INDEPENDENT E TIMES: "PER BERLUSCONI DIMISSIONI IMMINENTI"

Sia l'"Independent" che il "Times" tornano sulla vicenda del premier
"Segnali di pericolo sul suo futuro politico". E fanno il nome di Draghi per la successione. Intervista a Barbara Montereale che parla di "aria quasi competitiva"
tra le ragazze alle feste del Cavaliere. E conferma il regalo da diecimila euro.
"Gli ultimi giorni della corte di re Silvio" s'intitola il paginone dell'Independent di oggi. E il Times ricostruisce su due pagine la vicenda con un grafico della "ragnatela di connessioni nel mondo di Silvio", ipotizzando che le pressioni per costringere il premier a dimettersi continueranno e indicando nel governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, un possibile primo ministro ad interim che ne prenda il posto.
Il caso Berlusconi continua dunque a rimanere al centro dell'attenzione dei media e dell'opinione pubblica mondiale, in particolare in Gran Bretagna, dove la stampa nazionale sembra particolarmente colpita da una vicenda a base di "sesso, bugie e videotape", per parafrasare un noto film di alcuni anni or sono.

"Berlusconi sembrava immune dagli scandali, ma le sensazionali notizie di caroselli sessuali a base di feste, modelle e denaro stanno facendo sentire il loro peso sul premier", scrive l'Independent. L'inchiesta dell'ex-corrispondente da Roma Peter Popham ricostruisce gli ultimi sviluppi della faccenda, notando in particolare le crescenti critiche della Chiesa cattolica, "che sta cominciando quietamente a tenere Berlusconi a distanza" e "l'accumularsi di segnali di pericolo" per il suo futuro politico. L'articolo sottolinea che perfino uno dei suoi più fidati consiglieri, Giuliano Ferrara, direttore de Il Foglio, ha recentemente tracciato "un'analogia tra l'attuale situazione di Berlusconi e quella di Mussolini il 24 luglio 1943", il giorno prima che il duce fu destituito dal re. "La defezione di Ferrara", nel fronte dei critici di Berlusconi, scrive Popham, "fa parte degli effetti collaterali del divorzio chiesto da Veronica Lario", poiché Il Foglio è parzialmente di proprietà della (ancora per poco, a quanto pare) moglie del leader del Pdl.

Anche il Times pubblica un paginone sul caso. Un articolo di Lucy Bannerman, inviata a Bari, ricostruisce la rete di amicizie dichiarate e sotterranee che portano dal capoluogo pugliese fino alla residenza romana di Berlusconi e alla sua villa di Porto Rotondo in Sardegna. L'articolo contiene tra l'altro una nuova intervista a una delle giovani donne che hanno fatto visita al premier in più occasioni, Barbara Montereale, la cui automobili è bruciata nei giorni scorsi per un misterioso incendio doloso, la quale dice al Times che quando fu invitata in Sardegna a metà gennaio "c'erano un sacco di ragazze che non si conoscevano tra loro" e parla di un'atmosfera "quasi competitiva".

La Montereale conferma quando affermato in precedenti occasioni, cioè che per la sua presenza in Sardegna ricevette 11 mila euro, mille dall'uomo d'affari pugliese Giampaolo Tarantini, che l'aveva accompagnata, e 10 mila come "regalo" da Berlusconi.

Un secondo articolo, un commento del corrispondente da Roma Richard Owen, nota che, due mesi dopo l'inizio dello scandalo con la partecipazione al compleanno per i 18 anni di Noemi Letizia, Berlusconi cerca di mettere insieme una strategia, "mantenere la calma e andare avanti come niente fosse". Ma è "troppo tardi", la mancanza di una reazione convincente fino a questo momento hanno lasciato "la sua squadra in uno stato d'assedio". Per di più, scrive Owen, l'economia continua a declinare, con Mario Draghi, il governatore della Banca d'Italia, "indicato da alcuni come possibile premier a interim" se Berlusconi dovesse dimettersi, che questa settimana ha accusato il governo di "non avere una credibile via d'uscita" dalla recessione. L'articolo sottolinea che Berlusconi ha dovuto posticipare la discussione di una legge che dovrebbe multare severamente i clienti delle prostitute a causa dell'imbarazzo che provocherebbe un dibattito sul tema in parlamento alla luce degli incontri tra il premier e le escort e per la definizione che di lui ha dato il suo avvocato come "utilizzatore finale" di tali servigi.

Il Times rileva che Berlusconi affida sempre più spesso il compito di apparire in pubblico in sua vece al "fidato luogotenente Gianni Letta", dando la colpa all'artrite che lo affligge, per cui riceve iniezioni di cortisone. L'articolo si conclude ipotizzando che la salute "potrebbe essere una scusa" per rassegnare le dimissioni e prevede che le pressioni per dimettersi continueranno anche in autunno.

