FRANCA RAME PER DANA BAKDOUNIS Con la collaborazione di Luca Vittorio Toffolon
Ho sempre un brivido di piacere quando vengo a conoscenza di donne che si uniscono per vincere una battaglia, ed ora il mio sorriso si allarga più del solito perché c’è stato un cambiamento fondamentale.
Fino a qualche anno fa mi arrivavano lettere da associazioni e gruppi nate nelle case di periferia, nelle sale di attesa dei consultori, nei luoghi comuni dei reparti di ospedale.
Quanto sono stata felice quando le lettere si son trasformate in mail, molto più veloci, tanto da permettermi serrate comunicazioni in pochi giorni.
Ed ora il passo finale, quello che ha dimostrato a tutti Dana Bakdounis quasi senza rendersene conto: il luogo dell’incontro è la rete, le donne si conoscono, si parlano e si sostengono partendo dal proprio computer.
Una volta si diceva “lotta senza quartiere”, ma oggi neanche più gli oceani riescono ad essere barriere. Ovunque vi sia la rete c’è la possibilità di partecipare, con un solo click o con una mail di protesta.
Quanto è forte questo mezzo? Più di quel che pensiamo, se è riuscito a far ammettere l’errore nientepopòdimeno che ad una portavoce di Facebook!
Non c’è stata nessuna marcia, nessuna piazza è stata invasa, non ci sono stati scontri con la polizia né striscioni esposti all’aria. Tutto è avvenuto virtualmente e ora Dana Bakdounis, la siriana residente in Arabia Saudita che si è ribellata al velo, è la paladina di migliaia di donne, senza averne incontrata mai nessuna.
Tutto è partito da una foto, anch’essa digitale, dove Dana si è mostrata senza velo e con un cartello: io sto con le donne del mondo arabo perché per vent’anni non ho potuto sentire il vento fra i miei capelli”.
Vedo una sottile ed elegante mano di colore che clicca da un pc vicino alla finestra in una casa di mattoni rossi senza porte in una terra dove non piove mai. Dita veloci e arrossate dal freddo caricano un post dallo smartphone di una ragazzina, rannicchiata vicino alla stufa mentre fuori nevica ininterrottamente da giorni nel profondo nord. Il “click” veloce e deciso di un dito dalle unghie curate ed in carriera, invia un “like” al mondo, prima di chiudere il portatile che fra poche ore servirà per una importante riunione.
Vite di donne così lontane e così diverse che mai si sarebbero altrimenti potute incontrare. Se si incrociassero per strada non si noterebbero neanche, ed invece ora sono tutte collegate, virtualmente ma saldamente, per una causa comune.
E da un ufficio di Milano, delle dita silenziose scivolano sulla tastiera che ha visto migliaia di parole formare commedie e monologhi, permettendomi di unirmi a questo abbraccio largo quanto il mondo.
Io, Franca Rame, sto con Dana Bakdounis perché voglio che abbia la possibilità di sentire fra i capelli il vento del suo paese e di tutti i luoghi da cui cliccano le donne che la sostengono.