Roma, 24/11. Donne contro la violenza maschile - L'Unità - 22 nov 2007
... le Donne in nero, Amnesty International, l' Arcigay. Adesione anche da alcune artisti, fra cui Franca Rame, Lella Costa, Fiorella Mannoia.
Roma, 24/11. Donne contro la violenza maschile - L'Unità - 22 nov 2007
... le Donne in nero, Amnesty International, l' Arcigay. Adesione anche da alcune artisti, fra cui Franca Rame, Lella Costa, Fiorella Mannoia.
Commenti
Futuro donna?!
Ciao a tutte, sono stata anch’io alla manifestazione e vorrei dire qualcosa a proposito.
E’ stato un corteo bellissimo, ricco di colori, idee e partecipazione. Una bellissima onda umana. Sono andata in quanto donna non legata a nessun movimento a portare il mio contributo. Sono andata, anche se non sono stata, e ancora meno lo sono adesso, d’accordo nell’escludere gli uomini, che pur non essendo protagonisti sono comunque comprimari in questo scenario di violenza contro le donne. Penso anzi, che sia ora prendano parte assumendosene la responsabilità, delineando una netta posizione, senza essere relegati a ruolo di spettatori (fin troppo facile da sostenere). Ma quello che più di tutto mi ha dato tristezza è stato dover rivedere, ancora dopo tanti anni e con un decisivo sostegno delle vecchie generazioni, quell’antico atteggiamento di chiusura totale e violenta verso gli "altri", come insostenibile contraddizione in seno ad un movimento che rivendica una linea di pace e apertura.
Mi spiego meglio, per esempio la sig.ra Prestigiacomo s’infila nel corteo, lo percorre velocemente, ne guadagna la testa seguita dal solito stuolo di giornalisti, man mano aggregati, avidi di quella notorietà che si vende meglio. Anche fosse stata la sua una provocazione strumentale (ed è probabile che lo sia), non sarebbe stato meglio farle il vuoto intorno, allontanare civilmente i giornalisti, (che non possono e non devono utilizzare il corteo per fare le loro sporche e servili interviste) e magari chiederle con tutta calma a che titolo e con che ruolo si era presentata alla manifestazione. Farle presente che se era venuta in quanto donna, poteva accomodarsi, ma alla coda del corteo. Dando così, a lei (in quanto fascista) una VERA dimostrazione di civiltà e allo stesso tempo alla cosa in se una giusta dimensione.
E invece no, vecchi schemi: accalcarsi, spintonare, urlare improperi, qualcuna se non fosse stata fermata dalle stesse manifestanti, gli avrebbe anche e volentieri messo le mani addosso. Strategicamente la strumentalizzazione che, è possibile, la sig.ra ha voluto mettere in atto, si dimostra perfettamente riuscita. Pensate invece, che figura infima avrebbe fatto alla coda del corteo, seguita dalla stampa; forse qualcuno dei giornalisti tra i più intelligenti avrebbe anche potuto tirarci su un bel pezzo, di stile pasoliniano.
Poi l’arrivo in piazza, e forse qui il problema può essere stato creato senza volere, ma solo per non averlo previsto, dall’organizzazione dei movimenti stessa. Di fatto la prima immagine entrando è un gazebo rialzato, certo a scambiarlo per un palco ci vuole fantasia, ma in assenza di altro esplicitamente visibile e in risposta alle aspettative di una folla manifestante, lo si identifica come tale. In realtà il gazebo appartiene ad una tv, la meno in vista tra quelle note, ma in ogni modo l’unica ad aver organizzato dei servizi per testimoniare la nostra presenza lì. Ovviamente chi più è abituato per mestiere a trattare con i media, meglio sa come sfruttarli e cavalcare la tigre. Le Ministre erano già lì, belle belle sembrava avessero fatto la maratona per arrivare prime e farsi intervistare. Così la piazza arrabbiata, invece di fermare la diretta e spiegare le proprie ragioni, invece di far intervistare le donne che hanno organizzato e partecipato al corteo, per far arrivare una testimonianza VERA anche a quelle tantissime rimaste a casa che fa? Occupa il “palco straniero” e caccia via i giornalisti. Tutto senza dare la benché minima possibilità al dialogo e allo scambio di idee. Ho sentito solo urlare addosso agli "altri".
Bhè, scusate ragazze ma io non ho parole!
Gli "altri" siamo noi e non lo abbiamo ancora capito.
La mia delusione è tanto più cocente perchè sono una donna, reduce degli anni ’70, che ancora crede nella politica e nell’impegno sociale.
Con affetto e rispetto per tutte, Cinzia
Per Cinzia da Redazione
Cara Cinzia, il tuo racconto lascia di stucco!
Premesso che alcuni comportamenti non si sono distinti per correttezza, uno scontro tra donne era ciò che si DOVEVA evitare...
Che cosa abbiamo dimostrato così?
cari saluti
redazione
Anche la Prestigiacomo è donna!
Beh, quello che si dimostra con questi atteggiamenti è che le donne sanno solidarizzare con riferimento ad una causa (ad esempio in quanto antifasciste, contro la violenza, contro la pena di morte ecc..); molto meno sanno solidarizzare in quanto donne.
In ogni caso anche la Prestigiacomo (e la Bongiorno), pur essendo di centrodestra, sono donne e, in quanto donne, possono e devono dare un contributo di crescita civile.
Dovevano essere tranquillamente accettate alla manifestazione e, in quanto politici, ascoltate per il contributo che avrebbero potuto dare, nel caso specifico, alla causa in oggetto alla manifestazione.
Soltanto il pensare che la Prestigiacomo fosse lì per provocare e non per solidarizzare, senza averne prova di ciò, pone nello stesso piano di chi ha giudicato negativamente i gesti di contestazione verso di lei con chi li ha fatti materialmente.
Gli aderenti alla manifestazione (e anche Cinzia) dovrebbero intanto chiedere ufficialmente scusa alla donna Prestigiacomo.
Mi consentite una battuta? Dovreste organizzare anche una giornata dal titolo "Donne contro la violenza femminile".
Sono stato tentato di non
Sono stato tentato di non intervenire in questa discussione, pensando che sarebbe stato meglio considerarla una questione fra donne, ma riflettendo l’ho trovato ingiusto. Non esistono due realtà separate da una tenuta stagna, ma due emisferi di un unico mondo costituito dalla collettività, che interagiscono incessantemente e (per fortuna) inevitabilmente. Per questo motivo dirò la mia, anche conoscendo, visto il tono dei commenti precedenti, il rischio di esposizione alla critica che corro.
Per prima cosa credo che sia necessario tenere ben presente le dichiarazioni e le reazioni delle organizzatrici, grazie alle quali l’evento è stato possibile.
Tatiana, una delle organizzatrici del collettivo “Le mele di Eva”, così risponde al tentativo di etichettatura di estremismo e di violenza apparso sui media: "Dopo vent’anni che non c’erano le donne in piazza ce le abbiamo portate in piena autonomia, due mesi di impegno per la preparazione e soldi di tasca nostra, e si meravigliano della contestazione? Ci trattano come “scalmanate”, “ragazzine fuori dal mondo” a cui si deve spiegare come si fa politica? Ma io la politica la faccio da nove anni! Ne ho 27 e sono una Cocopro….Ma non per colpa dell’immigrato, per colpa delle legge Biagi. Dico: ma che t’aspetti? La nostra non era una passeggiata bipartisan dove siamo-tutte-donne. Le donne ministro non ci dovevano aspettare sul palco televisivo in Piazza Navona! Noi non volevamo nessun palco, tanto meno destinato alle donne politiche, quelle ci volevano mettere il cappello sulla manifestazione nostra".
