è un documento molto lungo, ma va letto e diffuso. potrei pubblicarlo a puntate, ma è meglio averlo completo. trovate il tempo.
CONFESERCENTI
2005: lo spreco continua …
Cento esempi di cattivo utilizzo della spesa pubblica
Sommario
Introduzione
Nelle spire del Pappadai
Acqua e acquedotti
Le altre infrastrutture
Enti locali
Sanità
Stato
Altri sprechi
Introduzione
“2005: lo spreco continua” è il nuovo dossier della Confesercenti sulla spesa pubblica. Lo slogan “basta con gli sprechi” sembra scontato in tutti i dibattiti politici e in tutte le leggi finanziarie annunciate da alcuni anni a questa parte.
E da anni Confesercenti – da sempre attenta all’ impiego del denaro pubblico – ripropone le sue analisi e denunce. Così è stato dal 1996, cioè da quando Confesercenti promosse la ricerca Cento casi di spreco nella spesa pubblica, nella quale con semplicità e talvolta con ironia evidenziavano i perversi meccanismi di crescita esponenziale della spesa a carico dei contribuenti.
Quella ricerca indusse il legislatore a intervenire su alcuni casi per moralizzare l’uso del pubblico denaro. Gli esempi più clamorosi ed eclatanti riguardavano la spesa per infrastrutture, a partire da quelle che dovevano assicurare l’acqua alle regioni meridionali, l’acquisto di beni e servizi, le spese telefoniche dei Ministeri, gli sprechi delle nostre ambasciate. Su alcuni di questi sprechi, i governi sono intervenuti negli anni successivi con qualche risultato positivo. È stata inoltre costituita la CONSIP, un’agenzia statale che tra varie vicende ha consentito qualche risparmio, ma che ha discriminato le PMI, con gravi conseguenze sul sistema produttivo italiano dove esse sono prevalenti.
La lotta allo spreco è entrata a pieno titolo in questi anni nei programmi degli schieramenti politici, ma resta ancora una strada tutta da percorrere.
Alla prima pubblicazione sugli sprechi, nel 1996, ne seguì un’altra nel 2002, con altri cento esempi, che divennero oggetto di approfondimento anche da parte delle autorità competenti.
Nonostante alcuni interventi di correzione del disavanzo, la corruzione e la spesa pubblica improduttiva rimangono ancora nodi principali della nostra vita amministrativa e dei programmi di risanamento della finanza pubblica.
Quando parliamo di sprechi, è necessario chiarire di cosa si tratta. Ci viene in soccorso la magistratura contabile. Il procuratore generale della Corte dei conti nella sua relazione all'apertura dell'anno giudiziario ha denunciato che “frequenti sono stati gli eventi di danno al demanio e al patrimonio pubblico nella gestione del personale e, specialmente, in quello della sanità. Altre istruttorie hanno riguardato i casi di perdite in materia di cooperazione allo sviluppo". Tutti comportamenti che "producono un'unica, fondamentale figura di danno, quella che comunemente va sotto il nome 'spreco'".
E quanto lo spreco sia diffuso, lo dimostra anche la terza edizione della nostra analisi, comprendente molti casi limite, sia locali che centrali.
Come quello dell’invaso idrico del Pappadai (mai nome fu più appropriato) vicino Taranto, emblematico delle aspirazioni, delle frustrazioni, delle vicende kafkiane che sovente stanno dietro ai grandi sprechi della nostra Italia. Nel progetto si prevedeva la realizzazione di una condotta, parallela a quella già esistente costata circa 150 milioni di euro. Che non ha mai visto una goccia d’acqua.
Questa vicenda emblematica richiama i problemi tuttora irrisolti, delle infrastrutture, della trasparenza, dell’efficienza, sui quali la pubblica amministrazione resta al palo e non migliora con il decentramento.
Anche nell’odierna edizione, come in quella del 2002, abbiamo dedicato particolare attenzione alla spesa decentrata: regioni, sanità, enti pubblici, enti locali. Proprio questi enti, infatti, rappresentano la nuova realtà del federalismo istituzionale, le cui prospettive comportano una importante sfida di decentramento e democrazia, ma recano anche il rischio di duplicare i difetti e lo spreco del centralismo.
Abbiamo documentato quanto il localismo eccessivo influisca negativamente sulla realizzazione di grandi opere o dell’alta velocità, nella stessa maniera in cui il centralismo senza controlli produce enormi sprechi.
La situazione è sempre preoccupante. Da ospedali sempre in costruzione, ad enti regionali che spendono per corsi di formazione improbabili: veline, detective, tatuaggi e piercing. Come improbabili appaiono le ricerche finanziate dallo Stato su argomenti del tipo “diffusione delle conoscenze”, o l’attivazione di ben 200.000 contratti di consulenza.
Nel Rapporto, come era ovvio attendersi, si da ampio risalto a casi di spreco della spesa per la realizzazione di infrastrutture; su questo settore, infatti, continua a gravare la spada di Damocle dei tempi lunghi di realizzazione che portano con sé i rischi di lievitazione dei costi e che poi generano il paradosso della scarsità di risorse per completare le opere avviate.
Lo scorso anno il Servizio Studi della Camera dei deputati ha rifatto i conti alle “Infrastrutture strategiche”: le opere da realizzare sono diventate 228, i costi complessivi sarebbero quasi il doppio dei 126 miliardi di euro inizialmente previsti.
Infine, nel testo sono citati molti casi in cui si rilevano costi aggiuntivi dovuti alle infiltrazioni criminali nella realizzazione delle opere: questo è un argomento sul quale Confesercenti ha da sempre dimostrato sensibilità, segnalando e denunciando essa stessa numerosi casi di malaffare ed inquinamenti. L’impegno a prevenire e controllare va continuato, perché i rischi sono sempre presenti.
Come ogni anno, nonostante i richiami preventivi dei Presidenti dei due rami del Parlamento, accanto alla finanziaria ed alla manovra di correzione dei conti e alle grandi scelte di politica economica, nasce e si sviluppa tra le aule e i corridoi di Montecitorio e Palazzo Madama, una sorta di micro-manovra parallela che reca molteplici interventi di spesa microlocalistici, settoriali.
E’ il famoso assalto alla diligenza che puntualmente ogni anno fa capolino nella discussione della manovra finanziaria. Nelle pieghe della finanziaria abbiamo trovato anche un finanziamento “spot” per la Presidenza del Consiglio, che si attribuisce ben 6 milioni di euro per sondare i cittadini sul proprio operato.
Le cifre stimate dal presente Rapporto sono molto elevate: pur considerando solo i casi (30) con dati economici certi ci si colloca sui 3,6 miliardi di euro.
