trasmissioni porterà il futuro Premio Nobel ad essere apprezzato da una ancor più vasta schiera di persone, come solo la televisione può fare. Vengono proposti tutte le "pièces" montate nella Palazzina Liberty dell'antico Verziere di Milano (da cui è anche trasmessa la serie). I titoli proposti sono: Mistero Buffo, che apre il ciclo, Settimo: ruba un po' meno, Isabella, tre caravelle e un cacciaballe e Parliamo di donne quest'ultimo interpretato dalla sola Franca Rame. Per non smentire la sua fama rivoluzionaria, per non dire "eversiva", la serie, ed in particolare Mistero Buffo attirò l'attenzione del Vaticano che per bocca del cardinale Poletti reagì molto duramente al linguaggio trasgressivo che popola le rappresentazioni della celebre coppia di artisti.

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[STAMPA] “Mistero Buffo” rinviato a domenica 18/12

dario fo e franca rameA causa di un’improvvisa indisposizione di Dario Fo, la seconda tappa modenese di “Mistero Buffo” prevista per oggi pomeriggio è stata rimandata a domenica 18 dicembre alle 18.00. L’appuntamento sarà sempre al Forum Guido Monzani di Modena (via Aristotele 33): rimane comunque valido il biglietto riportante la data di oggi (domenica 11 dicembre).

Coloro che volessero essere rimborsati devono recarsi entro e non oltre mercoledì 14 dicembre alle 13.00 presso la filiale della Banca popolare dell’Emilia Romagna in cui è stato acquistato il biglietto e chiederne l’annullamento con la restituzione dell’intero importo.

L’organizzazione si scusa con gli spettatori per l’imprevisto.

Per info: 059.2021093

fonte: sassuolo2000.it

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[STAMPA] Dario Fo ricorda il "collega" Nobel Salvatore Quasimodo con una testimonianza d´eccezione

 

MODICA - 09/12/2011
Una due giorni dedicata al Nobel con cerimonie al palazzo della Cultura e auditorium "Floridia"
Piero Guccione ha ricordato l´evento dei 110 anni della nascita del poeta con un originale ritratto di Quasimodo che sarà consegnato al Presidente della Repubblica.
Duccio Gennaro
All’insegna di Salvatore Quasimodo. Il Nobel per la letteratura modicano è tornato a casa grazie alla acquisizione permanente della sua collezione ormai ospitata al palazzo della Cultura.
Nonostante le inopportune punzecchiature del figlio del Nobel Alessandro, critico a prescindere nei confronti della città natale del padre, Salvatore Quasimodo è stato celebrato come forse meglio non si poteva grazie alla acquisizione della collezione e la successiva testimonianza di Dario Fo che in collegamento dalla sua casa milanese in video conferenza ha ricordato l’opera ed il lascito culturale del poeta.
Dario Fo non si è risparmiato fornendo dettagli della vita e dell’opera quasimodiana rispondendo alle domande poste da Oliviero Beha dal palcoscenico del nuovo auditorium «Pietro Florida" dove Angelo Di Natale ha condotto la serata. L’appuntamento, voluto congiuntamente dal Consorzio di Tutela del Cioccolato e dalla Fondazione Grimaldi sempre più impegnate nella promozione culturale in città, non è stato dunque una mera celebrazione ma una testimonianza piena di significato raccogliendo il plauso di un pubblico numerosissimo che ha affollato la sala dell’auditorium.
«Salvatore Quasimodo – ha ricordato Dario Fo – nei suoi anni milanesi era un critico molto temuto ed autorevole. Veniva in teatro a recensire gli spettacoli e tutti eravamo timorosi del suo giudizio. Quasimodo è stato un testimone della cultura italiana e si è disvelato, arrivando al Nobel, grazie alle sue traduzioni dal greco; si deve alle sue traduzioni dal greco, poi tradotte in svedese, il nuovo approccio con il mondo della poesia greca che da allora ha assunto un nuovo significato. C’è un punto di contatto tra di noi – ha ricordato il Nobel milanese – Quasimodo ha battuto nuove strade della poesia greca, io di quella italiana, entrambi ci siamo opposti alla suprema accettazione di conoscenze consolidate».
Ed a questo proposito Dario Fo ha lanciato un messaggio forte «Bisogna recuperare oggi il valore della cultura e far emergere le risorse e le energie dei nostri giovani». Dopo la lettura dei significativi messaggi inviati dal Presidente della Republica Giorgio Napolitano e dal Presidente del Senato, Vito Schifani, la serata ha visto la consegna, per il tramite del Prefetto di Ragusa al Presidente della Repubblica, su iniziativa del Consorzio del cioccolato artigianale di Modica attraverso il suo direttore Nino Scivoletto, del ritratto a matita del Nobel opera di Piero Guccione. Un disegno che arricchisce la collezione Quasimodo che rende omaggio al poeta per i 110 anni dalla nascita del poeta da parte del più importante pittore contemporaneo. fonte: corrierediragusa.it