Un’altra delle organizzatrici, Monica Pepe, del collettivo controlaviolenzadonne, parla di una “piattaforma” che aveva al primo punto la denuncia contro la violenza maschile in famiglia.
Al secondo il rifiuto della strumentalizzazione , che affonda nel razzismo, addebitando la violenza contro le donna agli immigrati.
Il terzo punto è la denuncia delle politiche “familiste e quindi repressive del corpo della donna”.
Un gruppo di giornaliste e scrittrici, fra cui Dacia Maraini Elena Gianini Belotti, Francesca Sancin, Giuliana Sgrena ed Elena Doni, definiscono quella di sabato a Roma “una grande e civile manifestazione contro la violenza alle donne” e definiscono una violenza alla verità bollare come intollerante un corteo in cui solo alcuni si sono comportati in modo diverso. Testimoniano inoltre che, se è vero che alcuni uomini sono stati allontanati, ne hanno visti molti dentro il corteo in compagnia delle donne, e che c’erano anche numerosi giornalisti e fotografi. Concludono la loro cronaca biasimando gli episodi di inciviltà di cui si sono resi protagonisti piccoli gruppi che non hanno però inquinato il clima dell’evento.
Personalmente non ero a Roma, ma credo di conoscere un po’ il clima delle manifestazioni e la strumentalizzazione che usualmente viene fatta dai media ingrandendo a dismisura ogni episodio marginale utile a tesi preconcette e tacendo, oscurando o deformando tutto ciò che invaliderebbe tali tesi.
Nel caso di sabato ho la netta sensazione che gli episodi di intolleranza siano stati visti con la lente d’ingrandimento, mentre fattori fondamentali, come la piattaforma delle organizzatrici, l’eccezionalità di un evento (che sanciva la ripresa, dopo tanti anni, della lotta in piazza per i diritti delle donne), e la straordinaria partecipazione, sono stati abilmente o taciuti, o deformati, o oscurati.
Credo che nessuno, donna o uomo che sia, debba cadere nelle solite conosciute trappole mediatiche, e che se è giusto biasimare gli episodi violenti (rispetto alla violenza fascisteggiante di Genova acqua fresca), molto più importante è notare che la risposta delle cittadine comuni, reali vittime del clima di violenza che respiriamo, è stata la vera sorprendente novità positiva.
Spero che la prossima volta le reazioni a eventuali provocazioni saranno limitate ad ambiti più civilmente condivisibili, ma spero soprattutto che nessuno tenterà di approfittare del lavoro politico fatto da altri per avere facile visibilità con poco impegno, magari dopo avere affossato Pacs e Dico e appoggiato le politiche contro l’omosessualità e quelle sicuritarie e repressive contro i Rom e gli immigrati. Che la prossima volta queste signore si informino sulla piattaforma della manifestazione e che partecipino se la condividono . E con maggiore umiltà.
Riporto integralmente
Riporto integralmente l'appello per l'adesione alla manifestazione.
Come si può vedere nell'appello non si fa riferimento ad alcuna "piattaforma della manifestazione" da condividere. La manifestazione aveva lo scopo dichiarato di riportate il tema della violenza sulle donne al centro del dibattito culturale e politico e si invitavano TUTTE le donne a partecipare. Non trovo riportati in questo appello vincoli ed esclusioni legati al credo politico dei partecipanti.
Non parteggio per la parte politica della Prestigiacomo, mi interessa solo che venga sempre fuori la verità e la correttezza dei fatti.
Ogni tentativo di giustificare il rifiuto alla partecipazione della Prestigiacomo appare quantomeno forzato.
http://www.controviolenzadonne.org/html/appello.html
MANIFESTAZIONE NAZIONALE
CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
Care amiche,
è necessario e urgente organizzare quanto prima una manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne.
La vita di molte ragazze e di molte donne continua a essere spezzata, le loro capacità intellettive e affettive brutalmente compromesse. Il femminicidio per ‘amore’ di padri, fidanzati o ex mariti è una vergogna senza fine che continua a passare come devianza di singoli. Il tema continua a essere trattato dai mezzi di informazione come cronaca pura, avallando la tesi che si tratti di qualcosa di ineluttabile, mentre stiamo assistendo impotenti ad un grave arretramento culturale, rafforzato da una mercificazione senza precedenti del corpo delle donne.
I numeri, lo sappiamo tutte, sono impressionanti:
- Oltre 14 milioni di donne italiane sono state oggetto di violenza fisica, sessuale e psicologica nella loro vita.
- La maggior parte di queste violenze arrivano dal partner (come il 69,7% degli stupri) o dall’ambito familiare
- Oltre il 94% non è mai stata denunciata. Solo nel 24,8% dei casi la violenza è stata ad opera di uno sconosciuto, mentre si abbassa l'età media delle vittime:
- Un milione e 400mila ha subito uno stupro prima dei 16 anni.
- Solo il 18,2% delle donne considera la violenza subita in famiglia un ‘reato’, mentre il 44% lo giudica semplicemente ‘qualcosa di sbagliato’ e ben il 36% solo ‘qualcosa che è accaduto’. (dati Istat)
La violenza sulle donne è accettata storicamente e socialmente. Viene inflitta senza differenza di età, colore della pelle o status ed è il peggiore crimine contro l’umanità. Quello di una parte contro l’altra. La politica e le istituzioni d’altro canto continuano a ignorare il tema pubblicamente.
Senza una battaglia culturale che sconfigga una volta per tutte patriarcato e maschilismo, non sarà possibile attivare un nuovo patto di convivenza tra uomini e donne che tanto gioverebbe alla parola civiltà.
Una grande manifestazione nazionale dove tutte le donne possano scendere di nuovo in piazza a fianco delle donne vittime di violenza e per i diritti delle donne, può e deve riportare il tema al centro del dibattito culturale e politico.
Ma è importante sapere quante siamo, perché per farci sentire dovremo essere in molte.
Vi preghiamo di sottoscrivere e di diffondere il più possibile questo appello inoltrando il link del sito ad amiche e associazioni.
Vi invitiamo a seguire gli aggiornamenti sul sito.
Un caro saluto a tutte
controviolenzadonne.org
Chiarimento necessario per verità e correttezza
Mi pare che anche dall'appello i tre punti indicati dalla rappresentante del collettivo controviolenzadonne emergano chiaramente. L’invito era per chi li condivideva.
al primo punto la denuncia contro la violenza maschile in famiglia.
Al secondo il rifiuto della strumentalizzazione , che affonda nel razzismo, addebitando la violenza contro le donna agli immigrati.
Il terzo punto è la denuncia delle politiche “familiste e quindi repressive del corpo della donna”.
Comunque sia le intenzioni delle organizzatrici erano ben chiare, che non ce la raccontino.
Come scrive Ida Dominijanni sul Manifesto di domenica:
“Non volevano fra loro personalità politiche che avessero aderito al family day, che avessero preso posizioni familiste contrarie vuoi all’autodeterminazione femminile, vuoi al riconoscimento di gay trans e lesbiche, che avessero dato il loro ok al pacchetto sicurezza, che avessero dato fiato alle campagne razziste anti-migranti in nome della tutela delle donne. Non erano esclusioni ad personam e nemmeno riportabili alle consuete discriminanti dello scacchiere politico, destra-sinistra o governo-opposizione. Erano discriminanti politiche di merito , rivolte a destra e a sinistra, all’opposizione ed al governo, che sarebbe stato opportuno prendere sul serio, perché sul serio vincolavano il programma anti violenza della manifestazione a un orientamento anti-familista, anti-omofobico, anti-securitario, anti-razzista”.
Si sa però che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, specie quando può portare propaganda, visibilità e vantaggio personale a buon mercato .