Il paginone del Times è illustrato da un ampio grafico che ricostruisce "la ragnatela" dei rapporti fra tutti i personaggi che ruotano attorno a Berlusconi e che sono coinvolti in qualche modo nello scandalo, da Veronica Lario alla cosiddetta "ape regina" Sabine Began, da Noemi Letizia alla escort Patrizia D'Addario; e un riquadro a parte cerca di spiegare ai lettori inglesi il significato di termini come "velina", "meteorina" e "valletta", il nuovo vocabolario della politica italiana al tempo di re Silvio.

Repubblica - Enrico Franceschini


FLAVIA TOLNAY: TUTELARE LE OPERE DI DARIO E FRANCA E' UNA FATICA..

Nel suo ufficio ci sono locandine di allestimenti teatrali famosi e autografi appassionati. Flavia
Tolnay ha cominciato con l’Hollywood sul Tevere negli anni sessanta e poi ha rappresentato per
decenni gli interessi di importanti attori (Jodie Foster, Vanessa Redgrave, Michel Piccoli) e autori
americani come David Mamet e Nora Ephron, ma anche di Dario Fo e Franca Rame, insomma
una vita di lavoro nel mondo dello spettacolo. Dal 2003, ricopre il ruolo di componente
dell’Assemblea degli Associati Siae e fa parte del gruppo di lavoro per lo studio delle
problematiche del fondo di Solidarietà della Siae. E oggi dice: “Largo ai contemporanei”.
Flavia Tolnay, veniamo a Dario Fo e Franca
Rame: in che modo un grande autore e attore
pur amato e stimato, sicuramente un vanto
italiano (da qualcuno anche detestato), diventa Premio Nobel?

 

Perché siamo di fronte a una persona straordinaria
di grandissimo talento. Dario Fo è una
star di fama internazionale, è tradotto in tutte
le lingue, presentato in tutte le scuole, come
nei college e nei corsi di drammaturgia.
Morte accidentale di un anarchico sta per andare
in scena a Sidney, nel teatro diretto da
Kate Blanchett e in Israele. E sto trattando
una produzione a New York. In Italia, i numerosi
allestimenti e il numero straordinario
di repliche (dovuti ovviamente al gradimento
del pubblico), sono considerati da alcuni
critici prevenuti, più che altro il frutto
di una sua “ostinazione ideologica”. E pensare
che Morte accidentale di un anarchico è
stato rappresentato recentemente anche a
Chicago e a Dallas!
Mi occupo di loro dal 1997: tutelare i diritti
delle Opere di Dario Fo e Franca Rame comporta
una mole di lavoro enorme: solo nel
2008 abbiamo trattato circa 200 “licenze”.
Ogni mattina accendo il computer e trovo richieste
da Hong Kong, dal Messico, Giappone,
Australia…straordinario, appunto.
Recentemente è arrivata una lettera della Comedie
Francaise che ha deciso di inserire
Mistero Buffo nel loro repertorio,
che va da Moliere a Fo, appunto.
Mi sorprende sempre
l’impegno, la concentrazione, il
tempo che Dario e Franca continuano
a dedicare giornalmente,
quasi senza sosta, al loro lavoro.
Ritengo che Fo abbia vinto il Nobel
proprio perché è stato tradotto
e rappresentato in tanti
paesi (tutte le attrici del mondo
recitano i monologhi femminili
scritti da Franca Rame,
che si studiano anche all’Università
degli Aborigeni).
Francesco Giullare di Dio è uno dei testi più
mistici che mi sia dato conoscere!
Madre Pace è un monologo scritto da Franca
Rame su Cindy Sheehan, la peace mom,
quella mamma che ha perso il figlio in Iraq
e che si è accampata davanti al ranch del Presidente
Bush nella vana attesa di essere ricevuta.
Franca Rame stessa lo ha interpretato
all’Arena di Verona ed il monologo è stato
rappresentato anche in Germania. In Spagna
una delle più popolari attrici spagnole,
Charo Lopez, ha chiesto di recitarlo sia in
Spagna che in Argentina. Il mondo gira intorno
ai Fo e Rame, lo vedo e lo vivo nelle
mie piccole stanze e nel mio computer, attraverso
il quale vado a trattare per Fo anche
in Siberia, dove c’è uno dei più grandi
teatri del mondo…Nel disbrigo di questa
grande quantità di “pratiche” sono grata alle
signore Paola Begni e Antonella Mancini
dell’Ufficio Estero della Siae per il loro prezioso
aiuto. Mentre per gli autori stranieri,
vorrei ricordare anche Valeria Nespola, Patrizia
Castellani e Patrizia Gattei e tutte le
bravissime signore della sezione Dor che
operano nei vari settori.
Avvicinandomi alla “quarta” età mi sono attivata
con l’intento di formare un piccolo
gruppo di giovani collaboratori, capitanati
da mia figlia Giulia Porcari Li Destri la quale
mi sta accanto (e mi sopporta) da oltre un
ventennio, affinché la gloriosa ultrasessantenne
Agenzia Danesi Tolnay, prosegua
l’attività negli anni a venire con il suo corredo
di contratti, copioni, libri, traduzioni,
riviste ed ora anche di cd e dvd e che rappresenta,
grazie all’apporto professionale di
ciascuno, la vera ricchezza di questa piccola
azienda familiare.

