LA RIUNIONE DEI SERVI DI UN UOMO CHE RACCONTA DI MELE CHE SANNO DI CULO

Sia detto in piena polemica con questi furbacchioni dei “servi liberi” capitanati dal solito Giuliano Ferrara che, istruiti da tre lustri di menzogne e privilegi, rimpiangono “il magico Cavaliere degli inizi”, e anzi gli chiedono di tornare a cavalcare la politica come faceva un tempo.

Febbraio 1994, a bordo di un aereo Fininvest, rientrando da un comizio elettorale a Firenze il magico Cavaliere degli inizi mimava con le guance gonfie, davanti a due sbalorditi cronisti, labarzelletta “della mela che sa di f…”, ma che se la addenti dalla parte sbagliata, “allora sa di c…, ah, ah, ah!”.

In questi 18 anni il magico Cavaliere degli inizi – che nel frattempo ha aumentato le tasse, violentato la Costituzione e il buon senso di ogni liberista – ha raccontato questa immonda barzelletta, con la stessa aria di immonda volgarità, decine di volte, financo davanti ai terremotati e alle 32 sgallettate che gli arredano quelle cene che il solito Ferrara giudica “eleganti e giocose”.

Piacerebbe sapere da un qualunque Ostellino o Cazzola cosa ne pensano delle mele spacciate del loro amato Cavaliere e se addentandole, in questi 18 anni, hanno sentito il sapore della f…, del c… o di Tocqueville.


(Pino Corrias)


[VIDEO] Dario Fo in "The story of John Horse, a black Seminole indian"

Hollywood films on american indians always tell us of indians been defeated. In this video Dario Fo tell us a different story never been told before. The story is the one about the epic John Horse, who fought against the American troops during the second Seminole war (1835-1842). Dubbing Mario Pirovano.

 

Hai amici anglofoni? Segnala loro questo video, grazie!

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CLAMOROSO: GOVERNO FINANZIA A MESSINA ZINGAROPOLI APPROVATA DALLA GIUNTA DI DESTRA

 

Forse un anno è un tempo troppo lungo. E Silvio Berlusconi dimentica facilmente. Quando agita ora lo spettro di Zingaropoli per dire come finirebbe male Milano in mano a Pisapia - così soffiando sui pregiudizi anti-Rom - dimentica le sue stesse buone azioni. Come quella bella campagna che la presidenza del Consiglio fece nel giugno scorso, e che appena può il ministro Mara Carfagna rivendica, il cui slogan è: «Dosta! Basta! Vai oltre i pregiudizi, scopri i Rom». Sia lui che Bossi sono del tutto smemorati, o forse non sanno che il ministro Maurizio Sacconi nell´ambito del programma di lotta alle marginalità, ha garantito l´impegno finanziario al progetto del Comune di Messina - dove governa una giunta di centrodestra - per «la collocazione abitativa delle famiglie Rom presenti nel territorio messinese in nuove abitazioni...messe a disposizione dall´amministrazione attraverso il sistema dell´autocostruzione». Quello che vorrebbe fare Pisapia a Milano. Messina ha chiesto a Rom 150 mila dei 190 mila euro di spesa previsti. Arriveranno

Insomma, luci e ombre del governo. La mano destra - che picchia e si appella al pregiudizio sui Rom sperando di lucrare consensi elettorali - e quella sinistra capace di alcune buone politiche. Tutto questo sta in un dossier che ieri il presidente della commissione Diritti umani del Senato, Pietro Marcenaro ha consegnato alla vice segretario generale del Consiglio d´Europa, Maud de Boer Buquicchio. Ci sono gli slogan di Zingaropoli e i manifesti leghisti razzisti, ma c´è anche l´impegno dell´ufficio anti discriminazioni razziali e delle Pari opportunità. «Io sono un uomo di parte, del Pd, ma qui la campagna elettorale non c´entra - ha spiegato Marcenaro alla de Boer Buquicchio - È che quando la tornata di voto sarà passata, resteranno le macerie degli stereotipi contro i Rom, già fortissimi. Un disastro. C´è di che essere preoccupati».

