[STAMPA] Dario Fo: “Tutti dobbiamo darci da fare”

‘Ricucire l’Italia’: in ventimila a Milano Dario Fo: “Tutti dobbiamo darci da fare”
Personalità della cultura, politici, giornalisti e società civile 'in piazza' per l'evento. Il sindaco Pisapia: "Il berlusconismo sta finendo, vinceremo di nuovo". Saviano: "E' il momento di osare di più"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 8 ottobre 2011

manifestazione milano dario fo “E’arrivato il momento in cui tutti ci dobbiamo dare da fare per il bene della collettività”: l’appello del premio Nobel Dario Fo è forse la sintesi più riuscita di “Ricucire l’Italia” , la manifestazione organizzata da ‘Libertà e Giustizia‘ all’Arco della pace di Milano. Sole, vento, tante personalità sul palco, quasi 25mila persone ad ascoltare gli interventi: sono gli ingredienti di un successo che sembra essere la seconda tappa di quanto avvenuto a febbraio scorso, quando l’associazione chiese pubblicamente le dimissioni di Berlusconi. Dai 10mila del Palasharp ai 25mila di oggi il passo è breve. “Le piazze si riempiono quando non sono i partiti a chiamarle” ha detto il vicedirettore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio, che ha interpretato in tal maniera la voglia di cambiamento proveniente dalla base del Paese.
“Proviamo scandalo per ciò che traspare dalle stanze del governo, ma ci pare anche più gravemente offensivo del pudore politico un Parlamento che, in maggioranza, continua a sostenerlo, al di là di ogni dignità personale dei suoi membri”: è ciò che ha scritto, invece, il presidente emerito della Corte Costituzionale, Gustavo Zagrebelsky nell’appello in apertura dell’evento. Su intercettazioni e legge bavaglio, ha aggiunto: “In democrazia è importante conoscere anche ciò che non è penalmente rilevante”. Gli ha fatto eco Marco Travaglio, che ha ricordato come il bavaglio non sia una creatura solo di centrodestra, visto che tutto l’arco parlamentare lo ha voluto, tranne qualche rara eccezione. Per il giornalista, inoltre, non ci si può fidare di una maggioranza che parla della possibilità di inserire l’ennesima sanatoria nel dl sviluppo dopo averne fatti già 18 in pochi anni.
Ad aprire le danze è stata Sandra Bonsanti, presidente dell’associazione organizzatrice, che dopo aver citato Primo Levi e Don Ciotti, chiesto un minuto di silenzio per le donne di Barletta e detto che “la società civile vuole pesare” (“non voteremo chi vota la legge bavaglio”), ha letto un messaggio inviato per l’occasione da Umberto Eco. “In questo spaventoso declino della vita politica italiana facciamo sentire la voce di una società civile ancora sana, così da far capire anche all’estero che l’Italia vera siamo noi” ha scritto il professore.
Numerose le personalità alternatesi sul palco, con Luisella Costamagna a coordinarne gli interventi. Presenti gli storici Paul Ginsborg e Salvatore Veca, gli ex magistrati Bruno Tinti e Giuliano Turone, il sociologo Marco Revelli, il presidente dell’Anpi Carlo Smuraglia, Claudio Fava di ‘Libera’, il segretario della Fnsi Franco Siddi, i costituzionalisti Lorenza Carlassare e Valerio Onida, i giornalisti Michele Serra, Lirio Abbate e, come detto, Marco Travaglio, più tutta una serie di altri ospiti di rilievo.
Dopo l’intervento di Sandra Bonsanti, il primo a parlare è stato il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che dal palco si è detto sicuro della imminente fine politica di Berlusconi e della sua coalizione. “Milano è la città da cui è partito il cambiamento dell’Italia – ha detto il primo cittadino – . Al Palasharp – ha ricordato – io avevo lanciato una sfida a Berlusconi, dicendovi ‘la prossima volta sarò il vostro sindaco’. Abbiamo vinto a maggio scorso e vinceremo la prossima volta, che sono convinto sarà presto”. Successivamente, Pisapia ha parlato della manovra finanziaria e delle conseguenze funeste che essa ha avuto e continuerà ad avere nelle politiche degli enti locali, collegando i due aspetti. “Il governo ha capito che dalle città si sta alzando un vento nuovo, perciò con la manovra penalizza le risorse locali per frenare il cambiamento, ma il vento nuovo continuerà ad alzarsi” ha detto il sindaco, che poi ha lasciato spazio al primo frammento del videomessaggio inviato dallo scrittore Roberto Saviano.
L’autore di Gomorra ha rivendicato il “diritto alla felicità” che “non può che avvenire in una società di diritto”. Poi ha parlato del crollo di Barletta e della morte delle operaie senza contratto. “Il lavoro nero sta proteggendo l’Italia dalla crisi spesso i padroni sono ex lavoratori in nero a loro volta che vivono in queste condizioni – ha detto Saviano - . Trovarsi insieme è un modo di non perdere la speranza, di resistere all’idea che il talento non serva nulla, che vale una segnalazione. Se ragioniamo così hanno già vinto loro, chi è in questo momento al governo, cerca di far passare l’adagio che siamo tutti uguali e che chi critica è ipocrita, perché si comporta nello stesso modo e vuole solo la nostra poltrona”. Come si risponde a tutto questo? Per Saviano non ci sono dubbi: “Trovando la possibilità di coinvolgere le persone in un grande progetto di riforme per cambiare passo e superare questa realtà ossidata”. Questo, per lo scrittore “è il momento di osare di più”.

