ELIO VELTRI NEL SUO LIBRO "MAFIA PULITA" :"ECCO COME LO STATO E' RICICLATORE DEL DANARO SPORCO". NOMI E CIFRE!
L’allarme, i fatti e i dati contenuti nel libro Mafia Pulita trovano ogni giorno riscontro negli articoli di quotidiani autorevoli, nelle relazioni davanti al Parlamento e negli studi degli istituti di ricerca. Per farla breve, la mafia italiana( Cosa Nostra, Ndrangheta e Camorra) sta comprando le aziende in crisi di liquidità. Ma non nel Sud del paese dove tutto ciò che poteva l’ha già comprato. Compra in Lombardia, nel Nord Est, a Roma(persino il caffè della dolce vita di Fellini) e in tutte le altre regioni. Nel mese di giugno dalle pagine del Corriere della Sera il presidente dell’Assimpredil lombarda De Albertis ha dato l’allarme usura sottolineando il rischio mafia, ma sottovalutando l’obiettivo vero delle mafie che è quello di impossessarsi delle imprese. Il 6 di Luglio Sole 24 ore con tre pagine piene di commenti e di dati ha ripreso l’argomento definendo l’economia illegale e criminale il problema “ cruciale del paese”. A parere del giornale di Confindustria il fatturato annuo dell’economia illegale e criminale è di 420 miliardi di euro, un quarto della ricchezza nazionale, sottratta a qualsiasi controllo dello Stato perché evade tasse e contributi, non rispetta i contratti di lavoro e quando la gente muore la buttano nella spazzatura. Secondo il Sole il fatturato è così suddviso: 250 miliardi di euro di economia sommersa e 170 di economia mafiosa. Mentre il dato riferito all’economia mafiosa coincide con quello riportato nel nostro libro, quello dell’economia in nero è sottostimato.
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Ma anche se fosse esatto saremmo di fronte a una evasione fiscale di oltre 150 miliardi di euro anno e contributiva di oltre 50 miliardi. Una catastrofe. E poi il governo ci chiede due euro per l’Abruzzo!Il governatore di Bankitalia Draghi ha ribadito le preoccupazioni e rilanciato l’allarme in commissione Antimafia e davanti alle commissioni parlamentari bilancio ed economia mercoledì 22 luglio ed Eugenio Scalfari su Repubblica il 26 Luglio.
E’ forse questa la ragione della volontà pervicace di evitare che si parli dell’argomento confidando anche nelle labbra cucite dei corrispondenti della stampa estera?
http://www.democrazialegalita.it/elio/elio_economia_mafia_scudo=29luglio2009.htm
UN PREMIER ARCHEOLOGICO: IL COLLEZIONISTA DI OSSA
E’ probabile che il mistero delle “trenta bellissime tombe fenicie” presenti a Villa Certosa abbia una spiegazione semplicissima; non è altro che una delle tante, creative balle che Silvio Berlusconi ama raccontare a chi gli capita a tiro; si tratti di tutti gli italiani in blocco o delle gentili visitatrici che accorrono a frotte nelle sue residenze private. Accattivante come sempre, l’uomo che ha convinto la maggioranza degli italiani di essere sceso in politica per amor loro, nella versione guida turistica appare più irresistibile che mai. Stando a quanto egli stesso illustra a Patrizia D’Addario, nemmeno a Mirabilandia sono concentrate tante attrazioni in una volta, dalla gelateria del presidente che fa anche i sorbetti alla balena fossilizzata; dai meteoriti al lago coi cigni convertibili; dal labirinto dove ogni grotta è una scultura alla famosa necropoli. E pazienza se la signora D’Addario, da scaltrita intellettuale qual è, mostra interesse solo per la gelateria. E pazienza se i soliti pignoli spaccano il capello in quattro sostenendo che, qualora la necropoli fosse davvero fenicia, si tratterebbe di una scoperta clamorosa. Probabilmente, fa intendere l’avvocato Ghedini, Berlusconi ha detto “fenicie” per far colpo sulla sua ospite intellettual-chic, ma in realtà sapeva benissimo che non era così. Ciò non toglie che la comunità scientifica internazionale si interroghi sulla vera natura di quelle “trenta bellissime tombe”; e che, in attesa che l’avvocato Ghedini organizzi una visita guidata in loco, formuli le più diverse ipotesi. Ecco alcune tra quelle che abbiamo raccolto in via confidenziale.
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I VIP CONFESSANO I POSTI PIU' STRANI DOVE HANNO FATTO L'AMORE [PREFAZIONE FRANCA RAME]
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BERLUSCONI DIVENTA LAICO: DA "SONO UN SANTO" A "NON SONO UN SANTO"
"NON SONO UN SANTO, speriamo lo capiscano anche quelli di Repubblica", dice Silvio Berlusconi alludendo al clamore scaturito dalle registrazioni di Patrizia D'Addario. Dalla sua 'discesa in campo' , nel 1994, più volte il Cavaliere è ricorso ironicamente a riferimenti alla santità ed alla divinità per parlare, sdrammatizzandola, della sua attività di politico.
SONO UN SANTO - Proprio "un santo" Berlusconi si era definito, il 10 luglio 2008, salutando i cronisti che lo aspettavano di sera sotto palazzo Grazioli al suo rientro dal G8 di Tokyo. "Andatevi a godere la notte. Io ormai sono un santo", aveva detto loro con un sorriso prima di andare a riposare.
L'UNTO DEL SIGNORE - Era il 25 novembre del 1994 quando Berlusconi, alla convention dell'Udc, diceva, facendo riferimento a se stesso: "Sarebbe veramente grave che qualcuno che è stato scelto dalla gente, l'unto dal Signore, perché c'é qualcosa di divino dall'essere scelto dalla gente, possa pensare di tradire il mandato dei cittadini". Quella frase il Cavaliere ha più volte smentito di averla detta. L'ultima nel 2006 in una intervista a 'Newsweek'; ma anche alla Confcommercio, dicendo: "Semmai ci unge il popolo, qualche volta ci unge, qualche volta va peggio...".
