Discussione politica

rendiconto attivita' svolta in senato

 

Troverete qui sotto un "riassunto" di quanto consultabile alla pagina del sito del senato:

http://www.senato.it/leg/15/BGT/Schede/Attsen/00022775.htm.

 

Attraverso i link potrete curiosare tra i testi delle leggi, le attività delle commissioni, o le schede degli altri senatori.

 

 

 

 

Membro della 8a Commissione permanente (lavori Pubblici e comunicazioni)

Membro della Commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito

Membro della Commissione di vigilanza per i servizi radiotelevisivi
Membro della  Commissione parlamentare per l'infanzia

 

Incarichi e uffici ricoperti nella Legislatura

Gruppo Misto:
Membro dal 28 aprile 2006 (IdV)

1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) :
Membro dal 15 dicembre 2006 al 7 marzo 2007
5ª Commissione permanente (Bilancio) :
Membro dal 6 giugno 2006 all'11 settembre 2006
6ª Commissione permanente (Finanze e tesoro) :
Membro dal 7 marzo 2007 al 27 marzo 2007
8ª Commissione permanente (Lavori pubblici, comunicazioni) :
Membro dall'11 settembre 2006 al 15 dicembre 2006
Membro dal 28 marzo 2007
Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro, con particolare riguardo alle cosiddette "morti bianche" :
Membro dal 13 novembre 2006 al 3 aprile 2007
Commissione di inchiesta sull' uranio impoverito :
Membro dal 18 novembre 2006

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi :
Membro dal 1 aprile 2007
Commissione parlamentare per l'infanzia :
Membro dal 12 ottobre 2006

 

 

 

  1. S. 702
    Delega al Governo per la redazione del " Codice di procedura per i giudizi innanzi alla Corte dei conti ".
  2. S. 1626
    Norme per l' ordinamento della professione di collaboratore parlamentare.
  3. S. 1733
    Nuove norme in materia di sanzioni per le aziende che praticano pubblicita' ingannevole.

E' cofirmataria dei DDL

 

D.D.L. Descrizione Primo firmatario

S. 18

Norme sul riconoscimento giuridico delle unioni civili

Vittoria Franco (Ulivo)

S. 19

Modifiche al codice civile in materia di cognome dei coniugi e dei figli

Vittoria Franco (Ulivo)

S. 20

Disposizioni in materia di pari opportunita' tra donne e uomini nell' accesso alle cariche elettive, in attuazione dell' articolo 51 della Costituzione

Vittoria Franco (Ulivo)

S. 21

Modifica dell' articolo 75 della Costituzione in materia di referendum abrogativo

Vittoria Franco (Ulivo)

S. 22

Norme sulle tecniche di fecondazione medicalmente assistita

Vittoria Franco (Ulivo)

 S. 23

Disposizioni a favore dei lavoratori e dei cittadini esposti ed ex esposti all' amianto e dei loro familiari, nonche' delega al Governo per l' adozione del testo unico in materia di esposizione all' amianto

 Felice Casson (Ulivo)

 S. 49

Istituzione di una Commissione bicamerale di inchiesta sulle vicende relative ai fatti accaduti a Genova nel luglio 2001 in occasione del vertice G8 e delle manifestazioni del Genoa Social Forum

 Luigi Malabarba (RC - SE)

 S. 244

 Modifica alla legge 29 ottobre 1997, n. 374, recante norme per la messa al bando delle mine antipersona

 Nuccio Iovene (Ulivo)

 S. 332

Modifica dell' articolo 9 della Costituzione in materia di ambiente e di ecosistemi

 Francesco Ferrante (Ulivo)

 S. 333

Modifica alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza

  Francesco Ferrante (Ulivo)

 S. 334

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle responsabilita' per i gravi danni alla salute dei lavoratori ed all' ambiente derivanti dalla presenza delle industrie chimiche sul territorio nazionale anteriormente alla data di entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica 17 maggio 1988, n. 175

  Francesco Ferrante (Ulivo)

 S. 336

Introduzione nel codice penale di disposizione in materia di ambiente

  Francesco Ferrante (Ulivo)

 S. 427

Disposizioni per la promozione e lo sviluppo della responsabilita' sociale delle imprese, nonche' delega al Governo per l' adozione di norme recanti incentivi alle imprese socialmente responsabili

 Francesco Ferrante (Ulivo)

 S. 489

Abrogazione dell' articolo 1-septies del decreto-legge 5 dicembre 2005, n. 250, convertito con modificazioni dalla legge 3 febbraio 2006, n. 27, in materia di equipollenza del diploma di laurea in scienze motorie al diploma di laurea in fisioterapia

 Giuseppe Caforio (Misto, IdV)

S. 519

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla situazione dello sport del calcio in Italia

 Gavino Angius (Ulivo)

S. 816

Estensione della disciplina della responsabilità amministrativa di cui al decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, i reati di omicidio e lesioni colpose gravi conseguenti ad infortuni sul lavoro

 Gerardo D'ambrosio (Ulivo)

S. 871

Norme per la partecipazione politica ed amministrativa e per il diritto di elettorato degli stranieri

  Gavino Angius (Ulivo)

S. 872

Diritti politici dello straniero in Italia

 Silvana Amati (Ulivo)

S. 877

Semplificazione delle procedure per la immatricolazione dei veicoli

 Tommaso Barbato (Misto, Pop-Udeur)

S. 900

Istituzione della Giornata Nazionale del Braille

 Enzo Bianco (Ulivo)

S. 963

Riforma dell'ordinamento della professione di avvocato

 Guido Calvi(Ulivo)

S. 1010

Giornata in ricordo delle vittime e degli invalidi del lavoro in Italia e all' Estero

 Aniello Formisano (Misto, IdV)

S. 1021

Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di scioglimento dei consigli comunali per mancato conseguimento degli obiettivi di raccolta differenziata dei rifiuti urbani

 Tommaso Sodano (RC-SE)

S. 1076

Disciplina delle cause ostative alla candidatura alle elezioni politiche

  Aniello Formisano (Misto, IdV)

S. 1079

Disposizioni per favorire la ricerca delle persone scomparse e istituzione di un Fondo di solidarieta' per i familiari delle persone scomparse

 Rossa Maria Villecco Calipari (Ulivo)

S. 1122

Nuove norme concernenti i veicoli di interesse storico e gli autocaravan

 Filippo Berselli (AN)

S. 1152

Modifica degli articoli 56, 57, 63, 72, 82, 92, 99, 114, 117, 118, 119, 120, 121, 123, 132, 133 della Costituzione, per la semplificazione istituzionale e la riduzione dei costi della politica e degli apparati pubblici

 Cesare Salvi (Ulivo)

S. 1153

Norme per la soppressione di enti inutili, e per la riduzione degli sprechi e dei costi impropri della politica, delle istituzioni, delle pubbliche amministrazioni

 Cesare Salvi (Ulivo)

S. 1155

Modifica all' articolo 27 della Costituzione concernente l' abolizione della pena di morte

 Nuccio Iovene (Ulivo)

S. 1173

Istituzione del "Giorno del Ricordo" dedicato ai civili e ai militari caduti nell'ambito di missioni internazionali

 Rossa Maria Villecco Calipari (Ulivo)

S. 1247

Nuove disposizioni in materia di parita' e di pari opportunita' tra donne e uomini

 Anna Maria Carloni (Ulivo)

S.1263

Disposizioni per l' accelerazione e la funzionalita' dell' amministrazione della giustizia penale e disposizioni conseguenti all' indulto

 Aniello Formisano (Misto, IdV)

S. 1343

Modifiche agli articoli 262 e 676 del codice di procedura penale, in materia di devoluzione allo Stato delle somme di denaro e dei titoli sequestrati e non reclamati

 Gerardo D'ambrosio (Ulivo)

S. 1423

Norme sull'accesso professionale dei laureati in Scienze motorie

 Giuseppe Caforio (Misto, IdV)

S. 1511

Modifiche alla legge 20 luglio 2004, n. 189, in materia di protezione delle foche

 Tommaso Sodano (RC-SE)

S. 1543

Modifica alla legge 22 maggio 1975, n. 152, in materia di tutela dell'ordine pubblico

 Emanuela Baio (Ulivo)

 

 

 

S.1545 Modificazioni al codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, al regolamento recante disciplina del risarcimento diretto dei danni derivanti dalla circolazione stradale, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 18 luglio 2006, n. 254, ed alla legge 21 febbraio 2006, n. 102, in materia di procedura di risarcimento diretto e disciplina del sistema diretto di risarcimento

Giovanni Legnini (

Ulivo

)

S.1600

Disposizioni per la tutela e la valorizzazione del paesaggio rurale

Loredana De Petris (

IU-Verdi-Com

)

S.1634

Disposizioni in materia di consenso informato e di direttive di trattamento sanitario

Erminia Emprin Gilardini (

RC-SE

)

S.1635

Delega al Governo per il riassetto della normativa concernente la durata dei diritti d' autore e dei diritti connessi

Fabio Giambrone (

Misto, IdV

)

S.1668

Modifica della legge 27 luglio 1978, n. 392, in materia di durata delle locazioni di immobili urbani adibiti ad attivita' recettiva di carattere sanitario

Aniello Formisano (

Misto, IdV

)

S.1683


Riforma del sistema della rappresentanza militare

Fabio Giambrone (

Misto, IdV

)

S.1689

Iniziative e manifestazioni per la celebrazione del 60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell' uomo

 Silvana Amati (

Ulivo

)

 S.1704


Modifica all' articolo 11 della legge 24 ottobre 1977, n. 801, in materia di attribuzione delle funzioni di Commissione parlamentare di inchiesta al Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato in relazione a specifiche esigenze di riservatezza 

 Franco Turigliatto (

Misto, SC

)

 S.1706

 Modifica all' articolo 11 della legge 24 ottobre 1977, n. 801, in materia di attribuzione delle funzioni di Commissione parlamentare d' inchiesta al Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato

 Franco Turigliatto (

Misto, SC

)

S.1714

Norme a tutela dei lavoratori esposti ed ex - esposti al cloruro vinile monomero ( CVM ) - polivinilcloruro ( PVC )

 Felice Casson (

Ulivo

)

)

S.1841

Nuove norme in materia di determinazione dell' imponibile ai fini IRPEF per i proprietari di singola unita' immobiliare locatari di altro immobile adibito ad abitazione principale

  Aniello Formisano (

Misto, IdV

)

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Interventi in aula e in commissione

 

 

 

È intervenuta sui Disegni di legge

 

 

 

  • S. 325
    "Conversione in legge del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, recante proroga di termini per l' emanazione di atti di natura regolamentare".

 

 

 

Nella 4ª Commissione permanente (Difesa) in sede consultiva: 27 giugno 2006 (pom)

Nella 5ª Commissione permanente (Bilancio) in sede consultiva: 27 giugno 2006 (pom)

 

 

 

  • S. 741
    "Conversione in legge del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, recante disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonche' interventi in materia di entrate e di contrasto all' evasione fiscale".

 

 

 

Nella 5ª Commissione permanente (Bilancio) in sede referente: 13 luglio 2006 (ant), 18 luglio 2006 (nott), 19 luglio 2006 (pom), 20 luglio 2006 (pom), 21 luglio 2006 (ant)

 

 

 

  • S. 845
    "Disposizioni per la partecipazione italiana alle missioni internazionali".

 

 

 

In Assembleain discussione articoli: 27 luglio 2006 (ant)

 

 

 

  • S. 1013
    "Conversione in legge del decreto-legge 22 settembre 2006, n. 259, recante disposizioni urgenti per il riordino della normativa in tema di intercettazioni telefoniche".

 

 

 

Nella 8ª Commissione permanente (Lavori pubblici, comunicazioni) in sede consultiva: 4 ottobre 2006 (pom)

 

 

 

  • S. 1132
    "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, recante disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria ".

 

 

 

In Assembleain discussione articoli: 22 novembre 2006 (ant)

 

 

 

  • S. 1381
    "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali ".

 

      In Assembleaper dichiarazione di voto: 27 marzo 2007 (pom) 

  1. S. 1614

    "Regolamentazione del rapporto di lavoro dei collaboratori parlamentari".

    1. Nella 11ª Commissione permanente (Lavoro, previdenza sociale)
      1. in discussione congiunta con: S.1626
      2. in sede Deliberante: 3 luglio 2007 (pom), 18 luglio 2007 (pom)
  2. S. 1739

    "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria".

    1. In Assemblea
      1. su questioni procedurali: 1 agosto 2007 (ant)
    1.  

       

 

Presentazione di documenti

Come Senatrice

Atti di indirizzo e rapporto di fiducia

Ha presentato come cofirmatario
  1. Mozioni:
    1. n. 1-00073
    2. n. 1-00079
    3. n. 1-00084
    4. n. 1-00087
    5. n. 1-00095
    6. n. 1-00132
    7. n. 1-00144

Atti di Sindacato Ispettivo

Ha presentato come primo firmatario
  1. Interpellanze:
    1. 2-00248 pubblicata il 23 ottobre 2007
  2. Interrogazioni a risposta orale:
    1. 3-00843 pubblicata il 18 luglio 2007
  3. Interrogazioni a risposta scritta:
    1. 4-01396 pubblicata il 20 febbraio 2007
    2. 4-01572 pubblicata il 20 marzo 2007
    3. 4-01890 pubblicata l'8 maggio 2007
    4. 4-01921 pubblicata il 15 maggio 2007
    5. 4-01950 pubblicata il 15 maggio 2007
    6. 4-01984 pubblicata il 17 maggio 2007
    7. 4-02119 pubblicata il 7 giugno 2007
    8. 4-02175 pubblicata il 14 giugno 2007
    9. 4-02361 pubblicata l'11 luglio 2007
    10. 4-02856 pubblicata il 17 ottobre 2007
    11. 4-02902 pubblicata il 18 ottobre 2007
Ha presentato come cofirmatario
  1. Interpellanze:
    1. 2-00041 pubblicata il 28 luglio 2006
    2. 2-00182 pubblicata il 17 maggio 2007
    3. 2-00183 pubblicata il 17 maggio 2007
    4. 2-00203 pubblicata il 19 giugno 2007
    5. 2-00228 pubblicata il 2 agosto 2007
    6. 2-00250 pubblicata il 23 ottobre 2007
  2. Interrogazioni a risposta orale:
    1. 3-00304 pubblicata il 15 dicembre 2006
    2. 3-00671 pubblicata il 17 maggio 2007
    3. 3-00868 pubblicata il 25 luglio 2007
    4. 3-00946 pubblicata il 20 settembre 2007
    5. 3-01031 pubblicata il 24 ottobre 2007
  3. Interrogazioni a risposta scritta:
    1. 4-01025 pubblicata il 13 dicembre 2006
    2. 4-01244 pubblicata il 1 febbraio 2007
    3. 4-01602 pubblicata il 27 marzo 2007
    4. 4-01788 pubblicata il 18 aprile 2007
    5. 4-01802 pubblicata il 19 aprile 2007
    6. 4-02100 pubblicata il 6 giugno 2007
    7. 4-02348 pubblicata l'11 luglio 2007
    8. 4-02421 pubblicata il 18 luglio 2007
    9. 4-02464 pubblicata il 24 luglio 2007
    10. 4-02558 pubblicata il 2 agosto 2007
    11. 4-02787 pubblicata il 3 ottobre 2007

Inchieste parlamentari

Ha presentato come cofirmatario
  1. Doc. XXII n. 2 "Proposta di inchiesta parlamentare sull'"Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle vicende relative ai fatti accaduti a Genova nel luglio 2001 inoccasione del vertice G8 e delle manifestazioni del Genoa Social Forum"" il 28 aprile 2006
  2. Doc. XXII n. 3 "Proposta di inchiesta parlamentare sull'"Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato nelle missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti in cui vengono stoccati munizionamenti, nonché le popolazioni civili nei teatri di conflitto e nelle zone adiacenti le basi militari sul territorio nazionale, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico"" il 4 maggio 2006
  3. Doc. XXII n. 7-bis "Proposta di modifica della deliberazione di inchiesta parlamentare: Modifica del limite massimo per le spese di funzionamento della Commissione di cui all'articolo 4 comma 2 della deliberazione del 18 ottobre 2006 recante: "Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette "morti bianche""" il 7 febbraio 2007

Interventi in Assemblea

Come Senatrice

Comunicazioni del governo

  1. Comunicazioni del Ministro degli affari esteri sulle linee di politica estera il 21 febbraio 2007 (seduta ant. n. 112), il 21 febbraio 2007 (seduta ant. n. 112) (per dichiarazione di voto)

Sindacato ispettivo

  1. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento, sulla vicenda di una bambina bielorussa ospite di una famiglia genovese il 12 ottobre 2006 (seduta pom. n. 53)

Interventi vari

  1. Discussione di mozioni e svolgimento di interpellanze e interrogazioni sull'ampliamento della base militare di Vicenza il 1 febbraio 2007 (seduta ant. n. 99)

Interventi in Commissione

Come Senatrice

Interventi nella 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali)

  1. Sulla competenza della Commissione per l'esame del disegno di legge di iniziativa del governo sui diritti delle persone conviventi il 14 febbraio 2007 (seduta ant. n. 80)

Interventi nella 5ª Commissione permanente (Bilancio)

  1. Elezione del Presidente, dei Vice Presidenti e dei Segretari il 6 giugno 2006 (seduta pom. n. 1)

Interventi nella 8ª Commissione permanente (Lavori pubblici, comunicazioni)

Comunicazioni del governo
  1. Comunicazioni del Ministro dell'economia e delle finanze sul Piano industriale 2007-2008 del gruppo Ferrovie dello Stato il 19 giugno 2007 (seduta pom. n. 81)

Interventi vari
  1. Atto del Governo sottoposto a parere parlamentare n. 28 "Schema di decreto legislativo concernente: "Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, recante attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico in edilizia"" il 24 ottobre 2006 (seduta pom. n. 29)

  2. Atto del Governo sottoposto a parere parlamentare n. 52 "Schema di decreto del Presidente della Repubblica concernente: "Modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2001, n. 258, recante il regolamento di organizzazione degli uffici di diretta collaborazione all'opera del Ministro delle comunicazioni"" il 14 dicembre 2006 (seduta pom. n. 43)

  3. Atto del Governo sottoposto a parere parlamentare n. 149 "Schema di contratto di programma stipulato tra il Ministero delle infrastrutture e Rete ferroviaria italiana S.p.A. per il periodo 2007-2011" il 17 ottobre 2007 (seduta ant. n. 118)

  4. Nomina ex art. 1 legge n. 14 del 1978 n. 11 "Proposta di nomina del signor Roberto Piccini a Presidente dell'Autorità portuale di Livorno" il 15 novembre 2006 (seduta pom. n. 35)

Interventi nella Commissione di inchiesta sugli infortuni sul lavoro

  1. Audizione dell'INAIL, dell'IPSEMA e dell'ISPESL il 30 gennaio 2007 (seduta ant. n. 4)

  2. Sui lavori della Commissione il 28 novembre 2006 (seduta pom. n. 1)

Interventi nella Commissione di inchiesta sull' uranio impoverito

  1. Audizione della dottoressa Antonietta M. Gatti, del dottor Valerio Gennaro e del dottor Domenico Leggiero il 27 marzo 2007 (seduta ant. n. 3)

  2. Audizione di esperti dell'Istituto superiore di sanità (dottor Sergio Caroli, dottor Pietro Comba, professor Martino Grandolfo e dottoressa Cristina Nuccetelli) l'11 aprile 2007 (seduta pom. n. 4)

  3. Audizione di esperti dell'Istituto superiore di sanità ( dottoressa Stefania Salmaso e dottoressa Susanna Lagorio ) il 17 aprile 2007 (seduta pom. n. 5)

  4. Audizione di esperti (professor Giorgio Trenta, professor Massimo Zucchetti, tenente Paride Minervini) il 2 maggio 2007 (seduta ant. n. 6)

  5. Audizioni di rappresentanti del Ministero della Difesa il 17 maggio 2007 (seduta pom. n. 7)

Interventi nella Commissione di vigilanza servizi radiotelevisivi (Bicamerale)

  1. Audizione del Direttore di Raiuno il 18 aprile 2007 (seduta pom.)

  2. Audizione del direttore di Rai Internazionale il 3 maggio 2007 (seduta pom.)

  3. Esame di una risoluzione sull'informazione in merito alle manifestazioni programmate per il 12 e 13 maggio 2007 l'8 maggio 2007 (seduta pom.)

  4. Esame di domande d'Acesso, ai sensi dell'articolo 3 del regolamento per l'Acesso radiotelevisivo il 17 ottobre 2007 (seduta pom.)

Interventi nella Sottocommissione permanente RAI per l' accesso (Bicamerale)

  1. Elezione del presidente della Sottocommissione permanente per l'accesso il 9 maggio 2007 (seduta pom.)

  2. Criteri generali di programmazione e trasmissione, ai sensi dell'articolo 4 del regolamento per l'Accesso radiotelevisivo il 20 giugno 2007 (seduta ant.)

Interventi nella Commissione parlamentare per l'infanzia (Bicamerale)

  1. Audizione del Ministro delle politiche per la famiglia, Rosy Bindi, in materia di adozioni internazionali il 19 dicembre 2006 (seduta ant. n. 4)

 


INTERROGAZIONI SUL CASO ENEL-WIND E IL RISCHIO DIOSSINE A TREVISO

Anche oggi apriamo una finestra sull'attività parlamentare, pubblicando alcune interrogazioni: la prima, presentata questa settimana a firma di Franca Rame e del Sen. Fernando Rossi, riguarda la "truffa" enel-wind di cui si è occupata la trasmissione REPORT.

L'altra è stata presentata all'indomani dell'incendio alla De Longhi, una fabbrica di elettrodomestici alla prima periferia di Treviso, e del rischio diossina, che è stato superficialmente "oscurato".

INTERPELLANZA  A RISPOSTA ORALE

Al Presidente de Consiglio dei Ministri

Al Ministro del Tesoro

- Premesso che la televisione pubblica nel corso di un suo programma molto apprezzato e molto visto ed ascoltato (REPORT), nella puntata dedicata ad alcune operazioni finanziarie e commerciali dell’ENEL ha affermato che  nella vendita della compagnia telefonica Wind avrebbe registrato una perdita secca di oltre quattro miliardi di euro e che poi avrebbe provveduto al recupero di detta perdita sulle bollette elettriche fatte pagare ai consumatori utenti del servizio.