 

Simile il pensiero del premio Nobel Dario Fo, secondo cui nella contingenza “tutti devono darsi da fare in prima persona. Serve una partecipazione straordinaria, bisogna discutere, litigare e cercare di venire avanti avendo come obiettivo gli interessi della collettività. Ognuno si deve interessare ai problemi degli altri: non per curiosità, ma per amore verso gli altri”. Lo storico inglese Paul Ginsborg, invece, ha offerto una visione ‘altra’ della fine di Silvio Berlusconi, che “non è crollato, è un uomo molto tenace e determinato. E’ stato sottovalutato mille volte, ma è un uomo che combatte fino alla fine”. “Questo è un regime – ha continuato Ginsborg – tante volte il Corriere della sera e anche nel centrosinistra ci hanno deriso per averlo detto. In realtà questo è un regime caratterizzato da un conflitto d’interessi patologico che deforma la democrazia, ma è difficile che riesca ad andare oltre il 2013. Neanche Houdini-Berlusconi può fare così tanto”. Ginsborg, poi, ha parlato da una prospettiva ‘internazionale’ sulla situazione italiana: “In Europa ci si chiede come mai non riuscite a liberarvi di Berlusconi – ha detto -. E’ una cosa difficile da spiegare. Ma certo con una maggioranza in Parlamento, Napolitano non può sciogliere le Camere”. La situazione, a sentire Ginsborg, “fa malissimo all’immagine dell’Italia, anche sui mercati finanziari”. Tra i tanti interventi, da segnalare lo sguardo al futuro del presidente dell’Anpi Carlo Smuraglia, secondo cui la situazione è ormai intollerabile. “Non basta più pensare solo alla fine di questo governo, bisogna anche pensare a che cosa faremo dopo. La maschera è caduta, non possiamo aspettare un 25 luglio che non sappiamo se ci sarà” ha detto Smuraglia. Piazza piena, impegno civile, idee per il futuro e lotta per la libertà d’informazione nel presente: il messaggio di ‘Ricucire l’Italia” è chiaro; l’intervento di chiusura di Gustavo Zagrebelsky lo riassume al meglio: “Non ci dicano che questa nostra piazza è una piazza antipolitica o apolitica – ha detto il presidente emerito della Corte Costituzionale – . E’ una piazza prepolitica, perché da qui parte una domanda ai nostri partiti politici di riferimento, quali che essi siano, affinché recuperino la loro funzione politica”. La ricetta di Zagrebelsky è una sola: “abbandonare le divisioni di tipo personale, le correnti e trovare l’unità attorno a qualche grande idea politica, senza programmi elettorali di ottanta pagine. Si rendano conto che ciò di cui abbiamo bisogno è la loro presenza. E si rendano conto che, se questo vuoto non viene colmato rapidamente, è in discussione la democrazia”. Come dire: una piazza per la democrazia.

 

fonte: ilfattoquotidiano.it

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[VIDEO] Passaparola. Essere presenti fino all'impossibile - Dario Fo

Dario Fo: "Siamo in uno stato tragico davvero. C'è una crisi che si sviluppa in forme drammatiche. A parte quello che è successo in questi giorni nel sud, con queste quattro donne schiacciate dentro una palazzina. Con una ragazzina, la figlia del padrone, addirittura. Queste donne che si scopre che lavoravano per una miseria.
C'è la situazione del governo: il governo che da un giorno all'altro sembra proprio andare giù. Ci sono quelli che avvertono: tutte le agenzie, gli uomini politici, stranieri, poi c'è perfino il Vescovo, il Cardinale, il Papa. Tutti che avvertono: "guardate che non si va avanti."