Spero che manifestazioni
Spero che manifestazioni contro la violenza in futuro siano organizzate da chi non faccia "discriminanti politiche di merito" (e aggiungo anche discriminanti sessiste) e si rivolgano a tutte le persone (uomini e donne) di orientamento politico il più eterogeneo possibile; la violenza non ha colore politico.
Insomma, preferisco l'azione del FARE concreto sui temi e sui problemi all'azione puramente ideologica.
"Fare" e concretezza
Io credo che se qualcuno vuole manifestazioni a propria misura le debba organizzare, proprio in ottemperanza alla filosofia del “fare”; contrariamente le critiche possono sembrare velatamente ideologiche. In alternativa può partecipare, o no, a quelle che altri organizzano secondo le proprie convinzioni, se le condivide. Mi sembra addirittura banale. C’è poi chi cerca di approfittare del “fare” altrui per proprio lustro, ma questa è una storia antica.
Non ho capito a chi ti riferisci...
"..C’è poi chi cerca di approfittare del “fare” altrui per proprio lustro, ma questa è una storia antica..."
Se ti riferisci alla Prestigiacomo fai un processo alle intenzioni (secondo me scorretto, e ripeto non parteggio per FI), se ti riferisci a me non credo che scrivere qualche messaggio in un blog, seppure molto importante come quello di Franca Rame, dia poi tutto questo lustro.
Per quanto riguarda la politica del FARE, io intendo dire questo: bisogna cercare alleanze, su particolari questioni, senza fare aprioristicamente delle discriminazioni ideologiche.
L'atteggiamento ideologico invece è tale per cui anche se l'altro ha una buona idea, se non fa parte della stessa sponda politica si deve comunque contrastare.
caro gargantua
oggi ho scritto un po' di messaggi... mi sono preso un po di lustro... capisco che i messaggi che ho postato possano darti fastidio e ti chiedo scusa per questo :-)
Ma che burlone!
Ma che burlone!
Mi riferivo alle “politiche” che non avevano lavorato per la manifestazione, che non ne condividevano la piattaforma e che tuttavia la volevano cavalcare, naturalmente; mi sembra che dai post precedenti dovesse risultare chiaro.
Comunque se i latini dicevano: “Excusatio non petita, accusatio manifesta “, qualche ragione la dovevano pur avere :-)
Ma che furbone!
Crei la trappola della "Excusatio non petita, accusatio manifesta" in modo tale da sostenere, velatamente, una tesi.
In che modo? Te lo spiego!
Se quando scrivi lasci intendere, senza chiarire a chi ti riferisci, il tuo interlocutore ha due possibilità
1) Lascia cadere la cosa, ma in questo modo gli altri intendono e fraintendono (specialmente chi non legge tutti i messaggi).
2) Si cerca di chiarire e allora sei pronto a far partire la fase due della trappola che consiste nel dire "Excusatio non petita, accusatio manifesta", facendo credere che una persona abbia da nascondere qualcosa o ci sia qualcosa di sospetto che si è inteso essere.
Per chi ci legge:
guardate le ultime frasi esca di gargantua!
"Si sa però che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, specie quando può portare propaganda, visibilità e vantaggio personale a buon mercato ."
A questa ho lasciato cadere la cosa (a chi si riferiva alla Prestigiacomo o a me?).
Alle altre frasi esca ho cercato di chiedergli a chi si riferiva (alla Prestigiacomo o a me) e non mi ha risposto.
Quando ho preso per ipotesi che si riferiva a me è scattata la trappola!
Comunque ribadisco che non ho niente da nascondere e dico direttamente e sinceramente quello che penso (senza trucchetti). E tu?
Complimenti
Sei molto contorto e poco attento luipp. Ho scritto, fin dall’inizio, e ribadito nell’ultimo post, che non ho apprezzato il comportamento di quelle “politiche” che hanno tentato di mettere il cappello sulla manifestazione; non era facile equivocare come hai fatto tu. Esche, abboccamenti, strategie dialettiche sono parti della tua immaginazione, proiezione di quel processo alle intenzioni che tenti di attribuirmi.
La trappola l’hai immaginata e ci sei cascato dentro a piè pari. Complimenti, un vero virtuosismo!
P.S. Ma davvero credi che i generi non esistono? Stento a crederlo!
caro Garga permettimi
caro Garga permettimi l'incursione
VIOLENZA AD UNA DONNA
VIOLENZA AD UN UOMO
a quale genere appartengono?
VIOLENZA AD UN ESSERE UMANO
e questo a quale genere appartiene?
comprendi le differenze?
peace&love
filippo
perchè questo dubbio?
Caro Filippo, perché dubiti che io comprenda le differenze? Che motivo ne hai? Ti ho dato l’impressione di essere un fautore della violenza femminile, o di qualche altra matrice? Se sì indicami dove.
caro Garga
mai dubitato che tu potessi essere un violento, punto.
la mia domanda era specifica e a quanto pare anche motivata.
da quello che ho potuto intuire dai tuoi post tu tendi a etichettare la violenza e non ti rendi conto che così facendo escludi dall'intervento tutti gli altri fuori etichettatura.
faccio un esempio:
notizia: marito picchia la moglie
reazione dalla notizia: sdegno? si ma anche un senso di non appartenenza, la cosa non mi interessa poi tanto io adoro mia moglie non l'ho mai toccata problemi loro.
notizia: violento pichhia una persona: vedi come viene a mancare la demarcazione? vedi come la cosa può appartenere a tutti? comprendi che la reazione possa essere diversa?
tutto qua caro Garga tutto qua
peace&love
filippo
A volte è difficile
A volte è difficile far comprendere l'errore strategico che si fa quando ci si isola...
ma d'insegnamento dovrebbero essere quegli appelli che vengono fatti (uno ce n'è stato di recente) quando le PERSONE si appellano alla coscienza di altre PERSONE.
I risultati non tardano a venire; ma quegli appelli sono spontanei, perchè partono dalla coscienza e arrivano alla coscienza, non strumentali , da qui la necessità di non circoscriverli. Invece, quando sono strumentali (magari a fini politici)) servono evidentemente per muovere solo l'interesse e l'attenzione di una ben determinata categoria.
Ai seguaci della scuola eleatica
E la violenza alle formiche? Ne vogliamo parlare? Perchè anche loro sono millenni che subiscono sopprusi! Calpestate e bistrattate da tutti gli esseri viventi e addirittura prese in giro da un mezzo mostro che gli offre la lingua non per avere un bacio appassionato, ma per mangiarsele!
Possiamo parlarne? Perchè sinceramente mi perdo nel ricercare le sfumature tra essere e non essere, tra categorie, sostanza e archetipi plutoniani.
Mi sembra di avere intuito edipicamente a pochi anni che una differenza c'era tra me e mia mamma. Il dubbio però che mi cadesse il pisello e mi crescesse una quarta coppa j l'ho fugato solo a tredici anni quando mi colpii una malattia genetica: la "manus tremantes", che colpisce molti adolescenti maschi, solo pochi riescono a scamparla (vedi mastella).
Si dice che faccia calare la vista, sarà per quello che Bocelli stava per diventare il mio mito.
Dubbi però ancora mi assalivano sul mio essere maschio, perchè si diceva tra ragazzini che l'uomo fosse fisicamente più forte della donna, causa millenni di evoluzione, ma io continuavo ad essere battuto a braccio di ferro dalle ragazzine più giovani di me(ma anche nel salto in lungo).
Nonostante questa e altre vicissitudini che han minato le poche certezze in ogni settore della mia piccola persona, credo fermamente nei RUOLI.
In sintesi, concordo con il fatto che siamo persone (anche se osservando certi 'musi' si comprende perchè qualcuno creda che gli alieni siano tra noi), ma in questa macrocategoria ci sono RUOLI diversi.