Considerato che, se quanto affermato corrispondesse al vero:

- ci troveremmo di fronte a gravissimi atti di cattiva amministrazione e, di sperpero del pubblico denaro con grandissime responsabilità gestionali degli amministratori protempore di una società a capitale pubblico;
- ci troveremmo di fronte ad una truffa bella e buona perpretata ai danni dei consumatori utenti del servizio ai quali è stato fatto pagare un prezzo del servizio reso molto superiore al suo reale valore;

consideriamo inoltre che , essendo le tariffe anche oggetto di autorizzazione da parte di autorità di controllo, ci troveremmo di fronte alla più chiara ed esplicita dimostrazione di incapacità del sistema delle Autorità  a garantire concretamente la tutela dei cittadini consumatori ed utenti e troppo disponibili alle richieste delle società di erogazione dei servizi.

Per sapere:
se risponde al vero quanto affermato dalla RAI nella trasmissione REPORT;

- se, qualora rispondesse al vero quanto affermato, il Presidente del Consiglio ed il Ministro interpellati non ritengano di dover chiedere conto a tutti gli amministratori responsabili di un siffatto sperpero di danaro pubblico tramite azioni di responsabilità nei loro confronti e di rivalsa sui loro patrimoni;
- se, qualora quanto affermato rispondesse al vero, gli interpellati non ritengano di dover imporre all’ENEL, con tutti i mezzi in loro possesso, la restituzione a consumatori ed utenti dell’ENEL di quanto fatto pagare ingiustamente;
- se non ritenga che, nei contratti collettivi cosiddetti “per adesione” in cui il gestore dei servizi, quale soggetto forte, impone a milioni di soggetti deboli il proprio interesse sia ormai improcrastinabile una nuova normativa a tutela dei consumatori dando loro una capacità contrattuale attraverso forma associative specifiche.

Sen. Franca Rame

 Sen. Fernando Rossi
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AL MINISTRO DELLA SALUTE

AL MINISTRO DELL’AMBIENTE

Premesso che:
Nel primo pomeriggio del 23 aprile è divampato, per cause ancora da accertare,  un incendio di gravissima entità che ha coinvolto grande parte dell’azienda De Longhi di Treviso. Tale azienda, di primaria importanza nel settore, produce elettrodomestici di vario genere fabbricati per lo più con materiali plastici. I prodotti erano stoccati nei magazzini, avvolti in contenitori costituiti anch’essi di materie plastiche, in grandi quantità a causa dell’imminente periodo di “picco di richiesta” dovuto all’arrivo della stagione estiva.

Le diossine si formano durante la combustione di materiali organici o contenenti cloro, verosimilmente plastiche,vernici, imballaggi. La pericolosità delle diossine è legate alla loro persistenza sui terreni (stimata oltre il secolo), creando danni irreparabili alle coltivazioni locali, vocate al biologico e alla produzione doc e dop oltre che vitivinicola; e alla bioaccumulabilità: si concentrano cioè nei tessuti adiposi in maniera esponenziale lungo la catena alimentare, nel latte vaccino e in quello materno, nel sangue e nel fegato.

Tra gli inquinanti nocivi alla salute umana, nel processo di combustione vengono generate polveri fini e ultrafini, in grado di penetrare nel sistema emopoietico e linfatico diventando potenziali cause di insorgenze tumorali.

La misurazione della presenza di diossina in atmosfera non è eseguibile in modo estemporaneo, in quanto la metodologia prevede che si rilevi sulla base del deposito sul terreno, che avviene ovviamente nel corso del tempo.

 Si chiede di sapere

- Sulla scorta di quali dati l’ARPAV abbia confermato nelle ore successive all’incendio l’assenza di pericolo legato alla fuoriuscita di diossine, furani  idrocaburi policiclici aromatici (Ipa), polveri sottili, e altri inquinanti
- Se la Prefettura di Treviso, nella definizione dell’ “area più prossima” all’incendio tenuta sotto controllo, abbia tenuto conto della grande dispersione degli inquinanti dovuta ai fattori climatici
- Se sia stato avviato un protocollo di informazione prevenzione e profilassi per la comunità locale, e quali sono i criteri di applicazione
- Se è prevista la realizzazione di una mappatura delle zone a rischio che segnali l’esposizione di scuole, ospedali, case di riposo, allevamenti animali, coltivazioni agricole e bacini idrici, e quali misure si intendano adottare per realizzarla.

Sen. Franca Rame


ANNOZERO - Tengo famiglia di Marco Travaglio

 Gent.mo dr. Paul Wolfowitz,

 

ho visto la conferenza stampa in cui lei, sudato e tremante, chiedeva scusa per aver procurato la promozione e l’aumento alla sua amante, la bella tunisina Shaha Riza, manager della Banca Mondiale da lei presieduta. I soliti moralisti protestanti han tirato fuori il codice etico e il conflitto d’interessi. Che paroloni!

 Lei, dr. Wolfowitz, non ha sbagliato a promuovere la sua donna: lei ha sbagliato paese. Da noi per parenti, amici e amanti, si fa di tutto, di più. Alla luce del sole, con un certo vanto. Diceva Longanesi: “Nel tricolore andrebbe scritto: tengo famiglia”. Siamo un paese di mamme, babbi, figli e soprattutto nipoti. Ci scherzava su il card. Enea Silvio Piccolomini, appena divenne papa Pio II, nel ‘400: “Quand’ero solo Enea, nessun mi conoscea; ora che sono Pio, tutti mi chiaman zio”.

 Se lei visitasse la Rai, scoprirebbe decine di cognomi famosi, soprattutto politici: Andreatta, Berlinguer, Donat-Cattin, Leone, Letta, Mancini, Mancino, Rauti, Ruffini, Scelba, Squillante, Sottile. Non sono omonimi: sono proprio parenti. E alcuni sono pure bravi. La Rai ha assunto come dirigenti il capoautista e l’assistente di Berlusconi, e persino il figlio della segretaria di Gelli. Ma a Mediaset è lo stesso, per esempio al Tg5: Geronzi, Confalonieri, Agnes, Loiero, Buttiglione, Sterpa, Caputo, Reviglio.

 Poi si faccia un giro in Parlamento. Lì il seggio è ereditario. Craxi, quello che voi chiamereste latitante e noi chiamiamo esule, ha lasciato in eredità addirittura due seggi: la figlia Stefania deputata di destra, il figlio Bobo sottosegretario a sinistra. Forlani, più modestamente, ha piazzato un solo figlio, Alessandro (Udc). Anche perché non ne aveva altri. Cossiga ha portato il figlio Giuseppe (FI) e il nipote Piero Testoni (FI). Perchè i parlamentari non li eleggiamo più: li nominano i partiti, con le liste bloccate. E’ molto più pratico. Al Senato è arrivato il fratello di Pecoraro Scanio, Marco, che s’era fatto valere come terzino dell'Avellino. Poi c’è l’esercito delle mogli, versione all’italiana delle quote rosa. Alla Camera ora siede la prima moglie di Paolo Berlusconi, Mariella Bocciardo (FI). Al Senato c’è la signora Bassolino, Annamaria Carloni. Madama Fassino, Anna Serafini, è deputata per la quinta volta. Il regolamento Ds vietava più di 2 mandati, ma ci hanno aggiunto una parolina: “consecutivi”. Lei aveva saltato un turno, ed è rientrata. Il prof. Pasquino li chiama "ricongiungimenti familiari in Parlamento".

 Ma il più devoto ai sacri valori della famiglia è Clemente Mastella. La sua signora, Sandra Lonardo, è presidente del consiglio regionale Campania. Il cognato Pasquale Giuditta invece è deputato. Lui naturalmente è il ministro della Giustizia. Ma non è vero che piazza solo i parenti. L’altro ieri ha promosso direttore generale del ministero Gianpiero Nuvoli, un ex forzista passato all’Udeur che aveva proposto di impiccare Borrelli sulla forca in piazza. E, visto che gli piace il patibolo, gli ha dato la delega ai diritti umani. 

 Purtroppo in Parlamento i posti sono limitati. Chi resta fuori si arrangia come può. Per esempio sfruttando al massimo i posti di portaborse. Leggere ‘La Casta’, il nuovo libro di Stella e Rizzo, per credere.

Bossi, nemico giurato del clientelismo di Roma ladrona, sistema il fratello Franco e il figlio Riccardo al Parlamento europeo, come assistenti degli on. Salvini e Speroni. Chissà la durezza delle selezioni. I curricula dei due comunque erano di tutto rispetto: Riccardo è studente fuori corso, Franco ha un negozio di autoricambi a Fagnano Olona. Altri due leghisti si sono scambiati le mogli a Montecitorio: l’on. Ballaman assume come assistente la moglie dell’on. Balocchi, che ricambia ingaggiando come portaborse la signora Ballaman.

 Marco Follini si è spostato da destra a sinistra ma sua moglie è rimasta direttore del Demanio, nominata dal governo di centro-destra e confermata dal centro-sinistra.

 Giorni fa Cristiano Di Pietro, consigliere provinciale di Campobasso, è stato ricevuto per una riunione sull’energia eolica dal ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, che è pure suo padre. E’ uscito molto soddisfatto. Poi dicono che nelle famiglie non c’è dialogo.

Nel calcio, fino all’anno scorso, regnava una cupoletta chiamata Gea Word, inventata da Luciano Moggi riunendo tanti figli e figlie di papà: il suo e quelli del banchiere Geronzi, del citì Lippi, dell’on. De Mita, dei bancarottieri Tanzi e Cragnotti. Da quelle parti si faceva le ossa un giovane procuratore in erba, Pellegrino Mastella. Che non è omonimo del ministro: è proprio suo figlio.

 

 Montanelli, contro il nepotismo, proponeva una soluzione drastica: sterilizzare i vip. Naturalmente non gli diedero retta. Perciò, dr. Wolfowitz, se le andasse male alla Banca Mondiale, si trasferisca in Italia. Minimo, la inviterebbero al congresso Ds e a comprarsi la Telecom. Da noi la famiglia viene prima di tutto. Anzi, se si spiccia con l’aereo, arriva giusto in tempo per il Family Day.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


intervista settimanale "OGGI" a Dario Fo

di Mauro Suttora

«La famiglia cosiddetta "naturale"? E quale? Quella della Bibbia, in cui era normale ammazzare la moglie di un altro per impossessarsene, come fece Davide con Betsabea? Quella in cui la donna viene considerata solo un'appendice dell'uomo, fin dalla costola di Adamo, ed è tuttora tenuta in soggezione?

La famiglia "naturale" non esiste più, ma è una fortuna».

 

Il premio Nobel Dario Fo, 81 anni, attacca la Chiesa sui Dico. Sta dalla parte dei laici che nello stesso giorno della manifestazione dei cattolici in piazza San Giovanni a Roma, il 12 maggio, si radunano in piazza Navona per contrapporsi a quella che definiscono «un'offensiva clericale». «La famiglia tradizionale è in crisi: diminuiscono i matrimoni religiosi, crescono quelli civili e le coppie di fatto. Negli ultimi dieci anni i nati fuori dal matrimonio sono aumentati del 70 per cento. I giovani si sposano sempre più tardi, fanno meno figli. Ma è assurdo dare la colpa di questo sfacelo ai matrimoni non benedetti, ai Dico o alle coppie di fatto. I nostri ragazzi non possono formare una propria famiglia perché le case costano troppo, perché non trovano un lavoro stabile e non hanno prospettive positive. Sbagliano anche i politici quando sollecitano incentivi, premi e contentini per chi fa figli: si preoccupino piuttosto di creare più lavoro e asili nido. Oggi le madri dopo il primo figlio sono costrette a smettere di lavorare, oppure a mendicare un lavoro part-time, perché il reddito diminuisce drasticamente». Su questo sono d'accordo anche i vescovi. «Ma sono loro i primi a tenere le donne in una posizione d'inferiorità. Nella Chiesa le donne possono solo obbedire. Contrariamente alla Chiesa dei primi tempi, che prevedeva la figura delle "oranti", vere e proprie sacerdotesse. Oggi anche dentro alla famiglia sono le donne a sostenere maggiormente il peso del lavoro domestico: il 70 per cento viene fatto da loro. È per questo che fanno meno figli. Per non parlare della violenza subìta in ambito familiare da una donna su dieci. Ma le gerarchie cattoliche, che si ritrovano con chiese e seminari sempre più vuoti, hanno paura di perdere il controllo e se la prendono invece con i gay, con le coppie di fatto, con i Dico». Perché toni così aspri? «I vescovi hanno perso il senso del sorriso. I grandi santi erano pieni di ironia e di gioco, Francesco si autodefiniva "giullare di Dio". Oggi invece le gerarchie ecclesiastiche appaiono sempre imbronciate, pronte a condannare, anacronistiche. E i più in pericolo sono proprio quei tanti cattolici imbarazzati, a disagio di fronte alla prospettiva tetra che viene loro imposta. Il Vaticano è arrivato a dare del terrorista a un comico che oltretutto è un cattolico: da quelle parti devono avere smarrito il senso della misura e della dialettica».


Il Santo padre tra le acque - di Dario Fo

 

pubblicato da La Stampa in due puntate, il 29 e 30 aprile 2007.

Qualche giorno fa sono tornato al mio paese sul Lago Maggiore. Il livello dell'acqua era sceso sotto il cordolo, cioè il punto dove termina la spiaggia e la costa precipita quasi a picco. Lo spettacolo era impressionante. Il livello del lago era più basso rispetto alla normale secca d'estate di parecchi metri. Alcuni pescatori, di quelli che fingono di pescare un pesce che non abbocca mai perché da anni non c'è, guardavano attoniti l'affiorare delle rocce nere che un tempo erano sommerse in profondo. Uno di loro commentò: «Mai vista una “squarata” del genere. Sembra che qualcuno abbia tirato su il tappo del lago». «Non capisco lo stupore - rispondeva un altro - è da almeno 10 anni che va avanti 'sta calata. Non piove, sulle montagne la neve non si ferma più e i ghiacciai si stanno sciogliendo come gelati messi a friggere sulla brace». E così dicendo indicava le cime del Limidario e della Forcola, picchi di quasi tremila metri e dietro catene delle Alpi… pelate come montagnole. Di lì a poco riprendevo la via del ritorno costeggiando il Ticino, il fiume più veloce della piana lombarda: era penoso. In certi punti affiorava appena, scivolando sul letto come un torrente in agonia e il fondo era cosparso di ogni mondezza possibile: ruote di macchine sfasciate, perfino un televisore e una lavatrice.

Gli idrometri della costa segnavano il minimo storico del «getto scorrevole»: 179 metri cubi al secondo, cioè trecento in meno rispetto alla media di aprile. Siamo in deficit del 50% delle precipitazioni che ci si aspettava negli ultimi sei mesi, per di più la riserva idrica costituita dal manto nevoso e dalle ghiacciate d'alta quota, che rappresentano la riserva indispensabile per combattere la siccità estiva, s'è spampanata quasi al completo. Lo spessore del ghiaccio che rimane è di 20 centimetri contro i 120 normali.

L'ultimo baluardo ce lo dovrebbe regalare maggio, il mese più piovoso. Ma se salta quest'appuntamento, non c'è che da urlare «Dio! Perché non rispetti le statistiche?!?» Dio come al solito non risponderà… al massimo uscirà con una mano dall'unica nube a indicare un'enorme ciminiera dalla quale escono collane torte di fumi puzzolenti. Quindi tanto per strafare farà scontrare in pieno cielo due scariche elettriche, entrambe positive, così da produrre un lampo tramutato in fulmine, un lunghissimo serpente che ridisegna l'andamento delle autostrade «inzuffate» di macchine e camion. Sul greto un gruppo di vecchi che assiste alla lampeggiata non accenna alcuno stupore. Il più anziano di loro commenta: «E' il solito lampo di calore, niente pericolo». Quindi ognuno prosegue rassicurato e nessuno intenderà il messaggio esplicito del creatore, molto deluso e anche un po' incazzato. Ma tornando alla realtà statistica, dobbiamo ricordarci dell'estate di quattro anni fa, cioè 2003. Fu l'estate più torrida da secoli in qua. Alcuni studiosi, forse troppo ottimisti, dichiararono che si trattava di un fenomeno straordinario difficilmente ripetibile. Ed eccoci qua, oggi 2007, gli stessi studiosi c'avvertono: «Ci risiamo!» e sottolineano che saremo aggrediti dal calore come non abbiamo provato mai e aggiungono: «Questa, d'ora in poi, sarà la norma… a essere ottimisti, s'intende!» Preparatevi a muovervi con un frigorifero a forma di cappello in testa e una borsa termica modello mutanda per rinfrescarvi il pube! Ma che facciamo? Ci arrendiamo? No, non si può. Non ci si può scavare una grotta nella montagna alla maniera dei cavernicoli bevendo dalle gocciolature, rubando perle d'acqua alle stalagmiti, perdio! L'acqua non c'è sopra? E noi andiamo sempre più sotto: buchiamo in profondo il suolo finché incocciamo in una nuova falda d'acqua purissima, antica di almeno un milione d'anni.

Sì, d'accordo, ma un'operazione del genere costa in macchine e petrolio… Ebbene… faremo pagare l'acqua! D'altra parte è una soluzione già sperimentata e già in azione in metà del continente e dà buoni, anzi ottimi profitti a chi arriva prima e ci sa fare! L'acqua minerale è il più grande affare del secolo! Forse la soluzione è quella di mettere in bottiglia ogni litro d'acqua… si calcolano già a centinaia di milioni i camion che attraverseranno il pianeta in tutte le direzioni stracolmi di bottiglie d'acqua, spesso tutt'altro che potabile… fiumi in bottiglia… laghi in bottiglia… imbottigliamoci tutti!!! Ma per i campi come si risolve? Gli agricoltori stanno boccheggiando, da noi per esempio, dal Po, non si può ormai più pompare nemmeno un goccio, nemmeno un litro, siamo al calen di maggio 2007 e il livello del sacro fiume è sceso già tragicamente sotto il minimo flusso idrico dell'estate 2003! Hai voglia a risparmiare nelle case e nelle imprese. La catastrofe è ormai planetaria. Qui su tutti i nostri giornali, chi in evidenza e chi quasi di nascosto, hanno dato la notizia che in Australia il governo ha dovuto proibire agli agricoltori di attingere all'acqua di superficie e anche a quella sotterranea. Sono sette anni che non piove su tutto quel continente. L'acqua che resta basta appena per gli abitanti e qualche canguro. Per il resto? Per il resto, «ci dispiace» risponde il governo australiano «dovremo far senza verdura, frutta e cereali. È un disastro, ma non abbiamo altra soluzione». Ci si può consolare solo pensando che in altre terre c'è chi sta peggio.

Nell'India Meridionale, per esempio, alcuni fiumi fra i più importanti sono letteralmente scomparsi, ingoiati dal suolo rovente. Nel Bangladesh, al contrario, per tre giorni è scoppiato il diluvio, fiumi in piena, paesi e città ingoiate dall'acqua, poi dopo una settimana ecco che riappare il terreno lavato d'ogni piantagione e siamo di nuovo alla siccità. Intanto nella Groenlandia è sorta una associazione per l'acquisto di frigo industriali atti ad accogliere gli orsi polari nei periodi di calura. Tanto per variare, all'inizio di primavera nello stato di New York, abbiamo assistito a bufere di neve con tormente da circolo polare, gli spazzaneve non riuscivano più a circolare, il tappeto nevoso saliva oltre i cinque metri e più. Gli scienziati ottimisti assicuravano: «Niente panico, si tratta di fenomeni occasionali». «Occasionali un corno!» replicano gli osservatori climatici non affrancati a qualche carro del «tutto va ben!». Questo continuo rovesciarsi di situazioni ci dice che ci troviamo testimoni di un capovolgimento atmosferico, un vero e proprio cataclisma. Aggiungiamo che le falde acquifere di superficie sono in gran numero inquinate e che fiumi e canali e perfino i laghi sono da tempo ridotti a cloache a cielo aperto. Tutto ciò obbliga i responsabili della salvaguardia della sicurezza idrica a prendere decisioni risolutive, non basta dire: «Risparmiate. Evitate gli sciacquoni a raffica, non lavatevi i denti col rubinetto che spara come una pompa antincendio. Raccogliete l'acqua piovana. Lavate i bicchieri con l'acqua degli spaghetti. E pregate i sacerdoti di usare acqua santa riciclata per le benedizioni». Ci vuol altro.

Bisogna realizzare un progetto energetico rivoluzionario. Continuare a traforare il suolo e scendere sempre più in giù a raccogliere acqua significa usare il gasolio a tonnellate proprio nel momento in cui stiamo marciando verso una prossima e immancabile crisi del petrolio. Bisogna applicare ogni mezzo di risparmio a cominciare dai riduttori di flusso nei rubinetti, se se ne impone l'uso per legge si arriverà a un grande exploit, certo, non risolutivo ma è importante cominciare, creare un primo innesto del senso civico nella gente, coinvolgerla nel problema. Certo che di fronte ai giganteschi volumi d'acqua indispensabili all'agricoltura, ci vuole un progetto che individui le cause estreme di questo disastro e metta in atto un vero e proprio attacco drastico e globale. Attenti, che il fenomeno sta aggredendo anche l'economia nella sua totalità: fabbriche che dovranno chiudere per mancanza di raffreddamenti idrici nei loro impianti, calo della produzione di energia elettrica, prodotta da turbine d'acqua e soprattutto ecco che esplode la guerra fra i montanari e i contadini della grande piana.