Mi fa venire in mente subito un film che ho visto tanto tempo fa, Buster Keaton, uno dei pochi film dove c'era un sonoro. C'erano delle urla, dei suoni, esplosioni, musica. Si svolgeva tutto con un sacco di clown dentro un palazzo, uno stanzone enorme. Si capiva dal movimento, dalla pantomima, che si trattava di un governo. Un governo dove tutti quanti stavano litigando: si facevano cattiverie, insulti, si prendevano a schiaffi - da clown naturalmente - e nel mezzo c'era una statua. La statua indicava la presenza straordinaria del Presidente della Repubblica, di cui si trattava in quel momento. Si davano insulti e soprattutto c'erano grandi rumori. A un certo punto ci si accorge che la statua barcolla, allora tutti smettono di litigare tra loro e accorrono per tenerla su e si mettono uno sulla spalla dell'altro per prendere le scale e montano su per tenerla. La testa si sta distaccando, la rimettono, la riavvitano, poi scendono piano, piano e si mettono di nuovo seduti e cercano di non fare rumore perché hanno capito che il rumore, l'urlo, le parole gridate, le bestemmie determinano questo trillare e questo movimento. Parlano piano, poi si dimenticano del pericolo che cada questa statua che è emblematica del potere, soprattutto si sente che se crolla quella statua, crollano tutti. Ecco che a un certo punto si mettono a urlare di nuovo, ma poi fanno silenzio perché c'è questo muoversi della statua che addirittura si agita e ecco che di colpo fanno silenzio e parlano piano, piano e ce ne è uno che starnuta e lo azzittiscono subito. Un altro che ha un colpo di tosse, un altro che ha paura della statua che gli cada addosso, si mette a urlare: “Fermo!”, lo tappano, lo buttano per terra e poi si mettono intorno alla statua e la statua sta su, piano, piano andiamocene, vanno fuori, piano, piano, escono e quando stanno per uscire, “CRÀ!”, di nuovo la statua si muove. Qualcuno si muove per tenerla su, niente, cade, cade, cade, via tutti escono, escono, escono e comincia a muoversi anche il palazzo, il palazzo crolla, escono appena, appena, appena un pelo escono “WAAA!” tutto quanto crolla il palazzo con la statua di mezzo. Questi che si sono appena salvati cominciano a piangere, disperati: "cosa succede? Noi?" Scoppia una grande risata, si guardano e ci sono di dietro a loro centinaia, migliaia, una folle enorme di gente che applaude e grida: “Oh, finalmente era ora, era ora!”

Anche noi aspettiamo quell'“era ora”, ma credo che non basti aspettare così alla finestra che ognuno di noi deve fare il proprio mestiere e in questo caso il proprio dovere per meglio dire è informare, essere presenti, partecipare, non aspettare che gli altri risolvano i problemi e che ci diano il via e soprattutto evitare i silenzi, i rimandi di certi politici e mettersi in testa che solo una presenza intensa ha la possibilità di risolvere in problema, essere presenti fino all'impossibile, questo è il nostro dovere!"

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E il sexy club "Palacio Berlusconi" anima le notti di Rosario

SANTA FE - Non è ad Arcore e nemmeno ad Antigua, o nascosto dietro Villa Certosa. "Palazzo Berlusconi" è nella città di Rosario, regione di Santa Fe, in Argentina. E non è neanche stato eretto per volere di Silvio, ma è un'idea di Juan Cabrera, imprenditore locale nel ramo dei locali notturni. "El Palacio de Berlusconi" è proprio un sexy club, al centro della città, in via Sarmiento 1112. Con già all'attivo qualche denuncia per questioni fiscali.
Juan Cabrera, noto come 'l'indio bianco', si definisce un "imprenditore notturno" ma la sua attività viene descritta più prosaicamente dalla stampa argentina come "proxenetismo", sfruttamento della prostituzione. Cabrera non nasconde la sua stima per Berlusconi, che definisce "mostruoso" in senso di positiva ammirazione. Di Silvio, Juan apprezza le abilità (imprenditoriali) e il gusto, probabilmente anche in fatto di belle donne. Tanto da dedicargli un intero "Palacio" delle meraviglie, pieno di pali per la lap dance, palchetti rialzati e luci ben posizionate. In apparenza un night come tanti, ma in realtà un locale in cui si vende sesso, in una zona in cui la prostituzione è sanzionata severamente. Ma Cabrera evidentemente, può.