La sola burocrazia, che grava pesantemente su imprese e cittadini, costituisce di per sé uno spreco che si può stimare pesi per quasi il 3% sul PIL, cioè circa 40 miliardi di euro, il 6,5% della spesa pubblica complessiva.
Se consideriamo anche il raddoppio delle previsioni dei costi delle “infrastrutture strategiche”, ci troviamo di fronte alla stratosferica cifra di circa 170 miliardi di euro.
Confesercenti crede che a quei politici, di qualsiasi colore, impegnati nel risanamento, sia oggi necessario dare una mano. Con questo lavoro proviamo a mettere in luce le contraddizioni di quella amministrazione pubblica che dovrebbe essere al servizio dei cittadini.
Questo in fondo è il senso del nostro contributo alla lotta agli sprechi nell'erogazione del pubblico denaro, al risanamento delle pubbliche finanze, alla moralizzazione della vita pubblica.
Nelle spire del Pappadai
1. L’invaso fantasma
L'invaso Pappadai è in costruzione dal 1984 a Monteparano (Taranto), con un costo complessivo che supera i 250 milioni di euro. Una volta ultimato, potrebbe contenere fino a 20 milioni di metri cubi d'acqua. Manca però l’acqua. Nel progetto originario doveva arrivare infatti dall'invaso di Monte Cotugno in Basilicata alimentato dal fiume Sinni. Ma tale operazione non era prevista dagli accordi di programma Puglia-Basilicata che regolano le concessioni d'acqua, sottoscritti nel 1999 e validi fino al 2015, che riguardano l’invio di acqua dal fiume Sinni fino a Ginosa. Ora la regione si è attivata per un nuovo accordo. Intanto l’invaso resta a secco. Al Pappadai sarebbero necessari 150 milioni di metri cubi l'anno per poter funzionare correttamente.
2. Adduzione sprecata
Rischiano di essere sprecati anche i quattrini per l’adduzione: sono stati già spesi quasi 40 milioni di euro per il primo ed il secondo lotto dell'invaso, 6,5 milioni per le opere di derivazione del sistema Chidro-Sinni e la vasca di regolazione di Monteparano, quasi 30 milioni di euro per l'adduzione delle acque del fiume Sinni, quarto tronco primo lotto tratto Monteparano-Chidro. Sono stati inoltre finanziati progetti riguardanti opere integrative per assicurare l'agibilità dell'invaso Pappadai e le opere di scarico del nodo idraulico di Monteparano e il completamento del nodo idraulico di Sava, che costa altri 26 milioni di euro.
3. Acquedotto al veleno
Costate oltre 120 milioni di euro ai cittadini di 49 comuni pugliesi, le tubature del Pappadai, che rientrano nel Progetto irrigazione Salento, costruite per irrigare circa 7.200 ettari di campagne nelle zone di San Pancrazio, Salice, Guagnano e San Donaci, Nardò e Veglie (Taranto e Lecce), non hanno mai erogato acqua. Inoltre, più di un terzo delle tubazioni è costruito con amianto e cemento (le zone di Cellino, Erchie, San Pietro, Torre, Villa Castelli, Squinzano, Torricella e Maruggio), che con il tempo rischiano di avvelenare il suolo e la falda.
4. Esoso consorzio
Il consorzio di bonifica Arneo di Nardò (Lecce), che gestisce il Pappadai, conta 270 mila consorziati per i servizi offerti dall'ente (responsabile della distribuzione dell'acqua per i campi del Salento). In realtà meno dello 0,4 per cento degli associati effettivamente riceve l'acqua. Gli altri solo cartelle esattoriali da pagare.
5. Arriva la mafia
Ma non basta: l’appalto per l’invaso era stato assegnato a una ditta di Catania che poi aveva subappaltato i lavori ad alcune aziende locali, tra cui una amministrata di fatto da un pregiudicato, braccio destro di un boss della zona.
Acqua e acquedotti
6. La moltiplicazione degli enti
In Italia ci sono 13.503 acquedotti. A questi corrispondono ben 5.513 enti che gestiscono i servizi idrici. Tranne municipalizzate, consorzi ed enti di diritto pubblico, mediamente questi enti non servono più di 5.000 utenze ciascuno.
7. Innaffiare stanca
In Italia si verifica una perdita media di 104 litri di acqua per abitante a causa delle dispersioni. Per assenza di manutenzione la percentuale delle perdite della rete acquedottistica in Italia è la più alta al mondo. Le tubature sono molto vecchie, tra i 25 ed i 42 anni in media: ciò provoca una dispersione di acqua che va dal 20% al 63%, con un valore medio nazionale del 39%. Le perdite idriche raggiungono picchi in Molise (63% di acqua perduta sul totale erogato), Puglia (54%), Calabria (52%), Basilicata (50%), nell’hinterland napoletano (48%), in Abruzzo (45%, ma con punte anche del 75%) e in Sicilia e Sardegna (40%). Addirittura del 70,3% è la percentuale di abitanti del Sud che devono fare i conti con ricorrenti crisi idriche, con quote che vanno dal 54,9% delle isole al 69,4% della Puglia fino all’88% in Molise e Calabria.
8. Idromafia
Ogni giorno quasi 4 miliardi di litri d’acqua sono sottratti illegalmente nelle regioni del Mezzogiorno. A Palermo un’operazione dei Carabinieri, con 600 sequestri e centinaia di denunce, ha portato al sequestro di 33 silos che smistavano e vendevano oltre 7 milioni di litri di acqua rubata al giorno. In Sicilia in un anno sono stati sequestrati ben 268 pozzi abusivi.
9. Dissalassati sardi
La rete acquedottistica di Cagliari fra dispersioni e furti perde il 30% dell'acqua. Nonostante i costi altissimi e i tempi di realizzazione dell'impianto (tre anni), il Comune di Cagliari ha ora in programma di realizzare il dissalatore come soluzione all'emergenza sete. La dissalazione, per via del dispendio di elettricità, è il sistema più costoso per produrre acqua (i costi si aggirano attorno ad 1 € per metro cubo, contro i pochi centesimi dell'acqua di rete). Risultato: acqua dissalata e cittadini … salassati.
10. Diga infinita
La Diga sul fiume Metramo, come da noi già denunciato nel precedente rapporto, è uno scandalo nazionale. Il progetto è degli anni Sessanta. Doveva servire un polo dell'acciaio da costruire negli anni del boom industriale. Il distretto dell'acciaio non è mai stato fatto, la diga sì: è stata prima riconvertita a bacino per l'agricoltura (doveva irrigare 20mila ettari di terreno incolti), poi a riserva idropotabile per i calabresi, sempre comunque oggetto di una attenzione particolare della magistratura. L'invaso ora, dopo 76 aumenti di prezzo (da 15 miliardi si è arrivati a 819), è terminato e vuoto: nessuno ha pensato infatti alle condutture.