Da VivaVerdi marzo-aprile 2009
 

Il vescovo di Assisi riesce a impedire a Dario Fo di recitare un testo su Giotto di fronte alla basilica.

Ancora una volta un malinteso senso del sacro porta le gerarchie ecclesiastiche a praticare la censura.
Lo spettacolo che avrebbe dovuto essere rappresentato ad Assisi, tra il 2 e il 5 giugno avrebbe certamente fatto scandalo. Ma non dal punto di vista religioso. Dario Fo aveva intenzione di portare il suo nuovo spettacolo che dimostra che una convinzione molto diffusa è errata.
I dipinti della basilica superiore attribuiti dai libri di scuola a Giotto non sono di Giotto.
E la cosa interessante è che oltretutto la rappresentazione aveva avuto l’appoggio dei frati francescani di Assisi, anch’essi dell’opinione che quei dipinti straordinari siano da attribuire ad altri grandi maestri del tempo.
Su questa tesi Dario Fo ha costruito una lezione-spettacolo divisa in 3 serate, un tempo indispensabile per argomentare la propria tesi basandosi su diversi particolari storici e tecnici. In particolare il fatto che ogni scuola da quella Romana a quella Toscana si avvaleva di una tecnica pittorica particolare e diversa, nonché di sagome fisse e articolate in modi differenti per riprodurre il disegno.
Tutti questi elementi tecnici procurano una specie di impronta digitale nascosta dentro il dipinto, impronta che ci assicura come nella navata della Basilica Superiore di Assisi Giotto non abbia partecipato con un proprio gruppo all’esecuzione degli affreschi se non come semplice assistente o allievo.
Ma l’importanza culturale dell’opera che si voleva rappresentare e il sostegno del sindaco di Assisi Claudio Ricci non sono riusciti a convincere il vescovo Domenico Sorrentino a ritirare il suo veto.
Vanno bene le canzonette di fronte alla basilica di San Francesco, vanno bene le ragazze danzanti e perfino i numeri da cabaret ma, per favore, niente storia dell’arte!
Incredibile, che nel 2009, in Italia si vieti a un premio Nobel di parlare di pittura di fronte a una chiesa.

Lo spettacolo Giotto o non Giotto sarà rappresentato in luglio il
2-3 Cesena alla Rocca Malatestiana
8-9 Firenze di fronte alla basilica di Santa Croce
24-25 Perugia nella piazza di San Francesco in Campo

Dal blog di Jacopo Fo


GRAZIOLINE & CERTOSINE: FAMIGLIA CRISTIANA ABBANDONA LA NAVE DI SILVIO

Il direttore Don Antonio Sciortino parla di "emergenza morale"
Il settimanale cattolico era intervenuto anche sul caso Noemi.
 "E' stato superato il limite della decenza". Scrive così il direttore del settimanale Famiglia Cristiana don Antonio Sciortino rispondendo alle lettere dei lettori, definendo "indifendibile" il comportamento del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. La Chiesa italiana, continua Sciortino "non può ignorare l'emergenza morale" di fronte allo scandalo-escort. "Non si può far finta che non stia succedendo nulla, i cristiani (come dimostrano le lettere dei nostri lettori) sono frastornati da questo clima di decadimento morale, attendono dalla Chiesa una valutazione etica meno disincantata". Don Antonio Sciortino è duro anche nei confronti di chi pensa "di barattare la morale con promesse di leggi favorevoli alla Chiesa: è il classico piatto di lenticchie da respingere al mittente. La Chiesa non può abdicare alla sua misisone, nessuno pensi di allettarla con promesse o ricattarla con minacce perchè non intervenga e taccia". Già nelle scorse settimane Famiglia Cristiana era intervenuta sulle vicende del presidente del Consiglio.

