[STAMPA] MISTERO BUFFO @ TEATRO NUOVO, UDINE
Li aspetti, li scruti con un misto di ossequio riverente e di paura della delusione e infine li segui come se li avessi sempre avuti lì con te, con quella loro capacità di raccontarti storie antiche che sembrano scritte per l'oggi, tanto le senti tue, le fanno tue. Dario Fo e Franca Rame: centosettantanni in due, un recente ictus lei, decenni di serate, pubblici, critiche, ovazioni, premi... eppure sono ancora lì e riescono a essere spontanei e a recitare con intensità impareggiabile, non affettata, diretta ed esplosiva. Fino a conquistarsi una standing ovation meritatissima, che poco deve alla storia artistica e moltissimo al presente.
Mistero Buffo è uno spettacolo nato nel 1969, in un capannone di Milano, con l'intento di dimostrare l'esistenza di un teatro popolare di valore, che nulla avesse da invidiare ai testi di tradizione erudita, che erano espressione della cultura della classe sociale dominante. Mescola insieme, con inventiva inesauribile, monologhi che descrivono alcuni episodi ad argomento biblico, ispirati ad alcuni brani dei vangeli apocrifi e ai racconti popolari sulla vita di Gesù. Recitato in una lingua reinventata, il grammelot, una miscela onomatopeica di molti linguaggi, con stile irriverente e portato all'eccesso che si richiama alle rappresentazioni medioevali eseguite dai giullari e dai cantastorie. In scena quattro quadri: La Resurrezione di Lazzaro e Bonifacio VIII con la voce e l'irresistibile pantomima di Dario; Eva ed Adamo e Maria che si dispera sotto la croce con la pietas drammatica e la sublime ed elegantissima ironia vulgare di Franca.
Se la capacità di catturare l'interesse e rapire l'attenzione dello spettatore può essere una discriminante con la quale giudicare la bravura di un attore, Dario Fo e Franca Rame sono ancora maestri assoluti: due ore di monologhi condotti con codici linguistici lontani per geografia e tempo, ma resi universalmente intelleggibili per mezzo di sguardi, sfumature timbriche, gesti esemplificativi, tonalità modulate.
Il menestrello e la gran dama si completano e si rincorrono in un percorso artistico che sa emozionare e far riflettere, allieta e scatena la risata. Alto e basso si uniscono, così come il sacro sconfina nel profano e il profano diventa l'esempio più alto e vero della sacralità: è la vita, la vita che viviamo tutti i giorni quella che prende forma nei dialoghi di Fo. L'uso di personaggi plebei che utilizzano dialetti poveri per raccontare le Scritture rende tangibile il materiale artistico, lo avvicina alla verità del quotidiano, ne mette in evidenza il lato comico e l'incredibile, eliminando la vacua adorazione del rituale, esaltando invece il valore del senso morale e la critica politico-sociale. In una sola parola: geniale!
Omar Manini
fonte: paperstreet.it
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18.6.2012 | 18.30 - “Mistero buffo” può essere considerato - senza esagerazioni - uno degli spettacoli più importanti e significativi del teatro novecentesco italiano e nonostante siano passati più di quarant'anni dalla sua prima rappresentazione e siano state oltre quattromila le repliche ospitate in tutto il mondo, rimane un'opera senza tempo proprio per la sua incontestabile ironia e per il modo grottesco con cui si mette a fronte di racconti popolari, argomenti biblici e vangeli apocrifi e perché, come racconta lo stesso Fo: «Sono proprio gli eventi della vita che rendono attuali argomenti ormai antichi, è la politica che è sempre uguale». 


Grande evento a Udine con il ritorno a teatro di Dario Fo e Franca Rame di nuovo in scena con Mistero Buffo il capolavoro del teatro popolare del “giullare” Premio Nobel, a quarantadue anni dalla prima rappresentazione, per un’unica e imperdibile data regionale in programma domenica 17 giugno (inizio ore 21) al Teatro Nuovo Giovanni da Udine.
Un'opera presentata dalle Università di Firenze e Sapienza di Roma alla prima Conferenza internazionale sulle tecnologie in questo settore