COme l'essere donna o uomo. Ciò comporta livelli di prestazione differenti e diverse capacità.
Non una superiore all'altra ma semplicemente DIVERSE.
I maschi spesso se ne dimenticano, pertanto è meglio che qualcuno ci ricordi a noi omenetti che certa violenza , a differneza dei maschietti, le donne non riescono a contrastarla.
Saluti da Protagora di Abdera
www.maxbazzana.it
www.orchestrazione.it
Violenza alle formiche?
Infatti stiamo parlando di quale è la strategia migliore per risolvere QUESTO problema (VIOLENZA ALLE DONNE, non ti preoccupare non ce lo siamo dimenticati), non il problema della violenza alle formiche. Ma, come dice gargantua, non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Poi se tu ti perdi... è una tua limitazione; perchè vuoi farla ricadere su di noi?
Farne un libro?
Mi sa che fra un po' con tutto questo materiale prodotto dalla discussione qualcuno ci fa un libro, lo intitola "Violenza alle formiche" e ne destina il ricavato alle vittime della violenza domestica. Può essere un'idea? Voglio dire: finiamola qui!
Sei Perseo??!! Trentaseo..
Non mi sono perso affatto, proprio perchè con le parole e le violenze mi ci imbatto quasi giornalmente, ho fatto una sorta di iperbole sarcastica, per chiudere alcune argomentazioni. Se si arriva a leggere tutto il mio commento, e non ci si perde prima, magari si riesce a capirne il contenuto e le motivazioni. Nel caso spiego.
Per quanto riguarda il libro sulle formiche ne esistono già un paio intitolati "Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano".
Buona lettura.
www.maxbazzana.it
www.orchestrazione.it
E' rimasto un centimetro...
Ti invito a parlarne... (vedi "Proposta!")
:-)
Perchè mi affibbi cose che non ho detto?
"P.S. Ma davvero credi che i generi non esistono? Stento a crederlo!"
Adesso mi vuoi far passare per scemo!
Da un'altra parte ho affermato che
"La divisione fra i generi non c'è...
Ma forse a qualche partito ideologico interessa che ci sia."
non che non ci sono i generi.
In ogni caso ribadisco che la violenza non si combatte usando la strategia della divisione fra il genere maschile e quello femminile; ma considernado uomini e donne come PERSONE e in quanto tali uniti contro ogni forma di violenza (ma oggi scopro che questo non è il pensiero di Franca Rame). Mi dispiace per Franca Rame se ha conosciuto tutte queste donne stuprate in famiglia!
Chi ha la pazienza di leggerci
Chi ha la pazienza di leggerci potrà rendersi conto, dalla successione dei post, da che parte sta la ragione e chi è che sta mistificando...
...comunque sei molto abile, complimenti a te!
Per luipp.papp, Garga e Max da redazione
c'è quasi da perdersi nelle spire di una discussione che si è spostata dalla critica della violenza su un soggetto inerme alla definizione di soggetto inerme...
Il fatto che statisticamente le donne siano più colpite degli uomini da stupri e violenze domestiche è significativo, tuttavia, se quello che serve è la precisione, addentriamoci.
La violenza è aberrante sempre, ma quando si usa su soggetti deboli e indifesti è ancora più deplorevole: donne, bambini, anziani ecc...Sia essa compiuta per mano di un marito o moglie, soldato o soldatessa, maestra o maestro, dirimpettaia o dirimpettaio e via declinando.
Io non credo assolutamente,
Io non credo assolutamente, come ho letto e sentito, che la Prestigiacomo si sia presentata alla manifestazione per provocare. La Prestigiacomo aveva tutto il diritto di partecipare al corteo, in quanto donna ed in quanto politico che ha tentato più volte di proporre leggi a favore delle donne (vedi quote rosa, bocciate da gran parte delle donne di sinistra)e non avrebbe dovuto essere cacciata. Ogni donna aveva il diritto di partecipare, di destra o di sinistra che fosse. Credo anche però che nessun politico avesse il diritto di parlare dal palco e quindi hanno fatto bene ad impedire alla Meldandri e a Livia Turco di fare un comizio. Sappiamo cosa hanno fatto e cosa non hanno fatto i politici. C'è un tempo per ogni cosa. Quello della manifestazione era tempo per loro di osservare, raccogliere, ascoltare e volendo, partecipare senza microfoni in mano.Non era tempo per la propaganda. L'unico politico a cui sarebbe stato giusto consentire di salire sul palco è Franca Rame, che credo non avrebbe parlato per propaganda, ma con cognizione di causa.
Per il resto, ripeto (per chiarezza) nessun politico doveva salire sul palco, ma tutte avevano il diritto di sfilare, anche la Mussolini se avesse voluto.
E' veramente banale e superficiale lasciarsi andare ai soliti stereotipi violenti urlandosi -fascista!- o -comunista!- quando ad essere in gioco è l'intero universo femminile, messo storicamente in secondo piano, sempre, dai politici maschi di destra e di sinistra.
Io credo che la mia idea possa essere condivisa da molte altre donne, forse proprio dalla maggioranza. Ma come sempre si ascolta solo chi urla più forte e quel piccolo sparuto gruppo che ha urlato contro la Prestigiacomo,invece di urlare per i diritti delle donne, è diventato il centro della discussione.E sono iniziate già le strumentalizzazioni, a destra e a sinistra. E per un piccolo gruppo di donne che si fa strumentalizzare dai partiti rischia di deteriorarsi un'idea, anzi l'Idea.
www.ilterzostato.splinder.com
Per Rubia da Redazione
Rubia,
da quanto si legge sui giornali, la ragione della protesta delle organizzatrici sta nel fatto che non avrebbero dovuto emergere le dichiarazioni "istituzionali", ma quelle delle partecipanti al corteo, delle donne profanate e picchiate.
Ciò detto, il "metodo" non appare condivisibile, l'intento forse si!
redazione
No alla violenza
Secondo me non bisogna accettare la violenza in quanto tale.
Non bisogna accettare la violenza degli uomini verso le donne.
Non bisogna accettare la violenza degli uomini verso gli uomini
Non bisogna accettare la violenza delle donne verso gli uomini.
Non bisogna accettare la violenza delle donne verso le donne.
Non bisogna accettare la violenza dei padri verso i figli.
Non bisogna accattare la violenza delle madri verso i figli.
Non bisogna accettare la violenza dei figli verso i padri.
Non bisogna accettare la violenza dei figli verso le madri.
La violenza di cui parlo non è solo fisica.
La violenza di cui parlo è anche verbale
La violenza di cui parlo è anche psicologica.
La violenza di cui parlo è anche ideologica.
La violenza genera violenza.
Non è accettabile alcuna violenza con riferimento alla scala di violenza.
Non è accettabile la violenza dgli spintoni e degli sputi comparata a quella esercitata nei fatti del G8.
Non è accettabile la violenza dei fatti del G8 comparata a quella di una battaglia.
Non è accettabile la violenza di una battaglia comparata a quella di una bomba atomica.
Non è accettabile la violenza di due bombe atomiche comparata a quella di una guerra mondiale.
Cara Franca, a questo punto ti chiedo esplicitamente di ripudiare OGNI forma di violenza, anche quella delle femministe, anche quella ideologica.
Spero che la mancanza di
Spero che la mancanza di risposta non sia un'atteggiamento femminista nei miei confronti :-(
Per capire quando parlo di violenza di donne contro gli uomini leggete anche questa:
http://www.idvgiovani.it/index.php?option=com_smf&Itemid=66&topic=4798.m...
Chi ha letto ora potrà essere d'accordo con me che anche la violenza ideologica genera violenza.
