[STAMPA] I giovani della “Paolo Grassi” nel teatro di Fo

Sai intitola "Mistero buffo e altre storie" lo spettacolo dei giovani attori diplomandi della Scuola “Paolo Grassi” di Milano sul teatro di Dario Fo e Franca Rame (sopra un disegno che l’attore-autore a donato alla scuola per l’occasione): un lavoro sul repertorio popolare e politico del Nobel che per l prima volta viene in Italia affrontato da giovani attori, anagraficamente nati dopo che molti di quei testi sono stati scritti. Anche per questo lo spettacolo ha un valore di studio e insieme di sperimentazione in teatro che è farsa, dramma, pantomima.
Lo spettacolo, che ha debuttato in anteprima stasera e poi il 7 luglio sarà al Festival d’Avignon Off 2012, raccoglie i testi più celebri del Nobel, La parpaja topola, La resurrezione di Lazzaro, Il primo miracolo di Gesù bambino, Il tumulto di Bologna e sarà interessante vedere l’impatto di queste storie a contatto con dei giovani di oggi.
“Per attori alle prime esperienze, il confronto con il virtuosismo recitativo richiesto da questo repertorio è una sfida appassionante e un’occasione preziosa per studiare un linguaggio d’alta teatralità” ha spiegato Massimo Navone, direttore della Scuola Paolo Grassi che ha curato il coordinamento artistico dello spettacolo affidato alla regia di Michele Bottini- “La presenza disponibile e affettuosa dei due Maestri, che ci sostengono in questo percorso, aggiunge un significato particolare al valore già così forte di questa esperienza: incoraggiare un passaggio di testimone tra le generazioni, perché continui a rinnovarsi la tradizione di quel teatro popolare e ‘politico’, che è alla radice della nostra cultura e del nostro modo di essere attori”.
Gli allievi in scena sono: Stefano Accomo – Francesca Cassottana – Luca D’Addino – Sara Dho – Alessandro Grima – Caterina Luciani – Marta Mungo – Giuseppe Palasciano – Nazzareno Patruno – Martina Polla – Andrea Romano – Selvaggia Tegon Giacoppo – Emanuele Turetta – Silvia Valsesia
Con la collaborazione degli allievi del corso organizzatori Giulia Iozzi e Emanuela Naclerio
 
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[VIDEO] Dario Fo - "La fame dello Zanni"

Dario fo' illustra con lo stile e il linguaggio dei giullari del 1500 la fame di un contadino ridotto allo stremo dalla nascita delle città. Un'introduzione a Mistero Buffo che racconta, in forma tragicomica, la sofferenza di un uomo affamato che, giunta l'ultima ora, cerca di sfamarsi sognando piatti inconsueti...
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[STAMPA] I giovani attori della Scuola Paolo Grassi incontrano il teatro di Dario Fo e Franca Rame.

28/06: Mistero Buffo e altre storie
 
dario fo pittore
A Milano, un’anteprima dello spettacolo, nato col sostegno e la collaborazione dei due grandi maestri, che debutterà il 7 luglio al Festival d’Avignon Off 2012. Un lavoro sul repertorio del teatro popolare e politico, che  ha il significato di un passaggio di testimone alle giovani generazioni di artisti.
 
28 giugno 2012 ore 19
Milano Teatro Scuola Paolo Grassi, via Salasco 4 Milano
Ingresso libero con prenotazione obbligatoria tel. 02/97152598
 
La parpaja topola, La resurrezione di Lazzaro, Il primo miracolo di Gesù bambino, Il tumulto di Bologna e altri tra i pezzi più famosi del repertorio di Dario Fo e Franca Rame, interpretati dagli allievi diplomandi del corso attori, verranno presentati al pubblico la sera di giovedì 28 giugno alla Scuola Paolo Grassi di Milano, prima della partenza degli allievi per il prestigioso Festival d’Avignon.
 
"Mistero Buffo" dal 1969, anno in cui Dario Fo e Franca Rame lo misero in scena per la prima volta a Milano in un capannone di Porta Romana, è stato replicato migliaia di volte in Italia e in tutto il mondo.
 