Questi ultimi pretendono a gran voce: «Dateci l'acqua che ci spetta, i laghi mollino i rallentamenti verso i fiumi emissari, dalla foce del Lago Maggiore al Ticino, dal lago di Garda al Mincio, dal lago di Como nell'Adda…» I sindaci e gli assessori lacustri rispondono: «Ma neanche per idea: se molliamo la nostra acqua il nostro turismo va a ramengo. Su che cosa attraversano da sponda a sponda i turisti? Mettiamo le ruote ai battelli?!» E i coltivatori di rimando: «Senza acqua i campi di segale, foraggio, pomodori, granoturco, soia, ecc. s'asseccano. Senza acqua tutta l'agricoltura muore e muore anche la Val Padana al completo». Il Governo ha dichiarato lo stato di emergenza, qualche ministro balbettando dice: «Non esageriamo, non create panico!», ma ormai il panico viaggia libero e inarrestabile. Perfino il Papa che, è risaputo, si occupa solo accidentalmente di questioni climatiche, dopo aver ordinato una parure di vesti molto vaporose e ondeggianti, impressionato dalla visione di alcuni documentari sull'emergenza idrica, ha esclamato: «Questo caldo è insopportabile e fa mancare il respiro e l'acqua. Bisogna assolutamente fare qualcosa! L'acqua è un bene di Dio! Dio l'ha creata per dissetare gli uomini, purificarli». «E ogni tanto - aggiunge un cardinale teologo - annegarli con qualche Diluvio Universale». «Per favore, le battute di spirito a suo tempo… Non dimentichiamo che l'universo e l'uomo sono costituiti per gran parte dall'elemento liquido. Mettiamo in campo tutte le nostre forze per rimediare a questa tragedia che ha del biblico».

Nel frattempo la grande stanza dell'udienza si sta riempiendo in religioso silenzio di alti prelati e semplici cappellani. Interviene un segretario: «Santità, siamo in piena campagna per l'eliminazione del Limbo…». «Il Limbo può andare al Limbo!» risponde un po' irritato il Pontefice. «E le coppie di fatto e i matrimoni fra i gay?» «Lasciamoli correre. Non capite che siamo di fronte a un'emergenza irrefrenabile?!» «E i processi in America contro i vescovi pedofili, come li risolviamo?» «Togliete dal Vangelo la frase: “Lasciate che i bimbi vengano a me” e sostituitela con “I bimbi alle bambinaie” e basta così! Pensiamo alle acque! Dio santissimo, quella scena dell'iceberg che si scoglie come una torta di mascarpone e frana nell'oceano con i pinguini che fuggono sommersi dai detriti di ghiaccio era terribile. E quell'altra onda immane che avanza enorme, l'orrendo tsunami che tutto travolge, perfino i turisti tedeschi… spettacolo sconvolgente! Per non parlare della colata di fango prodotta dagli uragani in Sudamerica...»

«El Niño, il bambino mandato da Dio per punirci dei nostri peccati!», esclama un cardinale di prima nomina. «Ma non dite fess… blasfemie: Dio che manda il niño per punire una comunità di disperati, affamati, massacrati dalle carestie e dalle pestilenze, dai briganti, dalle banche del mercato globale coi prestiti a strozzo, dai generali, trafficanti di coca e per concludere la rogna, li anneghiamo nel fango del niño? Ma per favore! Non facciamo i fanatici integralisti! No, no, bisogna fare qualcosa di eclatante che smuova dal torpore le coscienze dei credenti e degli atei, dei fedeli e degli infedeli!» «Basterebbe ripristinare gli acquedotti per il 50% fatiscenti e a pezzi, tanto che va perduto il 42% dell'acqua» dice un cardinale studioso di idraulica. «Il guaio è che quelle perdite - interviene un monsignore di Palermo - in gran parte non sono dovute alla cattiva manutenzione dei condotti ma a veri e propri sabotaggi!» «Di chi?» «Per favore… - interviene aggressivo un vescovo di Catania - non buttiamola subito sulla mafia». E di rimando l'accusatore: «Chiamatela come vi pare ma l'organizzazione che trasporta guadagnando sull'emergenza tonnellate d'acqua durante le crisi idriche è la stessa che frange i tubi e le condutture».

Preoccupato di spegnere lo scontro, interviene un cardinale medico: «Qualche vantaggio questo clima lo dà: grazie all'inverno mite diminuiscono i dolori reumatici». «Già - ribatte un altro specialista in malattie infettive - in compenso aumentano le infezioni e l'imputridire degli alimenti. Per ogni montare della temperatura di un grado si prevedono il 5, 10% di casi in più di salmonella». «Ed è in agguato anche il colera - aggiunge un vescovo missionario - i suoi vibrioni si riproducono meglio nelle acque tiepide, che diventano sempre più veicolo di epidemie». Un cardinale, assalito da un piccolo nuvolo di fastidiosi insetti, si schiaffeggia con vigore a una guancia: «E non dimentichiamoci degli insetti molesti! Vedremo sciami di mosche, zanzare e pappataci a iosa. Non vorrei essere un cavallo!» E così dicendo emette un lungo nitrito con modulazione gregoriana. Quasi in coro dei seminaristi starnutano fragorosamente. Un vescovo commenta: «Per non parlare delle allergie respiratorie». Il cardinale idraulico interviene quasi seccato: «Attenti, amici miei. Qui stiamo girando attorno al problema come tafani ammaliati da una lampada. Ripeto che l'acqua c'è: tutto sta nell'usarla con cura programmata, distribuirla in modo scientifico ed evitare inutili sperperi… insomma risparmiare!» Il Papa lo applaude.

«Avete mai provato - prosegue incoraggiato il cardinale - a sorvolare la città di Roma o di Milano e dintorni? Vedrete una scacchiera infinita di piscine sparse in ogni dove, perfino sui grattacieli e sui palazzi. Ogni bacile è riempito dai 300 ai 400 metri cubi d'acqua. Il ché significa mille piscine uguale 300.000 metri cubi: roba che se rovesciamo tutta 'sta bordata dentro il Tevere provochiamo una piena, d'annegarci tutti quanti! Quindi basterebbe dar l'ordine di svuotare tutti 'sti bacini ricolmi, guai a chi riempie le vasche in periodo di siccità». «Otterremmo un risparmio di milioni di metri cubi d'acqua nel solo periodo d'emergenza». esclama il Papa. «Giusto! - rincara un giovane seminarista - se i ricchi vogliono fare il bagno, scelgano di tuffarsi in inverno, quando piove in gran quantità!» «Zitto al provocatore! - impone un cardinale americano - Attenti che ci vedremmo contro bestemmiando non solo tutti i benestanti con villa, ma anche i fabbricatori di pompe e piscine».

«Sì, d'accordo - interviene il Santo Padre - ma se stiamo attenti a non colpire gli interessi particolari di ognuno è meglio che ci si raduni tutti intorno in ginocchio a recitare un bel rosario, salmodiando: “Santa Madonna aiutaci tu”!» «Giusto! Niente privilegi a cominciare dai nostri! Il Vaticano deve diventare un esempio per tutti gli stati e i governi. Saremo noi i primi a svuotare le nostre piscine Evviva! - applaude un frate missionario - l'acqua che caviamo la distribuiamo ai poveri e ai fratelli africani!» «Piano col populismo mistico - lo blocca il responsabile delle banche Opus Dei». «Non fateci caso andiamo avanti - riprende il cardinale idraulico - il Santo Padre ci sta offrendo una soluzione che dobbiamo applaudire. Diamo l'esempio. Tanto per cominciare nei battesimi basta con l'intingere il bimbo per intiero nella fonte: è sufficiente una spruzzatina e via così. Magari con lo spray… Non dimentichiamoci che nel mondo cristiano nascono ogni giorno centinaia di migliaia di bimbi, significano qualche milione di metri cubi d'acqua risparmiati».

«Io nel risparmio ci metterei dentro anche i gargarismi!» «E io caccerei fuori di qui quel seminarista insolente!» «Calma, abbiamo bisogno anche della sua ironia. - dice il Papa - Nel mio studio sul Vangelo ho scoperto che Gesù era anche provocatorio e spiritoso». «L'ho sempre sospettato» commenta il suo segretario.

Proseguiamo - incita il Papa - tanto per dar l'esempio, ordineremo di acquistare pannelli solari da installare su tutti i tetti e i terrazzi dello stato del Vaticano». «Ottima idea, Santo Padre. Proporrei di foderare di pannelli solari concavi anche le cupole. E usare piccoli assorbenti di energia termica da sostituire ai sampietrini». «Non esageriamo - frena il maestro di cerimonie - Fermiamoci alle cupole che è già abbastanza suggestivo! Con un’operazione del genere il Vaticano sarà chiamato la Svizzera di Dio!». «Certo e soprattutto è un forte incentivo a seguirci nella nostra opera da parte di tutti i fedeli». A questo punto il pontefice si inginocchia portandosi le mani sul viso. Sussulta. Sembra stia piangendo e ripete: «Perché, perché questa menzogna??».

Tutti i grandi prelati gli si fanno intorno: «Diteci Santo Padre, comunicate anche a noi la vostra angoscia». Il Santo Padre leva il viso e volge lo sguardo su ognuno: «Sapete cosa mi sconvolge maggiormente, in tutto questo cataclisma? L’ottusa e costante preoccupazione da parte dei reali responsabili, seguiti da una buona metà dei mass media, di mascherare il movente, cioè il fulcro portante della tragedia. Sto parlando dell’effetto serra. Negli ultimi tempi ho assistito, visionato diecine di documentari sulla crisi idrica e su quella dei propellenti, ma nessuno o quasi durante e alla fine del servizio ha mai avvertito l’onestà morale e scientifica di dover denunciare chiaramente cosa sta causando tutto questo disastro. Si sottintende, si sfiora il problema senza mai metterlo a fuoco chiaramente: politici e spesso anche scienziati svicolano e soprattutto mentono.

È colpa, dicono, dello scombussolamento atmosferico, del fenomeno calorifico, ma nessuno spara il concetto chiave eppure ormai è risaputo: tutto nasce dal fatto che la terra si sta surriscaldando oltre misura. E da che è provocato questo disastroso calore? Perché l’uomo o meglio coloro che gestiscono l’economia, il profitto, gli affari, l’utile netto, lo sfruttamento dei beni energetici, truccano tanto ignobilmente la risposta e si guardano bene di scoprirsi, levarsi in piedi e gridare: “Noi siamo i responsabili di questa catastrofe. Noi sapevamo da anni che percorrendo questa strada lastricata di egoismo e avidità saremmo giunti a tanto sconquasso. E in questo ci hanno appoggiato soprattutto i politici, i quali godevano di percentuali altissime nella vendita dei propellenti inquinanti. Essi elargivano denari affinché case automobilistiche di grande prestigio sperimentassero e producessero nuove vetture a energia alternativa: gas, elettricità, idrogeno ma la maggior parte di queste industrie non ne ha fatto niente, ha usato quei miliardi per impiantare altre fabbriche in Paesi sottosviluppati dove pagare il meno possibile la manodopera, con catene di montaggio strutturate per fabbricare auto e camion mossi da petrolio o suoi derivati sempre ad alto inquinamento”. Questa è una grande truffa ai danni dei cittadini del mondo intiero, un crimine che non verrà mai contestato».

«Scusate - interviene un semplice cappellano ma che vantaggio può produrre alla fine una simile politica che ha come unico risultato il traforare l’ozono fino alla troposfera, così da distruggere la difesa e l'equilibrio termico della terra?!». Il Papa si avvicina a lui e cingendogli le spalle gli risponde «Hai detto bene figliolo, ma il potere, specie quello economico, come ci ha insegnato un certo Gramsci, è parallassico, cioè le sue immagini non conoscono prospettiva, non individuano percorsi alternativi di variante, nel loro Dna c'è solo un obiettivo: il profitto. E al loro servizio sta il potere politico. Ma dico? Sapete che Gorge Bush e il suo staff fino a poco tempo fa non hanno fatto altro che rimuovere dai loro incarichi tutti quegli scienziati e ricercatori che nelle loro conferenze e pubblicazioni davano notizie allarmanti sullo stato del pianeta, e soprattutto che puntavano il dito contro lo smodato impiego di propellenti oleo-minerali». Ormai ognuno ha preso coraggio e vuol intervenire. Anche un parroco di montagna dice la sua: «Be’, che cosa ci si può aspettare da un petroliere, nato da padre petroliere e a servizio delle Sette Sorelle?!».

«A proposito di petrolio e petrolieri - dice il Papa sollevando un libro per mostrarlo a ognuno - lo conoscete? È un testo di Gian Curchiòn, autore de “Il Settimo cataclisma”, dove descrive cosa sta succedendo sul nostro pianeta da qualche anno a questa parte. Il disgelo del ghiaccio nei poli causerà una crescita notevole del livello del mare, specie quelli interni come il Mediterraneo, da cinque a dieci metri il ché significa che tutte le coste dell'Adriatico, del Tirreno e via dicendo compresi i centri balneari, saranno interamente sommerse. Attenti, però Curchiòn non è un fanatico della scienza cataclismica. Tutto quello che ha previsto negli ultimi 40 anni s'è avverato e oggi ci avverte che il disequilibrio atmosferico sta crescendo a ritmo non matematico ma geometrico il ché vuol dire: il BANG!, definitivo dell'inquinamento atmosferico con relativo effetto serra dal quale non si potrà più tornare indietro è già alle porte, cioè a dire che se non riusciamo a virare immediatamente in contro catastrofe… saremo all'ultima spiaggia!». I prelati in coro: «Salva nos, domini!». In quel momento si spalanca una porta e, preceduto dal maestro di cerimonia, entra uno scienziato famoso: viene presentato al Pontefice che addirittura s'inchina davanti al lui. Il maestro di cerimonie interviene: «Mi fa piacere che l'abbiate già riconosciuto. Voi, Santità sapete tutto del Professore, immagino… premio Nobel per la fisica…». «Ma certo, ho avuto il piacere di leggere del suo progetto di interventi addirittura rivoluzionari contro il degrado ambientale». «Sono onorato!» - esclama lo scienziato. «Ma poi cos'è successo?». «Il governo di allora non ha gradito le proposte, Santità, e sono stato licenziato quasi su due piedi».

E il Papa prosegue: «Già… ricordo e fu assunto immediatamente dal governo spagnolo. E cosa è successo in seguito, Professore?». Il Nobel con voce sommessa spiega: «A differenza dei ministri del mio Paese, quelli iberici mi hanno dato carta bianca e io ho proposto di mettere in atto tutto ciò che qui mi avevano impedito di realizzare, cioè un vero e proprio tappeto steso in tutti gli spazi possibili del territorio». «Un tappeto di che?» chiede molto interessato il Pontefice. «Di pannelli solari di varie dimensioni e applicazioni. Pannelli che si auto indirizzano verso il sole seguendo il suo percorso, pannelli a movimento programmato e fissi e soprattutto imporre al governo una legge che obblighi i costruttori di case e palazzi di qualsiasi tipo a installare grandi piani di cattura termica, torri eoliche, pareti coibenti in ogni progetto, tanto che in breve tempo la Spagna è montata in testa a tutte le nazioni più progredite nella produzione di energia alternativa». «Complimenti! - esclama il Papa in tedesco - Non potreste realizzare anche per l’Italia un programma analogo?». «Son tornato proprio per questo, Santità». «Oh bene… siete dunque stato riassunto dal nostro governo?». «Sì e siamo già in azione, soltanto che purtroppo dobbiamo superare un sacco di difficoltà. La prima è quella culturale: coinvolgere responsabilmente non solo la popolazione ma anche e soprattutto la lobby del potere economico industriale. Appena proponi a quei manager di capovolgere l’intero sistema di trasporto, soprattutto quello su gomma, annullare, seppur per gradi, ogni propellente inquinante, succede il finimondo, ti si rivoltano contro con violenza inaudita. Il loro life-motiv è “il petrolio non si tocca! Finché ce n'è adoperiamo quello… a costo di andare a picco».

Cambio di scena improvviso. Si levano voci che provengono dal gran corridoio. All'istante dal portale si affaccia una guardia svizzera con tanto di elmo e divisa a righe gialle e rosse. «Che c'è?» esclama il maestro di cerimonie. La guardia svizzera si getta ai piedi del Pontefice e implora «Ascoltatemi, Santità, e innanzitutto perdonate la mia sfrontataggine e l'inganno…». «Che inganno?». «Io non sono una vera guardia svizzera. Sono solo un reduce dal Kosovo». «E perché vi siete travestito da guardia del Vaticano? A che scopo?». «Era l'unico modo per riuscire a parlarvi. Questo costume me lo sono procurato a Cinecittà, nelle sartorie». «Va bene, va bene. Vuoi parlarmi? Che hai da comunicarmi?». «Sto per morire, Santità. Altri 516 miei commilitoni sono già stati colpiti dalla stessa sindrome o patologia, detta appunto sindrome dei Balcani e 46 sono già morti. Io sarò uno dei prossimi». Un brusio di duolo si leva nella sala delle udienze. Il Pontefice afferra per un braccio il giovane e lo conduce verso una poltrona che sta nel centro. Lo invita a sedersi. «Di che malattia si tratta, figliolo?». «Non si sa». «Come non si sa?». «Alcuni medici dicono che la causa è da trovarsi nell'uranio impoverito collocato nei proiettili e in altri ordigni che quando esplodono contro un bersaglio sviluppano temperature elevatissime…». Il ragazzo non riesce a continuare per l'emozione. Lo sorregge un prelato, professore di termofisica: «Forza, figliolo, stai dando notizie giuste - e prosegue al suo posto - le temperature allo scoppio superano i 3.000 ° C per l'uranio». Il ragazzo riprende: «Tutto ciò che si ritrova nell’intorno del punto di scoppio viene fuso, vaporizzato e diventa radioattivo».

Quasi all'unisono il termofisico e il reduce in coro continuano: «Si forma così una specie di aerosol che viene disperso finemente in atmosfera, in ogni direzione». «Ho capito» commenta il Pontefice «Così se tu, soldato, ti ritrovi nei pressi e respiri questa polvere finissima che contiene tutti gli elementi che si trovavano all'interno dell'esplosione…». «Sì, esatto, Santità, ma elementi combinati e fusi fra di loro… fino a creare un cocktail chimico letteralmente devastante. Il guaio - puntualizza il soldato - è che noi anche se ci troviamo in zone dove l'esplosione è avvenuta mesi prima, respiriamo ancora questa polvere terribilmente nociva che può restare sospesa nell'aria per tempi lunghissimi e verso la quale non c'è protezione alcuna». «Ah, ma quindi la causale della sindrome dei Balcani non è l’uranio impoverito». «Esatto, Santità!» Esclama il prelato termofisico «L'uranio è soltanto il catalizzatore della supercarica esplosiva. Infatti i tecnici di laboratorio non hanno mai trovato tracce di uranio nel sangue e nelle viscere dei contaminati, in quanto quel metallo volatilizza rapidissimo».

«Insomma - conclude il Papa - l'uranio organizza il disastro e come un killer furbo se la svigna». «Proprio così». «E che malattie determina questo killer?». E il ragazzo fattosi forza elenca: «Tumori di vario genere e in diverse parti del corpo, leucemie, forme infiammatorie croniche…». «Arsenico, Mercurio e Piombo, per esempio - dice il prelato termofisico - resi impalpabili riescono a inserirsi nel sangue e a raggiungere il cervello…». E il ragazzo aggiunge: «Queste nanopolveri…». «Si chiamano così?» chiede il Papa «Sì, nano, hanno la facoltà di contaminare…» il ragazzo si blocca. «Prosegui, figliolo. Fatti forza». «Non è questione di forza, Santità, è che dovrei pronunciare un termine… come dire… sconcio…» «Fai pure… sono vaccinato». E il ragazzo, prendendo un gran sospiro, conclude: «Potrebbero contaminare anche lo sperma». Pausa. I prelati in gran numero tossiscono. «Per favore, superiamo l'imbarazzo: stiamo parlando di scienza e la scienza non è mai oscena. Allora, lo sperma dei militari viene contaminato». «Sì, e se si hanno rapporti, come dire conoscenza bibliche, con una partner, questa viene a sua volta contaminata e sviluppa a livello vaginale… - riprende respiro - piaghe sanguinanti molto dolorose…». I giovani seminaristi vengono allontanati con un gesto deciso del maestro di cerimonie. Fanno qualche passo indietro ma non escono. Il Pontefice è visibilmente turbato. «E' una storia davvero sconvolgente» commenta «E’ per questo che odiamo tanto la guerra». «E che fanno i governi? Ho letto di reduci contaminati americani dopo la guerra del Golfo, bimbi nati con gravi anomalie… e il nostro governo, come si comporta?». «In Senato è stata istruita la Commissione uranio impoverito che già nella passata Legislatura ha condotto un’inchiesta davvero meritevole, tanto da indurre i responsabili del nostro esercito ha riconoscere che tutte queste patologie sono provocate da esplosioni di proiettili all'uranio, sono riconosciute come malattie per “causa di servizio”, ma non per l'uranio e quindi niente cure, ospedali, pensione, risarcimento a tutti quei militari che ne sono stati colpiti».

«È una situazione generale davvero oscena» - esclama il Papa - «da una parte ci troviamo con una catastrofe ecologica-ambientale imminente con intiere popolazioni che nell’Africa e nell’Asia sono costrette ad abbandonare i propri territori che ormai disertificati non producono nulla che li possa nutrire; malattie che si potrebbero debellare facilmente non vengono nemmeno prese in considerazione giacché quei popoli non posseggono denaro per acquistare i vaccini indispensabili e il cinismo dei produttori di farmaceutici è diventato davvero orrendo: o paghi il medicinale o crepi. I denari però si trovano per acquistare armi, armi sofisticate e terribili, a tonnellate… cosicché in ogni dove scoppiano guerre con relativi massacri. I Paesi ricchi e forti dovrebbero intervenire a fermarle ma a loro volta hanno impostato altre guerre con bombardamenti e stragi contrappuntate da atti di terrorismo orribili e ognuno grida che quella carneficina è prodotta solo per ottenere finalmente la pace! Governi che hanno nella Costituzione come articolo fondamentale il ripudio della guerra e nello stesso tempo spendono miliardi di euro per acquistare macchine da combattimento, aerei d'attacco e distruzione. E poi giurano solennemente che non tradiranno mai il fondamento essenziale della propria Costituzione! È come se si osservasse una nave sbattuta dalle tempeste che va alla deriva verso scogli acuti come lame e sul vascello marinai e passeggeri, donne e uomini, si scannano a vicenda e si scaraventano l'un l'altro a mare».