11. Villaggio vacanze del tubo
A Taranto, alla foce del fiume Chidro, lungo la costa ionica, è stato costruito un enorme impianto di sollevamento, che doveva servire a trasportare l'acqua dolce da una sorgente fino alle vasche di miscelazione, aggiungendola a quella salmastra estratta dai 16 pozzi. L'impianto, costato 45 milioni di euro, avrebbe dovuto erogare 255 litri d'acqua al secondo, ma non funziona. La fonte d'acqua potabile è inquinata dalle infiltrazioni salmastre e nell’area dell’impianto si pensa di edificare un villaggio vacanze.
Le altre infrastrutture
12. Opere mangiasoldi
A tre anni dal varo della legge obiettivo per molti interventi il via ai lavori resta un miraggio e intanto i costi lievitano nelle varie aree del Paese. C’è un enorme gap fra la realizzazione di 300 opere previste in dieci anni e la relativa copertura finanziaria per le quali la legge prevedeva una spesa di 128 miliardi di euro. Ad oggi sono stati impegnati soltanto 15 miliardi di euro. Nel Mezzogiorno i cantieri legati alla legge obiettivo sono stati aperti solo sulla Salerno-Reggio Calabria. il costo previsto è lievitato dai 3,5 miliardi di euro stimati dall'Anas nel 1999 ai 7-8 miliardi di oggi. In Emilia-Romagna in cui sono stati avviati lavori per pochi interventi, il Cresme stima un costo delle opere in oltre 25 miliardi rispetto ad un preventivo iniziale di 15. In Veneto i costi stimati per le 17 opere previste sono raddoppiati rispetto a quanto contenuto nella delibera Cipe, superando i 108 miliardi.
13. Da Messina a Palermo in 40 anni
Errori di progettazione, imprese fallite, inchieste della magistratura, varianti e varianti delle varianti. L’autostrada Messina – Palermo è costata in tutto 773 milioni di euro. È stata alla fine inaugurata alla fine del 2004. Bene, ma funziona solo una metà in direzione Messina. La corsia opposta deve essere ancora ultimata.
14. Kioto, chi lo conosce?
L’Italia è leader per lo spreco di energia nelle abitazioni. La mancanza di un adeguato isolamento di tetti, solai e pareti costa infatti ogni anno all'incirca più di 1.164 mega joule, il valore più alto tra i paesi europei, pari al 17,5% del totale. Con un'attenta politica energetica, si potrebbe invece risparmiare il 90% dei consumi attuali. Il miglioramento delle condizioni di isolamento degli edifici permetterebbe, infatti, un minor consumo di energia e, di conseguenza, un minor impiego delle fonti di riscaldamento che, in buona parte, concorrono a mantenere alto il livello di inquinamento dei centri urbani.
15. Tanta luce per niente
Il 95% delle sorgenti luminose destinate all'illuminazione privata o pubblica esterna, utilizza sistemi inadeguati od obsoleti, che disperdono inutilmente il 45% della luce verso l'alto anziché sull'obiettivo prefissato, oppure in ore diurne. È stato dimostrato che, in media, i riflettori disperdono circa il 30% della luce: in questo modo in Italia si sprecano 250 milioni di euro all'anno. Questo vuol dire che, uniformando adeguatamente gli impianti di illuminazione, si potrebbe risparmiare il 45% dell'energia elettrica erogata e dei soldi spesi dall'amministrazione per illuminare il tutto mantenendo inalterata l'illuminazione di strade, edifici, parchi etc.
16. L’autoporto fantasma
Salutato come strumento strategico per la mobilità delle merci in Abruzzo. Progettato a tamburo battente. Finanziato con 5 milioni di euro. Realizzato e anche collaudato tre anni fa. Eppure, ora è abbandonato ed avviato al degrado. È la storia dell'autoporto di Roseto (Te), una struttura che rischia di rappresentare un autentico monumento agli sprechi dell'intero Abruzzo: tanto più nel momento in cui la regione (che ne è proprietaria) finanzia con 630 mila euro il completamento di una struttura gemella a Castellalto, sempre in provincia di Teramo, a pochi chilometri di distanza.
17. Porti in alto mare
I lavori infrastrutturali per la realizzazione di porti sono ancora in alto mare. Nell'arco di un quinquennio e' stato realizzato meno del 22% degli investimenti autorizzati dallo Stato per la realizzazione delle infrastrutture necessarie al debutto delle autostrade del mare. I finanziamenti complessivi stanziati dal legislatore per tali opere ammontano ad oggi a 3,5 miliardi di euro. Non utilizzati.
18. Sarno, campa cavallo
Dopo la tragedia che ha coinvolto i comuni di Sarno, Quindici, Bracigliano e S. Felice a Cancello (1998) per la ricostruzione sono stati resi disponibili dallo Stato e dalla Regione Campania oltre 640 milioni di euro: ad oggi ne sono stati spesi meno della metà e le case ricostruite non arrivano al 20% delle le 400 distrutte, abbattute o danneggiate.
19. Fogne in comune
Il comune di Isernia ha pagato il 25% in più del previsto il suo nuovo impianto fognario.
20. Scuole a rischio
Secondo una recente indagine solo il 27% delle scuole italiane è a norma per quanto riguarda la sicurezza, benché tutte abbiano piani e strumenti di emergenza. Inoltre, nel 45% degli istituti viene segnalata la presenza di barriere architettoniche: nel 27% dei casi si tratta delle scale, nel 9% dei casi si tratta di piani inclinati al 30%, nel 9% di bagni inadeguati. Solo nel 18% delle scuole c’è un medico d’istituto; gli altri si devono affidare alla cassetta del pronto soccorso.
21. Valico invalicabile
Dopo 23 anni di attesa per a realizzazione del tratto della A1 tra Bologna e Firenze non si è ancora raggiunta una decisione definitiva sulla variante di valico a causa delle microautorizzazioni locali che ancora frenano quest'opera. Tutto ciò costa caro alle casse dello Stato. Basti pensare che la mancata cantierizzazione della Variante di Valico entro il 2001 ha già prodotto un incremento dei costi per l'intera opera del 20 per cento. Così si dovranno spendere 500 milioni di euro in più.
22. L’affare dei rifiuti
Secondo l’ultimo Rapporto della Legambiente, la gestione dei rifiuti pericolosi in Italia con 6,7 milioni di tonnellate di rifiuti speciali frutta alla malavita 2 miliardi e mezzo di euro all’anno e causa danni all’ambiente (da bonificare) per almeno il doppio.
23. Costosissima cava
In Piemonte la concessione mineraria della cava della Val Lemme è costata al Governo una recente messa in mora della Ue a seguito di un esposto di Legambiente. Ora però la cava ha danneggiato gli acquedotti di due paesi e le sorgenti che li alimentano. Costo stimato della bonifica, 6,4 milioni di euro.