IL GESU' CRISTO DELLA POLITICA - Era una fredda notte di febbraio del 2006 quando, parlando a una platea di imprenditori di Ancona, Berlusconi si sfogò per gli attacchi a lui riservati dalla magistratura: "Io sono il Gesù Cristo della politica, una vittima, paziente, sopporto tutto, mi sacrifico per tutti". Altro riferimento a Gesù il Cavaliere lo fece nella conferenza stampa di chiusura del G8 di Genova raccontando l"ultima cenà del vertice. "I giornali titoleranno domani: Berlusconi si crede anche Gesù Cristo...", disse ironicamente.
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CON UDR SBAGLIAI COME CRISTO CON GIUDA - "Anche Gesù ebbe tra i suoi apostoli un traditore, e noi non siamo più bravi di Gesù...", diceva Berlusconi riferendosi ai "traditori" del centrodestra passati all'Udr, il partito di Cossiga, consentendo la nascita del governo D'Alema.
SINITE PARVULOS - Una citazione evangelica, una battuta e un po' di autoironia: Silvio Berlusconi usa questi ingredienti quando, durante una visita al Nuraghe Losa per la campagna elettorale in Sardegna, per far avvicinare due bambini. "Lasciate che i pargoli vengano a me", disse il presidente del Consiglio in tono scherzoso per consentire ai due giovanissimi sostenitori di avvicinarlo per una foto. E poi, scherzando dopo aver dato un'occhiata ai giornalisti presenti: "Adesso mi diranno che mi paragono a Gesù...".
L'UOMO DELLA PROVVIDENZA - Stavolta Berlusconi cita la definizione che di lui diede don Luigi Giussani, il fondatore di Cl. "Don Giussani mi disse: 'Il destino ti ha fatto diventare l'uomo della Provvidenzà, racconta al Meeting di Rimini.
di Francesco Bongarrà
BERLUSCONI : "VOGLIO UNA RIVOLUZIONE, CANDIDARE RAGAZZE E RAGAZZE". E BRAMBILLA CHIEDEVA IL BOOK
L'intervista. Il racconto di Vernola, escluso dalle europee:
tra le candidate-sexy c'era anche Patrizia D'Addario. Le foto dovevano valorizzare il lato estetico delle aspiranti europarlamentari
di ANTONELLO CAPORALE - da Repubblica: E' il suo ultimo giorno da eurodeputato. Raccoglie le sue cose, prima dell'addio a Strasburgo. Marcello Vernola, pugliese e figlio di papà (dc, ministro dei Beni culturali) si è reso protagonista di una plateale contestazione a Berlusconi dopo non essere stato ricandidato. Superlativo il ricordo che ha affidato ai giornali delle ragioni che - a suo avviso - hanno interrotto la brillante carriera politica. Secondo Vernola, Denis Verdini, coordinatore del partito, alle sue rimostranze per l'ingiustizia che stava per subire, gli domandò: "Tu mica c'hai le poppe?".
Verdini ha smentito.
"Ho buona memoria e ricordo anche che con una nota di colore - quasi a rincuorarmi - riferì che quando si tenne quello stravagante seminario politico per belle donne, sua moglie gli avesse chiesto di tornarsene a casa: "Oramai che ci fai lì?"".
Chiunque potrebbe dire che lei parla per vendicarsi.
"Chiunque ha delle responsabilità in quel partito sa che io dico la verità. Il senatore Quagliariello e il ministro Frattini mi confidarono le loro perplessità a tenere lezioni di politica a una platea così originale ed eccentrica".
Le cui fila era stato chiamato in qualche modo a infittire.
"Avevo aderito ai Circoli della libertà della Brambilla, divenendone membro dell'esecutivo nazionale. Alle politiche Michela ci chiese di proporre per la candidatura nomi di ragazze corredando i curricula con book fotografici".
Book?
"Donne di bella presenza. Il corredo fotografico doveva servire a rendere percepibile il lato estetico della candidatura".
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Lei selezionava e inviava alla Brambilla.
"E la Brambilla inoltrava a Berlusconi".
Qual è stato il criterio adottato?
"Io indicavo donne che avessero una storia da proporre, una cifra culturale o imprenditoriale. Per esempio ho proposto Gabriella Genisi, organizzatrice del festival letterario di Polignano a mare. Un appuntamento culturale molto noto a cui, siamo nel luglio 2007, non manco di partecipare Sandro Bondi".
Quando iniziano i suoi problemi in Forza Italia?
"L'adesione a quei circoli mi rese nemico acerrimo di Raffaele Fitto. La nomenklatura di Forza Italia subì come un grave affrontò la corsa solitaria al potere, allora pareva inarrestabile, della Brambilla".
Non era gradito.
"Ricordo perfettamente che alle Europee le ragazze da candidare dovevano essere otto. E ricordo altrettanto nitidamente le voci sui nomi di Patrizia D'Addario e Angela Sozio".
Chi glieli aveva comunicati il numero delle veline e i nomi?
"Ambienti bene informati. E ho la convinzione che lo fossero davvero. Capito che il mio destino era segnato, chiesi udienza a Berlusconi che mi ricevette nella caserma di Coppito. Mi disse: "Ho in mente una rivoluzione. Voglio candidare ragazzi e ragazze"".
E capì.
"Capii che per me era finita, anche se lui mi aveva garantito la ricandidatura. Con il senno del poi compresi quella domanda che mi aveva fatto lasciandomi interdetto: "Ma quand'è che mi presenti le tue amiche baresi?"".