Allora che facciamo? Una manifestazione nazionale degli uomini contro la violenza femminile e magari diamo le sberle alle donne che cercano di manifestare con noi, (tanto è acqua fresca rispetto alla violenza del G8 di Genova)?
Io spero che nessuno organizzi più queste cose,mettendo ideologicamente in contrapposizione un genere contro l'altro, ma si manifesti insieme contro OGNI forma di violenza e accettando il contributo di TUTTI (anche chi non la pensa ideologicamente come noi) in questa lotta.
Associazione Nazionale di Volontariato www.gesef.it - COMUNICATO
Associazione Nazionale di Volontariato www.gesef.it
COMUNICATO STAMPA: Fermiamo la Violenza Femminista
Stop alla Propaganda Terroristica di Dati Falsi e Mistificati
Con la presente intendiamo attuare un’informazione di contrasto alla propaganda mistificatoria inerente la violenza sulle donne. Evidenziando falsità e manipolazione dei relativi dati statistici, diffusi in maniera sproporzionatamente ridicola - senza alcun riscontro - da parte di Ministri, esponenti parlamentari e sedicenti “esperte”, attraverso un martellamento mediatico senza precedenti.
Tale propaganda mira a radicare nell’immaginario collettivo l’idea di un ambiente domestico scenario di delitti e terribili violenze, dove vittima è sempre e solo la donna mentre il carnefice è esclusivamente di sesso maschile.
Vengono svelate cifre inquietanti quanto sospette: oltre sei milioni (qualcuno ha sparato 14 milioni) di donne hanno subito violenza da parte di un partner o altro familiare, di cui la metà stuprate. Sulla base di dati statistici pubblicati dall’Istat, dietro incarico della Ministra per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini. La quale ha potuto disporre di un finanziamento doppio per il suo dicastero rispetto a quanto previsto per il suo predecessore. Leggendo tali dati sul sito dell’Istituto si scopre che altro non sono che proiezioni statistiche dei risultati scaturenti da un sondaggio telefonico effettuato lo scorso anno su 25.000 abbonate (v. www.istat.it).
La nota metodologica del sondaggio chiarisce che le domande poste alle intervistate evitano volutamente riferimenti espliciti alla violenza fisica o sessuale, ma invitano le stesse a "descrivere concretamente atti e/o comportamenti in modo di rendere più facile alle donne aprirsi". Ciò per evitare una sottostima del fenomeno, "[...] sottostima che può essere determinata anche dal fatto che a volte le donne non riescono a riconoscersi come vittime e non hanno maturato una consapevolezza riguardo alle violenze subite". Non sono quindi le donne intervistate ad aver denunciato violenze subite, bensì le loro descrizioni sono poi state catalogate in varie fattispecie di “violenza.
Cosicché l’attenzione sessuale diventa molestia, l’esercizio del dovere coniugale dal parte del partner diventa stupro, un banale litigio diventa violenza fisica, una critica al vestito o alla pettinatura é considerata violenza psicologica, un blando rifiuto diventa limitazione della libertà personale, la necessità di chiarire situazioni ambigue diventa violazione della privacy, la richiesta di una equa distribuzione delle risorse familiari diventa ricatto economico.
I dati del sondaggio assunti come scientifici - ripetiamo: 25.000 interviste telefoniche “guidate”- oltreché riversati statisticamente sull’intera popolazione femminile italiana di età 16-59 anni, sono costruiti in funzione esclusiva di uno spettacolare allarmismo, e dunque sottratti al rigore della prova dei fatti. Tale metodologia è già stata adottata nel decennio scorso in altri Paesi Europei ed occidentali, e fortemente contestata da femministe storiche dotate di un certo spessore intellettuale (ad es. Francia: vedi Elisabeth Badinter - Il percorso sbagliato). (In Francia fu denominata inchiesta Enveff e si svolse nelle stesse modalità corrotte. n.d.r)
Consola il fatto che l'Assemblea ONU, pur avendo decretato il 25 novembre come giornata contro la violenza alle donne già dal 2001, lo scorso anno ha "preso nota" ma di fatto rigettato l’ultimo rapporto sulle violenze domestiche contro le donne presentato dall'uscente Segretario, poiché quanto contenuto risultava outrageously inaccurate, contrived, manipulated and most distinctly dangerous, come riportato dalla stampa statunitense. (Il così detto "Rapporto Annan". n.d.r.)
La Ministra, ed altri esponenti del Governo e dell’Opposizione Parlamentare, oltre a propinarci dati mistificati, azzarda anche impressionanti confronti: la violenza domestica sarebbe la causa principale di decessi ed invalidità, prima del cancro e degli incidenti automobilistici.
Auspichiamo che la ventilata riduzione del numero di ministri la coinvolga, stante la sua imperizia a documentarsi: i delitti familiari che registrano una donna come vittima ad opera di un familiare si contano annualmente in numero di 60 a fronte di oltre 10.400 decessi femminili conseguenti malattie cancerogene (per un totale di oltre 18.000 considerate tutte le patologie - v. Istituto Superiore di Sanità) e 600 per incidenti stradali.
Al tempo stesso si tace della violenza femminile e materna: le cronache ci forniscono amari resoconti di omicidio, uxoricidio ed infanticidio, oltreché della partecipazione ad episodi di abuso sessuale che attestano il medesimo potenziale di brutalità. Anche se allo stesso reato si conferisce raramente un carattere penale quando a commetterlo sono delle donne: ciò mette in pericolo l'immagine che hanno di sé stesse, e si tende a giustificarle - talora a legittimarle - con argomenti che rasentano il grottesco.
Le sottaciute inchieste europee informano che il 10% delle violenze domestiche sono rappresentate da mogli che picchiano i mariti. Al punto che la Germania da qualche anno ha inaugurato due rifugi per uomini vittime di percosse, ed altrettanto stanno facendo Spagna e Belgio.
In Italia l’unica indagine esistente è stata effettuata dalla scrivente GESEF su un campione di genitori che si sono rivolti alle sue strutture per aiuto e supporto. Attesta che nell’ambito del conflitto separativo un marito su tre è fatto oggetto di denunce per abuso sessuale sui figli o sulla partner, finalizzate ad allontanarlo definitivamente dai figli. Denunce che risultano sistematicamente false, ma la cui prassi giudiziaria provoca conseguenze devastanti sia sul piano psicologico che economico degli accusati. Rileva altresì che oltre il 50% dei mariti ha subito violenze fisiche di varia natura ed entità.
Analoga percentuale si rileva da imponenti studi effettuati negli USA ed altri paesi anglosassoni: le violenze domestiche sono agite e subite in maniera paritaria tra uomini e donne, anche se queste ultime eccellono per violenza psicologica e provocatoria.
In tutto il mondo infanticidio e figlicidio restano primato assoluto delle donne.
La Ministra Pollastrini, titolare di un dicastero definito appunto Pari Opportunità, non si è però mai posta lo scrupolo di richiedere all’Istat analoga ricerca concernente l’eventuale violenza subita dagli uomini.
La manifestazione organizzata nella vigilia della giornata preposta dall’ONU, alla luce di siffatte statistiche induce qualche dubbio, poi confermato dagli avvenimenti.
Infatti la frangia separatista del femminismo nostrano che ha organizzato l’evento, impossessandosi della tematica “violenza alle donne” l’ha trasformata in violenza maschile alle donne, tappezzando le strade di Roma con manifesti diffamatori contro gli uomini.
Gli slogan esibiti ed urlati durante il corteo sono stati una fiorescenza della colorata cialtroneria veterofemminista anni ’70, come qualcuno ha poi scritto. Cui si è aggiunta una vera e propria offensiva misandrica di regime per imporre l’idea che qualunque uomo che si muove tra le pareti domestiche è un potenziale assassino.