 

Sempre don Antonio Sciortino, in un editoriale di fine maggio, aveva esortato il premier a dire la verità sui suoi rapporti con Noemi Letizia, parlando di "incongruenze e contraddizioni". E il settimanale cattolico a gennaio aveva lanciato anche un attacco a tutto tondo contro un governo accusato di vivere "fuori dalla realtà. "Siamo un paese incredibile, metà fiaba e metà incubo" si legge nell'articolo, che ritraeva un Silvio Berlusconi preoccupato più dai sondaggi per la cessione di Kakà e del passaggio di Fiorello a Sky che dalle sfide della crisi economica.


STRATEGIE DEL COMICO

Autore : Peja, L.
Titolo : Strategie del comico
Sottotitolo : Franca Valeri, Franca Rame, Natalia Ginzburg
Collana : Storia dello Spettacolo. Saggi - 14

....Il percorso politico-teatrale di Franca Rame è delineato nel terzo capitolo, sottolineando la grande importanza del ruolo svolto dall’attrice e autrice nella collaborazione con il suo compagno Dario Fo. L’impegno artistico dei due parte dalla necessità di fare politica attraverso il mezzo a loro più congeniale, quindi non meraviglia l’uscita dai teatri ufficiali per direzionarsi verso un pubblico non borghese. La comicità della Rame ha un fine rivoluzionario e quindi si fonda sulla predicazione e provocazione, con lo scopo di risvegliare nel pubblico l’indignazione. Etichettato spesso come teatro femminista, l’autrice dimostra come in realtà le tematiche femminili, seppur frequenti, siano  tutt’altro che centrali, avendo un riscontro soprattutto politico e sociale......

 

Parlare di comicità in teatro può assumere significati diversi. Gli attori comici sono quelli che fanno ridere il pubblico, ma soprattutto sono coloro che mettono in atto un metodo di lavoro diverso da quello del teatro “ufficiale” poiché sono per lo più soli di fronte allo spettatore ed è nel rapporto con esso che costruiscono il proprio testo drammaturgico. Questo secondo aspetto è evidenziato dal fatto che il termine “comico”, fino al secolo scorso, andava a designare l’interprete dell’arte drammatica tout court. Partendo da questo assunto Strategie del comico di Laura Peja ricostruisce la carriera artistica di tre attrici che hanno caratterizzato la scena novecentesca italiana (Franca Valeri, Franca Rame e Natalia Ginzburg) e focalizza l’attenzione soprattutto sulla loro produzione drammaturgica, considerando la scrittura come «tecnica teatrale». In tal modo propone anche un esempio di come il Novecento sia un secolo che ha completamente cambiato il suo assetto comunicativo mettendo in discussione la pratica scenica che va a sconfinare in altri mezzi di comunicazione e modifica profondamente il pubblico.

Laura Peja mostra come l’atteggiamento assunto di fronte agli argomenti trattati e le strategie attuate dalle tre artiste prese in esame sia molto diverso: la Valeri e la Ginzburg propongono un approccio indiretto, burlandosi della società e delle donne che ne fanno parte e promuovendo un’opera apparentemente innocua che nasconde una potenziale denuncia, mentre la Rame, con un intento propriamente ideologico e politico, si esprime in modo aggressivo, rivoluzionario e diretto. Il libro è anche un’occasione per mostrare come era messo in discussione e promosso il cambiamento dell’immagine e del ruolo della donna nella società italiana tra gli anni Cinquanta e Ottanta. Infatti, mentre l’attività della Valeri compre sessant’anni di storia nazionale (dal debutto da protagonista nel 1948 fino a oggi), quella della Rame si afferma nel periodo di maggiore fermento politico e sociale (anni ’60 e ’70) e quella della Ginzburg copre gli ultimi trent’anni del secolo.

Dopo un primo capitolo introduttivo, il secondo è incentrato su Franca Valeri e sulla sua attività in ogni campo dello spettacolo (cinema, teatro, radio, televisione): dall’esordio radiofonico del 1949 con la creazione del personaggio della “Signorina Snob”, in cui confluiranno tutta la varietà dei suoi tipi femminili, all’esperienza di rivista con il Teatro dei Gobbi e alla stagione d’oro del cinema con Risi, Monicelli e Sordi. La Valeri si esprime soprattutto con gli spettacoli monologanti, da lei stessa scritti, che ritraggono donne perdenti alla ricerca di un riscatto sociale che difficilmente ottengono; forte è la caricatura degli snob, degli intellettuali e degli arricchiti. Elemento centrale della sua comicità è l’aspetto verbale, la caratterizzazione del personaggio attraverso delle scelte prettamente linguistiche, a cui si aggiunge l’ironia che guarda con leggerezza alla realtà e ne rivela maggiormente le dinamiche sociali e la loro esasperazione.