18/07/09 AUGURI FRANCA! [...NON SO DIRE IN CHE ERA FOSSIMO/ DARIO FO]
Non so dirti in che Era fossimo: ti ho vista per la prima volta dalla barca, sul fiume. Stavi giocando nell’acqua con altre ragazze, mi sono gettato in mezzo a voi, volevo inzupparmi con te. Ma mi hanno malamente spinto fuori dal cerchio: quelle figliole erano tutte promesse. Di te mi ero innamorato, così dolce e giocosa che eri. In una grotta ho inciso la sagoma del tuo corpo mentre ti tuffi fuori dall’acqua per gioco. Ero molto triste specie il giorno che festeggiavano il tuo accoppiamento col maschio promesso. Il rito si svolgeva dentro una piccola isola nello slargo del fiume. All’istante si sono levate grida. Era una masnada dei monti di ghiaccio che scendeva a far razzia. Tutti fuggivano lanciandosi nell’acqua. Io ti ho seguita e ti ho caricato nella mia barca. Siamo stati insieme. Mai sarò tanto grato a quei selvatici arraffafemmine che ti hanno restituita a me. Abbiamo avuto figli di certo, ma non me ne ricordo, e nemmeno ricordo di quando abbiamo finito di vivere. Però ho memoria d’averti incontrata ancora, nel corpo di un’altra ragazza e in un altro tempo. Portavo abiti di tela fatta al telaio. Io tornavo da una guerra, tu eri fuggita da un paese invaso da gente d’un’altra razza. Avevi un figlio nato da poco… tu dicevi che ti ricordavo qualcuno. Io ti ho risposto che di certo noi ci si conosceva. Abbiamo vissuto insieme in quella vita e in un’altra vita ancora, finché ti ho ritrovata in quest’ultima. E qui abbiamo vissuto insieme per tanto tempo, una quantità di storie che in dieci libri non si possono ricordare. Dario Fo Da "Una vita all'improvvisa".
...Ciao Franca, Nevicava. Ho spalato la neve. Giustamente piove. Ho letto l'articolo su l'Espresso della tua biografia. Beh, certo, raccontata così, giornalisticamente, è un libro. Dentro però ho riconosciuto segmenti di dolore, di gioia, di abbandoni, di disperazione. Come sempre, come in tutti noi. Saper dipingere pagine di vita, come fa Dario, rende il dolore più poetico. E' un monologo. Un bel monologo. Un gran bel monologo pieno di ironia e strazi, di gioia e nostalgie. Una biografia di Franca Rame non poteva essere bibliografica, schematica. Leggendo il tuo promo, dentro ho trovato Fellini de La Strada (tu eri felliniana), e De Sica di Miracolo a Milano. Facendo scorrere i tuoi video, fotogramma by fotogramma ho imparato a riconoscere i tuoi tic, le tue voci gutturali, l'increspatura del mento per sottolineare meraviglia, la velocità di esposizione e soprattutto la tua forza, un universo di ironia infinita. Conosco l'alzata di sopracciglio, l'urlo in falsetto, lo sguardo silenzioso, ma fulminante. E quel leggero strabismo di Venere che ho sempre trovato fortemente sexy in ogni donna. I drammi, la politica, la morte di una madre, a volte affrontata con l'anima di un bambino. In fondo in ognuno di noi c'è un bambino chiuso in un angolo con i pugni stretti. Leggo che saranno 80 a luglio. Biologicamente credo molto meno. Alla fine credo ti si possa paragonare ad un raggio di sole, che colpisce, illumina, rischiara. E arriva ovunque, scalda, lo si sente. Si è contenti che ci sia. La Luna non è roba per te. Franca Ho letto la dedica scritta da Dario. E' un'imprevedibile, coloratissima, metafisica magia. Dario è sempre prevedibilmente imprevedibile. Credo ti abbia amato molto. Ogni amore umano è diverso. Io ho amato e contemporaneamante odiato, detestato. Margherita Hack mi ha detto sul segreto del suo lungo amore per il marito: "Si litiga spesso, ci si azzuffa, ci si picchia fisicamente". Condivido. Sul picchiare, magari in modo metaforico. L'amore è una malattia. Un male incurabile. Ci sono persone che amo subito.
A prescindere. Sarà la genetica, gli occhi, l'essere volitivi. Sono persone che hai dentro, come fossero parte della tua gente, del tuo essere. Quasi un richiamo ancestrale. Per me tu sei una donna che ha amato molto. Che ha aspettato un gesto, a volte semplice, per accendersi. Ognuno di noi ha questa storia dentro, di rincorse e di sconfitte, di tragedie e di attimi di felicità enormi per piccole cose. Su tutto, per me, il tuo altruismo. Adoro gli altruisti. Sono l'antitesi dei Pinguini che difendono il loro metroquadro. In Dario riconosco l'essere maschile che c'è, drammaticamente, anche in me. Vivere l'attimo, l'esaltazione. La testa fra le nuvole. Consapevolmente fra le nuvole, come esigenza fisica e vitale. Una matura immaturità. Tu invece sei attenta ad ogni millimetro quadrato che ti circonda, leggera come la polvere che si vede nel sole, capace di gestire ogni attimo, l'attimo che verrà, l'attimo degli altri, il dettaglio infinito, la conclusione. E questo è molto Franca. Esserti amico è entrare in un mondo sicuro, aperto. Ci sono persone il cui nome nel cellulare, nella mail, nella mente, ti provocano contentezza, serenità. La benedetta serenità, banale, ma necessaria, quella che ti dona un attimo di vita nel marasma infinito di questo mare che tutti dobbiamo navigare. Ti definii un raggio di sole che entra nel buio. Perchè il raggio di sole che taglia il buio delle persiane chiuse è più prezioso del sole a tutto campo. Ecco, quel raggio li. Poche persone' alla fine, ti illuminano davvero. Mi piace essere girasole, riconoscere il calore. Perchè? Non lo so. Un giorno, se hai un bel pò di tempo, ti racconto il mio mare, le onde, le burrasche, le piogge. E la mia barca che, seppure acciaccata, cerco di portare faticosamente nel porto. Fabio Greggio
OGGI QUESTO BLOG E' IN SCIOPERO CONTRO IL BAVAGLIO DEL LODO ALFANO
QUESTO DECRETO NON DEVE PASSARE!
