Lettera a Mario Monti di Franca Rame
leggendo i giornali ogni giorno, sento il bisogno di rivolgerle alcune domande. Mi scusi l’ardire, ma mi sento molto inquieta.
Il direttore Padellaro, persona che stimo, risponde: “Ho scelto questa lettera perché esprime in modo affettuoso ma severo un’opinione abbastanza diffusa tra i lettori del Fatto (….). Davvero stiamo esagerando con le critiche a Monti? (….) Davvero non comprendiamo che bisognerebbe lasciarli lavorare in pace? (…) Abbiamo giudicato l’arrivo di Monti e della sua squadra un ottima notizia, lo abbiamo scritto e continueremo ad affermarlo. Sappiamo bene che la manovra era indispensabile ma se in essa, al di là degli annunci rassicuranti troviamo molto rigore, poca equità e niente sviluppo, dobbiamo forse tacere in omaggio alla 'tensione morale' di chi l’ha varata?”.
Lasciamo per un attimo “interessi” e “fisco” e concentriamoci solo sul debito pubblico. Pubblico vuol dire nostro, vuol dire tuo, di tuo figlio, tua moglie, tuo nonno e bisnonno, vicino di casa ecc. Lo dividiamo per il numero degli italiani, neonati compresi (61.016.804): risultato € 31.464,45. Brutta sorpresa trovarsi sulle spalle € 31.464,45 di cui non hai responsabilità alcuna. Guardi il tuo bimbo di due mesi… e ti viene spontaneo gridargli: “Spendaccione!” Dal momento che noi riceviamo poco o nulla dal nostro Stato, ci viene normale andare a vedere su internet di chi è la responsabilità dei nostri guai. Da accurate analisi svolte da vari giornalisti, da Stella e Rizzo a quel Marco Travaglio che è pure il Diavolo in persona, evinciamo che i nostri parlamentari stanno benino in salute... e vivono pure meglio: dal 2004 hanno anche la sedicesima in busta paga. Quello che nel linguaggio comune è definito "stipendio", per loro diventa “indennità” e ammonta a 5.486 euro netti, a cui seguono la “diaria” pari a 3.503,11 euro e i rimborsi per le "spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori", roba da 3.690 euro, più 3.323 euro di rimborso viaggi, più 4 mila euro per il portaborse che il più delle volte è pagato molto meno, per giunta in nero. Completano la scheda le voci sull'assegno di fine mandato, le prestazioni previdenziali e sanitarie ovviamente gratuite.
Bene, bene! E non è finita: “i deputati usufruiscono di tessere per la libera circolazione autostradale, ferroviaria, marittima ed aerea per i trasferimenti sul territorio nazionale”. Per i trasferimenti dal luogo di residenza all'aeroporto Roma-Fiumicino percepiscono un sostanzioso contributo. E’ finita qua? No: 3.098,74 euro per le spese telefoniche. La Camera fornisce ai deputati pure i telefoni cellulari. Insomma, tra annessi e connessi, chi gestisce il Paese percepisce 20 mila euro mal contati al mese. La sola Camera dei deputati costa al cittadino 2.215 euro al minuto!
L’evento più eclatante che ha fatto levitare il giudizio del Paese da freddino a caldino nei suoi confronti è stato certamente il blitz a Cortina. Ma il resto? Proseguo facendo mie le domande di Padellaro.
Come mai, signor Presidente del Consiglio, ha nominato super-ministro (Sviluppo economico, Infrastrutture, Trasporti e Telecomunicazioni) il banchiere Corrado Passera? Non lo sapeva che era gravato da un pesante conflitto d’interessi? Ci voleva il Fatto per informarla?
Come mai non ha ancora annullato l'acquisto per 15 miliardi (la metà esatta della sua manovra finanziaria) dei famigerati 131 cacciabombardieri americani?
E delle licenze gratis ai boss delle slot machine, che mi dice? Lei sa quante famiglie in Italia si sono rovinate e continuano a rovinarsi, con giovani e anziani tramutati in “corpo unico” con quelle macchine infernali? Le sembra dignitoso ridurre lo Stato italiano a biscazziere?
Intende intervenire per bacchettare sulle gengive la signora Polverini e la sua giunta per i vitalizi distribuiti a piene mani ai politici, anche quelli silurati, amici suoi? E delle incredibili spese dell’Agenzia del Territorio diretta dalla sorella di Alemanno che ne pensa? E delle sue 30 uova di struzzo decorate e donate a tizio e caio… ma dallo Stato pagate? Gliele rompiamo a martellate?
Non sono certo la prima a restare perplessa di fronte a una manovra economica che colpisce in modo indifferenziato i contribuenti, fra aumenti del carburante e mazzate ai pensionati. Unendo la mia voce a quella di tanti, vorrei sottolineare che da questa crisi non si può pensare di uscire semplicemente mettendo qualche cerotto al sistema. Dobbiamo pensare a un nuovo modello di sviluppo che segni una vera rottura con il passato. Non possiamo continuare con un sistema che permette a pochi furbi di far colare a picco un’intera economia e che al contempo premia chi questo fallimento ha voluto e usato per arricchirsi.