Lo spettacolo nacque con l'intento di dimostrare l'esistenza storica di un teatro popolare di grande valore, che nulla aveva da invidiare ai testi di tradizione erudita, che erano espressione della cultura della classe sociale dominante. C'erano monologhi di tradizione popolare, tratti da giullarate e fabliaux del medioevo, non solo italiane, ma provenienti da tutta Europa.
 
A più di quarant’anni di distanza, in un contesto storico-sociale profondamente cambiato, l’impatto di queste storie sul pubblico continua ad essere forte, immediato, capace di far emergere emozioni,  pensieri  e ideali  condivisi di partecipazione.
 
Ne sono la prova i ragazzi che, vedendo oggi  Dario Fo e Franca Rame recitare in teatro,   riscoprono la possibilità di riappropriarsi della ‘Storia’  attraverso ‘ altre storie’, attuali e diverse da quella ‘ufficiale’, proprio come accadde a quella generazione di giovani che vide Mistero Buffo in scena nei primi anni ’70.
 
“Per attori alle prime esperienze, il confronto con il virtuosismo recitativo richiesto da questo repertorio è una sfida appassionante e un’occasione  preziosa per studiare un linguaggio d’alta teatralità”  spiegaMassimo Navone, direttore della Scuola Paolo Grassi “La presenza disponibile e affettuosa dei due Maestri, che ci sostengono in questo percorso, aggiunge un significato particolare al valore già così forte di questa esperienza: incoraggiare un passaggio di testimone tra le generazioni, perché continui a rinnovarsi la tradizione di quel teatro popolare e ‘politico’, che è alla radice della nostra cultura e del nostro modo di essere attori”.
 
L’anteprima dello spettacolo fa parte delle iniziative dedicate ai 60 anni della scuola Paolo Grassi.
 
Lo spettacolo, sarà ospite al Festival d’Avignone Off dal 7 al 28 luglio alla COUR D’HONNEUR DE LA FACULTE DES SCIENCES nell’ambito del progetto dedicato al teatro di Dario Fo e Franca Rame realizzatoin collaborazione con L’Accademia Nico Pepe di Udine e l’Academie Des Arts du Spectacle di Parigi.
 
Mistero Buffo e altre storie di Dario Fo e Franca Rame
coordinamento artistico Massimo Navone
regia  Michele Bottini 
assistente alla regia Lucia Sabba
con gli allievi del terzo anno del corso attori della Scuola Paolo Grassi
Stefano Accomo – Francesca Cassottana – Luca D’Addino – Sara Dho – Alessandro Grima – Caterina Luciani – Marta Mungo – Giuseppe Palasciano – Nazzareno Patruno – Martina Polla – Andrea Romano – Selvaggia Tegon Giacoppo – Emanuele Turetta – Silvia Valsesia
collaborazione drammaturgica degli allievi Eleonora Natilii, Emanuele Aldrovandi
allievi del corso organizzatori Giulia Iozzi – Emanuela Naclerio
luci di Paolo Latini e Simona Ornaghi
elementi scenici di Roberto Pio Manzotti, Alice Capoani, Mattia Franco
costumi Enza Bianchini conNunzia Lazzaro
 
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[VIDEO] Il Mantegna di Dario Fo

Dario Fo affronta le opere e gli artisti attraverso vere e proprie inchieste, senza nulla togliere alla satira. La Crocifissione di Andrea Mantegna è la traccia per un'analisi inedita, una lettura profonda che stravolge un  personaggio normalmente trattato semplicisticamente. Dunque Mantegna, nel racconto di Fo, diventa il più grande pittore italiano, colui che spinge la chiave della satira dentro ogni discorso e sviscera le contraddizioni della società in cui vive.
fonte: arte.rai.it

[STAMPA] DARIO E FRANCA : TRIONFA A UDINE LA MAGIA DEL TEATRO

 
Ovazione per il Premio Nobel e per la Rame in una serata sold out. Canovaccio immutabile con incursioni nell’attualità
 