Il percorso politico-teatrale di Franca Rame è delineato nel terzo capitolo, sottolineando la grande importanza del ruolo svolto dall’attrice e autrice nella collaborazione con il suo compagno Dario Fo. L’impegno artistico dei due parte dalla necessità di fare politica attraverso il mezzo a loro più congeniale, quindi non meraviglia l’uscita dai teatri ufficiali per direzionarsi verso un pubblico non borghese. La comicità della Rame ha un fine rivoluzionario e quindi si fonda sulla predicazione e provocazione, con lo scopo di risvegliare nel pubblico l’indignazione. Etichettato spesso come teatro femminista, l’autrice dimostra come in realtà le tematiche femminili, seppur frequenti, siano  tutt’altro che centrali, avendo un riscontro soprattutto politico e sociale.

Esaltata dal punto di vista editoriale ma molto criticata come drammaturga, la figura di Natalia Ginzburg (analizzata nel quarto capitolo) rimane oggetto di incomprensione e la sua scrittura teatrale viene spesso tacciata come «spicciola», banale e di basso livello letterario. Approdata al teatro in ritardo rispetto alla sua carriera di romanziera, caratterizza le sue opere con un linguaggio medio-colloquiale e con una sintassi lineare, affrontando con estrema leggerezza e semplicità gli aspetti del quotidiano. Prevale un atteggiamento ironico e autoironico, come decostruzione dell’illusoria pretesa dell’essere umano di conoscere e dominare il reale, in una prospettiva sociale ed esistenziale; per cui le diverse tecniche umoristiche sono impiegate in vista di tale progetto di smitizzazione e ridimensionamento. La mancanza di azioni salienti e la predominanza della parola permettono di catalogare le sue pièces in quella forma teatrale chiamata «dramma-conversazione» tipica della drammaturgia contemporanea europea.

Il libro è corredato di una serie di appendici (quali gli inserti fotografici, le note biografiche delle tre artiste con le relative teatrografie e filmografie), di una bibliografia molto dettagliata e dell’elenco di altri supporti multimediali correlati (video e discografia).

 

di Mariagiovanna Grifi

http://www.drammaturgia.it/recensioni/recensione2.php?id=4101


PUTTAN TOUR: L'ITALIA NON E' LA DEPANDANCE DI VILLA CERTOSA

La domanda che Marco Mongiello gli ha fatto in margine al Consiglio europeo di Bruxelles è questa: «Crede che le difficoltà dell'Italia nel negoziato sulla presidenza del Parlamento europeo siano legate al discredito causato dagli scandali? Ne parlano tutti i giornali internazionali e lei aveva detto in un'intervista alla Cnn che avrebbe spiegato...». Una semplicissima domanda tecnica. Pensa forse, crede che, può spiegare. Sarebbe stata un'ottima occasione per rispondere di fronte alle telecamere e ai taccuini dei colleghi di tutto il mondo. Persa, purtoppo per la dignità degli italiani, anche questa volta. Era nervoso, del resto. A microfoni aperti aveva appena dato disposizioni a Mavalà Ghedini («non ho mai detto che sei uscito pazzo») e per interposta persona a Paolo Bonaiuti, un elenco di comunicati da stilare notizie da smentire e giornalisti da silenziare degna di una lista della spesa, mancava solo ricordati lo yogurt, ripresa e trasmessa in tv. Ha chiuso il telefono, poi alla domanda di Mongiello ha replicato: «Ho disistima totale nei confronti del suo giornale dunque non rispondo». Disistima totale. Ecco la ragione per cui tace - solo per dire delle ultime cosette - sul traffico di prostitute di cui si sta occupando la Procura di Bari a cui ora si aggiunge un filone, a carico dei suoi amici commercianti di protesi e loro assistenti, sull'eventuale circolazione di cocaina.

 

Disistima totale. È questo il tema che vi proponiamo oggi: la crescita esponenziale di disistima negli ambienti economici e industriali, italiani e internazionali, tra le gerarchie ecclesiastiche e i cattolici devoti, la freddezza degli alleati stranieri. Disistima a suo carico. Leggete Roberto Monteforte, Umberto de Giovannangeli, Bianca Di Giovanni. Mentre il premier racconta barzellette su (contro) l'Unità e Repubblica in cui risulta essere più potente del Padreterno Gianni Letta pubblica un intervento sulla moralità sull'Osservatore Romano. Un segnale preciso. Una distanza incolmabile.