Rosario mostra orgoglio per il suo quartiere legato alla prostituzione. E Palazzo Berlusconi sorge nel pieno centro dell'area, frequentato da gente benestante, calciatori e imprenditori. All'esterno non ci sono insegne, solo una scala dopo il portone, che porta al primo piano. E là, dopo un'entrata sontuosa, inizia "l'omaggio" di Cabrera a Berlusconi, "el monstruo italiano". Un omaggio secondo l'indio bianco, al "gusto" del presidente. Ma quello che per la Camera di Commercio argentina è ufficialmente è un club di alto livello, è in realtà un bordello: giovani prostitute, spettacoli erotici e salottini privati. Come l'altro locale sexy di Cabrera, "la Rosa", un altro postribolo sotto mentite spoglie. E sebbene il codice penale argentino non sia affatto tenero sul reato di prostituzione, Palacio Berlusconi rischia poco o nulla: il locale sembra godere di protezione politica e giuridica, dato il livello delle frequentazioni e la qualità dell'offerta.

la Repubblica.it (24 gennaio 2011)


[Interviste] Dario Fo interviene a "Ora tocca a noi" manifestazione di SEL

 

"Prima di tutto, a voi che siete presenti in piazza Navona, che mostrate una straordinaria voglia di agire, di essere vivi, faccio tutti i miei complimenti."

Inizia cosi’ il videomessaggio che il premio Nobel Dario Fo ha inviato ai partecipanti alla manifestazione nazionale di Sinistra Ecologia Liberta’, in corso a Roma in piazza Navona.

"E’ un momento duro, durissimo questo. - prosegue il premio Nobel – Stanno crollando tutti i i giochetti e i giochi pesanti che ha messo in piedi il governo e naturalmente tutta la classe che lo sostiene. Ed e’ straordinario che - davanti a situazioni come queste, che vedono franare speranze, che vedono persone disperate, che non arrivano davvero alla fine del mese, gente che non riesce nemmeno ad avere la possibilita’ di studiare, con le scuole ridotte certe volte e dei ruderi – ci sia sempre qualcuno che dice no; non cediamo, pensiamo, discutiamo, inventiamo qualche cosa, andiamo avanti, troviamo una soluzione. Ecco. A queste persone io faccio applausi infiniti.

Perche’ riuscire ad essere positivi in momenti come questo, bisogna avere una volonta’ di reagire straordinaria. E’ facile essere nello slancio quando il vento porta tranquillamente la barca. Ma non e’ facile quando sei controvento, quando ci sono tempeste come questa, quando vedi sopratutto la solitudine disperata della gente che non sa come risolvere, non dico il mese, ma la giornata. E’ bene vedere della gente che si muove, che agisce, che pensa, che vuole incontrarsi e sopratutto riuscire a voler trovare insime dal basso soluzioni nuove. Certo oggi l’esempio che viene dalla politica e’ negativo.

E’ vecchio. E’ risolto con il solito tran tran che conosciamo da anni. E si risolve sempre con il rimandare, a sperare, e a promettere. A proiettare idee di cambiamento facili e poi ti accorgi – scusate il termine triviale – che sono solo dei bidoni immensi e della gente che e’ attaccata al proprio potere e pensa soltanto di tirare a campare, e a fare in modo che la danza, la gnaggnera come si dice, vada avanti tranquilla. Tutto rimanga cosi come e’, che non si muova niente e guai a chi respira.

Grazie. Grazie di avere questa rabbia. – conclude Fo – Una rabbia cosciente, non sgangherata, ma riflettente o meglio riflessiva come dicono i raffinati. Grazie ancora. Forza!!