Io credevo di averle sentite tutte nella mia vita, ma mai avrei immaginato di leggere questa notizia: "Si infortuna sul lavoro, l'azienda gli fa una contestazione disciplinare". Questa vergognosa vicenda è accaduta, non in un'aziendina, ma alla Sirti, una grande azienda che opera nel settore delle Telecomunicazioni. In pratica, un operaio dello Stabilimento Sirti di Nardò, mentre prelevava un pacco da un corriere, indietreggiando, inciampava in un gradino, e si provocava un infortunio grave (trauma lombosacrale). L'azienda gli ha inviato una contestazione disciplinare: http://www.fiom.cgil.it/it/sirti/c_09_07_10-Sirti.pdf , invitandolo a discolparsi, altrimenti lo sanzionerà. Considero il comportamento della Sirti molto grave, adesso siamo arrivati al punto che per fare prevenzione si punisce chi si infortuna, come se le aziende fossero immuni da colpe! I vertici della Sirti si dovrebbero leggere attentamente le sentenza della Cassazione n 18998 del 6 maggio 2009, che ha stabilito che gli errori commessi dagli operai per gli infortuni sul lavoro, non cancellano la colpa dell'azienda.
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Anche se questa contestazione disciplinare è
priva di fondamento, questo è quello che
purtroppo potrebbe succedere in tutte le imprese
dopo l'emanazione del decreto correttivo per il
Dlgs 81/08 (testo unico sicurezza sul lavoro).
La Fiom-Cgil ha perfettamente ragione quando dice
in una nota sul suo sito web:
"La Sirti, la Confindustria, il Governo tentano
di intimidire i lavoratori, con il ricatto dei
provvedimenti disciplinari, così da non far
denunciare gli infortuni, che scompariranno come
per incanto, diventando assenze per malattia e
così permettendo alle aziende anche di
risparmiare sul premio assicurativo dell'Inail"
Come ho detto più volte questo decreto correttivo
è una vera e propria controriforma della sicurezza sul lavoro.
Con la scusa di semplificare, il Governo
Berlusconi stravolge il Dlgs 81 del 9 Aprile
2008, entrato in vigore il 15 maggio del 2008.
Tra le tante modifiche peggiorative (non
dimentichiamoci che questo decreto correttivo
modifica 136 articoli sul 306, compresi tutti gli
allegati al Dlgs 81/08), l'abrogazione del
divieto di visita medica preassuntiva da parte
del medico di fiducia dell'azienda (art 41, comma
3, lettera a), che è in contrasto con l'art 5
della L300/70 (Statuto dei lavoratori), il
sostanziale svuotamento della cartella
sanitaria di rischio del lavoratore( con
modifiche e cancellazione di commi dell'articolo
25), tentativo di svuotamento del libretto
formativo del lavoratore, eliminazione del
riferimento alla direttive europee previsto
dall'articolo 41 del Dlgs 81 per quanto riguarda
la sorveglianza sanitaria, modiche all'art 42 del
Dlgs 81, che riducono le tutele dei lavoratori
inidonei alla mansione, la negazione di consegna
all'Rls (Rappresentante dei lavoratori per la
sicurezza) del Documento di Valutazione dei
RIschi (DVR), la redazione del DVR a 90 giorni
dall'inizio dell'attività produttiva, quando
nelle aziende con significativi livelli di
rischio è importante che la valutazione dei
rischi preceda l'avvio delle produzioni,
l'affidare al datore di lavoro la scelta dei
criteri di redazione del DVR, secondo principi di
"comprensibilità, semplicità e brevità",
l'equiparazione dei volontari (art 3) ai
lavoratori autonomi, con la conseguenza della
loro sottrazione alla maggior parte delle tutele
(i dpi e la sorveglianza sanitaria sarebbe a
carico del volontario), si impedisce alle RSU
(Rappresentanze sindacali Unitarie) di
intervenire per quanto riguarda materie di loro
stretta competenza (carichi di lavoro, turni,
riposi notturni e settimanali, ferie, ecc) , e si
demanda tutto ciò ai soli Rls.
In questo modo si nega ai lavoratori e alle loro
rappresentanze il diritto di contrattare
l'organizzazione del lavoro, determinando nel
contempo l'isolamento dell'Rls, si cancella
l'obbligo del datore di lavoro (articolo 18,
comma 1, lettera aa) a comunicare all'Inail il
nominativo (ove presente) dell'Rls interno,
prevedendo in mancanza di questa comunicazione,
che la rappresentanza sia esercitata dall'RlsT
(Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza
Territoriale). Il Governo sostituisce tutto ciò,
con un meccanismo che prevede che siano i
lavoratori a dover comunicare al datore di lavoro
di non aver eletto il proprio Rls interno, poi il
datore di lavoro comunicherà tutto ciò, non più
all'Inail, ma bensì agli Organismi Paritetici,
che peraltro non sono ancora costituiti nella
maggior parte del territorio nazionale.
Si attribuisce il potere di "assegnazione"
dell'RlsT agli Organismi Paritetici, i quali sono
per definizione espressione anche della parte
datoriale, si sposta la maggioranza della risorse
per gli RlsT (costituzione, formazione e
attività) agli Organismi Paritetici, eliminando
la quota di finanziamento proveniente da parte delle sanzioni.
Anche in questo caso di rischia di ridurre
l'incisività degli RlsT e di snaturare il loro ruolo.
Si da il potere agli enti bilaterali (art 2 bis)
di certificare la corretta attuazione delle norme
tecniche e delle buone prassi, dell'adozione dei
modelli di organizzazione e di gestione delle
imprese, si deresponsabilizzano di fatto i datori
di lavoro o i dirigenti, che non risponderebbero
della morte o dell'infortunio se l'evento è
ascrivibile al fatto di un preposto, progettista,
medico competente, lavoratore, lavoratore
autonomo (art 15 bis), si riducono la maggior
parte delle sanzioni per i datori di lavoro, i
dirigenti e i preposti, mentre le si aumentano
per i lavoratori (vedi articolo 59 decreto correttivo).