Viene chiamata in causa non la violenza esercitata da singoli delinquenti, ma quella collettiva che pervaderebbe culturalmente l'intera popolazione maschile.
Una manifestazione, dunque, contro gli uomini e contro la famiglia. Scivolando infine nell’antipolitica, come insulti e aggressioni a giornalisti, deputate e ministre ci hanno mostrato, confermando il dispotismo delle femministe che manifestavano contro la violenza alle donne.
La violenza più subdola sta nella loro campagna di discriminazione e criminalizzazione aprioristica. Mirata a far digerire normative e prassi giudiziarie limitanti la libertà individuale, che decretano il definitivo ritorno alla presunzione di colpevolezza ed al processo inquisitorio. Il cui scopo è quello di porre ciascun uomo - anche delle future generazioni - in una condizione di sudditanza psicologica, emotiva e morale di fronte al potere indiscutibile delle *percezioni femminile*, in base alla quale viene definita la liceità o meno di qualunque comportamento maschile. Condizione che – stante l’assenza di contraddittorio e possibilità di difesa - induce alla disperazione i soggetti più deboli e ne fomenta risposte incontrollate e brutali.
La recente approvazione di uno stanziamento di € 20.000.000 (soldi dei contribuenti perlopiù uomini) per contrastare la violenza sulle donne è parte integrante del progetto. Il fondo è destinato a finanziare i gruppi femministi (centri antiviolenza, comitati pari opportunità, ecc.) da cui è partito il parossistico allarme sociale appositamente ingegnato e la conseguente manifestazione nazionale del 24 novembre scorso.
Ma suona come un oltraggio a fronte delle problematiche che le famiglie italiane - afflitte dal caro vita, dal caro mutui, dal precariato, dalla carenza di asili nido e dalla insicurezza urbana - si trovano ad affrontare.
La violenza non ha sesso: si combatte attraverso l’equilibrata e puntuale applicazione delle norme vigenti, interventi preventivi adeguati che riconoscano le problematiche di entrambe le parti in conflitto, dialogo e confronto culturale.
L’arma della colpevolizzazione, umiliazione e vilipendio dell’intero genere maschile non vi pone alcun rimedio: è finalizzata invece ad alimentare l’odio sociale, la guerra tra i sessi, l’insicurezza delle donne da poter così convogliare sotto la “tutela” di avvocate e psicologhe dei centri antiviolenza, l’annichilimento degli uomini da “rieducare”, l’isolamento affettivo degli individui.
Un’arma funzionale solo all’affermazione del potere politico-burocratico-istituzionale e l’ottenimento di maggiori finanziamenti pubblici da parte di una esigua ma influentissima schiera di militanti, spinte da torpori di rivalsa distruttiva. Che sfruttano abilmente debolezze ed avidità delle donne - fregandosene altamente delle loro reali sofferenze - per dirigere la società verso il definitivo sfacelo delle relazioni uomo-donna, e di conseguenza della famiglia così come storicamente intesa.
Ringraziamo i giornalisti, le deputate, le ministre - cui esprimiamo la nostra solidarietà - vittime della aggressione femminista, che inconsapevolmente con la loro presenza hanno sturato la rabbiosa esaltazione delle organizzatrici del corteo. In pochi secondi le immagini diffuse dai media hanno testimoniato agli italiani (donne e uomini) quanto noi conosciamo per esperienza diretta e divulghiamo da tempo.
Auspichiamo pertanto una nuova fase di impegno istituzionale - più sensibile e collaborativo verso tutte le espressioni dell’associazionismo - orientato a liberare la nostra società da questa cappa di odio sessista, per ricostruire la relazione uomo/donna all’insegna del reciproco rispetto e valorizzazione dei ruoli sociali e familiari, nell’uguaglianza dei poteri e delle responsabilità.
Per restituire dignità ad entrambi i Generi, alla Famiglia ed ai nostri Figli.
Elvia Ficarra
Responsabile Osservatorio Famiglie Separate - Gesef Lunedì 26 novembre 2007.
Risposta al comunicato dell'Associazione Gesef
Questa è la nostra risposta al comunicato sopra riportato. Tutte le donne e tutti gli uomini d'accordo con il nostro post possono sottoscrivere! E' importante che certi concetti siano chiari e non vengano manipolati.
Lara e Francesca
In base a quali dati viene detto che la campagna di informazione riguardante la violenza sulle donne è mistificatoria? Si dice che i dati diffusi sono “senza alcun riscontro” mentre poco più avanti gli stessi dati vengono fatti risalire all’istituto Istat (fonte ufficiale di tutti i dati statistici italiani). Evidente contraddizione.
Non credo che si voglia far passare la donna come unica vittima della società, né l’uomo come unico carnefice. Semplicemente si sottolinea un problema e si cerca di informare su quello, dato che non ci si può occupare contemporaneamente di tutte le questioni del mondo. Chiunque inizi una campagna di sensibilizzazione, necessariamente, informerà su un dato argomento e non su tutti gli altri. Allo stesso modo la Gesef fa informazione sui problemi delle famiglie separate e non su altre problematiche che sarebbero altrettanto degne di attenzione.
Che io sappia tutte le indagini statistiche vengono fatte solo su un campione di popolazione, costituito in modo da rappresentare il totale del settore preso in esame. Questo avviene di norma in tutti i campi. 25.000 unità mi pare un campione più che ampio, dato che in genere gli individui presi in considerazione sono assai meno. Tutte le statistiche si basano su questo principio e sono generalmente considerate attendibili. Se si intervistassero tutti gli individui si chiamerebbe censimento, che è tutt’altra cosa.
Mi pare ovvio che nelle domande si evitino riferimenti espliciti…se così non fosse si potrebbero accusare gli intervistatori di condizionare le risposte, pilotandole. Tra l’altro il fatto che spesso le donne non denuncino le violenze subite non è un’invenzione campata in aria. Da sempre si tiene conto anche di questo fattore proprio perché dalle ricerche risulta che sono pochissimi i reati di questo genere che vengono denunciati rispetto al totale di quelli realmente avvenuti.
Della tecnica di indagine si può dire che: vengono sottoposte alla donna una serie di domande sulla tipologia e sul numero dei comportamenti violenti subiti in un determinato periodo di tempo e si privilegia l’enumerazione degli eventi facendo concentrare l’intervistata sulla loro frequenza piuttosto che sulla loro descrizione.
“Cosicché l’attenzione sessuale diventa molestia”: e può esserlo se non gradita.
“L’esercizio del dovere coniugale del partner diventa stupro”: e lo è. La moglie non può essere costretta a sottostare alle voglie del marito.
“Una critica al vestito o alla pettinatura è considerata violenza psicologica”: qui è importante la frequenza. Una critica non è violenza, ma un continuo attacco alla persona può diventare devastante e spingere chiunque sull’orlo della disperazione, così come capita nel mobbing.
Per quel che riguarda l’ONU: la conferenza mondiale delle Nazioni Unite (Vienna 1993) definisce la violenza contro le donne come: “Qualsiasi atto di violenza di genere che comporta, o è probabile che comporti, una sofferenza fisica, sessuale o psicologica o una qualsiasi forma di sofferenza alla donna, comprese le minacce di tali violenze, forma di coercizione o forma arbitrarie di privazione della libertà personale sia che si verifichino nel contesto della vita privata che di quella pubblica”.
”La Ministra, ed altri esponenti del Governo e dell’Opposizione Parlamentare, oltre a propinarci dati mistificati, azzarda anche impressionanti confronti: la violenza domestica sarebbe la causa principale di decessi ed invalidità, prima del cancro e degli incidenti automobilistici.”: sì, anch’ io ho sentito questa dichiarazione, peccato che fosse riferita esclusivamente alle donne di età inferiore ai 25. Ed ecco che improvvisamente il dato pare assai meno irrealistico.
