[VIDEO] Franca Rame in "Michele lu Lanzone"

Video tratto da "Parliamo di Donne", storie paradossali raccontate da Dario Fo e Franca Rame.
La disperazione della madre di Michele lu Lanzone, il sindacalista ucciso dalla mafia in scena alla Palazzina Liberty di Milano nel 1977.
Il video da Youtube...
 
il DVD "Parliamo di Donne" lo trovate su commercioetico.it
Anno: 

[VIDEO] Jacopo Fo a Sottovoce intervistato da Gigi Marzullo

Probabilmente un caso unico di censura archivistica o amnesia retroattiva! Abbiamo cercato a lungo una registrazione della puntata per pubblicarla ma pare che quella sera ci fossero decine di videoregistratori rotti... Poi finalmente, grazie a Giovanna la Cantante, ecco la puntata apparire in uno sfarzoso dvd... Ma perché questa puntata non è stata inserita nell'archivio Rai? Forse perché in questa puntata si raccontano un paio di vecchie storie che danno fastidio sulla Rai, la censura, la mafia e i fascisti...
Argomento: 

UN TESTICOLO EPOCALE

La grande, anzi epocale Riforma della Giustizia non è quella strombazzata dal Nano e da Al Fano, i nuovi fratelli De Rege, e presentata ieri in pompa magna da Angelino Jolie al povero Napolitano: trattasi di legge costituzionale che, ammesso e non concesso che superi la doppia lettura parlamentare nei due anni che mancano a fine legislatura, non raccoglierà comunque i due terzi e dunque sarà sottoposto al referendum popolare. Serve a buttare in caciara i processi a B., spacciandoli come l’ennesima battaglia di una fantomatica “guerra fra politica e magistratura”. No, la vera riforma epocale è quella che si approva ogni giorno alla chetichella nelle aule parlamentari, che regalano l’impunità a questo o quel membro della casta-cosca, sempre tra il lusco e il brusco, nel silenzio generale. L’altroieri, per gli inquisiti impuniti di destra e di sinistra, è stata un’altra giornata radiosa: niente autorizzazione al Tribunale dei ministri per processare Pietro Lunardi che, quand’era alle Infrastrutture, è accusato di aver acquistato da Propaganda Fide per 3 milioni un palazzo di cinque piani che valeva 8 milioni e in cambio, mediatore Angelo Balducci, di aver procurato a Propaganda Fide un finanziamento di 2,5 milioni.

 

Dei 548 deputati presenti, 290 han votato per salvarlo (Pdl, Lega, “responsabili” e un Mpa, Commercio, nomen omen), 208 per processarlo e ben 44 si sono astenuti: gli Udc e un bel po’ di finiani, compresi Briguglio, Della Vedova e Raisi (ma sì, che gliene importa di un ministro accusato di rubare milioni allo Stato per darli alla Chiesa e farsi la reggia a metà prezzo?). Altri cuordileone sono usciti dall’aula per non doversi neppure astenere: fra gli astenuti dall’astensione si segnalano Bocchino, Bongiorno, Napoli, Tremaglia e Urso, vivissimi complimenti anche a loro. Una menzione particolare merita il relatore Giuseppe Consolo, giurista finiano di chiara fama ma soprattutto fame, che ritiene reato ministeriale (sottoposto ad autorizzazione a procedere) anche lo stupro del ministro sulla segretaria purchè la vittima lavori al ministero, s’intende. “Sei stato grande!”, “Oggi era il tuo gran giorno!”, si sono congratulati con lui Bonaiuti (Pdl) e Castagnetti (Pd). Così, nel Fli, Fabio Granata è rimasto solo a difendere la legalità, insieme a dipietristi e il Pd. Tra i favorevoli a salvare Lunardi si segnala un certo onorevole Pietro Lunardi, che non è un omonimo: è proprio lui. Al termine di una lunga e tormentata crisi di coscienza, ha deciso di votare per se stesso. Già che c’erano, siccome una mano (sporca) lava l’altra, il Pdl e i radicali del Pd han salvato anche Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro dell’Ambiente, pure lui sotto inchiesta per corruzione al Tribunale dei ministri di Potenza: negata l’autorizzazione all’uso delle sue telefonate intercettate con i presunti complici. In pratica la Camera cestina le prove, così Alfonsino verrà assolto e qualcuno dirà pure che era un perseguitato. Dulcis in fundo, la Camera s’è costituita a difesa dell’ex onorevole Sgarbi nel conflitto di attribuzioni sollevato dalla Cassazione contro il Parlamento che aveva dichiarato insindacabile Sgarbi per i soliti insulti in tv ai pm milanesi. Sono le prove generali per il conflitto di attribuzioni pro-B. E per il salvataggio del Pd Alberto Tedesco, l’ex assessore di Vendola che, se non si fosse rifugiato in Senato dopo l’avviso per corruzione, sarebbe già in galera con i suoi presunti complici. Ieri, in giunta, ha detto di essere un perseguitato. La prova? “Prima che diventassi senatore non mi hanno mai arrestato: vogliono farlo proprio ora che sono senatore”. Triplo salto mortale carpiato con avvitamento: un indagato va in Senato prima che lo arrestino, poi arriva il mandato di arresto e lui dice: è la prova che mi perseguitano, dovete salvarmi dall’arresto. Quando il Senato era una cosa seria, uno così l’avrebbero preso a sberle. Invece gli han fatto i complimenti.