Anche qui il messaggio è chiaro, il vero
responsabile degli incidenti sul lavoro è il
lavoratore stesso e non chi organizza la produzione.
Il 24 giugno 2009 le Commissioni di Camera e
Senato hanno dato parere positivo (anche se con
diversi rilievi) alla schema di decreto
correttivo al Dlgs 81/08, che adesso tornerà in
CdM, che ne dovrà approvare una seconda versione,
tenendo conto dei pareri espressi dal Parlamento
e dalle Regioni (parere negativo).
La scadenza della delega rimane fissata al 16
agosto 2009, cioè, se per la mezzanotte di quella
data il provvedimento non sarà firmato dal
Presidente della Repubblica, la delega decadrà.
Invito il Presidente della Repubblica, dopo tutte
le parole spese, chiedendo più sicurezza e salute
nei luoghi di lavoro, a NON FIRMARE ASSOLUTAMENTE QUESTO DECRETO
LEGISLATIVO.
Se il Presidente della Repubblica è coerente con
le sue dichiarazioni, non può firmare questo
Dlgs, che è un colpo fatale alla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro.
Spero vivamente che il Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano, raccolga questo mio accorato appello.
Marco Bazzoni-Rappresentante dei lavoratori per
la sicurezza, Operaio Metalmeccanico.
Email: [email protected]
BEPPE GRILLO: "PERCHE' MI CANDIDO ALLA GUIDA DEL PD"
Il 25 ottobre ci saranno le primarie del PDmenoelle. Voterà ogni potenziale elettore. Chi otterrà più voti potrà diventare il successore di gente del calibro di Franceschini, Fassino e Veltroni. Io mi candiderò. Dalla morte di Enrico Berlinguer nella sinistra c'è il Vuoto. Un Vuoto di idee, di proposte, di coraggio, di uomini. Una sinistra senza programmi, inciucista, radicata solo nello sfruttamento delle amministrazioni locali. Muta di fronte alla militarizzazione di Vicenza e all'introduzione delle centrali nucleari. Alfiere di inceneritori e della privatizzazione dell'acqua. Un mostro politico, nato dalla sinistra e finito in Vaticano. La stampella di tutti i conflitti di interesse. Una creatura ambigua che ha generato Consorte, Violante, D'Alema, riproduzioni speculari e fedeli dei piduisti che affollanno la corte dello psiconano. Un soggetto non più politico, ma consortile, affaristico, affascinato dal suo doppio berlusconiano. Una collezione di tessere e distintivi. Una galleria di anime morte, preoccupate della loro permanenza al potere. Un partito che ha regalato le televisioni a Berlusconi e agli italiani l'indulto. Io mi candido, sarò il quarto con Franceschini, Bersani e Marino.
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G8: ARRESTI IN STILE IRANIANO AL TESTACCIO. DARIO FO E FRANCA RAME FIRMANO PROTESTA
I manifestanti si riuniscono al Volturno occupato e proiettano un video dove si racconta la loro versione dei fatti. Un gruppo di intellettuali, in capo Dario Fo e Franca Rame, firma una lettera di solidarietà e di denuncia. Gli arrestati ascoltati a regina Coeli. Gli otto ragazzi arrestati durante gli scontri avvenuti il 7 luglio scorso all'Ostiense in ocasione delle manifestazioni contro il G8, sono stati interrogati nel carcere di Regina Coeli Hanno respinto l'accusa contestata di resistenza a pubblico ufficiale aggravata dal lancio di oggetti atti ad offendere. Gli avvocati hanno chiesto al gip di scarcerare i loro assistiti anche in considerazione del fatto che sono incensurati. Ciò in risposta all'istanza del pm Giuseppe De Falco che ha chiesto al gip Barbara Callari di convalidare gli arresti e di emettere contestualmente un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il gip si pronuncerà venerdì 10 luglio.
GUARDA Il video degli attivisti No G8
Stamattina i manifestanti si sono riuniti in una in una conferenza stampa al Volturno occupato, in via Volturno, per raccontare la loro versione dei fatti e per proiettare un
video girato dagli stessi manifestanti sugli incidenti di martedì: "Siamo stati caricati quando ormai stavamo sciogliendo il corteo per prendere la metro e andare a La Sapienza per raggiungere gli studenti dell'Onda. Abbiamo percorso 800 metri in tutto senza che fosse successo niente, siamo passati vicino a sei banche su cui non è stata fatta neppure una scritta".
E ancora: "Durante il corteo verso Ostiense siamo passati di fronte a sei banche e non è successo nulla, la nostra era una semplice manifestazione, volevamo prendere la metro a Piramide per aggiungerci ai manifestanti all'Università alla Sapienza. Noi eravamo circa 150-200. Nonostante tutto ci sono state continue cariche della polizia e rastrellamenti ma non era stata lesa da parte nostra l'incolumità di nessuno, al massimo è stata lesa la nostra". Nessun funzionario della polizia è venuto da noi anche il giorno prima, quando avevamo occupato l'edificio al Testaccio, ma il giorno dopo Piramide era blindata, ci sono stati lanciati anche lacrimogeni. Assurdo che l'Ama si sia costituita parte civile per lo spostamento dei cassonetti."
"Ci hanno inseguiti con le camionette fino all'interno delle stradine di Testaccio siamo indietreggiati, abbiamo tentato di contattare i dirigenti delle forze dell'ordine per comunicare che saremmo rientrati nell'infopoint ma erano tutti su di giri. Hanno anche minacciato di sgomberare il centro sociale Acrobax, ci hanno caricati di nuovo fino al lungotevere. Una vera e propria caccia all'uomo". "E' grazie a tanti cittadini che ci hanno dato una mano, anche aperto in qualche caso la loro porta di casa che ci siamo salvati dalle botte e dagli arresti. Se proveranno a sgomberare il centro sociale Acrobax chiameremo alla mobilitazione democratica su tutto il territorio nazionale".
Quanto alle accuse di aver provocato violenze raccontano: "Alcune nostre compagne sono piene di lividi e graffi nel tentativo di aiutare altri compagni. Tutta gente che opera e lotta sul territorio da anni, precari, senza casa, la polizia lo sapeva bene".
