MILANO: TUTTI IN FILA PER MISTERO BUFFO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Da tempo Franca e Dario mi onorano della loro amicizia.
Oltre a collaborare con loro in web,  quando c'è una prima a Milano mi invitano sempre.
In questi anni ho potuto assistere  alla nascita di lavori come S. Ambrogio, Bocaccio, e altre opere da quel vulcano in continua eruzione di Dario, modellato e modulato da Franca, l'altra metà del Nobel.

Dopo 42 anni dal debutto e dopo anni dall'ultima rappresentazione, ieri sera hanno rimesso in scena l'opera contemporanea che ha cambiato il Teatro epico italiano e non solo, rappresentata in tutto il mondo, copiata da altri, reinterpretata, e che è diventata un pezzo della storia del Teatro universale: Mistero Buffo.

Nel Teatro più centrale di MIlano, in Piazza San Babila, ieri sera si è compiuto il rito di un successo annunciato.
Nel freddo polare di una Milano mitteleuropea, si è materializzata all'improvviso una fila infinita, centinaia di metri di gente che attendeva di entrare.

Franca mi aveva riservato come sempre posti eccezionali, la platea era piena di gente nota, artisti, gente dell Tv, amici.

Lo spettacolo? Dario il solito istrione, il mattatore assoluto, capace di trasformare il silenzio di un sorso d'acqua in una battuta esilarante, di fermarsi in una lunga pausa e rimproverare il pubblico di non essere svelto.

Ma quando è apparsa Franca in tre pezzi di cui 2 inediti, il teatro è venuto giù. Lei non è un'attrice, lei è l'attrice.
Una perfezione assoluta che ha lasciato a bocca aperta anche chi la conosceva.
Divino il pezzo nuovissimo e sarcastico della "Lezione d'amore" ovvero l'istruzione di una prostituta che deve imparare a stare anche con politici piccoli e pelati.
E qui un inanellamento di gaffes, paralleli che solo alla fine si comprendono: come una bomba a orologeria Franca aumenta il ritmo in un incalzare che lascia il pubblico senza respiro fra un'allusione e l'altra, fino al boato finale che la consacra come una delle attrici più amate di teatro non solo italiano.

E poi la straziante finale  Maria e la Croce, il colloquio fra Maria e il figlio morente in croce, un pezzo lacerante, il dolore di una madre e di Cristo in coma crocifisso dinanzi a lei.
Qualche lacrima e poi un silenzio spettrale fra un lamento e un lungo rantolo. Il teatro si fa muto, il dolore viene travasato sulla platea, lo sguardo di Franca si vitreo, è una madre che soffre davvero davanti al figlio straziato senza pietà.

Si spengono le luci e resta l'ombra di lei, la siluette inconfondibile di Franca, di una donna coraggiosa che ha lottato contro le violenze, contro i fascisti, contro le ingiustizie, brutalizzata da vigliacchi e che ha pagato caro il suo credo.

Il Nuovo le ha tributato un successo con ovazioni a scena aperta, chiamate e lunghi applausi. Un abbraccio affettuoso del suo pubblico.

Dario invece propone Bonifacio VIII e la Resurrezione di Lazzaro. Inutile dirvi la reazione degli spettatori. Alla fine ti resta la sensazione di avere assitito ad una pagina della storia del Teatro, una lezione di stile, elegnza, storia, cultura, degna di un Nobel.

Anzi di due Nobel.

Fabio Greggio   foto da Repubblica.it


Mistero Buffo (dalle origini) - Dario Fo e Franca Rame in scena al Teatro Nuovo di Milano

dal 4 al 16 gennaio al Teatro Nuovo di Milano

 

Esattamente 41 anni fa andavamo in scena qui a Milano con Mistero Buffo. Era il 1969. Recitavamo in un capannone di una piccola fabbrica dismessa dalle parti di Porta Romana che noi avevamo trasformato in una sala di teatro con il nostro gruppo.

In quell’occasione Franca ed io ci alternavamo sul palcoscenico eseguendo monologhi di tradizione popolare, tratti da giullarate e fabliaux del medioevo, non solo italiane, ma provenienti da tutta Europa. Lo spettacolo ottenne grande successo e venne replicato centinaia di volte nel nostro teatro di via Colletta, in palazzetti dello sport, chiese sconsacrate, locali cinematografici, in balere e perfino in teatri normali. Mistero Buffo cercava di dimostrare che esiste un teatro popolare di grande valore, nient’affatto succube o derivato da testi della tradizione erudita, espressione della cultura dominante.