Sono segnali chiarissimi le parole di Fini candidato superstite al Colle («è a rischio la fiducia nella democrazia») e la partita a scacchi sul fronte dei servizi segreti di cui ha raccontato e racconta Claudia Fusani. I servizi usati come arma nella guerra fra falchi e colombe Pdl, la escort Patrizia D'Addario additata come Mata Hari inviata dal nemico: una spia in azione per conto della Cia la notte dell'elezione di Obama. Questo si è sentito ieri. Ci avreste creduto se ve l'avessero annunciato? Alla fine va così: non è per la dissennata politica economica, il lavoro che manca, la crisi, non per le leggi scritte su misura per garantirsi l'impunità, per le ronde e per i bavagli alla giustizia e ai giornali, per la corruzione eletta da anni a sistema. No. È per un giro di minorenni e di prostitute da catalogo, alla fine, che il sistema si sfarina. «Caligolite», così la chiamano a Montecitorio. Una malattia. Il giro delle ragazze molto intime del premier è impressionante. Il lavoro a cui i suoi collaboratori sono sottoposti per certi versi improbo.

Non possono più arginare il pericolo. Persino le centinaia di Mini regalate alle fanciulle cominciano ad essere un problema: le rende riconoscibili, si è aperto il mercato dell'usato. Domani si vota. Bisognerebbe che ci occupassimo di noi, anche. L'Italia non è la dependance della Certosa.

(Concita De Gregorio)


AL TAPPONEJAD - Continua il vergognoso zerbinaggio del TG1 (e noi paghiamo...)

Continua il vergognoso zerbinaggio del nuovo corso del TG1 (e noi paghiamo...)

Ieri il Tg1 delle 13.30, per dare (anzi per non dare) la notizia dell'indagine di Bari su presunti casi di prostituzione di fanciulle aviotrasportate a Palazzo Grazioli per la modica cifra di 1000-2000 euro, si è espresso come segue: «“Ancora spazzatura sui giornali, ma non mi farò condizionare”. Così il premier Berlusconi sulle indiscrezioni del Corriere sull'inchiesta aperta a Bari a proposito di appalti. L'articolo parla di feste con alcune ragazze». Nemmeno il più abile degli enigmisti sarebbe riuscito a capire di che diavolo stesse parlando. Feste dove? Come? Con chi? Perché? Martedì i terremotati hanno invaso Roma per contestare la truffa berlusconian-bertolasiana della Nuova L'Aquila. Il Tg1 ha preferito raccontare la fantomatica ricostruzione della Casa dello studente. Nell'anticamera di Scodinzolini dev'esserci un ufficio apposito, con linguisti esperti in sciarade e codici criptati, per nascondere le notizie. Possibile che, fra i mezzibusti del Tg1, non se ne trovi uno che rifiuti di leggere certe veline?

La stessa domanda andrebbe posta alla Procura di Roma. Da mesi i capi aprono e chiudono inchieste «à la carte»: incriminazione e perquisizione di Genchi, indagine sul fotografo Zappadu con sequestro degli scatti di Villa Certosa, archiviazione del caso Berlusconi-Saccà e ora dello scandalo voli di Stato (in due settimane, con spiattellamento della richiesta alla stampa, in barba al segreto investigativo). Possibile che, fra i tanti pm bravi e onesti della Capitale, non se ne trovi uno che si ribelli ai superiori, al grido di «not in my name»? Forza Iran. (Marco Travaglio)


TG1: IL NUOVO ZERBINO DI SILVIO

Ieri il Tg1 ha dato il meglio di sé per confermare tutti i sospetti, verrebbe da dire le certezze, relativi alla sua faziosità degna di un Tg4 di Fede. Si comincia con la cronaca dell'incontro tra Silvio Berlusconi e Barack Obama annunciando, fin dal titolo in sovrimpressione, la nascita di un'amicizia personale tra i due presidenti. Chi avrà informato i giornalisti del telegiornale del primo canale del sorgere di questo sentimento? Avranno raccolto di persona le confidenze di Obama? Non è dato sapere, anche perché lo stesso Berlusconi in conferenza stampa si è semplicemente augurato che, nel tempo, possa maturare con il presidente democratico un rapporto simile a quello che lo legava a Bush.  Servizio successivo, si parla dei terremotati giunti dall'Abruzzo per manifestare di fronte a Montecitorio il loro disappunto per le promesse tradite del governo. Inquadratura di qualche secondo sulla folla di manifestanti, ai quali ci si guarda bene dal dare la parola, e poi via con le interviste ai leader dell'opposizione, consapevoli che l'effetto sul pubblico è ben diverso se a criticare il governo sono gli sfollati dell'Aquila o il solito Franceschini. Mica scemi i giornalisti promoter del Tg1 vero?

Il tutto, per gradire, è condotto da Susanna Petruni, quella che nei primi giorni del sisma si mise a elencare con toni trionfalistici i successi di ascolto dell'informazione di Rai uno. La stessa persona che, chissà perché, Berlusconi vorrebbe mettere a dirigere Rai due. Certe opportunità si conquistano solo sul campo e con il duro lavoro. Di lingua.