Intanto un gruppo di intellettuali firmano una lettera in cui si denunciano "segnali allarmanti sullo stato di salute delle garanzie democratiche e dei diritti di libertà in Italia". Tra i firmatari Dario Fo, Franca Rame, Giacomo Marramao, Gianni Vattimo, Luisa Capelli e l'assessore regionale al Lavoro, Alessandra Tibaldi.
STAMPA ESTERA CHIEDE ESPULSIONE DELL'ITALIA DAL G8: KOFI ANNAN FURIOSO
Il Guardian cita delegati alla vigilia del summit: "Agenda inesistente
gli Usa hanno fatto tutto il lavoro. La Spagna sarebbe un miglior membro". Il "Financial Times": Kofi Annan ha scritto a Berlusconi, furioso per i mancati aiuti per l'Africa.
Un summit che sta "discendendo nel caos", su cui è meglio avere "basse aspettative" e che potrebbe addirittura produrre, oltre al rischio di nuove "gaffe di Berlusconi" e controversie sulla sua vita privata, proposte per "espellere l'Italia dal G8" e sostituirla con la Spagna. Sono le indiscrezioni raccolte dalla stampa estera tra le delegazioni degli altri paesi invitati al vertice che si apre domani all'Aquila e i commenti e le previsioni che alcuni dei più autorevoli giornali del mondo, dal Financial Times al Wall Street Journal, fanno sull'appuntamento internazionale che richiama i grandi della terra, e le luci dei riflettori, sul nostro paese.
"Crescono le pressioni all'interno del G8 per espellere l'Italia, mentre i preparativi per il summit scendono nel caos", è il titolo del Guardian di Londra. Nell'assenza di qualsiasi iniziativa sostanziale da parte italiana per organizzare l'agenda del vertice, scrive il quotidiano della capitale britannica, "gli Stati Uniti hanno assunto il controllo", con un giro di conferenze telefoniche effettuate dai loro "sherpa", come si chiamano in gergo gli alti funzionari che pianificano i temi e le iniziative del G8, per "iniettare all'ultimo momento qualche significato" nell'incontro dell'Aquila. "Che sia un altro paese a organizzare le telefonate degli sherpa è un fatto senza precedenti", dice al Guardian un alto esponente della delegazione di un paese del G8. "Gli italiani sono stati semplicemente terribili. Non c'è stata organizzazione e non c'è stata pianificazione".
La reazione di Frattini. Immediata e durissima la reazione del governo. "Spero che esca il Guardian dai grandi giornali del mondo", ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini da Bucarest. Il ministro ha poi definito una "buffonata" la notizia che gli Usa abbiano dovuto prendere in mano l'organizzazione del summit con una videoconferenza tra gli sherpa. Fonti della Farnesina sottolineano che sulla notizia c'è "un evidente fraintendimento" perché in effetti una videoconferenza tra gli sherpa c'è stata, ma è stata organizzata da Washington in vista del G20 di Pittsburgh.
"Meglio la Spagna". Dice sempre al Guardian un altro diplomatico europeo coinvolto nei preparativi del vertice: "Il G8 è un club e per far parte di un club ci sono le quote d'iscrizione. L'Italia non ha pagato la propria". Le proteste dietro le quinte del summit sono arrivate al punto, prosegue l'articolo del Guardian, da far circolare suggerimenti di espellere l'Italia dal G8 o da un gruppo che ne diventi il successore. Una possibilità che circola nelle capitali europee, secondo il giornale, è che la Spagna, che ha un reddito pro capite più alto e versa in aiuti al Terzo Mondo una percentuale più alta del pil, "prenda il posto dell'Italia".
Il ministero degli Esteri italiano, afferma Julian Borger, corrispondente diplomatico del Guardian e autore dell'articolo, non ha risposto a richieste di commentare simili critiche. Oltre alle fonti anonime, il giornalista riporta il parere di Richard Gowan, un analista del Centre for International Cooperation presso la New york University: "I preparativi italiani per il vertice sono stati caotici dall'inizio alla fine", dice il politologo. "Già in gennaio gli italiani dicevano di non avere una visione per il summit e che se l'amministrazione Obama aveva delle idee loro erano pronti a seguire le istruzioni degli americani". Il giornale conclude che l'Italia ha cercato di coprire la mancanza di sostanza aumentando la lista degli ospiti, che secondo una stima saranno ben 44. "Gli italiani non hanno idee e hanno deciso che la cosa migliore è allargare l'agenda al massimo in modo da oscurare il fatto che non hanno un'agenda", dice ancora il professor Gowan.
"Obama non ha bisogno di Roma". Giudizio analogo è espresso da un editoriale non firmato, dunque espressione della direzione del giornale, sul Financial Times. "Da settimane", scrive il quotidiano finanziario, "le notizie sulla vita privata del 72enne leader italiano sono stato un totale imbarazzo, ma la sua reputazione è calata per ragioni che vanno al di là dei recenti titoli di giornale". Il Ft afferma che Berlusconi è sempre stato giudicato all'estero come una figura controversa e imprevedibile. Durante il suo precedente governo, dal 2001 al 2006, Bush "aveva bisogno di corteggiarlo" perché Washington era in conflitto con Chirac e Schroeder, "ma oggi tutto è cambiato, Francia e Germania hanno leader fortemente pro-americani, sicché Obama non ha bisogno di essere tollerante verso Berlusconi come il suo predecessore". Il giornale cita le questioni che hanno irritato gli Usa e gli altri membri del G8: l'inadempienza dell'Italia sugli aiuti all'Africa, lo scarso interesse del premier italiano sull'impegno per combattere il cambiamento climatico, la sua ambizione di mediare sull'Iran e sulla Russia. "Le previsioni non sono buone", conclude il Financial Times, ricordando che la prima volta che Berlusconi presiedette un summit del G8 gli fu inviata una comunicazione giudiziaria (Napoli, 1994), la seconda volta il summit fu rovinato dalle proteste e dagli scontri (Genova 2001): meglio tenere "le aspettative vasse" per la terza volta.