In quell’occasione ci si sentiva ripetere a tormentone: «Non esiste una forma espressiva popolare autonoma perché l’unica cultura autentica e di pregio è quella espressa dal potere dominante. L’altra, quella cosiddetta popolare, in verità è solo risultato di scopiazzature.» Insomma: gli unici poeti validi sono quelli dalle corti dei principi e dell’alta borghesia. Fu proprio in quel tempo che scoprimmo dei ricercatori di grande valore che ci davano ragione, a cominciare da Pitrè, Toschi e De Bartholomeis, Tullio de Mauro e Gianfranco Folena, il quale nel suo saggio “Il Linguaggio del caos” ci dedicava uno straordinario capitolo (“Le lingue della commedia e la commedia delle lingue”) nel quale, fra l’altro, diceva: «l’interlingua teatrale di Fo non richiede dal pubblico per essere intesa specifiche competenze dialettali perché la mimica, il lazzo, l’onomatopea compensano l’apparente arbitrarietà linguistica e la carenza semantica e perché Fo, grandissimo mimo, padroneggia da maestro le tecniche del discorso e della narrativa popolare. [...] Se volete godervi per esteso il significato di giullare, se pur tradotto nel nostro tempo, andate ad assistere a qualche brano di Mistero Buffo messo in scena da Franca Rame e Dario Fo. Lì potrete ottenere un’idea del tutto credibile di cosa fosse il teatro satirico dei giullari medioevali.»

Debuttando anche fuori dall’Italia dall’Inghilterra alla Spagna, per poi arrivare in Grecia e in Russia, rintracciavamo brani del tutto sconosciuti raccolti da ricercatori di Paesi e culture diverse. Noi li si metteva in scena quasi a soggetto. Il testo definitivo lo si stendeva solo dopo averlo recitato per mesi interi. Ritrovammo canovacci rappresentati secoli fa dai comici dell’arte, soprattutto in Francia, brani recitati da Arlecchino e da altre maschere, e in seguito a un nostro viaggio in Cina riuscimmo ad arricchire il nostro repertorio anche della “Storia della tigre”.

Così, ad un certo punto, ci accorgemmo recitando a Roma nello chapiteau di un circo viaggiante che raccoglieva più di 2000 persone che la mole del testo di Mistero Buffo si era ormai decuplicato. Per riuscire a misurarne la dimensione decidemmo di recitare ogni sera uno spettacolo con testi completamente differenti. Così si giunse a mettere in scena la bellezza di sei “Misteri Buffi”.

Ma se dovessimo oggi ripetere lo stesso esperimento, siamo certi che la sequenza delle nostre esibizioni raggiungerebbe il numero di dieci e più testi autonomi. Oggi, dopo quasi mezzo secolo, torniamo in scena, di nuovo a Milano, con una selezione di questo nostro spettacolo “dei primordi”. Non ci è stato facile decidere quali testi privilegiare. Siamo sicuri che durante queste due settimane di teatro, nelle varie serate inseriremo qua e là altri testi e soprattutto andremo recitando all’improvviso in modo a dir poco esagerato.

Ma dovete capire: per noi recitare non è solo un mestiere, ma è anche e soprattutto un divertimento. Che raggiunge il massimo del piacere quando riusciamo a inventarci nuove situazioni e buttare all’aria convenzioni e regole. Speriamo di comunicarvi questo nostro spasso e di riuscire a sorprendervi, farvi ridere e magari pensare.


NON DIMENTICHIAMOCI DEI MORTI SUL LAVORO NELL'ANNO 2010.

ricevo da Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico e rappresentante dei lavoratori per la Sicurezza-Firenze, e volentieri pubblico.
 