P.S. Per la cronaca, nell'edizione del Tg1 delle 13.30 della protesta dei terremotati non vi era traccia alcuna. Gli abruzzesi delusi dal governo sono apparsi, abbiamo visto in che modo, solo nell'edizione della sera, dopo che si erano già scatenate le proteste dell'opposizione.

http://teleipnosi.blogosfere.it/2009/06/e-il-tg1-zerbino-canta-lamicizia-tra-berlusconi-e-obama-e-oscura-i-terremotati-che-protestano.html


8 LUGLIO TUTTI A ROMA CON TRAVAGLIO CONTRO IL BAVAGLIO ALL'INFORMAZIONE!!!!

E’ il momento di tornare a farci sentire, le raccolte di firme non bastano più.

Con la controriforma delle intercettazioni e della cronaca giudiziaria, il regime punta a salvare i delinquenti e a privare i cittadini della necessaria informazione: vuole espropriarci di quel diritto che Luigi Einaudi definiva “conoscere per deliberare”. Per questo il Fatto Quotidiano ha deciso di esordire in pubblico, prim’ancora di uscire nelle edicole, organizzando subito una notte bianca “No Bavaglio”. Perché la ragione sociale del nostro giornale è proprio questa: informare.Ci troveremo tutti insieme la sera di mercoledì 8 luglio a Roma (il luogo lo stiamo scegliendo, per non lasciare fuori nessuno), per incontrarci e dire no alla legge eversiva e golpista del Signor P2 che mira a disarmare la magistratura e a imbavagliare la libera stampa. Inviteremo sul palco giornalisti, scrittori e artisti per un grande happening di protesta, di satira, di testimonianza, ma soprattutto di informazione. Spiegheremo la controriforma nel dettaglio, leggeremo e faremo ascoltare in originale le intercettazioni e le carte giudiziarie, anche inedite, dei grandi scandali politico-finanziari che il regime vuole nascondere ai cittadini.



I partiti e i politici di opposizione che vorranno aderire e partecipare tra il pubblico saranno i benvenuti.



Tenetevi liberi, invitate gli amici e restate in contatto con i nostri blog: ogni giorno vi aggiorneremo sugli sviluppi dell’iniziativa.

Più siamo, più il bavaglio si allontana.

Marco Travaglio

http://voglioscendere.ilcannocchiale...otte_bian.html


[VIDEO] RAME - FO: UBU' BAS VA ALLA GUERRA 1a parte

"Ubu Bas va alla guerra", rappresentato il 24 marzo 2003 al Teatro Ventaglio Nazionale di Milano.
 
Lo spettacolo, diviso in tre "atti", è stato introdotto da Franca Rame, Dario e Jacopo Fo e preceduto da alcuni schetch: sono intervenuti Franca Rame, Giorgio Bocca insieme a Dario Fo, Jacopo Fo, infine Daniele Luttazzi, affiancato da Dario Fo e Franca Rame
 

ESPRESSO INTERVISTA FRANCA RAME: "UNA VITA CON IL NOBEL"

"I nostri anni di lotte e di teatro Dario è il genio giusto per me". Come gli dissi incontrandolo tanti anni fa, adoro i gatti randagi e i giovani attori affamati. A Palazzo Madama ho passato anni orribili Ti senti un numero, non esisti. Ho pranzato sempre da sola. Franca Rame parla della biografia per appunti, diventata un libro di scena domani al Teatro StudioPresentando domani al Teatro Studio quell´opera a quattro mani (gli scritti di lei, i disegni di lui), lei comincerà raccontando la storia dell´angiolino con le ali bianche e oro e la coroncina di lampadine che si accendevano. Fu il personaggio che interpretò al suo debutto, a tre anni. Non sarà una presentazione «normale», quella di «Una vita all´improvvisa» di Franca Rame, firmata con Dario Fo. Più che parlare, i due attori reciteranno.
Cosa l´ha spinta a scrivere la sua vita, signora Rame?
«Non è proprio una biografia. Non ho mai tenuto un diario, l´avrei trovato ridicolo. Sono appunti, istantanee, memorie scritte in vari momenti, quando viaggiavo o stavo ferma, quando ero felice o depressa. Sono anche storie che raccontavo».

È stato Dario a volerli pubblicare.
«Un giorno ha trovato questi appunti, dopo averli letti si è entusiasmato e ha insistito perché diventassero un libro. Io gli ho detto di sì ma ho preteso che mi aiutasse. Non gli avevo mai detto niente prima. Sono timida e piena di complessi. Scrivevo e nascondevo. Ho ancora un mare di materiale da parte».