La lettera di Annan. Sempre sul Financial Times, un secondo articolo, firmato dal columnist più autorevole di affari internazionale Quentin Peel, rivela che l'ex segretario generale dell'Onu Kofi Annan, noto per essere uno dei diplomatici più tranquilli e posati della scena internazionale, ha perso la pazienza e ha scritto "una dura lettera personale" a Berlusconi, rimproverandolo per non avere mantenuto gli impegni da lui presi al precedente G8 sugli aiuti all'Africa. In proposito, un corsivo del Guardian ironizza che il premier italiano potrebbe venire ribattezzato "mister 3 per cento", come lo ha chiamato Bob Geldof, il cantante paladino degli aiuti ai paesi poveri, nel senso che Berlusconi "mantiene solo il 3 per cento delle promesse fatte".
La ministra "in topless". A Berlusconi dedica la prima e la terza pagina anche il Daily Telegraph, il più diffuso quotidiano "di qualità" britannico. In prima pubblica una gigantografia di una giovane donna con una maglia traforata sotto la quale non indossa niente: "Quale leader europeo porta il suo ministro pieno di glamour al G8?" è il titolone che l'accompagna. La donna è Mara Carfagna, rivela un articolo a pagina 3, e il leader ovviamente è Berlusconi: "la modella in topless che è diventata ministro riceve il compito di intrattenere le moglie al G8", afferma il servizio all'interno, a causa dell'assenza di Veronica Lario che ha chiesto il divorzio accusando il marito di avere "rapporti copn minorenni" dopo la sua partecipazione alla festa per il 18esimo compleanno di Noemi Letizia.
La Merkel e gli scatti con Silvio. Altri articoli sulle difficoltà logistiche e politiche del summit, che si sommano agli scandali sulla vita privata del premier, appaiono sull'Independent, sul Times e su giornali di altri paesi. Il Wall Street Journal rivela che lo scetticismo e la preoccupazione degli altri leader del G8 è tale che Angela Merkel ha confidato a un consigliere politico che starà attenta a come viene fotografata accanto a Berlusconi durante il summit "nel contesto delle prossime elezioni tedesche": un'immagine ridicola o offensiva accanto al premier italiano, si rende conto la cancelliera della Germania, potrebbe costarle la rielezione.
DA REPUBBLICA 7 LUGLIO 2009
MILANO RIECCOLI: 220MILA EURO ALLE RONDE BLUE BERETS DI SAYA (MSI)
Vincenzo Scavo, presidente dei Blue Berets, è il tesserato numero 090203 del partito Destra nazionale Msi, la stessa formazione politica che organizza le “ronde nere” con divise da Ventennio fascista. In testa porta il berretto azzurro, ma il suo cuore è nero. Vincenzo Scavo, presidente dei Blue Berets, è il tesserato numero 090203 del partito Destra nazionale Msi, la stessa formazione politica che organizza le “ronde nere” con divise da Ventennio fascista. L’iscrizione di Scavo al partito è del 16 agosto 2003 e scadrà nel 2013. Fino a quel giorno, il capo dell’associazione a cui il Comune dà 220mila euro per fare vigilanza in metropolitana è “dirigente nazionale” del Msi di Gaetano Saya. L’uomo che guida le ronde regolari, che il vicesindaco Riccardo De Corato definisce «un contributo importante per la sicurezza delle fasce più deboli e indifese», appartiene a un movimento politico che per simboli ha l’aquila imperiale e il sole nero, stemma del misticismo nazista. E Scavo non è solo. Altro ex iscritto al Msi passato anche per i Blue Berets è Riccardo Sindoca, accusato nel 2005 dalla procura di Genova del tentativo di costituire un servizio segreto parallelo. Sul banco degli imputati c’era anche Saya, fondatore del partito. L’inchiesta è ancora aperta. Sulla tessera di iscrizione ai berretti blu, del 3 marzo 2004, Sindoca è registrato con il grado di “Colonnello”.
FOTO Le uniformi della Guardia Nazionale
Il sospetto che i Blue Berets, cui il Comune affida da due anni servizi di ronda, potessero avere simpatie estremiste era stato sollevato dal Pd, che in un’interrogazione parlamentare del 26 giugno segnala «la vicinanza dei berretti blu ad Azione sociale, il partito di Alessandra Mussolini». Lo stesso giorno, De Corato risponde che «l’associazione non ha alcun legame politico». E sfida l’opposizione: «Tirino fuori le prove». La Mussolini non sembra entrarci, il Pd ha sbagliato mira, ma di poco. A provare invece l’a ppartenenza di Scavo al Msi, oltre a tessera e modulo di adesione, c’è la conferma di Maria Antonietta Cannizzaro, presidente del partito: «È un nostro dirigente nazionale – dice – non partecipa più alla vita del movimento, ma non avendo restituito la tessera resta in carica fino al 2013».
Nel manifesto dei Blue Berets, Scavo traccia il profilo del perfetto volontario: «È colui che per scelta di vita dona gratuitamente parte del suo tempo per gli altri, che lavora in silenzio senza aspettarsi gratificazione». Ma la gratificazione alla fine è arrivata: dieci giorni fa il Comune ha affidato all’a ssociazione la vigilanza notturna nel metrò. Fino a 26 “agenti” disarmati che controllano i treni dalle 22.30 a fine corsa. Per il servizio, vinto con gara, ai Blue Berets vanno 220mila euro, presi dal bilancio di Atm. E proprio su quei soldi ieri l’opposizione in Consiglio comunale ha chiesto spiegazioni.