Il folto gruppo dei prelati si è ammutolito, poi un ragazzo seminarista esplode: «Padre… Santo Padre, qual è la soluzione?» «Pregare… - silenzio e poi riprende - questa è la risposta più ovvia. Ma rimandare sempre immancabilmente la soluzione all'intervento divino non è una soluzione da buoni cristiani, “non approfittare mai della magnanimità di Dio”, dice il Vangelo, “ognuno parli e sollevi le braccia per farsi ascoltare”. In situazioni del genere il silenzio è sintomo di assenza. Siate indignati e protestate. Non per far baccano, ma per sollecitare attenzione e far intendere che non siamo disposti a farci cancellare come una qualsiasi razza in via di estinzione. Difendiamo la vita dei deboli e degli ignari… salvando anche la nostra vita». Post scriptum: ho riletto questa concione… Sono malinconico ma soddisfatto, forse abbiamo un Papa che merita tutta la nostra attenzione.

 

 

 

 

 


Gli impieghi dell’Otto per Mille

ATTENZIONE! ATTENZIONE!!! MOLTO IMPORTANTE! LEGGERE TUTTO E DIFFONDERE.


 

Se ci si prende la briga di verificare come la Chiesa Cattolica abbia effettivamente impiegato i fondi ricevuti dall’otto per mille, ci si accorge che le cose, in realtà, sono ben diverse da come appaiono: non hanno nulla a che fare con gli spot pubblicitari di questi mesi, dove si vedono immagini di bambini e anziani felici, case e scuole nel terzo mondo.

All’indirizzo internet 8xmille.it è possibile consultare il rendiconto di spesa dei fondi assegnati con l’otto per mille, così come pubblicato dalla C.E.I. In particolare, prendendo come riferimento i fondi assegnati nell’anno 2005, si può evincere quanto segue:

Impiego dei fondi assegnati

 

Sacerdoti                              € 315.000.000

Culto e pastorale                    € 271.000.000

Edilizia di culto                      € 130.000.000

Carità                                    € 115.000.000

Terzo Mondo                         €   80.000.000

Beni culturali                         €   70.000.000

Fondo di riserva                     €     3.000.000

Totale dei fondi assegnati   € 984.000.000

 

 

 

Esaminando le voci appena elencate, ci si accorge che la più significativa (circa il 32% del totale) è quella relativa al sostentamento dei sacerdoti: il 57% dei fondi necessari al sostentamento del clero deriva dall’otto per mille dell’IRPEF, dallo Stato italiano.(...)

La seconda voce di spesa (circa il 28% del totale), è denominata “Culto e Pastorale”: Fondo catechesi per l’educazione cristiana (60 milioni di euro);Tribunali ecclesiastici regionali (7 milioni di euro); Fondi attribuiti alle diocesi (cioè ai vescovi) per il finanziamento di varie attività quali esercizio della cura delle anime, formazione del clero, di nuovo catechesi e formazione cristiana, facoltà teologiche e istituti religiosi (155 milioni di euro). (..)

Circa il 13% del finanziamento totale viene poi destinato alla cosiddetta “Edilizia di culto”, cioè agli interventi edilizi in favore delle parrocchie, delle case canoniche, delle aule per il catechismo (ma non dei parcheggi, delle palestre, degli impianti sportivi, delle aule scolastiche).

(…) Fatti i conti risulta che, per ogni dieci euro di IRPEF che l’ignaro contribuente decide di versare nelle casse della Chiesa Cattolica, solo tre vengono effettivamente destinate alle finalità che probabilmente l’hanno spinto a operare la sua scelta come il volontariato e l’assistenza ai poveri e ai bisognosi. (…)

Che dire poi di tutti i fondi che pervengono alla Chiesa da coloro che NON hanno deciso di destinarglieli, che costituiscono il 60% del totale?

 

Il meccanismo dell’otto per mille è apparentemente trasparente: ogni cittadino che presenta la dichiarazione dei redditi sceglie se destinare l’8‰ della propria IRPEF allo Stato, alla Chiesa Cattolica, agli Avventisti, alle Assemblee di Dio, ai Valdesi, ai Luterani, agli Ebrei, ovvero se non operare alcuna tra queste scelte.

È proprio in quest’ultima eventualità, tuttavia, che si annida la parte “non trasparente” della questione; perché tutte le quote dell’8 per mille per le quali non è stata esercitata alcuna scelta (che costituiscono decisamente la maggioranza) non rimangono acquisite al normale gettito fiscale (come sarebbe lecito attendersi), ma vengono comunque ridistribuite tra i sette beneficiari, nella proporzione corrispondente alle scelte effettuate da chi ha inteso esercitare l’opzione.

Per chiarire il meccanismo è opportuno avvalersi di un esempio pratico, utilizzando i dati relativi ai redditi dell’anno 2000, dichiarati nel 2001.

Importo complessivo dell’8 per mille € 897.077.477

Contribuenti che hanno espresso la scelta 39,62%

Contribuenti che non hanno espresso la scelta 60,38%

Gettito IRPEF corrispondente alle scelte espresse € 355.422.084

Gettito IRPEF corrispondente alle scelte non espresse € 541.655.363

Ci si aspetterebbe, si diceva, che questi ultimi cinquecento e passa milioni di euro non siano stati destinati ad alcuno, poiché i contribuenti non hanno espressamente richiesto che tale destinazione avesse luogo; invece tali fondi, come previsto dalla legge, sono stati ridistribuiti tra i sette beneficiarî; in base alle percentuali espresse da coloro che hanno assegnato il loro otto per mille.

Ll’8 per mille non optato (pari a a cinquecento milioni di euro abbondanti) e lo si ripartisce tra i sette beneficiarî, nelle stesse percentuali risultanti dalle scelte di chi ha esercitato l’opzione: alla Chiesa Cattolica, quindi, andrà l’87,25% di quell’importo, allo Stato il 10,28%, e così via, con le sole eccezioni dei Valdesi e delle Assemblee di Dio, le quali non partecipano a questa seconda distribuzione, poiché devolvono la loro quota allo Stato.

L’effetto paradossale di questo meccanismo, effetto che balza immediatamente agli occhi, sta nel fatto che i beneficiarî dell’8 per mille (e in primo luogo la Chiesa Cattolica) si vedono distribuire non solo i fondi di coloro che hanno scelto a chi erogarli, ma anche il denaro di coloro che non hanno voluto esprimere alcuna scelta. Per dirla con semplicità, non c’è scampo: l’8 per mille dell’IRPEF di ciascun contribuente deve per forza essere destinato a uno o più di questi sette soggetti, che lo si voglia o no.

Il che produce, dati alla mano, ulteriori effetti ancora più paradossali.(…)

Beneficiario           Fondi derivanti da scelte espresse       Fondi derivanti

                                                                                     da scelte non espresse

Chiesa Cattolica      310.105.768                                  472.594.304

Stato                       36.537.390                                    63.644.505

Valdesi                    4.513.860                                      0

Comunità Ebraiche  1.492.773                                      2.274.953

Luterani                   1.101.808                                      1.679.132

Avventisti                959.640                                         1.462.469

Assemblee di Dio    710.844                                         0

TOTALE               355.422.084                                  541.655.363

Com’era ovvio aspettarsi (il numero di contribuenti che non esercitano l’opzione è di gran lunga superiore al numero di coloro che optano), ciascuno dei sette beneficiarî (con le due eccezioni di cui si è detto) percepisce la maggior parte dei fondi non da chi ha voluto destinarglieli, ma da coloro che non hanno espresso alcuna intenzione in tal senso.

Ecco quindi i cittadini, credenti o meno, finanziano l’attività della CEI e pagano stipendi ai sacerdoti.  Per questo motivo è nato l’appello di Micromega, volto al sostegno della Chiesa Valdese: quest’ultima utilizza SOLO la quota espressa dell’otto per mille rifiutando la seconda ripartizione per soli scopi di beneficenza e opere di carità. Nel sito ufficiale si legge lo slogan “UN POZZO PER L’ACQUA, UN PROFILATTICO CONTRO L’AIDS UN SORRISO ALLA VITA”; e  il regolamento sull’uso dei fondi: “ il sinodo ha fissato però criterio guida: la somma ottenuta non è per fini di culto, ma unicamente per progetti di natura assistenziale, sociale e culturale e che una quota corrispondente al 30% dell'importo totale è riservata a progetti nei Paesi in via di sviluppo, in collaborazione con organismi internazionali religiosi e laici. Asili, case di riposo, risparmio energetico, giovani, infanzia, case di quartiere, ricerca sulla staminali, questi sono alcuni dei progetti finanziati dalla chiesa valdese con l’otto per mille.

 I progetti etici da cui si fa coinvolgere la Chiesa Cattolica, invece sono a volte discutibili, come ad esempio la CARTA SERVIZI PER ECCLESIASTICI:

 

 

 

 

 

I primi a riceverla sono stati i cardinali, i vescovi e i superiori delle congregazioni religiose, che così potranno pagare di meno le bollette della luce, del gas e del riscaldamento, avere sconti sull'acquisto di generi alimentari e di biglietti aerei, fare benzina alla Api-Ip con numerose agevolazioni e vedere aumentati gli interessi e diminuite le spese sui loro conti in banca.

Sono alcuni dei vantaggi garantiti dalla Re-card, una particolare "carta servizi riservata esclusivamente – spiega l'opuscolo informativo che promuove l'iniziativa – al mondo religioso ed ecclesiastico per dare una risposta concreta alle specifiche esigenze del mondo della Chiesa, assicurando notevoli risparmi nell'acquisto di beni e servizi, appositamente selezionati, grazie a vantaggiose convenzioni stipulate con primarie aziende".

L'iniziativa è del gruppo Re, una Società per azioni fondata nel 1984 da Vincenzo Pugliesi e Francesco Alemani Molteni che offre consulenza e servizi immobiliari, finanziari e gestionali soprattutto agli organismi della Chiesa italiana (diocesi, parrocchie, scuole, ospedali e istituti religiosi). (…).

 

 

 

 

 

In totale 60mila card, inviate gratuitamente, che raggiungeranno ogni angolo del mondo ecclesiastico e religioso italiano. La proposta è allettante. Il gruppo Re, infatti, ha stipulato delle convenzioni con sette aziende che propongono sconti ed agevolazioni a tutti i sacerdoti, i religiosi e le religiose che faranno acquisti da loro: l'Enel garantirà 15 giorni all'anno di elettricità gratis e tariffe bloccate per 2 anni; Air One uno sconto dell'8% sui biglietti aerei; Savarent (gruppo Fiat) ed Europcar prezzi agevolati per il noleggio di autoveicoli a breve e a lungo termine; San Pellegrino acqua e bibite a prezzi scontati; Metro (grande distribuzione) una serie di generi alimentari e beni di consumo in offerta speciali; Api-Ip il raddoppio dei punti-premio ad ogni rifornimento carburante.

 E per chi vorrà, la Re card potrà essere usata anche come bancomat o carta di credito ricaricabile, grazie alla convenzione bancaria che il gruppo Re ha sottoscritto con alcuni dei principali istituti di credito italiani. Inoltre, tutti i possessori della card, se sceglieranno una delle banche convenzionate con il gruppo, potranno godere di "un trattamento economico di assoluto vantaggio" (maggiori tassi di interesse e minori spese) grazie ad una serie di "banche sensibili al mondo della Chiesa ed alle sue necessità specifiche".

 È proprio la convenzione bancaria, però, a far emergere diverse contraddizioni. Il gruppo, infatti, dichiara di operare "nel rispetto dell'etica interpretata secondo la morale cattolica", tanto che sostiene di essere stato "antesignano e promotore della finanza etica in Italia.

Ma Gli istituti di credito con cui però il gruppo ha stipulato la convenzione – e che ora propone ai sacerdoti e ai religiosi italiani – non sembrano brillare per comportamenti etici: la maggior parte di essi, infatti – come documenta la Campagna di pressione alle ‘banche armate' promossa dalle riviste "Missione Oggi", "Mosaico di Pace" e "Nigrizia" – , da anni sono coinvolti nel commercio delle armi. Si tratta cioè di istituti di credito che svolgono operazioni di riscossione di pagamenti per conto delle industrie produttrici di armi, incassando poi compensi che vanno dal 3 al 10 per cento della commessa: Unicredit, che nell'anno 2005 ha effettuato 61 operazioni in appoggio all'export di armi per 101 milioni di euro; il gruppo San Paolo Imi (che dal 1 gennaio 2007 si è ‘fuso' con Banca Intesa), 109 operazioni per quasi 165 milioni di euro; Banca popolare di Milano, 26 operazioni per quasi 35 milioni di euro (e già 15 operazione per oltre 20 milioni di euro nel 2006, v. Adista n. 3/07); Banco di Sicilia, 6 operazioni per 27 milioni di euro. E poi c'è la Banca Agricola popolare di Ragusa, che non è implicata nel commercio delle armi ma che è stata recentemente condannata, sia in sede penale che civile, per illeciti di varia natura.

 Da un articolo di Alessandro Capriccioli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


I conti dei terremoti

di Bernardo Iovene

Il 31 Ottobre del 2002 c’è stato un terremoto in Molise e, secondo la rassegna stampa, sono stati assegnati addirittura 300 milioni di euro per la ricostruzione. A distanza di 5 mesi, i cittadini che avevano la casa agibile non ci potevano entrare per 200 metri di strada da terminare. In pratica, sono state costruite case di legno non necessarie, per cittadini che avevano la casa agibile.  
 
Gli esperti hanno addirittura progettato di ricostruire una S. Giuliano da un’altra parte, come successe per Bisaccia, in Irpinia, un paese che ha goduto dei fondi per il terremoto, anche se non era stato danneggiato.  

 Nel 1980, siccome di soldi da spendere ce n’erano tanti, si e’ pensato di spostare il paese di Bisaccia dall’altra parte della collina. Il sindaco di Bisaccia all’epoca era nientemeno che il Ministro per il Mezzogiorno. Più di 250 miliardi sono serviti per distruggere la comunità che stenta a riconoscesi nel nuovo paese. Il terremoto aveva riattivato un fenomeno franoso, secolare e, sull’onda di questa situazione il potente di allora, il senatore De Vito, è riuscito ad inserire il paese tra quelli disastrati, e quindi a farlo  ricostruire completamente. Il paese nuovo, progettato da un famoso architetto di Napoli, compreso la chiesa, è tutto in cemento (..). Le case non abbattute del paese vecchio,  ormai di proprietà del comune, sono state ristrutturate, ma, adesso, sono disabitate o in vendita. Rimanendo in Irpinia, il terremoto del 23 Novembre 1980 e le scosse dei mesi successivi hanno prodotto questi numeri: 2.735 morti, 8.850 feriti, 280.000 senza tetto.  

Tre giorni dopo il disastro, l’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini, andò in visita e, ricordando quella che fu una vergogna tutta italiana, il Belice del '67, fece questa dichiarazione: “A distanza di 13 anni non sono state costruite ancora le case promesse, i terremotati vivevano ancora nelle baracche, eppure allora furono stanziate le somme necessarie. Mi chiedo? Dove è andato a finire questo danaro? chi ha speculato su questa disgrazia? E se c’è qualcuno che ha speculato, è in carcere come dovrebbe essere? Perché non c’è infamia peggiore che quella di speculare sulle disgrazie altrui”.  
 
In carcere non ci andò mai nessuno per gli scandali del Belice. E in Irpinia non si è placata la capacita’ di speculare sulle disgrazie, perché i conti sono ancora aperti e a più di venti anni di distanza vengono chiesti 4.000 miliardi di vecchie lire. 

Dieci anni dopo, nel 1990 sulla ricostruzione delle zone colpite dal terremoto si apre una commissione d’inchiesta presieduta da Oscar Luigi Scalfaro. Nella relazione si legge che dopo 10 anni 28.572 persone vivono ancora nella roulotte e nei containers e 4.405 negli alberghi. Dalla relazione emerge che furono spesi 50.000 miliardi di lire di allora, ma solo la metà erano realmente serviti per la ricostruzione. E' necessario capire dove sono finiti 25.000 miliardi. 

La relazione, documentata lira per lira,  viene mandata alle procure, che archiviano. 
Parte un’ispezione ministeriale che accerta i finti terremotati che si costruiscono con denaro pubblico una casa nuova dove non ce n’è mai stata una vecchia, terremotati veri che riescono farsene due di case.  
 
Per avere il contributo bastava un atto notorio e la perizia di un tecnico che quantificava il danno, definita “ perizia giurata”, e il compito delle commissioni comunali era quello di approvare. (…) 
 
Di casi di gente che si e’ fatta la casa nuova con il denaro pubblico, senza averne diritto, ce ne sono sono almeno 5.000, con il 62% di  archiviazione. 

 C’è stato un fenomeno di rimozione, nel senso che i magistrati inquirenti, che dovevano essere il motore giudiziario, di fronte a questi fatti non li hanno mai considerati reati. Poi c’è il capitolo delle opere pubbliche(…): dall’accertamento dei carabinieri emerge che gli incarichi di progettazione non venivano affidati ai tecnici del comune, ma a tecnici esterni amici di amici e pagati profumatamente. 

Secondo la relazione della Commissione Scalfaro quel terremoto fu un’opportunità per creare sviluppo in una zona depressa, costruendo strade e industrie, con finanziamenti a fondo perduto. (…). Ora, nell' area di Calitri, il 50% delle fabbriche funziona e il 50% o non è partito od è fallito. (…) 
 
Diciamo che in tutta l’area industriale il contributo dello Stato si aggira intorno ai 60-70 miliardi. (…) Vicino a Lioni, il paese completamente distrutto dal terremoto, c' e’ la Iato, una fabbrica ligure, che aveva promesso 80 posti di lavoro e per questo ha avuto 10 miliardi di finanziamento, ma e’ successivamente fallita. Si è scoperto più tardi che sotto la pavimentazione del capannone il proprietario aveva nascosto materiale altamente tossico, polvere di arsenico proveniente dagli altiforni di La Spezia. Oltre il danno, la beffa: lo Stato ha dovuto pagare con soldi pubblici per la bonificare il danno fatto da un privato perché a monte c’è stato un fallimento e quindi il terreno è tornato di proprietà del Ministero. A decidere dove portare le fabbriche fu Zamberletti, all’epoca Commissario straordinario del Governo e poi Ministro per gli interventi nelle zone terremotate e poi presidente della società Ponte sullo Stretto(…).  
 
Ci sono stati comportamenti eclatanti come una superstrada di 11 chilometri costata 29 miliardi a chilometro, 25-26 miliardi più del normale. 
 
In pratica i soldi andavano ad alimentare un grosso ceto politico imprenditoriale affaristico e la camorra. Una divisione tra politici irpini e napoletani. Al vertice c'era Pomicino, poi c'era il socialista Carmelo Conte e anche qualche liberale. 

Grazie all’intervento di Pomicino l’impresa costruttrice ICLA ha avuto moltissimi appalti del dopo terremoto, ma tutti i politici avevano le loro imprese di riferimento: Franco De Lorenzo aveva la Borselli & Pisani, Di Donato aveva la COMAPRE, Gava la IMEC, Scotti la Carriero & Baldi e la Giustino Costruzioni. (…). 
Le tangenti che gli imprenditori pagavano ai politici sono state accertate dal tribunale di Napoli, ma i reati sono stati prescritti per decorrenza dei tempi. La maggior parte delle dazioni illecite sono state ammesse da chi le ha effettuate. In linea di massima quelli che hanno confessato sono imprenditori. I politici coinvolti di maggiore rilievo sono nomi noti: Paolo Cirino Pomicino, Vincenzo Scotti, Severino Citaristi, Franceso di Lorenzo, Antonio Gava, Giulio Di Donato, e poi il capolista, diciamo, degli imputati, Antonio Fantini (l’allora Presidente della Regione Campania).
 

 
 
 
Leggendo il capo d'imputazione ci sono una serie di dazioni, alcune plurimiliardarie(…).Parecchi miliardi sono finiti un po’ ai partiti, un po’ ad onorare dei voti alla Madonna, un po’ agli imprenditori che hanno costruito.  Tra le dazioni ce n’è una di 300 milioni consegnata personalmente a Cirino Pomicino in relazione all’asse mediano, a Napoli. Una strada ancora incompiuta, con tanti svincoli chiusi e che i cittadini chiamano la strada assassina: 300 incidenti all’anno, quasi uno al giorno. 
 
(…) Per finire a Napoli città restano ancora 300 palazzi da sistemare. E tra questi 300 palazzi, c’è l’ennesima beffa: le lesioni del terremoto si stanno riaprendo a causa degli interventi non perfetti fatti al tempo.  
 
Eppure, volendo, si possono scegliere altri esempi. Il Friuli ha avuto quasi 1000 morti nel maggio del 76, e 8 anni dopo i paesi distrutti erano stati completamente ricostruiti. Il Friuli all’epoca era una misera terra di emigranti. Il terremoto del 6 maggio 1976 colpì 137 comuni, i morti furono 989 i feriti più di tremila, 75.000 le case danneggiate, 18.000 quelle distrutte. Osoppo è andata giù quella notte del 6 maggio. Cinque anni dopo le persone cominciarono a rientrare nelle case nuove e nel giro di otto anni il paese era completamente ricostruito. Il popolo friulano che nel momento del terremoto gridava fortemente facciamo “di bessoi” che in friulano significa: da soli.  
 