Il 2011 è arrivato, ieri tutta Italia a festeggiare per l'arrivo del nuovo anno, ma c'erano anche delle persone che non avevano nulla di cui festeggiare, e sono i familiari dei 1080 lavoratori, che nel 2010 hanno perso la vita perchè sono morti sul lavoro. In attesa dei dati che ci fornirà l'Inail per l'anno 2010, notiamo che rispetto al 2009 quando ci sono stati 1050 morti sul lavoro, i morti sono sul lavoro nel 2010 sono in aumento, questo secondo i dati forniti dal blog Caduti sul Lavoro.
Dopo questa premessa, vorrei ricordare, che i dati Inail tengono conto solo degli infortuni denunciati, quindi sono dati che vanno presi come punto di riferimento, ma non come dati definitivi, perchè non tengono conto anche di tutti i lavoratori che muoiono "in nero" o che denunciano l'infortunio come malattia per paura di ritorsioni dal parte del datore di lavoro, perchè hanno un lavoro precario, quindi sono ricattabili. Ecco perchè ho sempre detto che questi dati sono fortemente sottostimati. Io vorrei ci ricordassimo di tutte queste persone che non ci sono più, che molte volte sono morte perchè nelle aziende non si rispettavano neanche le minime norme di sicurezza sul lavoro.
Ma non dobbiamo dimenticarci anche degli oltre 25 mila lavoratori che sono rimasti invalidi, e che difficilmente potranno essere ricollocati sul lavoro: c'è chi ha perso un piede, una gamba, un braccio, una mano, un occhio o è rimasto in carrozzina. Qual'è la soluzione perchè si riducano drasticamente tutti questi infortuni e le morti sul lavoro?! Di una cosa sono sicuro, non è di certo quella intrapesa dal Governo Berlusconi, che il 3 Agosto 2009, con il Dlgs 106/09, detto decreto correttivo al Testo Unico per la Sicurezza sul Lavoro (Dlgs 81/08), ha completamente stravolto il testo voluto dal Governo Prodi, dimezzando tra le tante cose, molte sanzioni a carico dei datori di lavoro, dirigenti, preposti, e sostituendo in alcuni casi il carcere con l'ammenda.
L'unico deterrente che temono i datori di lavoro sono le sanzioni, se vengono dimezzate, cosa resta? I controlli forse? Ma se l'Asl hanno un personale ispettivo ridotto all'osso che è formato da circa 1850 tecnici della prevenzione (o ispettori Asl), che sono in continuo calo, perchè man mano che molti tecnici vanno in pensione, non ne vengono assunti altri. Tanto è che se dovessero controllare tutte le aziende che ci sono in Italia, che sono circa 6 milioni, ogni azienda riceverebbe un controllo ogni 33 anni, quindi considerando la vita media di un'azienda, praticamente MAI.
Non è una soluzione neanche quella del Ministero del Lavoro, di fare una campagna per la sicurezza sul lavoro, con lo slogan "Sicurezza sul lavoro. La pretende chi si vuole bene", con degli spot che colpevolizzano i lavoratori, perchè sembra quasi perchè i lavoratori non vogliono bene a loro stessi e alle loro famiglie, ecco perche si infortunano sul lavoro, restano invalidi, si ammalano o peggio muoiono. Mentre dice poco o nulla sulle responsabilità dei datori di lavoro. Mi dispiace ma non ci siamo assolutamente.
Scusate se mi ripeto, l'ho detto fino allo spasimo, ma sembra quasi che chi di dovere non ci voglia sentire o faccia finta di non sentire, la prima cosa da fare sarebbe iniziare ad insegnare la sicurezza sul lavoro fin dalle scuole elementari come si fa in Francia, perchè molte volte ho sentito parlare di mancanza di cultura della sicurezza sul lavoro, sia nei datori di lavoro, che nei lavoratori, ma se non la iniziamo ad insegnare fin da piccoli, come pretendiamo che ci sia la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro? Perchè non dimentichiamocelo, gli studenti di oggi, saranno i lavoratori e gli imprenditori di domani.... Inoltre, andrebbero ripristinate, quindi aumentate le sanzioni a carico dei datori di lavoro, dirigenti e preposti, perchè è impensabile che l'unico deterrente sia abbassato.
I controlli vanno aumentati, questo lo dicono tutti, peccato solo a parole. Per far ciò bisogna sia aumentato fortemente il personale ispettivo delle Asl, perchè solo così si possono reprimere i comportamenti scorretti di molti datori di lavoro, che consideranno la sicurezza sul lavoro, come un optional per la loro azienda. Io mi sono stancato di sentire da più parti, che non ci deve essere repressione verso le aziende per quanto riguarda la sicurezza su lavoro. Ma quando mai c'è stata tale repressione? Quando? Magari ci fosse stata, probabilmente non avremmo tutti questi infortuni e morti sul lavoro...
Voglio invitarvi a leggere la denuncia sia alla Commissione Europea, che al Parlamento Europeo: www.rassegna.it/userdata/custom/pdf/rassegnasindacale/petizione.pdf
Dopo 13 mesi da quando ho fatto la denuncia sulle difformità di alcuni articoli del Dlgs 106/09, rispetto alla Direttive Europee sulla sicurezza sul lavoro, il 30 Novembre mi è arrivata (finalmente) la risposta del Capo dell'Unità Salute, sicurezza e igiene sul luogo di lavoro, della Commissione Europea Occupazione, Affari Sociali, Pari Opportunità, che mi ha comunicato, che a Gennaio 2011 verrà proposto all'Esecutivo della Commissione Europea, L'apertura una procedura d'infrazione contro l'Italia, per la mancata conformità delle misure di recepimento italiane in relazione a certe disposizioni della direttiva europea 89/391/CEE sulla sicurezza sul lavoro, tra cui deresponsabilizzazione del datore di lavoro (articolo 5 direttiva), posticipazione dell'obbligo di valutazione del rischio di stress legato al lavoro (articolo 6, paragrafo 3, punto a), proroga dei termini impartiti per la redazione del documento di valutazione dei rischi per una nuova impresa o per modifiche sostanziali apportate ad un impresa esistente (articolo 9, paragrafo 1, punto a).