Francesco Rizzati del Pdci scrive a De Corato e al presidente di Atm, Elio Catania: «È possibile sprecare risorse, quando Atm non riesce nemmeno a rispettare il piano di investimenti?». Il Comune ha più volte indicato nell’efficienza dei Blue Berets la ragione del loro coinvolgimento nel piano sicurezza, per il quale nel 2009 sono stati stanziati complessivamente 850mila euro. I report di Palazzo Marino parlano di 1.421 interventi fatti dai berretti blu fra il giugno 2008 e l’aprile 2009, di cui 324 alla stazione Centrale. Tutte situazioni in cui i rondisti hanno segnalato alle forze dell’ordine reati, oppure hanno immobilizzato chi li commetteva aspettando poi l’arrivo degli agenti.
Mentre i Blue Berets di Scavo lavorano per il Comune con l’a utorizzazione della prefettura, anche la Guardia Nazionale, la ronda nera, si prepara ad aprire una sede milanese. «Il pacchetto sicurezza ci autorizza a farlo – dice Cannizzaro – la inaugureremo tra due settimane». Quartier generale al piano terra di Palazzo Rapisarda, in via Chiaravalle. Una sala con bagni e camerini per indossare le divise. «Dalle giubbe faremo sparire il sole nero, almeno durante il servizio di vigilanza in strada, ma non l’a quila», aggiunge la presidentessa.
L’edificio, che ospita anche la sede del partito, è di proprietà dell’ex craxiano Angelo Fiaccabrino ed è stato scelto «perché lì è nata Forza Italia – precisa Cannizzaro – e vogliamo dimostrare a Berlusconi il nostro appoggio». Dopo la presentazione delle ronde nere, un mese fa, le procure di Milano e Torino hanno aperto fascicoli. E tutta la politica, con Palazzo Marino in testa, aveva bollato come «aberrante» l’iniziativa. «Queste ronde di partito – diceva De Corato – sono una cosa molto diversa dalle associazioni sane che operano per la sicurezza». «Come i Blue Berets», appunto.
GIUDICE MAZZELLA: "LECCARE! LECCARE! LECCARE!"
Chissà. Forse è l'ennesimo complotto. O una specie di maledizione. Ma di nuovo - mentre s'interroga sull'ennesima tragedia causata dall'incuria e dal caos normativo - il paese è costretto ad occuparsi della doppia morale del presidente del Consiglio. Lo schema è sempre lo stesso. Il Noemigate ci ha fatto constatare che il sostenitore del family day, l'uomo che bacia la mano al papa, l'ispirato difensore dei valori della cristianità non disdegna d'accompagnarsi a ragazze delle quali potrebbe essere il nonno e di trascorrere una notte con una squillo pagata da altri. Ieri abbiamo abbiamo dovuto scoprire che il fustigatore delle «toghe rosse», il castigatore dei pubblici ministeri che partecipano a dibattiti di carattere politico, il perseguitato dalla giustizia, intrattiene rapporti amichevoli e conviviali con i magistrati che dovranno decidere sulla legittimità costituzionale della legge che l'ha reso immune dalla giustizia medesima. Quel «lodo Alfano» che, tra l'altro, è all'origine di una delle sentenze più innovative della storia giudiziaria italiana: la punizione di un corrotto (l'avvocato Mills) ma non del suo corruttore. La notizia era filtrata qualche tempo fa. Ieri è stata solennemente confermata dal governo.
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Nelle prime settimane dello scorso mese di maggio il presidente del Consiglio è andato a cena a casa del giudice costituzionale Luigi Mazzella il quale, per tenergli compagnia, si era premurato di invitare anche Paolo Maria Napolitano, un altro dei giudici che dovranno decidere sulla legittimità della più famosa delle leggi ad personam. Si trattava, naturalmente, di una bicchierata tra amici e non si è parlato nel modo più assoluto del lodo Alfano. E infatti c'erano persone totalmente disinteressate alla questione, Gianni Letta, il senatore Carlo Vizzini e anche, casualmente, il ministro della Giustizia Angelino Alfano. Non è finita. Perché ieri, dopo che era scoppiata la polemica sulla reale natura del party, il giudice Mazzella ha fatto sentire la sua voce. Si è cosparso il capo di cenere per la sconcertante gaffe? Si è dimesso? Figuriamoci. Il giudice Mazzella - per sottolineare la sua indipendenza - ha scritto una vibrante lettera alla presidenza del Consiglio dei ministri. Parole di fuoco: «Caro Silvio, siamo oggetto di barbarie ma ti inviterò ancora a cena». (Concita De Gregorio)
CARISSIMO NAPOLITANO, I FATTI NON DEVONO CONOSCERE TREGUA!
È perfettamente comprensibile la preoccupazione che traspare dalle parole di Giorgio Napolitano. Alla vigilia del G8 a L'Aquila, l'Italia si presenta nelle condizioni peggiori. Gravemente vulnerata dalle vicende pubbliche che riguardano Berlusconi, e che non a caso da due mesi riempiono i giornali di tutto il mondo. È naturale che l'istituzione più autorevole e rappresentativa, la Presidenza della Repubblica, esprima la sua inquietudine. La stessa degli italiani che hanno a cuore l'immagine e l'interesse della nazione. Ma il monito del Quirinale non può e non deve essere trasformato in ciò che non è e non voleva essere: cioè un invito ai mass media a non occuparsi più di ciò che disturba il governo. In questi due mesi non sono mancate le "polemiche", alimentate dal Cavaliere che ha straparlato di "piano eversivo" contro di lui, e che ancora ieri si è permesso di dire che ""Repubblica" e i giornali si inventano le cose". Ma in questi due mesi sono emersi soprattutto i "fatti".
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Ciò che avviene di notte a Villa Certosa o a Palazzo Grazioli, dove transitano veline, escort e "ospiti sbagliati". Ciò che accade di giorno alla procura di Bari, dove si indaga su tangenti, droga, prostituzione. Ciò che succede di sera nell'abitazione di qualche irresponsabile giudice costituzionale, che pur dovendosi pronunciare sul Lodo Alfano riceve a cena il premier e il suo Guardasigilli. Queste non sono polemiche. Questi sono fatti. E dove esistono i fatti c'è il giornalismo, che non può e non deve mai conoscere "tregua". (Massimo Giannini)