24. Molti costi, pochi benefici
La Torino-Lione non serve? A sorpresa la relazione della Commissione InterGovernativa franco-italiana per la linea ferroviaria Torino-Lione" fa notare infatti che, in materia di costi/benefici, questi ultimi complessivamente attualizzati (tasso di attualizzazione pari al 5%) sarebbero negativi, pari cioé a 2,4 miliardi di Euro. Mentre i benefici ambientali ipotizzati (spostamento del traffico da gomma a rotaia), come dicono gli studi realizzati da esperti del governo francese, non si avrebbero proprio, poiché la linea non sposta neanche l'1% delle merci.
25. La perduta via
In Toscana risultano dispersi i seguenti lavori: l'autostrada Tirrenica Rosignano-Civitavecchia, inserita nell'Intesa quadro sulle infrastrutture; l'appalto per il Centro di dinamica sperimentale dell'Osmannoro, bandito dalle Ferrovie più di un anno fa e non ancora assegnato; l'adeguamento della viabilità per i valici appenninici (336 milioni); gli interventi per la piana di Lucca (100 milioni); il raddoppio della ferrovia "Pontremolese" Parma-La Spezia (166 milioni); l'hub portuale di Livorno (25 milioni). Nel complesso si stima il blocco di quattro miliardi di investimenti con inevitabili lievitamenti di costi connessi ai ritardi e soprattutto con un danno notevole per l’economia del territorio.
26. Ecoballe teutoniche
In Campania si producono 7.500 tonnellate di rifiuti al giorno, per un totale di 2,5 milioni di tonnellate all’anno, cioè il 10 per cento di tutti i rifiuti prodotti in Italia. Di questi, 2.500 tonnellate ogni giorno sono avviate in Germania con treni sotto scorta. Altre 400 tonnellate vanno in Umbria, Toscana, Emilia e Marche. Il costo dello smaltimento in Germania è di 150 euro a tonnellata, con un onere annuo di 136 milioni di euro. Secondo il Ministro dell’ambiente Matteoli, ci vorranno 40 anni per smaltire tutte le ecoballe accumulate in Campania. Anche in Lombardia, Friuli e Trentino si esportano rifiuti in Germania.
27. La capitale delle opere perdute
E’ il comune di Priolo Gargallo (Siracusa) dove si contano: una casa albergo per gli anziani costata circa 1 milione di euro (inutilizzata), un centro diurno per gli anziani costato 500.000 euro (inutilizzato), un centro scolastico polivalente per scuole elementari e materne (abbandonato) del costo di oltre 2 milioni di euro. Un’altra opera abbandonata, costata quasi 500.000 €, è l’asilo nido.
Enti Locali
28. Smemorati in municipio
Secondo la Ragioneria Generale dello Stato il 25% dei Comuni non ha mai predisposto un programma di controllo e il 20% non ha neppure adottato indicatori specifici per misurare l’efficacia, l’efficienza e l’economicità della gestione. Inoltre il 50% dei Comuni non effettua il controllo strategico né sull’ attività, né sui risultati effettivamente conseguiti dai propri dirigenti rispetto alla programmazione decisa a monte.
29. Mani bucate
Aumento delle entrate riscosse dagli enti locali negli ultimi dieci anni: + 46 per cento. Aumento della spesa locale nello stesso periodo: + 55,2 per cento.
30. Sul filo di lana
Nell’ultima seduta prima delle elezioni, la Regione Calabria ha varato ben 55 provvedimenti. Tra cui misure per la zootecnia, il piano per i forestali ex detenuti, le fiere, la polizia locale, gli appalti, il demanio marittimo ed una raffica di nomine ai vari enti regionali e conferme di consulenze. La regione Veneto non è da meno. Nell’imminenza delle elezioni, ha messo all’ordine del giorno ben 70 progetti di legge.
31. I portaborse li pagano gli impiegati
La regione Abruzzo, nell’imminenza delle elezioni, ha deciso di assumere 200 portaborse. Il guaio è che i fondi necessari (15 milioni di euro) provenivano da spese già stanziate per gli stipendi dei dipendenti in servizio. Questi per protesta hanno bloccato i lavori del Consiglio regionale.
32. Costosi consiglieri
La regione Abruzzo batte ogni record per gli aumenti alle indennità dei consiglieri: ben 16 in 32 anni di esistenza della regione. Tanto che oggi un consigliere in Abruzzo ha una indennità pari all’80% di quella di un deputato nazionale.
33. Reinserimento
Fa ancora meglio il Piemonte, che ha portato l’indennità all’85% di quella di un deputato nazionale, e prevede un “premio di reinserimento” dei consiglieri, pari a due mensilità.
34. Tatuaggi alpini
La Provincia autonoma di Trento finanzia un corso di piercing e tatuaggi. Il corso comprende 60 ore di didattica ed è gestito dall'Azienda provinciale per i servizi sanitari e dalla Scuola superiore di formazione sanitaria di Trento.
35. Elementare Watson!
Il Trentino-Alto Adige, nonostante la sua fama di buona amministrazione, impiega l'85 per cento del proprio bilancio per stipendi e funzionamento, insomma in burocrazia. In tutto, 7 mila dipendenti, uno ogni 64 abitanti. Forse pensando a metterne qualcuno in mobilità la Regione ha ora istituito per i propri dipendenti un corso professionale gratuito per diventare detective. Così trovare un nuovo lavoro sarà più semplice.
36. Pensioni al trancio
Fino al 2000 in Sicilia si poteva andare in pensione con 25 anni di servizio (20 le donne sposate), prendendo il 108,3 per cento dell'ultimo stipendio. Quando la regione decise di adeguarsi alla legge statale, consentì un'ultima coda per i baby pensionati. Risultato, quasi 5 mila richieste, che la regione ha scaglionato in sei tranche fino al 2005 per un totale di 4.020 nuovi pensionamenti, grazie ad una sentenza della Corte costituzionale, che ha annullato lo stop della Corte dei conti.
37. Gabinetto elastico
Nel 2003 la regione Sicilia ha portato gli organici degli uffici di gabinetto da 156 a 600 persone. Il costo complessivo è salito da 4,4 milioni di euro l'anno a 41,5. Inoltre i dirigenti siciliani sono al riparo da responsabilità personali: tutti sono assicurati a spese della collettività. Ogni polizza costa 258,23 euro. Se il dipendente regionale è iscritto a un ordine professionale, non paga la quota annuale: grazie a una circolare ci pensa sempre la regione.