Marco Travaglio - Il Fatto Quotidiano del 10 marzo 2011


[VIDEO] "Se non ora quando" - gli interventi di Franca Rame e Dario Fo

Gli interventi della ex Senatrice Franca Rame e del premio Nobel per la Letteratura Dario Fo alla manifestazione "Se non ora, quando?" svoltasi a Milano.
Migliaia le donne che agitando le sciarpe bianche, simbolo della lotta contro la mercificazione femminile, hanno rivendicato il ruolo della donna nella società.

Milano 13 febbraio 2011

Argomento: 
Anno: 

[VIDEO] Franca Rame in "La professione della signora Warren" - di G.B.Shaw

Franca Rame in "La professione della signora Warren" (Mrs. Warren's Profession), commedia in tre atti scritta da Bernard Shaw (1893) facente parte della raccolta "Commedie sgradevoli".
 
Uno spezzone del film andato in onda su Rai Due per la regia di Giorgio Albertazzi ...
 
Anno: 

ZOMBI: TORNA SCAJOLA! VEDE SILVIO E PORTA CON SE 62 PARLAMENTARI. VENDE CASA E SI RIPRENDE I SOLDI

«Scherza?», s'era scandalizzata la segretaria Vincenza. «È sabato pomeriggio ed è quasi impossibile parlare con l'onorevole Claudio Scajola...».
(Dieci minuti dopo).
«Sono Scajola, mi sta cercando?».
Sì, onorevole: vorrei chiederle se sono vere le voci che la descrivono pronto a tornare in pista, dopo la vicenda giudiziaria legata alla sua casa con vista sul Colosseo.
«Guardi, come saprà mi sono imposto un volontario isolamento e non prevedo di rilasciare interviste...».
Però qualche novità c'è.

«In effetti, sì. Sul fronte giudiziario...».
Del fronte giudiziario, pure importante, parleremo magari dopo: è il suo ritorno alla politica attiva nel Pdl che...
«Guardi, io con Berlusconi non ho mai smesso di sentirmi. Dieci giorni fa, però, abbiamo effettivamente avuto un incontro piuttosto lungo».
Cosa vi siete detti?
«Abbiamo parlato di molte questioni...».

Lui le ha proposto qualcosa?
«No comment».
Allora è lei ad avergli chiesto un incarico e...
«No, guardi. Io, per abitudine, non chiedo».
Secondo alcuni osservatori, lei potrebbe tornare come coordinatore unico del partito, un partito che, tra l'altro, conosce molto bene.

