Articolo di Natalia Aspesi apparso su "La Repubblica" di mercoledi' 13/11 L'on. Ing. Roberto Castelli, attuale Ministro della giustizia ed esimio esponente di quella Lega che detesta i giudici, si rivolge ai giudici per ottenere giustizia contro Franca Rame, attrice, rea di avergli dato del pirla e pure del genio, due epiteti che il querelane ritiene sommamente ingiuriosi: sia pirla che genio. Come si dice, questi i fatti, riportati con solennita' leguleia nell'atto di citazione firmato dallo studio Martinez, di cui fa parte anche l'avvocato dal lusinghiero nome di Novebaci. "Nella mattina del 14 settembre 2002, a margine di una manifestazione svoltasi di fronte al carcere romano di Regina Coeli..." C'era, secondo le agenzie, una gran folla di giovani, arrivati da piazza San Giovanni dove un milione di persone manifestavano allegramente per la democrazia, e c'erano Dario Fo e Franca Rame, che da anni si occupano delle pessime condizioni dei detenuti. La signora, riporta l'atto di citazione in corsivo, tra gli applausi dice: "Quel pirla del ministro Castelli si spaventa delle manifestazioni davanti alle carceri. Dovrebbe informarsi: le manifestazioni in appoggio allo sciopero della fame dei detenuti avvengono da decenni. Si informi... Le condizioni delle carceri sono tragiche e non sono affatto quelle descritte dal genio di Castelli..." I puntini della querela omettono misteriosamente il seguito delle agenzie, con la Rame che ricorda come in altra circostanza il querelante aveva paragonato il carcere a un "Hotel a cinque stelle". Dichiarazione che da parte di un ministro della giustizia, Rame o non Rame, appare davvero genialmente pirlesca. O pirlescamente geniale. Perché l'ingegnere - esperto in controllo dei rumori, diventato, curiosamente, Guardasigilli - se l'e' tanto presa contro un termine che dalle nostre parti viene persino considerato affettuoso, birichino, troppo leggiadro per essere offensivo? El me pirla, el me pirlu'n, dicono le lombarde innamorate al loro lui, incantato dal complimento. E anche la parola genio non puo' essere considerata normalmente denigratoria, a meno che sull'argomento uno abbia una gran coda di paglia. O che la sola idea di dire "quel genio di Castelli" venga di per se' considerata un controsenso. Gli avvocati che chiedono alla querelata in sede civile una somma di 100 mila euro, deliziano il tribunale con una colta esegesi della parola pirla, per dimostrare quanto il loro assistito non la meriti. Prima di tutto, e' offensivo che verso un ministro sia pure padano e leghista (pero' di Cisano Bergamasco, non milanese) sia stata usata una parola la cui origine appartiene al dialetto meneghino, "linguaggio storicamente utilizzato dalla popolazione meno colta dell'area milanese, in contrapposizione alla lingua dotta parlata dalla nobilta' e dal clero". E forse da Castelli. Inoltre, pirla deve essere fatto risalire al latino pilus "che letteralmente significa pestello ma che veniva regolarmente adottato per indicare il membro maschile". E dare del membro maschile a qualcuno "assume abitualmente il significato modi attribuzione di scarsissime qualita' intellettuali, accompagnate dall'assenza di presenza di spirito e di avvedutezza" Esatto! Sullo Zingarelli, spiegano gli avvocati, c'e' anche un termine dialettale siciliano, minchione, che sarebbe certamente piu' offensivo, se la Rame l'avesse usato per un padano. Ma sia pirla che minchione "complice anche la maggior facilita' di spostamento della popolazione sul territorio, hanno ormai travalicato i confini regionali..." In barba alla devolution. La diffamazione da parte della rame (querelata pure dalla Fallaci per averla accusata di spargere terrore con le sue sanguinolente lenzuolate) viene ampliata da alcuni fatti: l'essere per esempio nata a Parabiago, dove certamente si da' del pirla spesso, il che fa presumere che ne conosca il significato; l'aver debuttato al Teatro Olimpia di Milano "con l'opera dell'inequivocabile titolo Ghe pensi mi, a testimonianza della propria conoscenza del dialetto meneghino"; l'aver utilizzato "non senza malizia espositiva, l'eufemismo 'quel genio di Castelli' per metterlo alla berlina"; la parola pirla "non potra' mai assurgere a rango di espressione di una critica politica", né puo' avere "alcuna valenza satirica: la signora e' un'attrice e non una giornalista e non puo' quindi esercitare alcun valido diritto di cronaca". Cioe', se un giornalista desse del pirla al ministro eserciterebbe un diritto di cronaca? In ogni caso, continuano gli avvocati, dare del pirla "non e' una notizia in quanto tale". Soprattutto in certi casi. A testimonianza dei danni subiti dal ministro-ingegnere "si produce" tre note di agenzia e neppure un ritaglio di giornale. Il querelante e' offeso anche perché parlando alle agenzie la signora ha voluto diffondere "la propria volonta' dileggiatrice verso tutti colore che possono essere raggiunti dal potente sistema dei mass-media". Noi, finora non ne eravamo stati raggiunti, non avendo letto da nessuna parte la dileggiante notizia. Da oggi, saranno in tanti ad esserne informati.