Sto riordinando il materiale che ho nel mio archivio, vita, lavoro, incontri, amicizie, esperienze… giunta alla cartella BREVE VISITA AL SENATO DELLA REPUBBLICA ITALIANA non ho potuto resistere: ci ho cliccato sopra e splashh, mi si è aperto davanti alla mente il periodo più infelice della mia vita. 19 mesi con pochi sorrisi. Ecco quanto ho postato, come facevo quasi ogni sacrosante sera, sul mio blog il giorno in cui è caduto il GOVERNO PRODI. In questo momento così difficile per il nostro Paese, sento il bisogno di rendervi partecipi di quei momenti… siamo slegati uno dall’altra… non si comunica… non si parla. Non si riflette… INSIEME!
Dove stiamo andando?
Dopo la giornata trascorsa alla Camera, sono rientrata a casa senza alcuna voglia di parlare. Manco ho cercato di reagire. Mi sono sdraiata sul letto a riflettere: pensare e ripensare a quanto visto e udito in quella lunghissima giornata. Avevo addosso un grande sconforto. Che non se ne andrà di certo in qualche ora. Né in qualche giorno. Sono entrata a Montecitorio alle 15.30. Il governo era presente al completo, Prodi con tutti i suoi ministri, meno l’ineffabile Mastella. Ho ascoltato le dichiarazioni di voto dell’opposizione e di qualche rappresentante della sinistra cosiddetta estrema. Erano entrambi violente e insultanti. Parola d’ordine: “Vattene Prodi”. Non mi giudicate “facile al patetico”, non lo sono. Piuttosto mi sono messa nei panni di Prodi e ho vissuto il suo stato d’animo. Stavo male per lui. Me ne sono uscita interamente svuotata.
Già la mattina era cominciata male. Una normale e amichevole conversazione con un compagno che stimo è degenerata in un attimo, partendo dal voto alla fiducia a Prodi.
La coerenza è stata una costante assoluta della nostra vita (mia e di Dario), coerenza che abbiamo anche pagato caramente. Coerenza “sì”, espressa sempre ad ogni costo. E le rarissime volte che abbiamo mediato è stato solo perché non eravamo gli unici esseri viventi del pianeta con problemi “solo nostri”, ma c’erano altre persone coinvolte. Eravamo quindi costretti a riflettere su “causa ed effetto” nella totalità delle situazioni. In questi 19 mesi, come ho spesso ripetuto, m’è capitato più di una volta di dover votare contro coscienza. Perché? Proprio per rispettare la “causa e l’effetto”.
Il leit motiv delle mie riflessioni girava sempre su una costante domanda: dove porterebbe il governo del quale faccio parte il mio voto “contro” da anima bella? Sono salita su questa strana nave che a momenti mi ricorda quella dei folli, pensando di poter fare qualcosa di utile. Non è successo. Non mi è stato possibile. Non ce l’ho fatta. Essere coerenti con le proprie scelte ideologiche è onesto, giusto, indispensabile… ma se non te lo puoi permettere? Non ti resta che rassegnare le dimissioni. Cosa che ho fatto. Senza presunzione dico che non so se il governo avrebbe retto senza i miei “Sì” con i piedi saldi a terra, dettati dal senso di responsabilità. (Avevamo 3 voti più dell’opposizione: i senatori Turigliatti e Rossi sempre contro il governo. Il mio voto era determinante per superare l’opposizione) Se qualcuno di quelli che mi hanno votata pensa che io abbia tradito i miei elettori e me stessa, rispondo che l’esame di coscienza me lo sono imposto ogni giorno. Adesso tocca a loro, mettendosi anche nei miei panni fino in fondo. Ribadisco che personalmente ho solo mantenuto l’impegno che ho preso accettando questa assai pesante carica: fedeltà al governo. Mai avrei potuto far qualcosa che lo mettesse a rischio. Punti di vista. E’ bello, esaltante, far l’eroe sul cavallo bianco con il vento che ti gonfia il mantello… soprattutto quando c’è qualcuno che ti permette di montare in groppa e galoppare glorioso. La coerenza va ragionata, come ho già detto, e non perseguita a piedi giunti ad oltranza muovendosi esclusivamente lungo le proprie convinzioni. Causa ed effetto. Oggi (salvo miracolo) il governo cadrà. I responsabili di ‘sto sfacelo dovranno render conto del loro operato a “molti” italiani.
Sì, non tutto è andato come si voleva. Sì, la gente sta male… Sì, ci siamo trovati in mezzo a guerre, così dette “missioni di pace”, sì i precari, sì gli operai che si alzano alle 5 e vedono crescere i figli quando li vanno a guardare mentre stanno dormendo quando rientrano… Sì, le pensioni fanno schifo… beh, non tutte: un importante politico intasca circa 500 mila euro l’anno… e non è l’unico! Sì, non s’è mosso un dito per il conflitto d’interessi e la cancellazione delle leggi ad personam… ma in quanti “mangioni” si saranno dati da fare perché a Prodi non si permettesse di affrontare l’argomento? Sì, sì, sì… tutto giusto. Ma che Prodi, in quel suo governo, di fatto, si trovasse come un condannato agli arresti domiciliari con manco un cane che gli portasse le arance, non l’avete mai considerato? Andavano da lui solo a IMPORGLI, A CHIEDERE E A RICATTARE. Bella gente!
Che Berlusconi ci ha lasciati con le pezze al sedere nessuno se ne ricorda? E che i soliti furbacchioni hanno collezionato cariche e privilegi in quantità? Non ha fatto proprio niente Prodi? In un editoriale di qualche giorno fa Scalfari faceva un elenco che dimostrava proprio il contrario. Sono poi passati solo 19 mesi. Bastavano per rimettere in piedi un Paese completamente allo sfacelo?
Cosa pensano i responsabili della caduta di Prodi, che tornando Berlusconi a Palazzo Chigi la classe operaia andrà in fabbrica con la Ferrari, i pensionati sverneranno alle Maldive e i precari avranno contratti d’oro che erediteranno i loro figli e i figli dei loro figli? Non andrà così. Si peggiorerà come è più che probabile…
No, l’estremismo non mi è mai piaciuto. Penso a un tale, di cui ci si ricorda sempre meno, che sentenziava: “Attenti. L’estremismo è la malattia infantile del comunismo.” Ha sbagliato: non è una malattia infantile, ma senile! Ed è una malattia all’ultimo stadio. franca rame
NB. GIU’ LE MANI DALLA 194!
By Franca Rame at 2008-01-25 02:20 | Controinformazione | Diario di una senatrice | Discussione politica | blog di Franca Rame | accedi o registrati per inviare commenti | letto 3634 volte