“Al tempo stesso si tace della violenza femminile e materna: le cronache ci forniscono amari resoconti di omicidio, uxoricidio ed infanticidio, oltre che della partecipazione ad episodi di abuso sessuale che attestano il medesimo potenziale di brutalità. Anche se allo stesso reato si conferisce raramente un carattere penale quando a commetterlo sono delle donne: ciò mette in pericolo l'immagine che hanno di sé stesse, e si tende a giustificarle - talora a legittimarle - con argomenti che rasentano il grottesco.
Le sottaciute inchieste europee informano che il 10% delle violenze domestiche sono rappresentate da mogli che picchiano i mariti. Al punto che la Germania da qualche anno ha inaugurato due rifugi per uomini vittime di percosse, ed altrettanto stanno facendo Spagna e Belgio.”: non credo proprio che si taccia sulla violenza femminile dato che, come voi stessi scrivete, le cronache riportano diversi episodi. Ricordo ancora una volta che le associazioni che hanno promosso l’iniziativa della manifestazione sensibilizzano contro la violenza sulle donne, non su altro. Ma non è mai stato dichiarato da nessuno che la violenza sulle donne sia l’unica. Così come, e lo ripeto, la vostra associazione si occupa di certi problemi e non di altri.
”In Italia l’unica indagine esistente è stata effettuata dalla scrivente GESEF su un campione di genitori che si sono rivolti alle sue strutture per aiuto e supporto. Attesta che nell’ambito del conflitto separativo un marito su tre è fatto oggetto di denunce per abuso sessuale sui figli o sulla partner, finalizzate ad allontanarlo definitivamente dai figli. Denunce che risultano sistematicamente false, ma la cui prassi giudiziaria provoca conseguenze devastanti sia sul piano psicologico che economico degli accusati. Rileva altresì che oltre il 50% dei mariti ha subito violenze fisiche di varia natura ed entità.”: vorrei sapere come è stato costruito il ostro campione statistico…avete intervistato tutti i mariti e le mogli d’Italia?
”Gli slogan esibiti ed urlati durante il corteo sono stati una fiorescenza della colorata cialtroneria veterofemminista anni ’70, come qualcuno ha poi scritto. Cui si è aggiunta una vera e propria offensiva misandrica di regime per imporre l’idea che qualunque uomo che si muove tra le pareti domestiche è un potenziale assassino.”:
Questi alcuni degli slogan: “La vostra violenza è solo impotenza, la nostra cultura vi fa paura”, “La nostra vita vale più dell’oro, prima i nostri tempi poi il lavoro”, “contro la violenza dei padroni, 10,100,1000 masturbazioni”, “Per ogni donna stuprata e offesa siamo tutte parte lesa”, “Non ci stiamo in un pacchetto violenza, vogliamo cultura del rispetto”. Penso che parlino da soli.
La manifestazione di certo non era contro la famiglia. Non vedo in che modo possa esserlo stata. Se degli eccessi sono avvenuti- e io stessa non ho condiviso alcuni atteggiamenti- sono stati messi in atto da una piccola parte delle donne presenti, di sicuro non rappresentativa dell’intero movimento femminista. Solo che, come al solito, l’informazione ha sottolineato solamente i lati negativi dell’evento, tralasciando gli aspetti costruttivi e positivi di un movimento che si ritrova e agisce rispolverando una partecipazione civile da tempo dimenticata.
”La recente approvazione di uno stanziamento di € 20.000.000 (soldi dei contribuenti perlopiù uomini)” e meno male che siamo noi a pensare che la parità non si è ancora raggiunta perché siamo delle visionarie… “per contrastare la violenza sulle donne è parte integrante del progetto. Il fondo è destinato a finanziare i gruppi femministi (centri antiviolenza, comitati pari opportunità, ecc.) da cui è partito il parossistico allarme sociale appositamente ingegnato e la conseguente manifestazione nazionale del 24 novembre scorso.”: evidentemente se esistono i centri anti violenza…serviranno a qualcuno. Mi pare che le vostre contraddizioni si commentino da sole.
“Ringraziamo i giornalisti, le deputate, le ministre - cui esprimiamo la nostra solidarietà - vittime della aggressione femminista, che inconsapevolmente con la loro presenza hanno sturato la rabbiosa esaltazione delle organizzatrici del corteo. In pochi secondi le immagini diffuse dai media hanno testimoniato agli italiani (donne e uomini) quanto noi conosciamo per esperienza diretta e divulghiamo da tempo.
Auspichiamo pertanto una nuova fase di impegno istituzionale - più sensibile e collaborativo verso tutte le espressioni dell’associazionismo - orientato a liberare la nostra società da questa cappa di odio sessista, per ricostruire la relazione uomo/donna all’insegna del reciproco rispetto e valorizzazione dei ruoli sociali e familiari, nell’uguaglianza dei poteri e delle responsabilità.”:
proprio voi parlate di uguaglianza, mentre per primi con questa dichiarazione vi scagliate contro l’intero movimento femminista senza alcun tipo di distinzione. Dal mio punto di vista non bisogna essere contro il genere maschile nel complesso, non ha senso e non risolve nulla. Allo stesso modo, però, il vostro commento punta a far passare tutte le femministe per delle pazze, isteriche, manipolatrici che vogliono fare del male al genere maschile. Io sono femminista e ne vado orgogliosa, ma questo non significa che provi odio per il genere maschile, anzi. Sono stufa di essere guardata come una psicolabile solamente perché cerco di difendere i miei diritti, così come voi ritenete giusto e opportuno difendere i vostri. Al posto che mettere in atto attacchi indiscriminati da una parte e dall’altra è necessario riuscire a trovare dei valori condivisi da portare avanti per migliorare la società nel suo complesso. Questo però non si può fare negando le violenze sulle donne, né i diritti dei padri.
sono soddisfatto della risposta
"Al posto che mettere in atto attacchi indiscriminati da una parte e dall’altra è necessario riuscire a trovare dei valori condivisi da portare avanti per migliorare la società nel suo complesso. Questo però non si può fare negando le violenze sulle donne, né i diritti dei padri."
Sono soddisfatto perchè condivido il concetto di coinvolgere in questa e in altre battaglie contro la violenza uomini e donne insieme. E poi questa cosa l'ho scritta anche da qualche altra parte. La violenza va rifiutata in tutte le sue manifestazioni e a qualsiasi livello di magnitudo (l'avevo chiesto esplicitamente a Franca Rame, che aveva firmato l'appello della manifestazione del 24 che è apparsa, per come impostata, di stampo sessista, e quindi violenta ideologicamente).
Precisazione
Sulla violenza siamo d'accordo. Però vorrei che fosse chiaro che nè io, nè Francy pensiamo che l'appello della manifestazione fosse violento e tantomeno sessista.
Ha fatto bene Franca a firmare.
we shall overcome
precisazione2
Beh se si chiama a raccolta le donne e si escludono gli uomini...
...comunque fermiamo le polemiche qua, ho visto già altri forum...
per luipp.papp
Non vedo nulla di male nel fatto che l'appello parta dalle donne verso le donne. Mi pare ovvio che per difendere i propri diritti una parte di popolazione parta dall'invitare i propri rappresentanti più vicini. Sarebbe altrettanto bello che altri organizzassero manifestazioni. Pensa che sogno una manifestazione per la difesa del genere femminile organizzata da uomini...difficile a vedersi...
we shall overcome
precisazione4
è la divisione fra i generi che non condivido!
Questo è proprio l'aspetto della violenza ideologica che intendevo: il voler dividere ciò che secondo me a livello sociale deve rimanere unito!
Allora, iniziamo a parlare di PERSONE e non di uomini e donne!
