[STAMPA] MISTERO BUFFO @ TEATRO NUOVO, UDINE

Mistero Buffo è uno spettacolo nato nel 1969, in un capannone di Milano, con l'intento di dimostrare l'esistenza di un teatro popolare di valore, che nulla avesse da invidiare ai testi di tradizione erudita, che erano espressione della cultura della classe sociale dominante. Mescola insieme, con inventiva inesauribile, monologhi che descrivono alcuni episodi ad argomento biblico, ispirati ad alcuni brani dei vangeli apocrifi e ai racconti popolari sulla vita di Gesù. Recitato in una lingua reinventata, il grammelot, una miscela onomatopeica di molti linguaggi, con stile irriverente e portato all'eccesso che si richiama alle rappresentazioni medioevali eseguite dai giullari e dai cantastorie. In scena quattro quadri: La Resurrezione di Lazzaro e Bonifacio VIII con la voce e l'irresistibile pantomima di Dario; Eva ed Adamo e Maria che si dispera sotto la croce con la pietas drammatica e la sublime ed elegantissima ironia vulgare di Franca.
Se la capacità di catturare l'interesse e rapire l'attenzione dello spettatore può essere una discriminante con la quale giudicare la bravura di un attore, Dario Fo e Franca Rame sono ancora maestri assoluti: due ore di monologhi condotti con codici linguistici lontani per geografia e tempo, ma resi universalmente intelleggibili per mezzo di sguardi, sfumature timbriche, gesti esemplificativi, tonalità modulate.
Il menestrello e la gran dama si completano e si rincorrono in un percorso artistico che sa emozionare e far riflettere, allieta e scatena la risata. Alto e basso si uniscono, così come il sacro sconfina nel profano e il profano diventa l'esempio più alto e vero della sacralità: è la vita, la vita che viviamo tutti i giorni quella che prende forma nei dialoghi di Fo. L'uso di personaggi plebei che utilizzano dialetti poveri per raccontare le Scritture rende tangibile il materiale artistico, lo avvicina alla verità del quotidiano, ne mette in evidenza il lato comico e l'incredibile, eliminando la vacua adorazione del rituale, esaltando invece il valore del senso morale e la critica politico-sociale. In una sola parola: geniale!
Omar Manini
fonte: paperstreet.it
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