[VIDEO] Caravaggio al tempo di Caravaggio

Un'opera di e con Dario Fo e Franca Rame portata in scena in occasione della “Mostra Impossibile” di Caravaggio realizzata congiuntamente dalla Rai e dalla Regione Campania.
La lettura rovescia molti schemi acquisiti della storia dell’arte inquadrando con vivezza il più grande pittore del Seicento italiano nel suo tempo, un secolo cupo di violenze e lotte politiche, il cui l’arte si intreccia alla religione e al pensiero senza disdegnare la cruda verità della vita reale.

Prima parte

Seconda parte

 

Il DVD con l'opera completa lo trovate su commercioetico.it


[FOTO] QUANDO LA RUSSA STAMPAVA MAGLIETTE PRO DI PIETRO E DE CORATO SI INCATENAVA

C'è stato un tempo in cui La Russa tifava per Di Pietro. Un tempo in cui la legalità era un argomento di vitale importanza per la destra italiana. Un tempo in cui l'Msi poteva vantare un primato morale in questo campo mentre Psi e Dc venivano spazzati via da tangentopoli. Un primato che porterà Gianfranco Fini a sfiorare la vittoria a sindaco di Roma nel 1993, quando Forza Italia era solamente poco più di un'idea che frullava  nella testa di Marcello Dell'Utri.
In quel tempo Riccardo De Corato, candidato sindaco del Msi, si incatenava al portone di via Foppa e mostrava un cartello: "Craxi in libertà, manette all'onestà". C'erano infatti anche i missini a tirare le monetine a Craxi davanti all'hotel Rafael. Il coro "Bettino vuoi pure queste?", cantato sventolando in aria le mille lire, era il più gettonato. C'era una destra che appendeva manifesti insieme a sinistra e Lega Nord con scritte come "Vergognatevi, non avete dignità" o "Ridateci i nostri soldi".
Il primo aprile 1993 un centinaio di ragazzi protetti da una pattuglia di parlamentari missini (Buontempo, Nania, Maceratini, Rositani, Martinazzo, Pasetto, Matteoli, Poli Bortone e Gasparri) bloccavano per 50 minuti l’ingresso di Montecitorio. Ricorda Filippo Facci che «quei ragazzi indossavano magliette con la scritta "Arrendetevi, siete circondati" mentre quei deputati che osarono sfidare il blocco vennero insultati e spintonati al grido di "ladri, mafiosi, figli di puttana"; è tutto verbalizzato da una nota del Ministero dell’Interno. Contro il palazzo vennero tirate monetine con delle fionde sicchè una porta di vetro andò in frantumi. Gli slogan chiedevano lo scioglimento delle Camere. Pochi giorni prima un parlamentare di An si era presentato con la maglietta [un vero must, ndr] "Fuori il bottino, dentro Bettino" e alcuni suoi colleghi avevano roteato delle spugnette indossando dei guanti bianchi, ciò mentre un altro deputato di An ciondolava un paio di manette e ancora un altro deputato leghista srotolava un celebre cappio». DA Il Fante

NAZISTI A CASA NOSTRA! ECCO CHI SONO I NAZI AI VERTICI DEI SERVIZI DI ROMA NELL'ERA ALEMANNO!