 

«Preoccupata come voi», si è detta anche la vice segretario. Oggi replay di consegna di dossier da Marcenaro a Thomas Hammarberg, commissario per i diritti umani del Consiglio d´Europa. Doppiezza italiana, penseranno a Strasburgo, da un lato le impeccabili campagne ella Carfagna, dall´altro il sodalizio Berlusconi&Bossi e il fanatismo anti Rom- zingari.

Le Nazioni Unite hanno chiesto la messa al bando di discorsi e linguaggi che contribuiscano a consolidare pregiudizi. Roberto Natale, presidente della Fnsi, a proposito di Zingaropoli ha denunciato «l´avvelenamento del linguaggio», una sorta di «hate speech, di incitamento all´odio». Vinca Pisapia o la Moratti, quel che resta è avere avvalorato la caccia ai rom. Lo scrisse Jacques Le Goff per il sito www.laterza.it all´indomani delle espulsioni decise da Sarkozy nel settembre scorso. Dei pregiudizi anti rom il 14 giugno la ministra Carfagna parlerà alla presentazione del rapporto della Comunità di Sant´Egidio. Segnalerà le contraddizioni del uo governo? Elio Veltri, che anima l´associazione "Democrazia e legalità", commenta: «A Messina "autocostruzione" per i Rom è cosa da santi, se lo dice Pisapia a Milano diventa un crimine».

 

http://dirittiglobali.it/index.php?view=article&catid=28:diritti-umani-a-discriminazioni&id=15330:carfagna-e-sacconi-pro-rom-il-doppio-binario-del-governo-&format=pdf&ml=2&mlt=yoo_explorer&tmpl=component

 

 

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INCREDIBILE!: "L'AGGRESSIONE ALLA DONNA DEL PDL E' UNA MONTATURA". ECCO LA TESTIMONE CON NOME E COGNOME!

L’aggressione a Franca Rizzi? Non è mai avvenuta” Dice che Franca Rizzi, la donna che ieri ha denunciato di essere stata aggredita da giovani vicini a Pisapia, non è stata affatto aggredita in via Osoppo ed è pronta a ripetere la sua testimonianza in tribunale. Così Shirin Kieayed, una donna che a Radio Popolare ha raccontato di aver assistito bene a quanto davvero successo al mercato ieri.

“Ho deciso di espormi con nome e cognome – ha spiegato alla radio – perché ho assistito direttamente a quanto avvenuto ieri al mercato di via Osoppo”.

Kieayed ha spiegato di aver “sentito la voce dei sostenitori di Pisapia e di quelli della Moratti che cercavano di sovrastarli. Una signora, che poi è la donna che ha denunciato l’aggressione, si è avvicinata a uno dei sostenitori di Pisapia cercando di farlo tacere, strattonandolo e tirandolo per un braccio. Lui si è girato e le ha risposto ma non l’ha spinta, né colpita. Lei si è seduta a terra di propria volontà. Una volta seduta ha cominciato gridare di essere stata aggredita”.

“Questo racconto – ha concluso – sono pronta a ripeterla davanti a un tribunale”.

“L’aggressione a Franca Rizzi? Non è mai avvenuta” | Redazione Il Fatto Quotidiano | Il Fatto Quotidiano

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Il demagogo (ubiquo) in agonia

Guardarlo alle sei su Italia Uno, alle sette al Tg4, alle otto, a dimostrare che l'ubiquità esiste, sul Tg1 e sul Tg5, alle otto e mezza sul Tg2. Guardarlo, non soltanto vederlo, come ci tocca da una ventina d'anni, guardarlo con l'attenzione del clinico, con la meraviglia del poeta, guardare Silvio Berlusconi e con il poco che resta del libero arbitrio, eliminare l'audio, è esperienza estrema, ma interessante. Il volto che si affaccia da tutti gli schermi, che ricompare tutte le volte che cerchiamo di giustiziarlo a colpi di telecomando, è quello di un demagogo in agonia, un populista terminale. I lineamenti grossolani, i capelli disegnati col lapis, gli occhietti furbi, le fauci di porcellana esposte nel compiacimento compulsivo del piazzista non compongono più la splendida maschera del Cavalier Qualunque, così efficace per affossare la democrazia in nome dell'audience sovrana: lo sguardo è fisso e cieco, le labbra, finalmente, renitenti al sorriso.