Nessuna ditta, nessun proprietario ha fatto un abuso edilizio. Secondo Ezio Lenuzza , ex  vice sindaco di Osoppo, l' ottimo risultato è stato ottenuto perché hanno fatto un piano regolatore di distribuzione fondiaria in funzione alle esigenze abitative e la gente ha rispettato gli strumenti del piano. Non c’è stato nessuno che ha cercato di fare il furbo, che ha cercato di prendere un finanziamento che non gli spettava e se ci sono stati degli errori i soldi sono stati restituiti. Fù fatta la baraccopoli per alloggiare gli sfollati e, dall’ '82, in poi man mano che si verificavano altre gravi situazioni di necessità in giro per l’Italia qui si smontavano le baracche e partivano per le nuove destinazioni. Per molti il contributo ha coperto il 50% dei costi ed il resto l'hanno messo di tasca loro. A Gemona: la città simbolo con 396 morti, 2000 case distrutte altrettante danneggiate. Quello che è stato distrutto è stato completamente ricostruito. Tutto al meglio con umiltà da parte di tutti autorità e gente. Tutti uniti senza polemiche destra, sinistra, centro. Un esempio su tutti, l’ospedale di Gemona e’ stato ricostruito senza chiedere nulla allo Stato. E' stato ricostruito con dei mutui, a carico dei cittadini e adesso è il migliore che ci sia in Regione. Un dato di fatto sulla classe politica: democristiani e socialisti hanno gestito i soldi In Irpinia, come erano democristiani e socialisti quelli che hanno gestito i soldi in Friuli.
 Fonte http://www.report.rai.it, andato in onda il 16.03.03
 

 
 

 
 
 
 
 
 


Il finanziamento pubblico dei quotidiani - i giornali di partito ricevono miliardi di euro

Ricevendo questa lettera, di cui invito la lettura, voglio ringraziare Giorgio per la precisazione e la puntualità.cari saluti
Franca Rame

Cara Franca,Non desidero entrare nel merito del contenuto del tuo articolo sui finanziamenti pubblici all'Editoria.La nostra posizione è fin troppo nota e va nella direzione dell'eliminazione di tutti gli abusi.Credo tu sappia benissimo che il nostro è un giornale "vero" con 82 giornalisti, 7 uscite alla settimana, tutti i servizi e tre cronache regionali.L'Unità è presente in tutti i 38000 punti di vendita 359 giorni all'anno.Tengo invece ad esigere le precisazioni che seguono per i numerosi visitatori del tuo blog:I lettori dell'Unità sanno perfettamente che questo quotidiano accede ai contributi della legge sull'editiria.Se dai una sguardo alla "gerenza" che è pubblicata tutti i giorni in penultima pagina leggerai.... La testata fruisce dei contributi diretti di cui alla legge7 agosto 90 n. 250
Ed ancora, l'Unità viene stampata a Roma e Milano su due nuovissime line di modernissima concezione entrate in produzione nel maggio del 2006Con i miei migliori saluti

Giorgio Poidomani
Amministratore delegato di NIE
Società editrice de l'Unità

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E' una legge del 1981 ad aiutare i giornali di partito perché non in grado di sostenersi da soli. Se cosi fosse oggi lo Stato sborserebbe 28 milioni di euro all’anno. Nell’87 la legge cambia e basta che due deputati dicano che tal giornale è organo di un movimento politico, perché possa essere pubblicamente finanziato. Nel 2001 la legge cambia di nuovo e per ricevere i soldi bisogna diventare cooperativa. La pubblica amministrazione è arrivata così a spendere 667 milioni euro all’anno.Utilizzando la formula dei 2 deputati Il Foglio, per primo, (con 2 deputati di schieramento opposto, Marcello Pera che faceva parte di Centro Destra senatore e Marco Boardi deputato del Centro Sinistra), prende tre milioni e mezzo di euro all’anno. Libero, il giornale che prende di più con la formula dei 2 deputati, riceve cinque milioni e 371 mila euro, dieci miliardi di lire all’anno.Il Borghese prende due milioni e mezzo di euro all’anno. L’Opinione vende tre, quattro mila copie e riceve due milioni di euro. Linea, giornale del Movimento Fiamma Tricolore, in teoria del partito della Fiamma, prende due milioni e 500 mila euro all’anno. In realtà la Fiamma ha fatto causa al giornale, diffidando la Presidenza del Consiglio ad erogare ogni forma di contributo nei confronti di Linea.Fondato nel 1862, Il Roma successivamente caduto in disgrazia, nel 1996 fu rifondato dall’onorevole Tatarella e dall’onorevole Bocchino e prende 2.582 mila euro all’anno.Per ricevere il contributo come giornale edito da cooperativa bisogna essere nelle edicole da almeno 3 anni, ma l'Indipendente, di Bocchino, in edicola da soli 2 anni è innestato in un giornale già in edicola che è la Cronaca di Salerno, giornale salernitano che riceve contributi come giornale edito da cooperativa. Ciò permette di ricevere il contributo anche all'Indipendente, circa due milioni e mezzo di euro l’anno.Il Denaro giornale dell’Europa mediterranea, ottiene un contributo di 2 milioni e 380 mila euro grazie alla firma di tre deputati tre di Forza Italia.Napoli Più, giornale cittadino che vende poche migliaia di copie prende un milione e 185 mila euro.A Roma si fa Il Giornale d’Italia che prende 2 milioni 582 mila euro all’anno, prende i soldi in quanto organo del Movimento Pensionati Uomini Vivi (l’originario Partito dei pensionati).La Gazzetta politica è un altro giornale socialista che fa riferimento allo SDI e alla Rosa nel pugno e ha un contributo di 516 mila euro all’anno. I soldi sono stati presi grazie all’Onorevole Delfino e l’Onorevole Gatto.Dal 2001 il trucco dell’organo del partito non è più concesso. Per non perdere il contributo ormai acquisito questi giornali sono stati trasformati in cooperative.Agli ex movimenti politici lo stato ha concesso però di non adempire agli obblighi delle cooperative dove i dipendenti sono soci. Nel caso dei giornali invece sono dipendenti e basta. Nel Foglio, per esempio, fino al 2005 nella cooperativa c’erano gli azionisti.Il contributo statale si basa sui costi e sulla tiratura. Più copie stampi più aumenta il contributo, ma devi venderne almeno il 25%. L’ Opinione ad esempio, tira 30.000 copie e, se vuole i soldi pubblici, ne deve vendere 7.500. Per riuscirci vende le copie sottocosto a 10 centesimi. L'Unità e Libero sono i due quotidiani che stampano e vendono di più prendono quindi un contributo altissimo.Libero ha preso cinque milioni e 300 mila euro nel 2003 e nel 2005 ha venduto una media di 85 mila, 86 mila copie. Capita però di trovare nei pressi di una metropolitana, tutti i giorni, una cinquantina di coppie “omaggio” per i passanti. Oltre ad alimentare la rabbia degli edicolanti per la “concorrenza sleale” queste copie contribuiscono ad aumentare la tiratura e quindi le tariffe pubblicitarie ed i contributi pubblici.Il Giornale d’Italia ha preso 2 milioni e 58 mila euro all’anno di contributo statale, nel 2004, attraverso Società Editrice Esedra S.r.l. che ha finanziato la Lega Nord per quasi 200 mila euro in cambio di visibilità, presenza, introduzione in settori, ambienti, regioni dove il giornale non arriva.E i giornali dichiaratamente di partito? Se vogliono i contributi oggi devono essere appoggiati da un gruppo parlamentare che è formato da almeno dieci deputati. In questa categoria il giornale che prende di più è L’Unità: 6.400.000 euro all’anno… ma i suoi lettori non lo sanno. L’Unità vende 60.000 copie, ma ne stampa più del doppio e il suo contributo viene calcolato anche su queste copie di scarto, causa le linee di stampa vecchie, che sono 16.000 su 140 mila. Per queste 16 mila copie al giorno che vanno al macero L’Unità incassa 250.000 euro in più all’anno.La cosa strana è che i giornali che prendono il finanziamento per il partito a cui appartengono dicono che non sono giornali di partito.L' Europa ha poche migliaia di lettori, ma per arrivare nelle principali edicole d’Italia il giornale viene stampato in 30 mila copie anche se poi più di 25 mila tornano indietro. Con questa tiratura, insieme al rimborso della percentuale sul costo del giornale, l' Europa percepisce 3 milioni di euro pur vendendo dieci volte meno dell’Unità.Il Secolo d’Italia ha un contributo simile a quello di Europa. Finalmente un vero giornale di partito. 25 giornalisti con uno stipendio medio intorno alle 60 mila euro all’anno per un giornale che vende 2500 copie in edicola e un costo per lo stato di tre milioni di euro all’anno. Se ci sono delle perdite le copre l’editore, il segretario del partito prima Almirante e poi Gianfranco Fini.Liberazione è il giornale di Rifondazione Comunista vende 15 mila copie, ha 14 pagine e prende 3 milioni e 700 mila euro. Liberazione ha 31 giornalisti e 20 poligrafici, tutti pagati in regola, pagati con i contributi. Il direttore prende poco più di tre mila euro al mese.La Padania, organo della Lega, prende 4 milioni di euro e risulta secondo nella classifica dei contributi ai giornali di partito. 22 mila copie in media.Un altro contributo dello Stato va al giornale dei Verdi, spesso di una sola pagina, che non si vende in edicola, ma viene spedito a casa degli iscritti. Nel 2005 ha preso intorno ai 2 milioni e 400 mila e i 2milioni e 500 mila euro. Ha tre giornalisti e due praticanti. E' uscito ancora con 24 pagine. Nel 2005 ne sono state stampate quasi 15 milioni di copie ed in alcuni casi distribuite con il volantinaggio. Regalarlo costa meno che distribuirlo nelle edicole senza venderlo.Anche Il Campanile nuovo organo dell’ UDEUR, viene spedito direttamente a casa. Il giornale tira oltre tremila copie, ma ne vende circa mille. Le restanti vengono distribuite nelle sedi istituzionali, gratuitamente. Con questi numeri Il Campanile nuovo riceve un milione e 153 mila euro di contributo.Discussione, il giornale della Democrazia Cristiana, prende due milioni e mezzo di euro, ma non si sa quante copie vende.Poi ci sono i giornali nati proprio come cooperativa. Il Manifesto, nato quando non cerano i finanziamenti nel 197, ha vissuto con i mezzi propri fino all’87.La legge prevede finanziamenti anche a società controllate da cooperative e succede che,per esempio, i dodici giornali di Ciarrapico, ex presidente della Roma, già re delle acque minerali e delle cliniche sanitarie, ricevano più di cinque milioni di euro all’anno. I suoi 12 quotidiani sono tutti in vendita obbligatoria con Il Giornale ad un euro: Nuovo Viterbo Oggi, Ciociaria Oggi, Nuovo Molise Oggi, Nuovo Rieti, Fiumicino, Guidonia, Ostia,Castelli Oggi. Era stato proprio il direttore del Giornale che aveva parlato di questi finanziamenti come uno scandalo nazionale.Il Giornale non è una cooperativa e quindi non prende contributi. Nel centro sud però il giornale esce abbinato ai quotidiani come Il Roma di Napoli, Il Sannio di Benevento, il Corriere del Giorno di Taranto, tutti con i finanziamenti per più di due milioni di euro all’anno, oltre ai quotidiani di Ciarrapico. Fu l’imprenditore Ciarrapico a chiedere al presidente Berlusconi un sostegno mirato ai giornali locali. E gli è stato dato: 5 milioni di euro per Editoriale Oggi e Nuovo Molise Oggi.Italia Oggi quotidiano di Class Editori, quotati in borsa, hanno fatto una cooperativa per prendersi il bel contributo di 5 milioni di euro. Con la stessa formula incassa anche L’Avvenire che nel 2004 ha avuto contributi dallo stato per sei milioni di euro.Dalla chiesa al sindacato.“Conquiste del Lavoro” è il giornale della CISL, per prendere il contributo di tre milioni e 300 mila euro, anche loro hanno fatto una cooperativa che detiene il 51% rispetto ad una società controllata dal segretario generale. Il giornale non si vende in edicola, va in abbonamento agli iscritti.Ma lo spirito della legge si perde totalmente quando leggiamo che il quotidiano Cavalli e Corse Sportsman prende un contributo statale come cooperativa di 2 milioni e 500 mila euro.La lista dei giornali cooperative è lunga. Vari anche i giornali socialista: c'è né uno di quattro pagine con un contributo di due milioni e 500 mila euro all’anno. Nel comitato di redazione leggiamo: Renato Brunetta,Fabrizio Cicchitto, Margherita Boniver, Baget Bozzo, Guzzanti, Jannuzzi, Pamparana. E ora gli stipendi dei direttori.Fin qui abbiamo parlato dei contributi diretti all’editoria, ma la fetta più grossa viene distribuita a tutti i giornali attraverso i rimborsi delle tariffe elettriche, telefoniche e postali, e dal 2002 al 2005 c’è stato anche un rimborso sulla carta utilizzata. La legge si chiama “provvidenza all’editoria” e provvede ad elargire milioni di euro anche ai grandi gruppi, quelli che è difficile dire che ne avrebbero bisogno. Vediamole cifre.Sommando le voci tra periodici e quotidiani nel 2004 La Repubblica-Espresso riceve 12 milioni di euro, RCS e Corriere della Sera 25 milioni di euro. Il sole 24 Ore della Confindustria, 18 milioni di euro. La Mondatori 30 milioni di euro. Sono contributi indiretti, ad esempio, Il Sole 24 Ore è il quotidiano che ha più abbonati in assoluto, ogni volta che il giornale viene spedito invece di 26centesimi ne spende 11. La differenza ce la mette lo stato. Nel 2004 ci ha messo 11 milioni e 569 mila euro.Un giornale che fa utili attraverso la pubblicità, è giusto che prenda anche queste sovvenzioni?Infatti Il Resto del Carlino ha aperto una campagna contro lo spreco dei finanziamenti diretti ai quotidiani omettendo, però, che il suo editore tra Nazione e il Resto del Carlino, prende più di due milioni e 800 mila euro di finanziamenti indiretti.La legge sulle provvidenze per l’editoria dice che un partito può scegliere di ottenere il contributo per un giornale, oppure per una radio. Il Partito Radicale da sempre ha scelto di farsi finanziare la radio. Prende 4 milioni di euro l’anno.Dal 2005, c’è un milione di euro ha carattere permanente, cioè tutti gli anni, e devono essere spartiti tra Radio Padania e Radio Maria.L’ultima fetta della torta dei contributi all’editoria stanziati dalla Presidenza del Consiglio, riguarda indistintamente radio e televisioni locali. Poi ci sono 100 milioni di euro dal Ministero delle Telecomunicazioni, vengono distribuiti con una graduatoria stilata dai Comitati Regionali per le Comunicazioni, in base al fatturato e al numero dei dipendenti.Il personale fa punteggio per avere il finanziamento pubblico?In Campania ci sono un centinaio di televisioni locali e secondo la legge l’uso dei praticanti giornalisti farebbe accumulare punteggio.Un giornalista può valere anche 60 mila euro di contributi.Canale 9-Teleoggi è la televisione che quest’anno è risultata prima nella graduatoria dei contributi stanziati dal Ministero delle Telecomunicazioni. Nel 2004 in occasione delle elezioni europee, risulta che ha dato un contributo ad Alleanza Nazionale in quel momento Gasparri era il loro ministro ed è stato un ministro che ha lavorato veramente tanto perché passasse questa legge dei contributi.Nonostante tutti questi incentivi in Italia sono sei milioni di persone che ogni giorno comprano il giornale, lo stesso numero che c’era nel dopoguerra.La Francia, che è l’unico paese europeo a dare finanziamenti pubblici sborsa 250milioni ma solo per i giornali di partito e con poca pubblicità. Noi ne tireremo fuori 600.I dati relativi ai contributi pubblici erogati all' editoria sono riportati sul sito del governo.

 
 
 
 
Fonte www.report.rai.it, servizio andato In onda domenica 23 aprile 2006


L'onda blu del privilegio

di Gianluca Di Feo e Paolo Forcellini
Di servizio o di rappresentanza: 150 mila vetture pagate dai cittadini. Senza controllo