 

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[STAMPA] 10 dicembre, Giornata del caffè 'sospeso': quando una tazzina può essere solidale

 

ultimo aggiornamento: 09 dicembre, ore 15:05
caffèRoma - (Ign) - La 'Rete del Caffè Sospeso' invita i bar e i locali d’Italia a riprendere l’antica usanza napoletana che consisteva nel lasciare un caffè ‘sospeso’ per chi non poteva permetterselo.
La solidarietà può passare anche attraverso una semplice tazzina. E' questa la filosofia alla base della 'Rete del Caffè Sospeso' - festival, rassegne e associazioni culturali in mutuo soccorso - che promuove il recupero nei bar e nei locali d'Italia di un'antica usanza napoletana che consisteva nel lasciare un caffè ‘sospeso’ per chi non poteva permetterselo. Chi era meno fortunato poteva trovare al bar un caffè in omaggio pagato da qualcuno che era venuto prima di lui. Un atto di comprensione e solidarietà. La 'Rete del Caffè Sospeso' (http://caffesospeso.wordpress.com/) è nata a Napoli il 14 novembre 2010 da 7 festival italiani che hanno deciso di unire le forze e fare rete scambiandosi idee, progetti e prodotti culturali per sopravvivere o addirittura crescere in tempi di crisi. In poco più di un anno di vita la Rete ha creato significativi scambi e condivisioni fra i 7 festival, ha ottenuto diverse nuove adesioni e ora ha deciso di istituire, in concomitanza con la Giornata Internazionale dei Diritti Umani, il 10 dicembre - Giornata del Caffè Sospeso. La Rete è sostenuta, tra gli altri, dal sindaco di Napoli Luigi De Magistris e dalla band Têtes de Bois. Erri De Luca ha scritto: ''Mi associo all’offerta di un caffè sospeso, per il passante che si affaccia e chiede un benvenuto. Glielo lascio in caldo a ritirarlo quando vuole''. Così Franca Rame: ''Lascia un caffè pagato, fallo come se fossi tu stesso la persona che lo berrà. Un grazie da Franca Rame''. E Alex Zanotelli: ''Un caffè per rimettere al centro della vita dell’uomo la solidarietà''. L'abitudine è stata avviata anche al Bar Royal Cafè di Lampedusa nel periodo di maggior emergenza sbarchi, durante lo scorso inverno, quando numerosi giornalisti e lampedusani lasciavano un caffè sospeso ai migranti.
fonte: adkronos.com
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[STAMPA] Il Mistero Buffo di Dario Fo e Franca Rame in scena a Modena e Bologna

Capostipite del teatro di narrazione fin dalla prima del 1969, l'opera teatrale dei due artisti milanesi mescola parabole evangeliche e misteri medievali declamati con la lingua universale del grammelot. Quando la commedia dell'arte fiancheggia feconda la satira e sbeffeggia ilare l'ipocrisia del potere

dario fo e franca rameArriva anche in Emilia Romagna la tournée teatrale di Mistero Buffo 2011-2012 con Dario Fo e Franca Rame. Sabato 10 e domenica 11 dicembre al Forum Guido Monzani di Modena e martedì 20 dicembre al Teatro delle Celebrazioni di Bologna. Già esaurite platee e gallerie ad eccezione della pomeridiana modenese dell’11.