Di Lidia Ravera

Da Il Fatto Quotidiano del 22/05/11

ilfattoquotidiano.it


"Libero" scopre la Mecca gay

Nel novero delle accuse bizzarre che la destra lancia contro il candidato sindaco del centrosinistra a Milano, da ieri si annota l'articolo di Franco Bechis a pagina 6 di "Libero": "Modello Pisapia. Milano diventerà la Mecca gay". La geniale accoppiata "gay" e "islam" è una novità assoluta sulla scena della critica polica. Per provare a recuperare il voto moderato, la destra si è lanciata in una campagna feroce puntando sulle paure del ceto medio meneghino. E le ha riassunte in: gay, comunisti, rom e tasse. Così, per "Libero", Pisapia farà diventare Milano "un interminabile gay pride" in cui il Comune pacificherà gli islamici che frustano gli uomini scoperti a dormire nello stesso letto e la comunità Lgbt. E' chiaro che non vi è rispondenza tra il programma di Pisapia e l'allarmismo urlato dai megafoni della destra. Se questo è il tenore, il prossimo titolo sarà "Milano Stalingrado ebrea?"

Da Il Fatto Quotidiano del 22/05/11

ilfattoquotidiano.it


Genitori, occhi aperti!

Don Seppia, cappellano al Santo Spirito di Sestri Ponente, ha chiesto il trasferimento dall’istituto penitenziario Marassi di Genova. Accompagnando la richiesta con una dichiarazione choc: “Sono sieropositivo”. Un’informazione delicata che completa l’identikit tracciato nell’ordinanza di custodia cautelare del gip di Milano Maria Vicidomini. La richiesta di trasferimento è stata subito accolta dai dirigenti del carcere, che pare abbiano deciso di destinare il sacerdote all’istituto penitenziario di Sanremo. Secondo don Seppia la situazione a Genova s’era fatta “insostenibile” nonostante fosse rinchiuso in una cella singola e tenuto sotto stretto controllo. “Allo stato attuale – ha detto il suo legale, Paolo Bonanni – non sono state modificate le contestazioni, quindi rimane ferma l’accusa di aver dato un bacio a un ragazzino senza il suo consenso”. Formula light per confermare che l’impianto d’imputazione regge: violenza sessuale su minori, cessione di droga a minori, induzione alla prostituzione minorile.

Agghiaccianti i testi degli sms inviati dal cellulare del prete verso chi pare avesse il compito di ingaggiare le giovani vittime. “Trovami un bambino di 10 anni, lo voglio tenero”, scriveva il parroco al pusher Franky. “Ho trovato” risponde l’interlocutore. “Ma ha meno di 15 anni?”, continuava il prete. “Diciotto”, la risposta dello spacciatore. “Eh no…, a me piace con meno di 14 anni”, controbatteva il parroco per concludere: “Ma puoi trovare qualche madre con un bambino, una donna che ha bisogno di coca?”. Nella stessa inchiesta ieri è stato arrestato e incarcerato – sempre a Marassi – un ex seminarista di 41 anni, Emanuele Alfano, un croupier che stava imbarcandosi su una nave da crociera. Per lui le accuse sono induzione e favoreggiamento della prostituzione minorile per aver procacciato ragazzini al parroco.

L’interrogatorio dell’uomo, durato 5 ore, ha portato a un nuovo nome nel registro degli indagati: si tratterebbe di un 18enne, accusato anche lui di favoreggiamento per aver procurato ragazzini a don Seppia. Nuove dichiarazioni sono giunte da Bagnasco che ribadisce: “Non sapevamo nulla”. Ma don Piercarlo Casassa, parroco di don Seppia nel 1985 a Recco (Genova), ai carabinieri di Milano ha raccontato: “Don Seppia stava fuori tutte le notti e dormiva per l’intera mattina, la sua non mi sembrava una vera vocazione. Così ho avvertito i miei superiori”.