Il re dei giullari è sul palco, in piedi, circondato dal pubblico. Un’ovazione. IL re tra il pubblico come tanti anni fa, quando Mistero Buffo andò in scena per la prima volta a Milano. Era il 1969. Tra il capannone di una piccola fabbrica dismessa dalle parti di Porta Romana, trasformata in una sala teatrale dove Dario Fo e Franca Rame si alternavano sul palcoscenico eseguendo monologhi di tradizione popolare, tratti da giullarate e fabliaux del medioevo, non solo italiani, ma provenienti da tutta Europa, e Giovanni da Udine sold out di ieri sera, c’è uno spettacolo epocale scritto e riscritto, tutto un teatro di narrazione destinato a raccontare la nostra storia e ci sono centinaia di migliaia di repliche, in palazzetti dello sport, chiese sconsacrate, sale cinematografiche, stadi, balere, festival prestigiosi e grandi teatri.
Mistero Buffo nacque per dimostrare che esiste un teatro popolare di grande valore, nient’affatto succube o derivato da testi della tradizione erudita, espressione della cultura dominante. Un pensiero audace sorretto da un uomo di genio è spesso destinato a cambiare il modo di fare le cose. E il suo autore e interprete, un «pittore prestato al teatro», che conosceva le regole prospettiche e architettoniche, praticava l’equilibrio delle linee, e studiava da ricercatore e filologo la storia delle tradizioni popolari, con la sua camminata mezza da cavallo, mezza da fenicottero e un “volto maschera” mutevolissimo, dopo quasi mezzo secolo è ancora lí, sul palcoscenico, a rappresentare da maestro l’arte dei giullari, se pur tradotti per i nostri tempi.
 
Qualche battuta aggiunta sull’attualità, necessaria, che rispetta la natura del teatro medievale ma che prende spunto dalla realtà vista e letta, quella realtà che è un testo di paradossi inimmaginabili perfino per il piú fine dei drammaturghi, che condisce le storie dei “misteri” perché i vizi degli uomini sono sempre gli stessi. Le allusioni dal palco arrivano con garbo, con lo spirito sempre brillante e quell’amore per lo sberleffo che il re lo mette a nudo con mano leggera. E cosí, puntuale, ecco la stoccata al Cavaliere: «Ci ha fatto il miracolo di andarsene». E anche il Papa entra nel calderone con la citazione su Bonifacio VIII che «parla come Marchionne» e «capisce che alla Chiesa servono le banche». Il testo poi e soprattutto la sua forma sono rispettati. Precede ogni monologo una spiegazione che pesca nella storia popolare e poi, solo a cose dette, parte la “giullarata”. L’importanza di comunicare con il pubblico è sempre il centro dello spettacolo. E si sente chiaramente che la rappresentazione cammina e respira allo stesso ritmo di quelli seduti ad ascoltare.
 
Fo e Rame sono soli, ma durante lo spettacolo il palcoscenico si riempie grazie alla loro interpretazione, di personaggi che hanno corpo e voce. È la grandezza di Mistero Buffo, che non è fatto di casualità arbitraria, bensì di metodo e stile. Poi ci sono gli interpreti, lui e lei, Dario e Franca, due pezzi unici che hanno tracciato un solco ora seguito da pochissimi altri, e che negli anni sono invecchiati acquistando sapienza attraverso i riti della gestualità e la pratica dell’equilibrio, diventando essi stessi un testo vero da ascoltare e da applaudire con commozione. Serata da ricordare. Honsell, Reitani e Lievi, in prima fila, applaudono. Magia, trionfo, standing ovation.
 
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[STAMPA] Il paese dei misteri buffi

dario fo il paese dei misteri buffiDario Fo e Giuseppina Manin “Il paese dei misteri buffi“ (Guanda 2012). Nel 1969 Dario Fo e Franca Rame portarono per la prima volta sulla scena, in un’aula dell’Università statale di Milano, il”Mistero buffo”: una pièce - che irride a “santi e fanti nello stile delle rappresentazioni medioevali, secondo lo sguardo dei diseredati” - che ha conquistato le platee di tutto il mondo e che oggi viene considerata dalla critica un punto di svolta nella storia e nel linguaggio teatrale.
 