«Lasci stare le voci... Ciò che posso dirle è che il Pdl è molto cambiato, negli ultimi anni. E io credo che, al suo interno, si debbano riscoprire valori, ripristinare regole, trovare nuovi entusiasmi».
Claudio Scajola - nato a Imperia nel gennaio del 1948, figlio di Ferdinando, che a Imperia fondò la Democrazia cristiana, e battezzato fra le braccia di Maria Romana De Gasperi, figlia di Alcide - torna a parlare di politica dieci mesi dopo essersi dimesso da ministro dello Sviluppo economico: era il 4 maggio del 2010, erano i giorni dell'inchiesta sull'imprenditore Diego Anemone e la sua cricca, storie di appalti torbidi e corruzione, tangenti, assegni e anche di un appartamento (mezzanino con strepitoso panorama sull'Anfiteatro Flavio) che Scajola, appunto, sostenne di aver pagato 610 mila euro, dichiarando di ignorare se qualcuno ne avesse poi versati altri 900 mila ai proprietari (le sorelle Papa, all'epoca divenute famosissime).

Dimissioni presentate in conferenza stampa, con una frase memorabile: «Non posso avere il sospetto di abitare una casa non pagata da me». «Più che memorabile - racconta rammaricato agli amici - fu una frase grottesca, infelice, stupida. Ma è facile dirlo adesso, con il senno del poi».

Cresciuto alla scuola dello scudocrociato, la Liguria controllata con migliaia di tessere e dosi di purissimo potere, il soprannome perfido di «Sciaboletta» (lo stesso di Vittorio Emanuele III), un carattere imprevedibile, curioso miscuglio di lucidità e istinto, Scajola è abilissimo a riemergere dalle situazioni più difficili (a 34 anni deve dimettersi da sindaco di Imperia perché ingiustamente arrestato per uno scandalo legato al casinò di Sanremo; poi è ministro dell'Interno quando la sua polizia randella al G8 di Genova e quando definisce Marco Biagi, appena ucciso dalle Br, un «rompicoglioni» che chiedeva la scorta: anche in questo caso deve dimettersi, ma anche in questo caso torna, dopo poco, in Consiglio dei ministri).

E sta tornando, a quanto sembra, pure stavolta. Spiega che i magistrati di Perugia hanno indagato 21 persone, ma non lui. E che «non esiste» una sola deposizione di Zampolini, il faccendiere di Anemone, in cui Zampolini dica «ho dato soldi a, ho consegnato assegni a...». Annusa la fine dell'incubo: «Ho messo in vendita quella casa e ho promesso di riprendermi solo i 600 mila euro che avevo speso, devolvendo in beneficienza il resto. Poi mi sono dimesso da ministro per rispetto delle istituzioni, ho lasciato lavorare in pace i magistrati...

e se però ora si dovesse accertare che davvero non ho colpe, e se questo è un Paese normale, credo di poter legittimamente ricominciare a fare politica. O no?».

In verità, ha già ricominciato. E in modo pesante. E senza nascondersi. A luglio, una sera, alcuni parlamentari del Pdl organizzano una cena in suo onore a Roma, in un ristorante sull'Aurelia. Lui si commuove, ma, tra un brindisi e l'altro, non smette di contarli: sono 35. Così, a novembre, con Antonio Martino, lancia la «Fondazione Colombo»: e qui, tra deputati e senatori, arriva a 62 (buona parte dello zoccolo duro di ciò che fu Forza Italia).

Poi il 12 dicembre, a Genova, a Palazzo Ducale, gli organizzano un comizio. «E lì, beh, c'erano duemila persone. Gente che sa bene come io sia non un uomo del potere, se no i giornali m'avrebbero trattato meglio, ma un uomo del fare...».

Silvio Berlusconi è informato. E osserva. Per Scajola, in fondo, ha sempre avuto un debole. Alla vigilia delle trionfali elezioni del 2001, non volle mandarlo a sciare: «Se ti rompi una gamba, chi mi chiude le liste?». Lui, Scajola, enfatico: «Silvio è il sole al cui calore tutti si vogliono scaldare». Gianni Baget Bozzo, teologo di Forza Italia, teorizzò che tra i due c'è «una straordinaria intrinseca complementarietà».