Di

Chiara Paolin

Da Il Fatto Quotidiano 21 maggio 2011

 

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BERLUSCONI L'E' FOTU'!

Bandiere del colore scelto per la sua campagna elettorale e cori "sindaco subito" fuori dal teatro Elfo Puccini, dove il candidato del centrosinistra sta seguendo i risultati. L'avvocato appare due volte davanti ai sostenitori, alle 19 e alle 20.30. E i toni sono sempre più soddisfatti

“Manca una piccola corsa per la vittoria, supereremo il 51 per cento”. Così Giuliano Pisapia parla per la seconda volta ai suoi sostenitori riuniti al teatro Elfo Puccini in corso Buenos Aires a Milano. Dal primo pomeriggio si commentano i dati e l’euforia cresce insieme alla sorpresa. La prima volta il candidato si fa attendere fino alle 19.10 prima di apparire. Le schede spogliate sono appena cinquantamila e confermano le proiezioni, vanno oltre: Pisapia al 48 per cento, Moratti a poco più del 41. Non un successo, di più. Un’utopia trasformata in realtà. Perché fino a stamani tutti puntavano al ballottaggio ma con la Moratti in testa. Il dubbio era il margine, tanto che gli stessi esponenti del Pd, interpellati a fine mattinata confidavano in un distacco massimo di cinque punti percentuali. Alle 16 il teatro comincia a riempirsi. Alle prime proiezioni cominciano ad apparire alcuni esponenti locali del partito, si chiudono in una sala privata al primo piano del teatro dove Pisapia aspetta i risultati. I dati delle proiezioni si susseguono positivi. E arrivano i primi commenti ufficiali. Il portavoce Maurizio Baruffi nasconde la sorpresa. “I dati confermano le nostre aspettative”. Mentre Maurizio Martina, segretario regionale del Pd, esulta: “Sta accadendo qualcosa di straordinario per Milano, per la Lombardia e per il Paese. E’ la fine della propaganda di Berlusconi e della Lega. E’ la sconfitta di un modo di governare male la città”. “Manca una piccola corsa per la vittoria, supereremo il 51%”, aggiunge il candidato poco dopo.

Di fatto, con Letizia Moratti chiusa con gli uomini del suo staff, che lasciano trapelare soltanto un commento, ma molto eloquente (“Aspettavamo il ballottaggio ma non a parti invertite”), il vero sfidante di Pisapia è Silvio Berlusconi. Il premier ha trasformato la sfida milanese in una cartina tornasole per il futuro del governo. E così, nonostante l’impegno profuso dal Cavaliere, nonostante la sovraesposizione mediatica che ha costretto l’Agcom a multare la Rai perché lo mostrava troppo, Berlusconi è stato accontentato. Il risultato del referendum milanese su di lui è arrivato. Al teatro dell’Elfo Pisapia, come consuetudine ormai, mantiene un profilo basso. Non fa alcun riferimento ai toni alti del premier e della Moratti e si limita a ringraziare. Ma sa che il Pdl è in silenzio stampa, così come la Lega Nord che forse apparirà soltanto dopo le 21. Pisapia ringrazia. Lascia ad altri i commenti. Arrivano quelli del Pd, quelli dell’ex avversario alle primarie, Stefano Boeri. “Si sta profilando un grande risultato a Milano, grazie al successo di Giuliano Pisapia. Una giunta di basso profilo rischia fra 15 giorni di perdere il suo potere arrogante e affarista”, dice Boeri. “Merito di questo risultato straordinario va ai milanesi che hanno fatto cambiare il vento nel nostro Paese, alla forza di un voto cattolico che ha spinto per il cambiamento, alla grande capacità e intelligenza politica di Giuliano Pisapia nel guidare una ampia e coesa coalizione e ad un Partito Democratico che ha ragguinto un risultato di grande rilievo. Con questo voto Milano esce dalla Padania e torna nel mondo”.