Lo scandalo Parentopoli che ha travolto l’amministrazione comunale di Roma si arricchisce di un altro inquietante capitolo. Dal quotidiano Il Messaggero si è appreso che una delle persone assunte in questi due anni all’Atac, personaggio già al centro delle cronache per il suo passato nella formazione violenta di estrema destra Nar, ha pubblicamente rivolto espressioni odiose e offensive verso gli studenti che manifestavano pacificamente per le strade della Capitale.

GLI INSULTI SU FACEBOOK -I vertici Atac assicurano indagine e provvedimenti adeguati“, ha assicurato il sindaco Gianni Alemanno, di fronte al nuovo scossone che vede protagonista l’azienda per la mobilità romana. Dopo lo scandalo parentopoli, frasi antisemite, oltre ad insulti agli studenti che protestavano contro il ddl Gelmini sono apparsi su Facebook, commenti targati Francesco Bianco, ex Nar e ora dipentente Atac. ‘Questa mattina ho parlato con i vertici di Atac a proposito del caso emerso sulla stampa riguardante i commenti di Francesco Bianco e di altri dipendenti di Atac su Facebook’. ‘L’azienda – aggiunge Alemanno - mi ha garantito una rapida indagine e l’assunzione di adeguati provvedimenti, qualora si accertasse l’utilizzo di un social network su un’utenza aziendale per fini privati e per i contenuti gravemente offensivi e antisemiti come quelli apparsi sulla stampa. Voglio esprimere la mia solidarieta’ al presidente Pacifici e a tutta la comunita’ ebraica di Roma: comportamenti di questo tipo sono inaccettabili da parte di chiunque e diventano ancora piu’ odiosi se provenienti da un dipendente di un’azienda comunale‘.

IL SINDACO GARANTIVA PER LORO - Evidentemente l’ex esponente dei Nar non si è ravveduto e non ha ripudiato il suo passato, come invece aveva garantito il sindaco Alemanno a proposito di tutti gli ex terroristi che hanno preso parte alla grande infornata di assunzioni realizzata dalla destra. Eppure proprio Alemanno si era fatto garante per queste persone chiedendo di non utilizzare nessuna pregiudiziale sul passato politico dei suoi ex colleghi di militanza. Sono i nomi di Francesco Bianco e di Gianluca Ponzio infatti, che figurano tra gli 800 assunti a chiamata e che ora fanno traballare le poltrone della mobilità capitolina e i suoi vertici. A riportare la notizia era stato un articolo del Corriere della Sera. Nomi dal passato ingombrante che si riflettono inevitabilmente sulle posizioni presenti. Francesco Bianco è infatti un ex membro dei Nar, Nuclei Armati Rivoluzionari, del gruppo di Giusva e Cristiano Fioravanti, Giovanni Alibrandi e Francesco Anselmi e in seguito fu membro di Forza Nuova. Gianluca Ponzio invece è un ex di Terza Posizione, un’organizzazione neofascista che operò negli ultimi anni ‘70.

QUEL VIZIETTO DI ALEMANNO - Ma anche all’ epoca in cui era ministro dell’Agricoltura Gianni Alemanno affidò una società, la Buonitalia, a un ex Nar. E assunse il personale con la chiamata diretta. Creata per “inondare i mercati esteri di pasta italiana” nel frattempo, è diventata un assumificio di prim’ordine. Buonitalia, nata nel 2003, rappresentava un’idea nel solco della tradizione: difesa del prodotto nazionale e suo rilancio nel mondo. Restando in quel solco l’Alemanno già capo del Fronte della Gioventù nominò come presidente della società per azioni Fabrizio Mottironi, militante dei Nuclei armati rivoluzionari e quindi di Terza posizione, eversione nera teorizzata. Nel settembre del 1980 Mottironi era stato arrestato con altre quattordici persone per associazione sovversiva. Fece cinque anni di galera, poi fu assolto (oggi ricorda che la Corte di Strasburgo condannò lo Stato italiano a pagare i danni morali e materiali per la carcerazione ingiusta). Sociologo, giornalista, vicino ai circoli buddisti del paese e fondatore di “Nuova Italia”, think thank di Alemanno, Mottironi affiancherà al prestigioso incarico quello di vicepresidente dell’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare. In quegli anni lo si scopre, manager pubblico: «Invaderemo di pasta le Americhe», amava dire ai collaboratori con linguaggio futurista. L’ex Terza posizione, in questa filiera molto democristiana dell’amico da tirare dentro, assumerà a sua volta Manfredi Minutelli, ufficiale parà della Folgore che ha servito la patria in Libano, direttore del sito “destrasociale. org”. La filiera Alemanno- Mottironi lo promuoverà direttore del marketing. Una creatura di Buonitalia, “Enoteca d’Italia”, la sua costola vitivinicola, nel giugno 2005 entrerà in un’inchiesta della Procura di Asti. Undici indagati, allora, per associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata in danno dello Stato e false fatturazioni. Furono coinvolti alti dirigenti del ministero e lo stesso Mottironi. Alemanno fu sentito come persona informata dei fatti. La procura si stupì sia dei venti milioni pubblici utilizzati per la start up della struttura che del numero di porte blindate e cassaforti scoperte nella sede. Insomma, è la solita politica di Alemanno, che prima chiede di non strumentalizzare il passato politico dei suoi amici, salvo poi chiedere scusa ogni qualvolta il passato ritorna a galla. Di dimissioni, ovviamente, manco a parlarne.