A distanza di oltre quaranta anni da quel primo Mistero, Dario Fo ha raccolto l’invito di Giuseppina Manin a riprenderne le fila, ripensando a tutti quei misteri, “pochissimi buffi ma terribili e grotteschi” che hanno scosso il nostro paese nell’ultimo mezzo secolo. Il tema è “tentatore” - dice Fo - dal momento che il periodo in oggetto è un “impasto di follie, menzogne, orrori e bassezze, una sarabanda di storie satiriche e tragiche insieme, dove personaggi degni di tutto rispetto si intrecciano con altri cialtroni, ruffiani e mezze calzette da comprare - vendere al mercato delle vacche”.
 
Ne è uscito un volume in cui il Premio Nobel, insieme con la giornalista del Corriere, intraprende un viaggio della memoria nella nostra storia recente, alla sua maniera, con un percorso “lietamente sgangherato, grottesco e paradossale”, “senza pretese storiche o sociologiche”, “solo con il gusto e la filosofia scanzonata del giullare”. In questo viaggio non viene seguita una sequenza logica o cronologica ma, piuttosto, si preferisce “andare allo scarampazzo, cioè improvvisando gli andamenti a seconda dello spasso che ogni storia riesce a procurarci”.
 
Queste brevi note di presentazione, stralciate dal “Prologo”, credo siano sufficienti a dare al lettore la certezza di imbattersi in una nuova occasione non solo di esilarante divertimento ma anche di sana riflessione, dal momento che l’autore, che dietro la maschera del giullare nasconde quella dell’intellettuale impegnato, trova spesso modo di farci intravedere la sua verità.
 
Dario Fo è nato ottantacinque anni fa a San Giano in provincia di Varese, dove il padre era capostazione. Nell’arco di oltre sessanta anni di attività si è cimentato nei ruoli di drammaturgo, attore teatrale e cinematografico, scrittore, scenografo e costumista. In una recente intervista ad Antonio Gnoli parlando della sua infanzia, della sua formazione e delle sue scelte, ha raccontato: “Sono nato a San Giano, una terra di fabulatori meravigliosi. Da quelle parti c’era una vetreria dove ogni anno si davano appuntamento da tutta Europa i soffiatori di vetro. Arrivavano con le loro famiglie, comunità intere che si spostavano e ciascuna aveva i loro raccontatori. A dieci anni ho capito il valore delle lingue, dei dialetti e delle storie che venivano narrate. Fu un apprendistato, un’educazione all’insolito e al trasgressivo. Ma io volevo dipingere perché questa era al mia passione. Frequentai il liceo artistico e poi l’Accademia. Furono otto anni durante i quali tutte le mattine prendevo il treno per Milano e tutte le sere tornavo al mio paese . Sul treno ho avuto la mia formazione di autore: recitavo su richiesta e mi consideravano bravissimo. Ma non potevo fare a meno della pittura. Frequentavo Brera ma alla fine - anche per una crisi legata ad un malessere interiore - il teatro ha avuto la meglio”. Debutta negli anni cinquanta in un trio, formato da Franco Parenti, Giustino Durano e da lui stesso, recitando con successo testi satirici. E’ l’inizio di una lunga e fortunata carriera che lo porterà, tra trionfi e censure, a venire rappresentato in tutto il mondo con commedie politiche che attingono alla cultura popolare ed alla cronaca di tutti i giorni. “E sa cosa é stato il mio successo?” dice nell’intervista citata “Trasgredire, portare un vento di novità, rompere con i canoni fino ad allora dominanti sul mondo della cultura”. La sua fama è legata ai suoi testi teatrali di satira politica e sociale legati alla cronaca ma che,anche a distanza di anni, conservano intatti la forte carica satirica ed anticonformista. Nel 1997 viene insignito del Premio Nobel per la letteratura.
 
Giuseppina Manin è giornalista professionista. Collabora, con articoli su teatro, musica e cinema, alle pagine dedicate allo spettacolo del Corriere della sera.
 