Sull’onda dell’entusiasmo qualcuno sogna il primo turno. La galleria davanti il teatro Elfo è piena di persone che non sono riuscite a entrare. Il comitato di Pisapia ha allestito un banchetto e con degli altoparlanti diffonde gli aggiornamenti sui dati mano a mano che arrivano. Quando il candidato viene dato al 48 per cento in molti gridano “sindaco subito”. L’attesa diventa lentamente una festa. Corso Buenos Aires si sta rapidamente riempiendo di bandiere arancioni, colore della campagna politica di Pisapia. Lui ringrazia. E dice: “Milano sta cambiando davvero”.


Voglia di passato

Da anni tutto ciò che mi passa per le mani, lo conservo. Iniziai da piccola. A cinque anni?… Bho.

Avete in mente le arance? Una volta le comperavi avvolte in carta velina, dipinta con disegni magnifici. Le scartavo con delicatezza… le lisciavo con le mani… e una… e due… e dieci… e… Le tenevo gelosamente, erano le prime cose “mie” della mia vita. Non ne buttavo nemmeno una. Ogni tanto me le rimiravo. La grande felicità l’ho avuta quando ho mostrato il mio tesoro alla cara amica Luisa Caccivio. Sbalordita era! S’è messa a collezionarle pure lei… Ci scambiavamo le doppie, come fossero preziosi francobolli. Ora le vendono nude e crude le arance, in sacchetti di rete rossa… orrendi.

Quando ho espresso a mamma il desiderio di avere un piccolo spazio tutto per me, ha sussurrato:  “Ma che strana bimba!” Poi è arrivato il permesso di usare il terzo cassetto del comò. Spazioso. Sparsi qua e là ramoscelli di lavanda. Che profumino celestiale. Mio. Tutto mio! Roba da ricchi. Mi sentivo importantissima. Sprizzavo felicità da tutti i pori. Ci ho messo le carte delle arance… Non avevo altro di mio.

Poi sono venuta in possesso di una scatoletta rossa, ornata da ghirigori dorati, con dentro un bigliettino con i nomi degli sposi. Confetti finiti. Assolutamente affascinante! L’ho vista appoggiata sulla credenza. La curai per alcuni giorni. Mi addormentavo pensando a lei e la prima cosa che facevo svegliandomi era correre  a controllare che nessuno l’avesse presa. Non è di nessuno, mi dicevo… potrò prenderla? Sì, la prendo… Se qualcuno la reclama la restituirò. Per adesso è mia. Non ero certissima di essere nel giusto…

Dove riporrò il mio tesoro? No, il mio cassetto non era un posto sicuro… chiunque in famiglia avrebbe potuto aprirlo. Mi aggiravo per la casa alla ricerca di un rifugio piombato. Aperto l’armadio delle scarpe mi scivolò dalla bocca una risatina di festa. Brillava tra le altre una scatola celeste. Sollevo appena il coperchio e scopro che è vuota. E’ il giorno della fortuna! Sono piena di cose belle: le carte delle arance, una scatola da scarpe celeste e una scatolina grande come la mia mano, rossa. La scatola da scarpe, aveva scritto in grande n° 41. Ci penso un po’ poi ci disegno sopra fiori in quantità. Un gioiello. Mi sembrava bellissima, festosa.

Come un capobanda di prima qualità mi aggiro con lo sguardo a perlustrare il nostro minuscolo appartamento per scoprire il più sicuro nascondiglio per il mio malloppo azzurro. Il posto più “coperto”, per ora è sotto il mio lettino. E’ chiaro che quello fu l’inizio della ricerca assatanata di scatolette, scatoline… di tutti i tipi… rettangolari, quadrate, tonde. Maniacale.