Nella chiesa romana si onora il sacrificio di due alpini, morti a Kabul per fare il loro dovere e guadagnare un pugno di euro in più. Fuori invece va in scena l'ingorgo dello status symbol: decine e decine di auto blu, tutte con autista, che cercano di depositare le autorità al riparo dalla pioggia. E poi trovare un parcheggio. Un intreccio di Lancia, Mercedes, Audi e qualche sparuta Fiat e Hyundai che manovrano per sfruttare lo spazio: i vigili devono dare ordine a quel magma di berline monocolore, un rompicapo di incastri superiore a ogni cubo di Rubik. Poi alla fine l'ordine viene trovato: tre grandi spazi intorno alla fontana delle Naiadi si lastricano di ammiraglie. Altri due quadrati si formano verso via Vittorio Emanuele Orlando. Ma non bastano a contenere il fiume blu, che tracima lungo il viale per la stazione Termini davanti al monumento che ricorda i caduti di Dogali e poi dilaga oltre: 24 si appostano in via Pastrengo, altre davanti al Grand Hotel dove un'Audi con il 'passi' di Palazzo Chigi si lascia ammirare nello sfarzo di poltrone in pelle e rivestimenti in radica. Alla fine il cronista de 'L'espresso' ne conta 215. Ma non basta. La processione di vetture di servizio sembra inarrestabile, continuano a orbitare intorno alla piazza in attesa che la cerimonia finisca: sono soprattutto Alfa 156, almeno una trentina, che girano a vuoto aspettando una telefonata della 'personalità'. "Le sembrano tante? Doveva vedere la scorsa settimana, quando c'è stata la funzione per le vittime di Nassiriya", commenta un vigile urbano: "Erano molte di più. Oggi si vede che i politici devono pensare ai giochi per il Quirinale". E infatti nel bel mezzo della cerimonia una Mercedes con scorta attraversa la piazza con la sirena a tutto volume, nonostante la strada deserta, con disprezzo per il silenzio del funerale.
"L'altra volta erano molte di più...". Già ma pur sempre una goccia nel mare delle auto blu, simbolo immortale della superiorità del politico e del grand commis, summa del privilegio italico passata indisturbata dalla prima alla seconda Repubblica. "Scorte e auto di rappresentanza non possono essere uno status symbol ma una risposta a reali necessità", ha tuonato Romano Prodi nel suo discorso d'insediamento. E ha promesso un taglio del cinquanta per cento. A ridurle ci aveva provato da ultima la Finanziaria approvata a fine 2004: nel 2005, 2006 e 2007, deliberava, le spese per le auto di servizio non potranno superare il "90, 80 e 70 per cento di quelle sostenute nel 2004". Ma quante erano le vetture su cui calare la scure? A nessuno era dato saperlo, ragion per cui la stessa norma stabiliva che entro il 31 marzo 2005 le pubbliche amministrazioni avrebbero dovuto comunicare al ministero dell'Economia la cifra esatta delle auto a disposizione e il relativo costo complessivo, onde poter verificare i risparmi via via conseguiti. Con poco più di un anno di ritardo il censimento è alfine arrivato. Incompleto, molto incompleto. Secondo il documento trasmesso dal ministero dell'Economia al Parlamento, in circolazione ci sarebbero 43.481 auto ex blu (oggi sono quasi tutte grigio-metallizzato). Molte meno di quante stimate da diversi esperti negli anni scorsi: 300 mila se si comprendevano anche le Regioni e gli altri enti locali; 150-170 mila, secondo le fonti, per le sole automobili dei ministeri e degli enti pubblici non territoriali.
Eppure già quelle 215 accatastate il 9 maggio davanti alla basilica di Santa Maria degli Angeli permettono di esaminare un catalogo impressionante dello spreco. Dominano le Lancia Thesis, almeno 40. Una quindicina le Audi, attualmente il top nella gerarchia del potere: dal premier dimissionario al comandante della capitaneria di porto. C'è una sparuta pattuglia di Mercedes, cinque Bmw e cinque Volvo. Due le Maserati: quella del capo dello Stato e quella di Gianni Letta. Per non parlare del Suv Bmw X 5 con lampeggiante e permesso ministeriale. Le più dimesse sono una Citroën Saxo di un ufficiale delle Fiamme Gialle, alcune Hyundai Lantra del ministero della Difesa, delle Fiat Brava e Marea militari e una datata Alfa 155 di un colonnello dei carabinieri. Alle 10 e 50, prima che le bare avvolte nel tricolore escano sul sagrato, la folla di autisti comincia a scaldare i motori: come in un grand prix si attende il via libera per 'prelevare' le autorità e correre verso le Camere per designare il nuovo presidente della Repubblica. Tutto sommato, lo scatto avviene in modo ordinato. Una dietro l'altra, si fermano davanti alla soglia evitando ai privilegiati il rischio di compiere anche il minimo sforzo. Pochi vip raggiungono il parcheggio camminando. Il prefetto Achille Serra, che va via a piedi. Piero Fassino, che si infila in una Lancia K dall'aria stanca e dall'inelegante colore verde. Il segretario di Rifondazione Franco Giordano, fresco di nomina, che resta smarrito per qualche minuto, finché viene raccolto da una Thesis metallizzata, nuova di fabbrica, che sembra sorprendere anche lui. Alle 11 e 10 la colonna blu si dissolve su via Nazionale per ricomporsi, ancora più voluminosa, davanti alla Camera.
A voler prendere per buono il censimento del ministero dell'Economia, l'ammontare dei tagli possibili al parco blu sarebbe risibile: gran parte delle vetture catalogate, infatti, servirebbero a "effettive, motivate e documentate esigenze", a irrinunciabili compiti istituzionali, e perciò potrebbero rientrare nella 'deroga' ai risparmi previsti dalla legge stessa. Qualche esempio. Al ministero dell'Economia 25 automobili sono assegnate "in uso esclusivo" (al ministro, ai sottosegretari, ai top manager), mentre altre 8.929 vanno "in uso non esclusivo" ad altri soggetti. Di queste ultime, ben 8.489 sono le auto utilizzate dalla Guardia di Finanza. E chi mai potrebbe togliere alle Fiamme Gialle un indispensabile strumento di lavoro proprio quando si vuole intensificare la caccia agli evasori? Per non parlare del ministero dell'Interno, dove le autovetture di servizio risulterebbero essere 22.967, di cui 20.444 utilizzate dalla Polizia e 523 dai Vigili del fuoco: inutile dire che entrambi i corpi hanno chiesto l'applicazione del 'comma 13', cioè la deroga. E come comportarsi con il ministero della Giustizia a cui fanno capo, tra l'altro, 1.186 blindate assegnate ai magistrati e 2.370 vetture utilizzate per il servizio traduzione detenuti? Alla fine dei conti sono ben 40.367 le macchine del settore statale per cui è stata chiesta la non applicazione del risparmio di spesa, cioè il 92 per cento circa di quelle censite. E l'operazione promossa dalla Finanziaria si è così trasformata, almeno per ora, in un'effimera bolla di sapone.
Non del tutto, per la verità. Il documento trasmesso al Parlamento, malgrado le infinite deroghe, elenca comunque una serie di economie sull'uso delle auto che alcune amministrazioni sarebbero già riuscite a fare. Si va dai 491,06 euro tagliati dal ministero degli Esteri, "riferiti esclusivamente all'Istituto italiano per l'Africa e l'Oriente" il cui boss è rimasto evidentemente a piedi, ai 401.759,12 euro tagliati dal ministero dell'Ambiente, campione nazionale di risparmiosità. Ma i 401 mila euro dell'Ambiente sono "riferiti prevalentemente alla categoria degli enti parco nazionali", recita il documento del ministero dell'Economia: sorge il sospetto che senza vettura siano rimasti i guardacaccia piuttosto che i funzionari di via Cristoforo Colombo a Roma. Gli altri due ministeri più impegnati sulla via dell'austerity sono quelli dell'Istruzione, con un risparmio complessivo di 302.414 euro, e delle Infrastrutture (248.534). In totale la decurtazione alle auto blu avrebbe portato nelle casse pubbliche in questa prima fase poco più di 1,3 milioni di euro.
Poca cosa rispetto all'enormità della spesa per le quattro ruote di Stato. Che Luigi Cappugi, consulente del governo Berlusconi, meno di due anni fa aveva stimato ammontare complessivamente a 10,5 miliardi l'anno (esclusi gli enti locali). Come si arrivava a questa cifra? Il costo medio di ogni vettura era calcolato in 70 mila euro all'anno, inclusi autista e benzina, che andava moltiplicato per le circa 150 mila vetture in dotazione (molte delle quali destinate però, come s'è visto, a scopi di ordine pubblico, sanità, ecc.). Cappugi proponeva una cura drastica: togliere l'auto blu a gran parte dei politici e degli amministratori e pagar loro il taxi. Secondo l'economista l'esborso sarebbe ammontato "al massimo all'8 per cento" della spesa per le normali auto di Stato: se metà delle autovetture blu venissero sostituite da buoni-taxi, il risparmio netto ammonterebbe quindi a 4,8 miliardi l'anno. Quel suggerimento non fu raccolto da nessuno. Maggior successo ha invece ottenuto un altro espediente: sostituire le auto in proprietà dello Stato con quelle in leasing o a noleggio a lungo termine. La Consip - società dello Stato che gestisce le aste per l'acquisto di beni e servizi necessari all'amministrazione - ha già emanato alcuni bandi per la fornitura di auto in leasing. L'ultima gara, per 300 vetture, è di poche settimane fa e se l'è aggiudicata la Lease Plan, controllata dal Gruppo Volkswagen, dalla Mubadala, impresa che fa capo al governo di Abu Dhabi e che possiede anche un sostanzioso pacchetto di Ferrari, dalla Olayan, massimo gruppo dell'Arabia Saudita. Riusciranno prossimamente i soliti noti a viaggiare su fiammanti vetture di Maranello? O dovranno accontentarsi di teutoniche Volkswagen? Staremo a vedere. Il vero pericolo è che le macchine a nolo sul medio e lungo periodo costino più di quelle in proprietà e soprattutto che, sul breve termine, offrano a Stato ed enti locali margini e alibi per una politica più spregiudicata di distribuzione delle auto blu. Ci sono poi i furbetti che fanno man bassa di taxi e vetture con autista: in Emilia ha fatto discutere il caso dell'ex sindaco diessino di San Lazzaro, che nel 2002 ha speso oltre 23 mila euro per 461 trasferte con la targa Ncc e 23.448 per i 431 viaggi dell'anno successivo, senza contare poi i taxi usati per raggiungere Bologna o i municipi confinanti.
La Corte costituzionale ha stabilito che governo e Parlamento potevano deliberare 'tagli' alle vetture di Stato ma non potevano ledere l'autonomia degli enti locali fissando anche nei loro confronti riduzioni di spesa per una specifica voce. Che fanno, dunque, su questo terreno, Regioni, Province e Comuni? I comportamenti sono molto diversi: c'è chi si dà alla pazza gioia, aumentando il numero delle auto di servizio e spesso anche la cilindrata, e chi, invece, spinto anche dalle decurtazioni complessive dei bilanci locali deliberate dalle ultime finanziarie, si autoriduce pure le auto blu. E il colore politico delle amministrazioni raramente è decisivo. Forti polemiche ha suscitato due anni fa, ad esempio, il rinnovo del parco macchine della Regione Friuli. Secondo l'opposizione di centro-destra l'età media delle auto non superava i due anni. Ma soprattutto destava scandalo la scelta delle nuove 'ammiraglie': 12 supercar per Riccardo Illy e colleghi, compresa una Lancia Thesis 3.2 V6 24 modello Emblema, un'Alfa 166 24V Luxury con 10 altoparlanti hi-fi, una Lancia Thesis 3.0 con interni in pelle e superaccessoriata, e via elencando. I beneficiati si sono scandalizzati a loro volta, definendo "argomento futile" l'oggetto della polemica, parlando di "strumentalizzazione e demagogia" e sottolineando la "scelta nazionale" delle autovetture (una direttiva del '94, firmata Roberto Maroni, ha consentito l'acquisto di auto di servizio di case straniere). Battibecchi anche in Lazio, tra maggioranza e opposizione ma anche tra le stesse forze del centro-sinistra, sulle 76 auto blu destinate a giunta, presidenti di commissione e a qualche dirigente (i consiglieri regionali sono 70): per la pletorica flotta (più auto di quelle di Camera e Senato messe insieme) nei primi cinque mesi della giunta di Piero Marrazzo sono stati spesi 37 mila euro solo in benzina, 20 mila in manutenzione ordinaria e tremila in lavaggi. Assicurazioni e bolli, in un anno, costano alla Regione quasi 100 mila euro. In Campania, dove le auto di servizio sono poco più di 80, la creazione di 12 commissioni regionali speciali, accanto alle sei ordinarie, ha prodotto anche 12 nuovi pretendenti (i presidenti di tali commissioni) ad altrettante auto blu. Non aiuta l'esempio vicino del Comune di Napoli, dove il parco veicoli in dotazione per sindaco, assessori e dirigenti raggiunge le 120 vetture.
Un vero e proprio proclama per il risparmio è quello lanciato qualche tempo fa dal presidente della Regione Toscana Claudio Martini: ha chiesto di privilegiare i mezzi pubblici, di usare il treno (seconda classe) e di dimezzare la spesa per la manutenzione, il noleggio e l'utilizzo delle auto (16 per la giunta e 36 per i dipendenti in missione, per lo più Panda e Punto). In Liguria qualche mese fa il governatore Claudio Burlando ha deciso di stanziare 230 mila euro all'anno in meno per le auto di giunta e Consiglio regionale. In Puglia Niki Vendola, appena insediato, ha cancellato la 'leggina' fatta a proprio uso e consumo dal suo predecessore, Raffaele Fitto, che poco prima delle elezioni aveva stabilito che governatori e presidenti uscenti del Consiglio regionale avevano diritto a utilizzare la limousine di servizio per altri cinque anni. Per far cassa, a Castiglion Fiorentino e in altri comuni della Val di Chiana alcune auto blu sono state addirittura vendute all'asta sulla pubblica piazza. Ma nei garage degli enti locali c'è di tutto. La provincia autonoma di Bolzano, per esempio, nel 2001 aveva due Mercedes classe E con motore da 2800 cc riservate al presidente. E il sindaco di Cesena invece nel 2003 ha difeso l'italianità della scelta che affiancava una nuova Alfa 166 alla Thesis già esistente.
La storia delle 'auto di Pantalone' si potrebbe titolare 'Cronaca di un taglio annunciato'. Annunciato infinite volte, almeno a partire dalla legge del '91(che limitava l'uso esclusivo delle auto blu a ministri, sottosegretari e ad alcuni direttori generali), ma mai realizzato. Come rinunciare, infatti, a un privilegio di non poco conto, specie in città dal traffico caotico, e anche a uno status symbol fra i più ambiti, soprattutto quando l'auto, spesso dotata di lampeggiante e sirena, può fare lo slalom fra i comuni mortali e infischiarsene del codice della strada? Romano Prodi è stato chiaro, lanciando un appello alla sobrietà nel primo discorso da premier: "È mia intenzione ridurre di almeno la metà le scorte per il personale politico e di governo, la cui proliferazione è al di là di ogni necessità reale e sottrae risorse finanziarie e umane che dovrebbero essere destinate alla tutela della sicurezza dei cittadini". Un annuncio già sentito. Forse adesso è l'ora di passare ai fatti. (25 maggio 2006)


PRESENTAZIONE DISEGNO DI LEGGE DELL'ITALIA DEI VALORI - CONDANNATI FUORI DAL PARLAMENTO! lettera del Ministro Antonio di Pietro

Ci siamo! Ieri abbiamo ripresentato al Senato il disegno di Legge che stiamo portando avanti da tempo. 
Un impegno che avevamo preso in campagna elettorale. La proposta dell’Italia dei Valori che impedisce, a chi è condannato con sentenza passata in giudicato, di candidarsi e sedere tra i banchi del Parlamento. 
Ci è voluto un po’ per trovare altre firme che appoggiassero il documento presentato dai nostri senatori. Alla fine siamo ricorsi all’art. 79 del regolamento interno del Senato. Tale articolo obbliga la presidenza ad accogliere e avviare la discussione del testo entro un mese, se firmato dal 50% più uno dei componenti di un gruppo. Il testo approderà ora alla commissione Giustizia e poi, se approvato, passerà in Aula. 
Ovviamente, questo non vuol dire che la strada sia ora in discesa, tutt’altro. Siamo alle prime battute di un provvedimento che non è assolutamente ben visto dalle forze di opposizione, né da quelle di maggioranza. 
(...)
Tutt’ora nelle Aule di Senato e Camera siede una folta rappresentanza di condannati con sentenza definitiva, per vari reati. Mentre ai cittadini chiediamo il rispetto della legalità e continuiamo a professare che la legge deve essere eguale per tutti. 
Si sta discutendo quale legge elettorale approvare per modificare (...)quella che il centrodestra aveva approvata e con la quale siamo stati costretti ad andare alle urne alle ultime politiche. Noi dell’Italia dei Valori vogliamo che la norma sulla “non candidabilità” sia inserita nella Legge elettorale, a prescindere dal sistema sul quale si troverà un’ intesa. 
Ancora: chiederemo che alla votazione finale del nostro disegno di legge, la votazione sia palese. Sapremo così, e lo sapranno soprattutto gli italiani, chi ha votato contro e chi a favore di una legge che riteniamo fondamentale per un esempio di moralizzazione che parta dall’alto e di cui il Paese ha urgente bisogno. 
La commissione Antimafia ha approvato ieri, il codice di autoregolamentazione secondo il quale i partiti si impegnano a non inserire nelle liste candidati che abbiano riportate condanne. Un segnale che va nella giusta direzione. 
Peccato però che la sottoscrizione di tale codice non sia obbligatoria. 
 
Auguri a tutti di Buona Pasqua 
 Ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro
 

 
 
 
 
 
 
SEGUONO I NOMI DEI FIRMATARI, TRA CUI LA SEN. FRANCA RAME


Iraq, nel ddl tre milioni di euro per i "contractors"

da "l'Unita" del 16.03
di Maura Gualco

Tre milioni e 498 mila euro - circa sette miliardi del vecchio conio verranno spesi dal governo italiano per stipulare in Iraq, accordi con i contractors, alias body guard, in italiano guardie del corpo facenti capo a società private. Uomini armati di una polizia privata avranno il compito di difendere il personale italiano composto da tecnici ed esperti, presenti a Nassiriya. Alla pagina 33 del decreto sul rifinanziamento delle missioni all'estero. Poche righe, sotto il titolo "Sicurezza dell'Usr" - dove questa sigla sta ad indicare "l'Unità di sostegno alla Ricostruzione" istituita nel primo semestre 2006 nella regione irachena di Nassiriya - parlano chiaro. Come pure sono inequivocabili quei 3.498.000,00 euro scritti in neretto accanto al testo. E tuttavia sono sfuggiti a molti parlamentari (...).
«Considerato che il contingente militare italiano, che garantiva la sicurezza e l'incolumità del personale civile presente presso la Usr, non sarà più presente in Iraq nel corso del 2007 - si legge nel testo – il Governo italiano ha la necessità di stipulare un contratto con una società di sicurezza che già sia operante in Iraq con personale locale. Ciò al fine di garantire l'incolumità dei civili presenti a Nassiriya e di consentire loro di uscire dal perimetro della base militare internazionale per monitorare i progetti ed incontrare le personalità locali in un contesto di
massima sicurezza».
Si chiama Aegis defence Services l'agenzia britannica privata scelta dal governo per difendere i nostri tecnici in Iraq, anche se il contratto con la Farnesina è ancora in via di definizione. Non si tratta di una piccola società composta da pochi vigilantes locali, ma di un colosso presente in Iraq dal 2004, dopo aver stipulato con il ministero della Difesa statunitense un contratto da 293 milioni di dollari. Il suo fondatore, Tim Spider, è stato coinvolto in abusi contro i diritti umani e in violazioni internazionali.
I parlamentari della maggioranza, inclusi quelli della "sinistra radicale" e pacifista, difendono, obtorto collo, la scelta del governo. «Mi rendo conto che l'Italia avendo ritirato le truppe - dice Rosa Calipari, senatrice dei Ds - deve pur trovare il modo di difendere i civili che lavorano in Iraq dove il conflitto interreligioso è in via di peggioramento. In termini generali e di principio - prosegue la senatrice - penso che il compito di garantire la sicurezza dei propri cittadini sia dello Stato e sono contraria alla privatizzazione della sicurezza. Negli anni precedenti, sono stati utilizzati questi contractors ma per difender società petrolifere. Ora, invece, si tratta di guardie che difendono personale civile che opera per fini umanitari». Per Silvana Pisa, senatrice dei Ds, si poteva trovare un'altra soluzione.«In qualsiasi ambasciata estera ci sono i nostri carabinieri - spiega - anche nei paesi dove non ci sono le nostre truppe. Si poteva, dunque, ritirare l'esercito dall'Iraq, mantenendo i carabinieri a Nassiriya soltanto per proteggere i nostri tecnici. Ero contrari all'esternalizzazione della sicurezza - conclude la senatrice - e lo sono anche ora. Abbiamo peraltro votato questo testo senza che venisse discusso
tra i capigruppo». Anche la vicepresidente della Commissione Difesa Elettra Deiana del Prc, sta sulla posizione del "sì ma". «Ci sono tecnici italiani che devono essere protetti a Nassiriya e la polizia irachena non è in grado di farlo - dice - Non ho un pregiudizio ideologico nell'assumere vigilantes privati ma sono contraria ad assumere personale non controllabile. Non si conoscono le regole alle quali queste persone devono sottostare e da chi sono controllati. Ho già presentato un'interpellanza - conclude la parlamentare di Rifondazione- per sapere cosa sta succedendo a Nassiriya e chiederò anche i criteri con cui vengono scelti questi body guard».
Pino Sgobio capogruppo dei Comunisti italiani alla Camera, non ha dubbi «Tra un carabiniere e un body guard preferisco che ci siano i body guard».
«Avevamo chiesto il ritiro di tutti i soldati, - dice il deputato dei Pdci- non potevamo lasciare a Nassiriya i carabinieri. Sono dei militari e avrebbero coinvolto di più il nostro Paese in azioni belliche. Si tratta di
una situazione di emergenza dove non è possibile fare altrimenti. Spero almeno - conclude Sgobio - che la Farnesina scelga tra società private che diano garanzie di controllo e democraticità».Fabio Alberti, presidente dell'Organizzazione Non Governativa Un Pont per, presente in Iraq da molti anni si dice meravigliato che in Iraq, «ci sia ancora una presenza armata italiana a difesa dei Provincial Reconstruction Team (Prt) che sono la parte civile dell'occupazione: se noi ne facessimo parte saremmo sotto il comando Usa. Peraltro - spiega Alberti- a dicembre il nostro personale civile a Nassiriya girava scortato dai marines». Ma soprattutto chiede il presidente dell'Ong: «Quali sono le regole d'ingaggio di questi eserciti privati? Chi li controlla? E quale bisogno c'è di avere fisicamente dei tecnici italiani sul posto?». «Per assistere gli iracheni alla ricostruzione - conclude Alberti - basta
assisterli economicamente, nella progettazione e in tanti altri modi: l'Iraq è pieno di tecnici bravi».


lettera di Sergio Zini - gli sprechi delle forze armate

 In ogni buona famiglia che si rispetti esiste sempre qualcuno che gestisce il budget familiare, stabilendo le uscite in base alle entrate.
Sono 16 anni che mi trovo nella famiglia dei militari, la famiglia allargata come proferiscono i vari Comandanti nei molteplici discorsi al personale. Viene da chiedermi: “chi è il capo famiglia che gestisce le uscite all’interno delle FF.AA.?”.
Le risposte sono due:
-         O non esiste
-         O non sa gestire.
Perché faccio queste affermazioni?
I vari Generali tutti i giorni si raccomandano ai propri uomini di stringere la cinghia perché le risorse sono scarse, i tagli alle FF.AA. ci chiedono un sacrificio notevole.
Bene, anzi benissimo , ma se a tirare la cinghia siamo tutti , dal graduato appena arrivato al Capo di Stato Maggiore dell’Esercito.
Nella stessa famiglia che citavo all’inizio non può il figlio mangiare minestra e fagioli e il padre una bella aragosta, e magari proprio sotto gli occhi del bambino.
E’ assurdo sentir parlare di economizzare quando in una caserma della Brigata Paracadutisti Folgore sono stati spesi circa 800 euro per una foto compresa di cornice da consegnare a Michael Shumacher con scritto “grazie Michael”. Qualcuno può dire che la cifra è piccola, ma goccia dopo goccia riempiamo il mare.
È assurdo sentirsi dire in fase di rinnovo corredo di tenere con cura le policrome, visto che le prossime non si sa quando le consegnano. E allo stesso momento il Ministero della Difesa ha trovato i soldi per stipulare un contratto con una ditta civile per ripiegare i paracadute alla Brigata paracadutisti, quando da decenni questo lavoro viene fatto da militari qualificati ripiegatori.
Forse quest’ultimi costano più delle ditta civile? Non potevamo continuare a svolgere il compito di ripiegare i paracadute noi militari risparmiando così quei soldi ?
È assurdo vedere aumentato lo stipendio dei dirigenti ( colonnelli e generali) del 2,23% circa per l’inflazione annua. Forse per i sottufficiali non esiste l’inflazione o per gli stessi non ci sono i soldi in finanziaria per aumentare lo stipendio……?
È assurdo che i nostri dirigenti percepiscono l’indennità di dirigenza e in aggiunta a questa hanno circa 150 ore di straordinario da poter usufruire nell’arco dell’anno, quando un vice capo di gabinetto di una Prefettura, anch’esso dirigente , percepisce solamente l’indennità e non lo straordianario.
Cari colleghi queste mie righe non devono essere prese come polemica, ma se dobbiamo stringere la cinghia, deve essere strinta dal primo all’ultimo e invito tutti voi a segnalare su questo sito quello che non va.
 
 
 
Pisa,27 Novembre 2006
 
 
 
Il Resp. Sez. Esercito
Per l’Osservatorio Militare
Sergio ZINI


INTERVENTO DI FRANCA RAME IN AULA SUL RIFINANZIAMENTO DELLA MISSIONE IN AFGHANISTAN

Signor Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, l'Italia è da anni impegnata nelle missioni di pace: PACE E GUERRA HANNO ORMAI LO STESSO SIGNIFICAT.
Guerre, con munizioni non convenzionali all'URANIO IMPOVERITO: centinaia di migliaia di vittime civili e militari sono state contaminate in Paesi che si volevano liberare, come i Balcani, l'Iraq e l'Afghanistan.  
I nostri soldati sono stati esposti senza protezione alla contaminazione: hanno operato in quei luoghi con la stessa divisa che indossavano in Italia, a mani nude, respirando la terra sollevata dai carri armati. I militari americani e inglesi portavano tute speciali, maschere e guanti.  
Sono membro della Commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito. Dati forniti dall'Osservatorio militare: 45 morti, quelli che si conoscono, 515 gravemente ammalati, alcuni terminali, tumori, leucemie ecc. (rivolgendosi al ministro Parisi, presente in aula) signor Ministro... completamente abbandonati dal nostro Governo!  
C'è da non crederci: né cure, né pensioni, famiglie rovinate, MADRI IMPAZZITE! 
Un'altissima percentuale di militari al rientro dall'Afghanistan, è notizia di pochi giorni, dopo i risultati alterati delle analisi, sono stati operati alla tiroide per limitare i danni della contaminazione. Che futuro avranno?
QUESTO CINISMO, QUESTO CINICO DISINTERESSA PER LA VITA UMANA FA VERAMENTE PAURA!
Oggi si chiede un <<SI'>> al rifianziamento delle missioni. Il <<NO>>  è chiaramente nella mia testa, nel mio sentire.
Soldati, tutti a casa!
Ma oggi ci troviamo con le bizzarre e contraddittorie astensioni di una parte dell'opposizione. In più, non posso dimenticare che ho preso un impegno con i molti che mi hanno votato: sostenere il Governo Prodi. Quindi, con non pochi problemi di coscienza, voto SI'.
CHIEDO PERO' CHE UNA LEGGE EUROPEA CONDANNNI CHI UTILIZZA ARMI INQUINANTI A PAGARE I DANNI CAUSATI AI CIVILI, MILITARI E AMBIENTE.  
Cindy Sheehan, la madre americana che ha perso un figlio in Iraq, è riuscita a mobilitare gran parte dell'America contro la guerra di Bush per il petrolio.
Aspetto il giorno in cui TUTTE LE DONNE DEL PARLAMENTO ITALIANO, in quanto DONNE E MADRI, si ribellino alla guerra che i governanti hanno nel loro DNA, votando un bel NO alle cosiddette missioni di pace, una pace che per ora non ha portato NE' LIBERAZIONE NE' DEMOCRAZIA, MA SOLO MISERIA, DOLORE E MORTE.  
Di una certa importanza è il costo delle missioni in Afghanistan: dal 2002 ad oggi 300 milioni di euro a semestre; in totale 3 miliardi e 300 milioni, mentre gli aiuti alle popolazioni ammontano a 280 milioni.
Mi auguro, inoltre, che il nostro Governo si impegni per la liberazioni del manager di Emergency, sequestrato dai servizi segreti afgani e dell'interprete di Daniele Mastrogiacomo. (Applausi dai Gruppi RC-SE, IU-Verdi-Com e Ulivo. Congratulazioni).  