Autore: Dario Fo e Giuseppina Manin
Editore: Guanda
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: 15 euro
Pagine: 208
 
 
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[STAMPA] MISTERO BUFFO @ TEATRO NUOVO, UDINE

 

mistero buffoLi aspetti, li scruti con un misto di ossequio riverente e di paura della delusione e infine li segui come se li avessi sempre avuti lì con te, con quella loro capacità di raccontarti storie antiche che sembrano scritte per l'oggi, tanto le senti tue, le fanno tue. Dario Fo e Franca Rame: centosettantanni in due, un recente ictus lei, decenni di serate, pubblici, critiche, ovazioni, premi... eppure sono ancora lì e riescono a essere spontanei e a recitare con intensità impareggiabile, non affettata, diretta ed esplosiva. Fino a conquistarsi una standing ovation meritatissima, che poco deve alla storia artistica e moltissimo al presente.
 
Mistero Buffo è uno spettacolo nato nel 1969, in un capannone di Milano, con l'intento di dimostrare l'esistenza di un teatro popolare di valore, che nulla avesse da invidiare ai testi di tradizione erudita, che erano espressione della cultura della classe sociale dominante. Mescola insieme, con inventiva inesauribile, monologhi che descrivono alcuni episodi ad argomento biblico, ispirati ad alcuni brani dei vangeli apocrifi e ai racconti popolari sulla vita di Gesù. Recitato in una lingua reinventata, il grammelot, una miscela onomatopeica di molti linguaggi, con stile irriverente e portato all'eccesso che si richiama alle rappresentazioni medioevali eseguite dai giullari e dai cantastorie. In scena quattro quadri: La Resurrezione di Lazzaro e Bonifacio VIII con la voce e l'irresistibile pantomima di Dario; Eva ed Adamo e Maria che si dispera sotto la croce con la pietas drammatica e la sublime ed elegantissima ironia vulgare di Franca.
 
Se la capacità di catturare l'interesse e rapire l'attenzione dello spettatore può essere una discriminante con la quale giudicare la bravura di un attore, Dario Fo e Franca Rame sono ancora maestri assoluti: due ore di monologhi condotti con codici linguistici lontani per geografia e tempo, ma resi universalmente intelleggibili per mezzo di sguardi, sfumature timbriche, gesti esemplificativi, tonalità modulate.
 
Il menestrello e la gran dama si completano e si rincorrono in un percorso artistico che sa emozionare e far riflettere, allieta e scatena la risata. Alto e basso si uniscono, così come il sacro sconfina nel profano e il profano diventa l'esempio più alto e vero della sacralità: è la vita, la vita che viviamo tutti i giorni quella che prende forma nei dialoghi di Fo. L'uso di personaggi plebei che utilizzano dialetti poveri per raccontare le Scritture rende tangibile il materiale artistico, lo avvicina alla verità del quotidiano, ne mette in evidenza il lato comico e l'incredibile, eliminando la vacua adorazione del rituale, esaltando invece il valore del senso morale e la critica politico-sociale. In una sola parola: geniale!
 
Omar Manini
 
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[STAMPA] "Mistero buffo", standing ovation a Udine per Dario Fo e Franca Rame

 

Oltre quattromila repliche per lo spettacolo che rappresenta una pietra miliare del teatro mondiale
 
dario fo e franca rame18.6.2012 | 18.30 - “Mistero buffo” può essere considerato - senza esagerazioni - uno degli spettacoli più importanti e significativi del teatro novecentesco italiano e nonostante siano passati più di quarant'anni dalla sua prima rappresentazione e siano state oltre quattromila le repliche ospitate in tutto il mondo, rimane un'opera senza tempo proprio per la sua incontestabile ironia e per il modo grottesco con cui si mette a fronte di racconti popolari, argomenti biblici e vangeli apocrifi e perché, come racconta lo stesso Fo: «Sono proprio gli eventi della vita che rendono attuali argomenti ormai antichi, è la politica che è sempre uguale».  
 
Al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, Dario Fo e Franca Rame ritornano in scena con una selezione di testi del loro spettacolo storico: quattro monologhi che spaziano dalla resurrezione di Lazzaro alla nascita di Eva, da Bonifacio VIII alla Madonna sotto la croce, considerato dallo stesso Fo il pezzo più importante di tutta la rappresentazione. 
 