Solito sentito affetto e seguito per i due artisti milanesi che riportano in scena un’opera teatrale di cui nessuno ricorda nemmeno più il numero dell’edizione. Tante e tali le repliche dalla lontana prima dell’1 ottobre 1969 a Sestri Levante. Prima in pubblico non proprio ufficiale perché molte fonti riportano un paio di prove pochi mesi prima, di cui una alla Statale di Milano in maggio con obolo a favore del Movimento Studentesco.

A questo giro di palco non si sa quali saranno i monologhi di tradizione popolare, tratti da giullarate e fabliaux del medioevo, non solo italiani, ma provenienti da tutta Europa, messi in scena tra le decine che negli anni Fo e Rame hanno accumulato e reso archivio per Mistero Buffo. Si sa invece che questo spettacolo ha un valore culturale e storico infinito. Un vero e proprio patrimonio del teatro popolare mondiale, nonostante i ghigni schifati del conservatorismo reazionario del nostro paese.

Il nobel vinto da Fo nel ’97 deve a Mistero Buffo almeno un 80% di forma e sostanza. Perché quando nel ’69 Fo e Rame s’inventarono questa narrazione “dal basso”, mescolando parabole evangeliche e misteri medievali, proponendoli allo spettatore con uno stile inedito, ancora adesso impossibile da imitare, non avevano ancora capito cosa gli si stava parando davanti. Centinaia di repliche in teatri, palazzi dello sport, chiese sconsacrate in Italia e all’estero, in America e in Cina.

Così Le nozze di Cana, o le gesta di Fra’ Dolcino e Bonifacio VIII, come La resurrezione di Lazzaro vennero, e vengono, trasfigurate ancor oggi attraverso il grammelot, la lingua dei giullari, intreccio di dialetti e parole inventate di difficile comprensione che grazie alla mescolanza di mimica e gestualità dell’attore rendono la comunicazione possibile con davanti un giapponese piuttosto che uno spagnolo.

Fo è stato probabilmente il più straordinario interprete e riadattatore di questo linguaggio. Segno politico del racconto popolare dove la commedia dell’arte fiancheggia feconda la satira e sbeffeggia ilare potere e ipocrisie della religione.

Infine, Mistero Buffo è capostipite, pietra miliare, alfa ed omega di un teatro di narrazione di cui poi Marco Paolini o Ascanio Celestini, l’uno con un veneto carico di peculiare espressioni verbali, l’altro con un romanaccio reiterato e musicalmente rotolante, ne diventeranno brillanti e contemporanei epigoni.

fonte: ilfattoquotidiano.it

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[STAMPA] Il teatro di Varese “vince” il Nobel

Dario Fo e Franca Rame tornano dopo nove anni in scena al Teatro di Varese con “Mistero Buffo” il 18 febbraio 2012: “Uno spettacolo di straordinaria importanza e rarità”

 

dario fo e franca rameUno spettacolo da Nobel sul palco dell’ApollonioDario Fo e Franca Rame tornano dopo nove anni sul palco del teatro varesino con il loro cavallo di battaglia, il simbolo del loro fare teatro “giullaresco”, quel “Mistero Buffo” che è diventato un’autentica pietra miliare per i palcoscenici non solo di tutta Italia, ma anche a livello internazionale. L’appuntamento, assolutamente da non perdere, è per sabato 18 febbraio 2012. «Sono emozionato e non vedo l’ora di vederli dal vivo – spiega il direttore del teatro Filippo De Sanctis -. Lo dico da appassionato. Sono decenni che spero di poter vedere “Mistero Buffo” sul palcoscenico, ma l’ho visto solo in televisione. Sono due grandissimi attori, un esempio per tutti noi: in un momento difficile, ricominciano da dove avevano cominciato, riportando il loro meglio a teatro. Sono da ammirare – scherza De Sanctis -: proprio quando il governo Monti allontana per tutti il periodo della pensione, loro ben oltre gli 80 anni continuano a lavorare con impegno e dedizione».
 