Non c’è tempo da perdere: già oggi milioni di italiani devono fare i conti con una situazione economica disperata. Il diffondersi della miseria non può essere considerato un inevitabile effetto collaterale. Non lo è. Al contrario affrontare le difficoltà degli ultimi è l’unica via. La via del rigore senza solidarietà porta al collasso. Pensando a tutto il moltissimo che dovrà fare nei prossimi giorni, speriamo mesi, le auguro buon lavoro con tutto il cuore e la saluto cordialmente.
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La serata, originariamente prevista per il 5 dicembre, era stata a suo tempo rinviata per evitare al Nobel un affaticamento della voce, sconsigliato in seguito ad un intervento alle corde vocali.
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La seconda parte è dedicata all’argomento sesso. Se ne parla sia attraverso un’esilarante lezione d’orgasmi, sia con un’antica giullarata, piena d’umorismo, di poesia e con una morale, dal titoloLa parpaja topola.
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[STAMPA] Dario Fo e Franca Rame di nuovo giullari per bacchettare il potere
MARTINI: Il maestro di musica e Il Don Chisciotte- Scene da bozzetti di Dario Fo
Diretto da Federico Ferri.
Bologna, Teatro Comunale, 22 ottobre 2011
Colei che recensisce aveva già avuto modo di ammirare il talento dell’ensemble l’Accademia degli Astrusi in occasione di un affascinante concerto tenuto dalla diva d’esportazione Anna Caterina Antonacci nella meravigliosa cornice della chiesa milanese di Sant’Angelo. Gli Astrusi, capitanati dal loro giovane e talentuoso direttore, Federico Ferri, si propongono il nobile ed insieme difficile compito di riportare alla luce l’opera omnia di Padre Martini, passato alla storia come il “bacchettatore” del giovane ma già divino Amadeus. Essi c’insegnano che, al di sotto di questa patina superficiale che impolvera l’imponente figura del musicista bolognese, la quale ha assunto quasi i contorni del favolistico, c’è un sommerso ricco e vario da scoprire. Al Comunale di Bologna, forti di bozzetti appositamente approntati dal genio di Dario Fo, hanno messo in scena due intermezzi inediti di datazione ancora incerta, che non hanno molto da invidiare per valore qualitativo alle analoghe e contemporanee (prima metà del ‘700) produzioni di matrice napoletana. Il maestro di musica propone un sagace ritratto del mondo dell’insegnamento musicale dell’epoca; la breve storia dell’apprendimento tecnico di Olivino da parte del proprio insegnante, Tamburlano, è anche pretesto per uno sfoggio di bravura da parte dei cantanti in melodie che talvolta sfoggiano un sapore quasi arcano. Il Don Chisciotte farseggia forse eccessivamente il ben più complesso e raffinato modello letterario uscito dalla penna di Cervantes, ma è comunque anch’esso occasione per dar vita a numeri caratterizzati da una brillantezza tutta particolare. Sulla scena campeggiano giganteschi i bozzetti del nostro ultimo Nobel per la letteratura, belli ed intensi, ma forse la fanno ancora più da padrone le luci sapientemente modulate da Daniele Naldi (molto efficace, nel secondo intermezzo, la contrapposizione di colori complementari che dà adito a reciproca esaltazione: i disegni in azzurro rilucono su uno sfondo aranciato, quasi ponendosi come ideale aggancio al colorismo veneto di un Veronese o di un Tiepolo): con poco, il non piccolo palcoscenico del Comunale è riempito, ed in maniera mai banale, ma sempre suggestiva e godibile. Un plauso agli interpreti: Laura Polverelli – più convincente come scanzonato Olivino che non come maliarda Nerina – e Aldo Caputo – nella duplice veste del navigato Tamburlano prima e dell’ingenuo Don Chisciotte poi – creatori a tutti gli effetti delle parti loro affidate. Gestita in modo impeccabile la connessione tra buca e palcoscenico da parte di Federico Ferri, che con piglio e raffinatezza guida il proprio ensemble dal riconoscibilissimo sound, che si distingue nell’attuale mole di orchestre barocche per il sempre morbido velluto dell’impatto sonoro.
Ilaria Badino
In scena: Laura Polverelli, Aldo Caputo, Matteo Belli. Regia Gabriele Marchesini, scene da bozzetti di Dario Fo, aiuto scenografo Stefano Iannetta, luci Daniele Naldi
[VIDEO] RascelFiFi con Franca Rame e Dario Fo
[STAMPA] Il Mistero Buffo secondo Franca Rame: “Io ero al Parlamento: lì nessuno lavora”
L'attrice ed ex senatrice dell'Idv in scena martedì sera a Bologna con il marito Dario Fo: "Se novecento deputati sui mille che sono andassero a casa sarebbe meglio. Anche se poi gli toccherebbe darsi daffare davvero per sopravvivere"
[STAMPA] "Cosa succede stasera in città" la Repubblica Bologna.it
Cosa succede stasera in città?
