UN FUMO SALE SEMPRE LENTO NEL CIELO – DARIO FO - 19 NOVEMBRE 2012
Si racconta che secoli fa, la prima volta che piantarono su un colle di Gerico una pianta di cedro, i contadini del luogo danzarono di gioia. L’arbusto cresceva rapido e possente, dava bei fiori che spandevano un profumo inebriante; ma tanta bellezza portava con sé un guaio: il cedro del Libano ha bisogno di molta acqua per vivere e perciò prosciuga il terreno sottostante fin nel profondo.
Così uccide tutte le piante intorno, togliendogli l’acqua. Morivano gli ulivi, i mandorli e la vite dell’uva. I coltivatori di queste piante cominciarono a mozzare i cedri giganti e anche i loro piccoli arbusti intorno.
Gli agricoltori cominciarono a farsi guerra: bruciandosi l’un l’altro le case, uccidendo i gli uomini e anche i bambini.
Appena finita l’ultima grande guerra gruppi di giovani scrissero e cantarono belle canzoni. Uno di quei gruppi si chiamava “I Nomadi”. Guccini scrisse per loro un canto dedicato ad Auschwitz
Son morto con altri cento,
son morto ch'ero un bambino,
passato per il camino
e adesso io sono nel vento.
E adesso sono nel vento
Ad Auschwitz c'era la neve,
il fumo saliva lento,
nel freddo giorno d'inverno
e adesso io sono nel vento.
e adesso io sono nel vento.
L’altro giorno gli uomini di Hamas hanno spalancato la porta dell’inferno lanciando 1100 razzi che hanno raggiunto e ucciso tre israeliani.
Come risposta gli israeliani hanno organizzato un raid e hanno lanciato a loro volta razzi sulla Striscia di Gaza, causando la morte di 71 Palestinesi.
Fra questi, una donna, un bambino e la madre. E poi altri tre bambini e sei ancora.
La Solita Strage degli Innocenti, dipinta e ridipinta in dieci secoli, a cominciare da Giotto, ma continua ancora. Ma il fumo di Auschwitz sale di nuovo ogni volta che va in fiamme una casa con dentro bambini.
Son morto con altri cento,
son morto ch'ero un bambino,
passato per il camino
e adesso io sono nel vento.
E adesso sono nel vento
Naturalmente ogni volta i contendenti si danno la responsabilità l’un l’altro per quei massacri. I potenti guardano, borbottano qualche lieve accenno all’orrore e si rivolgono subito a considerare altri problemi.
Nell’isola di Creta qualche anno fa hanno scoperto una grotta del XV sec. a.C. in cui erano ammucchiati centinaia di resti di bambini. Nessuno era morto per cause naturali ma perché colpito da armi da battaglia. Qualche ricercatore azzardò: “Forse si tratta di vittime di un rito, o di una normale strage.” Appunto, la solita strage d’ogni tempo.
Un canto che si ritrova cantato da una donna nella Lisistrata di Aristofane così si esprime:
“Beato fra gli tutti gli uomini sia quello che per primo costruì il liuto perchè potessero accompagnare il loro canto, ma sia maledetto, e con lui tutta la sua razza, colui che costruì per primo un’arma da guerra per uccidere donne, uomini e i loro bambini che danzano”.