Dario Fo è straordinario - ogni assolo è un successo scandito da applausi interminabili - quando mette a contatto un esplicito mescolamento di dialetti e di lingue inventate proponendo la “pratica” del grammelot, inserita all’interno di un canovaccio base per le continue improvvisazioni. Il termine francese che etimologicamente rimanda al farfugliare qualcosa tra i denti, al mormorare in maniera indistinta, viene infatti riproposto da Fo come un gioco onomatopeico del discorso, come un mimo vocale che imita il suono e il ritmo di una lingua senza articolarla. 
 
A tal proposito è importante ricordare infatti, che anche se la prima messa in scena dell'opera risale al 1969, sarà poi a partire dalla tournee francese nel 1973 - con le conseguenti esigenze di farsi capire da un pubblico straniero - che l'attore farà uso del grammelot. 
 
Dario Fo inventa, battuta dopo battuta, una personale genealogia teatrale a partire dalla giulleria medioevale e dalla commedia dell'arte (al suo plurilinguismo), tradizioni che avendo perso le proprie tecniche durante i secoli vengono rilanciate all'interno di un'eredità costruita dall'interprete stesso. 
 
Ma oltre al valore dato dalla dimensione verbale della parola è altresì riscontrabile in “Mistero Buffo”, una grande capacità mimica corporale che, se da una parte può essere ricollegata al rapporto tra repertorio performativo dall'attore e cultura dialettale, dall'altra si riallaccia al percorso formativo del giovane Fo allievo del famoso mimo francese Jacques Lecoq incontrato alla scuola di Strehler, oltre ad essere stata come ha ricordato in serata lo stesso Fo: «Fondamentale soprattutto durante i periodi di censura. Poi, anche quando la censura è stata tolta, almeno formalmente, ho però continuato con la pantomima perché il pubblico mi capiva meglio che non attraverso le parole», risate ed applausi. 
 
Ma in fondo è proprio grazie a questo, che lo spettatore si trova coinvolto all'interno di un gioco che si fonda tra azione e matericità della parola, tra spettacolo e “lezione” - nel significato nobile del termine - Dario Fo diventa narratore, giullare, rapsodo che lascia vedere le cuciture dello spettacolo, riuscendo a tenere costantemente in equilibrio queste componenti e facendo riverberare nel pubblico divertimento puro e riflessione. 
 
A conclusione di uno spettacolo pressoché perfetto, il Teatro Nuovo attribuisce alla coppia (170 anni in due) una standing ovation davvero meritata; inizialmente è solo qualche timido spettatore ad alzarsi, ma poco alla volta l’intero teatro è in piedi; al centro del palco una Franca Rame visibilmente commessa ringrazia gli spettatori e confida: «Se mai dovessi decidere con Dario di lasciare Milano, verrei qui», mentre il mattatore Fo ricorda quanto sia assolutamente necessario proteggere il proprio patrimonio culturale perché: «Un popolo senza cultura, è un popolo con una vita breve». Chapeau non soltanto all’artista, ma anche al grande uomo. 
 
Stefania Maurigh
Giulia Maurigh
 
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[STAMPA] Rai: Dario Fo e Istituto studi filosofici per Parascandolo in Cda


dario fo(AGI) - Roma, 16 giu. - Dario Fo, Stefano Rodota', Rosario Villari ed altri nomi di spicco dell'Istituto Studi Filosofici propongono per un posto in Cda Renato Parascandolo, gia' direttore di Rai Educational e presidente di Rai Trade. Lo fanno con una lettera indirizzata al presidente della commissione di Vigilanza Sergio Zavoli e ai componenti dello stesso organismo parlamentare, oltre che alle quattro rappresentanze della societa' civile cui nei giorni scorsi il segretario del Pd Pierlugi Bersani aveva scritto invitandole a fare due nomi per il Cda di viale Mazzini, e si tratta dell'associazione "Libera", l'associazione "Liberta' e giustizia", l'associazione "Se non ora, quando" e il "Comitato per la liberta' e il diritto all'informazione". Oltre a quelle di Fo, Rodota' e Villari, la lettera porta la firma anche di Remo Bodei, Francesco Paolo Casavola, Tullio Gregory, Paolo Maddalena, Gerardo Marotta, Pietro Rescigno, Salvatore Settis.
 