Dario Fo ripresenta il Mistero Buffo
leggi l'articolo su repubblica.it
[STAMPA] "Vengo anch'io"...
Dario Fo aveva cantato "Ho visto un re" con Enzo Jannacci nel 1968, con coro d’accompagnamento. Lo ha riproposto questa sera, nello speciale Vengo anch’io, che fornisce una serie incredibile di spunti amarcord, sia dal punto di vista musicale sia dal punto di vista televisivo.
Il brano nonsense è una metafora a sfondo politico, e divenne uno dei brani simbolo della critica sociale sessantottina. E proprio in quell’anno, Jannacci, arrivato in finale al Festival di Sanremo, avrebbe voluto proporre Ho visto un re nello “scontro” con Gianni Morandi. Ma la Rai si oppose. Jannacci, allora, ripiegò su Gli zingari, altra canzone non certo leggera dal punto di vista del contenuto sociale e politico.
Jannacci non poteva vincere, nella Rai di allora e nel Festival di allora, ma ne fu comunque delusissimo. E così si allontanò per un po’ dalle scene, riprendendo gli studi di medicina.
Dopo il salto, altre versioni storiche di Ho visto un re: una cantata da Jannacci, Fo, Albanese, Celentano e Gaber, un’altra da Fo, Jannacci e Gaber.
fonte: tvblog.it
Settimo ruba un po' meno! N.2
20 novembre del 1992 a Carrara, al Teatro Animosi, Franca Rame debutta con "Settimo: ruba un po’ meno n. 2" di Dario Fo e Franca Rame. Nello stesso anno in cui scoppia il caso "tangentopoli", un monologo in cui Franca racconta, senza tanto fantasticare nell'assurdo perché non ce n'è bisogno, i particolari delle 'ladronerie' dei politici italiani. Grandissimo successo di critica e pubblico.
Man mano che l’inchiesta di Milano prosegue lo spettacolo si arricchisce di particolari e di notizie. Sul palcoscenico dietro a Franca le foto degli inquisiti, inizialmente sono pochissime, Mario Chiesa e pochi altri, nel proseguo della tournèe diventeranno decine.
Quello che vi proponiamo oggi, però, è qualcosa di un po’ diverso. Alla fine dello spettacolo Franca cambiava del tutto argomento e registro. E parlava di quello che stava accadendo a lei, personalmente, in quel periodo. Franca raccontava ai suoi spettatori della malattia che l’attanagliava in quel periodo: la depressione. E ne parlava a suo modo, con ironia ed emozione, come solo una gran donna come lei sa fare.
Franca è guarita, e l’inizio della guarigione è proprio quello che racconta nel finale del monologo… beh.. non vi voglio anticipare altro, buona lettura.
[STAMPA] Franca Rame ringrazia il Rendano per la Marcolfa
18 dic 11 - Franca Rame, compagna di vita e sulla scena di Dario Fo, ha inviato al Teatro "Rendano" di Cosenza e alla responsabile artistica della stagione di prosa Isabel Russinova un messaggio di ringraziamento per la scelta di far inaugurare la stagione con la farsa di Fo "La Marcolfa" che proprio la Rame aveva interpretato, nella parte della governante del marchese di Trerate, nella versione originaria. E' stata la stessa Russinova a rendere noto il testo del messaggio nel corso di un incontro. Nel nuovo allestimento è Antonio Salines ad incarnare la protagonista in un ruolo en travesti.
"Mando un particolare e vivo ringraziamento - scrive Franca Rame nel messaggio - al teatro Rendano di Cosenza per aver scelto come inaugurazione della stagione la nostra 'Marcolfa' che so interpretata magnificamente da Salines e Simoni. Spiacente di non poter essere presente alla serata, ringrazio tutti gli amici della direzione artistica del 'Rendano' per l'invito ricevuto. Sono certa che sarà una serata all'insegna del divertimento e del benessere che vi farà dimenticare per qualche ora i nostri giorni drammatici italiani".
All'incontro con gli attori Antonio Salines e Carlo Simoni e con la Russinova hanno partecipato anche l'on.Jole Santelli, consulente del sindaco Mario Occhiuto per gli eventi culturali, Carlo Fanelli, storico del teatro e docente dell'Università della Calabria e alcuni degli altri attori della compagnia, da Antonio Conte a Cristina Sarti, ad Antea Marcaldi. Quello di ieri è stato il primo appuntamento di una serie di incontri con tutti i protagonisti degli spettacoli del cartellone della stagione di prosa che la responsabile artistica Isabel Russinova ha voluto inserire nelle attività del "Rendano" per far sì che il pubblico, in maniera informale e disimpegnata, possa intrattenersi a chiacchierare con i protagonisti che di volta in volta si accingeranno a calcare le scene del teatro di tradizione cosentino.
fonte: nuovacosenza.com