Da Il Giornalettismo


MAGNA-MAGNA: BRAMBILLA E LA RUSSA PRIMA SISTEMANO I PARENTI POI METTONO LE MANI SUL GRAN PREMIO DI MONZA!

Erano l'autodromo di Monza e oltre quattro miliardi di euro tra Gran Premio, sponsorizzazioni e appalti, l'obiettivo della conquista dell'Automobile Club di Milano. Dopo aver commissariato Aci Milano e fatto eleggere in consiglio il proprio compagno Eros Maggioni, il ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla ha ora anche un suo fedelissimo proprio nel consiglio di Sias, la società che controlla l'impianto e il Gp, lo scrigno che nasconde il vero tesoro. E da cui persino il Comune di Milano, concessionario e comproprietario delle aree, è stato escluso.

L'uomo della Brambilla è Pierfausto Giuliani, 43 anni, commercialista e revisore contabile, comasco residente a Monza. Giuliani è entrato nel cda insieme al direttore di Aci Milano Fabrizio Turci, al consigliere dell'ente Michele Nappi, e a Pietro Mazzo, riconfermato. Presidente è stato nominato Paolo Guaitamacchi, 58 anni, un passato di imprenditore della carta, ora manager della Camera di commercio di via Meravigli.

Per far posto ai cinque membri, nel momento in cui una nuova legge riduce il numero dei componenti degli enti pubblici da nove e cinque, le nomine tengono fuori i rappresentanti di Regione (nel vecchio cda era Massimo Ponzoni, ex assessore all'Ambiente) e del Comune di Milano (era Francesco Carlo D'Alessandro, An).
Bisognava far posto a Giuliani, al fianco del ministro dalla nascita di quei "Circoli della libertà" nati per favorire il radicamento di Forza Italia. I due sono insieme almeno dal 20 dicembre 2007. Da quando la Brambilla, allora presidente nazionale dei Circoli, presenta a Ostia i suoi delegati, ognuno con una delega ben definita. Tredici "presidenti di commissioni, tredici uomini d'oro - sono definiti sul sito dell'associazione - che parteciperanno ai lavori preparatori della fase costituente del Popolo delle Libertà". A Pierfausto Giuliani spetta la delega a "Finanze e Patrimonio".

Ora con la sua nomina in Sias si completa la colonizzazione dell'Aci milanese e della società che controlla i business dell'autodromo di Monza: il Gp - già inserito nei top eventi di Expo 2015 - i contratti per le sponsorizzazioni, gli appalti per la manutenzione degli impianti. Soprattutto, si gioca la partita delle sinergie con l'eventuale Gran Premio di Roma. E si arriva all'emarginazione della componente storica e all'occupazione delle poltrone più importanti da parte dei partiti. Prima con il commissariamento dell'ente, affidato a Massimiliano Ermolli, figlio di Bruno, uno dei manager più vicini al premier Silvio Berlusconi. Poi con l'ingresso nel consiglio direttivo di Geronimo La Russa, figlio del ministro della Difesa Ignazio, e del compagno del ministro Brambilla, Eros Maggioni.