38. Trinacria ridens
La regione Sicilia è la patria dell’impiego pubblico: 15 mila dipendenti, più 6 mila negli enti collegati. Il solo assessorato al Lavoro, 2.500 dipendenti e 3.800 precari, supera l'intero Lazio ed è pari alla Lombardia. I dipendenti della regione autonoma siciliana sono pari a quattro volte i dipendenti della Regione Lombardia, che pur avendo la stessa estensione territoriale della Sicilia, ha il doppio degli abitanti. Otto volte in piu' è il numero dei dirigenti della Regione siciliana rispetto alla Lombardia: 2315 contro 285. E tutti guadagnano di più che nel resto d'Italia.
39. Leggine ad hoc. La Regione Liguria ha provato a far passare una leggina costruita ad hoc per assicurare ad un consigliere regionale la possibilità di accedere al vitalizio per gli ex consiglieri pur non avendo raggiunto i 60 anni di età.
40. Notturno toscano
La città di Prato ha stanziato 60.000 euro per la tutela del pipistrello.
41. Ghini di Tacco
Il comune di Barberino del Mugello ha bloccato i lavori della Variante di Valico e non concede un'autorizzazione nella tratta Badia Nuova/Aglio finché Autostrade per l'Italia non contribuirà al rifacimento del suo acquedotto.
42. Costosa devozione
Pasqua costosa per il comune di Enna: la spesa destinata a sostenere la ''Settimana Santa'' nel 2004 ha superato del 305% gli stanziamenti di bilancio (Fonte: Corte dei Conti).
43. Patto colabrodo
Il bilancio pubblico italiano è vincolato dall'articolo 81 della Costituzione: ogni spesa deve avere la relativa copertura. Nulla di tutto ciò esiste per le regioni. Si è tentato con il cosiddetto Patto di stabilità interno sulla Sanità. Ma è stato abbondantemente traforato. Il risultato è un disavanzo di 5 miliardi nel 2004.
44. Partita doppia
Il comune di Benevento, già dichiarato in dissesto nel 1993, gioca ancora con i cosiddetti “residui attivi”, cioè somme che dovrebbe riscuotere. Ma i crediti indicati in Bilancio appaiono “gonfiati” cioè di dubbia esigibilità: proprio nel Conto di Bilancio 2003 vengono dichiarati insussistenti molti crediti inseriti nei bilanci degli anni precedenti per un totale di 3.443.407,39 euro.
45. A gonfie veline
Nel 2004, la Regione Campania ha finanziato con fondi Ue un corso per veline con un centinaio di ragazze che hanno sostenuto 600 ore di lezione, suddivise in 180 di teoria e 420 di pratica. Costo dell’operazione, 1,3 milioni di euro.
46. Le mura di Gerico
La società GERICO, incaricata dal comune di Venezia di riscuotere le tasse, ha causato un ammanco di circa 5 milioni di euro.
47. Calcio che passione
Amministratori e funzionari del Comune di Vicenza sono stati condannati a risarcire 396.000 euro stornati negli anni a favore della locale squadra calcistica.
48. Vesuvio allo spasimo
Le 59.927 case del Comune di Napoli fruttano in media 29 milioni 454mila euro l’anno, ma costano alle casse di Palazzo San Giacomo 45 milioni 216 mila euro. Ben dodicimila dei trentamila alloggi sono occupati abusivamente.
49. Sprechi sibilliniAnche nelle montagne si annidano gli sprechi. Per il piano dei monti Sibillini risultano spesi quasi 1,5 milioni di euro in consulenze.
50. Scuole private
Il comune di Caravaggio (BG) è stato condannato dalla Corte dei Conti a risarcire un miliardo di vecchie lire per avere finanziato con soldi pubblici una scuola privata.
Sanità
51. Ghino di Tac
L’Italia detiene il primato mondiale delle TAC effettuate: ben 40 milioni all’anno. Tutte utili? Le regioni, che dovrebbero controllare, cosa fanno?
52. Giacimenti radioattivi
Nell’Ospedale Civile di Careggi (FI) nel reparto di Radioterapia, sono presenti apparecchiature con sorgenti di Co – 60 (cobalto 60) che giacciono inutilizzate da anni, anche con pericolo per la sicurezza e l’incolumità dei visitatori.
53. Ricette anomale
Sei aziende sanitarie locali del Friuli sono sotto inchiesta per 160.000 ricette anomale: si sospetta una gigantesca frode.
54. Pantalòn, chi paga el viagra?
La regione Veneto ha sì introdotto il ticket sulle ricette, ma rimborsa per intero farmaci anti impotenza come Viagra, Cialis, Levitra, Vivanza, Ixense, Uprima, Taluvian.
55. Controlli nel cassetto
Il progetto sanità elettronica (appena varato) potrà monitorare l'andamento della spesa per farmaci e prestazioni di laboratorio per livelli, per settori e per aggregazione (scala territoriale, tipologie di farmaco, medico prescrittore, tipo di esenzione ecc.). Con questo intervento si possono acquisire risparmi, razionalizzazione ed efficienza dell'ordine di centinaia di milioni di euro. Un esempio, fra i tanti, per delineare i vantaggi: una Asl, che ha già sperimentato questo sistema, effettuando la sola pulizia degli archivi ha conseguito un risparmio di oltre 200 mila euro in poche settimane. Ci si chiede allora perché il progetto è rimasto nel cassetto del Ministero per ben quattro anni. Producendo sprechi per milioni di euro?
56. Moralizzazioni sanitarie
La riforma Bindi del 1999 prevedeva l'esclusività del rapporto di lavoro per i medici che operano in aziende sanitarie pubbliche. Insomma impose ai medici di scegliere tra il lavoro per lo Stato e libera professione. Chi optò per le Asl ottenne un generoso aumento. Il governo attuale ha smantellato l'esclusiva, ma l'aumento è rimasto nello stipendio. Sommandosi ai benefici della libera professione.
57. Avanzamenti di massa
L’ultimo contratto sanitario ha consentito la promozione di un infermiere su due. Inoltre gli esclusi stanno ottenendo l'avanzamento grazie agli accordi nelle singole Asl. Costo per il sistema sanitario, valutato in 400 milioni di euro.
58. Nosocomi fantasma
Ben 5 miliardi di euro spesi per 134 nosocomi 'fantasma', incompleti o da realizzare completamente. Mancanza di fondi e di programmazione, contenziosi legali con le ditte appaltatrici dei lavori, lentezze burocratiche, interessi locali sono le cause principali di questa situazione. Dei 134 incompiuti, 128 (50 dei quali in Sicilia) non sono mai stati attivati. È il Sud ad avere il primato negativo degli ospedali 'fantasma', mentre in Toscana e Emilia Romagna non sono stati segnalati casi anomali. (dalla Indagine sul sistema sanitario condotta dalla Commissione sanità del Senato).
59. Pizzo Calabro
Per il centro di riabilitazione di Pizzo Calabro (istituito nel 1959) sono stati spesi oltre 2,5 milioni di euro. Ora non ci sono altri fondi a disposizione, la fine dei lavori è ignota.