 

 
 
 
 
 


Spreco Nassiriya

di Gianluca Di Feo, L'Espresso (11 maggio 2006)
Cento milioni di spese militari per ogni milione di aiuti. Fondi record al Sismi e alla Croce rossa. Risultato: la missione in Iraq ha inghiottito oltre un miliardo e mezzo di euro
 

 
 
Abbiamo speso più per gli 007 che per gli aiuti. È il paradosso più grande della missione italiana in Iraq, una spedizione nata per favorire la ricostruzione del Paese dopo gli anni della dittatura di Saddam Hussein e soprattutto per dare sollievo alla popolazione stremata da embargo e combattimenti. Doveva essere una missione umanitaria: invece a Nassiriya l'Italia ha investito più negli agenti segreti che nel sostegno agli iracheni. Nei primi sei mesi del 2006 il bilancio approvato dal governo per l'operazione Antica Babilonia prevede 4 milioni di euro di aiuti e ben 7 milioni "per le attività di informazioni e sicurezza della presidenza del Consiglio dei ministri", ossia per gli inviati del Sismi. E la stessa cosa è avvenuta sin dall'inizio: in tre anni l'intelligence ha ottenuto circa 30 milioni di euro mentre per "le esigenze di prima necessità della popolazione locale" ne sono stati stanziati 16. Un divario inspiegabile, che sembra mostrare l'Italia più interessata allo spionaggio che al soccorso di quei bambini per i quali era stata decisa la partenza di un contingente senza precedenti: oltre 3.500 militari con mille veicoli.
 

 
 
Ma a leggere i dati contenuti nella monumentale relazione pubblicata sul sito dello Stato maggiore della Difesa, tutta l'operazione Antica Babilonia appare come una voragine, che inghiotte finanziamenti record distribuendo pochissimi aiuti. O meglio, i conti mettono a nudo la realtà che si vive a Nassiriya: non è una missione di pace, ma una spedizione in zona di guerra. Finora infatti sono stati stanziati 1.534 milioni di euro, poco meno di 3 mila miliardi di vecchie lire, per consegnare alla popolazione della provincia di Dhi-Qar poco più 16 milioni di materiale finanziato dal governo: un rapporto di cento a uno tra il costo del dispositivo militare e i beni distribuiti. In realtà, però, la spesa totale per le forze armate italiane a Nassiriya è addirittura superiore a questa cifra: tra stipendi, mezzi distrutti ed equipaggiamenti logorati dal deserto la cifra globale calcolata da 'L'espresso', consultando alcuni esperti del settore, si avvicina ai 1.900 milioni di euro.
 

 
 
Intelligence a go-go Su tutte le pagine del rapporto dello Stato maggiore Difesa, disponibile sul sito web, è stampata la dicitura: 'Il presente documento può circolare senza restrizioni'. Solo nelle ultime 20 pagine questo timbro non compare. Ed è proprio nella nota finale sugli aspetti finanziari di Antica Babilonia che compaiono le notizie più delicate. A partire dalla voce: 'Attività di informazioni e sicurezza della PCM', ossia della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Si tratta dei fondi extra consegnati agli agenti del Sismi che operano in Iraq: non si sa se lo Stato maggiore li abbia indicati per voto di trasparenza, per errore o per una piccola mossa perfida. Di fatto, finora le disponibilità degli 007 erano un mistero, oggetto di grandi illazioni soprattutto per quanto riguarda la gestione dei sequestri di persona. Da anni si discute delle riserve usate dalla nostra intelligence per comprare informatori o per eventuali riscatti pagati durante i rapimenti. Adesso queste cifre permettono di farsi qualche idea del costo dei nostri 007 in azione. Per i primi sei mesi del 2003, purtroppo, lo Stato maggiore non è illuminante: la provvista è mescolata assieme alle spese di telecomunicazioni, quelle dei materiali per la guerra chimica e quella per il trasloco delle truppe. In totale poco meno di 35 milioni. Facendo il confronto con i bilanci dei semestri successivi, si potrebbe ipotizzare che al Sismi siano andati circa 4 milioni di euro. In ogni caso, gli stanziamenti diventano poi espliciti: 9 milioni nel 2004, 10 milioni nel 2005, 7 milioni già disponibili per i primi sei mesi di quest'anno. Una somma compresa tra i 50 e i 60 miliardi di vecchie lire, destinata soltanto a coprire i sovrapprezzi delle missioni top secret in territorio iracheno, a ricompensare gli informatori e, verosimilmente, alla gestione dei sequestri di persona. Quelle operazioni che hanno determinato il ritorno a casa di sei ostaggi, grazie anche al sacrificio del dirigente del Sismi Nicola Calipari. Un ultimo dato: dalla stessa relazione dello Stato maggiore apprendiamo che il Sismi ha avuto altri 23 milioni e mezzo per la missione in Afghanistan. Anche in questo caso, la dote degli 007 supera di gran lunga il valore dei beni distribuiti alla popolazione.
 

 
 
La lontananza è cara Le voci trasporti e telecomunicazioni della spedizione hanno importi choc. Per i viaggi avanti e indietro dei reparti, dei rifornimenti e degli equipaggiamenti, sono stati spesi finora 125 milioni di euro. Ogni quattro mesi infatti le brigate impegnate a Nassiriya vengono sostituite: devono tornare in Italia con le loro dotazioni di materiali e armi leggere. Veicoli e scorte invece restano sempre in Iraq, salvo quando il logoramento impone di rimpiazzarli. Sorprendente anche la 'bolletta del telefono': 11 milioni in 18 mesi. Non si tratta delle chiamate a casa dei soldati o dei carabinieri, ma del flusso di telecomunicazioni via satellite per l'attività dei militari: i contatti con l'Italia, quelli con i comandi alleati e molte delle trasmissioni radio sul campo. Pesante pure il capitolo 'Croce rossa italiana': si tratta di oltre 32 milioni di euro. E riguardano il solo ospedale di Nassiriya, quello che fornisce assistenza medica ai nostri militari. Questa struttura ha soltanto come scopo secondario l'attività in favore della popolazione locale: 450 ricoveri in tre anni. Nel 2003 la Croce rossa aveva a Nassiriya 85 persone, poi scese a 70: dall'inizio della missione si tratta di una spesa media per ogni operatore sanitario di oltre 400 mila euro. Perché? La risposta ufficiale chiama in causa le indennità straordinarie e le difficoltà di trasferire medicinali e apparecchiature. L'ospedale da campo creato a Baghdad nel 2003, invece, era finanziato con i fondi del ministero degli Esteri: il costo era ancora più alto, ma i pazienti erano tutti iracheni.
 

 
 
Farnesina tecnologica La quota più consistente dei fondi destinati alla rinascita dell'Iraq viene gestita dalla Farnesina: 103 milioni di euro. La fetta maggiore è stata inghiottita dall'ospedale di Baghdad e dalla difesa dell'ambasciata. Ci sono poi numerose iniziative ad alta tecnologia, tutte realizzate in Italia e alcune di discutibile utilità: 5 milioni per la rete telematica Govnet che dovrebbe connettere i ministeri di Bagdad; 800 mila euro per la ricostruzione virtuale in 3D del museo di Bagdad. I programmi di formazione invece prevedono che il personale iracheno frequenti dei corsi in Italia: una procedura sensata quando si tratta di lezioni per dirigenti o tecnici di alto livello, forse meno quando comporta il trasferimento a Roma di 30 orfani destinati a imparare il mestiere di falegname, barbiere o sarto. Più concreti gli interventi gestiti dal Ministero attraverso la Cooperazione per la ricostruzione dell'agricoltura, del sistema scolastico e di quello ospedaliero: ma nei primi 18 mesi nella regione di Nassiriya erano stati realizzati progetti per soli 3,7 milioni.
 

 
 
Armata ad alto costo Tra aiuti diretti consegnati dai militari e progetti, concreti o virtuali, della Farnesina in tutto sono stati stanziati 119 milioni di euro. Secondo lo Stato maggiore, per il contingente armato finora sono stati messi a disposizione 1.418 milioni di euro. Ma è un stima parziale: non tiene conto del costo degli stipendi, del logoramento dei mezzi, di molte delle parti di ricambio. Non tiene conto dell'elicottero distrutto in missione, dei dieci veicoli Vm90 annientati negli attacchi, delle munizioni esplose, della base dei carabinieri cancellata dall'attentato del 2003. Non tiene conto del terribile bilancio di vite umane: 22 tra carabinieri e soldati caduti e 61 feriti in azione, altri sette morti e sette feriti in incidenti. In più un civile ammazzato nella strage del 12 novembre 2003 e un altro ferito. Un sacrificio giustificato dai risultati? Di sicuro, non si può chiamarla una missione di pace. Nei quattro mesi 'più tranquilli' i parà della Folgore hanno distribuito beni o avviato progetti pari a 4 milioni di euro, finanziati dal governo o da istituzioni e aziende italiane: in più hanno vigilato sulla nascita di iniziative internazionali per altri 6 milioni di dollari. Nella fase di crisi della battaglia dei ponti, invece la brigata Pozzuolo del Friuli si è fermata a meno di 4 milioni di dollari tra attività portate a termine o soltanto avviate. Ormai è difficile anche controllare a che punto sono i lavori nei cantieri: ogni sortita è pericolosa. Per questo il comando di Nassiriya ha ipotizzato di usare gli aerei-spia senza pilota, i Predator, che con le telecamere all'infrarosso possono verificare se i macchinari sono accesi o se i manovali ingaggiati dalla Cooperazione stanno perdendo tempo. Certo, si potrebbe affidare la sorveglianza alle autorità irachene: grazie a un programma della Nato abbiamo addestrato 2.600 soldati e 12 mila poliziotti locali. Eppure tanti uomini in divisa non sono bastati a impedire che un'imboscata venisse messa a segno a pochi metri dal commissariato più importante.
 

 
 
Aiuti oltre i limiti Soldati e carabinieri escono ancora dalla loro base per sostenere la popolazione. Prima della strage del 2003 lo facevano molto di più: fino a quel momento la brigata Sassari aveva percorso un milione e 900 mila chilometri; dopo di loro i bersaglieri della Pozzuolo del Friuli ne hanno macinati solo 460 mila. C'è un dato che fotografa la situazione meglio di ogni altra analisi: poco meno di 2 milioni di chilometri totalizzati dalle colonne dell'Esercito in quattro mesi prima dell'attentato, altrettanti percorsi nei 24 mesi successivi. Eppure, nonostante i rischi altissimi testimoniati dall'attacco costato la vita a due carabinieri e un capitano dell'Esercito, i nostri militari non rinunciano a condurre le attività umanitarie. Cercano di costruire scuole e ambulatori, forniscono macchine ai laboratori artigianali e all'unica raffineria. Per evitare imboscate, lo fanno di sorpresa: arrivano nei villaggi all'improvviso, scaricano doni e materiali, poi ripartono. Se invece c'è qualche cerimonia ufficiale, tutta l'area viene presidiata in anticipo con cecchini e blindati. Insomma: una situazione di guerra. Ma nessuno si sottrae ai pericoli. Anzi, tutti i reparti fanno più del necessario. Prima di partire per l'Iraq, c'è una sorta di questua tra istituzioni locali e aziende della zona dove ha sede la brigata per raccogliere aiuti da distribuire: spesso i reparti mettono insieme una quantità di merci superiore ai fondi governativi. Inoltre in occasioni particolari, ci sono collette tra i soldati per acquistare riso o medicinali. O iniziative straordinarie, come quella della famiglia del maresciallo Coletta, una delle vittime del la strage del novembre 2003, che ha mandato un container di farmaci per un ospedale pediatrico. Ma a tre anni dalla caduta di Saddam ha ancora senso rischiare la vita di 20 militari per consegnare un camion di riso e medicine?
 

 
 
 
 
 


CARI BUGIARDI DELLA “FASE DUE”,CHE FINE HA FATTO LA FASE UNO?di marco travaglio


 “Dobbiamo avere il coraggio di stupire” (Romano Prodi, Ansa, 4-6-2006)
 

 

 

“Stiamo mantenendo gli impegni del programma elettorale” (Romano Prodi, Ansa, 1-10-2006).
  

 

Governo extralarge
 

 
 
 

Il centrodestra batte ogni record, con uno spreco di denaro pubblico.Tra ministri, vice ministri e sottosegretari ci si avvicina a quota 100: più generali che soldati” (Maurizio Migliavacca, coordinatore segreteria Ds, sui 72 tra sottosegretari e viceministri del Berlusconi-bis, Ansa, 26-4-2005)
 

 
 
 

“Avete messo in piedi un governo che, se possibile, è peggio di quello di prima imbarcando più di 100 persone tra ministri e sottosegretari” (Alfonso Pecoraro Scanio,Verdi, “SEMPRE SUL BERLUSCONI BIS” Ansa,28-4-2005)
 

 
 
 

“Leggo la tesi numero 9 del nostro programma, dove è scritto: ‘Ridurre i ministeri e i ministri’. Noi poniamo il problema dell’accorpamento dei ministeri e chiediamo che il governo eserciti la delega Bassanini per operare questa riforma.Penso che l’Ulivo possa, anche da questo punto di vista, rappresentare un modo nuovo di governare” (Massimo D’Alema, Ansa, 13-5-98).
 

 
 
 

“Sono 102 i componenti del governo, con la nomina dei tre nuovi sottosegretari decisa oggi dal Consiglio dei ministri presieduto da Romano Prodi” (Ansa, 9-6-2006).
 

 
 
 

Guerra, anzi pace
 

 
 
 

“L’Italia non è autorizzata a fare le guerre: e quella in Iraq è una guerra non decisa dall’Onu nè dall’Unione Europea nè dalla Nato. La nostra Costituzione non prevede che partecipiamo a  guerre unilaterali o preventive e quindi credo che il governo debba risponderne” (Massimo D’Alema, Ansa, 17-5- 2004).
 

 
 
 

“Ci hanno detto che i militari partivano per una missione umanitaria e ora ci troviamo coinvolti in un conflitto. A questa situazione il governo deve dirci cosa si può fare per determinare una svolta, altrimenti il Paese si trova in guerra senza che il Parlamento lo abbia deciso e in aperta violazione dell’articolo 11 della Costituzione” (Massimo D’Alema, Ansa, 7-4-2004).
 

 
 
 

“Voteremo sì alla missione in Libano a condizione che la maggioranza abbia l’onestà intellettuale di sottolineare che le nostre missioni in Iraq e in Afghanistan erano di pace” (Gianfranco Fini, Ansa, 10-9-2006).
 

 
 
 

“Noi abbiamo ritenuto e riteniamo l’intervento in Iraq un errore politico ed è assurdo che dobbiamo fare l’autocritica sull’Iraq. Resta netto il nostro giudizio politico sull’intervento in Iraq. Il dissenso fu proprio nel giudizio sulla situazione: lì stava cominciando la guerra e i nostri soldati si sono trovati in guerra” (Massimo D’Alema, ministro degli Esteri, Ansa, 13-9-2006).
 

 
 
 

“E’ evidente che dall’attuale maggioranza non può arrivare un sostegno ex-post alla politica estera del governo Berlusconi e in particolare alla missione in Iraq contro la quale votammo allora. E’ una pretesa inaccettabile: si pretende ex-post un voto a favore del governo Berlusconi” (Massimo D’Alema, Ansa, 6-9-2006).
 

 
 
 

“La Camera esprime apprezzamento nei confronti delle forze armate pere lo spirito umanitario e di pace, sempre in linea con i valori espressi dall’articolo 11 della Costituzione e impegna il governo a sostenerne l’operato” (mozione concordata da Fini e D’Alema e votata da Cdl e Unione, salvo la Lega, 27-9-2006).
 

 
 
 

Meno tasse, anzi di più
 

 
 
 
“Tremonti inventa cose su di noi, facendoci passare per tassatori. E’ delinquenza politica, tutto falso. Nessuno ha mai parlato di aliquote. Noi non prevediamo un aumento del peso fiscale, ma un riequilibrio senza aumenti di imposte. Siamo per una tassazione leggera” (Romano Prodi, Ansa, 21 e 30-3-2006).
 

 
 
 

“Non vi metteremo le mani nelle tasche: le troveremmo vuote.L’ Unione non aumenterà le tasse”(Romano Prodi,Ansa,1-4-2006).
 

 
 
 

“Più tasse? Ma che, siamo matti? E’ una balla assoluta. Non se ne parla nemmeno” (Francesco Rutelli, Ansa, 30-3-2006).
 

 
 
 

“L’Unione lascerà stabile l’Irpef” (Enrico Letta, Ansa, 17-3- 2006).
 

 
 
 

“Aumentare il gettito scovando le risorse dall’evasione, senza aumentare le aliquote… Il governo non aumenterà le tasse, anzi cercherà di abbassarle” (Vincenzo Visco, 29-6-2006).
 

 
 
 

“Non vogliamo stangare nessuno. Le tasse vogliamo ridurle, non certo aumentarle” (Massimo D’Alema, 26-3-2006).
 

 
 
 

“L’intenzione del governo è di non aumentare il carico fiscale né le aliquote” (Pierluigi Bersani, Ansa, 5-7-2006)
 

 
 
 

“E’ falso che aumenteremo le tasse. La pressione fiscale non dev’essere ulteriormente aumentata” (Piero Fassino, Ansa, 29-3-2006).
 

 
 
 

“La proposta che facciamo di revisione delle aliquote Irpef è equa e giusta: con le nuove aliquote chi è sotto i 40 mila euro è beneficiato; invece si chiede un po’ di più a chi sta sopra i 40 mila euro” (Piero Fassino, Ansa, 27-10-2006).
 

 
 
 

“Il governo Prodi alza le tasse sui redditi alti” (Financial Times, 2-10-2006).
 

 
 
 

Telecomiche
 

 
 
 

“Alle dimissioni non ci penso proprio” (Angelo Rovati, consigliere economico di Prodi, 15-9-2006).
 

 
 
 

“Rinuncio al mio incarico di consigliere politico ed economico di Palazzo Chigi” (Angelo Rovati, 18-9-2006).
 

 
 
 

“Il governo in Parlamento a riferire su Telecom? Ma siamo matti?” (Romano Prodi, 15-9-2006).
 

 
 
 

“Sul caso Telecom dovrà presentarsi il ministro che ha responsabilità sulle telecomunicazioni” (Romano Prodi, 17-9-2006).
 

 
 
 

“Del caso Telecom parlerò io alla Camera il 28 settembre” (Romano Prodi, 19-9-2006).
 

 
 
 

“Non andrò al Senato, ma solo alla Camera il 28 settembre. Il presidente del Consiglio non va mai due volte in Parlamento per lo stesso argomento” (Romano Prodi, 20-9-2006).
 

 
 
 

“Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, interverrà al Senato sulla vicenda Telecom. Lo rende noto un comunicato del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti. La data dell’intervento è ancora da definire: sarà decisa in base agli impegni del premier” (Ansa, 21-9-2006).
 

 
 
 

Niente conflitto, solo interessi
 

 
 
 
“Dobbiamo colmare una profonda lacuna, adeguando l’ordinamento italiano a quello di altre grandi democrazie occidentali, attraverso un modello di provata efficacia e di sicuro equilibrio che mira a prevenire l’insorgere di conflitti di interessi tra gli incarichi istituzionali (sia nazionali che locali) e l’esercizio diretto di attività professionali o imprenditoriali o il possesso di attività patrimoniali che possano confliggere con le funzioni di governo. Gli strumenti che utilizzeremo sono: la revisione del regime delle incompatibilità; l’istituzione di un’apposita autorità garante; l’obbligo di conferire le attività patrimoniali a un blind trust” (“Per il bene dell’Italia. Programma di governo 2006-2011”, aprile 2006).
 

 
 
 

“Non si fanno leggi ad personam, c’è solamente un principio di democrazia. La nostra legge sul conflitto d’interessi non è fatta contro Berlusconi, ma stiamo parlando di una legge che hanno tutti i paesi democratici. Chi decide le sorti di un paese non può godere di decisioni che lui stesso prende. Non abbiamo nulla contro Berlusconi o contro Mediaset, ma stiamo parlando della maestà della legge. Chi ha una carica non può avere determinati interessi influenzati da quella stessa carica. L’ex cancelliere  Kohl disse un giorno che un uomo ricco non può fare politica. Io non arrivo a questo punto, ma penso sia un’affermazione di grande saggezza” (Romano Prodi, Ansa, 28-3-2006).
 

 
 
 

“Caro Cavaliere, lei è come Ceausescu: anche lui, in Romania, controllava tutte le tv” (Massimo D’Alema, 2-8-94).
 

 
 
 

“Faremo capire al signor Berlusconi, e ai lanzichenecchi che lo circondano, che il Parlamento deve affrontare con assoluta urgenza il tema del conflitto d’interessi e dell’antitrust” (Massimo D’Alema, 8-10-94).
 

 
 
 

“Non riconoscerei Berlusconi come premier legittimo nemmeno se vincesse le elezioni. Non potrebbe avere l’incarico, perché c’è un conflitto d’interessi non risolto”(Massimo D’Alema, 23-9-95).
 

 
 
 

“Berlusconi sa benissimo che se vuole un accordo per le riforme deve accettare l’antitrust, una legge sul conflitto d’interessi, una riforma della Rai, perché per noi questi sono aspetti essenziali di una democrazia” (Massimo D’Alema, 1-2-96).
 

 
 
 

“Mediaset è un patrimonio del Paese. Sarebbe grave se venisse venduta” (Massimo D’Alema, 30-10-98).
 

 
 
 

“Una legge sul conflitto d’interessi va fatta, ma senza  l’ossessione di Berlusconi”(Massimo D’Alema,Ansa, 31-8-2006)
 

 
 
 

“Legge sul conflitto d’interessi? E’ uno sbaglio, lasciamo perdere. Garantisco io, Mediaset non verrà penalizzata. Mi propongo come forza di interposizione fra la maggioranza e Mediaset” (Clemente Mastella, Ansa, 3-9-2006).
 

 
 
 

“Niente vendite forzose delle aziende, si tratta di migliorare e perfezionare la legge Frattini” (Luciano Violante,Ds, 13-9-2006)
 

 
 
 

“Il 30 novembre, alla Corte di Giustizia del Lussemburgo, si è tenuta l’udienza per discutere dell’illegittimità della Gasparri e dell’annosa vicenda di Europa 7. L’Avvocato dello Stato Paolo Gentili, a nome dell’attuale governo, ha riconfermato la linea difensiva voluta dal precedente governo Berlusconi e, quindi, ha difeso la legge Gasparri. La nostra delusione è stata veramente grande. Mai avremmo immaginato, dopo tutto quello che abbiamo dovuto subire, di dover assistere anche a questo” (Francesco Di Stefano, editore di Europa7, Ansa, 4-12-2006).
 