LECCAPIEDI RICOMPENSATI - DOPO IL TG1 ARRIVA FERRARA: 1 ORA AL GIORNO DI PROPAGANDA BANANAS

Con una controffensiva a tutto campo, che va dalla militarizzazione politica all'irregimentazione mediatica, il "berlusconismo di guerra" compie un altro passo avanti. I Tg di bottega e i giornali di famiglia non bastano più. Per riscrivere il palinsesto della nazione occorre un salto di qualità. Se siamo in guerra, come vuole e sostiene da tempo il presidente del Consiglio, serve una "Radio Londra" che filtri e manipoli il racconto politico dal punto di vista della destra berlusconiana. C'è solo un uomo, nel network, che può condurre con successo questa operazione: Giuliano Ferrara. Si spiega così la notizia del suo ritorno in Rai, con un programma corsaro in stile "Radio Londra", appunto, che l'Elefantino condurrà subito dopo il fidatissimo Tg1 minzoliniano delle 20. Ferrara dovrà aiutare il Cavaliere a reggere l'assedio a Palazzo Grazioli fino al termine della legislatura. Ferrara ha lanciato la campagna degli smutandati con un'intervista fiume allo stesso Tg1, ha animato la manifestazione al Teatro del Verme, detta quotidianamente la linea sul "Foglio", mena fendenti ogni venerdì su "Panorama", filosofeggia ogni domenica sul "Giornale". Ora aggiunge una striscia televisiva serale, in prime time. Nel cuore della Struttura Delta nasce una nuova figura strategica: l'Editorialista Unico, in servizio permanente effettivo.
(m. [email protected])
 


SILVIO BERLUSCONI: "SONO VERO AMICO DI GHEDDAFI, MUBARAK E BEN ALI'"

Roma, 23 dic - L'Italia ha rapporti importanti con i Paesi africani e del Mediterraneo dando un contributo alla crescita delle democrazie. ''Io sono legato da amicizia vera con il presidente egiziano Mubarak, con il presidente libico Gheddafi e con il presidente della Tunisia Ben Ali''. Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nella conferenza stampa di fine anno. Nei confronti di questi Paesi ''cerco di essere da stimolo per lo sviluppo della democrazia. A Gheddafi ho dato il suggerimento di assegnare a tutte le famiglie un'abitazione di 25 metri quadri per ogni componente''. I buoni rapporti del governo italiano con i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ha aggiunto, ''portano piu' facilita' nei rapporti commerciali con Libia, Algeria e Egitto''. Importante, da questi Paesi, anche ''la fornitura di energia''.


PREMIO NOBEL PER LA PACE A GINO STRADA

“Gino ci ha mostrato la guerra dal sotto, non dai 10000 metri degli aerei che sganciano le bombe o dai 3000 km delle navi che lanciano i missili. Ci ha mostrato che le bombe intelligenti poi così tanto intelligenti non sono, che gli attcchi chirurgici sui bersagli a volte, troppe volte, sbagliano e colpiscono i villaggi, le case, le scuole con dentro persone inermi, come me, come te. Ci racconta di bambini che saltano in aria mentre giocano nei prati, per le strade.... Ci dice che una guerra, per quanto tecnologica, è e rimane sempre e solo un fottutissimo sterminio!!!”

Ogni volta che la guerra si porta via una vita umana e' una sconfitta, per tutti, perche' ha perso l'umanita', perche' si e' persa umanita'.
L'umanita' potra' avere un futuro solo se verra' messa al bando la guerra, se la guerra diventera' un tabu', schifoso e rivoltante per la coscienza e per la ragione.

 

 

Il Comitato Web Emergency e Gino Strada Premio Nobel per la Pace 2010,costituito lo scorso ottobre dal sottoscritto su Facebook con oltre cinquemila iscritti, comunica che il senatore Alberto Maritati, insieme ad altri ventidue senatori, in qualità di qualified nominators come previsto dallo Statuto della Fondazione Nobel, ha presentato nei termini la Candidatura Ufficiale di Emergency al Premio Nobel per la Pace 2010 inviando il nostro appello con le firme da lui raccolte al Senato della Repubblica al Comitato Norvegese del Premio Nobel.

 

 

 

 

Si attendono ora le comunicazioni che prevedono a marzo la creazione della short list e, ad ottobre, la comunicazione del vincitore.
Cordialmente,
Ettore Lomaglio Silvestri
promotore e fondatore del Comitato Web Emergency e Gino Strada Premio Nobel per la Pace 2010
[email protected]