Infine, prima di Natale, con la nomina in Sias di Pierfausto Giuliani. Che troverà in consiglio anche Pietro Mazzo, uomo del presidente della provincia di Monza, Dario Allevi, ex An, e - come presidente - Paolo Guaitamacchi, indicato da Geronimo La Russa. C'è chi giura che, dopo la svolta partitica, salteranno poltrone illustri, come quella del direttore dell'autodromo, Enrico Ferrari, e del direttore tecnico, Giorgio Beghella Bartoli, da anni padroni incontrastati nella gestione di autodromo e Gp.

A rimettere tutto in discussione però potrebbe essere il decreto legge 78 dello scorso maggio, poi convertito in legge. Lo segnala il presidente nazionale Enrico Gelpi in una lettera dello scorso 7 dicembre ai presidenti di tutti gli Aci d'Italia. Il provvedimento riduce a cinque il numero massimo dei componenti degli organi degli enti pubblici. Nonostante il decreto, a giugno il ministero del Turismo procede alle elezioni del consiglio direttivo di Aci Milano per nove membri. Ora, se il vizio venisse riconosciuto, tutto il castello potrebbe crollare. E la conquista di Aci e Sias da parte del ministro Brambilla dovrebbe ripartire da zero.

da Repubblica

 

 


[VIDEO] Il teatro di Franca Rame e Dario Fo - "La resurrezione di Lazzaro"

Dario Fo ne "La resurrezione di Lazzaro" - dal "Mistero Buffo" di Rai2 - 22.04.1977

"La Resurrezione di Lazzaro" è la descrizione parodistica del miracolo più popolare del Nuovo Testamento, vissuto come grande happening del tempo.

Il DVD di Mistero Buffo e tutto il teatro di Dario Fo e Franca Rame lo trovate su commercioetico.it

Anno: 

VERONA: AMMINISTRATORI LEGAIOLI COLTI CON LE MANI NELLA MARMELLATA!

Il Comune di Torri è al centro di una bufera giudiziaria che coinvolge anche il sindaco Torri del Benaco. Promossa a dirigente in Comune a Torri del Benaco dopo aver promesso di raccogliere voti per la Lega nord nelle elezioni locali del 2009. È la vicenda che riguarda Diomira Guerrato, diventata direttiva dell'area contabile grazie ad un concorso truccato con tanto di minacce nei confronti di altri candidati. La Guerrato, iscritta al Carroccio, è accusata anche di aver fatto ritardare di 18 mesi il sopralluogo per presunti abusi nella casa del marito (che non è indagato), evitandogli guai.
Sono queste le principali accuse, rivolte dalla procura 10 amministratori tra sindaco, segretario comunale, funzionari e vigili urbani del Comune di Torri del Benaco ed emergono dalla richiesta di rinvio a giudizio del pm Valeria Ardito. Il provvedimento è più articolato: ci sono 8 capi d'imputazione dove, oltre alla corruzione, si parla, a seconda degli indagati, anche di estorsione, tentata estorsione, omissione e abuso in atti d'ufficio, falso in atto pubblico e omessa denuncia da pubblico ufficiale. Si è conclusa così la prima fase dell'indagine e ora le queste accuse dovranno passare al vaglio dei magistrati giudicanti.
GLI INDAGATI. Tra gli indagati, spicca il nome del sindaco Giorgio Passionelli, 45 anni, tesserato Pdl area Forza Italia. Il primo cittadino deve rispondere oltre che di due casi di corruzione per atti contrari al proprio ufficio, anche di omissione in atti d'ufficio e falso in atto pubblico. Dal gip si dovranno presentare anche il comandante dei vigili urbani Domenico Tenca, 45 anni, tre capiarea del municipio, l'ingegner Francesco Loro (area tecnica), 46, Luca De Massari (area contabile), 44, Giampietro Cecato, 54, (segretario del Comune) e i vigili urbani Andrea Perbellini, 34, Alessandro Bertera, 47, Paolo Loncrini,49, e Gabriele Gaioni, 39, oltre a Diomira Guerrato, 46.
CORRUZIONE ED ESTORSIONE. I casi di corruzione sono due. Il primo riguarda la promozione della Guerrato a dirigente dell'area contabile a Torri, avvenuto con determina del 30 novembre 2008 all'esito del concorso interno. Per la procura, si è trattato di una gara alterata con l'esercizio di pressioni e minacce nei confronti di due candidati, in gara con l'esponente leghista. Strettamente collegato con questa vicenda, c'è anche l'accusa di estorsione e tentata estorsione avvenuto nell'ambito del concorso poi vinto dalla Guerrato. Al primo candidato, vigile urbano del Comune, era stato detto che se si fosse ritirato «avrebbe ricevuto una pagella più bella» e avrebbe evitato ulteriori problemi. Minacce a vuoto, da qui l'accusa di tentata estorsione, perchè il candidato non abbandonò il concorso anche se poi non superò la prova scritta e fu eliminato. Per gli inquirenti, sono andate in porto, invece, le minacce ad un'altra candidata. Alla vittima furono prospettate non solo ritorsioni in ufficio dove lavorava ma anche all'attività di ristorazione della madre. La dipendente del Comune si ritirò dal concorso.