 
 
 

Disordinamento giudiziario
 

 
 
 
“La legge Castelli sull’ordinamento giudiziario è da cancellare” (Romano Prodi nel libro intervista con Furio Colombo “Ci sarà un’Italia”, Feltrinelli, ottobre 2005).
 

 
 
 

“Dobbiamo rimuovere tutti gli aspetti del nuovo ordinamento in stridente contrasto con i principi costituzionali e, ove necessario, intervenire con provvedimenti di sospensione dell’efficacia di quelle norme della legge delega (o dei decreti attuativi) che potrebbero ledere il principio di unità, uguaglianza e parità di trattamento… L’ordinamento giudiziario approvato dal centrodestra definisce una figura di magistrato non in linea con l’autonomia e l’indipendenza della magistratura e incide negativamente sulla celerità ed efficienza della giustizia … Sì Intendiamo eliminare la gerarchizzazione negli uffici della magistratura inquirente prevista dal nuovo ordinamento giudiziario” (“Per il bene dell’Italia. Programma di governo 2006-2011”, aprile 2006).
 

 
 
 

“Occorre sospendere l’efficacia dei decreti di attuazione dell’ordinamento giudiziario e modificare le norme sulle carriere, l’accesso alla magistratura, i concorsi. Sarà inoltre necessaria una nuova legge per il Csm riportando a 30 il numero dei componenti“ (Massimo Brutti, Ansa, 13-1-2006).
 

 
 
 

“Una delle prime misure da prendere è sospendere i decreti delegati attuativi della riforma dell’ordinamento giudiziario, per un tempo congruo, meno di un anno, e in quel lasso di tempo presentare una vera riforma” (Piero Fassino, Ansa, 14-1-2006).
 

 
 
 

“Il centrosinistra azzererà la riforma dell’ordinamento giudiziario e sospenderà l’efficacia dei decreti attuativi per il tempo necessario per poter fare una nuova legge. La riforma, che è in contrasto con la Costituzione, va azzerata e sostituita con nuove norme. Si può far presto, perchè ci sono già proposte alternative su tutti gli aspetti toccati dalla legge Castelli” (Massimo Brutti, Ansa, 26-2-2006).
 

 
 
 

“I decreti attuativi della riforma dell’ordinamento giudiziario vanno sospesi per un anno, il tempo necessario per fare una nuova normativa” (Giuseppe Fanfani, responsabile giustizia Margherita, 26-2-2006)
 

 
 
 

“Il nostro è un atto di saggezza parlamentare che non decompone quanto c’è, ma lo sottopone al giudizio di maggioranza e opposizione” (Clemente Mastella, ministro della Giustizia, Il Campanile, 13-6-2006).
 

 
 
 

“Giustizia, via alle nuove Procure. Fra il 18 e il 19 giugno, entra in vigore la prima parte della riforma Castelli sull’ordinamento giudiziario. Tutti i poteri ai capi, vietato ai pm parlare con la stampa” (la Repubblica, 15-6-2006).
 

 
 
 

“Al cittadino importa poco dei nostri dibattiti: chiede giustizia quando va in tribunale e la chiede in tempi rapidi” (Clemente Mastella, ministro della Giustizia, Il Messaggero, 11-6-2006).
 

 
 
 

“Sulla riforma della giustizia abbiamo bisogno dell’apporto di maggioranza e opposizione. Un compromesso giusto e sano, dal quale nessuno esce sconfitto” (Clemente Mastella, 28-9-2006).
 

 
 
 

“Modifiche bipartisan, via libera sulla Giustizia. Voto unanime sul maxiemendamento alla Castelli, il ddl Mastella passa con i voti dell’Unione. Sull’azione disciplinare, accolte le richieste del Polo. Così la Cdl ha salvato pezzi della sua legge sull’ordinamento giudiziario” (Corriere della sera, 5-10-2006).
 

 
 
 

“L’accordo fra Unione e Cdl sull’ordinamento giudiziario è frutto della volontà del governo, dell’intelligenza politica dei gruppi di maggioranza e opposizione” (Anna Finocchiaro, capogruppo Unione al Senato, 28-9-2006).
 

 
 
 

“L’accordo è uno scatto di orgoglio del Parlamento contro la magistratura militante” (Roberto Castelli,Lega Nord,28-9-2006).
 

 
 
 

“Solo tre ex Dc come me, Mastella e Mancino, che abbiamo vissuto la stagione di Mani Pulite, potevamo riuscire là dove la Bicamerale ha fallito” (Francesco D’Onofrio, Udc, 28-9-2006).
 

 
 
 

“E’ una nostra vittoria” (Renato Schifani, FI, 28-9-2006).
 

 
 
 

Meno s’intercetta, meglio è
 

 
 
 
“Sulle intercettazioni non occorre un provvedimento del governo” (Massimo Brutti, Ds, la Repubblica, 20-8-2005).
 

 
 
 

“Non accetteremo alcuna convergenza sul ddl Berlusconi che limita il ricorso alle intercettazioni. Il centrodestra vuole approfittare del polverone per indebolire i poteri di indagine, frenare i procedimenti penali,rendere più difficile l’accertamento di responsabilità, specie a carico dei soliti noti” (Massimo Brutti, responsabile giustizia Ds, Ansa, 13-1-2006).
 

 
 
 

“Il ddl Mastella sulle intercettazioni approvato ieri dal governo Prodi introduce sanzioni pecuniarie e carcere per i giornalisti che le pubblicano. Forti limiti alla possibilità di intercettare per i magistrati oltre i 3 mesi” (dai quotidiani del 5-8-2006).
 

 
 
 

Mani Punite
 

 
 
 
“Quelli che rubano bisogna metterli in galera. Purtroppo questo non si può fare perché la maggioranza, in genere, li protegge. Questo è il vero scandalo che i giornali dovrebbero denunciare e invece non lo fanno, per complicità” (Massimo D’Alema, 24-10-1988).
 

 
 
 

“Dietro questa operazione (la nascita di Forza Italia, ndr) c’è tutto il vecchio centro politico che scalpita: quello presentabile e quello compromesso, acquattato in seconda fila, fino alla prossima amnistia” (Massimo D’Alema, 26-1-1994).
 

 
 
 

“La magistratura ha disvelato e spezzato un intreccio perverso tra politica e affari, e in qualche caso tra politica, affari e criminalità che avvolgeva il Paese. Penso che il Paese voglia che quest’opera di verità, prima ancora che di giustizia, venga portata a compimento” (Massimo D’Alema, 24-1-1996).
 

 
 
 

“Penso che sia ingiusto attaccare Di Pietro e il Pool di Milano, perché questi magistrati hanno reso un grande servizio al Paese” (Massimo D’Alema, 20-7-1997).
 

 
 
 

“Su Tangentopoli capisco i sentimenti di una parte di quello che viene definito il popolo della sinistra… C’è chi ha visto nell’azione della magistratura una sorta di riscatto… Ebbene, mi dispiace, ma allora come oggi non sono mai riuscito a partecipare di quel sentimento, perché ho sempre avuto in spregio il giustizialismo, e sono rimasto fedele ai miei ideali della giovinezza. Sono rimasto un libertario” (Massimo D’Alema, Il Riformista, 11-9-2006).
 

 
 
 

Anticorruzione, si fa per dire
 

 
 
 
“Bisogna innanzitutto combattere la corruzione, fenomeno ancora vivo, come prova il 42° posto che l’Italia ha ottenuto nel 2004 nella classifica di Transparency International… Maggiore attenzione sia ai reati connessi all’attività amministrativa, come la corruzione, sia alla criminalità economica, che falsa le condizioni di concorrenza e di mercato” (“Per il bene dell’Italia. Programma di governo 2006-2011”, aprile 2006).
 

 
 
 

“L’Ulivo decide di non cambiare. L’indulto non sarà modificato in aula. Il provvedimento di clemenza di 3 anni comprenderà anche i reati contro la Pubblica amministrazione, da corruzione a concussione, da abuso d’ufficio a reati finanziari, societari e fiscali” (Ansa, 20-7-2006).
 

 
 
 

“I reati contro la pubblica amministrazione, quelli finanziari e la corruzione non hanno la stessa forza offensiva di violenza sessuale, terrorismo, mafia,  sequestro di persona, pedofilia” (Massimo Brutti, Ds, la Repubblica, 24-7-2006).
 

 
 
 

Indulto, inciucio, insulto
 

 
 
 
“Ecco le prime misure che i Ds intendono far divenire ‘programma giudiziario’ condiviso da tutta la coalizione: far tabula rasa della ex Cirielli, della Pecorella e della legge sul falso in bilancio, congelare la prescrizione a partire dalla prima sentenza di condanna. E, nel contempo, realizzare nuove e più moderne prigioni” (Ansa, 14-1-2006).
 

 
 
 

“Il Senato approva definitivamente l’indulto”(Ansa, 29-7-2006).
 

 
 
 

“L’indulto di 3 anni comporterà,nell’immediato,la scarcerazione di 12.756 persone” (Clemente Mastella, Ansa, 27-6-2006).
 

 
 
 

“Fino a ieri 24.413 detenuti erano usciti grazie all’indulto in tutta Italia, di cui 1.473 sono rientrati in carcere per recidiva. Se i recidivi mantengono un trend di 650 ingressi al mese, nel giro di un anno e mezzo le carceri torneranno a essere sovraffollate come prima” (Leo Beneduci, segretario dell’Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria, Ansa, 3-11-2006).
 

 
 
 

“Non c’è stato alcun detenuto scarcerato con l’indulto che avesse rapporti col terrorismo” (Clemente Mastella, la Repubblica, 4-8-2006)
 

 
 
 

“Sospetti di fiancheggiamento al terrorismo islamico sono stati scarcerati con l’indulto. Li teniamo sotto controllo per espellerli in base alla legge antiterrorismo” (Giuliano Amato, ministro dell’Interno, la Repubblica, 4-8-2006).
 

 
 
 

Tutti per uno: Previti
 

 
 
 
“Un provvedimento scandaloso, che dimezza la prescrizione per usura, mafia, corruzione. Per dare una scappatoia a Previti, si rimetteranno mafiosi e usurai in libertà” (Francesco Rutelli a proposito della ex Cirielli, 15-12-2004).
 

 
 
 

“Il lodo Schifani, la salva Previti e tutte le leggi ad personam fatte per salvare i suoi soci e amici le avete votate come un sol uomo,avete sfasciato la giustizia a vostro uso fino a questa legge che abolisce l’appello del pm e che Ciampi ha rinviato alle Camere!” (Francesco Rutelli a Berlusconi,Canale5, 20-1-2006).
 

 
 
 

“Cercano di salvare Previti con un’altra norma ad personam” (Massimo D’Alema, la Repubblica, 1-11-2005).
 

 
 
 

“La salva-Previti è una porcata” (Anna Finocchiaro, 14-12-2004)
 

 
 
 

“Ci davano dei matti quando parlavamo di scambio,e lo scambio eccolo qua: la salva-Previti” (Gavino Angius, Ds,  5-7-2005).
 

 
 
 

“Sono contrario alla salva-Previti senza se e senza ma” (Fausto Bertinotti, la Repubblica, 28-6-2005).
 

 
 
 

“Forza Italia ha proposto un patto scellerato alla Lega: ordinamento in cambio di salva-Previti. Al Senato proseguiremo nel nostro ostruzionismo senza indietreggiare di un millimetro perché questa è una legge ingiusta. La salva- Previti garantisce l’impunità agli autori di gravi reati. Potrebbero ribattezzarla la legge Houdini dal nome del mago che faceva scomparire cose e persone” (Massimo Brutti, Ds, la Repubblica, 28-6-2005).
 

 
 
 

“Se non lasciamo nel testo la possibilità di far beneficiare dell’indulto anche Cesare Previti, Forza Italia non voterà con noi questo provvedimento. E il quorum per farlo passare è di due terzi” (Pierluigi Mantini, Margherita-Ulivo, Ansa, 20-7-2006).
 

 
 
 

“Il Tribunale di Sorveglianza ha disposto che Previti e Pacifico possano lasciare il loro domicilio per due ore al giorno. Erano stati condannati a sei anni di reclusione per il reato di corruzione in atti giudiziari nel processo Imi-Sir. Metà della pena è stata condonata grazie alla legge sull’indulto” (Ansa, 27-9-2006).
 

 
 
 
Segreto di due Stati
 

 
 
 
“Nessun segreto di Stato sul caso Abu Omar” (Giovanni Lorenzo Forcieri, sottosegretario alla Difesa del governo Prodi, dinanzi alla commissione Difesa del Senato, 12-6-2006)
 

 
 
 
“Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti, Enrico Micheli, ha confermato - dopo che il premier, Romano Prodi, aveva il 4 agosto scorso scritto al Copaco per dire che non sussistono motivi per togliere il segreto di Stato apposto dal governo precedente – l’esistenza di accordi top secret tra Italia e Usa nell’ambito della guerra al terrorismo post 11 settembre. Accordi in cui rientrano anche le extraordinary renditions. ‘Alle nostre domande precise se le autorità americane avessero avvertito il governo italiano prima, dopo o durante il presunto rapimento di Abu Omar - riferisce il presidente del Copaco, Claudio Scajola - Micheli ha risposto che su questo tema esiste il segreto di Stato, già comunicato dal governo Berlusconi e confermato allo stesso modo e negli stessi termini dal governo Prodi’” (Ansa, 25-10-2006)
 

 
 
 

Vergogna forever
 

 
 
 
“Dalla Cirami alla salva-Previti: delle leggi ad hoc non salveremo nulla. Toglieremo tutti gli hoc. Perché la legge è uguale per tutti: c’è scritto in tutti i tribunali d’Italia” (Romano Prodi, la Repubblica, 28-10-2005).
 

 
 
 
“Purtroppo alcune norme, quando le avremo abolite, avranno fatto effetto: chiuderemo le stalle quando i buoi saranno scappati, perché molte leggi sono legate a scadenze precise” (Massimo D’Alema, la Repubblica, 20-10-2005).
 

 
 
 

“Una volta al governo, faremo subito un provvedimento per sospendere gli effetti delle leggi ad personam e dopo le riscriveremo” (Piero Fassino, La Repubblica, 29-10-2005).
 

 
 
 

“La Cirielli è una legge a fini privati. E’ stato compiuto un altro grave strappo istituzionale, è stata approvata un’altra legge ad personam che stravolge il funzionamento della giustizia” (Piero Fassino, la Repubblica, 11-11-2005).
 

 
 
 

“Fassino ha messo tra le priorità l’azzeramento della legge ex Cirielli e la Pecorella sull’inappellabilità, oltre alla necessità di riformare la depenalizzazione del falso in bilancio. Per quanto riguarda la prescrizione, la proposta dei Ds è quella di congelare i termini del decorso solo dopo l’emissione di una sentenza di condanna, di primo o secondo grado” (Ansa, 14-1-2006).
 

 
 
 

“Bene il voto della Camera sull’indulto. Ma da solo non basta, occorre al più presto azzerare le leggi ad personam sulla giustizia varate dal centrodestra per tutelare interessi particolari. E’ un impegno che ci siamo assunti in campagna elettorale e che ora va mantenuto. Per questo ho depositato due disegni di legge: il primo cancella con un semplice tratto di penna la legge Cirami sul legittimo sospetto tornando alle norme precedenti che andavano bene e non avrebbero dovuto essere modificate. Con il secondo vogliamo cancellare la ex-Cirielli e ridisciplinare la materia della prescrizione, sostituendo la prescrizione del reato con la prescrizione del procedimento calcolando i termini in ogni singola fase del processo ed eliminando dal conto il tempo perso per espedienti dilatori” (Massimo Brutti, Ansa, 27-7-2006)
 

 
 
 

“Questa è solo l’ultima delle leggi vergogna: dovremo cambiarla profondamente e sarà utile usare la ramazza” (Gavino Angius, Ds, Ansa, 15-2-2006).
 

 
 
 

“La Cirami e la Cirielli vanno abrogate e basta: rimetterci le mani è impossibile. Il falso in bilancio deve tornare reato e la Cassazione dev’esser salvata dalla paralisi totale cui la condanna la Pecorella” (Anna Finocchiaro, l’Espresso, 20-7-2006).
 

 
 
 

“Cancellare le leggi vergogna, a cominciare dalla ex-Cirielli e dalla Cirami” (Guido Calvi, Ds, Ansa, 29-7-2006).
 

 
 
 

“Il problema non è tanto 1 o 2 voti di maggioranza, ma come si organizza un programma strategico sulle cose proposte agli elettori: eliminare le leggi vergogna e accelerare il processo penale e civile” (Luciano Violante, Ds, Ansa, 2-8-2006).
 

 
 
 

“Ora occorre restituire efficienza all’amministrazione della giustizia e cancellare le pessime leggi-vergogna ereditate dal centrodestra, a cominciare dalla Cirami e dalla ex-Cirielli. Ed è quel che faremo” (Piero Fassino, Ansa, 4-8-2006).
 

 
 
 

“In Italia esiste una giustizia a due velocità: quella che colpisce i cittadini poveri e quella di chi si può permettere avvocati ricchi e potenti che, oltre ad essere in grado di interpretarle, sono anche in grado di scrivere le leggi. La selva delle leggi ad personam va disboscata” (Massimo D’Alema, Ansa, 13-1-2006).
 

 
 
 

“Noi ci impegniamo ad azzerare, a strappare via dal nostro ordinamento le leggi volute dal centrodestra, a esclusiva tutela di interessi particolari.L’idea di tenerci alle spalle anche soltanto in parte le leggi ad personam è assolutamente inaccettabile. Vanno azzerate subito“ (Massimo Brutti, Ansa, 13-1-2006).
 

 
 
 

“Un giudizio sulle leggi ad personam l’ha già dato il buon senso popolare, chiamandole appunto ‘ad personam’, quindi bisognerà tirarle via. Compresa anche la legge elettorale che ha levato la stabilità al Paese” (Romano Prodi, Radio anch’io, 19-1-2006).
 

 
 
 

“Abbiamo candidato Gerardo D’Ambrosio perché la sua competenza sarà utile al momento di riformare la giustizia. Aboliremo le leggi ad personam, che hanno stravolto l’ordinamento giudiziario” (Piero Fassino, Ansa, 7-2-2006).
 

 
 
 

“Le leggi ad personam bisogna cancellarle con un tratto di penna:sono contrarie al principio costituzionale dell’uguaglianza di fronte alla legge” (Massimo Brutti, Ansa, 1-3-2006)
 

 
 
 

“L’elenco delle leggi del governo Berlusconi da abrogare immediatamente sarebbe troppo lungo, ma ci sono alcune gravissime ferite che vanno sanate al più presto: la controriforma della Costituzione, la nuova legge elettorale e le varie leggi ad personam. Dovremo poi intervenire per eliminare gli eccessi della flessibilità, in realtà precarizzazione a vita, introdotti con la Legge 30; per correggere la riforma Moratti e il nuovo ordinamento giudiziario, per garantire autonomia della magistratura e una giustizia certa uguale per tutti” (Romano Prodi, Il Corriere Adriatico, 3-3-2006).
 

 
 
 

“Da buttare completamente ci sono solo le leggi ad personam, fatte per evitare condanne specifiche, come le rogatorie, la Cirielli… Cancelleremo queste leggi che non sono giuste in toto; le altre le esamineremo, alcune le riformeremo profondamente, come la legge sulla scuola e sul lavoro, la cosiddetta legge Biagi: bisognerà migliorarle a fondo, perché hanno veramente punti inaccettabili” (Romano Prodi, RadioSei, 17-3-2006).
 

 
 
 

“Auspico che in tempi brevi l’Unione presenti le più urgenti proposte di legge per revocare le più devastanti ‘leggi vergogna’ del centrodestra: falso in bilancio, x-Cirielli e inappellabilità delle sentenze” (Vincenzo Siniscalchi, Ds, Ansa, 5-5-2006)
 

 
 
 

“Sarebbe quanto mai utile e opportuno che in queste ore il governo facesse sapere quali leggi ad personam approvate dalla destra intende rapidamente abrogare. Sarebbe così chiaro che l’indulto non attenua minimamente il rigore etico e giuridico della politica del centrosinistra”(Piero Fassino,Ansa, 25-7-2006)
 

 
 
 

“Visto lo sconcerto che si coglie nell’elettorato,serve una svolta, un salto di qualità nella politica della giustizia del governo. Dobbiamo abolire le leggi ad personam della destra e varare una nuova disciplina dell’ordinamento giudiziario” (Cesare Salvi, Ds, presidente commissione Giustizia del Senato, 31-7-2006).
 

 
 
 

“Le priorità sono: togliere di mezzo le leggi ad personam di Berlusconi. Portare in Parlamento una legge sul conflitto di interessi e la riforma della Gasparri” (Francesco Rutelli. L’Espresso, 4-8-2006).
 

 
 
 

“A oltre sei mesi dalle elezioni il clima intorno alla giustizia è cambiato, ma il bilancio della politica del nuovo governo è insoddisfacente e molte sono le ragioni di preoccupazione, se non di allarme. Poco o nulla è stato fatto sul piano organizzativo per contrastare lo sfascio a cui il precedente governo ha condannato l’amministrazione della giustizia. La sospensione della controriforma dell’ordinamento giudiziario è stata solo parziale e accompagnata da una ristrutturazione arcaica e autoritaria delle Procure, dal depotenziamento degli strumenti di controllo del Csm sulle situazioni di sofferenza del sistema, dalla carenza di indicazioni sul nuovo assetto della carriera dei magistrati. E soprattutto manca un progetto, un’idea di giustizia capace di coinvolgere i cittadini e di motivare chi nel mondo della giustizia opera… Occorre abrogare le leggi ad personam varate nella scorsa legislatura, che mortificano il principio di uguaglianza e continuano a produrre effetti devastanti” (documento di Magistratura Democratica, Ansa, 21-11-2006).
 

 
 
 

“Non abbiamo né il tempo né l’intenzione di tenere occupato il Parlamento per mesi ed anni a correggere le leggi sbagliate del centrodestra (Giulio Santagata, ministro per l’attuazione del programma, l’Unità, 19-12-2006).