"La crescente deriva commerciale delle emittenti radiotelevisive impone alla Rai - e' scritto - una piu' rigorosa osservanza della sua missione etico-politica volta a favorire nei cittadini coscienza critica e facolta' di giudizio. Per assolvere debitamente a questo compito, il servizio pubblico deve poter disporre di una piena autonomia sul piano editoriale e gestionale. Certo, si richiedono interventi legislativi che tutelino la Rai dalla indebita ingerenza dei partiti, ed e' necessaria una radicale riorganizzazione della struttura e dell'offerta; ma questi obiettivi possono essere conseguiti alla sola condizione che i vertici aziendali abbiano per la loro storia e le loro competenze le credenziali necessarie per dare sostanza e credibilita' al servizio pubblico".
"Per questo motivo - e' scritto ancora - intendiamo sostenere la candidatura di Renato Parascandolo", le cui competenze maturate e le "battaglie condotte per il rinnovamento e l'indipendenza della Rai" sono ritenute dai firmatari tali da proporlo per il Cda, e dunque da li' "potra' contribuire al rilancio della piu' importante azienda culturale del paese - da troppo tempo mortificata - restituendola alla sua vocazione originaria". (AGI) .
 
fonte: agi.it
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[STAMPA] Dario Fo "LA PITTURA DI UN NARRATORE"

Inaugura la mostra che porta a Udine oltre 100 opere del grande premio Nobel
DARIO FO,
LA PITTURA DI UN NARRATORE

Taglio del nastro alle 18:00 in corte Morpurgo alla presenza dello stesso Fo e di Franca Rame per un’eccezionale esposizione che resterà aperta a Casa Cavazzini fino al 26 agosto
 
Domenica 17 alle 21:00 sul palco del “Nuovo” Dario Fo e Franca Rame di nuovo insieme con “Mistero Buffo
 
Oltre 100 opere, dai primi autoritratti agli abbozzi per scenografie, fino agli immancabili omaggi a Franca. Un’esposizione che accoglie solo una piccola parte della produzione di un artista che, sin da ragazzo, disegnava o dipingeva quasi ogni giorno “in tutte le forme e con tutti i mezzi”.
 
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[STAMPA] Laurea honoris causa al Premio Nobel Dario Fo dall'Università di Foggia

Dario Fo, Laurea Honoris Causa, Senato Accademico approva
 
dario fo
 
Foggia – il Senato Accademico dell’Università degli Studi di Foggia ha deliberato all’unanimità, nella seduta di oggi 13 giugno 2012, il conferimento della laurea honoris causa in Filologia, Letterature e Storia al Premio Nobel per la letteratura Dario Fo. La proposta, presentata dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Ateneo foggiano, sarà trasmessa al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica per la necessaria approvazione.
 
Di seguito la motivazione del conferimento del prestigioso titolo: “Nel quadro delle sue molteplici attività, la Laurea Honoris causa conferita al Maestro Dario Fo dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Foggia vuole onorare il suo impegno e le sue rare doti, inviando insieme un segnale del mondo accademico italiano in favore delle ragioni della cultura teatrale che è parte fondamentale dell’identità del nostro Paese.” “Dopo le lauree Honoris Causa a due personaggi della cultura e delle scienze come Dacia Maraini e Umberto Veronesi, il Senato Accademico della nostra Università ha approvato oggi la proposta di conferire il prestigioso titolo ad un altro grande esponente della cultura italiana e internazionale: il Premio Nobel per la letteratura Dario Fo“.
 
Ha dichiarato il Rettore Giuliano Volpe – "Per la nostra comunità annoverare il Maestro tra i suoi dottori honoris causa è motivo di grande orgoglio e vanto. Egli ha il merito indiscusso di rappresentare non solo un punto di riferimento fondamentale per la cultura contemporanea del nostro Paese, in particolar modo per il contributo offerto nel campo del teatro, della letteratura e delle arti, ma anche per l’impegno civile che lo ha contraddistinto nella sua poliedrica e appassionata attività culturale. Aspettiamo quindi fiduciosi l’autorizzazione ministeriale necessaria al riconoscimento del titolo che saremmo lieti di conferire nel corso della prossima cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico”.
 
Redazione Stato
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