In poco tempo la scatola celeste si riempì. Che ci avevo messo dentro? Scatola rossa: 6 piselli verde pallido ormai rinsecchiti, 7 fagioli borlotti riposti in un sacchettino di tulle dei confetti, una scatolina bianca con rosa con altro bigliettino di nozze, una scatolina scozzese con stuzzicadenti sminuzzati, (ero pazza!) scatola verdina con due ovetti pasquali, e così via, pennini, gomme, mozziconi di matite, un tondetto di vetro con le “lacrime della Madonna”. Dicevo le preghiere alla sera prima di dormire inginocchiata davanti al mio vasetto santo. Ricordo che a scuola durante i compiti in classe o interrogazioni me lo tenevo sempre appresso. Avevo anche un bottiglino con su scritto “rosolio della mamma”. Qualche volta ero tentata di ciucciarmelo. Ma aveva una colore strano… verdino… non ero certissima che l’avesse fatto la mia mamma… non era per niente rassicurante.

Mi dicevo: “Sono piena di cose belle, le più belle della mia vita. Straboccano.”
Contentaaaaaa!
Peccato crescere.
Cerco di fermarle con le mani, non voglio perderne nemmeno una. Ci sto mettendo tutta la mia forza… sono certa che se non mi opponessi con questa resistenza forsennata, in un attimo se ne fuggirebbero da me… Ferme qui!
Tortelli di zucca, e la crema fritta… e le chiacchiere con sopra lo zucchero velo, e i dolci e caldi occhi della mamma. Le sue carezze.
Sto cercando di ricordare gli odori, i sapori… il seme della vita. Ho voglia di passato…
Mi sciolgo.
Ma che mi succede?…
Mi sto sollevando da terra. Non tanto, ma almeno trenta centimetri sì… che bellezza!
Sbatto le braccia per darmi impeto, impulso, ma non mi sposto di 1 millimetro.
Fa  niente, è già tanto così.
Come sono felice!
Grazie famiglia, per tanta felicità.
Un bacio.

Anno: 

MILANO: DA UNA FINESTRA SI INTRAVEDE UNA CROCE CELTICA NELLA SEDE DELLA POLIZIA. VERGOGNA!!!

La croce celtica nel commissariato di via Cadamosto (foto scattata da un passante)Un cittadino che passa per via Cadamosto, dove ha sede il commissariato della polizia di Stato «Città Studi», alza gli occhi e dietro la bandiera azzurra dell'Europa e il tricolore intravede, dietro una finestra del secondo piano, una drappo con il simbolo della croce celtica. Il cittadino si indigna: «E' un simbolo che ricorda il fascismo e per di più è vietato dalla legge». L'uomo prende il cellulare e scatta una foto: inequivocabile. In un ufficio pubblico è esposta l'effigie che richiama l'estrema destra, anni di violenza da non dimenticare.

Tanto è bastato da far scattare un'indagine interna alla polizia. Il questore Alessandro Marangoni: «Stiamo svolgendo tutti gli approfondimenti del caso e non c'è dubbio che sia stata esposta in modo improvvido». Poi però il numero uno di via Fatebenefratelli racconta quello che gli hanno spiegato i suoi uomini. «Il drappo con la croce celtica - ricostruisce il questore - è stato trovato la sera del 29 aprile scorso al termine della fiaccolata che si è tenuta in via Guicciardini in memoria di Sergio Ramelli, Enrico Pedenovi e Carlo Borsani. Manifestazione a cui hanno partecipato trecento persone dell'estrema destra. Gli uomini della Uigos (l'ufficio politico) del commissariato l'hanno sequestrato e portato in ufficio». A questo punto le versioni sono due. Quella del cittadino che dice di averla vista appesa al muro e quella del questore che specifica: «I miei uomini mi garantiscono che la croce celtica era sorretta da due pali in legno e appoggiata alla parete. Ovvio che con la foto sembra appesa. E poi devo credere ai miei uomini: quell'ufficio al secondo piano della Uigos è aperto al pubblico, quindi qualcun altro avrebbe dovuto vederlo. Escludo che ci siano nell'ufficio teste calde o nostalgici. Certo è che sono stati improvvidi e che stiamo facendo tutti gli accertamenti del caso per verificare per filo e per segno il perché il drappo era lì».