PER essere proprio precisi precisi…….
....tu potrai non condividerla, ma la divisione fra generi nella società c’è, e uno di questi generi è in un rapporto di svantaggio a causa di un retaggio culturale che lo sfavorisce. Siccome un problema non si risolve con lo stesso modo di pensare che lo ha provocato…….trai tu le conclusioni
Stai insinuando (e di nuovo facendo il processo alle intenzioni)
Stai insinuando che che il mio pensare è lo stesso della società che nei millenni ha provocato questa disparità?
Allora ti spiego come la penso (per la precisione^5):
Io sono per la Giustizia (non per il giustizialismo).
Per una giustizia che non crei ingiustizie; non c'è niente di peggio di essere vittima di una legge ingiusta, (come ad esempio la legge che, in nome dello svantaggio a cui accenni, crea ingiustizia levando i figli ai padri, ponendo la donna nella condizione di vantaggio scorretto di denunciare violenze magari mai avvenute al fine di togliere i figli... e tu sai che questo è un problema grosso)
Sono per la famiglia (non per il familismo), perchè la famiglia è l'elemento cardine per la crescita e per l'educazione civile dell'individuo e della società e alla crescita della cultura della non violenza; la disgregazione del valore della famiglia rappresenta una minaccia per la società (quando ci sono problemi di carattere sociale non a caso si fa riferimento a questo valore e alla mancanza della sua azione sociale).
Sono per la solidarietà (quella vera, non quella ideologica).
Sono per la libertà (non per le libertà) che però ha un limite preciso nel rispetto delle leggi dello Stato.
Non sono schiavo di nessuna strumentalizzazione ideologica, la penso con la mia testa, dico quel che penso anche se in alcuni contesti, come questo blog, è controcorrente.
Detto questo, non nego le situazioni oggettive di svantaggio, ma non sopporto che queste vengano cavalcate ideologicamente per portare voti a quel tale partito o fondi quella tale altra organizzazione sociale che porta voti a tale partito... fregandone se poi la strumentalizzazione ideologica porta altre iniquità come ad esempio quella sopra citata o come quelle che riguardano l'immigrazione per la quale per tutelare i diritti un debole (l'immigrato) non si tutela contemporaneamente la vita di altri deboli (ad esempio gli anziani) da una parte degli immigrati.
Insomma quando la battaglia è (genericamente) per la donna contro la violenza maschile (e non tutti i maschi sono violenti, io non lo sono, Dario Fo non lo è Gargantua non lo è)) questa battaglia si può fare. Quando si vuole sensibilizzare per richiedere alcune leggi che, con equilibrio e nel rispetto degli immigrati onesti, tutelino la sicurezza degli anziani e delle famiglie italiane contro la violenza degli immigrati (e non tutti gli immigrati sono violenti, anche essi come i maschi violenti per fortuna sono una minima parte) allora questo è razzismo o meglio securismo, come lo hai definito tu da un'altra parte.
E perchè questa disparità di trattamento? Perchè i collettivi femministi e gli immigrati sono (o saranno) un enorme serbatoio di voti per la sinistra estremista e ideologica.
Ti ho detto come la penso io, mi dici come la pensi tu sulla violenza, sulla sicureezza, sulla giustizia, sulla famiglia, sull'immigrazione, ecc.?
La divisione fra i generi non c'è...
Ma forse a qualche partito ideologico interessa che ci sia.
Non ho capito
Non ho capito se sei maschietto o femminuccia,intuisco m. ma non importa..Parliamo da persona a persona.Allora, non si sta parlando di te e delle tue amicizie, o di te e della tua ex donna che a quanto pare ti ha picchiato a sangue...Si fa un discorso generale, poi c'è sempre l'eccezione che conferma la regola. E se tu sei tra le eccezioni ti dò la mia massima solidarietà.Ma qui si sta parlando di violenza sulle donne.
ps: ai partiti le istanze femministe non sono mai interessate. I primi socialisti in Italia erano contro le femministe, perchè affermavano che la questione femminile toglieva risorse alla lotta di classe. E' un discorso lungo, una storia che va letta, non su un post. Cmq se ci fai caso anche la sinistra "estrema"non ha parlato dopo la manifestazione di leggi a favore delle donne o di prevenzione della violenza. Rifondazione ha parlato della contestazione alla Melandri e del pacchetto sicurezza, della violenza sulle donne a loro non interessa.Che poi molte donne non lo capiscano e si facciano strumentalizzare in certe situazioni, su questo, sono d'accordo con te.
www.ilterzostato.splinder.com
Sono appartenente al genere
Sono appartenente al genere maschile. Sono felicemente sposato e senza particolari problemi con mia moglie. Faccio dei ragionamenti che non riguardano la mia situazione; ma leggo e osservo. Non ritengo che questi argomenti siano di appannaggio solo di chi vive in prima persona questi problemi; ritengo al contrario che proprio chi è fuori da questi problemi è in grado di avere una visione più lucida , individuarne le cause prime utilizzando la ragione e non l'emotività del vissuto e dare un contributo fattivo alla loro risoluzione.
Beh allora statisticamente
Beh allora statisticamente la violenza degli uomini sulle donne è un problema, non quella delle donne sugli uomini.
www.ilterzostato.splinder.com
Non l'ho mai negato, ne
Non l'ho mai negato, ne contesto le soluzioni che alcuni portano!
Rimane lo spaZio solo per un
Rimane lo spazio solo per un sorriso:
:-)
"ma" al posto di "ne" Non
"ma" al posto di "ne"
Non l'ho mai negato, ma contesto le soluzioni che alcuni portano al problema.
caro rubia
permettimi l'incursione.
il concetto espresso da luigi è alquanto semplice.
etichettare la violenza, darle dei confini fa si che le persone che si sentono al di fuori di questi confini partecipano meno emotivamente diciamo alla lotta.
parlare al contrario di violenza punto, dovrebbe ( il condizionale è d'obbligo) garantire una partecipazione più partecipata da tutti in quanto il problema della violenza non è solo delle donne o dei bambini o di pincopallino ma è di tutti, in senso planetario
non credo assolutamente che luigi voglia minimizzare il problema anzi lo vuole far esplodere come problema comune a tutti donne pichhiate e mariti amorevoli
peace&love
filippo
Esatto!
Esatto!
precisazione3
per violenza ideologica intendo quella per cui si mette contro il genere femminile contro quello maschile. Ovviamente non mi aspetto che questa violenza le femministe la riconoscano in quanto tale...
Ad ognuno il compito di valutare se esista o no questo tipo di violenza.
Sono d'accordo!
Sono d'accordissimo con quanto avete scritto e sottoscrivo assolutamente! E' a dir poco scandaloso che vengano messe in dubbio le denunce di violenza delle donne maltrattate. E' solamente un bene che esistano associazioni a tutela delle donne.
Ritengo che manifestazioni come quella di sabato scorso siano molto importanti e che sia fondamentale sensibilizzare su questo gravissimo problema.
Dobbiamo difendere i nostri diritti.
Lucia
E gli uomini maltrattati?
Non esistono?
E quelli maltrattati dalla legge che toglie loro i figli in virtù di una denuncia falsa di una donna 'furba'? Non esistono?
Se si vuole iniziare una battaglia sessista (per la quale non sono d'accordo) è sufficiente iniziare mettendo l'accento sulle donne maltrattate dai maschi.
Se si vuole fare una battaglia vera contro questo genere di violenza bisogna semplicemente sensibilizzare e coinvolgere insieme le PERSONE perchè venga applicata la legge contro questo genere di violenza (e la legge non deve fare una discriminazione di genere, ma deve essere valida per le PERSONE).
Altre possibilità (non violente) non le vedo.