Che bilancio fa della sua vita?
«Non voglio fare bilanci, neanche adesso che compio 80 anni. Ho sempre badato al nostro lavoro, che non era solo il teatro, ma le lotte. Ho scritto 70 commedie, e altro mi resta da fare. Qui ho voluto raccontare i passi più vivi della nostra vita. Ho pianto e riso, e ho amato ancora di più».

C´è qualcosa che non rifarebbe?
«Non credo. Mi piace quello che ho fatto. Ho sempre cercato di venire incontro alla gente in difficoltà. Come dissi a Dario tanti anni fa, il giorno che lo incontrai e lui era senza soldi. Adoro nutrire randagi, gatti abbandonati e giovani attori affamati. Ho sempre avuto un rapporto di grande fiducia con la gente».

Fare la senatrice invece l´ha delusa.
«Un´esperienza orribile. Sentirsi solo un numero. Non ho mai ricevuto una telefonata, ho pranzato sempre da sola».

Come ha fatto a conciliare vita privata e carriera artistica?
«Me lo ha chiesto anche mio figlio. Giravamo come pazzi, io facevo anche l´amministratrice, cercavo le piazze. Non riuscivo neanche a fare la spesa. Non so come abbia fatto».

Con Dario è stato un grande amore.
«Assolutamente. Ho sposato un uomo di grande valore, sono anni e anni che dico che è un genio. È proprio l´uomo per me».

Come avete fatto a superare le burrasche?
«Possono capitare. A lui come a me. Gli uomini di successo, anche i meno attraenti, si ritrovano le ragazze nel letto. Succede anche al premier. Allora, o fai a coltellate o ti ritiri. Soffrendo non poco ho preferito ritirarmi da Jacopo, poco dopo Dario m´ha raggiunto, e tutto è tornato a posto».

È ancora innamorata di lui?
«Sì. Certo non è più l´amore dei 30 anni, è qualcosa di diverso, di più profondo. Al punto che se dovesse andarsene prima di me non so davvero cosa farei».

Qual è l´insegnamento più prezioso che ha dato a suo figlio?
«Dovrebbe chiedermi che cosa ha dato mio figlio a me. Le risponderei che è il mio più grande amico».

Cosa pensa del teatro di oggi?
«È sparito il teatro d´impegno sociale e politico».

E della tivù?
«Inguardabile. Per fortuna che stasera è festa. C´è Santoro».

Internet?
«Ci vivo. Ho un blog vivissimo, e sono orgogliosa di averci messo, dal 1995, tutto il nostro archivio: 2 milioni di documenti».

Cosa c´è nel suo futuro?
«Ancora lavoro, a cominciare da «Giotto», che Dario sta ultimando».

Nessun rimpianto?
«No. Sono soddisfatta delle mie scelte e sono felice con il mio maritaccio. Senza di lui sarei una vecchia single immalinconita»

di Roberto Bianchin


NAPOLEONUSCONI

Fino a un mese fa Al Tappone si accreditava come il primo gallo italico con battute sullo ius primae noctis e sulle prodigiose maratone amatorie («dormo tre ore a notte, poi faccio sesso per altre tre»). Dalle sue varie regge trapelavano indiscrezioni su miracolose pozioni e punturine proprio lì. Quando stavano per uscire certe telefonate di (o su) un paio di favorite divenute ministre, lui finse di non allarmarsene più di tanto: «Alla peggio, farò un figurone». E tutti - giornali, politici e servi al seguito - rilanciavano festosamente l’immagine autorizzata del Cavaliere di Hardcore. Poi parlò Veronica, tuonò il Vaticano, saltarono fuori le minorenni e i sondaggi volsero al brutto. Contrordine, compari: gli stessi che raccontavano l’impenitente tombeur e trombeur hanno l’ordine di trasformarlo in un innocuo nonnetto. James Bondi degrada i festini di Villa Certosa a castigati raduni di «belle famigliuole». Virginia Sanjust, che per il gip di Roma aveva una relazione col premier (il marito minacciò di renderla pubblica), giura che lui le diceva «potrei essere tuo nonno» e «ho un po’ perso la fede»: rapporto platonico, «di profonda affinità elettiva».

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 Imma Dinnini, lanciata dall’aulico «Un due tre stalla», dunque ospite dei cenacoli di Villa Certosa, nega qualunque avance: «Parlavamo della mia Puglia, di olio, pane, piante e fiori». Daniela Rosati, ex di Galliani, reduce da un «pellegrinaggio spirituale», precisa che Lui è «un padre giusto, spiritoso, empatico», anzi «sembra più una madre». Oddio, vuoi vedere che, niente niente, il gallo ci sta diventando un cappone? (Marco Travaglio)

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