60. Per il ricovero passi domani
L’altopiano di Asiago è l’ideale per l’elioterapia. Tanto che negli anni trenta fu realizzato un ospedale elioterapico nel bosco di Mezzaselva. L’Istituto Elioterapico di Mezzaselva sorge sulle pendici del Monte Erio, fra rigogliose abetaie a 1258 m. sul livello del mare. Negli anni 70 nacque anche una struttura per i pazienti neurolesi: il Reparto di Riabilitazione Neuromotoria. Ma l’Istituto, recentemente ristrutturato dalla Regione Veneto, resta misteriosamente chiuso.
61. Medicine a go go
L’Istat fa sapere che i prezzi dei farmaci, nel corso del 2004, hanno accusato una flessione dello 0,9 per cento. Una buona notizia. Ma quanto ha risparmiato il servizio sanitario? Nulla. Anzi, la spesa farmaceutica è cresciuta del 6 per cento. Il mistero sta nell'aumento delle ricette prescritte dai medici e dal tipo di farmaci a copertura pubblica, il cui prezzo è aumentato di più della media.
62. Cemento armato
A Boscotrecase (Torre Annunziata) i lavori per l’ospedale sono iniziati nel '65, abbandonati nel '72, ripresi nell'84 e oggi di nuovo bloccati perché tre anni fa al secondo piano del nosocomio gli inquirenti hanno scoperto un deposito di armi della camorra.
63. Il record del cinquantenario
L'ospedale San Bartolomeo in Galdo (Benevento) è in costruzione dal 1956: i lavori, più volte interrotti, sono in corso dal 1998 su una nuova progettazione del '96. il costo è nel frattempo lievitato del 2.350%.
Lo Stato
64. Top manager
La relazione della Corte dei Conti al Parlamento sul costo del lavoro pubblico per gli anni 2001 e 2003 indica che la spesa complessiva per la dirigenza ha registrato nel triennio 2000-2002 un incremento del 14,3%, "molto al di sopra degli obiettivi fissati dai dpef per gli anni considerati". Gli incrementi più significativi hanno riguardato, con riferimento alla spesa annua pro-capite, la dirigenza di ministeri, aziende autonome, enti pubblici non economici, università, enti di ricerca, oltre alla dirigenza scolastica.
65. Carriere osmotiche
La Corte dei Conti, nella relazione sul costo del lavoro pubblico per gli anni 2001 e 2003 ha avviato una ricognizione sull’inquadramento del personale. Le novità sono molte: in tutti i comparti della PA si verifica un imponente calo del personale appartenente a profili iniziali della categoria di appartenenza ed un corrispondente incremento nell'ambito del profilo economico superiore.
66. Caro portaborse
La Camera dei deputati spende ogni anno 28 milioni di euro per il funzionamento dei gruppi parlamentari, oltre a 31 milioni per portaborse e segretari dei deputati. In tutto, quasi sessanta milioni di euro per 750 dipendenti, vale a dire circa 80.000 euro a testa.
67. La carica degli statali
La riduzione del personale pubblico è la vera Cenerentola delle ultime leggi finanziarie. Basti pensare che nel periodo 1998-2002 la programmazione del fabbisogno di personale, l'introduzione di un tetto massimo complessivo delle assunzioni e il blocco delle stesse avrebbero dovuto consentire una riduzione complessiva del personale pubblico in servizio di circa il 4% rispetto al 1997. Invece la Corte dei Conti ha accertato un aumento del 4,2%.
68. Comuni virtuosi e Province sprecone
Nonostante le varie strette delle leggi finanziarie sulla spesa per acquisto di beni e servizi della pubblica amministrazione questa aumenta. Affidandosi all'Istat come fonte, si evince che la spesa dei Comuni per consumi intermedi (acquisto di beni e servizi) nel triennio 2001-2003 è aumentata dello 0,44%, quella delle province 34,46%, quella delle regioni del 12,74%.
69. Acquisti di Stato
La spesa per l'acquisto di beni e servizi dei Ministeri è aumentata nel triennio 2001-2003 dell'8,85%, nonostante le leggi finanziarie degli ultimi anni abbiano introdotto l'obbligatorietà del ricorso alla Consip.
70. Leggi suicide
Anche nel 2004 è aumentata la spesa per il personale pubblico, e in particolare per i dipendenti statali. Ciò è dovuto per la Corte dei Conti "alle innumerevoli deroghe al blocco delle assunzioni consentite dalle stesse leggi che si sono proposte di ridurre il personale".
71. L’evasione non rende
Secondo la Corte dei conti, nel 1998, furono investiti 2.402 miliardi di vecchie lire per contrastare l'evasione fiscale. Il risultato finale di questa lotta fu l'introito di 2.498 miliardi. A fronte dei 96 miliardi di lire di incasso positivo, nota la magistratura contabile, bisogna calcolare le centinaia di miliardi spesi dai cittadini per difendersi dalle migliaia di giudizi sbagliati da parte dei funzionari dello Stato oltre alle spese di gestione per queste controversie ed il costo del personale per recuperare tali somme.
72. Secondini all’ingrasso
Nelle mense per la polizia penitenziaria, i pasti consumati sono stati appena il 74,28% di quelli effettivamente pagati al gestore esterno. Come dire, 26 pasti su cento inutili con un maggior costo annuale di 6,6 milioni di euro.
73. Lo spreco corre sul filo
Grido di allarme lanciato dal Procuratore Generale della Cassazione sulle spese effettuate dalle Procure della Repubblica per affittare dai privati le apparecchiature per le intercettazioni telefoniche e ambientali. Si scopre così che per effettuare le indagini si utilizzano in modo abnorme l'esclusivo strumento delle intercettazioni ambientali e telefoniche tanto da spendere, nei soli primi sei mesi del 2004, oltre 146 milioni di euro, 112 dei quali versati a ditte private per noleggiare le apparecchiature. Inutile dire che con tale somma le apparecchiature di intercettazione potrebbero essere acquistate e messe a disposizione di tutte le Procure d'Italia.
74. Enti zombie
170 enti sono stati soppressi con decreto firmato dal Presidente della Repubblica nel 1987, ma continuano a sopravvivere e non si riesce a liquidarli. Tra questi le Casse Mutue di malattia per i coltivatori diretti e per gli artigiani di molte province italiane, le Aziende tranvie autobus e filobus dei comuni di Roma, Salerno e Napoli ed il fantomatico Comitato di coordinamento e compensazione casse mutue aziendali per l'assistenza, oltre a 13 casse di malattia dei dipendenti delle aziende municipalizzate del gas. Su ogni ente defunto veglia un commissario liquidatore, regolarmente stipendiato, con tanto di bilancio, contenziosi, debiti o crediti pregressi. La sopravvivenza di questi enti equivale a 170 stipendi per altrettanti commissari liquidatori, spese per la compilazione dei bilanci, per la custodia dei beni, per cause che proseguono da decenni.