L'altro caso di corruzione si riferisce, invece, alla promozione del comandante dei vigili Domenico Tenca e vede coinvolti anche Passionelli, De Massari e Cecato. In pratica, sostiene l'accusa, è stato preparato un concorso interno su misura al quarantacinquenne. Uno dei requisiti per diventare funzionario della vigilanza era quello di aver svolto per 3 anni il ruolo di ufficiale della polizia locale. Ad avere questa esperienza in Comune era solo il Tenca. Anche qui, per la procura si è trattato di una corruzione con tanto di scambio: la promozione sarebbe stato il prezzo dell'accordo raggiunto tra il Tenca e gli altri indagati per avere il comandante dei vigili concorso in altri tre reati, commessi per favorire la prima giunta Passionelli nel novembre 2008.
OMISSIONE IN ATTI D'UFFICIO. Il primo cittadino e la Guerrato sono accusati anche di aver "istigato" il Tenca ad evitare di far svolgere i controlli nell'abitazione del coniuge dell'iscritta alla Lega nel dicembre 2008. Per gli investigatori, il Tenca avrebbe ritardato di oltre 18 mesi il sopralluogo chiesto dalla locale stazione dei carabinieri, consentendo la regolarizzazione di gran parte degli abusi posti in essere nella realizzazione del sottotetto.
MULTE SPARITE. Nel provvedimento del pm Ardito ci sono poi le accuse minori. Il Tenca è accusato di aver omesso il ritiro della patente di guida ad un'automobilista, sorpreso alla guida con un tasso alcolico di 0,66 il 21 agosto 2008 a Torri del Benaco. Il comandante dei vigili e il sindaco sono accusati poi di aver distrutto e nascosto il verbale per aver superato di oltre i 40 km orari il limite di velocità, inflitto il 14 novembre 2006 ad un automobilista a Torri. La patente ritirata in un primo momento, sarebbe stata restituita al malcapitato e sarebbe stato modificato anche il verbale e relativa sanzione, infliggendo una sanzione più lieve che non prevedeva il ritiro della patente . All'automobilista sarebbe stato procurato così un ingiusto vantaggio, attraverso anche la falsificazione del registro delle multe. Per queste vicende, Tenca e Passionelli sono accusati di abuso d'ufficio, falso in atto pubblico e per il solo comandante omissione d'ufficio.
OMESSA DENUNCIA. Nei guai, infine, con colpe meno gravi sono finiti anche i vigili urbani Loncrini, Gaioni, Perbellini e Bertera perchè avrebbero omesso di denunciare i reati, commessi dal sindaco e il loro comandante, relativi alle multe sparite. Dovevano compilare il rapporto nel febbraio 2009.

DA:L'Arena


[VIDEO] Franca Rame e Dario Fo alla presentazione del libro "Il pettine senza denti"

Presentazione del romanzo "il pettine senza denti" di Eugenio Campus.
Dibattito sull'efficacia dei romanzi come strumento di denuncia: "il caso dell'uranio impoverito e dei poligoni militari".
Interventi di Franca Rame, Dario Fo, Antonietta Gatti, Enrico Tomao, Elisabetta Pitzurra e Mariella Cao. Ha moderato Stefania Divertito.
Milano 25-11-09 

Prima parte del video di Youtube

Seconda parte


[VIDEO] Franca Rame interviene a "Oltre l'8 marzo"

Assemblea dibattito - 8 marzo 2007 
Ministero dell'Economia e delle Finanze, dipartimento della Ragioneria Centrale dello Stato - sala conferenze - via XX Settembre, 97 - Roma
 
Il video della prima parte del convegno... 

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