Dario Fo

fonte: ilgiornaledipozzallo.net

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[LIBRI] Il Mantegna Impossibile

il mantegna impossibileIn occasione del V centenario della morte di Andrea Mantegna (1506-2006), l’artista è stato celebrato con tre grandi mostre, inaugurate in contemporanea il 16 settembre 2006, in ognuna delle città dove il Mantegna ha vissuto e ha lasciato alcune delle sue opere più importanti: Padova, Verona e Mantova.
La figura di questo grande pittore, in assoluto uno dei maggiori di tutto il Quattrocento, ha colpito profondamente l’immaginazione di Dario Fo, che in occasione di queste celebrazioni ha voluto dedicare al maestro uno dei suoi spettacoli e una biografia a tutto tondo, condotta fuori dai canoni della storiografia d’arte “ufficiale” ma ricca di inedite notazioni sul suo profilo umano e psicologico e sul reale significato della sua pittura. Proseguendo nella sua lettura “controcorrente” delle pagine e delle figure più significative dell’arte italiana, il Premio Nobel per la letteratura, dopo i volumi dedicati a Ravenna, al Duomo di Modena e a Caravaggio, ha così individuato nell’opera del Mantegna i caratteri di una ispirazione grottesca e trasgressiva, capace di catapultare in ogni situazione, anche la più drammatica, una logica di sottile e ironica provocazione.
Una lettura, quella di Dario Fo, certamente insolita e originale, ma che corrobora le proprie tesi con spunti di sottile intelligenza critica e di toccante umanità.

SCHEDA TECNICA

il mantegna impossibileIl Mantegna Impossibile
Formato: cm 17 x 24
con 121 illustrazioni in bianco e nero e a colori
ISBN 88-8290-912-3
Volume in brossura con alette
pagg 192
Settembre 2006

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Marcia della Pace Perugia - Assisi: intervista a Jacopo Fo

Il 23 settembre si è aperto il Meeting dei Giovani a Bastia Umbra (PG) alla vigilia della Marcia Perugia-Assisi del 25 settembre. Tra i tanti laboratori si è svolto "La filosofia della spinta gentile". Un nuovo modo di pensare sta cambiando il mondo". Ecco l'intervisa a Jacopo Fo...

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[LIBRI] Le commedie di Dario Fo III

le commedie di Dario Fo- Grande pantomima con bandiere e pupazzi piccoli e medi
- L'operaio conosce 300 parole il padrone 1000 per questo lui è il padrone
- Legami pure che io spacco tutto lo stesso.

Questo volume presenta l'attività di Dario Fo dal 1968 al 1970. Si comincia con una commedia sul trasformismo italico, Grande pantomima con bandiere e pupazzi piccoli e medi, in cui più che mai Fo si rivolge al teatro popolare, tirando fuori i grandi pupazzi della tradizione siciliana. Si passa poi agli scatoloni che dominano la scena de L'operaio conosce 300 parole il padrone 1000 per questo lui è il padrone, da cui sbucano di volta in volta vittime di purghe staliniane e braccianti siciliani, Gramsci e Majakovskij, burocrati sovietici e gendarmi franchisti in serrati faccia a faccia e in una vorticosa contaminazione spazio-temporale. In Legami pure che tanto io spacco tutto lo stesso, la subordinazione alla macchina-mostro ingenera furia distruttrice; nel Funerale del padrone, infine, predominano il gusto della farsa e del grottesco in un fuoco d'artificio di trovate.

 

le commedie di Dario Fo

Le commedie di Dario Fo e Franca Rame
collana "Gli struzzi"
Anno: 1975

ISBN: 9788806427962

lingua: Italiano

pagg. 210

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IL FRUSTINO DELLA VERITA'

Che brutta giornata quella di giovedì. La maggioranza del Parlamento ha detto no ai giudici che volevano arrestare Milanese, senza curarsi affatto del famoso fumus persecutionis. Come ha detto sfrontatamente Bossi, è stato salvato il governo e basta. E siccome giovedì è stata una giornata televisiva tra le più affollate di dibattiti, dichiarazioni, interventi ed esondazioni, ne abbiamo sentite di tutti i colori su fatti di cui, personalmente, come milioni di italiani e perfino di padani, ci vergogniamo da morire. C’erano i soliti noti (come Belpietro) del dibattito con frustino, che giravano da una rete all’altra per fustigare la nuda verità. Urla strepiti e insulti, dai quali abbiamo tratto la convinzione che, essendosi il Parlamento costituito in tribunale, qualunque cittadino può pretendere di ricorrere ad esso per sfuggire al carcere. A meno che non sia richiesta la Ferrari come unica prova di innocenza. E, ovviamente, chiunque avrà pure diritto a mezz’ora in video da Bruno Vespa per insultare i suoi giudici. Privilegio che, del resto, non è stato negato neanche ai peggiori assassini!

Da L’Unità - Fronte del video - di Maria Novella Oppo

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