75. Liquidatori non liquidabili
Mezzo secolo fa (1956) lo Stato decide di eliminare circa 600 enti, in parte eredità del fascismo, e affida la missione a un nuovo ente, incaricato di gestire le complesse liquidazioni. Nasce così l'Iged - Ispettorato generale per la liquidazione degli enti disciolti – che oggi esiste ancora presso il Ministero dell'economia e delle finanze come dipartimento che fa capo alla Ragioneria generale dello Stato e dotato di 14 uffici, ognuno guidato da un dirigente, per un totale di 100 funzionari ed una spesa di 50 milioni di euro. Nel giugno 2002, il Tesoro decideva di affidare le pratiche di liquidazione ad una società esterna, controllata dallo Stato, la Fintecna. Ma nonostante una legge abbia soppresso l'Ispettorato, questo continua a sopravvivere ed il passaggio delle pratiche dall'Iged alla Fintecna non è ancora avvenuto.
76. Ricerche pelasgiche
Il Dipartimento per le politiche di coesione e di sviluppo del Tesoro finanzierà quest’anno il “programma per la diffusione delle conoscenze per il mezzogiorno”. Tra le iniziative, l’inquietante “progetto Sensi”, relativo alla “diffusione dell’espressione artistica contemporanea” (600.000 euro), lo studio del sistema dei trasporti nei Balcani (120.000 euro), il “piano strategico delle Isole Pelasgie” e Masterplan di Lampedusa (160.000 euro), la “valutazione delle esternalizzazioni ambientali dei progetti infrastrutturali di trasporto (400.000 euro). In tutto, i molti progetti costeranno 55,9 milioni di euro.
77. Flussi e riflussi
Al fine di realizzare un efficiente sistema di flussi migratori per motivi di lavoro verso l’Italia, è stato siglato un affidamento oneroso con Italia Lavoro s p.a. affinché creasse un modello per la gestione dei flussi migratori. Peccato che ad oggi l’unico flusso sia quello della spesa: secondo la denuncia della Corte dei Conti, non è stato prodotto alcun modello. Di più, nelle clausole del contratto si rileva l'assenza di un'analisi dei costi preventivati. In pratica anche negli anni 2002 e 2003 la gestione dei flussi è stata effettuata "in via provvisoria, con provvedimenti che si sono limitati a confermare, in linea di massima, le quote previste negli anni precedenti in assenza di più approfondite valutazioni sulle effettive necessità del sistema economico e sulle reali possibilità di assicurare agli interessati adeguate misure di sostegno e integrazione". In più a pagamento!
78. Transamazzonica
Tra Italia e Brasile ancora si discute di un terreno acquistato nel 1939 dalle linee aeree littorie per farne un aeroporto. Sequestrato dallo Stato sudamericano come bottino di guerra, l’Italia ne rivendica la proprietà. Spesa stimata del contenzioso di 48 anni: 2 milioni di euro attualizzati; valore del terreno: 50.000 euro.
79. Scartoffie
Sono 350mila i metri cubi di carta (1,2 milioni di risme) che lo Stato e gli Enti locali si trovano ogni anno a dover gestire per le pratiche burocratiche. Costo stimato: 3 milioni di euro.
80. La solita musica
Caro burocrate. Ogni comunicazione burocratica dell’amministrazione, svolta con i metodi tradizionali, comporta alla pubblica amministrazione 49 minuti di lavoro, al costo di 22 euro. Una e-mail costa in tutto 2 euro, undici volte di meno.
81. Statali inamovibili
La riforma del pubblico impiego varata nel 2001 prevedeva di spostare 20 mila persone; è stata utilizzata solo da 9 mila. Motivo? Il 97 per cento della mobilità avviene con il beneplacito del dipendente e, nei rari casi in cui va a buon fine, richiede in media 43 giorni. Perfino nei trasferimenti volontari, il 10 per cento suscita contenziosi. Il risultato è che nel Nord esistono vuoti di organico del 60 per cento, al Sud eccedenze del 70.
82. Quanti alla Presidenza
Nel 1861 la Presidenza del Consiglio non contava nessun dipendente, dal 1876 al 1921 i dipendenti sono in media 9. Nel 1931, sotto il Duce, arrivano a 345. Nel 1988 sono 3.521: nel 2005 comprese le Segreterie e Gabinetti si superano abbondantemente i 4.500 dipendenti.
83. Fiumi di consulenze
Nel 2003, secondo la Corte dei Conti, lo Stato ha autorizzato quasi 200.000 incarichi di consulenze esterne, con un costo stimato dal ministero della Funzione pubblica in 680 milioni di euro. Secondo la magistratura contabile “si ha motivo di ritenere che nel 2004 siano ulteriormente aumentate”.
84. Caro commessi
Nel bilancio 2004 della Camera dei deputati, i pagamenti per il personale dipendente sono aumentati del 7,53%, quelli per collaboratori occasionali dell’8,19%. Ancora più elevata la crescita della spese per la pulizia ed igiene, che nel bilancio 2004 sono aumentate del 15,91%, da 6,3 a 7,3 milioni di euro.
85. Un ente di nome Damocle
Una spada di Damocle pende sulla testa del Ministero dell’economia: l’entità della liquidazione dell'Efim, l'ex ente delle partecipazioni statali soppresso dal Governo di Giuliano Amato nel luglio del 1992. Le opinioni sono discordi e quindi sul previsto rimborso al Tesoro di circa 665,3 milioni di euro che dovrebbe affluire nelle esauste casse statali. La cifra è però condizionata dall'incerto esito del contenzioso legale esistente. Pertanto, scrive la Corte dei Conti nella relazione sulla liquidazione dell'Efim, "si ritiene che vada usata prudenza nella valutazione delle indicazioni sulla stima del costo finale della liquidazione stessa". La Corte, esaminando i costi di gestione dell'Efim, evidenzia come essi "appaiano ancora elevati".
86. Contratti allentati
I contratti pubblici sono siglati dall'Aran, agenzia pubblica, che deve tener conto di governo, Parlamento, Corte dei Conti, Unioncamere, conferenze, comitati tecnico-scientifici e consulenti vari. I contratti che ne scaturiscono sono oggetto di centinaia di richieste di “allentamenti”. Se accolti, i ricorsi di sindacati o singoli estendono i miglioramenti a tutti. Ad esempio, il 20 maggio 2004 Aran e sindacati hanno esaminato il ricorso di una infermiera di Brescia che aveva frequentato un corso di qualificazione ottenendo un'indennità temporanea istituita «per ragioni di flessibilità e professionalità». La tesi del ricorso, accolta: “l'acquisizione di tecniche innovative rimane un patrimonio professionale del dipendente del quale l'azienda può beneficiare sempre”. Risultato: il premio flessibile è diventato stipendio fisso. E adesso vale per tutti.
