Il mio Mistero Buffo? È sempre attuale

MILANO. Mistero buffo. Come fanno Dario Fo e Franca Rame a ottanta anni suonati ad avere la forza di riportare in scena lo spettacolo che ha cambiato la loro e la nostra storia? Lo fanno. Alla grande. Il 4 gennaio, sera del debutto al Teatro Nuovo in piazza San Babila a Milano, c'erano file interminabili di persone che volevano entrare in sala. Un successo che va in replica ogni giorno fino al 16 gennaio.

Il segreto paradossalmente sta nella freschezza e nell'attualità di Mistero buffo. Lo spettacolo nel '68 ha rivoluzionato il teatro rompendo l'argine tra scena colta e linguaggio popolare, i confini di spazio e tempo, e la distanza tra attore e pubblico. Avveniristico e profondamente radicato nella tradizione delle giullarate medioevali. Forse proprio per questo anche più di 40 anni dopo ha il dono di potere essere ripetuto ogni volta diverso. Tutto dipende dal giullare.

Dario, ma dove la trovi questa energia?

Bisogna essere come atleti, non bisogna sprecare energie inutili. Io e Franca facciamo tre pezzi ciascuno ogni sera, pezzi importanti e impegnativi, molto intensi. Specialmente con Mistero buffo in cui l'attore deve diventare pubblico e il pubblico deve prendere la scena. Per farlo bisogna prepararsi bene, essere reattivi e stare attenti al ritmo. Per noi è come un esame continuo.

Quando lo avevi portato in scena l'ultima volta?

L'ho sempre fatto a pezzi negli ultimi trent'anni. Nel frattempo i pezzi sono passati da sei a 50, ci siamo imbattuti e abbiamo ricercato nel teatro greco e romano, nei fablieux francesi, tedeschi, nel teatro popolare di Spagna e Portogallo, fino a quello cinese. Franca ha fatto un catalogo di tutto il nostro materiale, tra cui più di 70 commedie che non c'entrano con Mistero Buffo, saggi, monologhi. Pare che abbiamo in archivio un milione di testi. Non so neanche dove abbiamo trovato il tempo di continuare ad arricchire Mistero buffo. Era da molti anni che non lo proponevo più come un spettacolo unitario.

Perché farlo proprio adesso?

Hanno cominciato a chiedermelo nelle università in mobilitazione. Ho risentito il clima del '68, negli studenti, ma anche negli operai che nel lavoro si giocano la vita. Per questo a me e Franca è venuta la voglia e l'esigenza di riportare in scena Mistero buffo. Ci siamo subito chiesti, ma ce la faremo ancora? Adesso posso dire che ce la siamo fatta.

Sì, però non siamo nel '68.

Beh, anche i pezzi storici funzionano benissimo. Appaiono come nuovi ai giovani che non li hanno mai sentiti. Sembrano scritti oggi. Certo allora studenti e operai prendevano coscienza di essere sfruttati e avevano la speranza di cambiare le cose. Questa generazione invece è più disperata, rottamata ancora prima di cominciare, sfiduciata di tutto, della chiesa, della politica di destra e di sinistra. E come si può non esserlo. In molte cose il potere è passato dal grottesco alla farsa, un'involuzione che richiede una reinvenzione continua anche in teatro, perché non si può fermarsi alla farsa.

Disperazione vuole dire anche mancanza di speranza e persino di desiderio. Come è possibile che la libertà sessantottina si sia ridotta a Berlusconi&co, come invertire la rotta?

Deve succedere qualcosa di straordinario. La rabbia è un buon segno ma da sola non basta. Anche la voglia di venire in teatro che stiamo registrando in questi giorni è positiva. Le persone sembrano proprio avere bisogno del teatro come una forma di terapia. Perché la rabbia senza una ragione non è produttiva. Bisogna invece prendere coscienza, magari con una risata. A questo servono la cultura e anche i giornali. Per il potere sono pericolosi e per questo sono colpiti. I primi ad andarci di mezzo sono proprio i giovani che restano confinati eternamente dietro le quinte. Nel teatro vedo tanti giovani di talento, ma vengono succhiati e buttati via.

Un piccolo fatto straordinario potrebbe succedere proprio a Milano: a primavera si vota, come la vedi?

La sinistra qui da anni fa schifo. Non parlo dei cittadini, parlo dei dirigenti di partito, quelli che vengono da Roma, ma anche i giovani dirigenti di qui che come larve vivono nel loro posticino di potere. L'ho visto bene le scorse elezioni, quando mi sono candidato alle primarie.

Adesso abbiamo toccato il fondo, si può sperare di risalire?

Speriamo. Pisapia è una persona civilissima, intelligente, l'ho sostenuto e lo sostengo.

Il successo di «Mistero Buffo» è di buon auspicio. Io sono felice. Contento di averlo rifatto e di avere un successo che sembrava impossibile, lo auguro a tutti.

Ma poi non ti fermerai mica, vero?

Macché. Ho prodotto più testi in questi ultimi anni che in tutta la mia vita.

Giorgio Salvetti - il Manifesto, domenica 09 Gennaio 2011