L’ultima volta che calcarono il palcoscenico del teatro di Varese fu nel dicembre 2003 con “Anomalo bicefalo”, ora tornano con il loro pezzo forte. “Mistero buffo” nasce nel 1969, ed è recitato in una lingua reinventata, una miscela di molti linguaggi fortemente onomatopeica detta grammelot, che assume di volta in volta la cadenza e le parole, in questo caso, delle lingue locali padane: «Esattamente 42 anni fa andavamo in scena a Milano. Recitavamo in un capannone di una piccola fabbrica dismessa dalle parti di Porta Romana che noi avevamo trasformato in una sala di teatro con il nostro gruppo raccontanoDario Fo, premio Nobel per la letteratura nel 1997 -. In quell’occasione Franca ed io ci alternavamo sul palcoscenico eseguendo monologhi di tradizione popolare, tratti da giullarate e fabliaux del medioevo, non solo italiane, ma provenienti da tutta Europa. Lo spettacolo ottenne grande successo e venne replicato centinaia di volte nel nostro teatro di via Colletta, in palazzetti dello sport, chiese sconsacrate, locali cinematografici, in balere e perfino in teatri normali, debuttando anche fuori dall’Italia dall’Inghilterra alla Spagna, per poi arrivare in Grecia e in Russia. Siamo sicuri che durante questi prossimi mesi, nelle varie serate, inseriremo qua e là altri testi e soprattutto andremo recitando all’improvviso in modo a dir poco esagerato. Ma dovete capire: per noi recitare non è solo un mestiere, ma è anche e soprattutto un divertimento. Che raggiunge il massimo del piacere quando riusciamo a inventarci nuove situazioni e buttare all’aria convenzioni e regole. Speriamo di comunicarvi questo nostro spasso e di riuscire a sorprendervi, farvi ridere e magari pensare».
 
L’inizio delle prevendite è fissato per il 16 dicembre prossimo (prezzi platea 30 euro, prima galleria 25 euro, seconda galleria 20 euro), in vendita presso il Teatro di Varese, piazza della Repubblica, dal lunedì al sabato dalle 11 alle 14 e dalle 17 alle 19 oppure on line su www.ticketone.it. Per informazioni 0332/247897, [email protected]www.teatrodivarese.it.
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Ma perché il Vaticano non paga l’Ici?

Non avendo Ruby da farsi perdonare, né lo spergiuro sulla testa dei figli, né tanto meno le vacanze con Previti, Gheddafi e Putin, ci chiedevamo cosa diavolo avesse Mario Monti da farsi perdonare per avere messo in salvo anche questa volta il Vaticano dalla nuova fucilazione di tasse che a quanto pare dovrebbe salvarci la pelle, bucherellandocela. Tra le ragioni azzardavamo pure la santità di Corrado Passera che per di più risulta un poco ottenebrata dal recente divorzio e perciò ancora più sensibile ai soffici ammonimenti della virtuosa gerarchia. Ci chiedevamo (dunque) come mai venisse di nuovo tassata la prima casa di tutti i cristiani, tranne quella dei padri della cristianità. E insomma, perché mai le grasse casse di Ratzinger che già ci aspirano l’8 per mille non dovessero almeno restituirci i 600 milioni di Ici non versati ogni anno.

E’ a quel punto della giornata che si è fatto vivo monsignor Giancarlo Bregantini, responsabile della Cei per i problemi sociali, che ha detto: “ La manovra poteva essere più equa. Specialmente coi redditi alti”. Tipo i patrimoni Vaticani? Ma questo monsignor Bregantini, che oggi parla di corda in casa dell’impiccato, ci è o cristianamente ci fa?

 

di Pino Corrias, da "Il Fatto Quotidiano" del 6 dicembre 2011