87. Bilanci sotto tiro 1
Dalla Relazione 2003 dell'Ispettorato Generale di Finanza sui bilanci del ministero per i beni e le attività culturali: omessa indizione di gara per concessione di servizi ai privati; affidamento di lavori a mezzo cottimo fiduciario anche in mancanza delle condizioni previste dalla legge; mancata segnalazione all'anagrafe tributaria dei contratti non soggetti all'obbligo della segnalazione; frequenti redazioni di perizie di variante, allo scopo di recuperare le somme derivanti dai ribassi d'asta.
88. Bilanci sotto tiro 2
Per il Ministero della Difesa i rilievi dell’Ispettorato Generale della Finanza riguardano: l'artificioso frazionamento dei contratti; l'omessa richiesta di penali per ritardi nella consegna dei lavori; il mancato ricorso alle Convenzioni Consip per acquisti di beni e servizi; carenza nella programmazione delle attività e conseguente lievitazione dei costi; l'artificioso frazionamento di contratti con conseguente eccessivo ricorso alla procedura in economia; irregolare inventario di beni mobili ed immobili; irregolarità di utilizzazione del fondo scorta; mancato rispetto della normativa sugli appalti ed i contratti pubblici; irregolarità, inadempienze e mancati aggiornamenti nella tenuta delle scritture inventariali degli immobili amministrati.
89. Araba Fenice
L’Istituto nazionale gestione imposte di consumo, l’Ingic fu istituito dal fascismo, poi fu eliminato quindi rinato nel 1951, infine soppresso nel 1974. Da allora è ancora in fase di liquidazione. Salvo ripensamenti.
Altri sprechi
90. Giovani in bolletta
500.000 euro è la somma destinata dall’ultima legge finanziaria alla creazione di un non meglio specificato Fondo speciale per le politiche giovanili sul piano culturale. La somma in realtà è destinata al 70 per cento al finanziamento di un Forum nazionale dei giovani.
91. Piove governo ladro
La Presidenza del Consiglio ha stanziato quest’anno 6 milioni di euro per poter realizzare un attento monitoraggio “sull’effetto che le politiche pubbliche adottate producono sui cittadini”.
92. Nella giungla universitaria
Nell’università italiana il rapporto docenti studenti è 1 a 33, il più basso in Europa. Eppure Facoltà, Dipartimenti, Corsi di studio universitari realizzano circa 2.900 costosi corsi triennali con le denominazioni più fantasiose e le discipline più strane: dalla laurea in scienza della pace (in 15 università) a quella delle Scienze del fiore e del verde (Pavia). A Pisa c’è un corso di laurea in Informatica umanistica, ed a Perugia sul verde ornamentale, ricreativo e protettivo.
93. Grilli parlanti
Grilli parlanti. Il ministero dell’università ha calcolato che centinaia di corsi di insegnamento universitari sono tenuti solo a uno o due studenti. La Commissione Tecnica per la spesa pubblica produsse nel 1995 uno studio, abbastanza complesso, per una valutazione del sistema universitario a cui agganciare i finanziamenti. Per risparmiare, recentemente è stata soppressa la Commissione che doveva produrre economie.
94. Servizi protetti
Quanto costano al cittadino le mancate liberalizzazioni? C’è chi ha parlato di vera e propria tassa occulta che i cittadini nella veste di imprese di consumatori pagano per foraggiare le rendite di posizione che esistono in alcuni mercati. La risposta è: tra i 30 ed i 50 miliardi di euro. Una cifra enorme pari a ben otto riforme fiscali. Tuttavia questo è il solo effetto diretto e non considera le ricadute positive che l’apertura di quei mercati alla concorrenza avrebbe in termini di maggiore competitività per l’Italia. I settori la cui apertura produrrebbe maggiori vantaggi sono la telefonia fissa ed il credito. Seguono commercio, autostrade, ferrovie, trasporto aereo e quello locale, l’energia elettrica ed il gas. Tutte voci che gravano nel budget delle famiglie italiane.
95. Costosi concorsi
Quanto hanno speso finora le Università per ingaggiare i docenti secondo le nuove modalità concorsuali? Si calcola quasi 63 mln di Euro in 4 anni, cioè più di 15 mln/anno. Cifra cospicua, soprattutto se si tiene conto del fatto che il 95% dei vincitori sono i "candidati locali", che potrebbero a questo punto essere chiamati direttamente dalle facoltà, senza troppi bizantinismi formali. Così secondo gli esperti i concorsi, nella gran parte dei casi, servono a legittimare una "sostanziale ope legis ad attivazione locale".
96. Il tesoro dei pirati
Si stima (il calcolo lo hanno fatto i ricercatori dell’università La Sapienza di Roma) che la pirateria (di cinema, musica e software) è pari al 5% del pil: 1.000 miliardi di euro. In Italia sono 4 milioni le persone che scaricano illegalmente dalla rete (dati Nielsen). L'Italia, purtroppo, è prima in Europa per la pirateria cinematografica. I mancati introiti per lo Stato sono ingenti, e superano i 20 miliardi di euro.
97. Sbafo archeologico
Dal bilancio del Museo archeologico di Napoli, anno 2001: paganti 157.010, biglietti ridotti 12.640, biglietti gratuiti 146.390. Anno 2002, primo quadrimestre: paganti 39.137, biglietti ridotti 6.001, biglietti gratuiti 115.321. (Fonte Corte dei Conti, 2004).
98. Voli infiniti
Chissà, anche Italo Balbo attende da lassù lo scioglimento dell’ente Linee Aeree Transcontinentali (Lati), costola dell’Ala littoria, da lui fondato nel 1938 con lo scopo di collegare Roma oltre Atlantico. Ma l’ente è ancora in fase di liquidazione.
99. I soldi per l’Abissinia
Circa il 70 per cento del costo di un litro di benzina verde è costituito da accise ed imposte per spese quantomeno singolari: della guerra di Abissinia del 1935, per la crisi di Suez del 1956, ed altri disastri ecologici come il Vajont, l'alluvione di Firenze, il terremoto del Belice del 1968. Per chiudere con i due centesimi per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004 e 2005. A parte quest’ultima finalità, dove diavolo andrà a finire il prelievo che gli automobilisti pagano ancora oggi per la Guerra d’Abissinia?
100. Cremazioni
Il comune di Treviso ha ottenuto dallo Stato 500mila euro per la realizzazione del Tempio della cremazione.
AVEVO RAGIONE A DIRE CHE ERA IMPORTANTE?
BACI franca